Carovana

Carovana
Stephen Goldin
Anni '80.Il mondo è sconvolto. La società statunitense è crollata a causa della carenza di cibo, combustibili, tensioni razziali e miriadi di altri problemi, Un gruppo di persone vuole fuggire su un altro pianeta e fondare un nuovo mondo.. se riescono ad attraversare sani e salvi la nazione , rubando benzina e combattendo contro i banditi, e a raggiungere la navicella prima che parta.
Negli anni '80 in un mondo da incubo, la società statunitense è crollata a causa della scarsità di cibo e combustibili, oltre che per le tensioni razziali e miriadi di altri problemi. Un gruppo di visionari vuole fuggire su un altro pianeta e fondare un nuovo mondo. Prima, però, devono riuscire ad attraversare la nazione - rubando benzina e combattendo contro i banditi lungo il percorso- se vogliono raggiungere la navicella spaziale prima che parta per sempre



CAROVANA
Un romanzo di
Stephen Goldin

Pubblicato da Parsina Press (http://www.parsina.com/)
Casa editrcie per la traduzione: Tektime
Caravan Copyright 1975 Stephen Goldin. Tutti i diritti riservati
Traduttore Alberto Favaro.
Casa editrice per la traduzione: Tektime

INDICE DEL CONTENUTO
Capitolo 1 (#ud998a042-01dd-55b8-bbf3-b757d770cace)
Capitolo 2 (#u7acd0a71-e99b-51b2-99c9-f86b517fec17)
Capitolo 3 (#u42453016-2489-591a-b73d-09d78c67b07a)
Capitolo 4 (#litres_trial_promo)
Capitolo 5 (#litres_trial_promo)
Capitolo 6 (#litres_trial_promo)
Capitolo 7 (#litres_trial_promo)
Capitolo 8 (#litres_trial_promo)
Capitolo 9 (#litres_trial_promo)
Capitolo 10 (#litres_trial_promo)
Capitolo 11 (#litres_trial_promo)
Capitolo 12 (#litres_trial_promo)
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CAPITOLO 1
WASHINGTON— Gli incontri economici internazionali si sono aperti lunedì in un clima di angoscia e preoccupazione a causa dell’aumento del prezzo del petrolio e alla relativa minaccia di una crisi economica mondiale.
H.Johannes Witteveen, direttore del Fondo Monetario Internazionale, ha previsto un’espansione della recessione e dell’inflazione in tutto il mondo, con pressioni finanziarie senza precedenti.
Il Presidente della Banca Mondiale Robert S. McNamara ha previsto che le nazioni più povere del mondo, che contano oltre un miliardo di abitanti, soffriranno la fame a meno che le nazioni industriali e quelle esportatrici di greggio intensifichino notevolmente i loro aiuti. Un passo che poche tra queste nazioni sembrano intenzionate a compiere.

Los Angeles Times
Martedì, 1 Ottobre 1974

* * *

Sediamo sull’orlo di un precipizio sfidando la forza di gravità ad attirarci nell’abisso. Il fondo è ignoto perché siamo saliti così in alto che lo abbiamo perso di vista. Non è nulla di così banale come una recessione; anche una depressione simile a quella degli anni trenta impallidirebbe al confronto. Quello che ci troviamo davanti osservando in basso non è altro che la distruzione totale della nostra Civiltà e della maggior parte di noi, per paura dell’altezza abbiamo chiuso gli occhi.
Se si sale un po’ su un pendio e si scivola, è probabile che non ci si faccia troppo male. Cadute da altezze maggiori, invece, possono essere fatali. Noi siamo saliti così tanto sulla collina del Progresso che una caduta ci ridurrà in frantumi come un bicchiere lasciato cadere dall’Everest.

