Rinascere

Rinascere
Mª Del Mar Agulló
Una giovane chiamata Aman arriverà in un nuovo villaggio dove conoscerà un uomo misterioso, nel contempo dovrà affrontare un oscuro segreto del passato. Esistono i vampiri? Nel secolo XIX, in un piccolo villaggio della Romania, in mezzo alla tranquillità di un bosco, vive una giovane donna chiamata Kiara, incinta del suo secondo figlio. In una notte buia, in un alone di mistero, avviene la nascita; è una bambina e la chiameranno Aman. Aman diventerà una giovane intelligente e coraggiosa, che si vedrà coinvolta in una pericolosa ricerca della verità, quando sulla propria strada incontra un misterioso giovane con un passato occulto. Un passato che nasconderà ad Aman per poter restare al suo fianco, e proteggerla da tutti i mali che la perseguitano. Aman dovrà affrontare tradimenti, disgrazie famigliari e situazioni inattese, anche se non potrà evitare di cadere nella rete di un amore capriccioso. Mentre il passato dimenticato arriverà di corsa a cambiare tutto. Aman scoprirà un nuovo mondo, addentrandosi poco a poco, fino a non riuscire più ad uscirne. Immergiti in una storia dai personaggi misteriosi, amore, e creature soprannaturali, dove per rinascere, dovrai prima morire. Riuscirà il potere della speranza a salvare la vita di Aman e tutto il suo mondo? Abbi il coraggio di scoprire tutta la verità.

Mª del Mar Agulló
Rinascere

Rinascere

Mª del Mar Agulló

Traduzione italiana Valeria Bragante
Titolo originale: Renacer
© Mª del Mar Agulló, 2018
Illustrazione di copertina: Enrique Meseguer
Disegno di copertina: © Mª del Mar Agulló
Intermezzi di scena creati da Freepik
Prima edizione

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A Iris


1. Kiara


Kiara era una normale ragazza rumena di campagna del XIX secolo. Come a tutte le ragazze, le piacevano i balli che davano i nobili quando venivano nelle loro case di campagna, le piaceva spettegolare con la gente del paese, e la appassionavano le storie romantiche, sognando un giorno di poter essere come una delle protagoniste. Tutti i libri raccontavano la stessa storia: una ragazza povera conosce un ragazzo nobile e ricco, si innamorano, all’inizio la famiglia di lui si oppone, quella di lei si dimostra entusiasta, ed alla fine i due giovani innamorati si sposano, per la gioia della famiglia della ragazza.
Kiara non conobbe nessun nobile, ma sì conobbe un uomo davvero affascinante che la rese felice, si chiamava Saùl. Dopo tre anni di matrimonio, ebbero il loro primo figlio, un maschio che chiamarono Isaac. Sette anni dopo la nascita di Isaac, Kiara era di nuovo incinta del secondo figlio.
Kiara stava per partorire, e la disperazione la stava consumando. Durante tutta la gravidanza aveva avuto incubi costanti, e persino, una attrazione per il sangue difficile da spiegare. Kiara aveva deciso di non dire niente a nessuno, anche se era un po’ preoccupata.
Una gitana di un villaggio vicino assisteva al parto, e si incaricava di aiutare le madri a mettere al mondo la loro prole.
La madre di Kiara, Adriana, che viveva con loro dopo essere rimasta vedova anni prima, si trovava fuori dalla casa per arrostire un agnello. La cugina Araquel, che era venuta da lontano per stare con sua cugina in occasione del parto, stava preparando la tavola per la cena, con le coppe in argento per il vino, usate soltanto nelle occasioni speciali, come era il bambino o bambina che stava per nascere.
Isaac non si separava da Kiara, che era a letto con forti dolori. Saùl dava da mangiare alle due mucche della famiglia, e si assicurava che la porta del pollaio fosse ben chiusa. Tutto era pronto per il parto.
La sera, Adriana stava cucendo dei vestitini per il futuro neonato. Più tardi, come già aveva fatto prima della nascita di Isaac, appese alla porta diversi amuleti portafortuna per il futuro nipotino.
Saùl, da parte sua, come se fosse un giorno normale, aveva lavorato tutta la giornata. Saùl era un contadino. Si occupava dei terreni dei vari vicini danarosi, e quando il lavoro scarseggiava faceva lavori da giardiniere, si occupava del bestiame, o quello che si presentava. Un’altra delle sue fonti di guadagno era la vendita di uova, di cibi pronti e di abiti tessuti da Adriana, che era una grande tessitrice, tutto il contrario di Kiara, che era più portata per la cucina.
La famiglia di Kiara non aveva molti mezzi. Viveva in una piccola casa di campagna con tre stanze, una piccola cucina, un salotto improvvisato che fungeva da veranda, un bagno, e la stalla.
La stalla era il posto preferito di Isaac. Trascorreva lì la giornata intera, quando suo padre non aveva troppo lavoro o sua madre non lo chiamava per aiutarla in qualche faccenda domestica. Era formata da due piani: al primo c’erano le due mucche, in un tramezzo, nell’altro completamente chiuso c’erano la dozzina di galline: il resto della stalla, ed il piano superiore, erano vuoti. Le galline le aveva portate Adriana con sé quando si era trasferita. Le mucche erano state un regalo del padrone dei terreni per il quale Saùl lavorava.

2. La nascita


La luna stellata apparve in piena notte annunciando la nascita. In quel momento arrivò la gitana per aiutare il parto. Il dolore non diminuiva e le contrazioni non cessavano, ma andavano aumentando.
In quel momento Kiara ruppe le acque, con un grido di dolore. Xantal, la gitana, che stava arrivando su un cavallo bianco, scese subito, legò rapidamente il cavallo ad un palo all’ingresso, ed entrò nella casa senza fare domande.
Kiara non ne poteva più. Le si leggeva in viso come il dolore la stava consumando, soffriva un dolore disumano. Rapidamente, la gitana estrasse dalla borsa un flacone violaceo e lo consegnò ad Araquel.
«Daglielo da bere» disse Xantal ad Araquel, indicando Kiara. «Il bambino uscirà meglio».
Adriana si affrettò a fare uscire Isaac dalla stanza, che si lamentò.
«Cos’è questo?» chiese Kiara con un filo di voce stringendo il flacone violaceo consegnatole da Araquel.
«Bevilo, ti calmerà» disse Xantal con il suo accento dell’est.
Xantal era una persona misteriosa, per il poco che si sapeva di lei era originaria di un villaggio costiero sul Mar Nero. Si diceva che praticasse la stregoneria, ma nessuno aveva le prove. La cosa più sospetta era un vasto orto con ogni tipo di strane piante, alcune velenose.
Dopo due lunghe ore di travaglio, la testina di un nuovo essere umano comparve nella stanza. Poco a poco, prima le spalle, poi le braccia, e per ultime le gambette, stavano uscendo. Era una bambina. Una bambina bellissima.
La gitana si affrettò a tagliare il cordone ombelicale. Adriana portò un grande recipiente pieno di acqua calda per lavarla.
Adriana, curiosa, chiese, «Come la chiamerai?»
«Aman» rispose Kiara, ancora convalescente.
«Benedetta dal male.»
«Esatto» rispose Kiara a Xantal.
All’improvviso, come se il destino la avvertisse di un pericolo, Xantal si chinò sulla piccola Aman. La contemplò per qualche secondo. Qualcosa non andava bene. Apparentemente la bambina era sana, tutto stava andando come previsto.
Dopo aver ispezionato la neonata per qualche secondo, lo vide. Uno strano segno che non presagiva nulla di buono. Xantal doveva decidere se dirlo oppure no. Scelse la seconda opzione.
Il segno aveva la forma di un piccolo cerchio con all’interno altri cerchi più piccoli, che formavano un piccolo vortice che passava quasi inosservato trovandosi dietro l’orecchio destro. In futuro sarebbe stato nascosto dai capelli, ma per qualcuno come Xantal, i dettagli quasi mai passavano inosservati.
Il segno aveva un mistero occulto. Gli abitanti più antichi del luogo lo collegavano con la trasformazione umana in altri esseri pericolosi ed oscuri, nella reincarnazione umana, e c’erano anche persone che lo mettevano in relazione con la personificazione del demonio stesso.
All’improvviso, soffiò una leggera brezza, infiltrandosi per le finestre, spegnendo le candele che illuminavano l’abitazione, lasciandola al buio. La casa restò impregnata di un profumo di gelsomino proveniente dal giardino, che era entrato con la brezza, con l’unico suono dei pianti della neonata.
Un altro cattivo presagio – pensò Xantal.

