Non Rianimare
Charley Brindley
Un uomo morente confida alla sua pronipote di aver lasciato un documento con su scritto NON RIANIMARE, e di avere dato istruzioni al personale medico di lasciarlo andare, qualora fosse destinato ad una vita vegetativa. Un uomo morente confida alla sua pronipote di aver lasciato un documento con su scritto NON RIANIMARE, e di avere dato istruzioni al personale medico di lasciarlo andare, qualora fosse destinato ad una vita vegetativa. Ma per lui inizia un lungo e strano viaggio che l'uomo immagina si stia svolgendo solo nella sua mente, mentre il suo corpo viene tenuto in vita contro la sua volontà. Ciò che sta vivendo è l'effetto di un mix esplosivo di farmaci sparati nel suo corpo allo scopo di tenerlo in vita, o questi eventi misteriosi ed eccezionali accadono davvero? PUBLISHER: TEKTIME
Charley Brindley
Non Rianimare
NON RIANIMARE
di
Charley Brindley
charleybrindley@yahoo.com
https://www.charleybrindley.com/
Edito da
Karen Boston
https://bit.ly/2rJDq3f
Coverdi
Charley Brindley
Traduzione di
Patrizia Barrera
© 2019 by Charley Brindley all rights reserved
Stampato negli Stati Uniti d’ America
Prima Edizione Novembre 2019
Questo libro è dedicato a
Vern F. Brindley Jr
Alcuni dei libri di Charley Brindley
sono stati tradotti in:
Italiano
Spagnolo
Francese
e
Russo
Altri libri diCharley Brindley
1. Oxana’s Pit
2. Raji Book One: Octavia Pompeii
3. Raji Book Two: The Academy
4. Raji Book Three: Dire Kawa
5. Raji Book Four: The House of the West Wind
6. Hannibal’s Elephant Girl Book One: Tin Tin Ban Sunia
7. Hannibal’s Elephant Girl Book Two: Voyage to Iberia
8. Cian
9. Ariion XXIII
10. The Last Seat on the Hindenburg
11. Dragonfly vs Monarch: Book One
12. Dragonfly vs Monarch: Book Two
13. The Sea of Tranquility 2.0 Book One: Exploration
14. The Sea of Tranquility 2.0 Book Two: Invasion
15. The Sea of Tranquility 2.0 Book Three: The Sand Vipers
16. The Sea of Tranquility 2.0 Book Four: The Republic
17. Sea of Sorrows
18. The Last Mission of the Seventh Cavalry
19. Henry IX
20. Qubit’s Incubator
21. Casper’s Game
22. The Rod of God
Coming Soon
23. Dragonfly vs Monarch: Book Three
24. The Journey to Valdacia
25. Still Waters Run Deep
26. Ms Machiavelli
27. Ariion XXIX
28. The Last Mission of the Seventh Cavalry Book 2
29. Hannibal’s Elephant Girl, Book Three
Leggi alla fine del romanzo la sinossi degli altri libri
Capitolo Uno
23 Marz0 2019
Mi passai la mano sul viso, cercando di spazzare via la nebbia che mi avvolgeva la mente. Mentre lo facevo, le mie dita si impigliarono in qualcosa che era bloccato nel mio naso.
Che diamine? Dove sono?
Il tubo sembrava che fosse a metà della mia gola. Provai ad estrarlo, ma era come incollato alla mia faccia. Il mio cervello era in pappa, alla deriva. Provai a fare mente locale.
Ancora niente, solo immagini confuse. Niente a cui potermi aggrappare. I miei occhi sono aperti, ma davanti a me una visione nebulosa di… cosa? Sono come dentro una nuvola. Delle cose bianche e metallo lucido. Tubi. Rumore. Ospedale.
Ospedale. Oh, certo. E quel dottore che sembra avere circa dodici anni. E un’espressione troppo triste per un bambino.
Mi sentivo come se fossi stato schiacciato e ricomposto in un pezzo di merda. Il dolore era poco, ma la mia mente sembrava cemento fresco.
Probabilmente mi hanno drogato con degli antidolorifici.
Ottimo.
Spero che si ricordino, "Non rianimare". Non voglio restare aggrappato a una vita di tubi, respiratori e segnali acustici.
Un suono morbido e frusciante..
Un uomo in divisa blu, un delizioso blu elettrico.
Un altro dottore? Comunque, questo non è un adolescente. Per favore, non darmi nessuna consolazione del cazzo su qualche altro anno di cosiddetta vita. Ho quasi ottant'anni. Ancora qualche anno di sofferenza e sacrifici per Caitlion non è quello che desidero. Strappate questi tubi e lasciatemi andare!
L'uomo in blu accostò una sedia a fianco al mio letto, si sedette e sorrise. Non si mise a controllare i miei riflessi vitali, non dette alcuna occhiata attenta ai monitor, non portava nessuno stetoscopio intorno al collo, non si mise a bucarmi con degli aghi; sorrideva e basta. Era un ragazzo grosso, forse sui 90 kili, barba chiara, capelli castani, occhi blu, blu scuro, come quello della prima ombra della notte.
“Che cavolo ti…Cazzo. Gola secca.Provai a deglutire.“Che cazzo ride?”
“E’ ora.”
La sua voce era sottile, non virile come mi aspettavo. Era più simile alla voce della mamma, di quando ero bambino. Morbida, piacevole, mi faceva sentire come se tutto andasse bene
Un altro rumore. La porta si spalancò. Girai la testa sul cuscino per scrutare l'infermiera.
Lei li guardò, i monitors. Mi chiesi perché invece il dottore non mostrava alcun interesse a farlo.
Batté un'unghia rossa su un display digitale, poi mi sorrise, ignorando il dottore.
Cercai di essere meno ruvido che potevo. Era carina, giovane, e ventenne. La sua carnagione era del colore del grano dorato in estate.
“Si sente meglio oggi, signor Brindley?”
Annuii..
“Tra poco le porteranno una bella spremuta di prugne e susine e poi il dottore verrà a visitarla.”
Quando cercai di alzare la mano destra per indicare il dottore seduto accanto a me, me la ritrovai appesantita da un tubo e due aghi inseriti sul dorso.
Lei se ne andò prima che potessi dire qualcosa.“Forse, le piacerebbe incontrare la sua famiglia.” disse il dottore.
“Va male, vero?”
Lui annuì. “Dobbiamo iniziare.”
“Se conosco mia nipote, è da qualche parte qui fuori..”
“Dorme su una poltroncina, in sala d’aspetto.”
“Può chiamarla?”
“No, può premere lei quel pulsante.”
“Dov’è?”
“A destra della sua mano.”
“Oh, okay.”
Armeggiai un po’ per trovarlo, poi lo premetti. La mia infermiera entrò subito.
“Che posso fare per lei, caro?” Mi appoggiò una morbida mano sulla spalla. Mi piaceva. Era schietta, senza fronzoli.
“C’è Caitlion, fuori?”
Lei annuì. “Credo di sì. E’ la fuori da prima che io montassi.”
Povera creatura. Sta bene? Spero sia pronta. Ho resistito fino a quando non ha compiuto diciotto anni. Non volevo che altra gente prendesse decisioni per lei. Siamo rimasti solo io e lei da quando aveva due anni, da quando sua madre è fuggita con un camionista di Wichita. Tra qualche settimana Caitlion sarà benestante. Sola, ma potrà andare all'università o in Europa … qualunque cosa desideri fare. So che il prossimo mese sarà molto difficile.
“Papà.”
Eccola lì, la mia bella ragazza, che mi prende la mano e si china per darmi un bacio sulla guancia. Il suo nome, Caitlion, il contratto di Kate Lion, viene dalle parole confuse di sua madre quando era piena di fentanil ed eroina. Stava cercando di dire "Tavion", qualunque cosa significasse.
