Ariion XXIII

Ariion XXIII
Charley Brindley
Ariion Sanders, un’adolescente disabile, è ispirata da un senzatetto che incontra nella prigione di New York. L’uomo, Cameron Littleheart St. Lawrence, è stato arrestato per rapina, ma senza prove convincenti, il giudice è costretto a rilasciarlo. Ariion Sanders, un’adolescente disabile, è ispirata da un senzatetto che incontra nella prigione di New York. L’uomo, Cameron Littleheart St. Lawrence, è stato arrestato per rapina, ma senza prove convincenti, il giudice è costretto a rilasciarlo. I ladri si fanno rubare il bottino, e pensano che sia stato Cameron a rubarlo. Quando rapiscono Cameron, Ariion mette su un piano per salvarlo; tuttavia, questo fallisce, e lei si ritrova in grossi guai. PUBLISHER: TEKTIME

Charley Brindley
Ariion XXIII

Ariion XXIII

di

Charley Brindley

charleybrindley@yahoo.com

www.charleybrindley.com

Edito da
Karen Boston
Sito web https://bit.ly/2rJDq3f

Copertina di

Charley Brindley

Quarta di copertina di

Niki Vukadinova

www.niki-vukadinova.com

Tradotto
da
Rita Carli

© 2019 di Charley Brindley tutti i diritti riservati

Stampato negli Stati Uniti d’America

Prima edizione Febbraio 2019

Questo libro è perKnoxx Benjamin Combs

Altri libri diCharley Brindley
1. La fossa di Oxana
2. Raji Libro Uno. Octavia Pompeii
3. Raji Libro Due: L’Accademia
4. Raji Libro Tre: Dire Kawa
5. Raji Libro Quattro: La Casa del Vento dell’Ovest
6. La Ragazza-Elefante di Annibale Libro Uno: Tin Tin Ban Sunia
7. La Ragazza-Elefante di Annibale Libro Due
8. Cian
9. L’ultima Missione del Settimo Cavalleria
10. L’Ultima Sede sull’Hindenburg
11. Libellula vs Monarca: Libro Uno
12. Libeellula vs Monarca: Libro Due
13.Il Mare della Tranquillità 2.0: Libro Uno: Esplorazione
14. Il Mare della Tranquillità Libro Due: Invasione
15. Il Mare della Tranquillità 2.0 Libro Tre
16. Il Mare della Tranquillità 2.0Libro Quattro
17. Il Mare dei Dolori
18. Non Rianimare
19. Il Bastone di Dio, Libro Uno: L’orlo del Disastro
20. Enrico IX
21. L’Incubatore di Quibut
Prossime uscite
22. Libellula vs Monarca: Libro Tre
23. Il Viaggio Verso Valdacia
24. Acque Ancora Profonde
25. La Signorina Machiavelli
26. Ariion XXIX
27. L’ultima Missione del Settimo Cavalleria Llibro Due
28. La ragazza-Elefante di Annibale, libro Tre
Vedi la fine di questo libro per i dettagli.

