Robert Johnson Figlio Del Diavolo
Patrizia Barrera
La tragica storia di Robert Johnson , grande musicista Blues degli anni '30 Americani, la risoluzione al giallo della sua tragica fine, i retroscena e la discografia completa.
Un giallo emozionante e una ricerca storica sulla breve vita di Robert Johnson, considerato dai più come il nonno del rock ma amatissimo dai patiti del blues.
Una narrazione avvincente e forse la soluzione di un intrico oscuro, denso di esoterismo e fanatismo religioso, che portarono alla morte violenta e prematura di colui che fu bollato come Figlio del Diavolo.
Cosa dell'Arte di Robert Johnson può essere definito malefico? Davvero egli strinse un patto con Satana per ottenere fama e onori nel mondo della musica?
E quale fu realmente la causa della sua morte?
Scopriamolo insieme in questo libro coinvolgente e scorrevolissimo che vi toccherà il cuore.
Patrizia Barrera
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Ringraziamenti
Testo originale, frutto di una lunga ricerca e tanta passione.
Grazie a tutti coloro che apprezzeranno e custodiranno nel cuore questo libro.
Patrizia Barrera, luglio 2015
Indice dei contenuti
Ringraziamenti (#u461e9c4e-ea7a-525b-9fac-6c3528e6121d)
Oltre la leggenda (#u52d50f81-90d0-5a9e-8b02-45e888b38670)
Figlio del diavolo (#u7d9985db-279f-5dd2-8838-f9266274ebc9)
Il Mistero in una foto (#u0e7819ea-83ac-509c-8134-f25189020824)
Uccidere Satana (#u931082ef-8307-5ddc-ab66-31b9a824b1fa)
Il mistero E' nella sua morte (#litres_trial_promo)
Cosa resta di lui (#litres_trial_promo)
Bibliografia (#litres_trial_promo)
Oltre la leggenda
Un ragazzo solo
A volte mi piace un po' " sfatare " i Miti, ridurli ad una dimensione più umana. E' questo il caso di Robert Johnson da sempre definito " demoniaco", "oscuro", " legato in certo senso al Maligno e a quell'immagine Dark da pioniere del Rock. Su di lui si è detto di tutto e di più benchè, come per moltissimi artisti dell'epoca, i dati biografici a nostra disposizione siano davvero pochini. Ma forse è proprio la Leggenda che incide sull' immortalità della sua figura e che, a mio parere, ne accentua anche lo spessore artistico. Non posso nascondere che il suo personaggio non mi è simpatico e probabilmente molti di voi mi odieranno per questo:tuttavia non è mio costume avere peli sulla lingua ma anzi adoro portare alla luce verità scomode. Nel caso di Robert Johnson mi sono data molto da fare per risalire alla realtà VERA dei fatti..e vi assicuro che ho trovato bocconcini davvero ghiotti per voi lettori! Ma andiamo per ordine. Un' infanzia sicuramente difficile ma niente affatto oscura, come molti affermano. La madre si chiamava Julia Major ed era sicuramente una ragazza ..molto esuberante! Nel 1889 aveva sposato un tale Charles Dodds, che possedeva della terra e anche un piccolo negozio di mobili di vimini. L'uomo sembra fosse di origine Ebrea e non era molto ben visto nella piccola Hazlehurst, sul Mississippi, dove la famiglia viveva. Abile commerciante si attirava spesso l'invidia di altri piccoli proprietari della zona.probabilmente anche infastiditi dal fatto che non fosse un " puro Americano".
Ecco la prima casa di Robert Johnson ad Hazlehurst..
Era ormai un rudere quando negli anni '90 la cittadina decise di restaurarla e farla diventare un museo.
La casetta fu costruita da Charles Dodds e inizialmente aveva un portico, che si vede anche in qualche vecchia fotografia di Johnson. Comodità dell'epoca: la casa godeva anche di acqua corrente!
Si sa che all'epoca le cose precipitavano molto in fretta: venuto alle mani con i Fratelli Marchetti ( e pare ci sia scappato anche il morto!) Charles fu costretto a fuggire la notte stessa, nel 1909, facendo perdere le sue tracce. Rimasta sola con 10 figli sulla spalle la povera Jiulia non sa cosa fare: isolata, additata, oggetto di varie angherie non riesce a far marciare la piccola fattoria, che va in rovina. Intanto il marito si è trasferito a Memphis e ha cambiato il nome in Spencer. Raggranellando qualche soldo da ambo le parti Julia riesce a inviare, a due alla volta, i bambini più piccoli al padre fino a quando rimane da sola in Huzlehurst con le figlie maggiori. E qui la tragedia esplode: costretta a chiudere anche il negozietto di mobili perchè non riesce a pagare le tasse e trovando alloggio in una casupola abbandonata in periferia, la povera donna è costretta a fare quello che oggi chiameremmo " lavori stagionali" per sopravvivere, raccogliendo cotone 12 ore al giorno per le piantagioni vicine.
Ecco la stessa casa di prima dopo il restauro, più o meno come appare oggi.
