Cuori Infuriati
Amy Blankenship
I Guardiani hanno sempre amato e protetto la loro sacerdotessa sopra ogni cosa ma, quando si tratta di capire a chi appartiene… la gelosia può diventare un gioco pericoloso. Tra tutti i fratelli immortali, uno solo l'ha sempre amata più di tutti. Toya combatterebbe contro qualsiasi cosa per rimanere accanto a Kyoko, che siano i demoni, i suoi fratelli o il suo amore. In un momento di passione, reclama finalmente ciò che il suo cuore desidera. Ma tutto cambia per sempre quando Kyoko viene portata via dal suo mondo dal crudele fato. Credendo di essere maledetto, Toya si arrende, convinto erroneamente che la sua ragione di vita lo abbia abbandonato. Quando un altro guardiano la reclama, Toya capisce che deve difenderla dal nemico peggiore di tutti… se stesso.
Amy Blankenship
Cuori Infuriati
“Cuori Infuriati”
Serie “Il Cuore di Cristallo Protettore” – Volume 3
Author: Amy Blankenship
Translated by Ilaria Fortuna
Copyright © 2013 Amy Blankenship
English Edition Published by Amy Blankenship
Second Edition Published by TekTime
All rights reserved
La Leggenda del Cuore del Tempo
I mondi possono cambiare… ma le vere leggende non svaniscono mai.
Luce e oscurità combattono costantemente dalla notte dei tempi. I mondi vengono creati e distrutti dai loro creatori, e il continuo bisogno di bene e male non è mai stato in discussione. Tuttavia, a volte giunge qualcosa di inaspettato… un qualcosa che entrambe le parti vogliono ma che solo una può avere.
Paradossale per natura, il Cuore di Cristallo Protettore è l’unica cosa che entrambe le parti hanno cercato di ottenere lottando. La gemma ha il potere di creare e distruggere l’universo noto e, allo stesso tempo, è in grado di porre fine alle sofferenze e ai conflitti. Alcuni pensano che il cristallo abbia una propria mente pensante… altri dicono che dietro tutto ciò vi siano gli dei.
Ogni volta che il cristallo è apparso, i suoi guardiani sono sempre stati pronti a difenderlo da chi voleva usarlo per puro egoismo. Le identità di questi guardiani rimangono invariate ed essi amano con la stessa ferocia sia il mondo che la dimensione.
Una giovane donna si trova tra questi guardiani ed è oggetto del loro amore. Dentro di sé cela il potere del cristallo. Lei è il custode della gemma e la fonte del suo potere. Le linee spesso si confondono, e proteggere il cristallo si trasforma lentamente nel proteggere la Sacerdotessa dagli altri guardiani.
È la coppa da cui beve il cuore dell’oscurità. È l’opportunità per rendere i guardiani del cristallo deboli e vulnerabili agli attacchi. L’oscurità brama il potere del cristallo e la Sacerdotessa, così come un uomo bramerebbe una donna.
In ognuna di queste dimensioni e realtà c’è un giardino segreto chiamato “Cuore del Tempo”. Lì c’è la statua di una giovane sacerdotessa inginocchiata. Essa è circondata da un’antica magia che tiene nascosto e al sicuro il suo tesoro segreto. Le mani della fanciulla sono protese come in attesa di accogliere qualcosa di prezioso.
Secondo la leggenda, starebbe aspettando che le venga restituita la potente pietra conosciuta come il Cuore di Cristallo Protettore.
Solo i Guardiani conoscono i segreti che si celano dietro la statua e le sue origini.
Prima che i cinque fratelli nascessero, i loro antenati, Tadamichi e il suo gemello Hyakuhei, proteggevano il Cuore del Tempo durante il suo periodo più buio. Per secoli, i gemelli protessero il sigillo che impediva al mondo umano di mescolarsi con quello dei demoni. Questa missione era sacra e le vite degli uomini e dei demoni dovevano essere protette e nascoste le une dalle altre.
Inaspettatamente, durante il loro regno, un gruppo di uomini sconfinò accidentalmente nel mondo dei demoni a causa del sacro cristallo. In un periodo di conflitti, il suo potere causò una rottura del sigillo che separò le dimensioni. Il capo degli umani e Tadamichi si allearono prontamente, stringendo un patto per richiudere il sigillo e mantenere i due mondi separati per sempre.
Ma, durante quel periodo, Hyakuhei e Tadamichi si erano innamorati entrambi della figlia del capo degli umani.