Capitolo Uno
Due ragazze in età da liceo correvano lungo Park Avenue, verso la Gran Central Station. Si guardarono alle spalle un paio di volte, poi svoltarono sulla trentaquattresima strada, calpestando le pozze di pioggia che erano rimaste da un acquazzone pomeridiano.
“Ferme, ragazze.” L’agente di polizia di New York, ancora con addosso il suo impermeabile giallo, si mise di fronte alle due adolescenti.
“C-cosa c’è che non va, agente?”
Il poliziotto piegò la testa verso destra e parlò nel microfono da spalla. “Ehi Penelope, parla sette-quattordici, Qual è la descrizione delle due ragazzine?”
La voce della centralinista uscì dal microfono del poliziotto. ”Numero uno, caucasica, alta circa un metro e ottanta, capelli castani, maglietta vermiglia, jeans.” Una scarica elettrostatica si originò nel microfono, col rumore di quando si strangola un pollo.
Le ragazze si guardarono.
L’agente attivò il microfono. “Vermiglia?”
“Rossa.”
“Ah.”
La prima ragazza si guardò la maglietta rossa e I jeans.
“Numero due,” disse la centralinista, “afroamericana, alta un metro e ottanta, dreadlocks lunghi fino alle spalle, top color chartreuse – per te verde- e pantaloni rosa.”
“Le ho trovate,” disse l’agente nel microfono.
“Nessuno vuole l’afroamericana. Portaci la ragazza bianca.”
“Ricevuto, Penelope.”
* * * * *
Cameron si fermò accanto al bidone dei rifiuti sulla quarantaduesima strada, vicino a Times Square, a pochi passi dalla New York Bank. Frugò tra la spazzatura bagnata, in cerca di un giornale. I suoi capelli stopposi e la barba ispida non erano stati tagliati da mesi. Con il suo aspetto dimesso e il cappotto logoro, quasi nessuno avrebbe creduto che aveva soltanto trentadue anni; la maggior parte pensava che ne avesse sessanta o più. Il cappotto di seconda mano un tempo era un articolo di lusso. Ora era di un color tabacco sbiadito, con macchie e strappi di origine incerta. Quasi tutti i bottoni si erano staccati, e i polsini erano rovinati.
Quando trovò una vecchia copia del New York Times, la ripulì da un mozzicone di sigaretta molliccio e la aprì, dando una scorsa alle pagine.
“Ah, bene,” mormorò. “Il cruciverba è risolto solo per metà.”
Un camion della spazzatura salì sobbalzando sul marciapiede accanto a lui e si fermò. Un ometto dall’espressione scostante con indosso un’uniforme blu larga scese dal retro per prendere in bidone, ma poi si fermò lì, in piedi, mentre stringeva il cassonetto con entrambe le mani.
Cameron lo guardò. La sua testa aveva una forma strana- stretta in cima e larga dietro le mascelle, ricordava a Cameron un cuneo con qualche ciuffo di capelli color ruggine. Quando l’uomo non si mosse, Cameron pensò cheprobabilmente aspettava che lui buttasse via il giornale.
“ No.” Cameron si scostò dal bidone. “Non ho ancora finito con-“
Venne interrotto da un forte clangore che veniva dall’allarme di fronte alla banca. Girò la testa verso la banca, dove una persona con una maschera nera sciamò fuori dalla porta e corse verso di lui. Aveva con sé una federa imbottita e una pistola.
L’impermeabile marrone del rapinatore sventolava dietro di lui mentre agitava la pistola grigia-argento, facendo sparpagliare i pedoni in tutte le direzioni.
Cameron era stupefatto dall’evento che stava avendo luogo davanti a lui. Incollato sul posto, non poté fare altro che guardare il rapinatore che si avvicinava. Un rapido movimento catturò il suo sguardo, e guardò a sinistra per vedere l’uomo della spazzatura girarsi e nascondersi dietro il camion, trascinandosi dietro il cassonetto.
Come un difensore sulla linea di goal, il rapinatore accecò Cameron, sbattendolo contro una grondaia. Quando Cameron si rimise in piedi, il rapinatore era scomparso.
Una muscolosa guardia armata gli venne incontro dalle porte girevoli della banca. “Ehi, dov’è andato il ladro?” urlò, guardandosi concitatamente intorno.
Dalle profondità del camion della spazzatura il sistema idraulico scricchiolò, poi il bidone vuoto colpì il marciapiede, con il rumore di un colpo di pistola. Cameron sobbalzò, poi vide l’uomo con l’uniforme della nettezza urbana guardare lungo la strada. Sussurrò qualcosa, e un uomo elegantemente vestito che sembrava un’agente di borsa uscì dal camion, si sistemò la giacca, e si ravvivò isuoi biondi capelli mentre percorreva il marciapiede averso l’uomo della spazzatura.
“Fermatelo!” La muscolosa guardia della banca rantolando in cerca d’aria. “Fermate quell’uomo!”
Cameron si chiese se avrebbe dovuto cercare di prenderlo, ma prima che potesse fare un passo, l’uomo della spazzatura e l’agente di borsa lo spinsero a terra. Uno di loro gli mise un ginocchio sulla schiena, mentre l’altro gli torse il braccio.
“Che accidenti state facendo?” urlò Cameron, piegando il collo per vedere i due uomini.
“Lasciatelo, ragazzi.” La guardia della banca si fermò, si appoggiò sulle ginocchia e cercò di riprendere fiato mentre puntava la pistola contro Cameron.
“Ha appena rapinato la banca.” La guardia si inginocchiò e premette la pistola sulla tempia di Cameron. “Avete preso l’uomo sbagliato—” iniziò Cameron.
“Noi lo abbiamo visto, signore,” disse l’uomo della spazzatura.
“Proprio così,” disse l’agente di borsa. “E’ corso fin qui dalla banca.”
“Non correvo da nessuna parte—”
“Zitto, drogato rognoso.” La guardia prese delle manette dalla cintura. “Ammanettatelo per me, ragazzi. Probabilmente avrete una grossa ricompensa per questo qui.”
Una volante si fermò, e mentre la sirena si spegneva, due poliziotti si fecero strada tra gli astanti.
“Ho trovato il colpevole, agenti.” La guardia della banca strascicò i piedi. “Non ha fatto neppure mezzo passo prima che lo catturassi.”
“Bene,” disse il primo poliziotto, guardando in basso verso Cameron. “Di chi sono quelle manette?”
“Mie,” disse la guardia.
“Mettile via. Non tratterrebbero neppure un gattino per cinque minuti.”
“Sì, signore.”
“Henry,” disse il primo poliziotto. “Smettila di giocare col telefonino e metti le manette a questo tizio.”
“Subito, sergente Finnegan.”
Il caporale Henry cliccò su un’altra foto, poi mise via il cellulare. Mise un paio di manette della polizia di New York ai polsi di Cameron, mentre l’agente di borsa e l’uomo della spazzatura gli bloccavano con fermezza Ile braccia dietro la schiena.
Il sergente Finnegan prese Cameron per le braccia e lo trascinò in piedi, mentre l’agente Henry lo perquisiva.
“E’ pulito, sergente,” disse Henry.
Il sergente guardò la guardia. “Quanto ha rubato?”
“Non saprei. Dovreste chiedere alla testimone quando avrà finito di ripulirsi.”
“Cosa? Le ha sparato?”
Il poliziotto strappò il berretto a Cameron e lo srotolò. Passò le dita sui buchi per gli occhi. Inoltre, vide un buco per la bocca, proprio come nei passamontagna.