Qui ha una breve relazione con un contadino del luogo, tale Noah Johnson, e rimane incinta del piccolo Robert, che nei primi anni di vita viene in realtà cresciuto dalle sorelline. Per un po' la cosa viene nascosta alle orecchie del marito Charles..ma non troppo a lungo! Incapace di comprendere la solitudine della moglie quest'ultimo scatena tuoni e fulmini rifiutandosi per gli anni seguenti di riconoscere il bambino, malgrado comunque faccia disperati tentativi di riunire la famiglia. Ci riuscirà 10 anni dopo, ma il piccolo Robert (Leroy) rimarrà per sempre " il bastardo" mal tollerato e poco amato. Per consolarsi del tradimento della moglie sembra comunque che costui avesse già in precedenza intessuto relazione stabile e avuto due figli da un'altra donna.per cui, quando finalmente la famiglia si riunì, si trattava in pratica di una grande famiglia " allargata" che comprendeva i dieci figli di Charles e Julia, i due nati da Charles con la sua amante e il piccolo Robert. Non c'era da stare molto allegri in una situazione del genere!
Ecco il certificato originale del censimento del 1920...IN questo periodo il piccolo Robert viveva già con la madre e il patrigno Dusty Willis in Arkansas. E' interessante notare come il cognome del bambino sia indicato in Spencer.
Inutile dire che il matrimonio tra Charles e Julia va in frantumi; nel 1919 ritroviamo quest' ultima nuovamente sposata con un certo Dusty Willis e la nuova coppia va a vivere a Robinsonville, sul delta del Mississippi.. Robert è con loro ma il rapporto col patrigno e' molto difficile. Il ragazzino ha da poco saputo chi è il suo vero padre e, rancoroso nei confronti di entrambi i patrigni, sbandiera il cognome Johnson ai 4 venti.
E' litigioso, irascibile, soffre di continui mal di testa. Pur avendo in precedenza imparato a leggere e a scrivere ( e alcuni dicono avesse anche una bella grafia!) non vuole più andare a scuola e non prende neanche la licenza elementare. La sua unica consolazione è recarsi in riva al fiume e suonare l'armonica e " l'arpa dell'Ebreo".
In casa è assolutamente inutile e lavorare nei campi non se ne parla nemmeno. Nel 1920 la famigliola si trasferisce in Arkansas a Lucas Township, Crittenden County, come sembra dimostrare un censimento del 1920, ma le cose non vanno molto meglio. E' risaputo che Robert avesse un occhio " ballerino" , cioè un occhio più piccolo dell'altro, e che accusasse notevoli difficoltà di attenzione. Si sussurra che potesse aver sofferto di epilessia..ma non mi sento di confermare questo dato, anche perchè molte crisi di aggressività tipiche dell'eta adolescenziale possono essere confuse con questa malattia. E sembra che il buon Robert di crisi ..ne avesse parecchie, visto che alla fine la famiglia si rassegna alla sua vita da sbandato!
Così appariva Crittenden County nel 1920
A 14 anni comincia a frequentare i barconi musicali sulle rive del Mississippi, a fumare, bere e andare a donne. Contagiato dalla musica di Son House e Willie Brown si rifugia nel Blues, ma la musica " maledetta" è invisa alla famiglia, che ostracizza questa sua passione in ogni modo. Nasce forse in questo periodo la mania del giovane Johnson di suonare nei cimiteri e nelle fratte oscure:lontanissimo dal pensiero del " demonio" il povero Robert cerca semplicemente un posto nascosto per praticare in pace la sua passione e piangere in silenzio. Non ancora " toccato" dal Maligno a 15 anni è un adolescente inquieto e, in realtà, un disadattato.
Ora, prima di andare oltre, vorrei soffermare la vostra attenzione su questa famosa
" arpa dell'Ebreo, di cui tanti parlano e se guardate in giro troverete molti articoli su Robert Johnson che affermano che la suonasse... senza andare OLTRE nella descrizione. Eppure questo piccolo strumento la dice molto lunga sulla psicologia e, soprattutto, sulle capacità artistico-musicali del giovane Johnson!
Ecco un' arpa dell'Ebreo del 1900.... Probabilmente il piccolo Robert imparò a suonare una di queste sui barconi del Mississippi.
La " Jew' s harp " è in pratica...uno SCACCIAPENSIERI, uno strumento di origine Jipsy che veniva suonata dai Nomadi del Rajastan già dal 1500 e che , come molti altri, era arrivato sulle rive del Mississippi insieme agli Immigrati Italiani ed Ebrei, che lo avevano adottato. Oggi come ieri chiamare qualcuno Jipsy era appellarlo in modo dispregiativo , cioè " Zingaro" . Il piccolo strumento era quindi quasi il simbolo di uno stile di vita fuori dagli schemi, per non dire randagio. Era inoltre molto facile da procurare, fabbricare e anche suonare; non era richiesta alcuna abilità particolare, se non la costanza. Probabilmente Johnson lo utilizzava anche per raggiungere degli stati di trance e di benessere ( oggi li chiameremmo di "sballo") perchè le vibrazioni dello strumento unitamente all'utilizzo di alcool induceva ad una forma di allontanamento dalla realtà e di dissociazione, tecnica probabilmente imparata nei locali malfamati del Delta.
L'arpa dell'Ebreo , di matrice dichiaratamente Afro, è tuttora diffusa in Nuova Guinea, tra i Papua.
Chiaramente con le dovute modifiche.
