Jeremy (Angelo Spezzato #4)
L. G. Castillo
È adorato dai suoi simili, un arcangelo che non può errare. Ma quando le tentazioni e le scelte si presenteranno, il piedistallo cadrà in mille pezzi. Nel suo ruolo di Arcangelo della Morte, Jeremy è fiero della propria lealtà e dello status superiore fra i suoi simili. Dall’esterno, sembra che si meriti il massimo dell’ammirazione e del rispetto, ma lui conosce la verità-un segreto che potrebbe distruggere la sua famiglia. Aprirsi e soccombere ai suoi desideri nascosti sarebbe un sommo tradimento, un tradimento che non può rischiare. Quando Jeremy riceve un ordine che sa che distruggerà tutti coloro a cui tiene, si trova costretto a scegliere fra la famiglia ed il dovere. La sua decisione sconvolge tutti, anche lui stesso, e porta all’inevitabile angoscia di tutti coloro che ama. Il tanto riverito arcangelo diventerà improvvisamente uno dei caduti? È adorato dai suoi simili, un arcangelo che non può errare. Ma quando le tentazioni e le scelte si presenteranno, il piedistallo cadrà in mille pezzi. Nel suo ruolo di Arcangelo della Morte, Jeremy è fiero della propria lealtà e dello status superiore fra i suoi simili. Dall’esterno, sembra che si meriti il massimo dell’ammirazione e del rispetto, ma lui conosce la verità-un segreto che potrebbe distruggere la sua famiglia. Aprirsi e soccombere ai suoi desideri nascosti sarebbe un sommo tradimento, un tradimento che non può rischiare. Quando Jeremy riceve un ordine che sa che distruggerà tutti coloro a cui tiene, si trova costretto a scegliere fra la famiglia ed il dovere. La sua decisione sconvolge tutti, anche lui stesso, e porta all’inevitabile angoscia di tutti coloro che ama. Il tanto riverito arcangelo diventerà improvvisamente uno dei caduti?
L.G. Castillo
Jeremy: Angelo Spezzato 4
JEREMY
ANGELO SPEZZATO 4
L.G. CASTILLO
Traduzione di MARIA FRANCESCA RINALDI MORAIS
Copyright © 2019 L.G. Castillo
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1
Jeremy passò con tenerezza le dita sul braccio dell’angelo dormiente. I suoi occhi color zaffiro osservarono con meraviglia ogni dettaglio dei lineamenti perfetti: la mano delicata appoggiata sul suo petto, le lunghe ciglia che incorniciavano le guance rosa, le labbra piene curvate in un sorriso dolce. Era la perfezione.
Jeremy non aveva capito quanto il suo cuore fosse vuoto fino a quando non l’aveva trovata. Aveva trascorso una vita serena come arcangelo della morte. Non gli erano mai mancate le attenzioni femminili. Al contrario, più era cresciuto di rango, più ne aveva ricevute, ma gli era sempre mancato qualcosa. Guardandolo circondato da angeli donna, nessuno avrebbe mai pensato che si sentisse solo. L’aveva nascosto bene con sorrisi smaglianti e strizzatine d’occhio, fino al giorno in cui lei era entrata nella sua vita. Aveva smosso in lui qualcosa che non provava da secoli. Con una sua semplice inclinazione della testa, uno scintillio di luce nei suoi occhi, e un suo tocco gentile, il cuore di Jeremy si colmava.
Fece scorrere le dita lungo la pelle vellutata della sua schiena, lungo le curve dei suoi fianchi, e poi di nuovo su. Jeremy non poteva ancora credere che lei si trovasse fra le sue braccia.
Aveva immaginato questo momento da quando l’aveva vista per la prima volta, ma non aveva mai osato sperare che sarebbe diventato realtà. In qualche modo, era stato baciato dalla fortuna. E adesso lei era nel suo letto, ad amarlo.
Immergendo la testa nei suoi capelli folti, inspirò. Sentì i sensi inebriarsi per il profumo di gelsomino e muschio. Ogni cellula del suo corpo si risvegliò. Era totalmente pervaso da quest’angelo: dal suo profumo, dal suo corpo premuto contro il suo petto nudo, dalle sue gambe avvinghiate intorno alla sua vita.
Lei si stirò, emettendo un piccolo mugolio di piacere mentre si rannicchiava più a fondo nelle sue forti braccia. Le sue labbra soffici si posarono sulla pelle di Jeremy, facendogli scorrere un calore dal cuore a tutto il corpo. La strinse più forte.
“Jeremy” mormorò l’angelo dai capelli neri.
“Sì?”
“Ti devo dire una cosa.”
Lui contemplò la sua bellezza, trattenendo il respiro. Era la fine? Era tutto qui ciò che poteva avere da lei? Il cuore cominciò a battergli contro il petto mentre lei sollevava lentamente le ciglia. Occhi azzurri profondi come laghi incontrarono i suoi, calmando le sue paure prima ancora che la dolce voce di lei pronunciasse le parole.
“Ti amo.”
Amava lui. Lui. Non avrebbe mai pensato di sentire quella frase da parte di qualcuno come lei. La prima volta che l’aveva sentita, aveva pensato che si trattasse di un’allucinazione. Ma quando lei aveva ripetuto quelle parole ad ogni bacio, ad ogni tocco, Jeremy aveva saputo che il sogno di tutta una vita, un sogno che era iniziato agli albori dei tempi, si era finalmente avverato.
Naomi lo amava.
Naomi. Naomi. Naomi. Ripeté il nome, riempiendo la mente del suo amore, come se avesse paura di lasciare entrare qualunque altro pensiero. Per quanto ci provasse con tutte le proprie forze, non poteva dimenticare. Non poteva togliersi Lash dalla testa. Il fratello rimaneva sempre ai confini della sua mente, a ricordargli che, mentre Naomi colmava il suo cuore e le sue braccia, un altro cuore era vuoto.
La baciò profondamente, respingendo il senso di colpa che rischiava di rovinargli il momento. Voleva dimenticare il fatto che Naomi fosse l’amore della vita di Lash, l’unica persona su tutta la Terra e in Paradiso per cui il fratello aveva vissuto ed era morto. Tutto ciò che Jeremy desiderava era stare con Naomi e che lei si svegliasse fra le sue braccia ogni giorno, guardandolo come se lui fosse il sole.
“Jeremy” mormorò, passandogli le dita fra i capelli. Ripeté il suo nome mentre baciava ogni centimetro del suo bellissimo viso—le palpebre, le guance, e alla fine le labbra. I suoi baci lavavano via il mondo.
“Jeremy?” Si fermò. Lui poteva sentire il suo respiro calmo sulla guancia.
Jeremy aprì gli occhi e guardò in quelli di lei che lo interrogavano, in attesa di una risposta.
“Ti amo anch’io.”
Girandosi, la spinse più profondamente nel letto con il peso del suo corpo. Passò le labbra sulle sue, facendo mulinare la lingua nella sua dolce bocca, assaporando ogni fessura. Lei emise un altro mugolio di piacere, facendo tendere ogni muscolo del suo corpo. Voleva prenderla di nuovo, sentirsi dentro di lei e guardare il suo bel viso che si perdeva nell’estasi mentre gridava il suo nome.
Aveva cercato di non amarla. Aveva lottato contro i propri sentimenti ogni secondo di ogni giorno da quando lei era arrivata in Paradiso. Non poteva reprimere l’attrazione che lo spingeva verso di lei. E, miracolo dei miracoli, lei ricambiava il suo amore. Lo poteva sentire nella sua voce ogni volta che pronunciava il suo nome.
“Jeremy.”
Le lunghe gambe di Naomi gli si avvinghiarono intorno alla vita, tenendolo stretto a sé. Le sue dita gli accarezzarono le larghe spalle e scesero lungo la schiena muscolosa. Naomi si dondolò lentamente contro di lui.
“Jeremy.”
Si sentiva perso dentro di lei, perso nel suo respiro, nel battito del suo cuore, nella sua voce.
“Jeremy? Pronto? Terra a Jeremy. Cosa gli hai fatto, Lash?”
“Io? È lui che prima ha voluto andare a nuotare. Non è stata mia l’idea di scoprire chi avrebbe trattenuto di più il fiato sott’acqua. Oh no, aspetta… è stata mia.”
Jeremy sbatté le palpebre. La stanza, il letto, e Naomi stavano lentamente scomparendo e stavano venendo rimpiazzati da un paio di occhi color nocciola che lo studiavano dall’altra parte del tavolo.
Da quanto tempo lo stava chiamando? Non poteva credere di averlo fatto ancora—sognare di lei, di loro due insieme, ad occhi aperti.
“Stai bene, fratello?” Lash lo guardò con curiosità.
Gli occhi di Jeremy passarono dal fratello a Naomi, completamente vestita. Lei aggrottò la fronte, ovviamente preoccupata per lui.
“Sì” disse, ignorando la sensazione, che ancora indugiava, delle labbra di Naomi sulle sue. Era un sogno che non se ne voleva andare, per quanto lui si sforzasse di toglierselo dalla mente. Sebbene in fondo al cuore non sapesse se voleva davvero lasciarlo andare.