Peter Stone
Il Collasso del mondo

* * *

Il cartello sulla scrivania diceva “Controllo di sicurezza di Granada Hills, ” ma questo non riusciva a nascondere il fatto che l’edificio fosse in realtà un supermercato abbandonato ai margini di un centro commerciale deserto. Corsie di scaffali vuoti e nudi fornivano una muta testimonianza dei tempi grami che si erano abbattuti sulla comunità. In effetti, a Peter, la cavità vuota dell’edificio sembrava simboleggiare l’intero Collasso della Civiltà.
La guardia dietro la scrivania lo guardò con sospetto. Peter non era un grande esperto di armi, ma quella infilata nella fondina della guardia sembrava grossa abbastanza da riuscire a fermare un branco di elefanti infuriati. Peter tossì nervosamente e si schiarì la gola. “Io… Io vorrei unirmi alla vostra comunità, se fosse possibile, ”disse. “Ho trentadue anni e sono un buon lavoratore. Sono in grado di fare quasi qualunque cosa di cui ci sia bisogno.”
La guardia sembrava piuttosto scettica. “Come ha detto che si chiama?”
“Peter Smith, ” mentì. Il suo vero nome, Stone, aveva acquisito troppe connotazioni negative nel corso degli ultimi anni, e aveva preferito non usarlo più. Era stato già abbastanza problematico riuscire a non farsi riconoscere e non aveva intenzione di farsi troppa pubblicità.
““Smith, eh? C’è qualcuno a Granada che possa garantire per lei?”
“Beh, no, Sono capitato qui per caso. Nel corso degli ultimi mesi ho viaggiato in bicicletta partendo da San Francisco, e questo mi sembrava un buon posto per fermarmi.”
“Come vanno le cose lassù?”
““Non bene” rispose Peter. “Va male lungo tutta la costa. Da quel che ho visto, la vostra zona sembra nella media..”
La guardia borbottò. “Temo, signor Smith, che non possiamo accettarla qui. Abbiamo già troppe persone senza l’aggiunta di estranei. Ci sono già un sacco di braccia disposte a lavorare ma ci sono poche risorse per alimentarle, se capisce cosa intendo.”
“Certo, ”annuì Peter. La situazione gli era anche troppo familiare. “In questo caso, mi chiedevo se fosse possibile comprare del cibo da voi. Ho del denaro…”
“Granada Hills si basa sul baratto, almeno fino a quando la situazione monetaria si stabilizzerà di nuovo. Non è fortunato. A meno che non abbia qualcosa da scambiare. Ha proiettili, batterie, candele, utensili o fili di rame?” Peter scosse la testa. “Che ne dice della sua bici? C’è sempre bisogno di una bici in più.”
“Mi dispiace. Ne ho bisogno per me. Le cose non sono semplici per un uomo a piedi, la bici almeno mi dà un minimo di sicurezza.”
L’altro annuì. “É sempre peggio. Non avrei mai pensato di vedere il giorno in cui queste cose sarebbero successe a noi.”
“Senta, c’è per caso un posto in questa zona che accetti denaro contante?” Il sole stava tramontando e Peter voleva fermarsi da qualche parte prima del buio. Ultimamente aveva avuto troppe brutte esperienze di notte.
“Potrebbe provare a San Fernando; l’ultima volta che ne ho sentito parlare stavano ancora accettando denaro. È meglio però che stia in guardia, ci sono parecchi teppisti da quelle parti.”
“Come ci arrivo laggiù?”
“Prenda questa strada, la Balboa, vada a nord per circa un miglio fino a San Fernando Mission Boulevard, poi a est per un paio di miglia. Non si può perdere.”
“Grazie.” Peter cominciò a spingere la sua bici fuori dal supermercato.
“Buona fortuna,” sentì gridare la guardia. “Non vorrei essere uno stoner per tutto l’oro di Fort Knox.”
Peter si chiese mentre pedalava pigramente se fosse rimasto ancora dell’oro a Fort Knox. Forse ce n’era, decise tra sé; ma non valeva la pena rubare oro adesso. La gente ha bisogni più immediati, come il cibo, l’acqua, la benzina e la corrente elettrica. Da qualche parte, pensò, il governo degli Stati Uniti starà cercando di andar avanti come se nulla di strano fosse accaduto, continuando a fare la guardia all’oro e alla ricchezza che dovrebbe rappresentare come un dinosauro vergine che fa la guardia a un nido di uova sterili. E se pensano al Collasso, probabilmente daranno la colpa a me come se io fossi qualcosa di diverso dal messaggero che ha portato la notizia del disastro.
Essere un profeta di sventura non è una carriera gratificante.
Mentre pèdalava lungo Balboa Boulevard, Peter si guardò intorno cercando di immaginare che aspetto avesse potuto avere quel quartiere una decina di anni prima, prima che iniziasse il Collasso. Alla sua sinistra c’era un altro centro commerciale e un edificio alto che una volta era stato, secondo quanto diceva l’insegna, un ospedale e attualmente era usato per ospitare una serie di appartamenti. Sulla destra c’erano altri appartamenti, nati per essere tali, una volta lussuosi ma ora cadenti e mal tenuti. Spazzatura che non poteva essere bruciata era stata deposta all’esterno, lungo la strada, dando all’aria un odore sgradevole.
Oltrepassò un altro supermercato deserto, attraversò Chatsworth Street e proseguì verso nord. C’erano case su entrambi i lati, abitazioni di scarsa qualità che una volta erano state molto popolari nei sobborghi. Avevano piccoli cortili che ora ospitavano orti e non prati—lattuga, ravanelli, pomodori e meloni sembravano tutti molto popolari. Gli orti erano circondati da recinzioni, alcune delle quali, notò, sembravano provenire dai divisori centrali di una superstrada. Un segnale di stop era stato piantato in un orto e vestito di abiti laceri per formare uno spaventapasseri di fortuna. Un paio di case sembravano essere state rase al suolo per far spazi a campi di mais. Gli steli verdi ondeggiavano al vento.
Cani vagavano per le strade, facendo la guardia alle case. Abbaiarono conto di lui mentre passava, ma non si preoccuparono di inseguirlo quando videro che non rappresentava una minaccia per gli orti dei loro padroni. C’erano parecchie capre in giro e un gran numero di polli, ma Peter non riuscì a vedere gatti —loro e i conigli erano stati rinchiusi in recinti e usati come cibo. Gli animali domestici non erano più un lusso da potersi permettere. Anche gli uccelli erano scarsi; senza dubbio i ragazzini del quartiere stavano migliorando la loro mira con le fionde,
Peter si chiese il motivo che lo spingesse a vagare nei centri urbani. Le città, lo sapeva, erano trappole mortali, pronte a collassare sotto il proprio peso nell’immediato futuro, e chiunque fosse stato presente sarebbe stato travolto nella loro distruzione. Erano le, relativamente poche, persone che vivevano in campagna che avrebbero avuto un futuro migliore, anche se ne sarebbero stati ugualmente feriti. Qualsiasi persona di buon senso avrebbe dovuto capirlo e cercare di procurarsi un pezzo di terreno agricolo prima che il caos totale si impadronisse della nazione. Peter, però, era, e lo era sempre stato, un ragazzo di città, fatto per le città anche se sapeva bene che questo poteva significare la sua morte in qualsiasi momento.
Il mio problema, pensò, è che do buoni consigli ma, come tutti gli altri, non li seguo.
Forse era già troppo tardi per fare qualcosa già sette anni prima quando il suo libro, Il Collasso del mondo, aveva invaso le librerie e alimentato le polemiche. Le immense forze globali che aveva previsto stavano già lavorando per distruggere la Civiltà. La scarsità dei materiali era già diventata evidenti all’inizio degli anni ‘70, e le serie di piccole crisi avevano continuato ad aumentare senza che fosse preso alcun provvedimento per prevenirle. La divisione della società, con gruppi contro gruppi, aveva privato l’umanità della coesione necessaria per affrontare i suoi problemi. L’inflazione aveva paralizzato l’economia e gli scioperi avevano indebolito la fiducia della gente nel futuro.
In precedenza erano stati scritti molti libri che prevedevano che le condizioni sarebbero diventate critiche prima della fine del ventesimo secolo; ma erano stati tutti considerati come portatori di sventura ed esageratamente pessimistici dalla grande maggioranza delle persone, che avevano mantenuto una fiducia piuttosto naif sull’abilità dell’Umanità di risorgere, come una Fenice, dalle proprie ceneri. Poi era comparso Il Collasso del mondo, con le argomentazioni più forti e spaventose pubblicate fino a quel momento. L’allora venticinquenne Peter Stone aveva provato al di là di ogni dubbio che la civiltà era condannata entro un paio d’anni a meno che non fossero prese immediatamente delle decisioni drastiche. Aveva evidenziato anche quali fossero i passi da seguire: eutanasia obbligatoria, controllo delle nascite obbligatorio, immediata redistribuzione della ricchezza, immediata decentralizzazione della società, fine delle abitazioni unifamiliari, divieto di allevamento di animali da compagnia non dedicati all’alimentazione, una forzata migrazione delle persone per arrivare a una corretta distribuzione della popolazione, un rigoroso razionamento del cibo e dell’acqua, una gestione da parte del governo delle industrie e del lavoro e un completo controllo governativo dei trasporti, oltre a un programma di investimenti multimilionari per la coltivazione e la colonizzazione dei fondali marini.
Fu stupefacente per lui vedere come fosse diventato, praticamente in una notte, il nemico del novantacinque per cento della popolazione. Mentre alcuni intellettuali lo salutarono come “una delle menti più brillanti dei nostri tempi, ” la cosa più carina che la maggior parte delle persone fu in grado di fare fu quella di chiamarlo “quel maledetto socialista.” Alcuni erano convinti che fosse l’incarnazione del diavolo per aver semplicemente espresso l’ovvia verità. Il libro, però, vendette, milioni di copie. Era ironico, pensò Peter, che il suo libro sarebbe stato uno degli ultimi bestseller; poco dopo la sua ventesima ristampa, la maggior parte dei sindacati dei tipografi era scesa in sciopero. Per quel che ne sapeva Peter stavano ancora scioperando.
Aveva accumulato fama e fortuna quando entrambe stavano cominciando a perdere di importanza.
Era apparso in molti talk show televisivi, spiegando e dibattendo le sue convinzioni che la Civiltà, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo, stava crollando. Continuò a dire che le sue soluzioni non piacevano neanche a lui, ma che si doveva fare qualcosa di drastico per evitare un destino ancora peggiore. Nessuno lo ascoltò. I suoi nemici continuarono ad accusarlo di essere un opportunista, che faceva soldi sulle sventure del mondo, approfittando dei disastri. Fu dipinto come un criminale e marchiato come un radicale e un traditore.
Nel frattempo, tutto quello che aveva previsto si stava avverando. Gli scioperi dei lavoratori comunali portarono a un collasso dei servizi cittadini. La scarsità di benzina che aveva previsto era peggiorata a causa della guerra israeliana, che aveva distrutto il novanta tre per cento dei pozzi petroliferi arabi. Da un giorno all’altro, il mondo si trovò ad affrontare la sua crisi energetica più grave. Per mancanza di elettricità, le stazioni radiofoniche e televisive cominciarono a scomparire. Per la mancanza di carburante, i furgoni non furono più in grado di trasportare i materiali, le forniture e i prodotti finiti con l’efficienza precedente. Cominciò a mancare tutto sempre con maggior frequenza. Le comunicazioni, i trasporti e la distribuzione —i “Tre Pilastri” che Peter aveva elencato nel suo libro—peggiorarono giorno dopo giorno.
Peter girò a destra sul San Fernando Mission Boulevard e continuò a pedalare. Pali telefonici erano distanziati sporadicamente lungo i lati della strada; molti erano stati abbattuti per farne legna da ardere. Mentre passava, vide parecchie persone lavorare nei loro orti. Avrebbero probabilmente continuato a impegnarsi in quelle sciocchezze fino al giorno in cui l’acqua avrebbe smesso di uscire dai loro rubinetti. Peter rabbrividì pensando al panico che stava covando sotto la superficie, come uno spirito maligno in attesa del giorno inevitabile in cui si sarebbe liberato.
Passò sotto un cavalcavia autostradale, attraversò una strada principale e arrivò in un’area che una volta era stata un parco. Era grande tre isolati in lunghezza e uno in larghezza. Anche qui era stato fatto un tentativo di coltivarlo a mais, ma era fallito a causa della folla che si era spostata a viverci. Il parco era pieno di vecchie auto scassate che le persone avevano portato lì e stavano usando come alloggi. All’inizio, Peter si chiese che cosa li avesse spinti—le abitazioni erano l’ultima delle cose che mancavano in quel momento. Poi vide che cosa c’era davanti al parco.
Era la Missione di San Fernando, una degli edifici di culto fondati nel diciottesimo secolo da Padre Junipero Serra lungo quello che era stato poi chiamato El Camino Real. In quanto chiesa cattolica, rappresentava una delle poche organizzazioni ancora operative nel mondo contemporaneo. La missione operava come un punto di distribuzione di cibo, e considerava come uno dei suoi compiti principali quello di sfamare gli indigenti. Era questo il motivo per cui moltitudini di poveri si erano stabiliti nel parcheggio sull’altro lato della strada.
Peter provava sentimenti contrastanti nei confronti delle chiese. Non essendo religioso, tendeva a non fidarsi di loro. Era vero che ora stavano facendo un lavoro molto buono, provvedendo non solo ai bisogni materiali —come la distribuzione di cibo— ma anche curando i bisogni spirituali e tenendo alto il morale. Con il peggioramento della situazione, le persone si sarebbero sempre più rivolte alla religione come fonte di conforto. Questo andava bene per il momento ma Peter non poteva fare a meno di ricordare la Chiesa medievale fosse cresciuta fino a diventare un monolite paralizzante, che incoraggiava la superstizione e schiacciava senza pietà ogni individualità. Se l’Umanità fosse riuscita a risollevarsi e a crescere ancora, la libertà di pensiero avrebbe dovuto essere una’assoluta necessità. Peter temeva che le chiese stessero portando un sollievo a breve termine e un’oppressione di lunga durata.