Ecco la prima casa di Johnson
Oltre a suonare l'arpa e l'armonica, il nostro Robert sembra avesse iniziato anche a lavorare un po' per sostentarsi, soprattutto quando i rapporti con la madre e il patrigno si sgretolarono del tutto. Siamo nel 1928 e Johnson lavora come bracciante nella Piantagione Abbay-Leatherman vicino Robinsonville. Qui molto probabilmente incontrò il primo e unico grande amore della sua vita, Virginia Travis, che poi sposò all' età di 18 anni a Penton, MS, il 17 febbraio 1929. I due non hanno soldi e vanno a vivere a casa della sorella di costei, Bessie, e del cognato Granville Hines. Sembra che la modesta casetta risiedesse nei dintorni di una comunità che ora non esiste più, la New Africa, ma per avere un'idea di come fosse orientata socialmente e culturalmente potete fare una capatina a New Road Africa verso Clarcksdale. Si tratta ancora oggi di una comunità abbastanza rigida, un po' chiusa e sicuramente animata da grande fervore religioso. Tutto sembra abbastanza pulito e ordinato e la vita scorre tranquilla secondo un ordinamento sociale abbastanza..ferreo. Viverci nel 1929 non doveva essere una pacchia..per un tipo come Robert Johnson!
Una rarissima immagine che ritrae Robert Johnson sulla veranda della sua casa in New Africa, dove viveva con la moglie Virginia, la sorella di questa e il cognato. E ' il 1928
Benchè lavorasse e amasse la moglie, una timida e dolce quindicenne impegnata nei lavori domestici , è risaputo che Johnson non tollerava la vita rurale e che scappava via di casa molto spesso. Si ritirava nei locali malfamati e sui barconi sul fiume all'inseguimento di un sogno. Ormai corrotto dalla musica Blues e dalla ossessione sfegatata per Charlie Patton e Son House stava molto poco accanto alla moglie, che era ormai incinta del primo figlio. Ma la tragedia è dietro l'angolo. Nella notte tra il 9 e il 10 aprile 1930 Virginia muore di parto con in grembo il piccolo Claude Lee: Robert non è con lei ma a suonare per clienti ubriachi sui barconi del Mississippi. Quando tornerà a casa due giorni dopo troverà la moglie morta e sepolta e l'ostracismo dell' intera comunità che lo bolla come " dissoluto,libertino e schiavo del demonio." Assalito dalla cognata Bessie che lo accusa pubblicamente di " aver venduto l'anima al diavolo e di aver così ucciso sua moglie" il ragazzo viene letteralmente buttato fuori di casa, umiliato, ferito e completamente devastato nell'animo. Scomparve il giorno stesso e iniziò a vagare sui treni merci di città in città assumendo ogni volta nomi diversi: Robert Spencer,Robert James,Robert Barstow e Robert Sacks.Lo ritroviamo per un breve periodo ad Hazelhurst, probabilmente alla ricerca di un conforto. Forse lo troverà in uno dei fratellastri del patrigno Charles che gli insegnerà i rudimenti della chitarra, e anzi gliene regala una, una Gibson Kalamazoo che lui terrà con se' fino alla morte. Qui impalma una donna molto più grande di lui , Calletta Craft, che sposerà in gran segreto nel maggio del 1931 e che non solo gli darà un figlio ma che gli permetterà ( anzi favorirà) la frequentazione con quello che fu indicato come " il Diavolo in persona":
Figlio del diavolo
Il Maestro oscuro
Ma chi era questa " oscura figura" da sempre paragonata al diavolo? Fu a causa di costui che Robert Johnson fece il famoso PATTO vendendo la propria anima per ottenere successo e abilità nel suonare la chitarra? Fu davvero quest'uomo il famoso mentore che lo accompagnò al " crocevia" dove il Maligno fu evocato? Vediamo come andarono i fatti.
La leggenda su Ike Zimmerman nasce da una famosa testimonianza di Son House, che conobbe Robert nel 1930 in uno dei locali sul Mississippi. All'epoca l'euforia del blues era palpabile e accadeva che ai musicisti si unissero degli avventori e delle promesse suonando tutti insieme, proprio come in una Jam session di oggi. Ebbene Son House riferisce che Robert Johnson suonava la chitarra " come una zappa e che molti clienti gli chiesero di zittire quel ragazzo che faceva venire mal di testa alla gente!" A distanza di un solo anno da questo episodio i due si incontrano di nuovo..e questa volta Johnson lascia tutti a bocca aperta " per le capacità incredibili e la velocità nel pizzicare le corde che aveva sviluppato in un solo anno! " E fu ancora Son House unitamente al suo alter ego Willie Brown a suggerire " che solo vendendo l'anima al diavolo si può diventare tanto bravi in così poco tempo!". E giacchè in quel breve anno tutti ricordavano di aver visto il giovane Robert in compagnia di Ike Zimmerman " suonare il blues" e per giunta " sulle lapidi del cimitero fuori del paese ", l'abbinamento tra Talento-Zimmerman-Demonio fu quasi automatico.
Ecco Son House all'epoca dei fatti..
L e chiacchiere girano e la leggenda del patto col diavolo prese immediatamente forma:infine fu lo stesso Robert Johnson a fissarla definitivamente dandole voce nella sua CROSSROAD BLUES. Poi, come succede in questi casi, la leggenda prese a camminare più velocemente di lui e forse lo fagocitò, trasformandolo in un artista " bello e dannato" destinato ( come poi fu) ad una intensa e breve vita di successi e a una morte drammatica e improvvisa. E Zimmerman in tutto ciò..che parte ebbe?