“Nah, si è fatta—” La guardia guardò la folla riunita lì intorno. “Ah, intendevo dire, ha avuto un piccolo, ehm…” Si avvicinò di più all’interlocutore. “Un piccolo incidente.”
“Oh, okay. Non importa. Controlleremo con il direttore della banca. Henry, fai salire questo maleducato sul sedile posteriore.”
“Devo leggergli i suoi diritti, sergente Finnegan?” Chiese Henry, prendendo Cameron per un braccio.
“Sì, certo, fa’ pure.”
“Ehi, agente, ” disse qualcuno.
Il caporale Henry, il sergente Finnegan e Cameron si voltarono verso un uomo che veniva dalla cabina del camion. Indossava la stessa uniforme blu dell’uomo della spazzatura. Il naso storto e l’orecchio a cavolfiore ricordavano a Cameron un pugile che avesse preso troppi pugni in testa.
“Potreste spostare la macchina?” disse l’autista del camion. “Devo finire il giro.”
Il sergente Finnegan osservò la folla, poi guardò la banca.Guardò il furgone della spazzatura per un momento, poi disse, “Penso che vada bene, immagino che sia tutto a posto, perché abbiamo preso quest’uomo in custodia. Henry, dopo che hai finito di leggere i diritti a questo tizio, bloccalo sul sedile posteriore dell’auto, e quando il camion della spazzatura se ne va, parcheggia lì, accanto al marciapiede. Io entrerò in banca.”
Pochi minuti dopo, dal sedile posteriore dell’auto della polizia, Cameron vide l’uomo della spazzatura dalla testa a cuneo con indosso la sua larga uniforme salire sul paraurti posteriore del camion in partenza. Sorrise a Cameron e si toccò la fronte con due dita. L’agente di borsa non si vedeva da nessuna parte.
“Ehi, Henry,” disse Cameron.
Il caporale Henry si girò dal sedile del guidatore per guardare Cameron attraverso la rete metallica. “Cosa?”
“Non si è accorto che non ho né la pistola, né i soldi?”
“Aspetti un secondo.” L’agente Henry cercò qualcosa nel taschino della camicia. “Ah, eccolo qui.” Lesse il biglietto, “Ha il diritto di restare in silenzio…”
* * * * *
Quel pomeriggio alla stazione di polizia, il detectiveFrank Wickersham sedeva al tavolo grigio di fronte a Cameron nella stanza degli interrogatori.
Wickersham lo guardò per un momento. “Dove sono i soldi, St. Lawrence?”
“L’agente Henry ha detto che avevo il diritto di restare in silenzio.”
Le sopracciglia pelose di Wickersham erano spesso in movimento, inarcandosi e abbassandosi come ali di pipistrello. “Cosa ne ha fatto della pistola?”
“Senta,” disse Cameron, appoggiando i gomiti sul tavolo di metallo. “Non ho nessuna pistola. Non ho rapinato io la banca, quindi non ho neppure il denaro.”
“Una dozzina di persone l’hanno vista correre fuori dalla banca con un sacco di soldi mentre agitava una pistola.” Le sopracciglia si appiattirono, incorniciando i suoi occhi scuri.
“Hanno visto un uomo che mi assomiglia correre fuori dalla banca. Il rapinatore della banca mi è venuto addosso, poi ha superato di corsa il bidone dei rifiuti. Cosa dicono i suoi testimoni al riguardo?”
“L’hanno vista inciampare sui suoi stessi piedi e cadere, poi I due uomini le sono saltati addosso.”
“Allora, cosa ho fatto, mi sono forse mangiato sia la pistola sia i soldi?”
“Deve averli lasciati a un complice.”
“Come avrei potuto farlo con quei due uomini addosso?”
“E’ proprio quello che le sto chiedendo.”
“Che cosa hanno detto l’uomo della spazzatura e l’agente di borsa?”
“Chi?”
“I due uomini che mi sono saltati addosso.”
“Oh, se n’erano andati quando sono arrivato sulla scena.”
Cameron si tirò indietro e incrociò le braccia sul petto. “Bè, sono loro le persone con cui deve parlare. Devono aver visto qualcosa. Senza la pistola e I soldi, non vedo come possiate accusarmi.”
“Abbiamo un testimone che può incastrarla per certo.”
“Chi?” Cameron si chinò in avanti.
“L’impiegata della banca che ha spaventato a morte.”
* * * * *
Un’ora dopo, il detective Wickersham interrogò l’impiegata della banca.
“E’ questo l’uomo che ha rapinato la banca, signoraMiller?” chiese il detective, facendo scivolare una foto segnaletica sul tavolo.
La donna guardò la foto. “No, a meno che gli sia cresciuta la barba e si sia messo le lenti a contatto blu dopo essere uscito dalla banca.” La signorina Miller, la cassiera della banca, aveva diciannove anni ed era piuttosto paffuta. Masticava una gomma e giocava con l’orecchino marrone che le pendeva dall’orecchio.
“Pensavo che avesse detto che indossava un passamontagna?”
“Infatti, ma potevo vedere la bocca, il labbro superiore e il naso attraverso il buco per la bocca, e aveva occhi scuri, quasi neri.”
Le spesse sopracciglia si unirono mentre il detective Wickersham si chinava in avanti. “Come sa che non aveva la barba sotto il passamontagna?”
“Poteva averla, ma il labbro superiore era completamente liscio. Quest’uomo nella foto ha la barba su tutto il viso e i baffi, a meno che non siano finti.” Spostò lo sguardo dalla foto segnaletica al detective.
Il detective scosse la testa.
“E i suoi occhi erano scuri.” Prese in mano la foto. “Non dimenticherò mai quegli occhi. Mi guardava come un serpente a sangue freddo. Ho pensatoche certamente mi avrebbe sparato.” Picchiettò la foto con un’unghia smaltata di rosso. “Quest’uomo ha occhi blu ghiaccio. Probabilmente era piuttosto bello sotto tutti quei peli.”
Una delle sopracciglia del detective s’inarcò mentre l’altra scendeva. “Sì, giusto.” Riprese la foto e la sistemò nel dossier. “Bè, grazie, signorina Miller.” Il detective si alzò, e lei fece lo stesso. “La chiameremo se ci sarà qualcos’altro.”
* * * * *
Keegan, Weef, e Beatle s’incontrarono all’appartamento di Weef la sera della rapina alla banca.
“Non sarebbe potuto andare meglio neppure se l’avessimo pianificato,” disse Keegan.
“Già,” disse Weef. “Il barbone con l’impermeabile. Comunque, da dove è saltato fuori?” Si accese una sigaretta, poi chiuse l’accendino con un click.
“Chi se ne importa, ” disse Keegan. “Era il capro espiatorio perfetto.”
“Era semplicemente lì,” disse Beatle, “ a guardare finché non gli sei andato addosso.”
Keegan si tolse la sigaretta dalla bocca e soffiò un anello di fumo. “Era perfetto.” Mise un dito dentro l’anello.
“E quegli sciocchi poliziotti,” disse Weef. “Non sono neppure andati a cercare il denaro.”
“Quando avremo la grana?” chiese Beatle.
“Aspettiamo che si calmino le acque. Teniamo un basso profilo, guardiamo la TV per i servizi sulla rapina, e leggiamo il giornale ogni giorno.”
“Sì, ma per quanto tempo, capo?” Beatle alzò i piedi sul tavolino da caffè e si sistemò sul divano.
“Non preoccuparti di questo,” disse Keegan “Te lo farò sapere, quando sarà il momento.”
“Ehi, Dragon Bait,” disse Weef.
Beatle lo guardò.
“Tieni le tue Nike sudicie lontano dai miei mobili.”
“Le mie belle scarpe sono un complimento per la tua spazzatura da mercato delle pulci.”
Weef si mosse verso di lui.
“Va bene, va bene.” Beatle mise i piedi sul pavimento. “Non fate scenate isteriche.”