Sì fermò davanti alla missione e scese dalla bicicletta. Quello sembrava il posto migliore dove passare la notte. Poteva sfamarsi alla missione e poi dormire appoggiandosi al muro. Le notti potevano essere fresche a Los Angeles ma di solito non erano fredde in modo insopportabile. Uno dei suoi pochi averi—a parte il denaro, che era utile solo in modo occasionale—era la coperta che teneva nascosta nello zaino. Sarebbe stata più che sufficiente per tenerlo al caldo quella notte.
Cominciò a camminare, spingendo la bici verso la missione quando notò che stava accadendo qualcosa in una stradina laterale a ovest del muro dell’edificio. Un nero con una motocicletta era stato assalito da una banda di giovani bianchi.
“Penso sia da Pacoima,” stava dicendo uno dei teppisti. “venuto qui a spiarci, a cercare dove sono i nostri punti deboli. Forse lui e i suoi compari vogliono attaccarci per rubarci la benzina questa notte. Dolcezza, dove hai preso questa moto?”
Il nero era giovane, alto e spigoloso; in momenti più felici avrebbe potuto essere un giocatore universitario di pallacanestro. Indossava una canottiera rossa, pantaloni blu e una bandana rossa intorno alla fronte. Il suo volto era adornato da un pizzetto e da baffi neri crespi, e da una criniera di capelli corti e ricci. Aveva un’espressione di ribollente dignità. “Toccate quella motocicletta,” disse, “e vi intaglierò il discorso di Gettysburg su quel vostro culo candino come un giglio.” La sua voce era così bassa da risultare quasi impercettibile, ma trasmetteva un senso di forza.
Il gruppo di teppisti rimase sorpreso per un attimo, poi tutti cominciarono a ridere nervosamente. Erano nove contro uno. “Chi pensi di essere, negro, per venire qui e darci ordini?” chiese il capo, avvicinandosi di un passo. Il resto del branco fece lo stesso.
Con un movimento rapido, lo straniero infilò una mano nella tasca dei pantaloni, estrasse un coltello a serramanico e fece scattare la lama. Cominciò a muovere la mano facendo un piccolo cerchio davanti a sé, dando quasi l'impressione che la lama si stesse muovendo da sola. “Nessun ordine,” disse. “Solo un consiglio.”
I teppisti si fermarono ancora. La situazione si era fatta più seria, ed erano incerti sul da farsi. Il capo era nella posizione peggiore e non osava perdere la faccia davanti ai suoi scagnozzi. Così, dopo aver dato per un momento un’occhiata al coltello, raggiunse con calma la sua cintura ed estrasse la sua arma, una baionetta dell’esercito montata su un manico di legno. “Se vuoi giocare duro, possiamo farlo anche noi—vero, ragazzi?” Incoraggiati dal suo comportamento, gli altri estrassero i loro coltelli.
Peter si guardò intorno. Nessuno nel parco era in una posizione adatta per vedere quello che stava succedendo—o, se lo era, stava facendo di tutto per ignorarlo. Sentì una sensazione di nausea nello stomaco e la saliva in bocca diventò acida e amara. Controllò che il suo coltello fosse libero nel fodero, nel caso fosse stato necessario usarlo.
La banda stava circondando la sua preda, ma con meno sicurezza di quanto era logico aspettarsi. La vittima potenziale non era un qualche straniero indifeso spaventato dalle loro minacce, ma un uomo forte con un coltello affilato e, in apparenza, in grado di usarlo bene. Il gruppo cominciò ad avvicinarsi con cautela.
Il nero mantenne la posizione girandosi lentamente per non perdere di vista sia quelli dietro di lui sia quelli che gli erano di fronte. La mano col coltello si muoveva agile e restava puntata direttamente alla gola del capo.
Con un muggito simile a quello di un toro, il capo attaccò. Il nero lo schivò agevolmente e mosse il polso con un movimento apparentemente naturale e senza sforzo, Quando il capo si raddrizzò, Peter poté vedere che c’era un profondo squarcio sul suo orecchio sinistro e che stava sanguinando copiosamente. “Il prossimo,” disse il nero, ridendo.
In tre lo attaccarono da direzioni diverse. Uno ricevette un rapido calcio all’inguine che lo fece piegare in due; il secondo si trovò a colpire l’aria mentre la vittima che si era girata di scatto abbassava con forza la lama sulla mano del terzo. “Forza,” urlò il capobanda. “Cosa siamo? Un gruppo di polli? Facciamolo fuori!”
Attaccarono tutti contemporaneamente, pur mostrando un gran rispetto per la forza dell’avversario. Il nero aveva braccia più lunghe della maggior parte di loro e riuscì a tenerli momentaneamente a bada con i suoi fendenti, ma non poteva farcela a lungo contro un numero maggiore di persone.
Peter non era un combattente molto bravo anche se aveva dovuto fare molta pratica nel corso dell’anno precedente. Di solito, se poteva, evitava le risse, ma questa era una di quelle situazioni che non poteva ignorare se voleva continuare a vivere in pace con la propria coscienza. Estraendo il suo coltello ed emettendo un urlo, si gettò nella mischia.
La banda fu colta di sorpresa da questo attacco proveniente da un'altra direzione e per un attimo si fermò, dando a Peter un vantaggio di cui aveva gran bisogno. Ne mise fuori combattimento uno con una rapida pugnalata al fianco, sotto le costole. Passando al successivo, lo colpì in faccia, appena sopra il sopracciglio. Il sangue zampillò dal taglio e finì nell’occhio, accecando il ragazzo e facendogli credere di aver perso l’occhio. Cadde a terra, urlando.
Il nero non aveva avuto esitazioni come gli aggressori. Il suo coltello aveva continuato a tenerli lontani, lasciandoli sulla difensiva. Ora, però, si erano ripresi dalla sorpresa dell’attacco di Peter, e stavano a loro volta lanciando una controffensiva. Peter si trovò ad affrontare due grossi tipi minacciosi dallo sguardo assassino. Senza poter contare sull'effetto sorpresa, gli altri due erano senza dubbio due combattenti migliori. Peter lentamente indietreggiò per allontanarsi da loro finché si trovo con la schiena appoggiata al muro della missione. Gli altri due continuarono ad avvicinarsi a lui, con un ghigno feroce sui loro volti.
Quello alla sua sinistra si scagliò contro di lui. Peter cercò di scansarlo, ma non fu abbastanza veloce —il coltello dell'aggressore lo colpì sulla parte superiore del braccio sinistro, il dolore si irradiò su tutto il suo corpo. Il sangue cominciò a uscire dalla ferita, macchiando la sua camicia già sporca, ma Peter non aveva tempo per preoccuparsene —stava lottando per la sua vita.
La sua giravolta lo aveva messo in una cattiva posizione, perché ora aveva il suo lato sinistro verso l'esterno e quello destro —con la mano che teneva il coltello—verso il muro. Fu costretto ad abbassarsi rapidamente perché il secondo aggressore, vista la possibilità, stava mirando alla sua testa. La lama sibilò a pochi millimetri dai capelli di Peter.
Nel tentare quel colpo, però, il teppista aveva aperto la guardia. Peter si lanciò in avanti e piantò il suo coltello nello stomaco dell’aggressore. L’uomo si lasciò sfuggire un grido di dolore e si accasciò lentamente. Peter estrasse velocemente la lama, si gettò a terra e rotolò lontano dal primo aggressore che stava tornando di nuovo da lui.
Quando si rialzò, vide che l’uomo lo stava affrontando in posizione raccolta, pronto ad attaccarlo. Si studiarono per un lungo momento, poi l’uomo attaccò. Peter provò a imitare un torero, spostandosi di lato, cercando di schivare la carica e parare il colpo, ma ci riuscì solo parzialmente. Il coltello dell’altro gli lacerò la camicia e gli graffiò le costole sul lato sinistro. Peter si voltò e indietreggiò di nuovo.
L’altro, percependo la possibilità di ucciderlo, attaccò ancora. Percorse solo metà della strada che lo separava da Peter, però, prima di urlare e cadere in avanti. Un coltello a serramanico era piantato nel suo collo.
Peter si guardò intorno, osservando il campo di battaglia. Sette corpi erano sparsi sul terreno la maggior parte di loro vivi ma feriti gravemente. I restanti due membri della banda erano in fuga lungo la strada. Nel mezzo di questo disastro, il nero ammirava con calma la sua opera. Sembrava illeso. Sorrise a Peter, si avvicinò ed estrasse il coltello dalla gola della sua ultima vittima, lo pulì sulla camicia dell’uomo, lo piegò e lo ripose nella tasca. Poi si diresse verso la moto, pronto a partire.
“Ehi,” disse Peter, “non ti sembra il caso di ringraziarmi?”
L'altro si voltò. “Ringraziarti? Per cosa? Per aver fatto qualcosa che avrebbe fatto chiunque con un minimo di palle?”
“Qui non parliamo di chiunque, ma di me, e sto sanguinando.”
Il nero si avvicinò con calma, prese rudemente il braccio ferito di Peter e lo esaminò. “Calma, amico, è solo una ferita superficiale. Guarirà, a meno che non si infetti.” Si fermò, come se gli fosse venuta in mente un’idea. “Vivi da queste parti?”
Peter scosse la testa.
“Ah, uno stoner, vero?” Peter odiava quell’espressione. Da quando era iniziato il Collasso, molte persone avevano lasciato le loro case e iniziato a vagabondare, cercando un posto migliore di quello che avevano lasciato. Si credeva che il termine “stoner” fosse nato perché queste persone erano descritte come “rolling stones,” ma Peter aveva più di qualche sospetto che la parola derivasse da un gioco sul suo nome.
“Senti,” continuò l’uomo, “ti piacerebbe stabilirti in un posto tranquillo, dove non ci sono pericoli di carestie e tutti lavorano assieme?”
Peter lo guardò attentamente. “Certo, chi non lo vorrebbe? Solo che dove si trova un posto come questo? Nel tuo cortile?”
“Non fare lo spiritoso, amico, ti ho fatto una domanda ragionevole.”
“E io ho risposto di sì.”
“Come ti chiami?”
“Peter Smith.” Ormai le bugie gli venivano da sole.
Il nero gli tese la mano. “Kudjo Wilson.” Si batterono il cinque invece di stringersele. “Ascolta, se realmente vuoi qualcosa di meglio di tutto questo,” e indicò il parco pieno di auto sfasciate, “Penso tu faresti bene a fare una chiacchierata col mio capo.”
Peter alzò le spalle. “Non penso possa farmi male. Dov’è?”
“Oh, è a poche miglia da qui. Se vuoi, puoi salire qui dietro e ti porterò subito da lui.”
Peter scosse il capo. “Mi dispiace, ma ho una bicicletta e preferirei non lasciarla qui—e non possiamo trasportarla facilmente con noi su quella moto.”
“Hai ragione.” Il nero pensò per un attimo. “Ti dico che cosa faremo. Andrò avanti e gli parlerò di te. Passerà comunque di qui, o molto vicino. Perché non ci aspetti lungo la superstrada, quella laggiù.” Indicò un punto a est. “È a un paio di isolati in quella direzione. Aspettaci prima del ponte del cavalcavia sulla corsia verso sud. Hai un orologio?”
Peter scosse di nuovo la testa. “Mi è stato rubato un mese e mezzo fa.”
“In ogni caso, sarà qui in un paio d’ore. Sarà dopo il tramonto, se questo non ti crea problemi.”
“Veramente.….” cominciò Peter.
“Fatti trovare lì,” lo avvisò. Mise in moto la motocicletta. “Noi non aspetteremo.” E se ne andò.
Tenendosi il braccio sinistro dolorante, Peter tornò alla sua bicicletta. Dopo la lotta con quei tipi, la missione, alla fine, poteva non essere il miglior posto dove passare la notte, avrebbero potuto tornare con i loro amici per cercare di vendicarsi. Il suo stomaco si stava lamentando perché non aveva mangiato nulla da colazione, ma era meglio restare vivi piuttosto che sperare in un po’ di cibo gratis ed essere poi ucciso nel sonno.
Pedalò verso est lungo il San Fernando Mission Boulevard e, alla fine, arrivò al cavalcavia di cui gli aveva parlato Kudjo Wilson. Il sole era appena tramontato e il cielo stava diventando minacciosamente buio. Si fermò sotto il ponte e lo guardò. Avrebbe dovuto fidarsi di quello che gli aveva detto il nero? Aveva smesso da tempo di credere alle favole, e quella storia sembrava sospettosamente troppo simile a un moderno El Dorado. Un posto di pace e ricchezza era molto difficile da trovare e un invito ad andarci non poteva capitargli così fortunosamente. Inoltre, come poteva un nero avere le chiavi di Utopia? Non aveva senso. Se esisteva un posto del genere, che ci stava facendo Kudjo Wilson qui?
Ma, dopo tutto, cosa aveva da perdere? Se fosse stata un’imboscata cosa avrebbero potuto rubargli al di là della sua bicicletta, di una coperta e del denaro praticamente senza valore? Sarebbe stato un bottino troppo misero per una trappola studiata in modo così elaborato. Inoltre, Wilson avrebbe potuto rubargli tutto lì sul posto se solo avesse voluto farlo. L’intera faccenda era molto sconcertante.
Peter spinse la bici sulla rampa e la appoggiò sulla spalletta del ponte.
Si sedette lì al buio, ad aspettare. Il traffico sulla superstrada era praticamente inesistente a causa della mancanza di benzina —solo due auto nell’arco di un’ora, ed erano sfrecciate sulla corsia di sorpasso senza neppure rallentare. Si chiese se le persone che attendeva fossero passate senza vederlo, o se sarebbero mai arrivate. L’intera faccenda poteva semplicemente essere uno scherzo elaborato e incomprensibile.
Sei un vero idiota, si disse duramente. Credere alle storie sull’Isola che non c’è alla tua età. Probabilmente compreresti il Golden Gate se qualcuno te lo offrisse ora. Nonostante tutto rimase, anche perché non aveva nessun altro posto dove andare.
Dopo quella che poteva essere un’altra ora, vide alcuni fari avvicinarsi da nord. Stavano viaggiando molto più lentamente rispetto alle auto passate in precedenza, e quando si avvicinarono Peter fu in grado di vedere una fila di auto una dietro l’altra, come in una processione. Il veicolo di testa si fermò prima di arrivare al ponte e accostò sul ciglio della strada. Le altre che lo seguivano fecero lo stesso.
Un riflettore dal tetto del veicolo puntò su Peter, accecandolo col suo bagliore. “Signor Smith?” gridò una voce sconosciuta.
“Sì,” rispose.
“Salga, speravamo fosse qui. Vorrebbe qualcosa da mangiare?”