Ma cosa gli era venuto in mente? Andare a nuotare nel ruscello davanti a casa era stata una pessima idea. Aveva dovuto fare appello a tutte le proprie forze per non fissare Naomi con adorazione mentre lei nuotava. Aveva pensato che giocare a poker sarebbe stata un’attività più sicura. Aveva pensato che guardare un mazzo di carte invece della figura perfetta di Naomi che fendeva l’acqua con grazia l’avrebbe tenuto a bada. Sarebbe stato così se la sua mente malata non avesse deciso di trasferirsi a Fantasilandia per sognare ad occhi aperti mentre Lash gli lanciava le carte dall’altra parte del tavolo.
Potrei essere più folle?
Lash inclinò la testa, studiandolo con attenzione. Jeremy guardò velocemente le proprie carte.
Magari non se ne è accorto.
Jeremy si agitò nervosamente sulla sedia sentendo il peso dello sguardo del fratello finché, alla fine, le parole di Lash risuonarono nell’aria.
“Finiscila con le cavolate, Jeremy. Non mi freghi.”
2
Jeremy trattenne il fiato.
Lui sa.
Aveva in qualche modo perso il controllo ed aveva mostrato i suoi veri sentimenti? Aveva lottato così fortemente per nascondere il proprio amore per Naomi al fratello, persino a sé stesso.
“Fregarti?” Cercò di stamparsi sul viso un’espressione normale. Poi, lentamente, sollevò le ciglia fino ad allacciare gli occhi color zaffiro con quelli di suo fratello, del suo migliore amico, dell’uomo per cui aveva sacrificato la propria vita al Lago di Fuoco.
Facendo una smorfia, Lash lanciò le ultime fiches al centro del tavolo.
“Non credo che tu abbia la mano vincente stavolta.”
Jeremy espirò con sollievo lanciando le carte sul tavolo, sollevato nel vedere il sorriso soddisfatto di Lash.
“Mi hai beccato, fratello.” Si sforzò di sorridere, obbligandosi a non guardare Naomi.
“Ci puoi scommettere. E ti ho beccato ieri . . . e l’altro ieri . . . e anche il giorno prima.”
“Lash, un po’ di umiltà, ti prego” disse Naomi.
“Hmm, sai, ora che ci penso, l’ultima volta in cui ho inanellato una tale serie di vittorie è stato quando . . . Whoa! Non mi devi spedire in qualche altro folle incarico, vero?”
Jeremy osservò lo sguardo preoccupato del fratello, ricordando l’ultima volta in cui aveva perso intenzionalmente una partita a poker con lui. Era stato l’incarico che aveva portato all’espulsione di Lash dal Paradiso. A Lash era stato detto di vegliare su Javier Duran, il bambino che sarebbe poi diventato il padre di Naomi. Il compito sarebbe stato semplice se Lash si fosse limitato a proteggere Javier. Ma lui non aveva resistito ed aveva salvato anche la ragazzina seduta vicino a lui, Jane Sutherland.
Jeremy si mosse sulla sedia, a disagio pensando al sollievo che aveva provato in quell’occasione. A causa di ciò che aveva fatto Lash, non aveva dovuto portare a termine il suo incarico di trasportare la bambina in Paradiso. Essere l’angelo della morte aveva molti lati negativi, ma quando si trattava dei più piccini non era solo terribilmente difficile per lui. Era insopportabile.
“No” rispose lui, giocherellando con le carte. “Sono solo un po’ distratto ultimamente.”
“Sì, certo.” Lash lo guardò con scetticismo. “Non stai architettando qualche piano elaborato per rubarmi la donna, vero?”
“Io non . . . Io mai . . . Di cosa . . .?” Jeremy guardò verso Naomi. Non avrebbe dovuto farlo. Un dolore gli attanagliò il petto quando vide una scintilla di pietà che attraversava i suoi begli occhi azzurri.
“Non sei divertente, Lash” disse lei.
“Oh, sto solo scherzando. Jeremy lo sa benissimo. Vero, fratello?”
Lui fece una risata raggruppando le carte. “Sono distratto da quella nuova serafina con i capelli rossi che è arrivata ieri. Sto pensando a come potrei invitarla a fare una nuotata con me.”
“A proposito di nuotare . . .” Lash saltò sulla sedia.
“Lash!” Naomi squittì mentre lui la prendeva fra le braccia. “Cosa stai facendo?”
“Sto riscuotendo la mia vincita.”
“Io non ho scommesso niente con te.”
“Oh, che memoria corta. Mi sembra di ricordare che una certa persona abbia detto che se avessi vinto tre partite di fila—un record per me—avrei avuto una piccola sorpresa.”
Jeremy osservò Lash che teneva Naomi stretta contro il petto. Non avrebbe dovuto guardare, ma allo stesso tempo non riusciva a staccar loro gli occhi di dosso. Non avrebbe dovuto sentire ciò che provava in quel momento: il desiderio di essere lui quello che la faceva sorridere, il desiderio che fossero sue le labbra che la baciavano, sua la guancia che lei accarezzava, e suo il viso che lei guardava con occhi pieni di amore. Ma non poteva strapparsi il cuore dal petto. E allora sorrise.
Non poteva fare altro.
Fece un sorriso così ampio da farsi dolere le mascelle. Il dolore al petto continuava a crescere indipendentemente dai suoi tentativi di contrastarlo. Voleva essere felice per il fratello. Era giusto che Lash stesse con Naomi. Dopo secoli trascorsi lontano da lei, il fratello meritava la propria felicità.
Devo lasciarla andare. Perché non riesco a lasciarla andare?
“Non ho detto questo. Sei tu che l’hai suggerito” disse lei ridacchiando mentre Lash le strofinava la testa contro il collo.
“Ah, ma tu non hai detto di no” mormorò lui. “Io lo chiamo silenzio-assenso.”
“Non qui” sussurrò lei.
Jeremy conficcò le unghie nei palmi delle mani quando gli occhi azzurri di Naomi incontrarono i suoi per un attimo. Eccola di nuovo. Pena. Pena per lui, perché lui era solo, perché lui era il terzo incomodo. Lei sapeva che Jeremy provava ancora dei sentimenti nei suoi confronti. Forse non era stato poi così bravo a nasconderli, alla fin fine.
“Oh, dai, Naomi, voglio rivedere il costume da bagno rosso” disse Lash. “Sono sorpreso che tu l’abbia indossato. Sai che ti rimane addosso solo due minuti quando lo metti. Andiamo a nuotare di nuovo. A Jeremy non importa, vero?”
Ridacchiando, Naomi gli diede una sberla sulla mano mentre lui la tirava per la maglietta.
Jeremy conficcò le unghie nel palmo della mano con maggior forza, lottando contro i ricordi che non avrebbe voluto gli fossero stati restituiti. Memorie di un passato antico nella città di Ai attraversarono la sua mente: lui che camminava al fianco di Naomi dopo averla salvata dall’attacco di Saleos vicino al fiume, i capelli neri come la pece umidi e brillanti che le scendevano sulle spalle, gli occhi azzurri circondati da nere ciglia umide che lo guardavano, e labbra rosa che pronunciavano il suo nome e lo ringraziavano. Era stato in quel momento che si era innamorato di lei. Vedendo il suo spirito battagliero e il suo coraggio quando aveva lottato contro Saleos per proteggere Lash che era ferito. Era in quel momento che aveva capito di volerla sposare.
“Jeremy?” Lash ripeté il suo nome, scuotendolo dai ricordi.
Le facce delle due persone che più amava al mondo gli apparvero nitide davanti agli occhi. Non aveva mai visto il fratello così felice e spensierato come nelle ultime settimane. Lash finalmente sentiva di appartenere al Paradiso. Andava persino d’accordo con Gabrielle. E Naomi aveva la radiosità di una donna innamorata. Amava Lash.
Non me.
E non lo farà mai.
“Oh, certo. Divertitevi.” Sorrise ancora più forzatamente, sentendo la spaccatura nel suo cuore che si allargava. Stava per spezzarsi. Doveva andarsene. Subito. “Se non vi spiace, devo—”
Senza finire la frase, si alzò in piedi di scatto. La sedia cadde a terra mentre lui correva fuori dalla stanza.
“Jeremy!”
Si fermò subito fuori dalla porta quando sentì la voce frenetica di Naomi che lo chiamava. Lottò contro l’istinto di girarsi, tornare indietro e dirle tutto, dirle che aveva mentito, che l’amava più di quanto avesse ritenuto possibile, che viveva in un mondo di sogno in cui lei lo ricambiava e che se avesse potuto avrebbe passato la vita intera immerso in un sonno profondo per poter stare con lei.
Il sole accarezzò il suo viso mentre chiudeva con forza gli occhi, cercando disperatamente di lottare contro l’amore che provava per lei. Era pronto a fare qualunque cosa per il fratello, e se questo avesse significato sacrificare la propria felicità, l’avrebbe fatto. E questo voleva dire mantenere il segreto sui suoi sentimenti per Naomi. L’unico modo in cui poteva farlo era rimanendo lontano da loro.
Ignorando il richiamo di Lash e di Naomi perché rientrasse, corse via. Si tolse la maglietta e spalancando le ali si alzò nel cielo.
3
Le potenti ali bianche di Jeremy sbattevano sullo sfondo del cielo azzurro. Volava alla velocità massima raggiungibile dalle sue ali. Stava scappando.
Scappando dall’amore racchiuso nel suo cuore che chiedeva di essere liberato.
Scappando dalla paura di poter perdere il controllo da un momento all’altro.