Ho trovato molte notizie su di lui ..su una radio di Alabama, che fece un'intervista alla figlia di lui qualche anno fa, nell'occasione della rivendicazione di alcuni pezzi del padre poi pubblicati da Robert Johnson. L'immagine che ne viene fuori à ben diversa da ciò che trovate in giro! Isaia " Ike " Zimmerman ( ma il cognome originario sembra essere Zinnerman) nacque a Grady, in Alabama , nel 1907. Benchè sviluppi presto l'amore per la musica è costretto a lavorare fin da bambino come agricoltore nella piccola azienda familiare. Nel tempo libero gli piaceva però andarsene a suonare in giro per i locali e pare che a Montogomery fosse molto conosciuto. In questa ridente cittadina prenderà come moglie una certa Ruth, che faceva la cuoca in uno dei migliori alberghi del luogo. Con lei si trasferisce in un posto chiamato " The Quarters", in Beauregard Road.
E' interessante notare come il piccolo agglomerato di 6 case risiedesse proprio accanto a un cimitero e che la casa di Ike " si trovasse all'imbocco di un crocevia", come narra la figlia. Qui la famigliola si allarga, lui cambia lavoro ma non perde mai la passione del blues che, come al solito, non e' ben visto dalla gente del luogo. Tuttavia è molto abile non solo con la chitarra ma anche con altri strumenti, nonchè buon maestro e sembra che a un certo punto abbia cominciato a dilettarsi nell'insegnamento della chitarra...a delle donne! Ennesimo spunto di contrasto con la piccola comunità, se pensiamo che nei primi anni '20 la società, sia nera che bianca, non vedeva di buon occhio che le donne si " acculturassero". Figuriamoci poi a suonare il blues!
Zimmerman finisce così a dare lezioni..nei cimiteri, e non solo in quello di Beauregard bensì in tutti quelli della zona, giacchè se ne andava spesso in giro. Il perche' di questa lugubre scelta è molto semplice: si trattava di luoghi sacri, tranquilli e un po' fuori mano, posti in cui neanche la più scatenata testa calda del circondario sarebbe partita con invettive..o peggio. Col tempo la figura di Ike viene " assorbita e tollerata" e iniziò a far parte del paesaggio. Le sue brevi scorribande lo portano a Martinsville, dove abitava il fratello Herman e dove lui si fermava spesso in un locale all'epoca chiamato ONE STOP perchè l'intera zona aveva un' unica fermata d' autobus. Proprio qui avviene il fatidico incontro tra Zimmerman e Johnson.
A sentire le testimonianze Robert era senza un soldo e si era fermato nel bar per rifocillarsi e suonare un po'. I due si piacquero subito e Ike invitò il ragazzo squattrinato, che dimostrava un grande amore per la chitarra e una forte volontà di imparare a suonarla, a casa sua. Johnson ci rimarrà un intero anno. L'intera famiglia Zimmerman si affezionò al ragazzo e i bambini giocavano con lui.
La sera si riunivano tutti intorno al fuoco per suonare delle ballate tradizionali o anche delle canzoni tipiche della famiglia Zimmerman. A sentire le testimonianze dei figli pare che la famosa Ramblin' on my mind e Come on into my kitchen , pubblicate da Johnson, erano in realtà canzoni composte da Ike di cui poi Johnson si impossessò.
Comunque sia i due si davano molto da fare: di sabato e di domenica salivano a piedi per una strada sterrata attraverso i boschi, attraversavano un incrocio (!) e poi si incamminavano a destra per entrare in un cimitero dove si esercitavano a suonare, sia di giorno che di notte. Anzi, molto piu' di notte, visto che il buon Ike di giorno lavorava come operaio per mantenere la famiglia! A volte Robert tornava dalla moglie Callie..ma per brevissime pause. Oltre alla chitarra sembra che Zimmerman lo abbia aiutato ad affinare l'arte dell'armonica e che sia stato co-autore di molte canzoni fra quelle poi furono incise per la Okeh, qualche anno dopo. In breve cominciarono ad esibirsi in " duelli musicali" in tutta la zona tra Juke e Martinsville: si sfidavano a colpi di chitarra in mezzo alle strade e infine partirono per il Texas, dove le loro strade si divisero. Robert tornò al nord a stupire i suoi colleghi musicisti con le acquisite abilità, e Ike poi lasciò Beauregard per trasferirsi con la famiglia prima a Los Angeles e infine a Compton, in California , dove intraprese un' attività pastorizia. Non smise mai di suonare il blues e morì serenamente nel suo letto nel 1974.
Ike Zimmerman quando faceva da mentore al giovane Johnson...
Tutto qui? E allora, il Patto col diavolo? Diciamo che, se proprio non vogliamo tirare in ballo il povero DOCTOR FAUST, l'idea di vendere la propria anima al Maligno...è storia vecchia! L'intera tradizione Afro.Americana ed Europea è piena di riferimenti a questa pratica; basti ricordare il famoso racconto di Irving Washington " Il diavolo e Tom Walker" del 1824, oppure
" Il Diavolo e Daniel Webster" di Stephen Vincent Bennet del 1936. E che dire di uno degli illustri predecessori di Robert Johnson, il musicista nero TOMMY JOHNSON che, triste e alcoolizzato e sulla scia dell' altrettanto fuso CHARLIE PATTON se ne andava in giro per il Mississippi urlando la sua BIG ROAD BLUES? E se proprio vogliamo dirla tutta, non fu ancora Son House a mostrare la " familiarità " tra la storia di Robert Johnson e quella del bluesman di St .Louis PEETIE WHEATSTRAW, che si autoproclamava " Figlio legittimo di Satana?". Infine, se vogliamo attingere alle storie di Casa Nostra,che ne dite di Nicolò Paganini e di molti suoi brani che si diceva " gli fossero stati dettati dal demonio" ? Insomma, fare di un acquisito talento nato da un duro impegno e da una predisposizione innata una Leggenda, e ricamarci su per vanagloria da parte di Robert Johnson e poi per puri fini commerciali da parte delle etichette che lo produssero, non fu difficile. Peccato che poi il musicista DANNATO si sia strozzato da solo alimentando le sue stesse favole!