CAPITOLO 2
“Il servizio di posta prioritaria è diventato il peggiore che si ricordi,” riporta il Wall Street Journal. Un esempio ci è fornito da quanto è accaduto il mese scorso nella contea di Prince George in Maryland dove è scomparso un sacco postale, causando molti problemi a un buon numero di residenti. La signora Ernest Drumheller, residente a Clinton, Maryland, afferma che al ritorno da una vacanza ha scoperto che il suo telefono era stato staccato a causa del fatto che il suo assegno per il pagamento della bolletta non era arrivato alla compagnia telefonica. Questo le è costato dieci dollari per la riattivazione della linea. Parecchi clienti della People National Bank di Clinton hanno bloccato i pagamenti legati agli assegni che temevano fossero contenuti nel sacco scomparso.

Los Angeles Times
Mercoledì 11 Settembre 1974

* * *

La Comunicazione è uno dei Tre Pilastri di qualsiasi civiltà. Le persone e le organizzazioni possono interagire solo nella misura in cui riescono a comunicare tra loro. Poca o nessuna comunicazione implica sospetto, odio e conflitto. Quando la comunicazione cresce e migliora, quello che è sconosciuto fa meno paura, e un’interazione pacifica diventa maggiormente possibile.
Al tempo dei Greci l’unità politica gestibile era la città-stato e la sua dimensione era stabilita da quanto un uomo riuscisse a camminare in una giornata. Questo assicurava che chiunque fosse, al massimo, a un giorno di distanza dagli avvenimenti in corso. Le città-stato confinanti, con le quali le comunicazioni erano molto meno frequenti e meno aggiornate, erano trattate con diffidenza.
Le comunicazioni oggi sono praticamente istantanee in qualsiasi parte del mondo. Questo ci ha permesso di sviluppare una civiltà globale. Nel costruire questa rete in modo così veloce, però, possiamo esserci spinti troppo avanti. Come un elastico tirato oltre il suo punto di rottura, lo scatto all’indietro sarà brusco e doloroso.