3. Una nuova casa


Poco dopo il sesto compleanno di Aman, a Saùl offrirono un lavoro fisso nella proprietà agricola di un ricco conte, che doveva trasferirsi in un altro villaggio, Harkaj. All’inizio la famiglia aveva dei dubbi, aveva vissuto sempre nello stesso luogo, con le stesse persone, ma il lavoro offerto a Saùl era ben remunerato, era un’opportunità da non lasciarsi scappare.
La nuova casa di Aman era adorabile. Era fatta di pietra e legno, con un tetto triangolare e grandi vetrate. Al piano di sotto c’era una grande stanza che fungeva da cucina, sala da pranzo e salotto. Al piano superiore c’erano le camere da letto. Ma ciò che piaceva di più alla famiglia era il meraviglioso panorama, dato che la casa si trovava a fianco di un piccolo lago.
Sul retro della casa, c’era un mulino ad acqua, e spazio per gli animali.
Poco dopo l’arrivo nella nuova casa, iniziarono la costruzione di un garage, dato che il conte aveva regalato a Saùl un trattore perché potesse svolgere meglio il proprio lavoro.
Inoltre la proprietà possedeva un imbarcadero, la famiglia non aveva nessuna barca, ma anni più tardi ne avrebbe acquistata una.
Anche la maggior parte dei vicini avevano le case a fianco del lago, il resto erano raggruppate nell’estremo nord. Lì si trovava la romantica Piazza Forte, in cui regnava una grande fontana romanica, a cui posteriormente era stata aggiunta una statua di donna seminuda. Le case prospicienti la piazza erano decorate con fiori dai toni rosati e rossi, come roseti, rose alpine ed altre varietà.
Il venerdì la piazza si trasformava, dando luogo ad un mercato spettacolare, sia per dimensioni, che per varietà di prodotti; la gente veniva da altre regioni a vendere, a comprare, o semplicemente ad osservare quello spettacolo. Infatti, in alcune occasioni i mercanti avevano la necessità di estenderlo verso la periferia del paese. Lì si potevano trovare dagli animali da cortile, animali esotici, cibo, stoffe, spezie alle pozioni, tra le altre cose.
Per sei anni, Aman fu una bambina normale. Sua nonna sembrava ogni giorno più giovane, secondo le malelingue, beveva intrugli per restare giovane, che acquistava da Xantal. La relazione dei suoi genitori ne aveva risentito, fingevano di essere due persone innamorate, quando in realtà erano due persone che provavano affetto e che condividevano la vita, era come se poco a poco, l’amore si allontanasse da loro. Il maggiore cambiamento era quello del fratello. Era diventato un adolescente molto diverso dal bambino di un tempo. Ora era più spento, soffriva. Da bambino, era l’allegria della casa. Era vivace, allegro, senza pensieri, ma crescendo le preoccupazioni avevano incrociato la sua strada. La preoccupazione aveva un nome, Lorena, una giovane di un paese vicino, ricca, bella ed elegante. La prima volta che la vide se ne innamorò. Passeggiava per il mercato. Indossava un abito blu, e i ricci dorati le ricadevano sulla schiena. Sorrideva ad uno dei giovani venditori della bancarella di ortaggi. Non avrebbe mai prestato attenzione ad uno come lui.


Vari anni dopo l’arrivo di Aman nella nuova abitazione, mentre stava tornando dalla casa di un’amica, alla quale la sua famiglia frequentemente vendeva uova e latte, incontrò un giovane appoggiato ad un albero. Indossava abiti costosi. Una giacca azzurra, con pantaloni abbinati molto eleganti.
Guardava Aman senza battere ciglio. Aveva uno sguardo sereno, in cui si leggeva la felicità.
Arrivata alla sua altezza, Aman proseguì come se non si fosse accorta della sua presenza, ma lui le mise una mano sulla spalla, mentre Aman diventava nervosa.
«Ciao, mi chiamo Florín» si presentò lo sconosciuto.
«Non so chi sei, né cosa vuoi, ma non ho denaro, la mia famiglia è molto umile, non possiamo darti nulla» disse Aman sulla difensiva facendo alcuni passi indietro.
«Non sono un ladro. Sono nuovo in paese. Scusa se ti ho abbordata così in mezzo alla strada».
Aman non sapeva cosa dire.
«Ti piacerebbe mostrarmi il villaggio?»
«Ho solo dieci anni! I miei genitori non me lo permetterebbero.»
«Non devono saperlo, possiamo essere amici in segreto.»
«Ma sei molto grande.»
«Non tanto, ho quindici anni.»
«Di dove sei?»
«Del nord, di un piccolo villaggio, che ti piacerebbe sicuramente» Florìn abbozzò un sorriso.
«Devo andare, addio.»
«Aspetta, conosci il rifugio degli innamorati? Domani pomeriggio ti aspetterò là.»
«Non conosco questo posto.» mentì Aman e se ne andò a lunghi passi.
Aman sapeva dove si trovava il luogo perché suo fratello ci andava con altri coetanei a spiare le coppiette, e qualche volta gliene aveva parlato. Si trattava di piccoli cerchi nel bosco completamente circondati da alberi, dove un tempo si praticava la stregoneria. Ogni cerchio aveva al centro i resti di un falò dove le streghe distillavano diverse pozioni. Inoltre, tutti avevano delle piccole rocce su cui si sedevano le streghe. Essendo lontani dal paese e non molto conosciuti, alcune coppie scappavano e si incontravano lì.
Aman non aveva intenzione di incontrarsi con Florìn, e ancora meno in un luogo appartato.
Florìn. Ogni volta che lo pensava le veniva da ridere. Non sapeva perché quel nome, anche se era molto comune, la faceva ridere. Ma per qualche ragione, non riusciva a toglierselo dalla testa. E all’improvviso, sentì una puntura dietro l’orecchio destro.
Anche il giorno seguente non pensava ad altro che a Florìn, e non le veniva più da ridere. Sentiva come un legame tra loro, anche se non pensava di andare all’incontro con lui.
Passarono due giorni senza sue notizie. Mentre stava lavando la biancheria in un grande catino nella stalla, qualcuno aprì la porta e si affacciò Era Florìn. L’espressione di stupore di Aman era grande.
Come osa? pensò Aman.
«Non fare un altro passo o urlo.»
«Tranquilla, volevo solo vedere se stavi bene, dato che non sei venuta al nostro appuntamento.»
«Vattene o mi metto a urlare.»
Florìn si voltò con l’intenzione di andarsene, e le disse,
«Oggi ti aspetterò di nuovo, non deludermi» e se ne andò senza dire altro.
Aman non sapeva se pensare che Florìn era pazzo, o che voleva farle del male. Continuò a lavare la biancheria pensando a cosa fare quel pomeriggio, dopo pochi minuti prese una decisione.
Quel pomeriggio Aman ci andò. All’inizio con un po’ di paura. Cercò tra i cerchi, erano tutti vuoti. Arrivò all’ultimo cerchio. Florìn l’aveva ingannata, si era preso gioco di lei, lì non c’era nessuno. Iniziò a camminare verso casa con il viso in fiamme per la rabbia. Ma in quel momento, prima di uscire dal bosco, si accorse di un piccolo sentiero che iniziava tra due alberi, che erano uniti in modo strano a formare un cuore. Aman vi si addentrò.
Era lungo. In alto i rami erano sempre più fitti, lasciavano entrare la luce a malapena. Al termine del sentiero c’era un altro cerchio, e seduto su una roccia, Florìn.
«Vedi questi resti di un falò? Prima qui si riunivano le streghe» disse Florìn a modo di saluto.
«Porti qui molte persone?» ad Aman batteva forte il cuore.
«Non ci ho mai portato nessuno. Quando ho scoperto questo luogo ho pensato che potevo portarci solo qualcuno di speciale, e questo qualcuno avrebbe scoperto questo posto come me, in modo che il destino ci avrebbe uniti per sempre.»
Aman si sentiva soffocare, pensò di andarsene, ma le sembrava maleducazione, in ogni caso, non conosceva Florìn.
«Me ne vado» disse Aman drastica.
«Perché? Voglio solo essere tuo amico. Non mi hai nemmeno detto come ti chiami.»
«Come sapevi dove abito?»
«L’altro giorno ti ho seguita, mi dispiace, so che un gentiluomo non deve fare una cosa del genere, ma ero preoccupato che qualcuno potesse farti del male.»
Aman immaginò che Florìn dovesse appartenere ad un famiglia di alto lignaggio. I suoi modi erano squisiti, i suoi abiti di alta qualità, ma non sapeva perché fosse tanto interessato ad una ragazzina come lei, di origini contadine. Non aveva molto denaro, l’unica proprietà che possedeva era la sua abitazione attuale. Le costava pensare quali altre attrattive potessero interessare a qualcuno come Florìn. Forse pensava di ingannarla come era successo ad altre sue compaesane, che se ne erano andate con ragazzi come Florìn, ed erano tornate causando la vergogna della loro famiglia, per lei era chiaro che non sarebbe accaduto.
Guardò Florìn, aveva una espressione serena, le trasmetteva sicurezza e tranquillità.
«Va bene, saremo amici, ma in segreto» Aman abbozzò un sorriso, che per Florìn fu il più bello mai visto fino a quel momento.
Cominciarono subito a parlare in modo molto naturale. Parlarono delle loro vite nei villaggi precedenti, di come si divertivano nel tempo libero, dei loro sogni.
Aman e Florìn iniziarono a forgiare una nuova amicizia. Ogni pomeriggio si incontravano nello stesso cerchio.
Un pomeriggio qualcosa cambiò. Quando Aman arrivava al cerchio, Florìn la stava sempre aspettando, ma quel pomeriggio non c’era nessuno, al suo posto trovò una lettera. Aman la aprì e la lesse:

Per la mia piccola Aman.
Mi dispiace dover informarti che non potremo più vederci. I miei pomeriggi non avranno più la tua allegria, né il tuo sorriso, né lo sguardo dei tuoi occhi verdi, né le tue storie ammalianti, né le tue lacrime per i pomeriggi perduti a causa della pioggia. Ma, soprattutto, non avranno te.
Spero che tu possa dimenticarmi e vivere appieno la tua vita, per me sarà impossibile perché mi mancherai sempre. Forse in futuro ci rivedremo, il destino deciderà.
Ricorda questi mesi come un sogno. Tu sei il mio sogno.
Con affetto, il tuo caro Florìn.

E leggendo la lettera, l’incantesimo dell’oblio, che trasformava i ricordi in sogni, infuso in lei, fece effetto.

4. Plamen


La bella bambina di un tempo si trasformò come un cigno in una donna la cui bellezza non passava inosservata. Aman aveva sedici anni, ma ne dimostrava qualcuno in più. Era diventata una celebrità nella zona grazie ai quadri che dipingeva tutti i pomeriggi all’imbarcadero. Quasi ogni giorno aveva dei compratori, arrivavano da tutta la Romania, persino da altri Paesi. Molti bambini le chiedevano se per favore gli insegnava a dipingere come lei, così qualche sabato faceva lezione ai bambini del villaggio.
Con il passare del tempo Aman aveva accumulato una piccola fortuna, permettendo alla sua famiglia maggiori privilegi, come l’acquisto di animali, utensili da cucina, e anche un’automobile di seconda mano il cui proprietario si era stancato. Avere un’auto era qualcosa di insolito, nessuno in paese né nei paesi vicini ne aveva una.
Era innamorata di Plamen da un anno e due mesi, un vicino bulgaro di diciotto anni che viveva in paese da due anni. Plamen era alto, con gli occhi azzurri, capelli biondi leggermente ricci, e abbastanza bello. Era il partner ideale. Spesso Aman diceva che lui era la sua ispirazione per dipingere.
«Aman, questo pomeriggio quando hai finito di dipingere, puoi venire a casa mia?»
«Certo, ma non sarà troppo tardi? Lo sai che ai miei genitori non piace che io vada in giro di notte.»
Plamen sorrise.
«Di me si fidano.»
«Lo so.»
Quel pomeriggio Aman dipinse una donna delicata, molto magra. Un quadro che poi avrebbe venduto ad un marchese per una fortuna.
Quando terminò di dipingere e ebbe raccolto tutti gli attrezzi, chiese il permesso a sua madre per andare a casa di Plamen.
«Nonna, grazie per avermi regalato il cavalletto, non mi stancherò mai di dirtelo. Mamma, posso andare a casa di Plamen?»
«Adesso?»
«Sì.»
«Tesoro, non sei più una bambina, certo che puoi andare, ma non tornare troppo tardi. Portati questo lume, sta già facendo buio, quando tornerai sarà già notte.»
«Grazie mamma, le madri delle mie amiche non sono come te.»
«Le tue amiche non sono come te.»
Kiara baciò Aman sulla guancia, che a sua volta baciò Adriana e se andò felice.
Arrivata a casa di Plamen non aveva ancora fatto buio. Bussò alla porta, ma sembrava che non ci fosse nessuno. Aspettò seduta sullo scalino del portone, subito arrivò un carro guidato da Plamen.
«Perdona l’attesa, ho dovuto andare a prendere un oggetto abbastanza lontano.»
Plamen scese dal carro e baciò Aman su una mano.
«Sono appena arrivata, dove sei stato?»
«Te l’ho già detto, lontano» Plamen abbozzò un sorriso, Amen fece una smorfia, le nascondeva qualcosa.
Entrarono in casa e Plamen si affrettò ad accendere vari lumi.
«Ho pensato molto tempo alla nostra relazione e sono arrivato ad una conclusione.»
Plamen iniziò ad accendere il camino per riscaldare la casa.
«La nostra relazione è perfetta, però sai che io cerco sempre di migliorare tutto ciò che è alla mia portata, e ora la cosa più bella che ho e che amo di più sei tu.»
Aman guardava Plamen senza dire nulla, prevedendo cosa stava per accadere.
«Voglio migliorare la nostra relazione, voglio formare una famiglia con te, un giorno voglio alzarmi presto e vedere i nostri figli correre per casa. Voglio superare le discussioni che arriveranno se facciamo questo passo, voglio vivere la mia vita con te, voglio che siamo due vite unite che confluiscono verso un unico centro. Mia amatissima Aman, mi faresti l’onore di essere mia moglie?»
Aman aveva ascoltato attonita la dichiarazione del suo ragazzo, era senza parole. Poche settimane prima le sue amiche le avevano suggerito che doveva fare il grande passo, o Plamen le sarebbe scappato, dato che era un uomo eccezionale.
Qualcosa dentro di lei le diceva di non accettare, non sapeva spiegarlo, era come un presentimento, come se il destino la avvertisse che il futuro le riservava un cammino separato da quello di Plamen.
«Dovresti prima parlare con mio padre.»
«L’ho già fatto, mi ha dato il suo consenso una settimana fa.»
«Se te lo ha dato da una settimana, perché hai aspettato tanto tempo per propormi il matrimonio?»
«Perché non avevo questo.»
Da una delle sue tasche Plamen estrasse un anello con una decorazione a forma di spirale, come il segno che Aman aveva dalla nascita.
«Ero andato a cercarlo, è perfetto per te. Anche se non accetti la mia proposta, accetta l’anello, è un regalo. Hai visto la decorazione? È come il segno che ho scoperto appena ti ho conosciuta» lo sguardo di Plamen era nostalgico, «cosa rispondi?»
Aman aveva dei dubbi, amava Plamen, ma non sapeva se era l’uomo della sua vita.
«Se vuoi puoi pensarci per un po’ di tempo, se è quello che vuoi» Plamen si dimostrava comprensivo, davanti al timore del rifiuto.
All’improvviso Aman alzò gli occhi, sorrise e si rivolse a Plamen.
«Certo che voglio sposarmi con te, essere tua moglie, la madre dei tuoi figli, e vivere il resto della mia vita accanto a te.»
Aman non sapeva se in futuro si sarebbe pentita di queste parole, ma come minimo avrebbe reso felice un uomo per un certo tempo, in ogni caso, avrebbe sempre potuto rompere il fidanzamento.
«Devo dirti qualcos’altro. In realtà, altre due cose.»
Aman ascoltava attenta.
«Devo tornare in Bulgaria. Saranno solo un paio di settimane, e quando tornerò potremo iniziare a preparare le nostre nozze, voglio che tu sia la mia sposa quanto prima.»
«Perché devi andare?»
«La mia famiglia venderà le terre che ancora possediamo nel nostro Paese. L’altra cosa che volevo dirti è che quando torno ti porterò a vedere il mare.»
Sentendo questa parola, ad Aman si illuminarono gli occhi, il mare. Aveva sempre desiderato andare a vederlo, da piccola le avevano raccontato un’infinità di storie collegate al mare. Non riuscì a resistere, si avvicinò a Plamen e lo baciò sulla bocca. Poteva considerarsi un comportamento sconveniente, ma era così felice per la notizia, che le fu impossibile trattenersi. Quello fu il suo primo bacio. Plamen l’avrebbe portata a vedere il mare, che per tante notti aveva sognato, che desiderava conoscere.
«Devo tornare a casa, è molto tardi.»
«Non preoccuparti, ti accompagno io.»
«Grazie.»
«Stai piangendo? Ti piace che ti porterò a vedere il mare?»
«Sì, molto» Aman aveva le lacrime agli occhi per l’emozione.
Quella notte Aman sognò. Esseri strani dai lunghi denti che volevano bere il suo sangue. Erano vampiri. Il poco che Aman sapeva sui vampiri era quello che sua nonna le aveva raccontato da piccola e le storie che si raccontavano al vilaggio. Per lei erano solo una invenzione per raccontare storie.
Al risvegliò andò nella stalla, munse le mucche, raccolse le uova delle galline, e impilò le balle di fieno che erano in disordine. Andò in cucina a preparare una torta pasqualina per dare la buona notizia. Dalla finestra vide sua madre e sua nonna che stavano pescando nella zona dell’imbarcadero. Uno dei vicini aveva dato loro alcune istruzioni su come farlo, e Aman aveva comprato tutto il necessario.