Tommy Johnson, figlio del diavolo D.O.C....
Comunque il suo comportamento non era certo edificante: intrattenutosi in lieti convegni sessuali con la signorina Virginia Mae Smith già due mesi dopo la morte della sua povera moglie, ingravidata costei di un figlio che non volle mai riconoscere e fuggito in gran segreto per sposarsi con la benestante e pluri - divorziata
Callie Craft, di dieci anni più grande , per soli motivi ...economici, disseminava ovunque rancori, dissidi e cuori spezzati . A differenza di molti bluesman che si ficcavano nel letto di chiunque al solo scopo di ricavarne qualche spicciolo, una bottiglia e un po' di calore Robert Johnson metteva a frutto le sue doti amatorie con il calcolo preciso di un uomo d'affari, vendendosi a chi offriva di più. Non considerava disdicevole farsi mantenere da donne anziane e danarose, che seduceva, sfruttava e il più delle volte malmenava per infine abbandonarle quando trovava di meglio. IL suo secondo matrimonio finì..quando Callie si ammalò ( alcuni dicono per un aborto o un figlio nato morto) ed era necessario starle accanto.
Dalla sera alla mattina Robert la lasciò per accompagnarsi nelle sue scorribande ad una stellina di passaggio.. Tra il 1932 e il 1933 lo troviamo spesso in viaggio: faceva l'autostop o saliva sui treni come clandestino, e talvolta prendeva anche l'autobus. Per un breve periodo si stabilì ad Helena, in Arkansas, iniziando a fare proseliti tra i musicisti del luogo come Howlin' Wolf, Honeboy Edwards, Memphis Slim, Robert Nigthawk, Sonny Boy Williamson.. solo per citarne alcuni. Intrecciò anche una relazione ( ancora?) con la bella Estella Coleman aiutando poi il figlio di lei, il futuro bluesman
Robert Lockwood Jr ., a prendere la strada del successo.
Un maturo Robert Lockwood nel 1940...
Ma il suo preferito compagno di peregrinazioni fu Johnny Shine, col quale arrivò fino a New York e in Canada.
Troviamo traccia di questa sua preferenza in una foto che risale forse al 1933 e che ha fatto il giro del mondo come " la terza sconosciuta foto del grande Robert Johnson"....
Il Mistero in una foto
Dalla polvere ad Ebay
La foto ritrovata su Ebay, che è stata per anni oggetto di controversie
La storia di questa foto è estremamente singolare: scoperta per caso su Ebay nel 2007 da un collezionista , pubblicata sulla rivista Vanity Fair nel novembre 2008 fu infine autenticata nel gennaio 2013 dopo lunghe e attente dissertazioni sulla sua originalità. Ciò che faceva pensare, a parte l’espressione del giovane Robert che qui non sembra avere proprio NULLA di demoniaco, è che i bottoni della giacca di Shines sembrano essere al ” femminile”. A meno che il giovane Shines non usasse indossare la giacca della sorella è dunque ipotizzabile che la foto originale fosse ” girata ” e che quindi il musicista individuato come Johnson fosse in realtà…mancino, altro punto a favore riguardo la sua natura.. Luciferina !
Ecco la foto girata dal verso giusto, che conferma l' ipotesi del mancinismo
Fino a quel momento, infatti, le uniche due foto “confermate ” erano quelle in possesso della sorellastra di lui Carrie, che sono poi quelle che ben conosciamo; in entrambe Johnson NON appare affatto mancino. Allora come stanno realmente i fatti? Abbiamo varie testimonianze di Johnny Shines in merito. Sappiamo che quest’ ultimo si accompagnò a Johnson per un paio d’anni , dal 1933 al 1935 c.a., e che entrambi girarono in lungo e in largo per il Delta secondo le migliori tradizioni dei Ramblers.
Shines non parla mai del presunto mancinismo dell’ amico ma narra minuziosamente di
” come Johnny amasse suonare il Blues di schiena rispetto agli altri musicisti " mentre si "girava tranquillamente di faccia se si trattava di suonare musica d’altro genere, quella che gli avventori spesso chiedevano, come le ballate del vecchio Sud. ”
Ike Zimmerman pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nel 1974
Questa sua mania di girarsi di schiena è ben confermata anche da Son House che, come al solito, la colora di voodoo . ” Egli non voleva che gli altri musicisti lo guardassero negli occhi mentre suonava e si voltava di schiena, probabilmente perchè nessuno potesse strappargli il segreto della velocità delle sue esibizioni. Si sa che al diavolo non piace essere guardato in faccia! ” Ecco, bastano frasi come queste per alimentare una leggenda! Molto più semplice ipotizzare un mancinismo contrastato, un’ ipotesi questa che spiegherebbe in parte anche i mal di testa infantili di Johnson, le sue difficoltà di concentrazione, l’ irritabilità e il non voler frequentare la scuola.
Il mancinismo è stato per secoli considerato un ” segno demoniaco” e non pochi individui finirono sul rogo durante il periodo dell’Inquisizione..ma anche oltre!
Perfino in epoca moderna ( e sto parlando della metà degli anni ’70) si tendeva a correggerlo fasciando la mano del bambino e stimolandolo a scrivere con la destra!