Contro la volontà di Hyakuhei, il sigillo era stato riparato da Tadamichi e dal padre della ragazza. La forza del sigillo fu aumentata di dieci volte, dividendo per sempre quel pericoloso triangolo amoroso. Il cuore di Hyakuhei era spezzato. Pur essendo suo fratello, Tadamichi lo aveva tradito facendo in modo che lui e la Sacerdotessa fossero separati per l’eternità.
L’amore, una volta perso, può trasformarsi nella cosa peggiore. Il cuore spezzato di Hyakuhei si trasformò crudelmente in rabbia e gelosia e provocò un conflitto tra i due gemelli, portando alla morte di Tadamichi e frantumando la sua anima immortale. Quei frammenti immortali diedero vita a cinque nuovi guardiani a difesa del sigillo, per proteggerlo da Hyakuhei, che si era unito ai demoni del regno del male.
Imprigionato nell’oscurità che lui stesso era diventato, Hyakuhei abbandonò il pensiero di proteggere il Cuore del Tempo… e usò, invece, le proprie energie per bandire completamente il sigillo. I suoi capelli neri, lunghi oltre le ginocchia, e il viso più affascinante di tutti, smentivano la reale malvagità celata dal suo aspetto angelico.
All’inizio della guerra tra le forze della luce e del buio, un’accecante bagliore blu erompe dalla statua sacra, segno che la giovane Sacerdotessa è rinata e il cristallo è riemerso dall’altra parte.
Poiché i guardiani erano attratti da lei ed erano i suoi protettori, la battaglia tra il bene e il male comincia sul serio. Da qui, l’ingresso in un altro mondo, in cui l’oscurità predomina sulla luce.
Questa è una delle loro tante epiche avventure…
Capitolo 1 “Baci pericolosi”
«Devo tornare a casa per qualche giorno.» sospirò Kyoko tra sé, appoggiandosi al tronco di un enorme albero. Portò le gambe in avanti e appoggiò il mento sulle ginocchia mentre si sistemava tra le ampie radici dell’albero. Dire che si sentiva infelice sarebbe stato un eufemismo.
Era stanca, sporca e sempre più nervosa perché non avevano trovato nessun talismano negli ultimi giorni. Era quello il motivo per cui Toya era di cattivo umore. Il gruppo aveva deciso di prendersi una pausa per un paio di giorni. Kyoko era perplessa, sapeva che ciò poteva significare riposarsi o strangolarsi a vicenda. Si soffiò via la frangia dagli occhi, acconsentendo in silenzio.
Suki si era recata nella città più vicina per incontrare un conoscente che le procurasse altre armi. Shinbe l’aveva seguita, camminandole accanto con la mano dietro, come per toccarle il fondoschiena.
Il bacio che ne era seguito era stato il momento clou della sua giornata. Sapeva che Shinbe non voleva che Suki si aggirasse da sola nelle campagne. Stava solo cercando di proteggerla e, invece di dirglielo, aveva semplicemente finto di essere lo sporcaccione che tutti conoscevano e amavano.
Guardandosi intorno, notò che Kamui si era allontanato di nuovo con Kaen. Accadeva spesso ultimamente. Kyoko sorrise tra sé, desiderando avere la stessa libertà. Kaen era uno spirito del fuoco e poteva trasformarsi in drago quando voleva, poi Kamui gli saliva sulla schiena e volavano ovunque, stando via anche per giorni.
Guardando Toya, che era appoggiato all’albero accanto, Kyoko lo vide abbassare subito la testa quando incrociò il suo sguardo. “Mi sta guardando di nuovo.” pensò mentre sentiva il calore affiorarle sulle guance. “Si comporta in modo strano da un paio di settimane ma, dopotutto… quand’è che non si comporta in modo strano?”, e sorrise alla sua stessa battuta.
Distolse lo sguardo quando con la mano sfiorò il sacchetto attaccato al lungo laccio di pelle che portava al collo. Poteva sentire i piccoli frammenti di cristallo nascosti sotto il cuoio sottile. Il suo pensiero andò immediatamente a Hyakuhei, il loro nemico. Non riusciva a capire come una persona così straordinariamente bella potesse essere così crudele e imprevedibile. Kyoko alzò un sopracciglio, ricordando a se stessa che le apparenze ingannano… soprattutto in una terra invasa da demoni.
Hyakuhei diventava più forte man mano che raccoglieva i frammenti, sebbene fosse già molto potente. Grazie alla capacità di inglobare dentro di sé i demoni più deboli e sfruttare i loro poteri, diventava sempre più pericoloso. Se avesse avuto tutti i pezzi del talismano, avrebbe avuto il potere di violare la barriera tra il mondo dei demoni e il mondo umano. Se ciò fosse accaduto, avrebbe fatto entrare i demoni nel suo mondo e gli esseri umani non avrebbero avuto scampo.