* * * * *
“Cameron Littleheart St. Lawrence,” disse il giudice.
“Sì, signore?” Cameron si alzò e strinse le mani di fronte a sé.
Il giudice Wilson studiò Cameron per un momento, notando la barba disordinata e l’abbigliamento trasandato. “Il nome non sembra confarsi alla persona.”
“Non ho scelto io il mio nome, Vostro Onore.”
“Ma ha scelto il suo aspetto.”
“Sì, signore, ” disse Cameron. “L’ho scelto.”
“Littleheart. Commetto che i ragazzi a scuola si sono divertiti tantissimo a prendere in giro questo nome.”
Cameron pensò a tutte le prese in giro che aveva sùbito dagli altri bambini. Lo chiamavano in ogni modo possibile, da ‘Little Head’ a ‘Little Butt’ a ‘Chicken Little.’ Sapeva perché le suore all’orfanatrofio di St. Lawrence gli avevano dato il nome ‘Littleheart’, ma decise che al giudice non sarebbe interessato. Annuì in risposta al commento del giudice Wilson.
“St. Lawrence è il santo o cosa?”
“E’ il santo patron di cuochi, macellai, bibliotecari…” Cameron si interruppe, poi aggiunse, “e dei comici.”
Cameron sentì delle risatine soffocate dietro di lui. Guardò alla propria destra, ma non si girò per vedere chi avesse riso di lui.
Il giudice zittì gli astanti con un’occhiata severa da sopra la montatura dei suoi occhiali. “Ne scelga uno,” disse il giudice a Cameron.
“Bibliotecari.”
Il giudice si tolse gli occhiali e li tenne per una stanghetta mentre fissava Cameron. “Bene, signor santo patron dei bibliotecari, su questo modulo d’arresto non c’è scritto il suo indirizzo. Dove abita?” Il giudice fece roteare gli occhiali.
“Panchina del generale Sherman, Central Park.”
“Dove lavora?” chiese il giudice Wilson.
“Da nessuna parte.”
“Allora lei è un barbone.”
“Preferisco definirmi un senzatetto temporaneo, vittima della recessione.”
Forse lei è il santo patron dei comici.” Il giudici guardò i presenti, ma nessuno rise.
Cameron si strinse nelle spalle.
Il giudice indossò di nuovo gli occhiali e guardò il modulo. “C’è anche scritto che non ha un documento con fototessera. Perché?”
“Non sapevo che la legge mi imponesse di avere una fototessera,” Cameron si interruppe e aggiunse, “signore.”
“La maggior parte delle persone ha almeno la patente.”
“Vostro Onore…” Cameron allargò le braccia. “Non ho neppure l’ automobile.”
“Bene, le do tre settimane di servizi socialmente utili. Inoltre, le suggerisco di trovare un lavoro e un posto dove vivere, oppure lasci New York.”
“Ma Vostro Onore, sono stato falsamente accusato della rapina alla banca, e ora mi state punendo per non aver fatto nient’altro che stare per strada, facendomi gli affari miei.”
“Sì, l’accusa probabilmente sarà ritirata, ma se continuerà con la sua arguzia, torneremo all’accusa di rapina, fisserò la cauzione a diecimila dollari, e potrà darsi una calmata in cella per qualche mese, in attesa di un avvocato d’ufficio. Poi potrei, o forse no, far cadere l’accusa. Ora, vuole queste tre settimane facili, o mesi difficili?”
Cameron aprì la bocca, ma poi la richiuse velocemente e abbassò lo sguardo sul pavimento. Dopo un momento mormorò, “Accetto le tre settimane.”
“Scelta saggia.” Il giudice sbatté il martelletto un po’ più forte del necessario. “Ora, fuori dalla mia vista.” Scribacchiò la firma sul modulo di Cameron e lo mise da parte. “Avanti il prossimo caso.”
* * * * *
“Ehi, ragazza. Come ti chiami?” chiese Cameron.
Si sedettero in un corridoio del seminterrato del tribunale. Erano insieme a una dozzina di altri delinquenti, in attesa dei propri lavori socialmente utili.
“Ariion.” La ragazza indossava una blusa vermiglia e dei jeans.
“Ariion. E’ un nome interessante. Da dove viene?”
“E’ il nome di mia madre.”
“Allora sei Ariion junior.”
“Qualcosa del genere. E il tuo nome è?”
“Cameron Littleheart St. Lawrence.”
“Wow,” disse la ragazza. “Sembra quasi reale. Com’è venuto in mente ai tuoi genitori?”
“Non ho i genitori. Le suore dell’orfanatrofio diSt. Lawrencehanno preso ‘Littleheart’ da una strana voglia. Il mio nome viene da suorElizabeth Cameron.”
Ariion guardò il suo petto, poi le braccia.
“No,” disse Cameron, facendole l’occhiolino. “Non vedrai la mia voglia. Perché ti hanno preso?” Prese una vecchia rivista di tennis da una sedia di legno vicino a lui e sfogliò le pagine.
“Ehm…niente.” Ariion osservò le proprie unghie.
“Niente? Devi essere qui per un motivo.” Cameron si avvicinò, abbassando la voce. “Rapina alla banca?”
Ariion ridacchiò. “No.”
“Omicidio? Scommetto che hai ucciso qualcuno.”
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, i capelli color del miele che le ricadevano su una spalla, e gli occhi color foglia d’autunno. Eraleggermente rossa in viso.
“No.”
“Vandalismo?”
Lei annuì, guardando la mano sinistra che teneva in grembo.
“Ah, avrai dai dieci ai venti per questo.” Rimise il giornale sulla sedia.
Sgranò gli occhi. “Davvero? Anni?”
Cameron si morse le labbra e le fece l’occhiolino. “Nah, scherzavo.”
“St. Lawrence!” urlò qualcuno dall’altro lato della stanza.
“Eccomi.” Cameron si alzò.
“Mettiti in coda per primo,” disse l’ufficiale giudiziario senza alzare lo sguardo dal suo block notes. “Proprio qui.” Indicò il pavimento alla sua sinistra.
Cameron fece come gli era stato detto.
“Sanders.”
“Sì, signore.” Ariion si alzò di scatto.
Qui, dietro St. Lawrence.”
Corse al suo posto.
L’ufficiale chiamò altri cinque nomi. Una giovane donna, due uomini e due ragazzi si misero in coda dietro Ariion. Dopo che l’ufficiale ebbe controllato i nomi sul modulo, li consegnò a un ometto panciuto in uniforme grigia, che li fece salire su un minibus e li portò a Central Park.
“Voi sarete da soli,” disse l’autista dopo averli allineati sul marciapiede di Central Park. “Il pranzo ci sarà a mezzogiorno preciso. Se non sarete puntuali, dovrete arrangiarvi per conto vostro. Tornerò alle cinque per riportarvi in prigione. Poi, sarete liberi fino alle otto del mattino, quando ricomincerà tutto daccapo.”Guardò ogni persona della fila. “Qualche domanda?”
“Sì,” disse uno dei due uomini. “Che cosa dobbiamo fare per tutto il giorno?”
“Raccogliere la spazzatura e metterla nel sacco.” Si diresse al retro del minibus e aprì una piccola portiera. Prese un rotolo di sacchi di plastica, poi tirò fuori parecchi lunghi bastoni che sembravano manici di scopa con dei chiodi all’estremità. “Mi aspetto che tutti questi sacchi alle cinque siano pieni.”
“Cosa? Non ci sarà nessuno a sorvegliarci?”
L’uomo panciuto lo fissò per un attimo. “Sorvegliarvi mentre raccogliete la spazzatura? Non è esattamente un piacere.”
“Fico,” disse l’uomo al suo amico. “Uno zuccherino.”
“Già.” L’autista porse loro i sacchi di plastica. “Prendetene un po’.”
Cameron lasciò gli altri e si diresse verso un argine erboso vicino al lago, dove usò il bastone per arpionare una lattina di Coca e l’involucro di un preservativo.