Se quindi rapportiamo l’ essere mancini agli inizi del ‘900 in America, sul Delta, presso una comunità nera e in un bambino ” bastardo” ( quindi figlio della colpa) che per giunta una volta cresciuto ” va a fare il blues”..beh, possiamo comprendere l’ enormità del carico psicologico ed emotivo che ha accompagnato il giovane Johnson per tutta la sua breve vita. In questa ottica è facile supporre che le “improvvise capacita’ ” imputate al patto col diavolo fossero semplicemente un riappropriarsi del mancinismo perduto,f orse proprio su stimolo del suo maestro Zimmerman che aveva saputo leggere nell’ animo tormentato del ragazzo.
Un maturo Johnny Shines a cavallo tra 1940 e il 1950. Notate il riferimento al " crossoroads " delle migliori tradizioni Blues
Quindi, musicalmente parlando, assistiamo ad un vero e proprio sdoppiamento di Robert Johnson: da un lato un artista in grado di ” suonare qualsiasi cosa gli si chiedesse in qualunque stile “, una capacità tipica dei ramblers che dovevano adattarsi ai variegati gusti degli avventori dei bar, e dall’ altro ” un artista che faceva volare le dita sulla chitarra suonando il blues ..di schiena”. Nel primo caso c’è sicuramente l’ acquisizione di un ” metodo” che, se per Son House e altri musicisti di razza era innato, in Johnson era frutto di un impegno costante e disciplinato; nel secondo c’è invece la ” liberazione” del Blues che viene quindi eseguito secondo la propria natura mancina e che viene mantenuto ” nascosto” agli altri. D’ altra parte che Johnson fosse un dissociato e un alienato è ampiamente documentato: Shines riferisce di quanto l’amico fosse affabile e gentile col pubblico e violento e manesco in privato, soprattutto con le donne che maltratta, malmena e abbandona.
” Spesso scompariva proprio mentre stavamo suonando e mi lasciava solo” – narra Shine – stava fuori dei giorni interi senza dare sue notizie, poi tornava come se nulla fosse.
Io sapevo che amava mettersi nei guai, circuire le donne sposate e più di una volta ha fatto a botte con i loro mariti. Qualche volta è stato sbattuto in prigione per un paio di notti per ubriachezza molesta e risse. All’inizio era bello viaggiare con lui, fare su e giù per i treni, suonare dovunque avessimo voglia. Johnson era amato dalla gente, poichè sapeva soddisfarla in tutto e per tutto. Ma quando ha cominciato a darci dentro con le donne è cambiato. Sfogava la sua rabbia su qualsiasi donna gli arrivasse a tiro, la picchiava a morte e poi veniva a suonare con me. Mi diceva ” Ah,picchiare una donna mi fa stare meglio!” e in realtà quasi tutte le canzoni che scriveva parlavano di donne.
A un certo punto la convivenza con lui diventò impossibile e ci separammo. ”
Uno studio di registrazione " volante " in una camera d'albergo , una situazione frequente a cavallo tra gli anni '30/40. Qui Nick Lucas al lavoro.
Nel 1936 Johnson era tormentato dal desiderio di incidere le sue canzoni e di entrare nel mercato discografico. Si dette molto da fare , quindi, per farsi ricevere da
HC Speir, un talent - scout bianco che gestiva un negozio di dischi sul Mississippi e che aveva già scoperto grandi talenti come Charlie Patton, Skip James, Tommy Johnson e Son House.
A quanto si dice Speir riconobbe al volo le capacità di Johnson ma per una antipatia d’impatto preferì passarlo a Ernie Oertle, un altro TC che si offrì di portarlo a S.Antonio nel novembre ’36 per fare una sessione di prova Ciò avvenne nella stanza 414 del Gunter Hotel , dove la Brunswick Record aveva impiantato uno studio di registrazione ” volante, come si usava all’ epoca.
Insieme a lui infatti c’ erano uno stuolo di musicisti raccattati qua e là sul Delta,
Messicani soprattutto , e perfino la Wagon Gang Chuck, un gruppo musicale molto gettonato in quel periodo nei locali del Delta. Qui Johnson, come riferisce Oertle ” registrò accucciato in una angolo e di schiena, tanto che faticai molto per posizionare i microfoni.” Tuttavia Oertle non si meraviglia più di tanto: era abituato alle manie dei Bluesman e ai loro rituali e pensò che Johnson stesse semplicemente cercando
” l’angolo di carico”, cioè il modo migliore per tirare fuori il suono.
IN questa prima sessione furono registrate tra le altre BLUES, l’COME ON INTO MY KITCHEN, KINDHEARTHED WOMAN, CROSSROAD BLUES e TERRAPLANE Blues, l' unica che Johnson ascoltò registrata e che divenne un grande successo, vendendo nella prima settimana ben 5000 copie, un vero record per l’epoca!
In questa prima esperienza di prova troviamo un ciclo di canzoni sicuramente legate al Sud rurale, viscerali e d’ impatto, considerate da sempre ” la più vera espressione del malinconico Johnson”. Tra queste si distingue Kindhearted Woman per la sua complessità e per una maggiore ricerca del suono; il testo è sicuramente molto più articolato delle altre e non a caso per anni, unitamente a Crossroads blues, divenne quasi il vessillo distintivo dell’artista. Una seconda sessione fu poi fatta nel 1937 direttamente a Dallas nel Vitagraph Building sito in 508 Park Avenue, dove la Brunswick Record aveva il suo Quartier Generale.