Toya era appoggiato lì, fingendo di dormire da quasi un’ora ormai, in attesa di vedere che cosa avrebbe fatto Kyoko. Dopotutto, non aveva molto da fare, ora che non davano la caccia al talismano. Il respiro gli si bloccò nel petto quando vide il suo viso alla luce del sole, e sentì lo stomaco stringersi.
Ultimamente sembrava che tutto quello che lei faceva lo portasse a desiderare di… tenerla stretta. Toya si chiese se, una volta finito tutto questo, Kyoko non avrebbe semplicemente desiderato tornare nel proprio mondo e dimenticarsi di lui. A volte si augurava che questa guerra non finisse mai e quello era un altro motivo per cui aveva accettato di concedere una pausa. I suoi occhi dorati furono addolciti da un desiderio nascosto quando lei si alzò e i suoi lunghi e setosi capelli ramati furono spettinati dal vento.
Kyoko non era mai stata capace di restare seduta a lungo e i suoi nervi iniziavano già a logorarsi per la noia. Avendo bisogno di qualcosa che distogliesse la sua mente dal disordine che lei stessa aveva portato in questo mondo, si alzò e s’incamminò lungo un sentiero.
«Toya, vado a fare una passeggiata, okay?» gli disse mentre si allontanava… per andare dove, non lo sapeva. Si morse il labbro inferiore quando si accorse che lui non la stava seguendo. Bene… non voleva che la accompagnasse. Sollevò un sopracciglio per la bugia che aveva appena pensato. Avevano camminato per giorni, quindi perché diavolo stava passeggiando adesso, se non ce n’era bisogno? Non c’era da stupirsi che lui non si fosse offerto di farle compagnia.
Lei rallentò, imbronciata. Toya si comportava in modo così strano ultimamente. I cambiamenti improvvisi della sua personalità la stavano facendo impazzire ed era stanca di pensarci. Decise che avrebbe camminato fino a sentirsi così sfinita da dormire per due giorni di fila.
Toya si alzò in piedi, non desiderando altro che seguirla. Si scostò dall’albero e fece un passo per incamminarsi, ma poi si fermò e si appoggiò di nuovo all’albero. «Eh no, io resto qui… è più sicuro.» disse a denti stretti, sforzandosi di non seguirla come uno stalker.
Era tutto ciò che poteva fare per mantenere le distanze. Non percepiva alcun demone nelle vicinanze e pensò che lei sarebbe stata al sicuro per un po’. Il guardiano d’argento inspirò profondamente mentre scivolava ai piedi dell’albero e si sedette. Il profumo di Kyoko era ancora nell’aria e lo stava facendo impazzire.
Succedeva ogni volta che passava troppo tempo da solo con lei. Iniziava a comportarsi in modo strano e lei impazziva, poi le diceva qualcosa di stupido e la situazione peggiorava. Se fosse stato certo che Kyoko non lo avrebbe respinto, allora le si sarebbe avvicinato come aveva desiderato fin dal primo momento in cui l’aveva vista. Toya si guardò le mani chiedendosi perché, ogni volta che ci provava, succedesse qualcosa che rovinava tutto.
Kyoko camminò per un bel po’, immersa in pensieri negativi riguardanti gli esseri maschili di quel mondo e del suo. Il rumore di una cascata la riportò alla realtà. Guardandosi intorno, vide uno specchio d’acqua cristallina alimentato costantemente da una piccola cascata.
«È sorprendente come in una terra di mostri esistano cose così belle.» mormorò con stupore.
I suoi occhi verde smeraldo s’illuminarono mentre osservava. Poiché nell’acqua non percepiva nulla che potesse farle del male o attaccarla, Kyoko iniziò a spogliarsi, sapendo di essere ben lontana da qualsiasi villaggio.
Non riusciva a credere di essersi imbattuta in una tale fortuna e non voleva perdere quell’occasione. Sfiorando l’acqua con i piedi per sentire com’era, si sentì quasi sciogliere scoprendo che era riscaldata naturalmente.
Proseguì e s’immerse in acqua, amava quella sensazione di purificazione. Era così viziata nel suo mondo, dando per scontato di potersi lavare ogni volta che voleva. Ma quel mondo era tutta un’altra cosa. Avvicinandosi alla cascata, lasciò che l’acqua le scorresse sui capelli e si sentì serena come non accadeva da molto tempo.
