Un Fantasma Sotto Il Vischio
Rebekah Lewis
Una dolcissima novella ambientata sotto le feste, con un pizzico di brivido che vi delizierà. Josephine Locke è sempre stata sfortunata in amore, nella vita e con i soldi. Sul punto di essere sfrattata e di perdere il lavoro, eredita una libreria nella sonnolenta cittadina di Little Comfort, nel Massachusetts, in seguito alla morte di sua zia. Tuttavia, gli strani eventi che si succedono nel negozio la portano a chiedersi se il fantasma di sua zia stia cercando di inviarle un messaggio. Ma i fantasmi non sono reali... giusto? Brett Jacobs riempie le sue notti solitarie lavorando come barista.. Quando la ragazza arriva in città una settimana prima di Natale, è immediatamente attratto da Jo, anche se lei non lo nota nemmeno, all'inizio. Nel momento in cui eventi preoccupanti iniziano a susseguirsi, il suo bisogno di proteggerla diventa forte quanto il desiderio di baciarla. Ma lei non sembra volere nessuna delle due cose, da lui. Con l'avvicinarsi del Natale, la loro attrazione reciproca diventa impossibile da ignorare, e il richiamo delle festività natalizie e un bacio sotto il vischio potrebbero finire per farli stare insieme. Il pericolo in agguato vicino a loro riuscirà a separarli? Forse Jo e Brett hanno solo bisogno di un miracolo di Natale
Un Fantasma sotto il Vischio
Indice
Capitolo 1 (#u438d715f-8fce-57c3-bc6f-e25bdc6416b6)
Capitolo 2 (#uca37d51b-d100-5874-9faf-5df32ecca070)
Capitolo 3 (#u53fd5bb1-f90f-558f-a909-244721fe8033)
Capitolo 4 (#u0fd62f55-2f6d-5244-a16a-710ccf7bc230)
Capitolo 5 (#u2b021378-7d2d-59e2-afe2-a300ace8e86a)
Capitolo 6 (#u59cc646a-0c79-5217-b298-1805a318eccb)
Capitolo 7 (#ue2245839-1290-58ac-a5df-8a211f6d2e97)
Epilogo (#u9f9ce897-03d6-5ecf-86be-710f49c610b5)
L’autrice (#u57580676-5488-512c-a406-fb9f0bd7ea97)
Libri di Rebekah Lewis (#uae42d9f0-b459-58ff-99f7-b8be922d0674)
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.
Cover Art e modifiche successive © Victoria Miller
“Mistletoe and Spirits” © 2020 Rebekah Lewis
“Un Fantasma sotto il Vischio” traduzione italiana © 2020 Chiara Vitali
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni.
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Pubblicato da Tektime
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Per il 2021
Ti prego, cerca di essere un anno migliore.
Capitolo 1
La libreria di Main Street era incuneata tra una gelateria e un negozio di giocattoli. Serrande di metallo erano state abbassate sopra le porte e le finestre, e contribuivano a oscurare l’interno già buio. Josephine Locke, detta Jo, intrecciò le mani, in parte per tenerle al caldo dentro i guanti, e in parte perché non sapeva cosa farne. L’avvocato, un certo signor Colin Wentworth, armeggiava con la sua valigetta in cerca delle chiavi dell’edificio. Quell’uomo sembrava decisamente anziano, ma rifiutava qualsiasi offerta di aiuto. Quindi Jo rivolse di nuovo l’attenzione all’edificio che aveva ereditato.
Alta due piani per uniformarsi al resto dei palazzi, la Libreria Locke era ubicata lungo la strada di un piccolo paesino degli Stati Uniti, identica a quelle che si vedevano nei film. Il che sembrava giusto, considerando il fatto che aveva ereditato quel posto da una zia che non aveva mai incontrato, e sicuramente una cosa del genere succedeva solo nei romanzi. Eppure eccola lì, nella sonnolenta cittadina di Little Comfort, in Massachusetts, un minuscolo villaggio ricoperto di neve e ghiaccio il cui nome offriva esattamente ciò che prometteva. Jo era terribilmente impreparata a quel clima, avendo vissuto in Florida per tutta la vita. Il suo intero guardaroba invernale, indossato contemporaneamente, non l’avrebbe tenuta al caldo, lì.
«Oh, dove sono finite le chiavi?» mormorò il signor Wentworth, frugando ancora tra le sue cose. Jo fissò la parte posteriore della testa calva di quell’ometto. Sarebbe morta di freddo prima che lui trovasse quelle maledette, perché era troppo testardo per accettare di farsi aiutare. «Ah ah!» disse l’avvocato, sollevando il portachiavi nella mano guantata e stringendolo vittoriosamente. «Sapevo che erano qui.»