Aman preparò tutti gli ingredienti: l’uva passa, il rum, lo zucchero, la vaniglia, le uova, il limone, e quando tutto fu pronto, infornò la torta nel forno a legna.
«Buongiorno mamma. Buongiorno nonna» Aman baciò entrambe.
«Buongiorno cara, hai visto tuo fratello?»
«No nonna, non l’ho visto. È successo qualcosa?»
«No, però in paese ci sono voci che si è impegnato con una giovane. Ne sai qualcosa? So che siete molto uniti.»
«Nonna, non sono a conoscenza del fatto che corteggia una ragazza.»
Aman non parlava con suo fratello da un paio di settimane, anche se entrambi condividevano la stessa casa; suo fratello vi passava poco tempo, o stava lavorando nella parte nord del villaggio.
All’imbrunire, suo fratello non era ancora tornato a casa, così che Aman decise che era meglio annunciare il suo fidanzamento con Plamen in un altro momento, con Isaac presente. Non voleva che alcuni membri della sua famiglia lo venissero a sapere prima di altri.
All’alba del giorno seguente, Saul si rese conto che Isaac non aveva dormito a casa.
«Aman, cara, hai visto tuo fratello?»
«No, papà.»
«Ho ricevuto varie lamentele da alcuni dei padroni delle proprietà dove Isaac ha lavorato negli ultimi mesi, ne sai qualcosa?»
«No papà, di lui non so nulla.»
Aman era stupita che tutti le chiedessero di Isaac. Isaac si era separato emotivamente da tutta la famiglia, compresa lei, senza ragione apparente.
A mezzogiorno, in casa c’erano solo Aman e Adriana.
«Che bel quadro!»
«Grazie nonna. Sai chi è?»
«In verità, no.»
«È nonno Pablo, o come io l’ho sempre immaginato, con le sue barche e con il mare.»
Pablo era il marito defunto di Adriana che Aman non aveva mai conosciuto, ma per il quale aveva sempre provato un certo affetto. Pablo era pescatore, i suoi due grandi amori erano stati Adriana e il mare. Forse per questo motivo Aman provava tanto affetto per il nonno, anche se non lo aveva mai conosciuto.
«Se il nonno fosse qui sarebbe molto orgoglioso di te.»
«Credi che gli piacerebbe il quadro?»
«Gli piacerebbe molto.»
Aman aveva disegnato Pablo seguendo le indicazioni di Kiara. Viso largo, occhi verdi, naso un po’ ampio, labbra carnose e capelli mossi castani chiari. La morte di Pablo era stata un fatto triste, un giorno era uscito in barca e non era più tornato. Un forte temporale rovesciò la barca e non ci furono superstiti.
«Tuo fratello Isaac gli assomiglia, a proposito, sai dov’è?»
«No nonna, e non capisco perché tutti lo chiedete a me.»
«Non parli ogni giorno con lui?»
«Non parliamo da un paio di settimane.»
«Ha qualcosa a che vedere con la ragazza che gli piaceva? Come si chiamava? Ah, sì, Lorena.»
«Chi è Lorena?»
«La ragazza che gli piaceva quando siamo venuti qui, non ti ricordi?»
«Ah, sì, certo, Lorena. Isaac mi raccontava molte cose, sembrava che lui fosse il suo cagnolino.»
«Il suo cosa?»
Aman si mise a ridere.
«Isaac la corteggiava sempre, ma lei era ed è ricca, e lo considerava un passatempo, non gli faceva il minimo caso.»
«Quanto siete crudeli voi ragazze!»
«Nonna, le ragazze come me no, ma le ragazze di alto lignaggio possono fare ciò che vogliono.» Aman pensava al suo fidanzamento, desiderava tanto raccontarlo a qualcuno, anche se pensandoci bene, Plamen le aveva detto che aveva parlato con suo padre, così che lui avrebbe dovuto saperlo.
Prima che la conversazione continuasse, un’ombra comparve sul muro, dietro Aman. Aman si accorse della faccia sorpresa di Adriana. Aman si voltò, non poteva credere a ciò che vedeva; era suo fratello con il viso ed i vestiti pieni di sangue. Isaac stava in piedi a malapena, lo accompagnarono nella sua stanza, portarono dell’acqua in barili di fango, panni per pulire il sangue, e un flacone che Adriana aveva nella propria stanza, comprato da Xantal.
«Ha tutti i vestiti pieni di sangue.»
«Aman, guarda se ha qualche ferita.»
Aman sbottonò la camicia a suo fratello, gli sollevò la maglietta intima, scoprendo, con orrore, un profondo taglio sulla parte destra del costato sopra il fianco.
«Corri Aman, vai a cercare il medico.»
Aman scese le scale di corsa quando si aprì la porta d’ingresso, c’era Kiara, che tornava a casa con un bel cagnolino che le avevano appena regalato.
«Guarda Aman, non è bellissimo?»
Il cane era un piccolo maltese completamente bianco.
«Sta succedendo qualcosa, tesoro?»
«Mi dispiace mamma, devo fare qualcosa di molto importante.»
Aman baciò sua madre sulla guancia e uscì di corsa in cerca del medico.
Dopo venti minuti Aman si trovava già nella parte nord del paese, dove risiedeva il medico. Bussò alla porta con le nocche in maniera insistente, mentre riprendeva fiato.
«Salve, c’è qualcuno? Salve!» gridò Aman disperata.
Finalmente, dopo tanto insistere, uscì la figlia piccola del medico, una dolce bambina di cinque anni che sembrava una bambola, con gli occhi azzurro chiaro e i ricci dorati, alla quale Aman aveva dato lezioni di pittura.
«Ciao Dana, c’è tuo padre?»
«Mio papà non c’è, perché lo cercavi?»
«Sai dov’è? O se tornerà tardi? È importante.»
«Non lo so, sono da sola, vuoi entrare?»
«No Dana, un altro giorno.»
Mentre correva verso casa incontrò suo padre, salì in auto ed insieme arrivarono a casa, mentre Aman spiegava tutto al padre che si arrabbiava sempre di più.
«Mamma, nonna, il medico non c’è.»
«Bisogna chiamare Xantal.»
«Ma nonna, si trova lontana ore da qui, e lei non è un medico.»
«Non sottovalutare Xantal, lei ti ha assistito nel parto.»
«Andrò a vedere se in qualche villaggio vicino c’è un medico» disse Saul, che non sopportava di vedere il figlio morire davanti ai suoi occhi.
«La ferita si è infettata, dobbiamo chiamare Xantal.»
Aman andò a casa di un vicino perché le prestasse il suo calesse, dato che Saul se ne era andato con l’automobile. Tornò a casa per un paio di provviste e partì più veloce che poté. Aman seguiva la strada che Adriana le aveva indicato e che portava alla casa di Xantal. Le ore passavano e si stava già facendo buio, Aman aveva dimenticato di prendere un lume, e avanzava in penombra. Un rumore la spaventò, era come un ruggito, aveva la sensazione che la osservassero da quando era partita dal suo villaggio. All’improvviso, vide qualcosa, qualcuno che si avvicinava da davanti, era una donna a cavallo, era Xantal.
Aman non ci credeva. Xantal le diede il suo lume e proseguì, lasciando Aman da sola mentre si girava. Aman era molto contenta, anche se non confidava molto nelle capacità di Xantal. Continuava ad avere la sensazione di qualcuno che la osservasse nascosto nella vegetazione che costeggiava la strada.
Varie ore più tardi, Aman arrivò a casa, sembrava che tutto il paese fosse lì, tutti stavano aiutando. Isaac sembrava essere molto amato dai suoi compaesani.
Tra vari medici e le pozioni di Xantal suo fratello migliorò.
La mattina seguente, a colazione, tutta la famiglia era riunita, compresi Isaac e Xantal, che aveva passato lì la notte. Adriana non le aveva permesso di andare a dormire alla locanda.
«So che forse non è il momento, ma» Aman fece una pausa drammatica «mi sono fidanzata con Plamen.»
«Congratulazioni tesoro» Kiara si alzò e baciò sua figlia con affetto.
«Alla fine Plamen si è deciso, mi rallegro per voi se è quello che vuoi.» disse Saul.
«Proprio con lui? Qui non ci sono altri ragazzi?» a Isaac non andava a genio il suo futuro cognato da quando lo aveva sorpreso a corteggiare un’altra ragazza, poco dopo aver iniziato a corteggiare sua sorella.
«Sono d’accordo con Isaac, ci sono ragazzi migliori.» disse Adriana.
«Inoltre, quando venderà le sue terre in Bulgaria sarà ricco.» aggiunse Saul pensando agli interessi di sua figlia.
«Il denaro non ha importanza se è uno senza vergogna.» puntualizzò Adriana.
«Sono io quella che deve sposarsi con lui, non voi.» protestò Aman.