Le piaceva avere qualcos’altro a cui pensare per un po’, oltre a Toya. Era stanca di sentirsi giù a causa sua e dei suoi sbalzi d’umore. Ultimamente non faceva altro che guardarla e lei arrossiva. E questo la faceva arrabbiare. Lui voleva solo trovare il talismano e uccidere i demoni.
Quando Toya affrontava i demoni, a volte era più spaventoso delle creature contro cui combatteva. La verità era che la maggior parte delle persone pensava che Toya odiasse tutti… era il suo carattere. Kyoko ricordava continuamente a se stessa che lui non era umano e che non viveva secondo le loro regole… nessuno dei guardiani lo faceva.
Eppure, a volte aveva intravisto qualcosa di umano oltre la sua essenza di guardiano. Era in quei rari momenti che Toya sembrava diverso… più dolce. Senza volverlo, lui faceva cose che dimostravano la sua preoccupazione per lei più di quanto desse a vedere. Era l’unico dei cinque guardiani in grado di attraversare il Cuore del Tempo verso il suo mondo e si chiese perché. Significava qualcosa? Erano legati segretamente più che con gli altri guardiani?
Kyoko sbuffò seccata perché stava pensando di nuovo a Toya dopo aver deciso di non farlo. Si strofinò la pelle e i capelli, poi si distese di nuovo nell’acqua. Non era ancora pronta a lasciare quel luogo così incantevole. Non sapeva se ci sarebbe mai ritornata.
Si schiarì la mente mentre ascoltava il rumore dell’acqua. Chiudendo gli occhi, si rilassò e si lasciò cullare.
*****
Kyou aveva seguito i suoi fratelli a distanza… eliminando diversi demoni che seguivano la ragazza in ogni sua mossa. Era giunto alla conclusione che i suoi fratelli stavano diventando pigri oppure il nemico stava diventando più forte. I demoni che davano loro la caccia stavano acquistando forza.
Avvertiva una rottura all’interno del gruppo e ringhiò in tono di disapprovazione. Inspirò profondamente e seguì il profumo che aveva attirato la sua attenzione. Pochi istanti dopo raggiunse il suo obiettivo. Abbassò lo sguardo verso l’acqua cristallina, mentre si librava in aria, e volse il suo viso angelico verso la ragazza distesa sulla scintillante superficie dell’acqua.
Nessuna emozione trapelava dal suo volto mentre con lo sguardo le accarezzava il corpo.
I suoi capelli d’argento spettinati dalla leggera brezza erano come fili luccicanti lunghi fino alle cosce. Poteva sentire il suo dolce profumo da lassù, dove si era fermato.
Non poteva fare a meno del profumo di quella ragazza che erano destinati a proteggere. I suoi occhi dorati la osservavano mentre era distesa come una dea dell’acqua che lo chiamava a sé. Era stata lei a riportare il Cuore di Cristallo Protettore nelle loro terre, causando solo disordine e pericolo. La frantumazione del cristallo aveva segnato in fretta il suo destino. Lei ora apparteneva ai guardiani, anche se Kyou dubitava che se ne rendesse conto.
Le sue labbra si dischiusero mentre guardava la ragazza che, all’inizio, aveva cercato di uccidere… ora non ne sarebbe stato capace. In realtà, se l’avesse voluta morta, a quest’ora lo sarebbe già stata. Invece, la proteggeva da lontano mentre i suoi fratelli le stavano accanto. Una tale innocenza non doveva essere lasciata sola e indifesa. I suoi occhi si socchiusero per l’incompetenza di suo fratello. Forse avrebbe dovuto occuparsene lui personalmente.
Kyou sorrise, cosa che non faceva quasi mai. Gli piaceva il gioco del gatto col topo, e la sacerdotessa aveva bisogno di una lezione sui rischi che si corrono stando da sola, in una terra così pericolosa.
Scivolò lentamente verso di lei, vedendo che aveva gli occhi chiusi. Si sporse senza toccarla, in bilico a mezz’aria, lasciando che i suoi capelli lunghi creassero una cortina che li circondava. Il dolce battito delle sue ciglia scure sulle guance candide lo fece fermare. Con stupore, abbassò lentamente lo sguardo sulla sua bocca. Le appoggiò le labbra all’orecchio e vi alitò con il proprio respiro caldo.
Kyoko aprì gli occhi sconvolta e girò la testa, strofinando la guancia contro le labbra di Kyou… che si fermarono sulle sue. Lo guardò dritto in quegli occhi dorati. Erano ipnotici. Era come essere baciati da un angelo, ma invece… era Kyou. E il fratello di Toya non era un angelo. Era il guardiano più temuto e potente, ed era anche uno dei suoi protettori, sebbene lo vedesse raramente.