Scappando dalla verità.
Suo fratello e la sua famiglia sarebbero presto riusciti a vedere la realtà. E in quel momento avrebbero saputo che aveva mentito quando aveva detto di aver confuso i propri sentimenti per Naomi, pensando che si trattasse di vero amore. Le sue bugie lo stavano raggiungendo, e a causa loro avrebbe perso la propria famiglia.
Il vento freddo gli schiaffeggiò il viso mentre saliva ancora più in alto, facendogli ricordare il momento in cui aveva deciso di chiudere il cuore sulla verità di essere innamorato della moglie del fratello. Non aveva avuto intenzione di mentire. Non era una cosa che avesse pianificato. Era semplicemente successa. Dopo che tutti avevano condiviso la propria versione di ciò che era accaduto tanto tempo prima nel tempo antico, i ricordi erano tornati straripanti, e con loro i sentimenti che provava per Naomi.
Che ancora sopravvivevano.
Ricordava ogni singolo istante passato con lei: il suo primo sorriso quando l’aveva incontrata con le sorelle nella città di Ai, il loro primo contatto quando le aveva preso la mano, e il loro primo bacio.
Quel bacio. Quel momento era impresso a fuoco nella sua mente. Poteva sentire la folla che scandiva il suo nome dopo che aveva vinto la gara di corsa contro Saleos, e che lo incitava a ritirare il premio e baciare Naomi. Il ruggito della folla quando aveva unito le sue labbra a quelle di Naomi echeggiava ancora nelle sue orecchie, ed era aumentato di intensità quando l’aveva presa fra le braccia, rendendo il bacio più profondo.
Tutti i suoi ricordi e le emozioni ad essi legate erano riaffiorati con prepotenza nel momento in cui Raphael e Rebecca avevano raccontato la storia del loro passato antico. Mentre riviveva quei momenti, era come se il tempo si fosse fermato e si fosse svegliato con lo stesso amore per Naomi che aveva provato allora. I suoi sentimenti non si potevano reprimere. Erano sempre stati presenti. Ma adesso il passato si era finalmente congiunto al presente e tutto e tutti erano di nuovo completi. Uri si trovava di nuovo di fianco a Rachel, sua madre era riunita a suo padre, e Lash e Naomi erano legati come una sola anima.
Ripensò al momento in cui aveva deciso di mentire, a come Naomi si era aggrappata a Lash quando Rebecca aveva detto loro che Jeremy era rimasto di fianco a Lash pronto a lottare per proteggere lei e Naomi. Jeremy era rimasto sconvolto nel vedere l’espressione sul viso di Naomi quando Rebecca aveva raccontato di aver visto le spade dei soldati che trafiggevano i suoi figli. Si ricordò di come Naomi aveva stretto Lash, come se avesse paura che sarebbe sparito se l’avesse lasciato andare. Lash era stato così dolce, aveva calmato le sue paure e le aveva detto che non sarebbe andato da nessuna parte, che sarebbe stato con lei per sempre. Quando Raphael aveva finito di raccontare il loro passato, Jeremy aveva capito quanto difficile fosse stato per Lash vivere sempre nella sua ombra. E, malgrado tutto ciò, il suo coraggioso fratello lo amava.
Jeremy ricordava chiaramente il giorno in cui aveva mentito. Era iniziato tutto con una semplice affermazione di Lash. E lui aveva dato una risposta che gli era rimasta nel cuore dal primo giorno in cui aveva incontrato Naomi.
“La volevi.”
“Sì.”
E poi era arrivata la bugia. Sapeva che se ne sarebbe pentito nello stesso momento in cui gli era uscita dalla bocca. Ma aveva allontanato quei pensieri dalla mente perché aveva pensato che in qualche modo avrebbe trovato come andare avanti.
“Ci ho pensato molto. Potresti avere ragione sul fatto che io abbia confuso i miei sentimenti per te. Per come sono finite le cose ad Ai, non ho mai avuto la chance di sapere cosa sia il vero amore.”
“Lo saprai. Un giorno. Ne sono certa.”
Avrebbe voluto risponderle dicendole che l’aveva già saputo. Che sapeva già cosa fosse il vero amore ogni volta che guardava nei suoi occhi e ogni volta che veniva calamitato dal suo spirito fiero e dalla sua immensa fiducia negli altri.
Ma quando si era guardato intorno ed aveva osservato il circolo dei suoi amici e della sua famiglia, aveva visto che tutto si trovava finalmente al posto giusto. La madre sottobraccio al padre, Rachel in braccio ad Uri, e Lash stretto a Naomi. E poi aveva guardato l’unica persona che potesse veramente capirlo: Gabrielle.
I suoi occhi color zaffiro si erano legati a quelli color smeraldo, e lei aveva sussurrato al suo orecchio queste parole dopo che era rientrato dal suo lungo “incarico”:
Gioca la tua partita a poker.
E così aveva fatto.
Ogni giorno aveva indossato la maschera del fratello allegro e spensierato sia con Lash che con Naomi. E ogni giorno che passava, la maschera si era incrinata, pezzo dopo pezzo. Con ogni sguardo amorevole di Naomi verso Lash, con ogni tenera carezza delle sue dita sulla sua guancia, si spezzava sempre di più.
Sì, tutti erano di nuovo completi.
Tutti tranne me.
Vagò nel cielo senza meta, le possenti ali che si muovevano lentamente come se anch’esse percepissero il peso sul suo petto. Era un carico che si era accollato di propria volontà. Nel momento in cui l’aveva fatto aveva pensato che con il tempo i suoi sentimenti sarebbero lentamente svaniti.
Aveva avuto torto.
Cosa posso fare?
Si trovava nella stessa identica situazione di poche settimane prima, dopo che aveva litigato con Lash davanti al Salone delle Offerte. Le loro vite erano state stravolte quando aveva colpito Lash e Naomi sulla sommità di Shiprock. Sapeva che nel momento in cui Lash fosse venuto a conoscenza dei suoi sentimenti per Naomi avrebbe voluto colpirlo ancora.
Erano passate solo poche settimane? O si trattava di mesi? La differenza temporale fra il Paradiso e la Terra non l’aveva mai preoccupato prima. Non gli interessava che il tempo sulla Terra scorresse più lentamente che in Paradiso. Non ci aveva mai fatto caso—fino ad ora. Il tempo premeva su di lui; ogni ticchettio dell’orologio segnava un altro secondo in cui lui restava da solo mentre gli altri, Lash e Naomi, Rachel e Uri, persino suo padre e sua madre, erano andati avanti.
Sorvolò le residenze degli angeli, pensando al giorno in cui Gabrielle gli aveva parlato di un incarico durante il quale Lash avrebbe dovuto portare una donna chiamata Naomi Duran a Shiprock. Gli si formò un groppo in gola ricordando le bugie che aveva dovuto raccontare al fratello. Beh, non proprio bugie, ma aveva omesso di dire al suo migliore amico che gli avevano ordinato di colpirli una volta che avessero raggiunto la cima di Shiprock. Ovviamente Lash si era sentito tradito. E ne aveva tutto il diritto. Chi non l’avrebbe fatto se si fosse trovato sulla cima di una montagna sotto la pioggia, abbracciato all’amore della propria vita, pregando che non morisse, per poi vedere il proprio migliore amico che si trova lì per uccidere entrambi?
Era il suo lavoro. Era stata la cosa più difficile che avesse dovuto fare in tutta la sua vita. Ma se avesse avuto indietro i suoi ricordi, se avesse conosciuto la storia di Lash e Naomi, avrebbe avvisato Lash?
Jeremy si spinse ad andare più in alto e più veloce, desiderando sfuggire alla risposta che risuonava con forza nella sua mente. Il dovere era sempre stato la prima cosa per lui. Aveva sempre fatto ciò che gli veniva chiesto, e se avesse dovuto ripetere tutto di nuovo, lui . . .
Strinse le mani a pugno, combattendo contro la verità su sé stesso che non voleva affrontare, mentre raggiungeva il picco più alto della catena di montagne. Una brezza fredda lo colpì, facendogli venire la pelle d’oca lungo le braccia muscolose e l’addome. Non c’era la possibilità di sfuggire a come avrebbe agito se avesse dovuto rifare tutto, e il senso di colpa gli procurò una morsa allo stomaco.
Mentre sorvolava il cottage di Lash e Naomi, guardò verso la porta-finestra aperta. Si bloccò quando vide un’ombra che passava lì davanti. C’era qualcosa o qualcuno lì dentro. Rimanendo in attesa, vide le tende bianche che sventolavano. Sentì una serie di ticchettii, e rivide l’ombra. Volò dentro, atterrando con un soffice tonfo sul pavimento di ciliegio della camera da letto.
“Chi c’è?” Si guardò intorno nella stanza, chiedendosi chi potesse essere così pazzo da sconfinare nella residenza privata di un altro angelo.
Saleos.
Ma il luogotenente di Lucifero avrebbe osato presentarsi in Paradiso? Jeremy aveva sacrificato la propria vita per uccidere Lucifero immergendoli entrambi nel Lago di Fuoco—l’unico modo per eliminare un angelo. Dopo che l’Arcangelo Michael l’aveva riportato in vita, gli avevano detto che Sal ed i fratelli erano fuggiti.