“Hey, piccola.”
Indossava jeans con buchi fatti ad arte e una maglietta rosa su cui era scritto "5 persone su 4 hanno difficoltà con la matematica".
Mi venne da sorridere.
“Stai meglio, oggi!” disse.
Capelli lunghi ramati. I suoi occhi castani erano profondi, e vi aleggiava un pizzico di mistero, come se nascondessero un particolare segreto. Si era tinta le punte dei capelli di un colore biondo miele, credo quello che chiamano babylights. E sempre, un bel sorriso.
Soffiai uno sbuffo d'aria dal tubo nel naso e agitai la mano, scacciando via le sue parole. "Penso … che siamo alla fine, tesoro."
“No, papa! Non è così!” Mi prese una mano, facendo attenzione alla flebo.
Capitolo Due
10 Agosto 1945
Entrai dalla porta sul retro dell'aula e mi sedetti nell'unico posto libero.
“Tu chi sei?’”
Era il mio primo giorno alla Fordland High School. L'omino tozzo di fronte alla classe mi fissava con aria inquieta. Era vestito con un abito grigio tortora, un gilet nero e un'ampia cravatta a fiori. Non avevo mai visto un insegnante maschio, prima di allora.
“Ch-Charley Brindley.”
Meraviglioso. Il quinto col cognome Brindley. Ce ne sono altri?
Non capivo cosa intendesse. Se avevo altri fratelli o se c’erano altri Brindley? Scossi la testa.
Perché mi guardano tutti?
Sentii una ragazza ridere. Mi accasciai, fissando l'enorme libro di testo d’ inglese sulla mia scrivania.
Perché non posso semplicemente strisciare lì sotto e morire?
"Tutto ok." L'insegnante si diresse alla lavagna. "Cercheremo di andare avanti anche senza di te." Prese un pezzo di gesso. "Sig. Winter Coldstream " disse, mentre scriveva il suo nome alla lavagna. "Eh sì, mia madre aveva un grande senso dell'umorismo."
Lasciò cadere il gesso nel vassoio e si pulì le mani. "Chi mi dice quali sono le otto parti del discorso?"
Sei mani si alzarono. Tutte ragazze.
Il signor Coldstream guardò in direzione delle ragazze sorridenti. Poi i suoi occhi si posarono su di me. “Brindley?”
Nessuno mi aveva mai chiamato con il mio cognome. Abbassai lo sguardo e deglutii.
"Puoi dirceli tu?"
Non sapevo nemmeno che il discorso avesse delle parti. "Um …" Presi il mio libro di testo e lo aprii.
"Avresti dovuto imparare queste cose in quarta elementare." Si guardò attorno. "Tu, come ti chiami?"
"Ember Coldstream."
“Credevo fossi una mia parente. Dimmeli tu."
Gli altri abbassarono le mani.
Ember sorrise ed elencò le parti del discorso.
Era così carina, e anche intelligente!
"Molto bene, Ember." Si guardò attorno. "Che cos'è un aggettivo?"
Le solite sei ragazze alzarono la mano.
“Brindley?”
Oh mio Dio. Perché continua a chiedermi queste cose?
Fissai il mio libro aperto, restando in silenzio e non osando muovermi, desiderando di scomparire dalla faccia della Terra. Sentii la mia faccia arrossire di brutto e sapevo che tutti mi stavano guardando, probabilmente ridendo per la mia stupidità.
"Beh, immagino che Brindley sia così concentrato sulle sue cose, che le sue orecchie si sono chiuse a qualsiasi altro suono."
Parecchi bambini risero, un ragazzo più forte degli altri. Sapevo chi era.
Henry Witt. Probabilmente non sapeva nemmeno cosa fossero gli stimoli. No, certo che no.
"Come ti chiami?" chiese il prof a un altro studente.
"William Dermott."
“Bene, William. Che cos'è un aggettivo? "
Perché a me mi chiama con il mio cognome e tutti gli altri con il loro nome?
"Um …" William si guardò le mani, il pavimento, la finestra. "Um … una persona, un posto o una cosa?"
"Sbagliato. Qualcuno sa come si chiama quella parte del discorso che indica una persona, un luogo o una cosa? "
Le stesse sei ragazze di prima.
Il signor Coldstream attraversò la stanza e si fermò davanti a una ragazza con la mano in aria. "Tu chi sei?"
"Juliet Dermott." rispose, abbassando la mano.
"Davvero? Sei parente del signor William Dermott laggiù?
"Purtroppo sì." guardò William.
"Sai rispondere alla domanda, Juliet?"
“Il sostantivo”.
È carina e intelligente, come Ember.
"Giusto. Come si chiamano quelle parole che terminano con "ente? "
Per favore, non chiederlo a me. Non conosco nessuna di queste cose.
"Avverbi.” disse Juliet.
"Bene."
Non mi ero mai accorto che il tempo potesse scorrere così lentamente. Ehi, ho fatto un avverbio!
"Parliamo del diagramma di una frase, ok?" Il signor Coldstream scrisse alla lavagna: "La rapida volpe marrone salta sul cane pigro".
Diagrammi? Su una volpe e un cane.
I cinquantacinque minuti della lezione di inglese della nona classe del signor Coldtream mi parvero cinquantacinque ore. Il suono della campanella arrivò come musica alle mie orecchie. Presi il mio libro e corsi in fretta nel corridoio.
"Ehi, tontolone."
Mi girai e vidi un ragazzo alto appoggiato al muro. Aveva i capelli rossi e almeno mille lentiggini.
"Che ci fai qui?"
Un altro ragazzo e due ragazze erano con lui. Mi fissarono, aspettando che rispondessi qualcosa.
"Sto andando alla lezione di storia."
"No, intendo, che ci fai al liceo?"
Non capivo cosa volesse dire. Scrollai le spalle.
"Dovresti rifare le medie."
La scuola da dove venivo era parificata, ma non erano certo le medie. "Oh."
"Che idiota!” esclamò l'altro ragazzo. Era Henry Witt.
"Non sa nemmeno cosa sia il liceo.” aggiunse Ember.
Tutti risero di me.
"Adoro la tua tutina!" disse Ember, ridacchiando.
Mi voltai, con l’impulso di scappare dall'edificio e tornarmene a casa, ma mi imposi di allontanarmi con calma.
Devo trovare la mia aula di storia.
Camminai lungo il corridoio, poi tornai indietro.
Non la trovo.“
Sentii delle ragazze cantare. "Pee Wadley Pasty, brutta ciccia-bomba."
Svoltando un angolo nel corridoio, vidi un gruppo di quattro ragazze di fronte a una ragazza in sovrappeso.
"Pee Wadley Pasty, brutta ciccia-bomba!" cantavano, poi ridevano della grassa ragazza mentre lei piangeva a singulti.
La povera ragazza era schiacciata contro il suo armadietto, senza altro posto dove andare. I suoi occhi azzurro cielo erano pieni di lacrime. Si asciugò il viso con la manica e si girò per appoggiare la testa contro l'armadietto. I suoi lunghi capelli biondi le si allargarono sulle spalle. Era grassa, probabilmente oltre i 100 kili, ma perché deriderla?
Passarono altri studenti, alcuni ridevano o facevano commenti cattivi su di lei. Mi sentivo come se dovessi dire o fare qualcosa, ma una di quelle ragazze era Ember Coldstream. Non volevo che ricordasse a tutti la mia umiliazione durante la lezione di inglese.