Kyoko smise di galleggiare, in preda al panico. Iniziò ad affondare, ma non le importava se ciò serviva a tenerla lontana da quegli occhi ipnotici. Trattenne un grido quando lui si sporse di scatto, afferrandola per la schiena, e la tirò fuori dall’acqua stringendola a sé.
Kyou sentì che aveva paura di lui e decise che non l’avrebbe spaventata. Tutti lo temevano… anche i suoi fratelli. I suoi occhi dorati brillavano mentre la teneva stretta, portandola a smettere di dimenarsi. Molto tempo fa, il Cuore di Cristallo Protettore li aveva destinati ad essere alleati e lui non avrebbe permesso che colei che doveva proteggere avesse paura della sua protezione. Kyou usò il potere del controllo della mente per scrutare i suoi ricordi e scoprì che la sacerdotessa non era mai stata baciata da nessuno… fino ad allora. I suoi occhi s’incupirono piacevolmente a quel pensiero.
Kyoko era così sconvolta da non riuscire a far altro che fissare quei due laghi dorati, in attesa di… non sapeva cosa, ma… Dio, quanto era bello. Le sembrò di vedere un lieve sorriso sul suo volto. Sbatté le palpebre, chiedendosi se non le avesse appena letto nel pensiero. Ora sapeva perché non era mai stata così vicino al guardiano d’oro… era un pericolo per i sensi.
Provando un’attrazione fuori dal proprio controllo, Kyou premette le labbra sulle sue in un possente bacio, come per siglare un qualche accordo segreto. Durò solo pochi secondi ma sembrò un’eternità, poi si staccò lentamente, chiedendosi quale incantesimo lei gli avesse mai lanciato per fargli provare tali e sconosciute emozioni. Kyou la teneva stretta… non era pronto a lasciarla andare. La guardava con un’espressione strana… quasi con stupore, e i suoi occhi dorati sembravano frammenti dei riflessi dell’acqua.
Aveva intenzione di insegnare alla sua sacerdotessa cosa sarebbe potuto accadere se fosse stata sorpresa da sola e indifesa ma, in qualche modo, la cosa si era trasformata in qualcos’altro. Avrebbe dovuto immaginarlo, prima di toccarla. I suoi sensi si estesero e sentì suo fratello avvicinarsi a passo svelto, portandolo a ringhiare silenziosamente per l’intrusione. Kyou si diresse verso la riva e la rimise delicatamente in piedi.
Vedendo che era ancora ipnotizzata, allungò dolcemente una mano e le sfiorò una guancia con il pollice, sentendo la furia possessiva scorrere nel proprio sangue di guardiano. Preso ancora una volta dall’attrazione, avvicinò di nuovo le labbra alle sue per un ultimo bacio infuocato prima di sparire, lasciando dietro di sé solo una svolazzante piuma d’oro traslucida, che svanì a contatto con la superficie dell’acqua.
Kyoko rimase ferma lì dopo che Kyou si era dileguato, cercando di capire cosa diavolo fosse appena successo. Poi si guardò sconvolta. Era nuda e lui l’aveva toccata, stringendola. Non poté fare a meno di sentire qualcosa nella bocca dello stomaco… calore. Un qualcosa che, fino ad allora… aveva provato solo in rari momenti con Toya.
Alla fine, riprendendo il controllo, afferrò i propri vestiti e li strinse. “Kyou, come ha potuto?”. Sentì salire la propria collera nei confronti del sommo e potente signore Kyou. “Chi diavolo si crede di essere?”, alzò il viso al cielo mentre con le dita si sfiorò le labbra che ancora le pizzicavano.
S’irrigidì quando sentì la voce di Toya chiamare il suo nome. “Fantastico…” pensò. Kyoko prese la camicia, infilandosela rapidamente. Quando tirò fuori la testa dallo scollo, incrociò lo sguardo di Toya, a pochissimi passi da lei. Mentre tirava giù l’indumento più in fretta che potesse, arrossì in tutte le sfumature di rosso.
«Toya, voltati!» gridò, poi si lamentò tra sé: «Accidenti, ma i guardiani non hanno il senso del pudore?».
Visto che Kyoko era via da troppo tempo, Toya era corso nella foresta, maledicendo la propria testardaggine per non averla accompagnata. Seguendo il suo odore, non era certo preparato a ciò che si era trovato di fronte… lei sembrava una dea. Vide il suo seno che seguiva i movimenti delle braccia e rimase raggelato.