Jeremy trattenne il respiro, ascoltando attentamente per sentire eventuali movimenti. Saleos non era stupido. Sapeva che tutti gli angeli dispongono di una vista e di un udito superiori, rendendo difficile muoversi in Paradiso senza venire scoperti. Saleos era così assetato di potere da fare qualcosa di così assurdo come riprendere il cammino dal punto in cui Lucifero l’aveva interrotto.
Una forte brezza entrò nella stanza. Il copriletto svolazzò, creando delle ombre danzanti sul pavimento. Jeremy espirò, ridendo fra sé e sé.
“Bene. Sto andando fuori di testa. Vedo cose che non ci sono. Faccio sogni ad occhi aperti sulla moglie di mio fratello, e adesso parlo da solo.”
Si passò le mani fra i capelli, sentendo quanto fossero più corti e rimpiangendo il vecchio taglio. La vita sarebbe mai tornata ad essere come prima? Anche Rachel si era accorta che c’era qualcosa che non andava. Era così preoccupata da aver chiesto ad Uri di placcarlo e portarlo alla loro suite nella residenza degli angeli. Aveva insistito per fargli un taglio di capelli. Jeremy non poteva credere di avere ceduto.
“Ti farà sentire meglio” aveva detto.
“Uri me lo fa fare sempre” lo aveva rassicurato.
“Che odore? Non c’è nessun odore di ammoniaca” aveva detto innocentemente, sbattendo le ciglia.
Ore dopo, i suoi capelli erano più corti e più scuri, e lui si sentiva ancora uno schifo.
Sospirando, richiuse le ali ed entrò nella stanza. Osservò il letto morbido ricoperto da dozzine di cuscini bianchi e azzurri. Ne prese in mano uno, azzurro. Aveva lo stesso colore degli occhi di Naomi. Lasciò vagare la mente e pensò al sogno in cui lei stava fra le sue braccia, baciandolo teneramente, dicendogli parole d’amore.
Senza riflettere, si portò il cuscino al naso, chiuse gli occhi e inalò. Il profumo di Naomi, l’inebriante aroma di muschio che sembrava indugiare su tutto quello che toccava, gli riempì i sensi. Si trovò nuovamente perso nei ricordi dell’unico bacio che si erano scambiati; l’unico, l’ultimo. I ricordi si trasformarono in sogni. Jeremy sapeva che niente era reale. Sapeva che era sbagliato desiderarla. Ma nel suo sogno, lei era sua. Lei lo amava.
“Naomi” disse sottovoce. “Come posso estrometterti dal mio cuore?”
Spalancò gli occhi sentendo un ticchettio nella stanza.
C’è qualcuno.
4
Sentì ringhiare e poi, tutto a un tratto, un proiettile rossastro si fiondò nella stanza e si fermò ai suoi piedi.
“Bear! Piccola pazza palla di pelo. Sono solo io” disse Jeremy al Chihuahua, ridendo. Dopo la morte di Bear, Jeremy aveva fatto un viaggio di proposito per prenderla e portarla a Lash e Naomi. Dopo tutto questo tempo, il piccolo cane ancora non l’aveva preso in simpatia.
Bear inarcò la schiena. Il suo musetto puntava il pavimento mentre continuava a ringhiare.
“Ma perché non ti piaccio? Vedresti che sono uno a posto se mi dessi una chance.” Si abbassò per accarezzarla.
Lei fece uno scatto, cercando di mordergli le dita.
“Hey!” Jeremy ritirò velocemente la mano.
Il cane cominciò ad abbaiare e a correre in circolo, producendo con le piccole zampe dei ticchettii sul pavimento.
“Bear, finiscila.”
Jeremy saltò in piedi al suono della voce di Naomi.
“Naomi! Io . . . uh . . .”
Perse la voce nel momento in cui la vide, e si dimenticò di cosa stava per dire. Naomi era in piedi sulla soglia della stanza, con le tende bianche che le svolazzavano dietro. I suoi occhi azzurri sostennero il suo sguardo, e tutto ciò a cui lui poté pensare era di annegarvi dentro. Poi gli occhi di Naomi passarono al cuscino che Jeremy teneva fra le mani.
Sconvolto, Jeremy lanciò il cuscino sul letto e si spostò velocemente per allontanarsi. Come giustificare questo fatto?
Bear si mise a correre fra i suoi piedi, abbaiando, e il suo piede le schiacciò per sbaglio la punta della coda. Lei guaì e corse da Naomi.
“Scusa, Bear.”
Il cane guardò prima lui e poi Naomi, poi si appiattì a terra, arrivando a sembrare ancora più piccolo, e ringhiò. Era come se Bear sapesse cosa Jeremy stava pensando e stesse proteggendo Naomi per conto di Lash.
“Finiscila, Bear. Cosa ti è preso?” Naomi si abbassò ad accarezzare la testolina del cane.
“È colpa mia. Mi era sembrato di aver visto. . . poi il cuscino . . . ho fatto un errore, non dovrei essere qui.” Jeremy fece un passo verso la finestra, chiedendosi come avrebbe potuto passare oltre Naomi senza toccarla.
“Per favore, non te ne andare.”
Jeremy si fermò, osservando gli occhi lucidi che lo guardavano con l’affetto di una sorella e niente più.
“Io e Lash siamo preoccupati per te” disse lei.
No. Fece un grugnito. Lash era lì con lei. Con tutto il suo stupido sognare ad occhi aperti non aveva visto il fratello entrare. Si guardò intorno preso dal panico. Ci aveva messo così tanto a riacquistare la fiducia del fratello, non voleva perderla di nuovo. Ma perché era venuto qui? E perché non riusciva ad andarsene?
“Lash, io non . . .”
“Non è qui. È con Uri e Rachel. Gli ho detto che volevo parlarti da sola” disse Naomi.
Jeremy sospirò di sollievo, grato che Lash non l’avesse colto in flagrante mentre si comportava come un cretino innamorato con sua moglie.
“Non gli dirai che ero qui, vero?” Il pensiero delle sue braccia e delle sue gambe che lo circondavano gli passò velocemente per la mente e guardò subito a terra, allontanando le immagini. Non poteva nemmeno più guardarla senza ricordare quei sogni. L’attrazione verso di lei era troppo intensa.
“Non lo farò.”
“Bene.” Jeremy aprì le ali e si concentrò sul piccolo spazio vuoto di fianco a Naomi. Era appena sufficiente perché ci passasse senza entrare in contatto con lei. Si lanciò in avanti.
“Jeremy, per favore. Dimmi cosa c’è che non va.” Naomi afferrò il suo bicipite, fermandolo.
Lui trasalì. Il dolore non gli era estraneo. Sapeva cosa si provava a sentirsi bruciare cellula dopo cellula, come quando si era trovato nel Lago di Fuoco, ma niente era paragonabile al tocco di Naomi. Lo shock corse dalla punta delle sue dita lungo le braccia fin dentro al petto.
“Non ce la faccio.” La sua voce era un sussurro roco.
“A fare cosa?”
Abbracciarti. Adorarti. Amarti.
Non poteva rispondere alla domanda, non come avrebbe voluto. Doveva andarsene, ma il tocco delicato della mano di Naomi sul suo braccio lo tratteneva come mille catene. Ciuffi di capelli le svolazzavano sul bellissimo viso, lanciando richiami al cuore di Jeremy.
Non guardare.
Occhi color zaffiro si oscurarono incontrando quelli di lei. Il respiro caldo di Naomi colpì la sua guancia ruvida.
Allontanati.
Jeremy si avvicinò. Le sue ciglia scure si abbassarono mentre il suo sguardo si spostava sulle labbra rosa di Naomi.
Solo un bacio. Un abbraccio.
Bear abbaiò.
Lui rimase immobile, sconvolto da ciò che aveva quasi fatto, con il cuore pesante perché non l’aveva fatto. Guardò verso Bear, grato che lei percepisse ciò che Naomi ovviamente non vedeva o si rifiutava di vedere.
“Non posso” disse, staccandosi dalla sua presa.
“Per favore, Jeremy. Lascia che ti aiuti. Parlami. Puoi dirmi qualunque cosa. Tu sei mio—”
“Fermati!” Occhi pieni di dolore la guardarono prima che lei potesse dire la parola che l’avrebbe ucciso. “Non chiedermi cosa non va. Non hai nessun diritto di chiederlo.”
Nell’istante in cui il viso di Naomi si spense, Jeremy si augurò di potersi rimangiare quelle parole. La facciata dell’arcangelo spensierato che aveva costruito con cura si stava sgretolando. Non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a tenerla insieme.
Poi, quando il viso di Naomi passò dal dolore alla rabbia e i suoi occhi si accesero di un fuoco blu, Jeremy seppe che avrebbe resistito solo pochi secondi prima di prenderla fra le braccia e lanciarla sul letto a pochi passi di distanza.
“Ho tutti i diritti di chiederlo. Tengo a te. Sei mio fra—”
“Maledizione, Naomi! Non vedi quello che mi stai facendo?”
“Sto cercando di aiutarti.”
“Non sei di aiuto. Non posso stare qui con te così.”
“Così come? Con me che mi preoccupo per te?”
“Sì! Non vedi che questo mi ferisce più di qualsiasi altra cosa? Tu ti preoccupi per me come una sorella.”
“Cosa c’è di male in questo?”