Ormai stanche di torturare Patsy le quattro ragazze se ne andarono per la loro strada, continuando a cantare la loro stupida canzone. Dopo che furono scomparse, Patsy aprì l'armadietto e prese un fazzoletto.
Cosa posso dire a questa ragazza? Mi dispiace per lei, ma sono un tale flop. Probabilmente sarei capace di dire solo qualcosa di stupido.
Patsy osservò le quattro ragazze entrare in un'aula, poi prese alcuni libri dal suo armadietto. Esitai, ma quando lei si girò verso di me e mi vide lì in piedi mi affrettai a cercare l'aula di storia.
* * * * *
L'ora di pranzo fu un'esperienza ancora peggiore.
"Cos'è quest'odore?" disse un ragazzo al tavolo accanto al mio.
"Merda di mucca.” rispose un altro.
"Da dove viene?"
"Oh, guarda, forse dal buzzurro qui."
"Cosa ci fai qui, tontolone?"
Abbassai lo sguardo sul panino con le uova che mamma mi aveva preparato.
"Penso che stia mangiando un panino di merda di mucca."
Gli altri ragazzi risero, attirando l'attenzione dal tavolo accanto.
"Pensavo che i cafoni dovessero mangiare fuori."
"Sì, questa è la regola."
"Probabilmente quando imparerà le parti del discorso – disse una ragazza – sarà in grado di leggere il libro delle regole.”
Sapevo chi aveva parlato senza nemmeno guardare … Ember.
"Non hanno ancora fatto un libro delle regole con le figure – esclamò- in modo che anche i contadini possano impararle?"
Tutti scoppiarono a ridere.
"Sì" – disse un tizio – tipo, un libro da colorare".
Infilai ciò che rimaneva del mio sandwich nel sacchetto di carta e afferrai il mio thermos di latte.
“Oh no. Sta per piangere ".
Mi fischiarono contro e mi gridarono altre stupide cattiverie mentre mi allontanavo dalla sala mensa.
Ma non riuscii a scappare abbastanza in fretta, e ormai non avevo più fame.
È l'ultima volta che ci andrò a mangiare. Davvero potei non pranzare in mensa? Probabilmente, se decido di mangiare fuori, mi dovrò portare il pranzo. E’ un’idea. Domani andrò fuori all'ora di spacco per vedere se qualcun altro si porta il pranzo da casa.
* * * * *
"Mamma, non voglio andare a scuola."
Era la mattina dopo il mio primo giorno di liceo.
"Perché?" Stava preparando il mio panino per il pranzo.
"Tutti mi odiano."
"Non ci credo che ti odiano."
"Mi hanno preso in giro per tutto il giorno, anche a pranzo."
"Hai detto loro di lasciarti in pace?"
Scossi la testa e feci un boccone di Post Toasties e latte, poi aggiunsi un altro cucchiaino di zucchero.
"Quando dicono qualcosa di cattivo su di te, ribatti."
"Ma non riesco mai a pensare a niente fino a quando è tutto finito. Dopo che hanno riso di me e se ne sono andati, allora mi viene in mente cosa avrei potuto dire. "
"Beh, devi pensare più velocemente."
Sì, buona idea, mamma. Ma a quanto pareil mio cervello è troppo lento.
“Che ne dici se gli do solo un pugno in faccia? A parte le ragazze chiaramente. "
"Anche le ragazze sono cattive con te?"
"Sì."
Non sarò mai in grado di rispondere per le rime a una ragazza. O di prendere a pugni uno di loro, anche se vorrei riuscire farlo piuttosto che farmi insultare.
"Dov’è che ti prendono in giro?"
"Nel corridoio e all'ora di pranzo in sala mensa."
“Ok, allora quando una lezione finisce, rimani in classe fino a un minuto prima della lezione successiva, quindi affrettati a quella successiva prima che quelli abbiano il tempo di dirti qualcosa. E trovati un posto tranquillo dove pranzare. Non andare più in sala mensa. "
"Buona idea, mamma."
Presi il sacchetto del pranzo e corsi a prendere lo scuolabus.
* * * * *
All'ora di pranzo, presi il mio panino dall'armadietto e mi precipitai fuori, dove vagai fino a quando non arrivai al campo di calcio. Salii i gradini e mi sedetti in mezzo alle gradinate vuote.
Mentre prendevo il panino con l'uovo dalla carta oleata, notai che c’era qualcuno dall'altra parte del campo, proprio in mezzo all'altra serie di gradinate. Dalle sue dimensioni, capii che era Patsy. Mi venne l’idea di andarle a chiedere se potevamo fare colazione insieme, ma qualcuno si era appena seduto accanto a lei. Era una ragazza con dei tutori ortopedici su entrambe le gambe.
Vidi che parlavano mentre facevano colazione, quindi decisi di non intromettermi. Tanto, non avrei neanche saputo cosa dire.
Dopo avere ingollato il mio pranzo, mi recai nella mia classe di scienze con mezz'ora di anticipo e mi sedetti nell’aula vuota, dove tutto era silenzio. Venticinque minuti dopo, quando i ragazzi iniziarono ad entrare, stavo fingendo di leggere il mio libro di testo.
"Wow! – esclamò uno dei ragazzi – sa perfino leggere!"
"Naa, ha un fumetto nascosto nel suo libro di scienze."
Risero.
Dovrei ribattere qualcosa? Tipo "Sì, ho Superman qui." No, è una cazzata. "Magari “Ne vuoi uno anche tu?" No, questo richiede una risposta, e quello potrebbe battermi con un a battuta spiritosa e allora dovrei ribattere di nuovo. Mio Dio, perché stare con gli altri è così difficile! Me ne starò zitto finché non si stancheranno di darmi fastidio. Quanto ci vorrà? Probabilmente l'intero semestre. Merda, tre mesi di prese in giro, umiliazioni e offese. Non ce la farò mai. Come fa Patsy a resistere?
Vado lì e mi siedo? O prima gli chiedo se posso sedermi accanto a loro? E se rispondessero "No?" Cosa farei? Sarebbe imbarazzante. Meglio lasciar perdere.
Alla lezione di storia della signora Adams c’erano alcuni studenti del mio corso di inglese.
Mi sedetti in fondo, sperando che nessuno mi notasse..
L’'insegnante scrisse alla lavagna 330 a.C. e chiese: "Dove nacque Alessandro Magno?"
Diversi studenti alzarono la mano.
La prof si mise di fronte a una ragazza. "Come ti chiami?"
"Ember Coldstream."
"Sai rispondere alla domanda?"
“Penso che Brindley lo sappia. È un esperto di storia antica. " Si voltò sorridendo verso di me.
Cosa? Perché mi sta facendo questo?
"Brindley – disse la signora Adams – dove nacque Alessandro Magno?"
“Uhm … Inghilterra?”
"Sbagliato. Chi lo sa?”
Juliet alzò la mano. La signora Adams annuì.
“In Macedonia”.
"Brava. E quale impero fu il primo ad essere conquistato da lui? "
"La Grecia."
“Bravissima. Ottimo lavoro. Sono contenta che almeno qualcuno abbia studiato durante le vacanze estive. Ora parliamo dell'Impero romano ".
Sul finire della lezione ci assegnò i primi tre capitoli da leggere per il giorno dopo.
* * * * *
La lezione di algebra fu difficile quanto quella d'inglese e di storia.
Perché la signora Caldwell non ci ha insegnato almeno una di queste cose?
"Buenas tardes estudiantes" (Buon pomeriggio, studenti), disse la signora Sandoval all'inizio della lezione di spagnolo.
Alcuni ragazzi risposero: "Buenas tardes, Señora Sandoval".
“Es un hermoso día", (è una bella giornata) disse Ember.