Capitolo Due
Cameron percorse il sentiero che portava al Central Park Zoo. Quando sentì qualcuno chiamarlo per nome, si fermò e si voltò.
“Posso camminare con te?” chiese Ariion. “Le alter persone sono spaventose.”
“Spaventose?” Si guardò. “Non pensi che io sia spaventoso?”
“Tu non sputi, non fai commenti stupidi e non ti gratti.”
“Bè, va bene. Vieni, andiamo verso lo zoo. Ci sono sempre Ci sono sempre buone scelte di fronte al cancello principale.”
“Buone scelte?” chiese la ragazza. “Per la spazzatura, intendi?”
“Uhm, sì certo, per la spazzatura.”
Passarono due ore a camminare per lo zoo, a raccogliere la spazzatura e a guardare gli animali.
All’altezza della gabbia delle scimmie, Ariion lasciò cadere due monetine in un distributore di cibo per animali e ricevette in cambio un sacchetto di noccioline.
“Non una brutta vita.” Gettò una nocciolina a un piccolo di scimmia. “Si limitano a pregare per il cibo e dormono in una bella gabbia sicura.” Offrì il sacchetto a Cameron.
“Grazie.” Aprì un’arachide e mangiò il contenuto. “Già, non una brutta vita.”
Lasciarono lo zoo e si diressero verso il lago. A mezzogiorno, ritirarono il pranzo dall’autista del minibus. I due sedettero su una collina erbosa, guardando l’acqua increspata. Il loro pranzo consisteva in un panino con mortadella e formaggio, una bibita e una mela.
Dopo la pausa pranzo, Cameron si mise la mela in tasca e tornarono a lavoro.
Mentre percorrevano il prato verso la General Sherman Square, Cameronpuntò il bastone verso un uomo che vagava sul sentiero.
“Ehi, c’è Rantolo.”
“Rantolo?”
“Ha un solo polmone, ma fuma come una ciminiera. Deve fermarsi ogni due passi per prendere fiato.” Quando si avvicinarono al vecchio, Cameron disse, “Ehi Rantolo, come va?”
“Eh? Oh, ciao, Cam.” Rantolo si lasciò cadere su una panchina, respirando pesantemente. “Sto… bene.” Cercò nelle tasche della sua vecchia e consunta giacca, ma non trovò nulla. “Hai una sigaretta… con te?”
“Sai che non fumo.”
“Cosa mi dici…della tua amica?” Senza denti e con le spalle storte, ansimava in cerca d’aria.
La ragazza scosse la testa.
“Continua a fumare, Rantolo,” disse Cameron, “e ti toglieranno anche l’altro polmone.”
“Lo so.” Fece un paio di respiri profondi. “Allora sarà…davvero difficile respirare. Smetterò domani, certamente.” Rantolo puzzava di vestiti sporchi e di corpo non lavato. Indicò il sacco nero di Cameron. “Perché raccogli la spazzatura?”
“Il giudice mi ha assegnato dei lavori socialmente utili.”
“E perchè l’ha fatto?”
Cameron disse a Rantolo che era stato arrestato per una rapina alla banca, poi che gli erano stati date tre settimane di lavori socialmente utili.
“E’ coinvolta anche lei?” Rantolo indicò Ariion.
“No,” disse Cameron. “Ha fatto una cosa peggiore di una rapina alla banca.”
“Davvero?” Rantolo la guardò con evidente ammirazione.
“Ecco.” Cameron tirò fuori la mela dalla tasca e la porse a Rantolo.
Il vecchio esitò. “Non la vuoi?”
“No, ho fatto un pasto abbondante,” disse Cameron.
“Grazie.” Rantolo tirò fuori un coltellino e tagliò una fettina della mela. “Come si chiama la tua amica?” Puntò la mela verso la ragazza.
“Lei è Ariion.”
“Piacere. Io e il mio vecchio amico…” indicò Cameron, “…Cam abitiamo qui… al parco da almeno quattro anni.”
“Quattro anni?!” disse Ariion. “Come riuscite a sopravvivere?”
“C’è un gruppo di… benefattori, che vengono qui… due, tre volte a settimana.” Si interruppe per respirare. “Diglielo tu, Cam.”
“Ci danno cibo, dentifricio, sapone, queste cose qua. Non è così male, tranne che d’inverno.”
“Sì, l’inverno,” disse Rantolo. “Parlare dell’inverno.”
“Nelle notti molto fredde, andiamo in un rifugio.”
“Non penso che potrei farlo per quattro giorni,” disse Ariion, “figuriamoci per quattro anni.”
Cameron e Rantolo si guardarono.
“Molti di loro…non lo fanno.”
Cameron spostò il proprio peso da un piede all’altro. “Immagino che faremmo meglio a tornare al lavoro, amico. Mettimi da parte qualcosa da mangiare per stasera.”
“Certo.” Rantolo si alzò. “Vado giù fino a Wall Street. Quando escono gli agenti di borsa… a volte sanno essere molto generosi.”
Mentre Cameron e Ariion lasciavano Cameron e si dirigevano verso Sheep Meadow, il telefono di Ariion squillò. Lo prese dalla tasca posteriore dei pantaloni e guardò lo schermo, ma non rispose. Sospirò, poi lo rimise in tasca.
“Cattive notizie?” Cameron infilzò un bicchiere da cappuccino con il suo bastone chiodato.
Scosse la testa. “E’ mia madre. Non sarà a casa in tempo per cena.”
“Non vuoi parlare con lei?” Lasciò cadere il bicchiere infilzato nel suo sacco della spazzatura.
Ariion trafisse una lattina di Pepsi. “Nah, era il solito messaggino.”
“Non mandi messaggi?”
Lei scosse la testa e lasciò cadere la lattina di alluminio nel sacco della spazzatura.
“Pensavo che tutti i bambini mandassero messaggi di testo.”
“Non mi piacciono i messaggi.”
“E il tuo fidanzatino?”
Ariion gli lanciò un’occhiataccia e sbuffò col naso.
“Cosa significa? Non hai il fidanzatino, o non ti manda messaggi?”
“Nessun ragazzo mi manderà mai dei messaggi, o mi telefonerà.”
“Certamente scherzi. Una bella ragazza come te, deve esserci una bella fila di ragazzi che ti vengono dietro.”
Sbuffò una risata. “Sì, proprio.”
“Hai la lebbra o cosa?”
La ragazza fece un profondo sospiro. “Perché il giudice ti ha dato lavori socialmente utili?”
“Immagino che il giudice avrà pensato che questo mi renda una persona responsabile.”
“E funzionerà?”
“Diavolo, Central Park è casa mia. Non mi da nessun fastidio andare in giro a raccogliere la spazzatura.” Alzò lo sguardo sulla collina. “Ehi, guarda, l’incarto di un Big Mac. Vuoi l’involucro o quel biglietto del parcheggio?” Puntò il bastone sulla sua sinistra.
“Uhm… prenderò il biglietto del parcheggio.” Aprì il suo sacco della spazzatura. “Ho già due Big Mac.”
* * * * *
Il secondo giorno di servizi socialmente utili, Cameron e Ariion si occuparono del lato sud del lago di Central Park.
“Hai detto che sei qui per vandalismo,” disse Cameron. “Cos’hai combinato?”
“Hai presente quelle telecamere sui pali?”
Cameron infilzò una bottiglia di plastica con il suo bastone, facendola frusciare. “Certo, sono ovunque oggigiorno.” Infilò la bottiglia dentro il sacco della spazzatura.
“Odio quelle cose. Cosa da loro il permesso di guardarci tutto il tempo?”
“La sicurezza?”
“Spiarci è più probabile,” disse Ariion. “Non puoi passeggiare per strada senza che uno di questi gadget ti fissi. E in ogni stupido negozio in cui entri, ci sono tre o Quattro di queste scatole con un solo occhio che seguono ogni tuo movimento. E ci c’è dietro? Potrebbero essere una manica di pervertiti.”
“Immagino che sia—”
“E dov’è scritto nella Costituzione che il governo può spiarci? Non siamo in Cina, grazie al cielo.”
“Ma se un ladro—”
“Ne ho rotta una con un sasso.”
Cameron si fermò di colpo, fissandola.
Ariionfece qualche altro passo, poi si fermò e si girò verso di lui. “Cosa?”
“Sai quanto sono alte queste telecamere?”
“Sì, undici o dodici metri.”
“E ne hai colpita una con un sasso?”
“Ho proprio rotto la lente di quell’arnese infernale.” Infilzò un involucro di caramella che si trovava sull’erba.
“Wow, hai una buona mira.”
“Già,” disse la ragazza, lasciando cadere l’involucro dentro al sacco della spazzatura. “Una buona mira.”
“Non avevi capito che quelli della sicurezza potevano identificarti?”
“Questo prova la mia tesi; perché mi stavano osservando?”
“Forse sembravi sospetta.”
“Certo, io e i miei amici provenivamo dalla gelateria. Eravamo davvero pericolosi.”
“Cos’ha detto tua madre?”
“Mi ha mandato un messaggio al centro giovanile per dirmi che era delusa.”
“Davvero?”
“Sì. Era a una riunione.”
Camminarono lungo un sentiero, poi superarono una fontana di marmo.
“Sei abbastanza vecchio, eh?” disse Ariion.
Cameron le lanciò un’occhiata. “Quanti anni pensi che abbia?”
La ragazza studiò il suo viso per un momento, osservando la barba disordinata e i capelli lunghi. “Non lo so. E’ difficile per me indovinare l’età di una persona.” Si inginocchiò per raccogliere la carta di gomma da masticare.
“Fai un tentativo.”
“Uhm… Cinquanta?”
“Santo cielo!” Cameron si fermò sul sentiero e si toccò il mento barbuto. “Sembra davvero che abbia cinquant’anni?”
“Sessanta?” Si strinse nelle spalle. “Quanti anni pensi che abbia io?”
Lui la guardò inclinare la testa e sorridere, mostrando un apparecchio d’argento.
“Dodici.”
“In realtà, il primo dicembre c’è stato il mio tredicesimo compleanno.”
“Ci sono andato molto vicino.”
“Quanti anni hai, in realtà?” Infilzò una tazza di carta blu.
“Crederesti che ne ho trentadue?”
Ariion si bloccò con la tazza di carta a metà strada verso il sacco della spazzatura. Fissò Cameron ad occhi sgranati. Dopo un momento, si infilò il bastone sotto il braccio destro, prese la tazza con la punta delle dita della mano destra, poi la lasciò cadere nel sacco.
“Non hai trentadue anni. Mia mamma ha trentadue anni, e lei sembra molto più giovane di te.”
“Bè…” Cameron si interruppe e si guardò le mani. Le sue unghie erano rotte e sporche, ma la sua pelle non era rugosa né macchiata. “Non prendertela con me solo perché sono sensibile.”
Lei ridacchiò.
“E tuo padre? Quanti anni ha?”
“Non lo so.”
“Più o meno,” disse lui.
“Non ne ho idea. L’ho cacciato.”
“Sei solo una ragazzina. In che modo l’hai cacciato?”
“In realtà ero una neonata, all’epoca.”
Lui la guardò, in attesa.
“Avevo circa due anni. Lui ha detto a mia madre che non ne poteva più e ci ha abbandonate. Non lo abbiamo più sentito da allora.”
Cameron infilzò un sacchetto di carta bianco e giallo. “Dubito che sia stata colpa tua. Probabilmente lui e tua madre non andavano più d’accordo.”
“Lui mi odiava. E’ per questo che se n’è andato. Mi odiava perché lo stavo legando, costringendolo a essere padre. Non era in grado di affrontare la responsabilità di occuparsi di una figlia difettosa di una figlia difettosa, quindi se l’è svignata.” Si interruppe per sedersi su una panchina di pietra vicino alla statua del Generale Sherman a cavallo. “Qual è la tua storia?”
Si sedette vicino a lei e strofinò la punta del suo bastone chiodato sul cemento. “Quale mia storia?”
“Hai figli?”
Cameron scosse la testa e fissò la punta del suo bastone.
“So che sei cresciuto all’Orfanatrofio di St. Lawrence. Com’è stato?”
“Puoi crederci o no, ma non era così male. Si prendevano buona cura di noi, e avevo circa trentacinque fratelli e sorelle con cui giocare, a seconda di chi veniva adottato e chi veniva lasciato alla porta.”
“Ma ti mancavano tua madre e tuo padre.”
“Non li ho mai conosciuti, quindi non mi mancavano affatto.”
* * * * *
“Altri due giorni, e sarò libero,” disse Cameron mentre lui e Ariion camminavano lungo il confine esterno dello zoo. Avevano raccolto spazzatura per tre ore.
“Il mio è finito la scorsa settimana.”
Lui la fissò. “Ma sei impazzita?” Sedette sulla panchina e scartò il pranzo fornito dalla collettività.
“Probabilmente. Ma volevo vedere quanto ci avrebbe messo mia mamma ad accorgersi che avevo finite la mia pena.” Si sedette vicino a lui e aprì un sacchetto di carta marrone che aveva portato da casa.
Cameron rise. “Ancora non capisco perché I ragazzi non ti chiedano appuntamenti.”
“Ancora con questo discorso?”