“Niente . . . tutto. So che dovrei esser grato di qualunque cosa possa avere da te. Averti come sorella dovrebbe essere sufficiente. Avere mio fratello e la mia famiglia con me dovrebbe esser sufficiente. Vorrei che lo fosse, ma non lo è perché io—”
Serrò i denti per impedire che le parole lasciassero le sue labbra. Se avesse permesso loro di uscire, non ci sarebbe stata la possibilità di tornare indietro.
“Oh, Jeremy, ne abbiamo già parlato. Pensavo che tu fossi d’accordo con me.”
“Lo so, lo so. Tu pensi che questi sentimenti per te esistano solo nella mia testa. Ma non è così, Naomi. Sono qui.” Si batté una mano sul petto nudo. “È tutto qui dentro. Tutto per te perché tu sei tutto ciò a cui riesco a pensare, tutto ciò che sogno. E non dovrei pensarti—non in quel modo. Non posso andare avanti così.”
“Cosa vuoi dire?”
“Me ne devo andare.”
Lei sbatté le palpebre, incredula. “Non puoi. Distruggerai Lash. E non pensi ai tuoi genitori? Non te ne puoi andare.”
“Non c’è altro modo. Gabrielle mi garantirà la possibilità di rimanere sulla Terra per un lungo periodo se ne avrò bisogno. Ne sono certo.” Guardò il suo viso devastato e si chiese per quanto tempo sarebbe riuscito a vivere una vita lontano da lei e dalla sua famiglia. “Devo allontanarmi per un tempo sufficiente perché al mio ritorno ti possa amare come una vera sorella.”
Se ciò è del tutto possibile. Deglutì il groppo che aveva in gola quando pensò che avrebbe potuto non rivedere più lei o la sua famiglia.
Si avvicinò alla finestra, tenendo le ali vicine al corpo. Si fermò. Girandosi verso Naomi, tese una mano. Le accarezzò leggermente una guancia.
“Dì a mio fratello che sentirò la sua mancanza.”
“No. Diglielo tu.” Una lacrima le scese sulla guancia, bagnandogli il pollice.
Lui lasciò cadere la mano e scosse la testa, girandosi prima di cambiare idea. “Sarà meglio per tutti se non lo faccio. Per favore fallo tu per me, Naomi.”
Senza aspettare una risposta, saltò dalla finestra, lanciandosi nel cielo. Mentre il suo corpo scendeva in picchiata lungo la cresta della montagna, il vento gli riempì le orecchie con un rumore che bloccava il suono dei singhiozzi di Naomi. Quando stava per schiantarsi al suolo, aprì le ali e sollevò il corpo verso l’alto, evitando l’impatto solo per qualche centimetro. Andò verso il Salone del Giudizio, l’unico posto tranquillo dove poteva rimanere da solo e pensare a come convincere Gabrielle a lasciarlo partire.
5
Dopo aver aperto le pesanti porte di mogano, Jeremy entrò nella sala. L’ambiente era illuminato dalle numerose candele allineate lungo i muri. Alla fine del grande salone c’era un trono di legno pregiato. Il ricco cuscino di velluto splendeva alla luce delle candele che circondavano il trono del giudizio. Jeremy era stato in quella stanza decine di volte con Lash, e a volte con altri angeli caduti. Era sempre rimasto in disparte, a guardare Michael emettere le sue sentenze, chiedendosi cosa si provasse ad inchinarsi davanti all’arcangelo più potente, sentendosi vulnerabili, ad implorare il perdono e a supplicare di essere riammessi in Paradiso. Sebbene infrangesse le regole ogni tanto, Jeremy non era mai stato sfiorato dall’idea di infrangere le leggi del Paradiso al punto da venirne espulso. Perché avrebbe dovuto? Disponeva di tutto ciò di cui avesse mai avuto bisogno o che avesse mai voluto . . . finora.
Le fiamme tremolavano mentre Jeremy si recava con decisione verso il trono di Michael e vi si inginocchiava davanti. Appoggiò la testa sul petto. Non doveva più chiedersi cosa sentissero gli altri in questa posizione. Lo provava in ogni parte del corpo. Sentì un peso al petto mentre le ultime settimane gli scorrevano nella mente. La lite con il fratello, il desiderarne la moglie, il sognare una vita in cui Lash non ci fosse così da poter avere Naomi per sé.
“Perdonami, fratello.”
La sua voce possente echeggiò nel salone silenzioso. Aveva lottato duramente per riconquistare la fiducia di Lash. Non voleva perdere il fratello ancora una volta. Il pensiero di andarsene e non rivedere più la propria famiglia o Naomi gli stava strappando il cuore, pezzo dopo pezzo. Non poteva rimanere. Non se ne poteva andare.
“Aiutami a trovare un modo.”
Una brezza fresca gli sfiorò il collo, seguita da un tocco sulla spalla. Si alzò di scatto e si girò rapidamente.
“Gabrielle!” Cosa ci faceva qui? Gli angeli non entravano in quella sala a meno che non dovessero farlo.
“Stavo . . . uh, stavo . . .” Jeremy si passò una mano fra i capelli osservando il salone, alla ricerca di una scusa. “Stavo cercando una candela extra.”
Ne afferrò una dallo scaffale, imprecando quando la cera calda gli cadde sulla mano. Mentre la strofinava, guardò verso Gabrielle. Il suo stomaco si contorse vedendo l’espressione sul suo viso. Era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto Naomi—pietà.
Naomi le aveva forse raccontato ciò che era successo? Non poteva pensare ad un altro motivo per cui Gabrielle, che era sempre molto pragmatica, potesse avere quell’espressione. Che patetico. Anche il più duro degli arcangeli provava pena per lui.
“Oh, mi dispiace che ti sia bruciato.”
Perché continuava a rimanere lì?
Dì qualcosa. Sgridami. Buttami fuori. Qualunque cosa.
“Ne è passato di tempo dall’ultima volta in cui questo corpo è stato toccato da cera calda.” Fece apparire le fossette, sperando che lei avrebbe colto la sua allusione e l’avrebbe sbattuto fuori a calci dal salone.
“Jeremiel.” Gabrielle espirò lentamente. Le sue ciglia scure si abbassarono per un momento, poi si risollevarono. I suoi occhi color smeraldo lo guardarono con tenerezza. Aveva paura che lui sarebbe crollato.
Jeremy fece un passo all’indietro, sorridendo con tanta forza da temere che i suoi denti si sarebbero sgretolati.
Forza, Gabrielle. Rimproverami. Puniscimi. Però smettila di guardarmi in quel modo. Non posso accettarlo anche da te.
Nella sala si fece silenzio. Il cuore di Jeremy gli pulsava nelle orecchie mentre aspettava che Gabrielle gli desse una risposta.
“Per essere un ottimo giocatore di poker, sei un pessimo bugiardo” disse lei alla fine.
“Sì, me l’hanno già detto.”
“Non intendevo disturbarti. Se hai bisogno di stare da solo per qualche minuto, posso mettere qualcuno di guardia alla porta per controllare che nessuno entri.”
“No, ho finito qui.” Jeremy espirò a fatica. Gabrielle non fece domande sul perché fosse solo, inginocchiato come uno dei caduti davanti al trono di Michael. Era troppo educata per farlo. Era un aspetto del suo carattere che gli piaceva molto.
Le labbra di Gabrielle si curvarono in un sorriso dolce. Se Jeremy voleva chiederle il permesso di rimanere sulla Terra, questo era il momento. Aprì la bocca, ma le parole gli rimasero bloccate in gola.
“Volevi chiedermi qualcosa?”
Chiedi, cretino.
La bocca gli si seccò per la paura di dover spiegare il motivo della sua richiesta. In quanto arcangelo, non aveva bisogno di un permesso per recarsi sulla Terra, ma per una permanenza prolungata gli serviva l’approvazione di Michael o di Gabrielle. Quest’ultima era la sua migliore possibilità. Era molto rigida quando si trattava di seguire il regolamento degli angeli, ed era sempre ligia al dovere, ma non era curiosa. La prima volta in cui se ne era andato dopo la lite con Lash, era stata lei a suggerirgli di allontanarsi. E, quando era tornato, lei non gli aveva mai chiesto dove fosse stato.
“Io, uh . . . ” Osservò la candela che teneva in mano, facendola scorrere nervosamente fra il pollice e l’indice.
Non poteva farlo. Sapeva di doversene andare, ma non poteva sopportare il pensiero di lasciare Naomi e non vederla tutti i giorni. E Lash . . . la gola gli si seccò di nuovo. Naomi aveva ragione. Dopo tutto ciò che lui e il suo migliore amico avevano affrontato, gli avrebbe spezzato il cuore. Lash era finalmente felice, e non voleva essere lui a fare a pezzi il suo mondo perfetto.
“Lascia che ti aiuti.” Gabrielle gli si avvicinò e poggiò delicatamente una mano sulla sua.
Jeremy sollevò lo sguardo ad osservare il suo bellissimo viso. Non le era mai stato così vicino. Vide il modo in cui il suo vestito color crema le fasciava le curve e come i riccioli dorati le cadevano sulle spalle come seta. I suoi occhi erano così intensi. Erano un caleidoscopio di giallo con varie gradazioni di verde. La guardò intensamente. Era come se un velo fosse stato sollevato, e lui potesse vedere le profondità della sua anima. C’era molta forza in lei . . . e tristezza.