Mi ero seduto proprio in fondo all’aula e cercavo di non farmi notare. Non avevo idea di cosa avesse detto Ember, ma mi venne da sorridere proprio in direzione della prof. Lei guardò verso di me ed io sprofondai, presagendo quello che stava per accadere.
"Como te llama, joven?" (Come ti chiami, giovanotto?)
Riuscii solo a capire dal suo tono che mi aveva fatto una domanda. Scossi la testa.
"Ho chiesto come ti chiami."
"Oh, Charley Brindley."
"El tiene un ligero problema mentale", (ha un leggero ritardo mentale), disse Ember.
Alcuni studenti ridacchiarono.
Capii che alludeva ad un problema mentale. Non ci misi molto a intuire cosa aveva detto.
"Oh, siento mucho escuchar eso.” (Oh, mi dispiace tanto) ) disse la signora Sandoval. "Staremo più tempo sugli argomenti, così sarai in grado di seguirci."
Il sorriso di Ember assomigliava molto a un ghigno.
Perché mi odia?
Aprii il mio libro di testo e lo tenni premuto davanti alla faccia.
* * * * *
Finite le lezioni mi misi sul marciapiede, in attesa dell'autobus della scuola.
"In fondo alla fila, tontolone."
"Cosa?" Era Crammer quello con la faccia piena di lentiggini.
"Stai occupando il mio posto. Il tuo è quello là in fondo. "
"Non c'è nessuna fila."
"Ci sarà, e tu stai occupando il mio posto."
Mi spinse all'indietro, facendo cadere i miei libri a terra.
Dei ragazzi corsero a guardare..
Mi lanciai verso di lui, afferrandolo per la vita.
Crammer sollevò il ginocchio e mi colpì allo stomaco.
Quando mi girai verso di lui mi colpì al petto, e mi fece cadere per terra. Gli altri risero. "Prenditelo nel culo, Brindley."
Mi alzai e agitai il pugno destro.
Lui si girò di traverso verso di me.
Il mio pugno colpì i suoi solidi muscoli.
Mi diede un pugno in faccia ed io crollai. Mi inginocchiai per terra, stropicciandomi gli occhi.
L'autobus si fermò e tutti mi passarono davanti, ridendo di me e guardandomi. Fui l'ultimo a salire a bordo. Mi sedetti accanto al conducente.
* * * * *
Dopo un mese di scuola non avevo imparato nulla, tranne i posti migliori in cui nascondermi all'ora di pranzo e come starmene per i fatti miei in classe. Alla fine gli insegnanti smisero di farmi domande, visto che non rispondevo correttamente a niente.
Fu la stessa cosa per tutte e sei le materie. Mi sedevo in fondo all’aula e cercavo solo di non farmi notare troppo. Prendevo appunti e mi esercitavo nella lettura, ma ero troppo lento ad apprendere.. La maggior parte dei miei compagni partecipava attivamente alle lezioni e cercavano di dare sfoggio di sé, specialmente le ragazze – e Ember in particolare. Immagino perché suo padre fosse un insegnante
* * * * *
Finita la lezione d’inglese mi avviai verso quella di storia.
"Ehi, buzzurro.”
Mi girai e vidi Crammer venire verso di me, seguito dai suoi tre scagnozzi.
Oh no! Non di nuovo.
"Che vuoi?"
"Indossi quella stessa tuta tutti i giorni?"
Diedi un’occhiata alla mia tuta. In realtà ne avevo quattro. La mamma ne lavava tre a settimana.
Avevamo una lavatrice asciugatrice sulla veranda posteriore. Papà e mio zio Leo le avevano sistemato un vecchio motore elettrico che avevano recuperato dallo scasso e così faceva anche la centrifuga. Comunque, le mie tute sembravano tutte uguali.
"Te l’hanno fatta con un sacco per la farina?" chiese.
"Può darsi."
“Dì 'alla tua vecchia di usare un sacco della spazzatura, la prossima volta. Si avvicina di più al tuo stile !”
Si girò con un ghigno versoi suoi amici. Tutti risero. Si voltò di nuovo verso di me, credo in attesa di una risposta.
Ma io non ne avevo una pronta.
Capitolo Tre
23 Marzo 2019
“Caitlion, cara, ascoltami. Abbiamo passato diciotto meravigliosi anni insieme. E’ ora che tu prenda in mano la tua vita. Vai all’università, gestisci la Compagnia, viaggia…ma promettimi che ne farai buon uso. Vivila intensamente, anche per me.
“Charley- disse l’uomo – è ora.”
Annuii.
La dolce Caitlion teneva stretta la mia mano sulla sua guancia. “Non voglio lasciarti andare!” disse.
“Devi, cara. Lo hai sentito, è l’ora.”
Indicai l’uomo con la mano. Lei si guardò intorno, come se non vedesse nulla.
“Vorrei tanto che tu…” Tirai un respiro.. “…mi portassi un Big Mac. Ti dispiace?”
Lei tirò su col naso e sorrise.“Mi permetteranno di portartelo?”
“L’infermiera ha detto che oggi avrei potuto chiedere tutto ciò che volevo.”Era una bugia, ma ormai…
Lei si alzò. “Ci vediamo tra dieci minuti. Vuoi anche delle patatine?
Annuii e le rivolsi un bel sorriso, poi lei uscì dalla stanza.
“Quando sarà giunto a destinazione, cerchi questo iPad nel soppalco del fienile – disse il dottore in divisa blu -Ci sono già un mucchio di programmi sopra: l’Enciclopedia Universale, Wikipedia…”
Diede un’occhiata allo schermo luminoso davanti ai suoi occhi, che a tratti lo investiva di una luce verdastra. Fece scorrere il dito fino alla pagina successiva. “Tutti I libri della Libreria del Congresso, tutti I brevetti Americani registrati, il bugiardino di qualsiasi farmaco inventato dall’uomo e un mucchio di altre cose di cui potrebbe avere bisogno.C’è anche una batteria a carica solare. Ma deve tenere tutto ben nascosto. Loro non capirebbero.”
“Ma che soppalco? Quale fienile?” chiesi.
“Il fienile rotondo. Sa usare un notebook, vero?”
“Certo, ma non riesco a camminare, come ci arrivo? Mi porteranno in ambulanza?”
“No,volerà.”
Feci un sorriso sarcastico.
“Oh, certo.”
“Ci vorrà solo un attimo. Eventuali istruzioni le troverà sotto il nome Guida”.
Che furbata nascondere le istruzioni sotto quel nome! Io non ci avrei mai pensato!
“Guida per cosa?”
“Lo capirà quando sarà lì..”
“Ma che razza di dottore… è lei?” Il mio cuore saltò un battito in un modo che non avevo mai provato prima. Non era doloroso, solo…strano. Il mio respiro si bloccò per qualche secondo..
“…prima che lei torni.” continuò il medico.
“Ma…” Le gambe presero a formicolarmi.
“…e lei potrebbe non essere in condizioni di contattarci.”
“Contattare chi?”
Che strana sensazione: qualcosa di caldo cominciò a scorrermi attraverso le vene.
Mi parve di udire dei beep irregolari, poi uno più lungo.Sentii un sibilo, come quello dell’aria smossa da un treno in corsa.
Infine, una scossa.
Capitolo Quattro
27 Settembre 1945
Sentii una scossa, tipo una scossa elettrica. Ma non c'era dolore; solo un rapido ronzio nella mia testa, poi formicolio in tutto il corpo. Sembrava che tutto il sangue fosse stato risucchiato dal mio corpo e immediatamente sostituito con sangue nuovo mescolato ad una sorta di effervescente sostanza tonificante. In realtà mi sentivo abbastanza bene, e la mia visita si è fatta più chiara. Ho chiuso gli occhi per un momento, assaporando la nuova sensazione, poi ho aperto gli occhi per vedere la brutta faccia di Justin Crammer.