Capitolo Tre
“Hai qualche malattia temuta? Ebola, baribari, hari-kari?” Cameron diede un morso al suo panino al burro d’arachidi. “Semplice curiosità.”
Ariion sospirò, poi si strinse nelle spalle. “Conosco la maggior parte dei miei compagni di scuola dall’asilo, e tranne che una ragazza, non hanno avuto nulla a che fare con me, se non tormentarmi.”
“Chi è la ragazza?”
“Felicia McGuire. Ha un tutore alla gamba destra perché il ginocchio non ha mia funzionato bene. Non può correre o giocare come gli altri bambini. Prova a nascondere la sua zoppia, ma non ci riesce molto.”
“E lei è la tua unica amica?”
“Già. Gli altri bambini ci chiamavano le Sorelle Paralì.’”
Lui inarcò un sopracciglio.
“Paralì, come paralitiche.”
“Tu non hai nulla che non va.”
“Look at my arm.”
La manica della blusa le scendeva sulle nocche, e aveva la mano sinistra in grembo.
“Mi sembra normale,” disse lui.
“Quando mi sono seduta un minuto fa, ho usato la mano destra per mettere la mano sinistra sul ventre.”
Cameron si chino in avanti per vedere meglio.
Ariion mosse le dita della mano sinistra. “Posso muovere le dita, ma non riesco ad afferrare nulla. Il braccio è inutile.”
“Abbiamo ripulito la spazzatura insieme per quasi tre settimane, e non me ne ero mai accorto.”
“Sono abbastanza brava a nasconderlo, ma i bambini lo sanno da anni, e non hanno mai perso l’occasione per chiamare me e Felicia ‘paralitiche.’ Adorano farsi beffe di noi, vederci piangere. Io non piango più. Felicia a volte piange ancora, quando siamo lontane dagli altri.”
Cameron deglutì e guardò un piccione posarsi sul cappello del Generale Sherman. “I bambini possono essere crudeli, ma immagino che tu lo sappia già.”
La ragazza annuì.
“Fammi dare un’occhiata al tuo braccio.”
Lei si tirò su la manica.
“Sembra normale. Cosa dice il dottore?”
“Sono stata da una dozzina di dottori. Dicono tutti la stessa cosa; non c’è nulla che non va. Vado da un terapeuta due volte a settimana per evitare l’atrofia dei muscoli, e ho una serie di esercizi da fare due volte al giorno— muovere il braccio sinistro con la mano destra. Per questo sembra normale. E’ solo che non posso muoverlo senza aiuto.”
“Qualcuno di loro ha menzionato l’emiparesi?”
“Sì, certo, uno dei dottori l’ha tirata in ballo, ma poi ha detto che non pensa sia questo il problema, perché il resto del lato sinistro del mio corpo è normale.”
“A volte affligge solo un arto, il braccio o la gamba, oppure solo un lato del volto.”
“Come fai a saperlo?” chiese.
“L’ho letto da qualche parte. Mi chiedo perché tutti quei dottori non siano riusciti a capire cosa c’è che non va.”
Lei ridacchiò.
“Cosa?”
“Ti chiedi cosa che non va nel mio braccio.”
“Infatti.”
“Non pensi che sia psicosomatico?”
“Nella tua testa? Chi lo dice?”
“I dottori numero tre, quattro e otto.”
Cameron guardò una bambina attraversare il prato, inseguendo uncocker spaniel. “Quindi questi tre dottori pensano che sia tu a non far funzionare il tuo braccio?”
“Già, pensano che io sia stramba, come mio padre.”
“Mi piacerebbe chiedere a questi dottori perché pensano che un bambino si sottoporrebbe di proposito alle prese in giro di altri bambini.”
La ragazza sorrise. “Grazie. E’ proprio ciò che volevo dire ai dottori, ma non riuscivo a mettere insieme le parole. Mi fa davvero arrabbiare quando pensano che io stia facendo finta. Soltanto un dottore ha detto a me e a mia madre qualcosa di utile. Ha detto che pensa che ci sia un qualche tipo di danno o malfunzionamento al nervo della spalla che impedisce ai muscoli di funzionare.”
“Questo ha senso,” disse Cameron, “ma il problema è che per un chirurgo è molto difficile lavorare sui nervi. Questo dottore ha detto che potrebbe guarire, col tempo?”
“Ha detto che potrebbe, perché il mio corpo è in crescita.”
“Se nei prossimi due anni non cambia nulla, converrà andare da un neurochirurgo.”
* * * * *
Il lunedì pomeriggi, Ariion guidò sua madre alla porta sul retro della loro casa.
“Mamma, lui è Cameron.”
“Uhm…salve.” Sua madre incrociò le braccia, osservando il trasandato estraneo.
“Come sta, signora Sanders.”
“E’ signorina Sanders, e sto bene.” Prese sua figlia per un braccio, spingendola dentro la casa. Dopo aver chiuso la porta, si avvicinò a lei. “Cosa diavolo stai facendo?”
“Mamma, non mettermi in imbarazzo. E’ un ragazzo carino.”
“Non mi sembra affatto carino,” sussurrò sua madre.
Ariion e sua madre guardarono Cameron attraverso la porta di vetro mentre si girava verso la fine del vialetto.
“Dove hai incontrato quel vecchio barbone?”
“Al parco. Faceva I servizi socialmente utili con me. E non è vecchio.”
“Oh, santo cielo! Cosa ha fatto? Sapevo che era una specie di criminale.”
“E’ stato accusato di rapina alla banca.”
“Porca miseria, Ariion. Hai portato un rapinatore a casa nostra?”
“Non è stato lui, mamma. C’è stato un errore di persona.”
La signora Sanders si avvicinò al vetro per vedere Cameron in piedi alla fine dl vialetto. “Ci scommetto.”
“Non è vecchio. Ha la tua stessa età.”
La signora Sanders guardò sua figlia, inarcando un sopracciglio.
Ariion annuì.
“Sembra che abbia cinquant’anni. Perché l’hai portato qui?” Si voltò di nuovo verso Cameron. “Tutti quei peli sul viso, e i suoi vestiti sembrano non aver mai visto l’interno di una lavatrice.”
“Abbiamo proprio bisogno di un giardiniere. Da quando hai licenziato il signor Hailey il mese scorso, questo posto sembra una giungla.”
“Non permetterò che quel barbone si aggiri sulla nostra proprietà.”
“Parla con lui solo per un minuto, mamma. Se non ti piace, tornerà al parco. Non gli ho neppure detto che forse poteva trovare lavoro; gli ho detto solo che volevo che incontrasse mia madre.” Allungò un braccio verso la maniglia. “Pensa che tu sia una persona carina, quindi non farmi fare la figura della bugiarda.”
“Santo cielo,” sussurrò la signora Sanders, “vive al parco?”
“Ehi, Cameron,” disse Ariion mentre lei e sua madre uscivano sul vialetto.
Cameron si girò verso di loro. Si grattò la barba e studiò la madre di Ariion.
“Mia figlia dice che forse cerca un lavoro…uhm…cioè…intendo una sorta di lavoro temporaneo.”
Cameron guardò Ariion, poi scosse la testa. “Sono piuttosto impegnato col mio attuale lavoro.”
“Che è…?” chiese la signora Sanders.
“Sono un …” Distolse lo sguardo per un momento. “Sono un consulente.”
La signora Sanders soffocò una risata. “Consulente su questioni spirituali, signor Cameron? Una sorta di guru?”
“No, semplicemente dico alle persone dove andare.”
“Il nostro minuto è finito.” La signora Sanders si voltò, ma Ariion la prese per un gomito.
“Voi due state iniziando a darmi suli nervi.” Ariion si interruppe per prendere un profondo respiro. “Mamma, abbiamo bisogno di un giardiniere. Cameron, mi hai detto che hai poco denaro, e che fai lavori strani. Fare il giardiniere temporaneo è un lavoro strano. E mamma, è economico, quindi che ne dici se la smettiamo di litigare e arriviamo al punto, come dici sempre tu?”
La signora Sanders incrociò le braccia e fissò sua figlia.
Cameron incrociò le braccia e fissò la signora Sanders. Infine, chiese, “Che lavoro fa, signora Sanders?”
“Sono un’arbitraggista. Glielo scrivo, se vuol cercare il significato.”
“Arbitraggista,” disse Cameron. “Qualcuno impegnato nell’arbitraggio. La parola viene dal francese, e oggi significa l’acquisto di beni su un mercato per la vendita immediata su un altro mercato, al fine di ottenere profitto dalla differenza di prezzo.”
La signora Sanders guardò sua figlia.
“Deve essere felice” disse Cameron, “di non essere coinvolta nella fusione Pfizer-Merck.”
“Di cosa sta parlando?”
“Pfizer ha fatto un’offerta per il cinquantuno per cento diMerck.”
Ariion si voltò verso sua madre. “Non è l’accordo che dicevi—”
La signora Sanders la interruppe mettendole una mano sul braccio, poi si rivolse a Cameron. “So della fusione, ma perché dovrei essere felice di non essere coinvolta?”
“La nuova medicina contro l’Alzheimer di Merck ha alcuni interessanti effetti collaterali.”
“No, invece,” sbuffò la donna. “Quella medicina è stata testata per cinque anni, senza nessun effetto collaterale. E lei cosa ne sa, comunque?”
“Scommetto che ha ragione, mamma,” disse Ariion. “E so che hai detto che stavi lavorando su questo accordo.”
La signora Sanders ignoròil commento di Ariion. “Cosa fa, legge il National Enquirer prima di andare a dormire sulla panchina del parco? O le informazioni arrivano al suo cervello per osmosi mentre dorme coperto dal giornale?”
Ariion e sua madre guardarono Cameron, in attesa di una risposta sul modo in cui aveva ottenuto l’informazione.
Lui si strinse nelle spalle e fece l’occhiolino ad Ariion prima di rispondere a sua madre. “Sembra che ci vogliano circa quattro anni perché il residuo del principio attivo si stabilisca nella parte posterioredell’occhio, causando un’irreversibileretinite pigmentosa.”
“E lo sa perché…”
“La ricerca sarà pubblicata domani sull’Ophthalmology Review Journal; una pubblicazione di Harvard. Forse ha sentito parlare dell’Università di Harvard.”
Ariion fece una smorfia a sua madre.
La signora Sanders osservò sua figlia con gli occhi stretti a fessura, ma poi parlò a Cameron. “Come sa tutte queste cose?” Si voltò verso di lui. “Immagino che abbia un computer nascosto sotto la panchina del parco, con connessione WI-FI?”
“Sarebbe bello, ma no. Tuttavia, la biblioteca pubblica ha centinaia di computer disponibili per chiunque sappia scrivere con la tastiera, anche se con i pollici.” Si interruppe, guardandola arrossire. “Se fa una ricerca Google su Merck e Cernax, scoprirà un riassunto dell’articolo.”