Lentamente alzò una mano e le fece una carezza. Era stupenda. La sua mano non sentì una scossa come era successo quando aveva toccato Naomi. Ma sentiva un certo senso di pace stando vicino a lei. Lei riusciva a capirlo. Forse erano destinati a stare insieme, legati dal loro amore non corrisposto—quello di Gabrielle per Raphael e il suo per Naomi.
Chissà.
Abbassò la testa. Poi le accarezzò le labbra con le sue in un bacio leggero come una piuma.
6
Non aveva sentito niente. Nessun fuoco che gli percorresse il corpo. Nessun trepidare dello stomaco per l’anticipazione di qualcosa di più. Era stato come aver baciato la propria madre.
“Non è questo che intendevo, Jeremiel.” Gabrielle abbassò la testa, allontanandosi da lui.
“Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso.” Si sedette sul gradino più basso della pedana e si mise la testa fra le mani. Stava facendo un casino. Era questo che avrebbe dovuto aspettarsi d’ora in poi—fare gesti inappropriati in uno dei luoghi più sacri? Aveva baciato Gabrielle, diamine!
Scosse la testa. Doveva esserci qualcosa che potesse fare. In qualche modo Gabrielle era sempre riuscita a controllarsi, e l’aveva fatto per secoli.
Sollevò lentamente la testa. Lei possedeva le risposte. Era lei a dovergli dire cosa fare.
“Tu come ci sei riuscita?”
“Scusa?”
“Come ci sei riuscita, vedendolo tutti i giorni, sapendo che Raphael non . . .?”
Un’ondata di dolore le attraversò il bellissimo viso. Lui trattenne il fiato alla vista di tanta angoscia. Durante tutti gli anni in cui aveva lavorato con lei, non l’aveva mai vista così. Gabrielle corrugò la fronte mentre lottava per riportare un’espressione normale sul viso e allontanare secoli di dolore e desiderio. Prima che Jeremy potesse scusarsi per aver parlato di Raphael, lei alzò una mano, facendolo tacere.
“Tu lo sai” disse.
Lui annuì.
Gabrielle chiuse gli occhi per un attimo, pensando. Quando li riaprì, fece un respiro esitante, come se fosse indecisa sul fare una domanda alla quale voleva disperatamente una risposta. Dopo aver preso fiato, le parole le uscirono di botto:
“Lo sa qualcun altro?”
“Non credo.”
Lei annuì leggermente, poi si voltò e fece qualche passo. La sua tunica svolazzava seguendo i suoi movimenti. Si contorse le mani, parlando fra sé e sé: “Devo migliorare. Tutti lo scopriranno.”
Fantastico. Adesso aveva peggiorato le cose. Non avrebbe dovuto nominare Raphael.
“Non dirò nulla su te e . . .”
Gabrielle si immobilizzò, inorridita.
Devo stare zitto. Jeremy fece una smorfia e chiuse la bocca.
“Non sono preoccupata, mi fido di te. Ho solo pensato . . . lascia perdere.” Scosse la testa come per svuotare la mente da ciò che la preoccupava ed espirò lentamente. “Allora, vuoi sapere come faccio?”
“Sì.”
Gabrielle rimase in silenzio per un momento. Il suo bel viso passò da un’espressione di desiderio a una di felicità e poi di dolore, per finire con la sua abituale espressione dura.
“Lo fai . . . e basta.”
“Tutto qui? Nient’altro?” Doveva esserci qualcos’altro. Era pronto a provare di tutto.
“Nient’altro. Va meglio con il passare del tempo, o così ho sentito dire. Lo dicono i filosofi umani. Non sono sicura che la cosa si applichi anche agli angeli. Il tempo degli umani ha una fine, mentre per gli angeli è . . .”
“Infinito” gemette Jeremy. Appoggiando la schiena al gradino, guardò la volta del soffitto. Le ombre prodotte dalle candele danzavano sul suo viso splendido mentre studiava le intricate decorazioni gotiche presenti nel salone. Era buffo quanto gli uomini desiderassero la vita eterna. Se solo avessero saputo cosa significava vivere per sempre.
Cosa avrebbe potuto fare?
“Quindi la prima volta in cui te ne sei andato non ti ha aiutato per niente?” chiese lei.
“Sì . . . no . . . non lo so. Inizialmente è stato difficile dimenticare Naomi. Pensavo a lei ogni giorno, e non capivo perché non riuscissi a liberarmi di lei. Aver saputo del nostro passato insieme ha reso le cose ancora più—”
Si fermò e si girò verso Gabrielle, che si sedette sul gradino al suo fianco.
“Cosa stai facendo?” Gabrielle spalancò gli occhi vedendo che lui le si avvicinava, inspirando.
“Quel profumo.” Chiuse gli occhi, annusandole nuovamente il collo. Era un misto di gelsomino e cocco.
“È la lozione che mi hai portato quando sei tornato dalla Terra, ricordi?”
“Sì, è vero.” Appoggiandosi all’indietro, posò i gomiti sul gradino, lasciando che la mente viaggiasse e ricordasse il tempo che aveva passato sull’isola fiorita. Ricordi di alberi carichi di boccioli di plumeria, spiagge di sabbia bianca, e tavole da surf gli passarono per la mente.
“Quindi il tuo tempo sull’isola . . . Pensavo ti avesse aiutato stare lontano.”
“Lo ha fatto.” Erano successe così tante cose dal suo ritorno da Kauai da fargli sembrare che fossero passati anni. Veramente, erano passati anni, secondo lo scorrere del tempo sulla terra.
“Sembrava che ti stessi divertendo mentre eri via.”
Jeremy fece un balzo. Cosa aveva visto Gabrielle? Per la maggior parte del tempo si era trascinato in giro, passeggiando sulle spiagge finché non aveva incontrato Sammy e Leilani.
Sorrise, rimembrando. Che coppia erano quei due. Qualche settimana con loro ed era tornato a sentirsi il suo vecchio sé stesso, finché . . .
Deglutì a fatica, spostando l’attenzione su Gabrielle.
“Hai visto?”
“Certo che ho visto. Ti ho lasciato la maggior privacy possibile, ma Michael voleva che dessi un occhio al suo arcangelo più prezioso. Ce ne sono così pochi come noi. Non voleva correre il rischio di perderne un altro. E poi, non avevo mai visitato Kauai. È una bellissima isola.”
“Lo è.”
Gabrielle lo studiò per un attimo, osservando i jeans e la maglietta nera. Erano così diversi dai vestiti su misura che usava prima. “Sei cambiato così tanto da quando te ne sei andato. Hai anche fatto amicizia con degli umani.”
“Hai visto anche questo.”
Ed eccoci. Rimase in attesa della sua condanna e del suo avvertimento. Gli angeli, specialmente l’arcangelo della morte, non dovrebbero mai avvicinarsi agli umani. Non bisogna fare amicizia con loro e, soprattutto, non bisogna innamorarsene. Annebbia il giudizio e impedisce ad un angelo di svolgere il proprio dovere. Jeremy non aveva bisogno che gli venisse ricordato cosa succedeva quando un angelo si avvicinava troppo ad un essere umano. Gli bastava guardarsi allo specchio.
“Sì—almeno in parte. La cosa che ho preferito è stata la gomma da masticare. È una ragazza attraente. Qual era il suo nome?”
Jeremy sollevò un sopracciglio, sorpreso dalla reazione di Gabrielle. O si stava ammorbidendo per quanto riguardava le regole, o lui aveva veramente un aspetto terribile, e lei non aveva il coraggio di—come dicevano gli uomini?—infierire su un uomo già a terra.
“Leilani.” Mentre il nome gli scorreva sulla lingua, si sorprese nel sentire una sensazione di calore nel petto. Era come se fosse stato trasportato di nuovo a Kauai da Leilani e Sammy.
“Ci vuoi tornare.”
“Io . . .” Non sapeva cosa rispondere. Le emozioni si scontravano dentro di lui. Avrebbe dovuto rimanere con la propria famiglia nel ruolo del povero sfigato innamorato della moglie del fratello e dover vivere vedendo la pietà negli occhi di Naomi? O avrebbe dovuto andare in un altro luogo dove veniva guardato con ammirazione?
“Non ne sono sicuro.”
“Non vedo alcun motivo per cui tu non possa assentarti per un giorno o due. Tutti abbiamo bisogno di una pausa ogni tanto.”
Lui sapeva perché. Se se ne fosse andato, probabilmente non sarebbe mai più tornato. Era una tentazione enorme poter andare in un luogo in cui dimenticarsi di Lash, di Naomi, di tutti. Magari anche dimenticarsi di essere un arcangelo.
“È molto generoso da parte tua. Ci penserò. Allora, dimmi, per quale motivo mi volevi incontrare?”
Gabrielle tirò fuori un foglio dalla tasca. Fece una pausa, ticchettando con il foglio sulla mano, e poi lo ripiegò. “L’incarico può aspettare. Vorrei saperne di più del tempo che hai passato a Kauai.”
Sta sorridendo.
Jeremy corrugò la fronte. Perché stava sorridendo? Gabrielle non parlava mai di cose futili con nessuno, nemmeno con Raphael. Era sempre professionale.
“Beh, è il paradiso in Terra, senza dubbio. Come ti ho detto, ci ho messo un po’ a liberare la mente. Ho avuto bisogno che un amico speciale mi facesse ragionare prima di riuscire a divertirmi.”