"Mi senti, coglione?"
"Che cosa hai detto di mia mamma?"
"Ho detto, la tua vecchia non può cucire per della merda."
Lanciò un'occhiata a Ember e ai suoi due amici, poi sorrise. Si voltò e mi afferrò per il colletto.
Non ci pensai nemmeno ci ho nemmeno: reagii subito. Lo presi per una mano, gli torsi il polso con forza e lo atterrai di lato.
Si inginocchiò, urlando.
Quando ha stretto l'altra mano a pugno e si è lanciato verso di me, mi sono girato di scatto in modo che crollasse sul pavimento.
Dannazione, e questo da dove sbuca fuori?
Lo lasciai andare e feci un passo indietro.
Forse gli avevo rotto il polso.
Faticava a stare in piedi, ma riuscì ad alzarsi su un ginocchio. Ember allungò la mano per prenderlo per il braccio, ma lui se la scrollò di dosso.
"Allontanati da me!" le disse, poi si alzò in piedi. "Pagherai per questo, Brindley."
"Va bene. Come hai intenzione di farlo? "
"Lo scoprirai."
"Che ne dici di batterci a flessioni, ora?"
"Che cosa?"
"Chi di noi ne fa di più in cinque minuti, vince."
Qualcuno alle sue spalle rise.
Sì, lo so, è il giocatore più forte della squadra di calcio.
Crammer sorrise, si lasciò cadere sul pavimento e si posizionò sulle mani.
Io consegnai miei libri a Ember e mi sistemai accanto a lui.
Iniziammo insieme.
Cominciai a contare ad alta voce fino a dieci.
A quindici rallentai un po’.
Gli altri ragazzi applaudirono.
A trenta dissi: "Con una mano".
"Che cosa?"
Misi la mano sinistra dietro la schiena e continuai.
Crammer fece lo stesso.
Arrivò a trentacinque, poi cadde di petto, respirando affannosamente.
Io continuai, facendo leva facilmente sul braccio destro.
"Quaranta.” dissi, poi mi alzai e gli stesi la mano.
Lui la scrollò via. "Non è finita."
"Oh, e adesso?"
"Guardati le spalle."
Lanciai un'occhiata a Ember e scrollai le spalle. Lei fece lo stesso.
"Stai attento." Dopo avere pronunciato queste parole mi restituì i libri, con un sorriso.
La campanella suonò.
Crammer scappò via, seguito da Ember e dai suoi amici.
* * * * *
Alla lezione di storia, occupavo il mio solito posto a fondo aula. Visioni strane mi riempirono la mente, come se stessi sognando da sveglio.
Una guerra nella giungla … un ampio fiume che scorre attraverso la foresta pluviale … un'oasi nel deserto … sciare …
Era come un lungo film che scorreva via molto velocemente..
Una sala bar fumosa … musica per chitarra … io che canto …
“Brindley?”
Alzai lo sguardo e vidi la signora Adams in piedi davanti alla classe e tutti gli studenti mi guardavano, alcuni sorridevano, probabilmente si aspettavano che affondassi nella sedia e non dicessi una parola, come ho sempre fatto.
"Sì signora?" dissi.
"Ti ho chiesto, chi ha attraversato le Alpi per attaccare i romani nel 216 a.C.?"
Questa è una domanda stupida. Lei è seria?
La fissai.
"Come prevedevo – disse la signora Adams – chi lo sa?
Diverse mani si alzarono.
"Annibale." dissi io, incrociando le braccia.
"Che cosa?" chiese la prof..
"Prese con sé trentanove elefanti e ventiseimila soldati – dissi – L'esercito era composto da diecimila cavalieri e sedicimila fanti. Probabilmente anche alcune centinaia di fanti da campo. ”
“Huh?”
"La maggior parte degli elefanti morì per il freddo alle altitudini più elevate." Diedi un'occhiata agli altri studenti. La bocca di Ember era aperta e quelli che avevano le mani sollevate le misero giù..
"Perse anche quasi diecimila soldati. “ Presi la mia matita gialla e la feci roteare tra le dita.
La signora Adams si schiarì la gola. "Questo è molto più di quello che hai detto in tutto il semestre."
"Certo." Aprii il mio libro di testo e sfogliai qualche pagina, usando la gomma sulla matita.
Qual era il nome di quel lago in cui Annibale combatté la sua terza battaglia in Italia? Dovrei saperlo.
Mi imbattei in una foto delle Alpi.
Zugspitze! La montagna più alta della Baviera.
Guardai fuori dalla finestra e vidi un olmo tremare nel vento.
C'è una croce placcata oro sulla cima. Kabilis e io ci siamo arrampicati lassù. Quando? Chi è Kabilis?
"Non è nel libro di testo." La signora Adams venne verso di me, con il libro di storia tenuto contro il suo ampio seno.
"Che cosa?"
"A proposito degli elefanti che muoiono al freddo."
"Ma è successo davvero."
"Lo so, ma non è nel libro."
"Oh."
"E tu come lo sai?"
"Io…penso di averlo letto in biblioteca."
"Da quando vai in biblioteca?"
“Um… durante l'ora di pranzo. Forse era in Levy o Erodoto. "
"Hmm … quindi hai letto le storie di Erodoto?"
Annuii.
"Dov'è stata la prima battaglia di Annibale dopo aver attraversato le Alpi?"
“Sul fiume Trebbia."
"Il secondo?"
“Ticino”.
Aprì il suo libro di storia in cui una striscia di carta segnava una pagina, quindi ci dette un’occhiata. "Qual è stata la più grande battaglia che ha combattuto in Italia?"
“Canne. Cinquantamila romani morirono in un solo giorno. "
"Sì." Mi guardò da dietro al suo libro. "Sì, giusto." Si voltò per tornare in testa alla classe, ma tutti stavano ancora imbambolati a fissarmi.
Baviera. Quando sono andato in Baviera? Con Kabilis. Abbiamo imparato a sciare quell'inverno. Era un sergente tecnico, US Air Force. Che diavolo? Parlava correntemente tedesco e russo. Io ero un caporale. Quando…
La campanella suonò per l'ora di pranzo.
Gli altri si affollarono fuori. Ma io non mi mossi: non potevo muovermi. Mi faceva male la testa per l'intensa pressione. Mi sentivo così pieno di roba. Di confusione. Vorticavo come all'interno di un tornado.
“Charley”.
Sollevai la testa. La signora Adams si fermò a guardarmi.
"Sì signora?"
"La lezione è finita."
"Oh, ok."
Raccolsi i miei libri e mi alzai, camminando come in un sogno. La mia mente era ipnotizzata, stordita.
Cosa mi sta succedendo?
Nel corridoio ignorai gli altri ragazzi, ma sapevo che mi stavano guardando. Andai meccanicamente all'armadietto, presi il pranzo e andai fuori, poi mi diressi verso le gradinate.
Lì vidi Patsy e la ragazza disabile. Sono andato dalla loro parte dello stadio.
"Ti dispiace se mi siedo con voi?" chiesi..
Mi guardarono con gli occhi spalancati.
"Um … certo.” disse Patsy.
Mi sedetti e presi il mio panino.
Le due ragazze continuavano a fissarmi, senza mangiare o parlare.
"Che tipo di sandwich hai?" chiesi.
Le ragazze si guardarono.
"Burro di arachidi e gelatina.” rispose Patsy.
"Anch'io" disse l'altra.