In tutto 29 canzoni più alcune prove incompiute e delle registrazioni scartate, per un totale complessivo di 41 incisioni. UN numero esiguo di brani che tuttavia costituiscono un prezioso patrimonio per la musica mondiale. Tuttavia quello di Robert Johnson fu un successo POSTUMO. Benchè apprezzato musicista le sue capacità di innovazione non erano ben comprese all’ epoca e non fu certo la sua prematura morte a relegarlo in un immediato oblio che lo nasconderà alla critica per circa trent’ anni. Nel 1938, periodo del suo massimo successo, se chiedevate a qualcuno per strada ”
Chi e’ Robert Johnson? ” non avrebbe saputo rispondervi ,però avrebbe saputo descrivervi quanti capelli in testa aveva Son House. Tuttavia il suo nome cominciava a farsi strada tra gli esperti del settore visto che proprio quell’ anno il famigerato
John Hammond, produttore della Columbia Records, lo aveva messo sotto contratto per la prima edizione del poi famosissimo ” Da Spiritual a Swing ” alla Carnegie Hall di New York, come dire la consacrazione ufficiale del giovane Johnson!
Pensate che, quando si seppe della sua morte e con Big Bill Broonzy che lo sostituiva sul palco, vennero osservati due minuti di silenzio e fatte suonare due delle sue ultime registrazioni, tra una folla attonita e in lacrime.
Ecco la copertina del disco del famoso evento a cui Johnson non potè partecipare.. Notate l' elenco di nomi illustri.
Come si spiega allora questa sua scarsa popolarità tra la gente comune? Robert Johnson in realtà NON FU MAI famoso in vita e la sua produzione appare irrisoria rispetto a quella degli altri Bluesman dell’epoca. Ma rientrò in auge , e si può dire fu riscoperto, negli anni ’60 con la nuova generazione degli artisti Rock, in particolare grazie a una raccolta edita dalla Paramount chiamata KING of the Delta Blues Singer, che andò letteralmente…a ruba, tanto che fu ristampata nel 1969 e infine nel 1970.
Artisti come Eric Clapton e i Cream contribuirono nettamente alla rinascita della sua stella incidendo una nuova versione di Crossoroads Blues, per non parlare dei
Rolling Stones che uscirono di senno con la loro versione di Love in Vain e
Stop Breakin Down Blues.
Ma già tempo prima artisti meno noti avevano cercato di tirar fuori Johnson dalla sua tomba. Nel 1951 Elmore James aveva registrato una sua (particolarissima) versione di
I Believe I dust my broom, che non ebbe il meritato successo, mentre la ormai celeberrima Sweet Home Chicago era diventata il vessillo di moltissimi Bluesman d’ eccezione, primo tra tutti Muddy Waters, che a sua volta avrebbe influenzato i Beatles.
In realtà Johnson incarnava una realtà attualissima per i primi anni ’ 60 Americani: l’immagine di un anti-eroe dannato, maledetto e ossessionato dal demonio che canta il Blues frantumandolo dal di dentro ben si sposava con la natura rivoluzionaria della nuova generazione Americana. Egli nelle sue canzoni ” grida ” letteralmente il dolore esistenziale di una società che non trova più dentro se stessa efficaci punti di riferimento e che, con spasmodica angoscia, si lancia verso un futuro oscuro e denso di incognite.
Se vogliamo la produzione di Johnson è piena di donne, alcool e violenza, esattamente come nella più pura tradizione blues. Eppure nei suoi testi si percepisce il suo forte disgusto verso ciò che egli stesso narra e di cui non è affatto fiero. Il suo ritmo ossessivo da boogie neonato, la sua voce stridula e nasale, le pause tra le parole, l’utilizzo delle microtonalità e i testi articolati in cui spicca la sua devastazione morale, il suo sentirsi un ” bastardo senza patria” inseguito dai ” diavoli del rimorso ” operarono un transfert di grande impatto sui musicisti dell’ epoca, ammalati della sua stessa malattia.
Usciti fuori da un decennio di benessere e di sani principi familiari i ” ragazzi del ’60”
si sentono stritolati da una società in cui la tradizione ha il sapore di uniformità e in cui il concetto di Patria va troppo a braccetto con la parola GUERRA. Sarà poi la campagna del Vietnam e la spaccatura che ne consegue a dare loro la giusta voce; nel frattempo il mondo esige un cambiamento e questo regolarmente avviene, come sempre, attraverso la musica.
Nasce quindi la generazione ROCK.
Fortemente influenzati dal blues i Rolling Stones sono poi divenuti l'icona vivente del vivere Rock. I loro concerti tra gli anni 60/70 erano infarciti di droga, alcool e rituali oscuri. Non di rado furono protagonisti di rituali pseudo-satanici e si dice che furono spettatori impassibili anche di veri omicidi compiuti nei loro spettacoli da gruppi di esagitati.
Essere Rock, nell’America del tempo, equivale a “rompere con gli schemi, confutare la tradizione, mettere in discussione le convenzioni e anelare ad una società di vera aggregazione, in cui i concetti di Umanità e Progresso non siano parole scritte su carta. E’ indicativo quindi, e anche naturale, che Johnson con la sua musica maledetta e le sue innovazioni stilistiche, che tendevano a fare della chitarra la ” vera voce dell’ anima ”, venissero utilizzate come punto di partenza per la costruzione di questo nuovo mondo. Inoltre il Satanico Artista ,con i suoi brani deliranti ed evocativi, i testi in cui si autodefinisce ” dannato”, il suo evidente disprezzo per le donne e la descrizione fin troppo particolareggiata di un stile di vita degradata e dedita al vizio, NON PUO’ non essere un’ icona ideale per una generazione che fa del suo atteggiamento di rottura uno stile di vita. E poi, la famosa triade ” droga sesso e rock’ n roll” su cui si è poggiata tutta una generazione di giovani Americani tra gli anni ’60 e ’70 non prende ampio spunto dalla Johnsoniana condotta ” alcool donne e Blues”? Malignamente posso suggerire che forse non è tutto oro quello che luce.