5. Qualcuno insegue nell’oscurità


Pochi giorni dopo che suo fratello era apparso pieno di ferite e sangue, mentre passeggiava con la sua cagnolina, Aman cominciò a ricordare tutto quello che era successo negli ultimi giorni.
Il giorno dopo il fatto del fratello, dopo aver annunciato il suo fidanzamento, la sua famiglia seppe che il fratello era stato aggredito la notte del giorno precedente, quindi non era andato a cena, né a dormire. Apparentemente lo stavano aspettando, sapevano che aveva comprato qualcosa di grande valore al chiosco di gioielli. Isaac non chiarì a chi fosse destinato il gioiello, sebbene sospettassero che potesse essere per Lorena, la giovane donna che gli piaceva da quando erano arrivati in città.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Kiara chiese ad Aman, indicando la cagnolina,
«Che nome le diamo?»
«É bella, che ne dici di Valeria?»
«Preferisco qualcosa come Magda.»
«E se chiedessimo alla nonna?»
«Mi sembra una buona idea.»
Aman andò a chiedere a sua nonna, presto tornò con la risposta.
«Daria.»
«Né Valeria, né Magda, quindi Daria?» Tipico di Adriana scegliere la terza opzione.
Aman sorrideva mentre camminava ricordando la facile soluzione della nonna, quando alcune voci la riportarono al presente. Erano Xantal e Adriana che parlavano nascoste tra i cespugli. Aman stava per avvicinarsi per salutare quando sentì che la conversazione riguardava lei. Prese in braccio Daria e si avvicinò nascosto per ascoltare più da vicino.
«Hai visto se il marchio è cresciuto? Sai se ha avuto degli incubi?»
«Penso che il marchio sia ancora uguale, non penso che si sia resa conto di averlo. Ma Xantal, quanto è brutto il marchio?»
«Su di lei si raccontano storie terribili. E quel ragazzo, è un bravo ragazzo per lei?»
«Plamen? Sì, è un bravo ragazzo, ma Aman non è innamorata di lui, anche se lei crede di esserlo. Ho visto l'amore, mia figlia Kiara era molto innamorata di Saúl, poi non più tanto quando sono venuti a vivere qui, ma dopo un poco li vedo di nuovo come prima. Ma, credimi, non ho mai visto mia nipote comportarsi come mia figlia quando è stata innamorata.» Adriana si fermò, ricordando i momenti in cui lei stessa era innamorata di Pablo molto tempo prima, e continuò «Spero solo che Aman lo capisca in tempo e possa rompere il fidanzamento prima che sia troppo tardi.»
Aman se ne andò, era arrabbiata. Sua nonna raccontava a quella donna, che non era nemmeno una di famiglia, che lei non era innamorata. Amava sua nonna e pensava che lei provasse lo stesso, ma era perplessa. Si sentì tradita, non le piaceva che parlassero di lei, ma se qualcuno avesse dovuto dire qualcosa su di lei, preferiva che prima parlasse con lei.
Addolorata, arrivò a casa, raccolse il cavalletto, la spatola e le spazzole e cominciò a dipingere. Daria le teneva compagnia, era una cagnolina molto affettuosa, seguiva Aman dappertutto, persino dormiva nella sua stanza in un cestino che Saul e Kiara avevano costruito. Dipinse il suo miglior lavoro fino ad allora, un animale felino, una miscela tra un leone e una tigre, che era accarezzato da una bella donna dalla pelle scura nel mezzo della giungla.
Più tardi, quando si stava facendo buio, Aman era seduta sul pontile con i piedi nell'acqua, rilassata, quando suo fratello, ancora in convalescenza, le si avvicinò da dietro.
«Ehi, sorellina.»
«Ciao Isaac, stai meglio?»
«Sì, sto migliorando ogni giorno di più.» Isaac si sedette accanto a sua sorella.
«Ci dirai per chi era il gioiello che hai comprato?»
«Te lo dirò.» Isaac ridacchiò.
Aman guardò Isaac perplessa.
«Era per una giovane donna con i capelli castani, gli occhi verdi, bellissima» Isaac rideva «astuta, coraggiosa, ambiziosa.»
Aman sapeva già per chi era il gioiello, o almeno così pensava.
«Era per la migliore sorella del mondo.»
Aman non sapeva cosa dire in quel momento, era sorpresa.
«Spiegami esattamente cosa è successo.»
«Non avevamo parlato per un paio di settimane, ci eravamo allontanati» In realtà, mi ero allontanato dal mondo in generale. «Ti ricordi Lorena?» Aman annuì. «Si è sposata la scorsa settimana con un ricco conte. So di essere un pazzo, ma è così che sono. Ho passato diverse notti all'osteria, sono tornato a casa ubriaco o non sono nemmeno tornato. Saltavo il lavoro. Dovevo cambiare tutto questo.»
«Non capisco, cosa c'entra questo con i gioielli?»
«È stato un primo passo indietro nella mia vita.» Isaac guardò l'acqua, tranquilla, tutto era calmo, si sentivano a malapena un paio di rane che gracchiavano.
Aman era triste per suo fratello, non sapeva che Lorena era stata così importante nella sua vita.
«Un venerdì ero alla bancarella del mercante di gioielli che mi informava dei prezzi. Due settimane dopo, quando ho messo insieme tutti i soldi, sono andato dal gioielliere e ho comprato il gioiello. Quando ho lasciato la bancarella ho capito che tre uomini mi stavano seguendo. Sono andato in un vicolo buio e poco frequentato, il che è stata una cattiva idea da parte mia. Prima che mi aggredissero sono riuscito nascondere il gioiello in una finestra di una casa. Subito dopo, i tre uomini mi hanno aggredito. Mi hanno detto che non volevano ferirmi, volevano solo il gioiello, ho detto loro che non lo indossavo, ma non si sono arresi. Il più corpulento dei tre mi ha preso, gli altri mi hanno perquisito. Quando hanno scoperto che avevo addosso solo un paio di monete, si sono incazzati e hanno iniziato a picchiarmi. Mentre se ne stavano andando, uno di loro si è voltato, ha tirato fuori un coltello che teneva nascosto nei pantaloni e mi ha tagliato.»
Una lacrima scese sul viso di Isaac, il suo sguardo era fisso su un punto del lago, era come se lo stesse rivivendo.
«Sorellina, è meglio che tu non racconti la mia storia là fuori, non voglio che i dettagli siano conosciuti. Si saranno già incaricati di imprigionarli se qualcuno della città li riconosce. Ti piacerebbe vederlo?»
«Cosa? Chi?»
«Il gioiello. È un bel ciondolo con due fiori di colore argento. Secondo il gioielliere protegge dai vampiri. «Sai, se ne trovi uno … » Isaac fece una risata, alla quale si unì Aman.
Poco dopo il resto della famiglia arrivò, iniziarono a preparare la cena, mentre i fratelli erano ancora al molo a parlare.
«Ti manca?»
« Chi?»
«Plamen. Non vi vedete da giorni, da prima della mia aggressione.»
In quel momento capì quello che sua nonna aveva detto a Xantal, non aveva nemmeno pensato a Plamen. Con tutta la storia di suo fratello, non aveva pensato a molto altro. Non le mancava, si chiedeva se lo amava davvero. Ma aveva qualcosa di chiaro, prima che Plamen tornasse doveva essere completamente sicura, continuare con il matrimonio o annullare definitivamente il fidanzamento, doveva scegliere un percorso senza ritorno.
Il mattino dopo, presto, ricevette una lettera. Era di Plamen.