"Io ho un uovo fritto. Mia mamma taglia sempre il mio sandwich in due triangoli. Isosceli, penso. " Questo era il massimo che avessi mai detto a una ragazza o a qualsiasi altro ragazzo della scuola.
Entrambe le ragazze ridacchiarono.
"Anche mia mamma.” disse l'altra ragazza.
"Ne volete un po’?" Diedi loro metà del mio panino.
"Grazie."
Abbiamo cominciato a parlare. "Come ti chiami?" chiesi.
"Melody."
"Melody, come una canzone."
"Si. Mia mamma era una cantante. "
"Davvero?"
Lei annuì e morse il panino con le uova. "Questo è buono." Sollevò il panino. "Tua madre ci ha messo maionese, sale e pepe."
"Tu sei" Charley Brindley .” disse Patsy.
"Sì. La mamma mi chiama "Charley Eye". Tu sei "Patsy McCarthy". "
"Immagino che tutti mi conoscano perché sono così grassa."
"Ti conosco perché sei nella mia classe di scienze. Leggi molto?
"Mi piace leggere."
"Anche a me – dissi -Questa gelatina d'uva è davvero dolce. Mi piace."
Il mio cervello sembrava riscaldarsi mentre ronzava. È stato molto piacevole guardarlo riempirsi di ricordi. Ma era anche inquietante.
Da dove viene tutto questo? È sempre stato lì e non sono mai riuscito a trovarlo?
"La tua mente è piena di ricordi?" chiesi a Melody.
”Certo – rispose – Ricordo tutto quello che è successo dai due anni in poi.. Di prima, niente "
"Anch’io – disse Patsy -Mi chiedo perché non riusciamo a ricordare le cose di quando eravamo più piccoli."
I miei ricordi sembravano provenire dal futuro, piuttosto che del passato.
Le cose devono ancora accadere? Come può essere?
"Hai ricordi, tipo, dal tuo io futuro?" chiesi.
"Sogno ad occhi aperti un sacco – rispose Patsy – Di cose che voglio fare dopo il liceo."
"È meglio che ci avviamo – esclamò Melody – E’ quasi ora di lezione."
Camminammo insieme verso la scuola, andando piano a causa delle gambe di Melody.
Entrati in scuola ci accolsero con la canzone "Pee Waldy Patsy".
"Ehi – sussurrai alle due ragazze – cantiamo più forte.”
Dissi loro cosa dovevamo fare. Sorrisero e annuirono.
"Ember e Justin, seduti su un albero – cominciammo a cantare – "K-I-S-S-I-N-G. Prima arriva l'amore, poi arriva il matrimonio, poi arriva Ember con una carrozzina. "
Era una canzoncina per bambini, ma sortì l'effetto desiderato. Parecchi ragazzi risero.
Ember rimase sbalordito per un momento. "Pee Waldy …"
Cantammo di nuovo la canzone del bacio e ci avviammo minacciosi verso le quattro ragazze.
Ember si fermò, deglutì le parole successive, poi si voltò per fuggire. Le sue tre amiche la seguirono.
"Ottimo lavoro.” dissi a Patsy e Melody.
"Sono stata bene!” esclamò Patsy.
"Sì, anch’io – dissi – Facciamo colazione insieme, domani?"
"Cavolo, sì!” risposero all’unisono.
* * * * *
La lezione di Spagnolo era l’ultima della giornata. La odiavo. Ero alto quasi un metro e ottanta, forte, i miei muscoli ben tonificati dal lavoro in fattoria. Ma non sapevo cosa fare della mia forza.
A volte correvamo in pista o facevamo salti laterali; qualsiasi cosa pur di muoverci..
Quella volta andammo in palestra per fare un po’ di basket.
Mi sedetti sulle gradinate, cercando ancora di riordinare i miei pensieri ossessivi. Ero in guerra, in una giungla, ma non era la seconda guerra mondiale, quella appena terminata. Questa era diversa da qualsiasi cosa avessi visto nei cinegiornali. Le uniformi erano diverse; alcuni portavano solo giacche antiproiettile sopra magliette verdi e pantaloni a lavoro. E le armi. Loro o noi non portavamo pesanti fucili M-1 … erano più piccoli, leggeri.
Un M-16!
Un aereo volò su di noi, in basso, appena sopra il tetto di rami della giungla. Molto veloce. Esplose del napalm da una posizione nemica davanti a noi.
Quello è un aereo da caccia F-4 della Marina.Che diamine mi sta succedendo?
“Brindley!” gridò il coach Jameson. "Vuoi unirti a noi?"
"Si signore." Saltai in piedi e corsi sul campo.
L'allenatore era una persona eccezionale. Mi trattava come un ragazzo normale, anche se ero goffo e lento.
L'allenatore mi lanciò la palla dicendomi di fare canestro. L’afferrai e me la rigirai tra le mani.
L'ho già fatto prima. Dove? Quando? Vietnam … Da Nang. Che diamine?
Lanciai la palla, poi ho cominciato a dribblare.
Crammer si mise di fronte a me. Aveva assunto una posizione difensiva.
Vidi i suoi occhi mentre maneggiavo la palla.
Lui sorrise e cercò di afferrare la palla.
Mi feci di lato. Lui seguì il mio movimento. Ho simulato a destra, poi sono andato a sinistra, ancora dribblando. Lui ormai era sbilanciato. Feci un tiro in sospensione. La palla andò a canestro.
Tutti si fermarono a fissarmi.
Corsi a prendere la palla, poi la lasciai cadere dal telaio, mi voltai e feci un altro tiro in sospensione. Perfetto.
Crammer corse a prendere la palla, facendola cadere a metà campo.
Gli corsi dietro.
Lui sorrise e si diresse verso il canestro.
Afferrai la palla, dribblai altri due giocatori e feci un layup.
Quando la palla fece canestro l’afferrai e la passai ad un mio compagno di squadra.
Sto giocando su un campo di terra battuta del campo militare in Vietnam. Molto caldo. Kabilis e io avevamo tagliato i nostri pantaloni mimetici per ricavarne dei pantaloncini. Sei soldati in campo. Tre di noi tirarono fuori il problema delle magliette verdi che avevamo in dotazione e se le tolsero. Camicie e Pelli, avevamo chiamato le due squadre.
Il ragazzo al quale avevo passato la palla, dribblò, fece un tiro in sospensione e perse.
Io usai il rimbalzo, poi lanciai la palla con una mano, facendola piombare sul tabellone. Prese i bordi del canestro e ci cadde dentro.
Il comandante della Marina ci inflisse due settimane di solco. Kabilis e io andammo a Bangkok. Ci siamo incontrati…
Crammer piegò le ginocchia, sollevò la palla per un tiro in sospensione. Proprio quando stava per lanciare la palla feci un salto fino al cielo per togliergliela di mano, poi dribblai e feci io il tiro che aveva provato a fare lui.
Continuammo a giocare con foga per trenta minuti.
Gli altri giocatori si ritirarono lentamente, sedendosi sul pavimento per riprendere fiato.
Crammer continuò a inseguirmi, cercando di prendere la palla.
Corsi per fare canestro, facendo rimbalzare la palla. Mi fece uno sgambetto da dietro. Caddi violentemente per terra, ma sempre tenendo stretta la palla.
Spari, un mortaio che esplode intorno a noi.
Mi alzai, tenendo ancora la palla sotto il braccio.
Stavamo attraversando la giungla. Ero un medico, e stavo lavorando su un soldato ferito. Degli spari dal limite della radura e Kabilis cadde, sanguinando furiosamente..
“Brindley! – esclamò Crammer – muoviti!” Cercò di strappare via la palla dal mio braccio.
Io la passai all’altra mano, da dietro la schiena.