Peter Stone
Il Collasso del Mondo

* * *

Quando Peter si avvicinò al primo veicolo, rimase sbalordito nel vedere che si trattava di un furgone blindato, del tipo usato per trasportare denaro alle banche e ai negozi. Era lì tozzo e minaccioso, la sua grigia forma squadrata pochi metri di fronte a lui. Il raggio del riflettore montato sul tetto gli faceva bruciare gli occhi, ormai abituati al buio. Peter, però, era comunque in grado di capire che anche il secondo veicolo del convoglio era blindato. Le altre vetture dietro di loro erano solo sagome indistinte nell'ombra, Peter non riusciva a capire quante fossero e che aspetto avessero.
Una figura snella scese dal secondo furgone e venne verso di lui mentre si trovava vicino alla porta del primo. Era Kudjo Wilson. “Sono contento che tu ce l'abbia fatta,” disse, aprendogli lo sportello sul lato del passeggero della cabina del furgone. “Permettimi di fare le presentazioni.”
Infilò la testa nella cabina. “Honon, questo è il mio uomo, Peter. Peter ti presento l'onorevole, l'illustre, l'inestimabile Israel Baumberg.”
C'era una piccola lampada a pile accesa all'interno della cabina, che mandava luce sufficiente per permettere a Peter di vedere l'uomo che gli era appena stato presentato. Anche da seduto, Israel Baumberg era un uomo possente. Con spalle larghe e braccia robuste. In piedi, doveva raggiungere facilmente il metro e novanta, se non di più. I suoi capelli erano lisci e neri, tagliati corti con un taglio che sembrava quasi fatto con una scodella. Il suo volto era segnato e provato dalle intemperie, e sembrava quasi fatto da pelle finemente conciata più che da carne. Era difficile capire il colore della pelle con quella debole luce, ma dalle caratteristiche dei lineamenti Peter fu portato a pensare che quell'uomo fosse di carnagione scura. Un fucile automatico e una mitragliatrice erano appoggiati sul sedile accanto a lui.
“Benvenuto nella nostra carovana, Signor Smith. Sali.” Appena Peter entrò, l’altro lo scrutò attraverso la debole luce. “O dovrei dire Signor Stone? É un onore del tutto inaspettato.”
Peter fece una smorfia. Non era felice di essere riconosciuto; troppe persone provavano del risentimento nei suoi confronti. Salì comunque in cabina e si sedette sul sedile del passeggero.
“Vediamo il tuo braccio,” proseguì il gigante. “Kudjo mi ha detto che sei stato ferito.” Esaminò delicatamente la ferita. “Bene, non sembra nulla di grave, ma non vogliamo avere brutte sorprese lungo la strada così è meglio farla curare. Kudjo, potresti andare a vedere se Sarah è libera? E già che ci sei, controlla a che punto sono con la sua cena.”
“Sì badrone,” scherzò Kudjo facendo la parodia dei neri ossequiosi e servili di una volta. Poi si avviò lungo la fila di auto per eseguire gli ordini.
“Buon uomo, quel Kudjo. Sei stato fortunato a incontrarlo. Era un poliziotto in incognito della narcotici presso la polizia di St. Louis. Non potrebbero sceglierli meglio. Per quanto riguarda me, prima che tu cominci a fare domande, mio padre era ebreo e mia madre indiana, e io preferisco usare il mio nome pellerossa, Honon, che significa ‘orso.’ Questo è sufficiente per quanto riguarda me. Qualche domanda?”
“Sì, cos'è tutto questo?”
“Questo, ” Honon fece un gesto con le mani per comprendere tutto quello che stava dietro il camion, “è una carovana che io e Kudjo stiamo guidando. Stiamo andando da qui a lì.”
“So dov'è qui, ma dove si trova “lì”?”
“È una lunga storia, che ti racconterò tra poco. Questa volta siamo partiti da San Francisco, e abbiamo percorso tutta la strada lungo la costa della California. Sei stato molto fortunato a incontrarci. Stavamo percorrendo la strada 101 e avremmo evitato del tutto questa zona se un terremoto non avesse distrutto la strada appena a sud di Ventura. Abbiamo dovuto tornare indietro lungo la 138 e attraversare Santa Paula fino all’interstatale 5, che è quella su cui ci troviamo proprio ora. Probabilmente ci accamperemo qui per la notte e ci metteremo in viaggio domani.”
A questo punto una donna fece capolino nel vano della porta aperta sul lato del passeggero. Sembrava avere sui quarant'anno, con capelli biondo-cenere e un volto leggermente grassoccio. “Ho sentito che c'è qualcuno che ha bisogno di un'occhiata,” disse a Honon.
“Esatto. Peter, questa è la dottoressa Sarah Finkelstein, che si prende cura di tutti i nostri malanni lungo questo viaggio. Sarah, vorrei presentarti il famosissimo Peter Stone.”
Peter sussultò di nuovo alla presentazione. La dottoressa lo squadrò con aria critica. “Bene, bene, bene. L'Uomo Che Aveva Ragione. É di una qualche consolazione?”
“Non lo è mai stato.”
“Immagino di no. Beh, vediamo che è successo?” Esaminò la ferita, emettendo tra sé qualche suono gutturale. “Hai fatto l'antitetanica recentemente?” chiese.
“Non la faccio da anni.”
“Era una domanda stupida, lo so, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. Non ne avrai una neanche da me; ho terminato i vaccini. Non sembra comunque molto grave. La disinfetterò e la fascerò. Sarai un po' indolenzito, ma te la caverai. Per quanto riguarda la mia prossima domanda, ti sembrerà un po' personale ma è necessaria. Hai qualche malattia venerea?”
Peter rimase stupito per la sua schiettezza, ma rispose negativamente. “Bene,” disse lei. “Dobbiamo cercare di mantenere puri la nostra stirpe di procreatori.” Senza ulteriori spiegazioni, tornò a lavorare con calma ed efficienza sul suo braccio, poi lasciò soli Peter e Honon.
“Prima che io cominci con tutta la storia,” disse Honon, “ci sono un paio di fatti che servono come preambolo. Tu conosci, senza dubbio, gli sviluppi nel campo della criogenetica e della coscienza sospesa.”
Peter annuì. “Ne ho parlato nel mio libro.”
“Sì, è vero, scusami, me n'ero scordato; è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che l’ho riletto. Per quel che ricordo, non ne avevi parlato molto bene.”
“Erano sforzi inutili, una vana ricerca di immortalità. Che vantaggi possono esserci nel congelare qualcuno per poi risvegliarlo dopo cinquant'anni, quando tutti gli indicatori dimostravano che il mondo a quel punto avrebbe avuto molti problemi anche a far sopravviver le poche persone rimaste? Qualcuno proveniente dal passato sarebbe totalmente impotente in un nuovo mondo devastato dalle carestie, la siccità, la guerra e le malattie. Il denaro e le energie spese per quel tipo di ricerche avrebbero potuto essere usati in modo migliore in qualche altro campo.”
“Forse,” disse Honon, “ma potrebbero esserci stati alcuni sviluppi che non avevi previsto.”
“Tipo?”
“Non così veloce. Hai mai sentito parlare di una stella chiamata Epsilon Eridani?”
“Temo che l'astronomia non sia mai stata il mio campo.”
“Neanche il mio. Per fortuna, però, c’erano alcune persone che si sono interessate all’argomento. Un paio d'anni fa, prima che il programma spaziale saltasse completamente, queste persone condussero un esperimento su quello che chiamarono parallasse satellitare (non chiedermi di spiegartelo, non ne sono capace) e trovarono che Epsilon Eridani aveva una serie intera di pianeti, proprio come il nostro sole. Era una scoperta interessante, ma il mondo aveva problemi ben più importanti e pochi ci fecero caso.
“Più o meno nello stesso periodo, un uomo scrisse un libro, Era un gran libro, un libro potente e autorevole che spaventò molte persone. Parlava della fine della Civiltà e del ritorno all'epoca dei barbari a causa della sovrappopolazione, dell’esaurimento delle materie prime e di un crollo generale delle forze coesive. Molte persone si arrabbiarono perché era un fatto che avevano paura di affrontare—“
“Dillo a me,” mormorò Peter.
“—ma alcuni in realtà cominciarono a pensarci. Le affermazioni dell'autore erano indiscutibili, ma queste persone non volevano ancora rassegnarsi a vedere la fine della Civiltà. Così cominciarono a pensare alle possibili alternative.”
“Io ho fatto lo stesso, e sono stato odiato per questo. Certo, i miei suggerimenti erano drastici, ma c'era da affrontare una situazione di crisi. I miei piani avrebbero potuto non funzionare, ma non potevano essere tanto peggiori dell’inferno in cui ci troviamo ora.”
Honon si strinse nelle spalle. “Chi può dirlo? In ogni caso, queste persone videro il risentimento contro di te, e decisero di lavorare in segreto. Tra queste persone ce n'erano alcune con molto potere, alcune con molto denaro, e altre con entrambi.”
“Questo aiuta sempre.”
“Così costruirono un’astronave—”
Peter rimase senza fiato. “Ehi, aspetta un attimo. Penso di aver perso un passaggio. Cos'è questa storia dell’astronave?”
“Pensaci; usa quella tua mente acuta. Se la Terra è esaurita, allora la Civiltà farebbe meglio a cercare una possibilità da qualche altra parte se vuole sopravvivere ed evolversi di nuovo, giusto? Dove si trova questo altrove? Sicuramente nessun altro pianeta del nostro sistema solare è in grado di ospitare una colonia senza il sostegno di un enorme sforzo tecnologico. Questo ci lascia solo le stelle e, in particolare, Epsilon Eridani.”
Peter stava per dire qualcosa quando una ragazzina bussò alla porta del furgone. Aveva i capelli neri e non più di otto o nove anni. “Signor Honon,” disse, “Ho portato la cena per lei e l'altro signore.”
“Grazie, Mary.” Honon si sporse dal finestrino e prese due ciotole. “Attento,” disse a Peter, porgendogliene una. “Sono bollenti.” La ragazzina li lasciò per tornare da dove era venuta.
Il liquido nelle ciotole aveva una consistenza tra la zuppa e lo stufato. C'erano patate, piselli, fagioli, carote, germogli di soia e anche piccoli pezzi di pollo—praticamente un banchetto secondo gli standard del momento. Lo stomaco stava urlando a Peter che non aveva mangiato nulla dalla misera colazione del mattino. Accettò il cucchiaio offertogli da Honon e mise in bocca un po' dell'intruglio, gustando la combinazione di sapori. “Ti tratti piuttosto bene,” commentò.
‘Grazie. Come ti ho detto, stiamo cercando di tenere viva la Civiltà, e uno dei suoi aspetti più gustosi è la buona cucina. Facciamo il possibile mentre viaggiamo, ma anche questo è ben lontano da essere un pasto bilanciato.”
“Ci sono persone che ucciderebbero per un pasto come questo.”
Honon sospirò. “Sì. Lo so. Ci sono già stati un paio di tentativi, ed è per questo che preferiamo usare mezzi blindati per aprire il convoglio. Viaggiare di questi tempi non è una cosa da prendere alla leggera.”
I due uomini mangiarono in silenzio per un po', consapevoli che il loro pasto era letteralmente un tesoro in quel mondo ormai esaurito. Peter terminò per primo e si appoggiò soddisfatto contro lo schienale.
“Grazie mille. Non mangiavo così bene da settimane.”
“Ne vorresti ancora? Potrei chiedere un bis.”
“Non voglio intaccare le vostre scorte—”
“Siamo a posto per un po'. Il retro del secondo camion è pieno zeppo di alimenti liofilizzati.”
Peter fu molto tentato ma decise di trattenersi. “Non voglio abituarmi troppo alla bella vita,” disse. “Le cose possono cambiare da un momento all’altro.”
Honon annuì. “Questo è vero, ma non mi impedisce di vivere bene finché posso. Ho imparato quando conducevo una mandria che si sopravvive nei tempi bui e ci si diverte nei tempi buoni.”
“Eri un mandriano, allora?”
“Ho fatto un po' di tutto nel corso della mia vita. Taglialegna, camionista, guardia forestale, bracciante agricolo, falegname, lavapiatti—mi piace cambiare e far sempre qualcosa di nuovo.”
“E ora sei un capo carovana.”
“Già. Per come la penso io, bisogna sempre muoversi verso qualcosa. Viaggiare non è sufficiente; si deve avere una meta in mente.”
“E il tuo obiettivo sono le stelle?”
“Non immediatamente. Prima devo portare questo gruppo al Monastero.”
“A che cosa?”
“É così che chiamiamo la nostra piccola colonia. Visto che erano stati i monasteri a tener viva la conoscenza durante i primi anni bui del Medio Evo, abbiamo pensato di chiamare così la nostra base in loro onore. Non c'è nessun significato religioso, te lo assicuro; siamo tutti piuttosto tolleranti. É già abbastanza difficile sopravvivere al giorno d'oggi, senza bisogno di tirar fuori vecchi pregiudizi.”
“Questo non sembra fermare molta gente. Il fanatismo sembra aver raggiunto il suo apice,” disse Peter con amarezza.
Honon si strinse nelle spalle. “Non mi interessa molto se si uccidono tra loro. Per come la vedo io, si può migliorare la razza solo eliminando i fanatici dal patrimonio genetico.”
“Dove si trova questo vostro Monastero?”
“Oh, è laggiù da qualche parte.” Honon indicò con la mano un punto molto vago verso oriente. “Non posso essere più preciso, temo. É un segreto, e per molte buone ragioni. Viviamo troppo bene perché questo possa andare a genio alla maggior parte delle persone che vivono all'esterno. Se sapessero dove ci troviamo, arriverebbero e ci distruggerebbero. Ecco perché non posso dire alle persone della carovana dove stiamo andando esattamente. Nel caso decidessero di lasciarci o si separassero da noi, non sarebbero in grado di dirlo a nessun altro.”
“Ma se state progettando una colonia interstellare, dovete avere parecchie persone—”
“Quasi cinquemila, secondo l'ultima stima.”
Peter fischiò. “Ma è impossibile nascondere così tante persone.”
“Noi ci riusciamo,” sorrise Honon.
“Ma trasportare lontano dalla Terra così tante persone sarà già di per sé un grosso problema. Come pensate di risolverlo?”
“Per prima cosa, non tutti se ne andranno. Alcuni di noi hanno ancora un legame affettivo con questo vecchio mondo, e vorrebbero restare e cercare di ricostruirlo se possibile. Saranno solamente circa tremila che intraprenderanno il viaggio.”
“Ma anche così, il carburante necessario—”
“Nell'ultimo anno o giù di lì il programma spaziale ha avuto uno sviluppo quasi ignorato dalla stampa, che era troppo impegnata a parlare di guerre, carestie e cose simili: la propulsione nucleare che permette di sollevare grandi carichi con poca spesa. Non è stata testata su voli con carico umano, ma gli esperimenti fatti a terra sono molto promettenti.”
“Non voglio fingere di essere un ingegnere spaziale ma ricordo di aver visto una volta un documentario in cui si diceva che ci sarebbero voluti migliaia di anni per muoversi dalla Terra alla stella più vicina. Non puoi pensare che i coloni possano vivere così a lungo, senza contare il fatto che solo il cibo per tremila persone riempirebbe parecchie astronavi.”
“Quelle cifre approssimative, mi è stato detto, si basavano su una velocità costante. La propulsione nucleare, invece, ci dà un'accelerazione costante, un decimillesimo di un ‘gee,’ per essere precisi. So che non sembra molto ma aiuta. Le ultime stime dicono che si potrebbe compiere il viaggio in soli seicento e cinquanta anni.”
“Ma anche così—”
“Ricordi cosa stavamo dicendo prima sulle tecniche di ibernazione? I coloni verranno ibernati prima del decollo e, ad eccezione dell'equipaggio, non si sveglieranno fino all'arrivo nella loro nuova casa. Questo farà risparmiare sul cibo e sullo spazio vitale, visto che non potremo permettercene tanto per poter far muovere così tante persone.”
Peter rimase in silenzio per un po’, pensando e considerando le varie possibilità. “O sei pazzo,”disse alla fine, “o sei il peggior sognatore senza speranza che abbia mai conosciuto.”
“Un po’ di entrambe le cose, spero. Stiamo vivendo in un’epoca sana di mente e senza sogni, e guarda in che casini siamo finiti. Non c’è nulla di più sano di mente che cercare di restare vivi, ed è quello per cui tutti là fuori stanno lottando. Per loro si tratta di un lavoro, ed è un lavoro a tempo pieno. Non hanno tempo per i sogni. Come risultato, stanno vivendo una vita per cercare di sopravvivere e sta andando sempre peggio. Per quanto mi riguarda, io continuo a guardare il cielo sempre più spesso e a chiedermi se le cose potrebbero andare in un modo migliore. L’immaginazione può essere un pochino folle, ma nessuna creatura intelligente può sopravvivere a lungo senza.
“Inoltre,” aggiunse puntando un indice accusatore contro Peter, “tu sei il meno adatto a criticare. Non pensare che non riesca a vedere dietro a quella maschera da cinico che indossi come in una tragedia greca. Mark Twain, quando lo accusarono di essere diventato un pessimista con la vecchiaia, rispose che era piuttosto ‘un ottimista non riuscito."Se tu non fossi un idealista, se tu non vedessi il mondo come dovrebbe essere, non saresti mai riuscito a trasmettere nel tuo libro tutta la frustrazione e la rabbia che sentivi.”
“Veramente?” chiese Peter, alzando un sopracciglio con aria divertita. Molte persone avevano cercato di psicanalizzarlo attraverso il suo libro, con alterne fortune.
“Un cinico non è che un ottimista frustrato. Devi avere degli ideali per poter essere deluso che non si realizzino. Tu, Peter Stone, sei un costruttore di utopie senza una buona scorta di materiale per farlo”
“Ed è per questo che vuoi che venga con voi, perché sono un fallito qui e vuoi darmi un’altra possibilità? Perdonami per il mio cinismo, ma non ci credo.”
Honon scosse la testa. “Non esattamente. Voglio dare un'altra possibilità all'Umanità, e penso che tu potresti essere di aiuto. Tu studi i fenomeni sociali. Tu vedi le alternative dove le altre persone sono cieche, e non hai paura di parlarne apertamente. Avremo bisogno di qualcuno che cerchi buone alternative e di un critico della società se vogliamo farcela. Questo è tutto, le regole di base e la descrizione del lavoro. Ho bisogno di una risposta, un impegno da parte tua ora, perché non ripasserò ancora per questa strada. Vuoi il lavoro?”
Peter non esitò un attimo. “Bene, la paga fa schifo ma i benefit sembrano buoni. Se mi tagliate una fetta di questo sogno, penso di poterla mandare giù.”