Jo sorrise educatamente, saltellando sulle punte dei piedi per tenersi in movimento, mentre cercava di riscaldarsi un altro po’. Non fece commenti mentre l’avvocato sbloccava la serranda e poi la porta. Lottò per sollevare la pesante barriera di metallo, e lei non ce la fece più. Poteva anche non volere il suo aiuto, ma glielo avrebbe dato lo stesso.
«No, no, non si preoccupi. Ce la faccio benissimo» iniziò il signor Wentworth, ma questa volta Jo non lo avrebbe assecondato.
«Le credo, ma ho bisogno di qualcosa da fare per continuare a muovermi.» Non ci sarebbe stato un freddo del genere tutto l’anno, vero?
Con la serranda alzata, l’anziano avvocato spalancò rapidamente la porta d’ingresso e la tenne aperta per lei. «Una ragazza così dolce. Capisco perché sua zia le abbia affidato il suo adorato negozio.»
Jo fece del suo meglio per non ridere. Era contenta che lui potesse capire il perché, dato che lei, poco ma sicuro, non ne aveva idea. Non aveva mai incontrato la zia Miriam. A essere del tutto sinceri, nemmeno il suo nome le aveva detto qualcosa quando il signor Wentworth l’aveva chiamata e lei quasi gli aveva riattaccato il telefono in faccia. Poi si era ricordata della sorella con cui sua madre non aveva rapporti da anni, che si era trasferita dopo il liceo e non era più tornata a casa, nemmeno per fare una visita. Gli eventi che avevano portato a quell’allontanamento erano tanto misteriosi quanto il modo in cui Jo era finita per essere l’unico membro della famiglia nominato nel testamento della zia Miriam. La donna non si era mai sposata e non frequentava nessuno, al momento della sua morte, e non aveva figli, naturali o adottati. Non aveva mai nemmeno incontrato Jo. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che il nome della zia era stato pronunciato da un membro della famiglia, ma sicuramente non era successo da quando Jo era piccola.
«Mia cara» disse in maniera un po’ brusca il signor Wentworth. «Viene dentro o resta fuori al freddo?»
Entrando nel locale, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, Jo non poté fare a meno di guardarsi intorno meravigliata. Scaffali pieni di gloriosi assortimenti di libri tascabili e con la copertina rigida che avevano bisogno di una buona spolverata. Ragnatele che si estendevano agli angoli della stanza, su cui, per fortuna, non vide nulla dotato di otto zampe. Fin dove riusciva ad allungare lo sguardo, per lo meno. Dietro la cassa, in fondo al negozio, un cartello di fianco a una porta indicava le scale che portavano all’appartamento al piano di sopra. Un’altra serie di porte nell’angolo più lontano conduceva a un magazzino o a un bagno. O forse a entrambi.
«Tutto questo mi appartiene, adesso?» chiese, mentre il basso avvocato l’accompagnava in fretta verso un angolo lettura vicino alle grandi vetrine sul davanti del negozio. Jo si sedette al suo fianco mentre l’uomo deponeva le cose che aveva con sé sul tavolo alla sua destra. «Non so nulla sulla gestione di un’impresa» lei ammise.
In effetti, fino a quel momento aveva lavorato come cameriera, vivendo di mance e di magri stipendi. La sua laurea in Lettere e Filosofia, conseguita in un’università statale, non l’aveva aiutata a trovare un lavoro migliore, e, onestamente, non sapeva cosa voleva fare della sua vita. Però le piaceva leggere. Quel lascito poteva essere una benedizione sotto molti punti di vista, considerando che era stata licenziata per non essersi presentata al lavoro mentre cercava di ragionare con il suo padrone di casa, tentando di non farsi sfrattare perché era in ritardo sull’affitto. Di nuovo. Un lavoro e un posto dove stare, e in più un’eredità?
O quella storia era ciò che si definiva un miracolo di Natale la settimana prima delle feste, o era una fregatura.
Jo si aspettava che fosse una fregatura.
«Non si preoccupi, mia cara. Una ex dipendente del negozio l’aiuterà a rimettere in piedi l’attività, se è quello che desidera, oppure a vendere l’edificio se non vuole restare.»
«Oh, non c’è bisogno che si preoccupi durante le feste. Può aspettare...»
Il signor Wentworth scosse la testa. «Sua zia è stata chiara nel testamento: voleva che lei fosse in grado di subentrare immediatamente, nel caso fosse venuta a mancare.»
Tuttavia, sembrava che ci fossero un sacco di problemi da affrontare. «Questa donna verrà ricompensata per il suo lavoro, vero?» Jo avrebbe usato la sua eredità, una volta ricevuta, se non ci avessero pensato in anticipo.