Abbiamo combattuto contro l Viet Cong tutta la notte, perdendo tre dei nostri uomini, più sei feriti. Che cosa è successo a Kabilis?
Lanciai la palla a Crammer e mi avviai verso le gradinate, dove mi sedetti con la testa tra le mani.
“Charley”. L'allenatore si sedette accanto a me. "Stai bene?"
No, c'è qualcosa che non va in me.
"Sì, sto bene."
"Johnson – disse l'allenatore -Portami quella panca per esercizi. Penso che sia meglio che Charley si sdrai per qualche minuto. ”
Pad? iPad! Quel dottore in blu, all’ ospedale, disse che c'era un iPad nel soppalco di un fienile rotondo!
La campanella suonò per la fine della lezione. La giornata scolastica era finita.
"Sei sicuro di stare bene?"
"Sto bene, coach." Tacqui per un attimo. "Non si preoccupi. Stavo solo … um … pensando al mio compito di spagnolo. "
Sul marciapiede, mentre aspettavo l'autobus, cercai di fare ordine nella mia mente..
Così tante cose strane. Un tizio in una stanza d'ospedale, vestito con un abito azzurro. È quello che mi ha parlato dell'iPad nel soppalco del fienile rotondo. Un iPad è un computer. Che cos'è un computer?
Qualcuno mi venne alle spalle. Alzai gli occhi: Crammer.
Spero che inizi a blaterare del suo posto in fila. Questa volta, andrà lui a terra.
"Dove hai imparato a giocare a basket?"
Avrei voluto rispondere “dai Marines.” Aspetta un minuto: ero un maestro sergente nell'aeronautica. Come sono arrivato ai Marines e in Vietnam? Dove diavolo è il Vietnam? Ah, sì. Nel Sud-est asiatico.
"Uhm, ho quattro fratelli. Giochiamo a pallone nel cortile di casa. "
"Giocherai per la squadra?"
"Non lo so."
Vidi Patsy e Melody uscire dalle doppie porte dell'edificio scolastico. Le salutai con la mano. Loro fecero altrettanto, sorridendo.
Crammer si voltò verso di loro. "Sono amiche tue?" La sua espressione sembrava quella di uno che aveva appena visto qualcosa di schifoso.
"Sì, sono amiche mie.” dissi. Mi avviai verso le ragazze. "Puoi prenderti il mio posto in fila. “ gli dissi, senza neanche voltarmi.
"Ehi!” mi gridò Patsy.
"Ciao. Che autobus porta le ragazze? ”
"Um … il tre- rispose Melody – Ma noi andiamo a piedi."
"Quanto vi fate a piedi?" chiesi.
"Circa due miglia."
"È una lunga camminata."
"Meglio che salire sull'autobus.” disse Patsy.
Io detti un’occhiata al punto in cui si sarebbe parcheggiato l'autobus numero tre. Ember era in fila, e parlava con Henry Witt.
"Fammi indovinare – dissi – A Ember e alla sua banda adorano farvi delle serenate sull'autobus."
Patsy annuì.
I quattro scuolabus si fermarono e i ragazzi si misero tutti in fila.
"Devo tornare a casa a fare i compiti.” dissi.
"Non dimenticare il pranzo.” esclamò Melody.
"Ok. Ci vediamo domani sulle gradinate.
* * * * *
Trovai la mamma in cucina, che preparava la cena. Le baciai la guancia.
"Com'e andata a scuola oggi?"
"Bene. Molto bene."
"Davvero?"
Annuii .
"Vado a studiare. Stasera ho molti compiti.”.
"Pensavo che odiassi fare i compiti!"
“Ho alcuni compiti interessanti. Storia e poesia. "
Mi fissò per un momento, poi sorrise. "Potresti raccogliere delle uova per me?"
"Certo."
Afferrai il cestino delle uova e mi diressi fuori. Sui gradini del portico, mi fermai a guardare attraverso il cortile, oltre il filo del bucato e oltre l’officina da fabbro. Lì stava il nostro fienile. Era enorme perché papà soleva metterci molto fieno per l'inverno. Era anche diverso dalla maggior parte dei granai; era rotondo.
Come faceva quel dottore in blu a sapere del nostro fienile rotondo? E se c'è davvero un iPad nel soppalco, tutto diventa molto più strano.
Nel fienile, salii la scala.
Wow, tonnellate di fieno!
Mi guardai attorno nell'enorme soppalco.
Sicuramente, mi hanno lasciato un indizio; altrimenti, non lo troverò mai.
Molte vecchie imbracature erano appese alle pareti. Ragnatele ovunque.
I ragni abitano qui da decenni.
Una vecchia lanterna a olio di carbone, un fucile rotto, una sella da mulo di cuoio imbottita di paglia … tutto era ricoperto di polvere e ragnatele.
Aspetta un attimo.
Attraversai il fieno fino alla lanterna. Era perfettamente pulita; niente polvere, niente ragnatele.
Non è qui da molto tempo. Una lanterna che illumina la strada?
Ho scostato il fieno, fino alle assi del pavimento, ed eccola lì: una scatola di cartone delle dimensioni giuste. E altre due scatole.
All'interno della prima trovai un iPad.
Mi sedetti di nuovo contro il muro, sbalordito.
Quell' uomo all’ospedale, ha detto che avrei trovato il cellulare qui.
Quindi, quello era un sogno?
Avevo settantanove anni e stavo morendo. Sapevo che sarei finito qui, nella mia casa di quando avevo quattordici anni. Sono nel mio corpo da adolescente, ma ho tutti i miei ricordi e le mie conoscenze di settantanove anni di vita!
Questo è un’allucinazione infernale e maledettamente elaborata.
Mi guardai attorno. Ogni dettaglio era stato ricreato alla perfezione.
Sono morto prima che Caitlion tornasse con il mio Big Mac. Deve essere quello che è successo. Allora cos'è questo? Il Dopo la Vita? No, non credo in nessuna di queste cazzate. Sono ancora sdraiato in quel letto d'ospedale, agganciato a fili e tubi. Accidenti. "Non rianimare". A che serve firmare un documento legale se nessuno lo legge? Avrei dovuto farmelo tatuare sulla fronte.
Il mio corpo è morto e stanno pompando quella merda di farmaci per tenermi in vita nelle mie vene. Il mio cervello è ancora attivo ma è zeppo di antidolorifici. E la mia mente, senza più alcun controllo sul mio cadavere, deve pur fare qualcosa.
Quindi, mi sto costruendo questa elaborata fantasia solo per divertirmi?
Due menti. Conscio e subconscio. Quando dormiamo, il subconscio prende il sopravvento, alimentando con i sogni la parte cosciente in coma. Ora mi trovo nel mio subconscio, e mi sto divertendo a questo ridicolo gioco di rivivere i miei anni di scuola superiore.
Quanto può durare?
Fino a quando Caitlion non tornerà da McDonalds. Dirà loro di staccare la spina. Sa benissimo che non voglio continuare a vivere come un legume.
Quanto tempo ho?
Qui, nella mia fantasia, il tempo potrebbe non avere importanza. E non saprò nemmeno quando mi staccheranno i tubi.
Fino a quando ciò non accadrà, mi godrò questo piccolo squarcio di finzione.
Aprii l'iPad e toccai lo schermo.
Oh Oh. Parola d'ordine.
Non mi ha detto qual era la password.
Probabilmente si trova nella cartella "Istruzioni", a cui non posso accedere senza la password.
Nell'angolo in basso a destra dello schermo c'era un' omino stilizzato che indicava l’account.
Potrebbe essere?
Mi asciugai la mano sulla tuta e premetti il pollice sull'icona.
Bam!
Ciao, Charley.'
Loro, o io, avevano pensato a tutto.