CAPITOLO 3
Miliardi di dollari sono stati spesi negli ultimi anni per cercare di migliorare l'applicazione delle leggi, eppure il tasso di criminalità ha continuato a crescere, e molti americani si chiedono con preoccupazione se si riuscirà mai a metterlo sotto controllo.
Patrick V. Murphy, un ex ufficiale di polizia a Washington e New York sostiene che: “Dobbiamo affrontare i fatti. C'è troppa instabilità nelle nostre città. Fino a quando avremo disoccupazione, sottooccupazione, famiglie disgregate, alcolismo, droghe e problemi di salute mentale, avremo sempre un alto tasso di criminalità.”

U.S. News & World Report
10 Giugno 1974

* * *

Il crimine è una valvola di sfogo su cui si rifugiano molte persone in una società in cui la complessità ormai li sovrasta. Nel suo ultimo tentativo di mantenersi unita, prevedo che lo nostra cultura passerà attraverso un ultimo mostruoso sussulto di “ legge e ordine.” Tutto quello che sarà diverso dalla norma sarà sottoposto alle più severe forme di repressione in un disperato tentativo da parte della società di mantenersi a galla.
Tuttavia la vera tragedia di tutto questo saranno gli effetti successivi che questa politica avrà sulla società del post-Collasso. La repressione imposta continuerà a muoversi come la zampa di una rana continua a scalciare anche dopo che il corpo è già morto.