Sì, l’aveva sentita dire “Voltati!”, ma ciò non significava che potesse farlo. Tutto il suo sangue surriscaldato gli era appena arrivato al petto e non poteva muoversi. Quando il suo sguardo si posò molto lentamente sul suo corpo, trovò finalmente pace incontrando il suo viso. Dannazione, aveva già visto quello sguardo. Sapendo che lei stava per lanciargli l’incantesimo addomesticante, Toya si girò di scatto. La sentì brontolare alle sue spalle qualcosa a proposito dei guardiani senza pudore.
Mentre imprimeva quell’immagine nella mente, qualcosa attirò la sua attenzione. Sentiva chiaramente il profumo di Kyoko, ma era mescolato a un altro profumo. Pagliuzze d’argento comparvero negli occhi dorati di Toya quando si voltò lentamente, assicurandosi che lei fosse vestita, così da potersi muovere. Le si avvicinò, sperando di sbagliarsi, e più si avvicinava, più forte era il profumo.
Kyoko rimase immobile, in attesa che lui si fermasse. Sapeva che percepiva l’odore di suo fratello su di lei. Tutti i guardiani avevano sensi acuiti e, a distanza di tempo, lei stava ancora cercando di abituarsi a questa cosa terrificante. S’irrigidì quando Toya si avvicinò, provando quasi paura quando lui avvicinò una guancia alla sua e annusò. Poi le afferrò il mento e le girò il viso verso il suo, fissando la sua bocca.
Toya la vide tremare e percepiva il forte odore della sua paura. «Kyoko, c’era Kyou qui con te?». Quando lei annuì, le guardò di nuovo la bocca, con lo sguardo fisso sulle labbra, «Lo hai morso?».
Kyoko fu così sorpresa a quelle parole che le sue ginocchia quasi cedettero. Poi, ripensando alla domanda e immaginandosi mentre mordeva il guardiano più temuto della Terra, si mise a ridere.
«No, Toya, non l’ho morso! Stavo facendo il bagno e galleggiavo con gli occhi chiusi. Quando li ho riaperti lui era lì, praticamente sdraiato sopra di me e… », strinse le spalle e la sua voce divenne quasi un sussurro, «… mi ha baciato.». Kyoko smise di ridere quando vide che le iridi di Toya erano diventate argentate, più che dorate.
Lui la afferrò per le spalle e la scosse, doveva sapere esattamente cos’era successo. «Kyoko, ha fatto qualcos’altro? Devi dirmelo!», sentiva il terrore crescere dentro di sé al pensiero di Kyou che avesse baciato Kyoko… a cosa diavolo stava pensando?
Lei rimase sconvolta per la sua furia improvvisa. Strinse le spalle e, con uno sguardo confuso, annuì: «Sì, mi ha preso in braccio e mi ha portato a riva, mi ha messo giù… e poi è sparito.». Alzò nervosamente una mano e se la passò tra i capelli bagnati, guardando da un’altra parte. In silenzio, si chiese dov’era Kyou, e se era ancora lì a guardare. Di solito la sua presenza si percepiva, non si vedeva. «Non ha detto neanche una parola.» aggiunse.
«Kyoko, ti ha lasciato un segno da qualche parte?» chiese Toya con voce calma, mentre dentro di sé urlava, rifiutandosi di credere alla realtà. Le scostò i capelli per guardarle il collo prima che lei potesse rispondergli. Sentiva il suo cuore battere forte sotto la pelle mentre cercava eventuali segni nascosti che Kyou poteva averle lasciato.
Kyoko cercò di respingere la sua mano, ma lui non smise, così gridò: «No, non ha fatto niente! Perché?», stava iniziando a perdere la pazienza. Che cosa voleva dire Toya con “Ti ha lasciato un segno?”. Le venne la pelle d’oca immaginando una scena di vampiri di un vecchio film in bianco e nero. Poi la scena si trasformò in un film più recente, in cui il vampiro era affascinante e… e la scacciò subito dalla mente.
Toya scostò la mano, non avendo trovato alcun segno, ma la guardò molto intensamente, con il cuore che gli martellava ancora forte nel petto. «Non va bene.». La vide portarsi le braccia al petto come se avesse freddo. Ringhiò in gola, guardando nei suoi occhi color smeraldo.
«D’ora in poi, starai vicino a me.». Fissò le sue labbra per un minuto, non gli piaceva il fatto che Kyou l’avesse baciata e lui no. Gli sembrava di impazzire e questo lo faceva infuriare ancora di più. Annusò di nuovo il suo profumo; avvertiva ancora l’odore di suo fratello e non gli faceva piacere.