Per il mio amatissimo fiore di mezzanotte.

Aman non sopportava di essere chiamata così.

La questione della terra sta impiegando più tempo del previsto, ma va tutto bene. Spero di rivederti tra un paio di settimane al massimo.
Non vedo l'ora di essere tuo marito.
Ti amo.

La lettera sembrava contenere tanto amore quanto se fosse stata scritta da un perfetto estraneo. Plamen le piaceva così tanto quando lo incontrava, e ora, tuttavia, era come chiunque altro. Non capiva come era potuto accadere, come tutto quello che c'era tra loro si fosse spento. Aman strappò la lettera, corse fuori di casa sbattendo la porta e scoppiò a piangere. Andò dove le streghe praticavano le congreghe e si addentrò tra i cerchi formati dagli alberi.
Ricordava il posto, era dove molti giovani si incontravano in segreto, e il luogo in cui si svolgeva una parte di quei sogni che faceva poco dopo essere arrivata a Harkaj. Era vuoto o così sembrava. Sorpresa, vide che c'era una strana apertura a forma di cuore, proprio come nei suoi sogni. Era impossibile, non era mai stata lì, o almeno così ricordava.
Proseguì fino alla fine, era tutto come nei suoi sogni. Si fermò a pensare, e se fosse stato reale? Era impossibile, lei era una bambina quando accadde, se lo ricordava come un sogno. Forse era stato e non riusciva a ricordare e per questo aveva sognato quel posto e quel ragazzo. Quel ragazzo misterioso.
«Come si chiamava?» si interrogò Aman ad alta voce.
L'aveva dimenticato. Decise di tornare a casa e cercare la lettera che aveva ricevuto nel sogno, doveva scoprire se era reale, il risultato della sua immaginazione. Doveva essere un sogno, voleva che fosse un sogno.
Mentre tornava a casa, le sue lacrime si erano asciugate, pensando che quei sogni erano una distrazione per Aman, che sentiva una presenza che la osservava dall'oscurità che gli alberi frondosi offrivano, quella presenza la riempiva di paura. Si chiedeva se, come suo fratello, la stavano seguendo. Si era già sentita osservata il giorno in cui andò a cercare Xantal, non vi aveva dato alcuna importanza, ma ora era diverso, aveva paura.
Si mise a correre verso casa, un ramo tra gli alberi si spezzò, qualcuno lo aveva pestato o rotto. Aman non si fermò e continuò a correre finché non vide le prime case. Era sfinita e terrorizzata, era completamente sicura che qualcuno l'avesse seguita, a lei non piaceva quell'idea.
Entrando in casa, chiuse a chiave la porta e guardò fuori dalla finestra. Non vedeva nessuno. Cercò suo fratello in casa, ma era uscito. Voleva dipingere, ma sua madre non voleva che dipingesse in casa a causa dell'odore di vernice, e andare al molo quando era da sola le causava terrore in quel momento. Avrebbe cercato la lettera di quel sogno, era la cosa migliore che poteva fare, aveva bisogno di chiarire i dubbi.
Salì al secondo piano, andò nella sua stanza e iniziò a cercare tra le sue cose. Non aveva troppe cose, alcuni vestiti, alcune foto di paesaggi e parenti lontani, lettere dei suoi cugini. Non trovò niente. Scese al primo piano e guardò tra i libri sullo scaffale, se era una lettera importante forse l'aveva nascosta. Niente. Andò in soffitta, dove teneva i suoi oggetti di pittura, era una possibilità remota, ma una possibilità. Neanche lì non c'era niente. Sicuramente era un sogno, e che questo posto fosse come lo ricordava era una pura casualità, anche se come diceva Adriana, raramente esistono le coincidenze.
La mattina dopo, quando si svegliò, fu sorpresa, tutta la sua pelle era sudata e aveva la pelle d'oca nonostante non avesse avuto incubi e non si sentisse male. Si vestì e scese a fare colazione.
Quella mattina era tutto in penombra, era presto, ma avrebbero dovuto essere già tutti svegli. Era nuvoloso, e quindi, tutto era ancora più scuro. Salì nelle stanze per cercare la sua famiglia, non c'era nessuno lì. Sicuramente suo padre stava lavorando, e suo fratello, che non si era ancora completamente ristabilito, aveva iniziato a lavorare come aiutante del fornaio Harkaj.
Fece colazione con due frutti, prese il cavalletto e andò al molo. Non appena uscì, trovò sua nonna.
«Ciao, dov'é la mamma?»
«Tua madre ha dovuto andarsene, aveva una questione urgente di cui occuparsi.»
«Che questione?»
«Sei troppo curiosa, Aman.»
«Non credo di esserlo, ti ho solo chiesto dov'era.»
«Non sta succedendo niente di male, cara, è solo che ha qualcosa a che fare con te e non voglio rovinare la tua sorpresa.»
«Nonna.»
«Sì, tesoro.»
«Romperò il mio fidanzamento con Plamen.»
«Cosa?» Adriana era molto contenta.
«Appena torno» disse Aman, molto sicura di sé.
«Meno male che te ne sei resa conto, se no poteva essere troppo tardi. Plamen è un bravo ragazzo, ma … Non è il ragazzo che ti meriti.»
«Nonna non si tratta di meritare. Ma se dopo poco più di un anno di relazione non sono più innamorata di lui, non potrò sopportare di vivere tutta la mia vita con lui.»
«Quello che non capisco è questo cambiamento di opinione così in fretta, hai incontrato qualcuno?»
Aman era perplessa.
«Non ho conosciuto nessuno. L'unica cosa di cui sono innamorata in questo momento sono i miei quadri.» Aman rise.
Quel mattino nuvoloso voleva dipingere con colori caldi, i gialli, i rossi e gli arancioni si susseguivano.
Ricordando la conversazione che aveva erroneamente sentito tra sua nonna e Xantal, chiese,
«Hai mai visto lo strano segno che ho dietro l'orecchio?»
La faccia di Adriana, piena di felicità per il futuro annullamento del fidanzamento, divenne cupa, piena di pena e dolore.
«Penso di sì, intendi quella piccolo segno che hai dal giorno della tua nascita, giusto?»
«Sì, esatto. Non pensi che abbia una forma curiosa?»
«No, tutti i segni sono simili, perché me lo chiedi?»
«Niente, tanto per chiedere. Ti ho mostrato l'anello che Plamen mi ha regalato? Ha la stessa forma a spirale della cicatrice.»
«Aman, stai cercando di dirmi qualcosa? Non mi piace che le persone usino tanti giri di parole per dire qualcosa.»
«No, ma e tu? Devi dirmi qualcosa?»
«Non so cosa potrei dirti che ti possa interessare, perché non mi mostri l'anello di fidanzamento?»
Aman, un po' arrabbiata per le bugie di sua nonna, mostrò l'anello ad Adriana, che, come sospettava, riconobbe l'anello di fronte a lei. Era un anello pericoloso, o almeno così pensava.
«È un peccato che tu debba restituirlo a Plamen.» Adriana voleva che Aman si liberasse di lui.
«In realtà, me lo ha regalato tanto se lo accettavo come se lo rifiutavo. Non ti piace?»
«Certo, è molto bello, ma sei sicura che vuoi tenerlo? Non ti ricorderà lui?»
«Assolutamente no, infatti mi sento molto vicina a lui» Aman sorrise, era felice, e Adriana lo sapeva.
In quel momento Kiara ritornò.
«Ciao mamma.»
«Ciao, bella. Mi piace molto il quadro di oggi.»
«Grazie mamma.»
«Ti piace l'anello? È quello che Plamen mi ha regalato.»
«Sì, è come la cicatrice dietro l'orecchio.»
«Dove sei stata?»
«Non posso dirtelo.»
«In realtà, Kiara, puoi, ha rotto il suo fidanzamento con Plamen.»
«Cosa? Perché? Mi piaceva molto quel ragazzo per te.» Kiara era delusa, Plamen era un buon partito.
«Non ero più innamorata di lui.»
«Non lo sei mai stata.»
«Nonna!»
«É la realtà, non te ne sei mai resa conto perché eri coinvolta nella relazione, ma dall'esterno non sembravi felice. Posso dire che oggi ti vedo più felice che in tutto il tempo in cui sei stata legato a Plamen, tranne quando dipingi.»
Aman lo capiva, si sentiva legata a Plamen, ma quando dipingeva era libera, poteva esprimere le sue emozioni attraverso i quadri, ma con Plamen era prigioniera.
«Kiara dille dove sei stata.»
«Ora sarà necessario tornare. Aman, sono andata in chiesa per iniziare i preparativi per il tuo matrimonio.»
«Ma non sapevamo nemmeno quando l'avremmo celebrato.»
«Lo so, ma qui non vengono celebrati molti matrimoni, non è male iniziare i preparativi il prima possibile. Dopo pranzo tornerò per cancellare tutto ciò che avevamo pensato, o preferisci che lo annulli quando lo dirai a Plamen?»
«Meglio aspettare, non va bene che l'intera città lo sappia prima di Plamen.»
«D'accordo. A proposito, ho sentito in città che Plamen torna la settimana prossima.»
«Perfetto, prima glielo dico meglio è.»