Peter Stone
Il Collasso del Mondo

* * *

Peter passò la notte nella cabina del furgone blindato insieme a Honon. Parlarono per un altro po', confrontando le esperienze che avevano avuto nel corso dei loro viaggi lungo la nazione. Peter scoprì che Honon aveva attraversato il paese in modo regolare nel corso degli ultimi quattro anni, guidando queste carovane. Il quadro che ne usciva non era molto allegro. Le privazioni, la fame e i conflitti erano diffusi in tutti gli Stati Uniti. Le epidemie non avevano ancora cominciato a presentare il conto, ma le condizioni nelle città stavano raggiungendo il punto in cui le misure igieniche sarebbero saltate e le malattie avrebbero cominciato a diffondersi.
“In un certo senso,” disse Honon, “è una fortuna che il Collasso sia diffuso in tutto il mondo. Se gli israeliani non avessero cominciato in Russia le loro azioni di guerriglia urbana cinque anni fa, i russi avrebbero potuto trarre vantaggio della nostra debolezza e invaderci. Ma con gli ebrei all'interno, i Cinesi ai loro confini e una diminuzione della disponibilità di risorse, sono in una situazione anche peggiore della nostra.”
Dopo un po' di tempo il dolore al braccio e la fatica degli avvenimenti del giorno cominciarono a fari sentire. Peter si lascio andare contro lo schienale di pelle imbottita e si abbandonò alla prima notte di buon sonno dopo parecchi giorni.
Honon lo svegliò poco dopo l'alba scuotendogli la spalla sana. “Alzati e sorridi,” disse allegramente. “é ora di colazione ed è anche tempo anche di incontrare le altre persone con cui condividerai questo viaggio.”
Peter scese dalla cabina e, per la prima volta, diede per bene uno sguardo all'intera carovana. I primi due veicoli erano i camion blindati—e dopo il quadro del paese che gli aveva disegnato Honon, Peter fu d'accordo che la carovana avrebbe dovuto essere preparata a qualsiasi evenienza. Subito dopo c'era un grosso camper, presso il quale si era riunito un gran numero di persone. Dietro al camper c'era un furgone Volkswagen bianco e blu, dietro al quale c'erano allineate altre tre auto, tutte di piccole dimensioni. Devono formare una sfilata interessante, rifletté Peter.
Mentre Honon lo conduceva verso il camper, Peter poté sentire su di sé lo sguardo di tutti i membri della carovana. Ormai dovevano essere al corrente del loro nuovo compagno tristemente famoso. Si chiese quanti di loro lo odiassero già.
“Radunatevi tutti,” ordinò Honon, e le conversazioni private terminarono. “Vorrei presentarmi il nostro nuovo acquisto, Peter Stone. Dobbiamo tutti essergli molto grati, penso, perché è stato il suo libro che ha spinto la nostra gente all'azione. Senza di lui, non ci sarebbe né alcun Monastero né alcun piano per l’astronave. Non dimenticate di mostrargli tutta la vostra gratitudine.”
Peter fu sorpreso da questa presentazione, e lo fu anche più quando le persone reagirono come aveva chiesto Honon. Rimasero esitanti all'inizio, poco sicuri di se stessi, ma poi cominciarono ad avvicinarsi in piccoli gruppi e a dargli il benvenuto nella loro carovana. Uomini e donne vennero a stringerli la mano mentre i bambini gli sorrisero timidamente.
“Mi dispiace, non posso restare e presentarti a tutti,” disse Honon. “devo fare una veloce colazione e poi andare a vedere se riesco a reclutare un calzolaio.”
“Un calzolaio?”
“Sì, un brav’uomo che mi è stato raccomandato da qualcuno nel Monastero. Vive nella zona centrale di Los Angeles.” Vide la perplessità sul volto di Peter e gli diede qualche altra spiegazione. “Guarda, penso che se tu dovessi gestire una colonia tu prenderesti le persone più intelligenti e la maggior parte degli intellettuali che saresti in grado di trovare. Ma ti dico subito che non funzionerebbe. Servono alcuni geni, anche molti, certo, ma non si può costruire un mondo solo di laureati e fisici nucleari. La prima volta che si dovesse guastare un impianto idraulico, si troverebbero in un grosso guaio. Devo reclutare persone che siano utili in una situazione d’emergenza. Persone che siano già in grado di produrre quello di cui ci sarà bisogno. Nel posto in cui andrete non ci saranno fabbriche dove andare e prendere i vestiti; ci sarà bisogno di artigiani in grado di produrre buone scarpe partendo da zero. Le persone in questo viaggio sono un miscuglio eterogeneo, certo; ma stiamo cercando di salvare l’Umanità, e l’Umanità stessa è un calderone. Pensaci.”
Honon salì sul camper e poco dopo ne uscì con una gavetta e due manciate di frittelle e frutta secca. “Ci vediamo più tardi,” disse a Peter. “Nel frattempo, comincia a conoscere tutti. Penso che troverai che sono un gruppo di persone in gamba.” Andò verso il primo furgone blindato, prese dal retro una motocicletta e si allontanò verso la città.
Mentre Peter aspettava la colazione in coda con il resto del gruppo, i membri della carovana si avvicinarono e si presentarono. Conobbe Dominic e Gina Gianelli da Oakland, una coppia sui trentacinque anni. Dom, come l'uomo preferiva essere chiamato, era un falegname “e un tifoso di football americano. Ma non sembra ci saranno molte altre partite di football per il momento.” Peter poteva solamente essere d'accordo. I Gianelli avevano cinque figli, tra i due e i dieci anni; anche se glieli presentarono tutti fece fatica a ricordare i loro nomi tranne quello di Mary, la bimba di otto anni che aveva portato la cena a Honon e a lui la notte precedente.
Incontrò Bill e Patty Lavochek da San Luis Obispo. I Lavochek, entrambi sui venticinque anni, erano sposati da soli quattro mesi, e vedevano l'intera faccenda come un'avventura eccitante e un buon modo per iniziare una nuova vita. Bill, che era un meccanico, era sicuro che le sue prestazioni sarebbero state molto richieste al Monastero e nel nuovo mondo.
Peter incontrò anche Harvey e Willa Parks. Harv, un imprenditore di impianti idraulici da San Francisco era un ometto scontroso sui quarant’anni. Aveva modi bruschi ma un atteggiamento genuinamente cordiale. Willa era circa dieci anni più giovane di lui, una donna calma e riservata che faceva tutto quello che le veniva detto di fare in modo efficiente e senza lamentarsi. Avevano due figli, una bambina di sette anni e un bambino di quattro.
Proprio prima che arrivasse il suo turno, Peter fu avvicinato dalla dottoressa, Sarah Finkelstein, che gli chiese come stesse il suo braccio. Lui le disse che lo sentiva rigido e indolenzito ma che riusciva a usarlo, e lei lo pregò di informarla nel caso fossero sorti ulteriori problemi.
Davanti alla fila, a servire la colazione, c'era una coppia di giapponesi, Charlie ed Helen Itsobu, entrambi poco più che trentenni. A Charlie era stata affidata la cucina perché era un cuoco professionista—capo cuoco, in effetti, in quello che era stato il ristorante giapponese preferito da Peter a San Francisco. Peter csi rese conto di quanto talento dovesse avere Charlie —un uomo così giovane non arrivava spesso così in alto nei circoli culinari—e si complimentò con lui. Charlie sorrise e si scusò che il cibo non fosse raffinato come avrebbe voluto. Fece scivolare a Peter una frittella in più e gli fece l'occhiolino.
Mentre Peter si allontanava dal camper, i Gianelli gli fecero cenno con la mano di sedersi e fare colazione con loro. Peter accettò volentieri. Era da tanto tempo che non aveva così tanta compagnia e si sentiva quasi ubriaco per la gioia di questa novità. Kudjo gli diede un buffetto sulla schiena mentre si stava sedendo, si scambiarono un paio di battute scherzose e poi prese una seconda motocicletta dal retro del primo camion e si allontanò. “Dove sta andando?” chiese Peter.
“Oh, è il nostro esploratore,” gli disse Dom Gianelli. “Ci precede, vede come vanno le cose, si accerta che il percorso sia sicuro. È quello che stava facendo ieri quando ti ha trovato.”
Peter annuì. “ È una cosa sensata.”
“ È un brav'uomo, quel Kudjo. Avrebbe potuto diventare un gran giocatore di football, ci scommetto. Un ricevitore naturale, guardandolo così.”
“Vi dispiace se mi unisco?” una voce femminile si intromise alle loro spalle. “Non posso perdere un'occasione così ghiotta di incontrare uno scapolo disponibile.”
“Accomodati,” la invitò sorridendo Gina Gianelli.
La ragazza che si sedette accanto a Peter era piccola e un po' tozza, con capelli castani filamentosi e grandi occhi da cerbiatta. La sua caratteristica principale, tuttavia, era il naso, che dominava completamente la sua faccia, minacciando quasi di impadronirsene completamente. “Sono Marcia Konigsburg, ventiquattro anni e single. Non che ti stia facendo una proposta di matrimonio, ma penso che sia meglio mettere le cose in chiaro dall'inizio. Disegno vestiti per alcune boutique, e creo anche qualche costume teatrale. Penso che sia per questo che Honon mi ha chiesto di unirmi —dove andremo ci sarà bisogno di qualcuno che sia in grado di fare il vestito adatti per ogni situazione.”
A Peter piacque immediatamente. Era un tipo amichevole e alla mano e la su naturale simpatia faceva dimenticare che non era una bellezza. “Ho letto il tuo libro, lo sai,” proseguì.
“Ah così sei stata tu?.”
“Ehi, sei anche divertente. Già, mi aveva realmente impressionato. All'epoca ero al secondo anno di università, e presumo che quasi tutto riuscisse a impressionarmi. David Hume, Aleister Crowley e tu eravate i miei tre preferiti.”
“Formiamo sicuramente un trio particolare.”
“Se ti può consolare, tutti i miei amici mi dicevano che non avevo buon gusto. Questo è il tipo di persone con cui andare in giro—pazzi, tutti.”
Peter all'improvviso provò una strana sensazione alla nuca, come se qualcuno lo stesse osservando. Girandosi, colse lo sguardo di una ragazza, accanto a una delle auto, che lo stava fissando. Era giovane, snella e bionda, con uno sguardo di un’innocenza quasi angelica. Appena lui si girò a osservarla, lei cominciò a fissare un'altra direzione, fingendo di non notarlo. Peter scrollò le spalle e tornò alla conversazione.
Marcia non aveva neppure notato il suo momento di disattenzione ed era partita con una dissertazione sul crollo del sistema educativo ufficiale, a cui anche lei aveva potuto assistere.
“E fu proprio come dicevi tu—le lezioni avevano sempre meno a che fare con la realtà, e non perché non cercassero di aderirvi, ma perché era la stessa realtà a sfuggire da loro.” Le sue parole erano prese quasi alla lettera dal suo libro; doveva averlo imparato a memoria.
Dom Gianelli fece un cenno a un uomo alto con una camicia bianca di maglia e pantaloni neri. “Padre Tagon,” lo chiamò, “perché non viene qui e si unisce a noi?”
L'uomo accettò il suggerimento. “Aspetta di incontrare quest'uomo,” disse Dom a Peter. “Ti darà sicuramente del filo da torcere.”
Il nuovo arrivato era un uomo alto, magro, quasi quarantenne, con un naso aquilino, occhi marroni e una fronte alta e spaziosa che terminava su alcuni radi capelli castani. “Ciao,” disse, piegandosi verso Peter e porgendogli la mano. “Sono Jason Tagon.”
“Mi sbaglio o Dom ti ha chiamato ‘Padre’?”
“Avrebbe potuto anche chiamarmi ‘Dottore’—ho un dottorato in astronomia. Ma è esatto, sono un prete. I titoli non sembrano avere molto significato in questi giorni, e io preferisco essere chiamato Jason.”
Peter annuì e registrò questo fatto nella sua memoria, che si stava rapidamente esaurendo per la serie continua di facce e nomi nuovi. “Dom mi ha detto anche qualcosa sul fatto che mi avresti dato del filo da torcere.”
“Ha usato parole un pochino forti. Non posso sollevare obiezioni sulle tue previsioni, che si sono chiaramente rivelate corrette. É il tuo atteggiamento che mi infastidisce.”
“Nei confronti della Chiesa Cattolica?”
Jason sorrise. “Quella è solo una piccola parte. Tu hai detto—vediamo se riesco a citarti a memoria ‘la Chiesa Cattolica ha fatto più di qualsiasi altra singola organizzazione nella storia per ritardare il corso del progresso umano.’ “
“Spero tu non l'abbia presa troppo personalmente; il fatto è che la Chiesa Cattolica è stata in giro più a lungo di qualsiasi altra singola organizzazione nella storia. Tutte le istituzioni alla fine diventano più o meno repressive—a un certo punto della loro esistenza la loro funzione passa all’auto conservazione piuttosto che al perseguimento degli scopi originali. Io criticavo la struttura burocratica e non i singoli cattolici.”
“Questo l'ho capito. Ma a noi singoli cattolici viene insegnato che la Chiesa non può sbagliare e ci dà fastidio essere attaccati su questo punto. Ma quella non era l'unica mia obiezione. Come rappresentante consacrato di Dio, non potevo fare a meno di avvertire che Lo avevi lasciato fuori dai tuoi calcoli.”
“Come agnostico consacrato, ” ribatté Peter, “non potevo fare a meno di sentire che il sovrannaturale fosse una variabile superflua nei miei calcoli. Avevo come obiettivo principalmente l'ecologia sociale. Le regole erano state stabilite da Dio —sempre se realmente esiste— molto tempo fa e io non potevo prevedere alcun cambiamento alle regole principali una volta che il gioco aveva avuto inizio. Io ho considerato solo ed esclusivamente gli esseri umani.”
“E hai ignorato la possibilità di un intervento divino.”
“Diciamo che sarei stato contento di dargli il benvenuto ma che non ci contavo molto.”
“E cosa ne dici di questo tentativo di colonizzazione interstellare?”
“Se stai cercando di rivendicare che sia un intervento divino, non potrei smentirlo. D'altro canto, ti sfido a provare che non sia semplicemente il frutto del lavoro di qualche uomo ingegnoso e pieno di buona volontà.”
“Touché” sorrise Jason.
Peter per la seconda volta provò la sensazione di essere osservato. Si guardò intorno e notò che la ragazza bionda lo stava ancora fissando da pochi metri di distanza. “Chi è lei?” chiese alle persone intorno a lui.
“È Risa Svenson,” rispose Marcia. “L'abbiamo raccolta a Monterey. Una ragazza molto strana, se vuoi la mia opinione.”
“Strana? In che senso?”
“Fondamentalmente è solo timida,” spiegò il prete. “Questo e la sua giovinezza la tengono un pochino in disparte rispetto agli altri. In realtà è veramente una persona carina.”
“Vorrei andare a parlare con lei per un po’. Grazie a tutti per aver fatto colazione con me. Jason, mi piacerebbe continuare la nostra conversazione un po’ più tardi.”
Peter si alzò e andò verso la giovane, che stava ancora fingendo di non accorgersi di lui. “Scusami se te lo chiedo, ma perché mi stavi fissando?”
Lei lo guardò, trasalendo. “Io non—”
“Sì invece. Non che la cosa mi infastidisca molto, ma vorrei sapere il perché.”
Lei aprì la bocca per trovare una scusa, la chiuse e poi disse, “Tu eri così famoso e io volevo solo darti un'occhiata. C'è qualcosa di male in questo?”
“No. In effetti, sono piuttosto sollevato nello scoprire che non assomiglio al mostro ripugnante che tu pensavi io fossi.”
Dall'espressione della ragazza, Peter capì che aveva indovinato i suoi pensieri. “Non pensavo realmente che tu fossi un mostro,” disse in fretta.
“Certo che no.”
“Ma avevo sentito così tante cose cattive su di te”
“Hai mai letto il mio libro?”
“No, ero troppo giovane. Ho visto, però, uno spettacolo televisivo che ne parlava. Non mi era piaciuto—sembrava così deprimente e negativo.”
“Era deprimente e negativo,e non piaceva neppure a me. Ma cosa puoi fare con la verità? Se la seppellisci in un angolo, lei scaverà, e tornerà da te a morderti le caviglie.”
“É che… non so. Voglio credere che ci sia una speranza, da qualche parte, per il mondo. Il tuo libro lasciava con l'impressione che non ce ne fosse.”
“La situazione poteva essere vista da tutti. Io mi sono limitati a essere quello che accendeva la luce. Non è servito—la gente ha preferito chiudere gli occhi e ha finito con l'inciampare nel futuro. Io mi sono solo limitato a riportare i fatti.”
“I fatti non sono tutto,” disse la ragazza. “Abbiamo bisogno anche dei sogni.”
“Quanti anni hai?”
La ragazza lo guardò sulla difensiva. “Diciannove, perché?”
“A diciannove anni avevo appena preso il mio diploma in Sociologia. La gente mi considerava una specie di genio e mi iscrissi a un programma universitario accelerato. Allora avevo anche io dei sogni, sogni grandiosi. Avrei risolto tutti i problemi del mondo. Sistemato le cose in modo che tutti potessimo vivere in pace.” Si strinse nelle spalle. “Poi è successo qualcosa—forse sono solo cresciuto, non lo so. In un paio d'anni tutti i sogni si sono trasformati in incubi. Il mondo si stava allegramente incamminando verso l'Inferno, e nessuno stava facendo una dannata cosa per fermarlo. Ho cercato di urlarlo, di tirare i freni, e la gente mi ha ignorato. C'è da meravigliarsi che mi sentissi impotente?” Peter scoprì, con suo grande disappunto, di avere gli occhi pieni di lacrime. É proprio quello di cui ho bisogno, avere una crisi nervosa e mettermi a piangere davanti a una completa sconosciuta, pensò, chiedendosi allo stesso tempo perché la ragazza lo colpisse così tanto da fargli quell'effetto.
Con sua grande sorpresa l'atteggiamento della ragazza si addolcì di colpo. “Mi dispiace,” gli disse, toccandogli delicatamente un braccio. “Non lo sapevo. Deve essere così triste, vedere morire così tutte le tue speranze.”
“Scava nell'anima di un cinico e troverai un ottimista che è stato deluso.”
“Povero,” disse lei, fissandolo con i suoi enormi occhi blu. “Vuoi parlarne?”
Si sedettero sul ciglio della superstrada, accanto alla carovana e prima ancora di rendersene conto Peter si trovò a raccontare la storia della sua vita a questa strana, meravigliosa ragazza.