«Kyoko, fai un altro bagno.» le disse un po’ bruscamente, cogliendola di sorpresa e facendola innervosire.
«Ma l’ho appena fatto!», i suoi occhi di smeraldo gli lanciavano scintille.
Toya sorrise tra sé. Amava farla arrabbiar, era così carina. Poi, annusando di nuovo, le disse: «Puzzi!».
«Toya!» urlò Kyoko, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Lui sentì il proprio corpo appesantirsi e si accasciò. Dio, odiava quando lei gli lanciava l’incantesimo addomesticante. «Kyoko, smettila!» la fulminò con lo sguardo. «Dannazione!».
«Beh… sei maleducato! Io non puzzo!». Lei abbassò lo sguardo, sperando che Toya rimanesse fermo, così lo avrebbe bloccato di nuovo.
Sentendo che gli effetti dell’incantesimo stavano svanendo, Toya si rialzò lentamente, sperando che lei non glielo lanciasse di nuovo. «Kyoko, ascolta, ti prego, fai un altro bagno. Tu non lo senti, ma io sì.», e cercò di spiegarsi, ma lei lo interruppe.
«Toya!» sibilò Kyoko e lui si accasciò di nuovo. Era fortunato che non lo stesse prendendo a calci.
Rimase così per un minuto, poi Kyoko abbassò lo sguardo. Lentamente, lui la guardò e sussurrò: «Hai il suo odore addosso.», poi si alzò, con i suoi occhi di argento fuso nascosti sotto la frangia scura, e i riflessi brillarono alla luce del sole. Perché Kyoko non capiva che non sopportava l’idea di sentirle addosso l’odore di Kyou e non il suo?
Toya si voltò e s’incamminò nel bosco, lontano da lei… lasciandola lì confusa. Aveva un’aria così triste mentre parlava. Kyoko abbassò la testa, sentendosi la persona più stupida del mondo, anzi di entrambi i mondi. Sapeva che, tra tutti i suoi fratelli, quello con cui lui andava meno d’accordo era Kyou… nonostante fossero dalla stessa parte. Avevano sempre combattuto tenendosi a distanza.
«Oh Toya, mi dispiace.» sussurrò nel vuoto che lui aveva lasciato. Tornando di nuovo in acqua, si spogliò e fece un bagno per lavare via l’odore di Kyou.
Sorrise pensando: “Non gli piace l’odore di Kyou. Forse è geloso?”. Poi sospirò, ripensando: “ O semplicemente non gli piace Kyou?”. Ricordando ciò che era successo prima, mentre era da sola, si affrettò a lavarsi, non volendo altri visitatori sgraditi. Uscì rapidamente dall’acqua, si vestì e si diresse all’accampamento.
Kyoko giunse alla radura dove sapeva che Toya l’avrebbe aspettata, e infatti era lì. In quel momento non voleva affatto stare da sola con lui, visto quello che era successo alla sorgente. Scrutò rapidamente l’area in cerca di Kamui, ma non lo vide. «Dov’è Kamui?» chiese nervosamente.
Toya stava aspettando che lei tornasse, anche se era arrivato con solo pochi minuti di anticipo perché la stava sorvegliando… per assicurarsi che Kyou non tornasse per finire quello che aveva iniziato.
Scrollò le spalle come se non gli importasse, rispondendole: «È andato da Sennin. Tornerà in mattinata così potremo proseguire.».
Aveva mandato Kamui dal vecchio per chiedergli se sapeva qualcosa sul luogo in cui potrebbero trovarsi i talismani. Da qualche parte nel profondo della sua mente, Toya sapeva che era solo una scusa per stare da solo con lei per un po’… ma non glielo avrebbe detto.
Kyoko sospirò e si sedette, chiudendo gli occhi e appoggiandosi all’albero. Dannazione, era di nuovo nella stessa situazione che aveva evitato con la passeggiata. Cercando di distrarsi, la prima cosa che le venne in mente fu Kyou, con i suoi occhi dorati che lasciavano trasparire un velo di emozione. Era la prima volta che lo vedeva mostrare emozioni oltre all’inespressività o alla rabbia in battaglia. E l’aveva anche baciata.
Perché l’aveva baciata in quel modo? E perché lei non aveva cercato di fermarlo? Era come se non fosse stata in grado di pensare, ma solo di sentire. Anche se aveva ancora molta paura di lui, al tempo stesso si sentiva al sicuro. Dopotutto, era uno dei suoi guardiani. Non le avrebbe fatto del male… o sì? Era il suo primo bacio e non lo avrebbe mai dimenticato. Guardò Toya e lo sorprese a fissarla di nuovo.