Trovai la cartella "Istruzioni" e aprii il file “Guida.”
Difficile sbagliarsi su questo.
'Uno. Non sei immune a nulla. Ci sono pochissimi vaccini nel 1945. Il morbillo, la parotite, la difterite e specialmente la poliomielite sono tutti presenti. Probabilmente ti ammalerai di varicella. Ricorda, non toccare i malati e lavati spesso le mani. "
Polio, scommetto che è quello che ha Melody.
'Due. Non puoi dire a nessuno della tua missione. Penseranno che sei pazzo e sarai rinchiuso in un manicomio. "
Missione? Quale missione?
'Tre. La tua missione è prevenire il riscaldamento globale. "
Oh, tutto qui?
'Quando hai lasciato il 2019, il mondo aveva già oltrepassato la soglia critica. Le calotte glaciali si stavano sciogliendo, i livelli del mare si stavano innalzando, il riscaldamento climatico procedeva a un ritmo accelerato. Tra duecento anni, la Terra inizierà da sola a correggerlo, ma la razza umana ormai si sarà estinta da tempo. "
Questa non è una buona cosa.
'Devi iniziare il passaggio all'energia verde – eolica e solare.'
Sono solo un ragazzo. Cosa posso fare?
'Hai solo quattordici anni, ma hai tutta la conoscenza dell'umanità a portata di mano. Tutto quello che devi fare è progettare una turbina eolica e un pannello solare. "
Si, come no. Qualsiasi adolescente potrebbe farlo.
'E infine, non dimenticare di lavarti le mani.'
Questo è tutto? Tutto quello che devo fare è rimanere in vita e inventare la tecnologia dei prossimi cinquant’anni?
Polio. Wow, me ne sono dimenticato. Quando ero piccolo, ho visto molti bambini con le stampelle o i tutori alle gambe.. Mi chiedo quanti anni abbia il dottor Salk nel 1945. Deve ancora lavorare sul suo vaccino contro la poliomielite?
Non voglio finire in un polmone d’acciaio.
Cliccai sulla scheda Wikipedia.
E Albert Einstein. Devo parlare anche con lui.
Lessi qualcosa sull’ obesità e la poliomielite. Da un collegamento passai a un altro. Causa ed effetto. Storia della ricerca. Trattamento e cure. La polio è causata da un virus, l'obesità causata da molte cose. La poliomielite è altamente contagiosa.
Prima che me ne rendessi conto, era passata un'ora.
“Charley Eye! Dove sei?"
Oh no! La mamma. Le uova!
"Vengo, mamma."
"Cosa ci fai lassù?"
Misi via l'iPad, lo riposi nella scatola e lo nascosi nel di fieno.
"Cerco le uova."
"Le galline non possono salire lassù."
Scesi dalla scala. "A volte volano quassù."
"Si? Allora raccogli che le uova che trovi lassù, così posso finire di preparare la cena. Tuo padre tornerà a casa presto.
* * * * *
Mentre mangiavamo sulle gradinate, Patsy, Melody e io abbiamo parlato delle lezioni che condividevamo. Melody e io avevamo la stessa classe di inglese. Tutti e tre eravamo insieme in quella di storia e di Spagnolo. Patsy e io avevamo in comune le lezioni di scienza.
"Possiamo studiare la storia insieme, dopo la scuola." dissi.
"Perché no?" Melody si strinse forte il bavero del cappotto a causa del vento freddo. "Sarebbe molto più facile se noi tre studiassimo insieme."
"E’ vero – mugugnò Patsy – Mi imbatto sempre in parole che non capisco."
"Va bene – dissi –Dove ci riuniamo?"
"Io e Patsy siamo vicine di casa, quindi forse da me o da lei.”
"Per me va bene.” dissi.
"Chiederò alla mamma se possiamo studiare a casa mia – disse Patsy – Ma credo che ci darà il permesso.”
"Che freddo!" Piegai il mio sacchetto da colazione marrone vuoto e me lo infilai nella tasca dei calzoni..
"Hai freddo?" chiese Melody.
"Sì, comunque ok."
"Va bene, d'accordo."
"Faremmo meglio ad andare – dissi- L’intervallo per il pranzo è quasi finito."
Mentre camminavamo verso l'edificio scolastico, dissi. "Ehi, guarda questo."
Corsi verso l'asta della bandiera, la afferrai con la mano sinistra, mi girai in aria, poi mi afferrai più in alto con la mano destra. Poi salii in aria, muovendo i piedi come se stessero salendo su un muro. Quando fui in verticale feci finta di nuovo di camminare per aria, poi balzai giù.
"Wow!– disse Patsy – Dove l'hai imparato?"
Avevo notato che dei ragazzi si erano fermati a guardare. "Um … è solo qualcosa che ho imparato nel nostro cortile."
"È stato davvero … fantastico!” esclamò Melody.
"Così bello che mi ha fatto venire i brividi!” aggiunse Patsy.
Ridemmo, poi ci affrettammo verso la porta della scuola mentre suonava la campanella.
* * * * *
Il giorno dopo a pranzo, mi sedetti con Patsy e Melody sulle gradinate.
"La mamma ha detto che possiamo studiare a casa mia – esordì Patsy – Vuole che tu e Melody veniate a cena domani sera, poi possiamo usare la sala da pranzo per studiare."
"Fantastico! – dissi – A te va bene, Melody?"
"Sì, ci sarò. Possiamo dedicarci anche allo spagnolo? ”
"Sicuro. Qual è il tuo indirizzo, Patsy? – le chiesi – Dirò a mio padre di venire a prendermi verso le nove di domani sera. Me lo detti?"
Mi dettò il suo indirizzo e io lo scrissi sul mio sacchetto del pranzo.
"Torni a casa con noi domani?" chiese Patsy.
Ci pensai un attimo mentre scrivevo il suo indirizzo. Non mi dispiaceva camminare, ma mi sembrava un peccato, dato che lo scuolabus si fermava proprio davanti a casa sua.
"Va bene."
* * * * *
Il giorno seguente dopo la scuola noi tre c’incamminammo a piedi verso la casa di Patsy.
"Aspetta un minuto.” dissi.
Patsy e Melody si fermarono e si voltarono verso di me.
"Ma…stai aspettando l'autobus numero tre."
"No! – esclamò Patsy. "Preferirei camminare."
“Se te la fai a piedi tutti i giorni, Ember gongola. Lo sai. "
"Non mi interessa se gongola. Odio quella canzone. "
"Anche noi possiamo cantare.” dissi.
Melody sorrise e annuì.
"Non …" iniziò Patsy.
"Che ne dici se cantiamo una canzone diversa?"
"Quale canzone?"
Gli spiegai a cosa stavo pensando. Quindi ci unimmo alla fila di ragazzi che aspettava di salire sull’ autobus numero tre. Ember era davanti a noi, che parlava e rideva con le sue amiche. Non ci vide.
L'autobus si fermò e tutti si misero in fila. Eravamo gli ultimi.
"Ehi! – gridò Ember – Guarda chi c'è, i tre tontoloni!"
Tutti si misero a ridere.
Patsy e Melody si sedettero vicine. Io mi sedetti davanti a loro. Non appena l'autobus si mosse, Ember cominciò a cantare..
"Pee Wadley Patsy …"
Cominciai a cantare anch’io e Patsy e Melody si unirono a me.
"Non ieri sera, ma la sera prima, ventiquattro ladri sono venuti bussando alla mia porta …"
Ember alzò la voce nel canto, e così fecero le sue amiche.
Ci mettemmo a cantare la vecchia canzone della corda per saltare, a un volume ancora più forte. Altre ragazze si unirono a noi.
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