“Anche se quell’articolo sarà pubblicato–cosa di cui dubito– un piccolo articolo su un giornale oscuro non significa che il Cernax abbia davvero effetti collaterali.”
“Concordo, ma quando I media pubblicheranno l’articolo, le azioni di Merck crolleranno, e Pfizer lascerà qualche arbitraggista con le uova in faccia e i loro conti diminuiti di qualche milione di dollari.”
* * * * *
Il pomeriggio seguente, Ariion si sedette al bancone della colazione col suo notebook, mentre la madre fissava il contenuto del frigorifero aperto.
“Pensavo avessimo una cuoca?” disse sua madre.
“Ha chiamato stamattina,” disse Ariion, “e ha lasciato un indirizzo mail dove puoi spedirle l’assegno. Non tornerà.” Mise la mano sinistra sul ventre, poi usò la destra per far scorrere verso il basso lo schermo del computer. “Ascolta questo, mamma.” Ariion mosse il puntatore, poi lesse dallo schermo del pc. “L’azienda farmaceutica Merck ha interrotto la produzione del farmaco contro l’Alzheimer, il Cernax. Un portavoce dell’azienda che la produzione e la distribuzione del farmaco verrà sospesa, in attesa della revisione di un articolo pubblicato oggi sulla rivista Ophthalmology Review Journal.”
Sua madre sorrise e annuì.
“Perché non sei agitata? Due giorni fa, stavi per fare un sacco di soldi con quell’accordo di fusion, e ora probabilmente fallirà, proprio come ha detto Cameron.”
“Ho messo una piccolo opzione su centomila azione della Merck la notte scorsa. Quando ha aperto la borsa questa mattina, Merck ha perso cinque dollari per azioni. Un’ora fa ho coperto la mia posizione, facendo un utile di quasi duecentomila dollari.”
“Wow, mamma, brillante. Ma non mi hai detto che lo scambio di informazioni interne è illegale?”
“E’ vero, cara, lo è, ma ricevere un consiglio da un barbone su un’informazione che chiunque può trovare su Internet non è considerato informazione interna.”
“Si chiama Cameron Littleheart St. Lawrence.”
“E’ comunque un barbone. Nient’altro che un vagabondo che vive di elemosina.”
“Sì, bè…” Ariion chiuse il portatile, lo prese sotto il braccio e si diresse alla porta sul retro. “Quel barbone ti ha appena fatto guadagnare duecentomila dollari.” Allungò un braccio verso la maniglia, tenendo il computer stretto al corpo. “Come se tu ne avessi bisogno.” Uscì sbattendo la porta, poi la aprì e tornò indietro. “Vado al parco.” La porta tremò quando la sbatté di nuovo.
Sua madre fissò la porta per un momento. “Con le tasse,” sussurrò, “sono solo cinquantotto mila dollari.”
* * * * *
Il venerdì mattina, Cameron si trovava sul vialetto della signora Sanders. Sentì Ariion e sua madre venire alla porta.
“Vedo che le macrosiphum euphorbiaestanno decimando la tuaspinosissima.”
Ariion rise e lasciò quasi cadere il vassoio che teneva in equilibrio sulla mano destra. “Sì, mamma, ti ho detto di prendere le medicine stamattina.” Appoggiò il vassoio sul tavolo e preparò I tre bicchieri di tè ghiacciato.
“Signor St. Lawrence,” disse la signora Sanders, “di cosa sta parlando ora?” Sedette al tavolo in vetro e gli indicò la sedia di fronte a lei.
“Gli afidi stanno distruggendo le sue rose.” Si sedette e prese la bevanda che Ariion gli offriva. Prese un sorso, poi incline il bicchiere verso di lei. “Grazie. E’ proprio quello che volevo.” Si asciugò i baffi e si rivolse alla signora Sanders. “Può trovare il Sevin Dust da WalMart per eliminarli.”
Ariion fece un sorrisetto a sua madre. “Non ti piacerebbe fare un po’ di giardinaggio?”
La signora Sanders sbuffò e prese il suo drink.
“O potrebbe anche solo usare una soluzione di detersivo liquido per piatti,” disse Cameron, “e spruzzarla sulle piante.”
“Continua, Cameron,” disse Ariion. “Lei ti presterà attenzione solo quando agiterai una bacchetta magica dicendo ‘poof’.”
“Ha ha. Molto divertente,” disse la signora Sanders. “Dove ha imparato tutte queste sciocchezze sulle rose e le fusion aziendali?”
“Ehi, sono povero, non analfabeta.”
“Le piacerebbe avere un lavoro?” chiese la signora Miss Sanders.
Cameron scosse la testa. “Nella mia occupazione, ‘lavoro’ è una parolaccia.”
La sua occupazione, piuttosto che fargli perdere punti, l’avrebbe sorpresa. Dieci anni prima guadagnava un quarto di milione di dollari l’anno, poi in un soffocante pomeriggio i suoi guadagni scesero a zero. Non lavorava da allora, tranne che lavori strani. Sembrava che la sua ambizione fosse svanita insieme ai suoi guadagni.
In quel momento, Cameron aveva bisogno di un lavoro, ma soltanto per pochi giorni. Non era interessato a un lavoro a lungo termine. Venti o trenta dollari gli sarebbero bastati. Nel suo futuro, non vedeva oltre al suo prossimo pasto.
“Bè, allora le piacerebbe essere il nostro ingegnere paesaggista?”
“Vuole che io sia il suo giardiniere?”
“Ciò che voglio io è che lei vada altrove, ma la mia cara figlia sembra pensare che lei abbia…uhm…potremmo dire delle possibilità.”
“Possibilità, eh?” Guardò Ariion, poi tornò a guardare sua madre.
Non era una donna dal brutto aspetto, ma un po’ troppo magra per i suoi gusti. Se si fosse tolta quella crocchia puritana e avesse permesso ai suoi capelli di cadere sciolti, sarebbe stata perfino carina. E un po’ di ombretto e rossetto avrebbero fatto meraviglie.
“Cosa pensa?” chiese Cameron alla signora Sanders.
“Penso barbone una volta, barbone per sempre.”
“E un tempo una strega—”
“Smettetela!” disse Ariion. “Sembrate una vecchia coppia sposata. Cameron, vogliamo che tu sia il nostro giardiniere.”
“Hm…chi, precisamente, vuole essere il mio capo?”
“Io—” iniziò la signora Sanders.
Ariion la interruppe. “Mamma, smettila. Penso che Cameron dovrebbe essere il capo di se stesso.”
“Suona bene.” Cameron guardò la signora Sanders.
“Ora lei è il capo di se stesso,” disse la signora Sanders, “e guarda cosa gli ha portato, una bella panchina del parco come casa.”
“Bene.” Cameron spinse indietro la sedia. “Penso che abbiamo finito.” Si alzò, pronto ad andarsene.
“Grrrrr!” Ariion digrignò i denti. “Siediti. Capisco che devo arrangiarmi da sola. Cameron, vogliamo che tu lavori per noi, e ti pagheremo…Mamma, quanto pagavi il signor Hailey prima di licenziarlo?”
Cameron si sedette e guardò la signora Sanders.
“Io non l’ho licenziato. Semplicemente non andavamo più d’accordo su alcune cose.”
“Che sorpresa,” mormorò Cameron dietro il bicchiere di tè.
Ariion lo guardò, ma parlò a sua madre. “Quanto lo pagavi prima che non andaste più d’accordo?”
“Quattrocentocinquanta a settimana.”
“Cameron, ti pagheremo cinquecento dollari a settimana —”
“Cosa?” urlò sua madre.
“E puoi vivere nelle stanze sopra i garage.” Ariion indicò un edificio sul confine della proprietà. Tre porte da garage si trovavano parallele al primo piano e agli alloggi al piano di sopra.
“Cosa?” urlò di nuovo sua madre.
“Accetto,” disse Cameron.
“Ottimo,” disse Ariion. “Quando puoi iniziare?”
“Aspetti solo un minuto,” disse sua madre. “Ariion, da quando ti occupi di questioni personali? E lei, signor St. Lawrence, non verrà a lavorare finché non lo dirò io.”
“Posso iniziare oggi,” disse Cameron ad Ariion, “questo pomeriggio.”
“Bene,” disse Ariion. “E immagino che dovrei assumere anche un cuoco. Altrimenti, vivremo di bagel e pizza congelata per il resto delle nostre vite.”
“Perché non assumi anche una cameriera e un maggiordomo, già che ci sei?” La signora Sanders incrociò le braccia. “E non so nemmeno se l’appartamento della rimessa è abitabile.”
“Hm…” Ariion prese un sorso di tè. “Assumere una cameriera non è una cattiva idea.”
“Non si preoccupi per i mobili, signora Sanders,” disse Cameron. “Quando porterò qui la mia panchina del parco, sarò a posto.”
Ariion rise mentre sua madre guardava Cameron, e poi sua figlia.
* * * * *
Tre giorni dopo che Cameron si trasferì nella rimessa, la signora Sanders guardò fuori dalla finestra della cucina, poi si avvicinò per vedere meglio. Un uomo che non riconobbe si aggirava per il giardino sul retro come se fosse il proprietario del posto. Dov’era il suo nuovo dipendente? Non avrebbe dovuto già lavorare in giardino? Proprio come pensava, era stato un barbone per troppo tempo, presentarsi in orario era fuori questione.
Andò alla porta sul retro e la aprì. "Ehi, lei! Se ne vada dalla mia proprietà prima che chiami la polizia."
L’uomo indossava pantaloni Verdi e una camicia marrone stropicciata. Aveva un rastrello in spalla e una piccola pala nella mano destra. L’uomo si fermò e si voltò per affrontare la signora Sanders.
“Sono i miei attrezzi, quelli?” Scese i gradini della porta sul retro.
L’uomo guardò gli attrezzi e si strinse nelle spalle.
“Li metta giù, e vada via di qui.” Si fermò a poca distanza da lui. “I poliziotti sono proprio dietro l’angolo.”
Lui le fece una smorfia.
Lei lo guardò con gli occhi ridotti a fessura.
“Se le do questi attrezzi, significa che lavorerà nelle aiuole a ovest dove vuol piantare le petunie?”
“Oh, santo cielo!” Si portò una mano alla gola. “St. Lawrence?”
“Certo. Quanti giardinieri ha assunto?”
“Ha—”
“Mamma!” Ariion uscì dalla casa e corse attraverso il prato. “Cos’hai fatto?” Guardò l’estraneo. “Dov’è Cameron?” Si mise le mani sui fianchi.
La signora Sanders puntò un dito tremante su Cameron. “Lui è—”
“Chi è quest’uomo? Hai licenziato Cameron e hai assunto quest’uomo mentre Felicia ed io stavamo guardando il film?” Ariion si spostò e guardò sua madre. “Ne ho abbastanza dei tuoi stupidi capricci. Se Cameron se n’è andato, potresti salutarmi, perché mi trasferisco a Central Park.”