* * *

Honon tornò un paio d'ore dopo mezzogiorno. “Non ho avuto fortuna,” disse a tutti, poi in privato spiegò a Peter, “Sono sicuro che capisci come vanno le cose. C’è un tipo con moglie e due figli. Ha un lavoro richiesto per i prossimi anni—la gente avrà sempre bisogno di scarpe, e le scorte nei negozi non dureranno per sempre. Perché dovrebbe sradicare la sua famiglia e gettarsi in questa folle avventura con noi? Non posso biasimarlo—a volte è una decisione difficile da prendere. Io e te, senza legami, siamo fortunati. Possiamo prendere e andare dove e come ci pare. Sta attento alle responsabilità che ti prendi.”
“Allora cosa facciamo ora?” chiese Peter.
“Ci rimettiamo in marcia. Abbiamo ancora molta strada da percorrere e non abbiamo nessun altro affare urgente a Los Angeles. Appena Kudjo arriverà con un rapporto sulla situazione, faremo risalire tutti in macchina e ce ne andremo.”
Kudjo arrivò mezz'ora dopo. Riferì che la superstrada era libera per tutto il lato orientale della città e che non sembrava ci fosse alcuna banda di teppisti a creare problemi. Con questa assicurazione, tutti rientrarono nelle rispettive automobili. Honon, che aveva un walkie-talkie grazie al quale era collegato a ogni veicolo, diede il via e la carovana si mise in moto. Peter, su invito di Honon, salì nella cabina del primo furgone con il capo della carovana.

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Carovana Stephen Goldin

Stephen Goldin

Тип: электронная книга

Жанр: Современная зарубежная литература

Язык: на итальянском языке

Издательство: TEKTIME S.R.L.S. UNIPERSONALE

Дата публикации: 16.04.2024

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О книге: Anni ′80.Il mondo è sconvolto. La società statunitense è crollata a causa della carenza di cibo, combustibili, tensioni razziali e miriadi di altri problemi, Un gruppo di persone vuole fuggire su un altro pianeta e fondare un nuovo mondo.. se riescono ad attraversare sani e salvi la nazione , rubando benzina e combattendo contro i banditi, e a raggiungere la navicella prima che parta.

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