6. Tutti possono cambiare in un secondo


La settimana seguente, un giorno prima dell'arrivo di Plamen, Aman, come al solito, iniziò a dipingere. Da appena due minuti stava continuando un dipinto iniziato pochi giorni prima, quando una coppia di ricchi marchesi si presentarono alla sua porta.
«È così che vivono le persone normali? In queste casette? Così affollate?»
«Buongiorno, ti prego di scusare mia moglie. Siamo i marchesi di Curga. Abbiamo sentito dire che hai un'abilità squisita. Si dice che tu sei la migliore pittrice di tutto il paese, è vero, signorina?»
«Buongiorno, signor marchese. Vede, io sono una pittrice qualunque, non ho abilità particolari.»
«Potremmo vedere qualcuno dei tuoi lavori?» chiese il marchese interessato.
«Certo, seguitemi» rispose Aman, mentre si preparava ad entrare in casa.
«Aspetta, cosa stai dipingendo?» chiese la marchesa senza distogliere lo sguardo dal quadro a cui Aman stava lavorando.
«Oh! È incompiuto. È un punto in cima a una montagna dove c'è un gazebo,» rispose Aman, sentendosi impacciata in presenza dei marchesi.
«Che bello! Lo voglio! Lo porto via! Petre, lo compriamo!» esclamò la marchesa mentre saltellava e alzava le braccia con i pugni chiusi in segno di trionfo.
«Aman? Non è così?»
«Sì, mi chiamo Aman.»
«Quanto tempo ti ci vorrà per finirlo?» chiese il marchese, che era più riservato di sua moglie.
«Un paio di giorni.»
«Appena lo avrai finito lo prenderò. C'è una locanda nella città dove alloggiare?»
«Sì, ce n'è una, ma non so se sarà di vostro gradimento, signore.»
«Ne vale la pena se possiamo comprarti quella preziosità che stai dipingendo, sei una grande artista, quanti anni hai?» chiese il marchese educatamente.
«Sedici.»
«Sei giovane! E sei così bella. Le offerte di corteggiatori pioveranno su di te, e sicuramente, con una buona dote, perché questi dipinti devono valere una fortuna,» disse la Marchesa, di cui Aman non sapeva più cosa pensare.
La personalità della marchesa rendeva Aman nervosa, non sapeva se ridere o scappare, era esasperante, con quella voce così irritante. Non sembrava una marchesa, era volubile, bene in carne e non molto aggraziata. Lui, d'altra parte, così serio ed educato, un uomo di media statura, con pochi capelli e i baffi, un vero marchese.
Aman mostrò loro i quadri che aveva a casa e non aveva ancora venduto, erano tutti splendidi, e tutti incantarono la marchesa, che non piaceva al conte, che si vedeva già in rovina se la moglie amava comprare dipinti, anche se, d'altra parte, non gli importava, gli piaceva Aman.
Uscirono di nuovo e il marchese rivelò il suo vero scopo.
«Abbiamo un figlio piccolo, Remus, e vorremmo che ci dipingessi tutti e tre insieme prima che cresca.»
Aman non aveva mai ritratto nessuno, tutto quello che dipingeva derivava dalla sua immaginazione, dipingere qualcosa che vedeva era facile per lei.
«Certo, sarei felice di farvi un ritratto.»
«Spero che tu sappia quello che fai, non voglio che quando il dipinto è finito non mi riconosca o che tu mi metta un corpo che non corrisponda» disse con arroganza la marchesa, che stava già esaurendo la pazienza di Aman, che si costrinse ad un sorriso per evitare essere scortese.
I marchesi di Curga decisero di rimanere alcuni giorni alla locanda, nonostante i lamenti della signora marchesa, d'altra parte, avrebbero deciso in seguito quali dipinti acquistare.
«Aman, chi erano quei due?» chiese Adriana.
«Il marchese di Curga e sua moglie.»
«Sua moglie? Che vuole sapere?»
«É una maleducata. Appena arrivata la prima cosa che ha fatto è stata insultarci, pensa di essere migliore di noi perché tutto quello che ha, ce l'ha senza alcuno sforzo. Dovrebbe vergognarsi lei e le persone come lei. Non lavorano, non fanno niente e costringono i contadini delle loro terre a pagare loro una decima, mi sembra ingiusto. Noi abbiamo guadagnato tutto ciò che abbiamo, ti giuro che l'avrei gettata nel lago e lasciata lì.»
«Aman, tesoro, che ti succede? Questo non è da te.»
Aman era molto arrabbiata con la signora marchesa, non le piaceva la gente nobile che si riteneva superiore, quando per lei era esattamente l'opposto, loro erano superiori. Aman pensava che se i contadini si fossero rifiutati di pagare la decima, alcuni nobili sarebbero scomparsi e ci sarebbe stata più uguaglianza, addio alla odiata differenziazione di classe.
«Ma Aman, quelle terre non sono dei contadini.»
«I contadini potrebbero trasferirsi, inoltre come hanno fatto i nobili a prendere la loro terra?»
«Aman, calmati. Non ti ho mai sentita parlare così. Non sapevo che i nobili ti infastidissero così tanto.»
«E non lo facevano, finché stamattina la marchesa è venuta a casa nostra per insultarci e a dire una stupidaggine dopo l'altra. Mi dispiace per il Marchese, sembra un brav'uomo, per dover sopportare quella donna, non posso immaginare.»
Quel giorno, Aman avrebbe avuto un'altra sorpresa. Mihaela, la sua migliore amica, le fece visita nel pomeriggio.
«Ciao Aman! É meraviglioso! Non ti stanchi mai di dipingere tutto il giorno?»
«Non dipingo tutto il giorno, prendo anche delle pause. Inoltre, per me, la pittura è la cosa migliore del mondo.»
«Mia madre dice che sei la ragazza più redditizia di tutte le ragazze di Harkaj, penso che abbia torto, per me sei la ragazza più redditizia di tutta la Romania.»
«Mihaela grazie mille, ma anche tu sei una giovane donna molto in gamba.»
Mihaela era alta e snella, con capelli castani e occhi azzurri. Una ragazza molto bella e attraente che era anche simpatica, spontanea, allegra, divertente, tra le altre qualità.
Mihaela giocava con Daria, mentre Aman continuava a dipingere.
«Possiamo fare una passeggiata e poi continui a dipingere?»
«Non posso, devo finire questo quadro quanto prima, è per i marchesi che sono venuti ad Harkaj.»
«Ah! I parenti di Plamen.»
«I cosa? Di Plamen? » Aman era confusa.
«Li ho visti tutti insieme alla locanda, sai che lavoro lì al mattino e alla sera.»
«Plamen è tornato?»
«Sì, è quello che venivo a dirti, ha anticipato il suo viaggio di un giorno per stare con la sua fidanzata.»
«Ed è un parente dei marchesi?»
«Apparentemente sì, famiglia lontana della madre di Plamen. A proposito, oggi Plamen è molto bello.»
In quel momento, la madre di Mihaela la chiamò da casa sua. Aman e Mihaela, oltre ad essere amiche, erano vicine di casa.
«A dopo, Aman.»
A Mihaela Plamen era sempre piaciuto, le sembrava l'uomo più bello che avesse mai visto, e sebbene lei avesse un grande successo con gli uomini, più di Aman, Plamen non l'aveva mai notata. Che Plamen cominciasse a corteggiare Aman era una crepa nella loro amicizia.
Più tardi, quando Aman decise di fare una passeggiata con Daria, trovò Plamen; era molto elegante e sorrideva.
«Ciao» disse timidamente Plamen.
«Ciao Plamen, devo dirti una cosa.»
«Aspetta, devo anch'io raccontarti molte cose.»
«No Plamen, prima che tu dica qualcosa, devo dirti una cosa importante.»
«Non può aspettare?»
«No, Plamen.» Aman cominciò a piangere, sapendo che avrebbe spezzato il cuore di Plamen.
«Che succede mio fiore di mezzanotte?»
«Non mi piace che tu mi chiami così, non mi è mai piaciuto. Penso che tu sia un po’ possessivo. Assomigli sempre di più a tuo padre, e tuo padre è un controllore, voglio vivere con qualcuno con cui mi sento libera.»
«Stronzate! Ciò che conta è ciò che sentiamo e io ti amo. Ti amo, Aman.»
Plamen cercò di abbracciare Aman, ma lei si staccò, il che lo infastidì.
«Beh, io no.»
«Stai per sposarmi, che tu lo voglia o no.»
«Mai» disse Aman singhiozzando.
«Ma non vedi tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per te, perché ti amo.»
«Ma io non ti amo Plamen, mi dispiace, troverai un' altra, ed io troverò un altro.»
«Anche no, non troverai mai qualcuno come me.»
Aman stava scoprendo un nuovo lato di Plamen che non conosceva, era autoritario ed egocentrico.
«Lasciala in pace.»
Qualcuno prese la mano di Aman, era Isaac. Ora era più calma. Per un momento si guardarono l'un l'altro senza dire nulla, finché Plamen non si voltò e iniziò a camminare.
«Aman, stai bene?» Era molto spaventato.
«Come sapevi che ero qui e che stava succedendo qualcosa?»
«É tutto molto strano. Ero in panetteria a prendere delle torte dal forno quando all'improvviso mi voltai e vidi che c'era un biglietto sul tavolo.»
«Un messaggio?»
«Sì, un biglietto che diceva che avevi bisogno di aiuto e che eri sulla strada a nord-ovest della città.»
«Ma chi l'ha scritto?» chiese Aman, volendo incontrare il suo salvatore.
«Non lo so Aman, ma Plamen sembrava molto arrabbiato, chissà se ti avrebbe fatto qualcosa.»
«Sì, lo era, sembrava un'altra persona totalmente diversa dal dolce e affettuoso Plamen che conoscevo.»
«Sarà che la Bulgaria l'ha cambiato.»
«Sì, deve essere questo.»
Aman prese Daria tra le sue braccia, che dormiva un po’ e tornarono a casa. Quando arrivarono ormai era quasi buio, era stata una giornata impegnativa, ma alla fine aveva tagliato il giogo che la teneva prigioniera, era libera, libera da Plamen, di nuovo libera.