Capitolo Quattro
Cameron sorrise mentre guardava Ariion arrabbiarsi. Non l’aveva mai vista così infervorata.
“Vacci piano con tua madre, agnellina. Può essere capricciosa, ma non la definirei stupida.”
Ad Ariion cadde la mascella. Lo fissò, piena di dubbi. “Santo cielo!”
“Esatto,” disse sua madre.
“Vi comportate come se non aveste mai visto un giardiniere prima.”
“La tua barba…” disse Ariion.
“Già.” Si strofinò il mento. “Sparita.”
“E i tuoi capelli.”
Passò una mano sui capelli e si mise di lato per mostrare il suo profilo. “Cosa ne pensate? Troppi corti?”
“Non posso…” cominciò sua madre.
“…crederci,” finì Ariion.
“Se non vi piace, posso farmeli ricrescere.” Finse un’espressione ferita.
“Ha un aspetto quasi rispettabile,” disse la signora Sanders.
Ariion guardò sua madre. “Ha un bellissimo aspetto, intendi dire.”
“Bè, non andrei così lontano.” La signora Sanders sorrise. “Ma lui lo farà.”
“Venendo da lei,” disse Cameron, “lo prenderò come un complimento.”
* * * * *
Cameron era salito su una scala a pioliper applicare uno strato fresco di vernice bianca sulle colonne del portico anteriore.
Ariion uscì dalla porta d’ingresso. “Hai iniziato a lavorare presto, stamani.”
“Mi piace iniziare presto e inoltre mi sembrava giusto fare qualcosa di utile.” Immerse il pennello nel barattolo e tolse la vernice in eccesso.
Ariion si guardò intorno. “Hai un altro pennello?”
Indicò i gradini con il pennello.
La ragazza prese un pennellino, lo intinse nella latta della vernice, e iniziò con la ringhiera tra le colonne. “Cosa facevi prima di…”
Cameron sorrise. “Prima di diventare un barbone?”
La ragazza annuì.
“Ero…uhm…” Scese dalla scala. “…nella corte.”
“Eri un giudice?”
“Non proprio.”
“Un avvocato, allora?”
“No.”
“Cosa?”
“Ci sono cose molto più interessanti di cui parlare. Come sta la tua amica Felicia? Come va a scuola? Com’era il film? Dov’è l’ufficio di tua madre? Come…”
“Voglio sapere cosa facevi nella corte.”
Cameron sospirò. “Sul campo; non in tribunale.”
“Okay,cosa facevi sul campo?” Si inginocchiò per dipingere sotto la ringhiera.
“Giocavo a tennis.”
“Tutto qui?” Sgocciolò il pennello nella latta. “Giocavi a tennis e poi sei diventato un barbone?”
“All’epoca, ero il terzo giocatore più forte del mondo, e facevo la bella vita. Ho viaggiato per i tornei in Europa, Australia, e in estremo oriente. Avevo uno stile di vita piuttosto alto per un po’.” Aprì un’altra latta di vernice. “Cosa ne pensi di questo beige per le finiture attorno alla porta?”
“Perfetto. Cos’è successo?”
“Mi sono capitati due disastri in un giorno. Mi hanno praticamente gettato nell’oblio. Non ne ho mai parlato con nessuno. Sei sicura di voler sapere tutta questa vecchia storia?”
“Certo,” disse la ragazza. “Quanto tempo fa è successo?”
“Dieci anni. Ero in semifinale a Wimbledon. Fu una partita dura e lunga, quasi quattro ore. Ho giocato bene fino al quinto set. Ancora oggi non so cosa mi è successo, ho semplicemente perso la concentrazione per qualche minuto, ho perso due partite in rapida successione, poi da lì c’è stato il tracollo.” Cameron sedette sul secondo gradino del portico, e lei lo raggiunse. Lui si appoggiò il gomito sul ginocchio e si tolse della vernice dal polso. “Dopo che la partita finì, strinsi la mano al mio avversario, ma ero distrutto, devastato. Non vedevo l’ora di uscire dal campo e andare lontano dalla gente, soprattutto dai giornalisti che volevano sapere cosa era andato storto.”

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Ariion XXIII Charley Brindley

Charley Brindley

Тип: электронная книга

Жанр: Современная зарубежная литература

Язык: на итальянском языке

Издательство: TEKTIME S.R.L.S. UNIPERSONALE

Дата публикации: 16.04.2024

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О книге: Ariion Sanders, un’adolescente disabile, è ispirata da un senzatetto che incontra nella prigione di New York. L’uomo, Cameron Littleheart St. Lawrence, è stato arrestato per rapina, ma senza prove convincenti, il giudice è costretto a rilasciarlo. Ariion Sanders, un’adolescente disabile, è ispirata da un senzatetto che incontra nella prigione di New York. L’uomo, Cameron Littleheart St. Lawrence, è stato arrestato per rapina, ma senza prove convincenti, il giudice è costretto a rilasciarlo. I ladri si fanno rubare il bottino, e pensano che sia stato Cameron a rubarlo. Quando rapiscono Cameron, Ariion mette su un piano per salvarlo; tuttavia, questo fallisce, e lei si ritrova in grossi guai. PUBLISHER: TEKTIME

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