“Leilani?”
“Sì, Leilani.”
“Quindi è stato surfare o sbattere con la faccia sulla sabbia che ti ha risvegliato?” I suoi occhi brillavano.
“Ugh, non posso credere che, con tutto il tempo che ho passato sull’isola, sia stato proprio quello il momento in cui hai deciso di guardarmi.”
“Sarò onesta, avevo bisogno di farmi una bella risata anch’io, specialmente dopo che tu e Lash . . .”
Nella stanza si fece silenzio mentre i due si guardavano. Jeremy non aveva capito che la sua lite con il fratello l’avesse colpita a tal modo. Certo, era stata molto più che una lite. Era stato l’inizio di una nuova vita per lui—una vita in cui finalmente vedeva la realtà.
Abbassando la testa, chiuse gli occhi e si ricordò del momento in cui l’Arcangelo Raphael gli aveva rivelato di essere più di un mentore e di un caro amico, il momento in cui i ricordi di un passato antico erano emersi dai recessi più reconditi della sua mente.
Era stato il momento in cui il suo cuore aveva tradito il fratello per la prima volta.
7
TRE MESI PRIMA
“Sono tuo figlio?” sussurrò Jeremy.
La mente gli andò in subbuglio per quello che gli era appena stato rivelato. Doveva aver sentito male. Raphael, il terzo arcangelo più potente del Paradiso, meno potente solo di Michael e di Gabrielle, non poteva avergli appena detto di essere suo padre.
Sì, aveva sicuramente inteso male. A volte era difficile capire Raphael, che prediligeva la lingua antica. C’erano anche volte in cui passava all’Ebraico a metà di una frase. Succedeva raramente negli ultimi tempi, e lo faceva solo quando era sotto pressione. E questo era sicuramente il caso. La battaglia contro Lucifero a Shiprock, nel New Mexico, non era andata come previsto. Lucifero era riuscito a scappare, e Raphael sosteneva che fosse solo una questione di tempo prima che l’angelo oscuro tornasse con un’armata ancora più grande. Tutti erano in tensione.
E allora perché il cuore gli batteva all’impazzata?
“Tu sei mio padre?” La voce di Jeremy echeggiò nella stanza.
Si sentì un gemito, e i suoi occhi passarono al letto su cui giaceva Naomi Duran, addormentata. Raphael fece una pausa, tenendo le mani sopra al corpo della ragazza.
“Sì” disse sottovoce.
È mio padre. Jeremy si lasciò sprofondare nella poltrona di fronte a lui. Raphael continuò il proprio lavoro di guarigione su Naomi, per proteggere la quale suo fratello aveva lottato così strenuamente.
Non era possibile. O invece sì? Secoli prima, Jeremy era nato da una madre umana, Rebecca. Lash era suo fratello. La punizione di Raphael era stata che i figli perdessero ogni ricordo della vita passata e di tutti quelli che vi avevano vissuto, incluso il padre.
Jeremy osservò gli occhi color zaffiro ed i capelli dorati di Raphael, così simili ai suoi, e le sue mani. Quelle mani.
La mente cominciò a ronzare e poi sentì il pianto di un neonato che gli riempiva la testa. Immagini comparivano e sparivano: un piccolo cottage, una capra, la mano di un bambino accanto ad altre grosse, muscolose.
“Padre, le tue mani sono uguali alle mie.”
Sussultò, e il suo sguardo corse a Raphael. Era tutto vero. Ed era come se l’avesse sempre saputo. Nel suo profondo, aveva sempre sentito un forte legame con l’uomo che chiamava mentore ed amico.
“Ed ero fidanzato con lei.” Passò lo sguardo su Naomi.
Tutto aveva senso adesso. L’improvvisa attrazione che aveva sentito per Naomi la prima volta in cui l’aveva vista a Houston; il modo in cui lei gli tormentava la mente mentre controllava che Lash completasse il suo incarico; e il dolore al petto che l’aveva quasi messo in ginocchio quando aveva visto Lash che la teneva fra le braccia per proteggerla, le premeva le labbra sulla guancia, e le dichiarava il suo amore. E quando ciglia scure ed occhi azzurri si erano sollevati verso il suo migliore amico e labbra bluastre avevano sussurrato “Ti amo”, il suo cuore si era fermato, a pezzi per qualche ragione inspiegabile. Per un attimo, aveva pensato che Lucifero o Saleos fossero fuggiti e lo stessero attaccando servendosi di qualche forza invisibile. Adesso capiva il perché.
L’aveva amata.
Anche adesso il suo cuore soffriva nel vedere Naomi giacere sul letto quasi senza vita, pallida, con i capelli neri sparsi disordinatamente sul cuscino. Era stato lui a farle questo. Aveva preso la sua vita terrena. L’aveva portata via alla famiglia che lei amava tanto.
Dopo averla colpita a Shiprock, l’aveva portata alle residenze degli angeli, in una camera privata. Era rimasto al suo fianco mentre Raphael si occupava di Lash nel Salone delle Offerte, curando le sue ferite. Anche se Jeremy era preoccupato per Lash e sarebbe stato compito di Rachel occuparsi di Naomi, si era rifiutato di allontanarsi da lei. Invece aveva pregato Rachel di venirlo ad avvisare non appena Lash si fosse svegliato. Il suo senso di colpa per non essere al capezzale del fratello era diminuito quando Raphael gli aveva fatto sapere che Lash era fuori pericolo.
“Sì, lo eri” disse Raphael passando le mani sullo stomaco di Naomi. Fece una pausa e guardò Jeremy con intensità. “Ricordi qualcosa, figlio mio?”
Lo sguardo di Jeremy si spostò su Naomi. Le sue guance e le sue labbra perfettamente disegnate stavano lentamente riprendendo colore. Il respiro gli si fermò mentre altre immagini gli passavano per la mente. Si muovevano così velocemente da impedirgli di focalizzarsi su una. Una borsa di pelle. Labbra rosa. Una fascia rossa.
L’attrazione verso di lei si intensificò. Tese una mano nella sua direzione, con il desiderio irrefrenabile di far scorrere le dita sulle sue labbra. E poi, come perso in un passato di cui non aveva conosciuto l’esistenza fino ad ora, sentì la sensazione: labbra sulle labbra, calde, bagnate, sensuali . . . elettrificante.
“Jeremiel?”
Sbattendo gli occhi, guardò Raphael e vide la propria immagine riflessa nello specchio a figura intera appeso alla parete di fronte. La sua mano era a pochi centimetri dalle labbra di Naomi. Desiderio e brama erano dipinti sul suo viso.
Allontanò la mano di scatto, mettendosela in tasca. Qualunque cosa stesse provando, avrebbe dovuto smettere—in fretta. Lash sarebbe stato molto arrabbiato una volta sveglio. E quando avesse saputo che Naomi era stata promessa a Jeremy in matrimonio . . . beh, anche quello non avrebbe certo aiutato. Jeremy conosceva bene l’amico. Agisci prima, rifletti dopo. Lash avrebbe pensato che lui avesse voluto rubargli Naomi intenzionalmente.
Mentre la guardava, una vocina gli risuonò nella mente.
Ed avrebbe ragione.
Jeremy si schiarì la gola, ricomponendosi. “Non proprio. Credo di ricordare qualcosa sull’aver vinto una gara di corsa ed una borsa piena di monete d’oro . . . e forse una capra.”
“Secoli dopo e quella capra ci controlla ancora. Animale testardo.” Ridacchiando, Raphael appoggiò delicatamente la mano sulla fronte di Naomi. “Lei era l’unica in grado di far muovere quella vecchia capra—e l’unica a far sorridere Lahash. Lo rendeva molto felice, e lo farà ancora.”
“L’ha già fatto” mormorò Jeremy guardando con amore la donna che aveva portato il sole nella vita del suo migliore amico.
Non aveva mai visto Lash tanto felice come quando stava con Naomi nelle ultime settimane. Anche prima di venire cacciato dal Paradiso, Lash sembrava sempre circondato da un alone di tristezza. Jeremy aveva pensato che lui fosse fatto così. Adesso aveva capito che era perché gli mancava il cuore e nemmeno lo sapeva.
Se lei era destinata a mio fratello perché il mio spirito si risveglia semplicemente standole seduto vicino?
“Il mio lavoro qui è finito. È stato abbastanza facile.” Raphael si abbassò e baciò la fronte di Naomi. “La rabbia di tuo fratello, invece, sarà un altro paio di maniche.”
“Pensi che dovrei venire con te?” Per quanto Jeremy volesse rimanere con Naomi, forse sarebbe stato meglio rimanerle lontano.
“So che sei ansioso di riappacificarti con Lahash, come me. Dobbiamo muoverci con cautela. Lascia che gli parli io per primo.”
Appena Raphael ebbe lasciato la stanza, Jeremy si girò verso Naomi. Stava meglio. Il suo respiro era lento e stabile. Le ciglia nere formavano una mezzaluna sul suo viso. Le guance erano rosate e le labbra parzialmente schiuse erano di un rosa che invitava i baci. Gemette. Avrebbe dovuto andarsene con Raphael. Avrebbe dovuto lasciare Rachel con Naomi.