Il vecchio sorrise dolcemente. «Sua zia le ha lasciato una bella somma di denaro. La signora Taylor ha chiamato per chiedere del negozio e, quando ha saputo che l’aveva ereditato lei, si è offerta di dare una mano.» Si grattò il mento. «Ma sul conto aziendale dovrebbero esserci abbastanza soldi per pagare uno o due dipendenti in più.»
Era una buona notizia, nonostante tutta quella storia la spaventasse un po’. Sua zia era morta alla fine di novembre. Contenitori pieni di decorazioni natalizie erano aperti accanto al bancone anteriore, e Jo fece scorrere le dita sull’albero lì accanto, non ancora addobbato. «Era... era qui quando...» non riuscì a concludere la frase. Zia Miriam era morta a causa di un ictus, ma Jo non aveva indagato troppo sulle circostanze in cui era avvenuto.
«Sì. Un fattorino l’ha trovata la mattina in cui è accaduto il fatto: sua zia non aveva aperto la porta, e lui l’ha vista sdraiata sul pavimento attraverso la finestra.»
«Oh no.» Il cuore di Jo si strinse mentre un brivido la investiva. Sua zia era morta da sola. Che cosa terribile. La faceva sentire ancora peggio il fatto di non conoscerla, e che la sua famiglia non le fosse stata più vicina. La madre di Jo non si era propriamente aperta su quella situazione, anche adesso che zia Miriam era morta. In effetti, aveva reagito a malapena alla notizia. Visto che anche il padre e i nonni di Jo erano morti, non c’era davvero nessuno a cui chiedere spiegazioni.
«Vuole dare un’occhiata all’appartamento al piano di sopra?»
Sollevata dal cambio di argomento, Jo annuì. «Sì, grazie.»
Il primo piano era occupato da un monolocale. C’era una piccola zona cucina, un bagno con vasca, una cabina armadio e un ampio soggiorno. Un letto matrimoniale, spogliato di coperte e lenzuola, occupava lo spazio di fronte a un caminetto. Sul muro sopra di esso era appesa una televisione. Dietro, un tavolino e delle sedie costituivano la zona pranzo, e una lavatrice e un’asciugatrice erano state infilate nell’angolo. Non era grande, ma era perfetto. Jo non era riuscita a portare tutto con sé, ma, onestamente, non possedeva molte cose. Avrebbe trovato facilmente un po’ di biancheria da letto e alcuni asciugamani nuovi.
«Spero che il fatto che sua zia sia morta nell’edificio non le dia troppo fastidio. Almeno non è successo nel letto.»
La bocca di Jo si spalancò a quel commento. «Ha detto che dovevo firmare dei documenti?» Prima avesse sistemato tutta quella faccenda, prima lui se ne sarebbe andato e lei avrebbe potuto iniziare a pulire e portare dentro le scatole che aveva in macchina.
Circa mezz’ora dopo, Jo era beatamente sola, con le chiavi in mano e un fascicolo di fotocopie fatte nel negozio al piano di sotto. Un’altra ora dopo, scaricata la macchina e acquistati lenzuola e asciugamani da un negozio in fondo alla strada, era al piano di sopra a spolverare e pulire i mobili. Per quanto il negozio stesso avesse bisogno di una bella pulita, non aveva voglia di salire le scale per andare a letto e ricordarsi solo a quel punto che anche quella stanza aveva bisogno di essere sistemata.
Con la musica che suonava dal cellulare, Jo si mise a cantare e ballare mentre riordinava l’appartamento - il suo appartamento, adesso. Annuì, guardandosi intorno. Era perfetto per lei. Dopo aver trovato l’aspirapolvere e aver lavato il bagno e la cucina, decise di fare una doccia e finirla lì con le pulizie. Era scesa la sera, e il suo stomaco brontolava.
Si sarebbe data una rinfrescata e avrebbe trovato un posto dove mangiare qualcosa prima che fosse troppo tardi. La mattina avrebbe dovuto passare in rassegna il frigorifero e la dispensa, e fare una lista della spesa per il giorno seguente. Le due scatole di bibite, l’acqua e il cibo che aveva portato con sé non sarebbero durati a lungo.
Quando Jo scese le scale, una corrente fredda la sfiorò. Rabbrividì e afferrò il cappotto che aveva gettato sul bancone della cassa. Un tonfo la fece sobbalzare ed emettere un gridolino. Voltandosi, fissò un libro che giaceva in mezzo al pavimento. Era caduto da uno degli scaffali?
Lo raccolse. A casa per le vacanze: un Libro di Ricette per Natale. Un rapido esame della mensola più vicina non rivelò né libri a tema natalizio né di cucina.
Strano.
Scrollando le spalle, Jo si assicurò di avere con sé la borsa e le chiavi e uscì per cercare qualcosa da mangiare.
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