7. Il migliore regalo di compleanno


Kiara si stava affrettando con i preparativi, la torta e il gelato che stava preparando erano quasi pronti. La decorazione di Adriana era meravigliosa, aveva riempito l'intera parte inferiore della casa con i fiori preferiti di Aman, i gerani, soprattutto se erano di colore rosa. Anche il pontile era stato anche decorato con geranei e qualche pianta rampicante, una decorazione che avrebbero mantenuto dopo la celebrazione. Inoltre, Adriana aveva segretamente intessuto un bel vestito blu scuro per Aman. Isaac aiutava Kiara con la torta e Saul stava pescando in modo da poter preparare un pasto di pesce per Aman, che lo amava.
Tutto questo per festeggiare il compleanno di Aman. Compiva diciotto anni. Era metà luglio, faceva molto caldo, tutte le finestre erano aperte. Tutto era pronto per quel sabato, Aman avrebbe avuto il compleanno sognato.
La prima a scendere le scale fu Daria agitando la coda, che salutò uno a uno tutti i membri della famiglia. Poi scese Aman. Quel giorno era raggiante, aveva un grande sorriso sul viso, i suoi capelli erano completamente sciolti, e le arrivavano quasi alla sua vita.
«Che bella!» disse Isaac.
«Che bellezza di nipotina ho!»
«Che cos'è tutto questo ?!» Aman non credeva ai propri occhi.
«Auguri cara» Adriana la baciò.
Uno ad uno i membri della famiglia si congratularono con lei. Era tanto felice!
«Questa torta è per te» disse Kiara con orgoglio, mostrando la sua opera d'arte.
«Grazie mamma.»
«Ti piace la decorazione?» disse Adriana.
«Mi piace molto, sono bellissimi geranei.»
«Questo è il tuo regalo.» Adriana consegnò ad Aman il vestito che aveva cucito per lei.
Saul le regalò un libro, Kiara le diede un cappello originale e Isaac degli orecchini da abbinare al ciondolo che le aveva regalato qualche anno prima.
«Grazie mille a tutti, tutto questo è bello.»
«Te lo meriti, cara. Ho pescato solo per te tutta la mattina.»
«Per me? Ma papà, non era necessario.»
Prima di mezzogiorno, le tre donne della casa andarono a fare una passeggiata per la città, fermandosi di tanto in tanto in modo che Aman ricevesse gli auguri per il suo compleanno. Lì incontrarono la madre di Plamen, che non fu molto educata.
«Che peccato ci siano persone come te.»
«Mi dispiace signora, ma non so di cosa sta parlando.»
«Di quello che hai fatto a mio figlio. Lui ti amava così tanto, eppure per te era solo un giocattolo.»
«Con tutto il rispetto signora, per me non è mai stato un giocattolo.»
«Allora cos'e' accaduto?»
«Ho capito che mi ero sbagliata.»
«Quando era passato più di un anno?»
«Mi dispiace mettermi in mezzo di Aman, ma non dovresti parlare con chi rifiuta di ascoltare, e capire che suo figlio non è perfetto come pensava.» Kiara intervenne per difendere sua figlia.
Aman fu sorpresa dalla reazione della madre di Plamen, che era sempre stata gentile con lei. Da quando avevano chiuso la relazione non si erano più incrociate, nonostante vivessero in un posto piccolo.
«So da chi hai ereditato questa personalità che hai.»
«Come si permette? Insulta mia figlia e me senza motivo.»
«Senza nessuna ragione? Tua figlia ha rovinato mio figlio. Da allora è triste.»
Aman non poteva continuare ad ascoltare gli insulti che quella donna rivolgeva a sua madre e a lei stessa e se ne andò a casa quasi piangendo.
Era il giorno del suo compleanno e la sua famiglia non voleva che quella donna le rovinasse la giornata. Per mangiare presero il pesce, e nel pomeriggio restarono tutti insieme facendo un giro sulla chiatta e ricordando vecchie storie fino a notte fonda.
Poco prima di andare a dormire, una strana sensazione attraversò il corpo di Aman. Aveva freddo nonostante fosse luglio. Uscì dalla sua stanza e andò giù, fino a quando non uscì dalla porta principale. Un ragazzo giovane, un paio d'anni più vecchio di lei, stava camminando verso il nord del villaggio.
«Salve, buonasera, signorina,» lo straniero salutò Aman senza fermarsi.

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Rinascere Mª Del Mar Agulló

Mª Del Mar Agulló

Тип: электронная книга

Жанр: Историческое фэнтези

Язык: на итальянском языке

Издательство: TEKTIME S.R.L.S. UNIPERSONALE

Дата публикации: 16.04.2024

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О книге: Una giovane chiamata Aman arriverà in un nuovo villaggio dove conoscerà un uomo misterioso, nel contempo dovrà affrontare un oscuro segreto del passato. Esistono i vampiri? Nel secolo XIX, in un piccolo villaggio della Romania, in mezzo alla tranquillità di un bosco, vive una giovane donna chiamata Kiara, incinta del suo secondo figlio. In una notte buia, in un alone di mistero, avviene la nascita; è una bambina e la chiameranno Aman. Aman diventerà una giovane intelligente e coraggiosa, che si vedrà coinvolta in una pericolosa ricerca della verità, quando sulla propria strada incontra un misterioso giovane con un passato occulto. Un passato che nasconderà ad Aman per poter restare al suo fianco, e proteggerla da tutti i mali che la perseguitano. Aman dovrà affrontare tradimenti, disgrazie famigliari e situazioni inattese, anche se non potrà evitare di cadere nella rete di un amore capriccioso. Mentre il passato dimenticato arriverà di corsa a cambiare tutto. Aman scoprirà un nuovo mondo, addentrandosi poco a poco, fino a non riuscire più ad uscirne. Immergiti in una storia dai personaggi misteriosi, amore, e creature soprannaturali, dove per rinascere, dovrai prima morire. Riuscirà il potere della speranza a salvare la vita di Aman e tutto il suo mondo? Abbi il coraggio di scoprire tutta la verità.

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