Rimase in ascolto, sperando di poter udire i passi di Rachel che si avvicinavano alla stanza. Tutto ciò che riusciva a sentire era musica che arrivava dal cortile. Alzandosi, si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Un gruppo di angeli, seduto sotto gli alberi di ciliegio, ascoltava un serafino cantare. Assomigliava a Rachel, piccola ma con gli occhi azzurri anziché castani. Boccioli di ciliegio svolazzavano nell’aria, cadendo intorno ai suoi piedi e a quelli del suo pubblico di angeli. La sua voce dolce da soprano era pura senza vibrato mentre cantava, chiedendo al proprio amore di sognarla. Le sue mani grassottelle si muovevano con grazia seguendo la melodia della canzone celtica.
Mentre ascoltava l’angelo chiedere cantando di essere portata sulle nuvole dove il suo amore la aspettava, tornò vicino a Naomi. Stava sognando? Sognava di essere riunita a Lash?
Le si avvicinò, ipnotizzato dalla curva delle sue labbra rosa. I suoi capelli erano in disordine sul cuscino e sulle guance aveva delle tracce di terra, ma anche così era la cosa più meravigliosa che Jeremy avesse mai visto. Nemmeno Gabrielle, che era considerata l’angelo più bello, poteva avvicinarsi allo splendore che Jeremy si trovava davanti in quel momento.
Si ricorderà di me?
Con il dorso della mano, le accarezzò delicatamente la guancia.
Lei fece un piccolo gemito.
Lui ritrasse la mano di scatto. Non avrebbe dovuto comportarsi così. Avrebbe dovuto prendere la sedia, metterla in un angolo della stanza, ed aspettare. Stava per farlo quando le labbra di Naomi si mossero leggermente. Jeremy trattenne il respiro. Stava parlando con lui?
Le si avvicinò ancora di più per distinguere le sue parole. Lasciamo perdere che, con le sue abilità angeliche di un udito superiore, la sentiva perfettamente anche dal punto in cui si trovava.
Era così vicino da avvertire il suo respiro sulla guancia. Incantato dal suo viso dolce, lo toccò di nuovo. Voleva solo assicurarsi che stesse bene. Dopo tutto, era stato lui che l’aveva colpita con un fulmine.
Passò il pollice sul suo zigomo, godendo della sofficità vellutata. Le labbra di Naomi si curvarono in un sorriso delicato. Il battito del cuore di Jeremy aumentò quando lei si girò verso la sua mano e vi si appoggiò, sospirando.
Jeremy socchiuse le labbra avvicinandosi. Il ricordo del loro bacio era scolpito nella sua memoria. Dolce. Soffice.
Il suo respiro accelerò, ogni muscolo del suo corpo si tese mentre portava le labbra su quelle di Naomi. Poi, quasi in uno sfiorarsi, le loro labbra si toccarono.
Jeremy strinse le mani a pugno, afferrando il lenzuolo mentre l’elettricità gli invadeva il corpo come un fuoco. Chiuse gli occhi con forza, lottando contro l’istinto di prenderla fra le braccia e possederla.
Memorie di Naomi da un antico passato, un passato che non avrebbe dovuto ricordare, gli invasero la mente. Ricordò la sensazione delle sue braccia che lo circondavano per ringraziarlo di aver lottato contro Saleos quando Lash era ferito, il sorriso sul suo viso mentre l’accompagnava in città, il modo gentile con cui gli si rivolgeva ogni volta che lui visitava la locanda della sua famiglia, il modo in cui i suoi occhi azzurri l’avevano guardato dopo il loro primo bacio ad Ai.
Era stato un unico bacio. Toccandole la fronte con la sua, sussurrò: “Avresti dovuto diventare mia moglie. Avrai provato qualcosa per me? Potresti imparare ad amarmi?”
Trattenne il respiro sentendosi pronunciare queste parole familiari. Era qualcosa che le aveva già detto? Doveva essere così. Come poteva provare ancora questi sentimenti per lei se non avevano condiviso qualcosa di altrettanto intenso in passato?
Aveva bisogno di sapere. Premette le labbra sulle sue con decisione, con il desiderio disperato di percepire il suo amore. E in quel breve momento, tutto ciò che sentì era il battito del suo cuore che si sintonizzava con quello di Naomi mentre si baciavano. Non udì il cigolio della porta che si apriva né il sussulto che arrivava dalla soglia. Rimase perso nel bacio finché non sentì un grido acuto.
“Jeremy! Cosa stai facendo?”
8
Jeremy saltò dal letto e barcollò all’indietro come se avesse perso l’equilibrio. Il senso di colpa gli ribolliva nel petto. Come aveva potuto essere così egoista da arrivare a baciare il ritrovato amore del fratello?
“Rachel, io, uh, io . . .” La sua voce si spense mentre guardava Rachel in piedi sulla soglia, la bocca spalancata e gli occhi castani sgranati per lo shock. Che scusa avrebbe mai potuto inventare per spiegarsi?
Pensa. Non restare lì impalato.
“Mi sembrava che Naomi respirasse in un modo strano. Volevo assicurarmi che stesse bene.”
“Jeremy.” Lui fece una smorfia sentendo la riprovazione nella voce di Rachel. Lei non gli credeva. Neanche lui l’avrebbe fatto. Stava perdendo il suo savoir-faire, era una scusa pietosa.
“Non lo dirai a Lash, vero?”
“No, non lo farò.” Rachel entrò nella stanza, chiudendosi dietro la porta. Guardò Naomi, che fortunatamente stava ancora dormendo profondamente.
“Sei un pessimo bugiardo” gli disse, tenendo la voce bassa.
“Mi dispiace. È solo . . . non so cosa mi prenda.”
“Ti capisco. La situazione non deve essere facile per te. Io c’ero. Io ricordo tutto quello che è successo.”
“Davvero?” Jeremy osservò il viso a forma di cuore di Rachel. Non lo stava giudicando.
“Raccontami, per favore. Lei . . . Naomi . . . ?” Non poteva pronunciare la parola “amore”. Voleva sapere se Naomi lo avesse amato, ma aveva paura della risposta di Rachel.
“Non posso dirti niente, mi è vietato.”
“La punizione di Raphael?”
“Sì.”
“Non posso vivere così” borbottò lui, passandosi una mano fra i capelli.
“A cosa serve ricordare dei dettagli di una vita passata che vive qui dentro”—si toccò il petto—“e non sapere ciò che davvero mi interessa?”
Rachel si morse il labbro. Con la fronte aggrottata, si dondolava sui piedi passando continuamente dal tallone alla punta.
“Beh . . .” Il suo piccolo viso si contorse mentre esitava. Le parole le uscirono lentamente, mentre faceva attenzione a non rivelare troppo. “Naomi teneva molto a te.”
Sì! Non era pazzo. Il richiamo, la continua attrazione verso Naomi significava qualcosa.
“E anche a Lash” aggiunse velocemente. “Che si è svegliato, fra l’altro.”
Il viso di Jeremy si incupì. Cosa si aspettava? Certo che Naomi amava Lash. Avrebbe voluto ricordare. Magari aveva avuto solo una cotta per lei e niente di più.
E allora perché sentiva il cuore che si stava spezzando?
“L’hai visto?”
“Umm, non proprio” rispose lei. “L’ho sentito. O meglio, ho sentito qualcosa che sembrava del vetro che si frantumava. . . molto vetro.”
Jeremy annuì. Era tutto come aveva previsto Raphael. Lash era gloriosamente incazzato.
“Jeremy, so quello che stai passando.” Rachel posò la sua piccola mano sul bicipite di Jeremy. “Un tempo ho amato qualcuno che non mi corrispondeva.”
“Hai amato qualcuno prima di Uri?” Questa era una grossa notizia. Non aveva mai ritenuto possibile che lei potesse amare qualcun altro. Loro due erano la coppia più perfettamente innamorata che Jeremy avesse mai conosciuto.
“No. Era Uri.”
“Non capisco. Il giorno in cui l’ho portato qui, era follemente innamorato di te. Mi ha anche fatto un occhio nero perché ho cercato di tenervi lontani. Continuavate a saltarvi addosso.”
Jeremy sorrise ripensando alla prima volta in cui aveva visto Uri. Gli era immediatamente piaciuto quel giocherellone selvaggio. Uri era un noto giocatore. Con il suo bell’aspetto, aveva sedotto ogni ragazza in un raggio di novanta chilometri da Chernobyl. Jeremy si era sempre chiesto perché Rachel fosse stata assegnata ad Uri poco prima che lui ricevesse l’ordine di portarlo in Paradiso. Jeremy era rimasto sconvolto nel vedere che ad uno come lui veniva assegnato il ruolo di arcangelo. E ancora di più l’aveva sconvolto venire a sapere che Uri l’avrebbe assistito nei suoi compiti. All’inizio il dover condividere la propria posizione con lui lo aveva seccato. Poi gli era passata. Era difficile non amare Uri. Era una pena il modo in cui aveva dovuto morire, però. Nessuno meritava di soffrire come era successo a lui.
“Sì, me ne ricordo” disse lei facendo una risatina. “Ci stavamo solo baciando da un paio di minuti.”
“Facciamo venti. Mi sembra di ricordare vestiti strappati e qualche mugolio. Era scandaloso. Ci sono stati pettegolezzi fra gli angeli per settimane. Gabrielle era livida.”
Rachel sospirò. “È stato stupendo.”
“Siete stati sempre uno accanto all’altra da allora. È successo qualcosa di cui non sono a conoscenza?”
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