Una delle caratteristiche che resero celebre Johnson e gli dettero sempiterna memoria fu il suo ritmo esuberante ed eclettico, molto diverso da quello dei Bluesman del Delta degli anni ’30. Per darvi l’idea , quando Keith Richards ascoltò per la prima volta una delle sue incisioni si chiese: ” Ma chi è l’altro chitarrista che suona con lui?” poiche’ non si era accorto che Johnson era da solo. Ciò perchè l'intero brano manteneva dall' inizio alla fine un ritmo articolato e veloce e la voce dissonante e nasale di Johnsn aveva il colore di un vero ” grido”.
Tuttavia esistono dichiarazioni autentiche del Direttore Esecutivo della Sony
Berhil Cohen Porter, che vinse un Grammy nel 1991 per la ristampa delle opere di Johnson, riguardo la possibilità che le incisioni del 1936/1937 potessero essere state velocizzate, un vezzo tipico della coppietta Okeh/Vacalion che amavano fare bizzarrie simili .
Nel 2010 fu poi John Wilde nel famoso magazine musicale THE GUARDIAN a sottolineare che le registrazioni di Johnson fossero state volutamente accelerate per conferire un ” tocco di modernità ” all’ insieme.
Difficile dire come stanno realmente le cose, giacchè le matrici originali dei 78 giri di allora non esistono più. Ma se ciò fosse vero la musica di Robert Johnson,
definito il NONNO DEL ROCK, andrebbe forse reinterpretata.
Comparazione tra la foto ritrovata su Ebay ( a sn) e quella conclamata di Johnson. Noterete le enormi differenze tra le due. Benchè analisi computerizzate sull' anatomia facciale di Johnson abbiano affermato con sicurezza che entrambe le foto ritraggono l'artista resta da chiarire COSA abbia in lui potuto modificare in così breve tempo l'espressione e il somatismo del viso. Forse..il patto col diavolo?
Invero egli entrò nella ROCK’ N ROLL HALL OF FAME con quattro canzoni di taglio NON Blues ma Rock. Precisamente con : Sweet Home Chicago e Cross Roads Blues del 1936, e Hellhound on my Trail e Love in Vain del 1937. D’ altra parte , senza la sua leggenda, forse OGGI l’ universo della musica Rock non sarebbe lo stesso, vista la sua influenza su mostri sacri come Eric Clapton che ha iniziato la carriera proprio sulla scia delle musiche del maestro; o
i Led Zeppelin che lo omaggiarono con il fantastico TRAVELING RIVERSIDE BLUES in cui i riferimenti alla musica e ai testi delle canzoni di Johnson si sprecano! Insomma, da Jeremy Spencer a Fletwood Mac a Peter Green America e Inghilterra si sono strette la mano per consacrare Johnson ” Maestro Spirituale” della nuova Era. Quel che è sicuro è che Robert Johnson non godette mai del suo successo e che ebbe una morte prematura e oscura. Neanche il luogo della sua sepoltura è ufficialmente noto e ciò ha alimentato per anni la leggenda che forse egli forse non sia
mai esistito. Ma a me i misteri non piacciono e ho cercato di venirne a capo.
Ecco quello che ho scoperto per voi…..
Uccidere Satana
Cronaca di una morte annunciata
Una delle lapidi commemorative erette per Johnson. Questa si trova ad Huzlehurst..
Fantasticare sulla sua morte è sicuramente facile ed eccitante, soprattutto se ci si crogiola nella leggenda del patto col Diavolo. Tuttavia la realtà è molto meno poetica e sicuramente più amara, tale da gettare un’ ombra oscura non tanto sulla sua persona quanto sulla società dell’epoca e sulle credenze popolari che a volte possono contribuire alla morte del singolo individuo.
Molti hanno messo bocca su quanto è accaduto in quel maledetto agosto del 1938. Beth Thomas, una delle tante amanti vessate e picchiate da Johnson, afferma che fu suo padre a ucciderlo sul ponte di Quito, vicino a Greenwood, pugnalandolo alla schiena la sera del 13 agosto. Il padre sembra fosse stufo dei maltrattamenti subiti dalla figlia, che tornò a casa tumefatta e sanguinante mentre Johnson se ne stava a suonare in uno dei locali sul fiume.
Il certificato di morte di Johnson più famoso, secondo il quale l'artista era morto per stricnina.
Che Thomas abbia partecipato all’ assassinio dell’ artista potrebbe essere in parte vero se diamo credito a ciò che riportarono in seguito i suoi amici del cuore Sonny Boy Williamson e Honeboy Edwards riguardo il presunto avvelenamento per mano ” ignota”. Tuttavia esistono anche due certificati medici contrastanti: il primo ci parla di morte per stricnina, l’ altro di sifilide e polmonite. Entrambi concordano sul fatto che Johnson morì dopo una lunga agonia e senza cure mediche . Come mai? Vediamo di ricostruire i fatti.
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