Toya aveva visto le emozioni alternarsi sul suo viso e si chiese a cosa stesse pensando. Sembrava nascondere un segreto, poi notò il leggero rossore sulle sue guance e capì di avere ragione… stava pensando a Kyou! Sentì un grido rimbombargli nella testa. Quando Kyoko si voltò, la guardò. Poi si girò e guardò dall’altra parte, incrociando le braccia sul petto e lasciandola confusa a guardargli la schiena.
Kyoko aggrottò la fronte, poi gridò: «Che cosa dovrei fare?». Lui non si girò né le rispose. Per che cosa era arrabbiato, adesso? All’improvviso, un brivido le corse lungo la schiena e il cuore cominciò a batterle con forza… il male. Alzando il viso, chiuse gli occhi e sentì l’oscurità avvicinarsi. Si trattava senza dubbio di un demone e aveva un frammento del Cuore di Cristallo Protettore.
Toya percepì il battito accelerato di Kyoko e si girò a guardarla. «Kyoko, che succede?», la sua voce era piena di preoccupazione, facendogli dimenticare di essere arrabbiato con lei.
«Un talismano, molto potente e contaminato dall’oscurità. Si muove veloce… in questa direzione.», indicò verso sinistra ed entrambi scattarono in piedi e cominciarono a correre in quella direzione. Non avevano fatto molta strada quando sentirono qualcosa schiantarsi tra gli alberi, direttamente davanti a loro.
Il corpo di Toya si mosse con armonia, gli avambracci sbatterono sui fianchi come per richiamare la sua attenzione sul potere che si nascondeva lì. Con un semplice movimento del polso, il pugnale di fuoco scivolò fuori dalla sua carne e lui balzò davanti a Kyoko, spingendola dietro di sé con l’altra mano. Si preparò, poiché la foresta di fronte a loro aveva assunto vita propria. Gli alberi e il fogliame circostanti frusciarono e sbucò un enorme demone.
Kyoko deglutì a fatica mentre lo guardava. Era circa dieci volte più alto di loro e sembrava molto cattivo. Guardò il cielo azzurro e si chiese se si sarebbe mai abituata al fatto che i demoni vivessero lì. Poi sussultò quando quegli orribili occhi rossi fissarono lei e Toya.
Toya annusò l’aria, facendo una smorfia. Quell’essere puzzava come se fosse stato sepolto e lasciato a marcire a lungo prima di strisciare fuori dalla propria tomba. Avrebbe giurato che fosse Hyakuhei a controllarlo, perché non percepiva un tale potere in un demone da molto tempo.
«Un’altra delle sue maledette creature.» borbottò, sentendo la risata di scherno provenire dal profondo nel petto del demone.
Parlava con un’imponente voce roca che dava sui nervi: «Uccidi Toya!», il demone grugnì e si lanciò in avanti con una putrida mano artigliata.
Toya, ad una velocità sovrumana, prese in braccio Kyoko e saltò. Atterrando su una roccia che sporgeva dal terreno, desiderò che lei fosse rimasta all’accampamento e lontana dai guai. Le avvicinò le labbra all’orecchio e le chiese: «Questo essere orrendo è troppo grande per non avere un talismano. Riesci a vederlo?».
Lei si guardò intorno per scrutare il demone, ma si muoveva così in fretta che tutto quello che riusciva a vedere era sfocato. L’essere saltò e atterrò proprio davanti a loro, sbattendo Toya a terra con un rumore di ossa rotte. Kyoko urlò quando la creatura si voltò e la sollevò dalla roccia. La sua possente mano carnosa le bloccò il respiro, impedendole di urlare.
Lei abbassò le mani per liberarsi, cercando di divincolarsi dalla sua stretta, ma non ci riuscì. Una luce incandescente catturò la sua attenzione. Era in trappola e aveva le vertigini per la mancanza d’aria, quindi con l’ultimo briciolo di respiro rimasto, urlò: «Il talismano… nel collo!».
Toya vide il demone afferrare Kyoko, sollevandola mentre lottava per respirare. Si alzò da terra sentendo l’adrenalina scorrere nel proprio corpo e nel pugnale di fuoco che ancora gli pulsava nella mano.
«Lasciala andare, bastardo!» gridò, cercando di attirare di nuovo l’attenzione su di sé. «Se la tocchi te ne pentirai.» ringhiò mentre i suoi occhi divennero di argento fuso.
Portò in posizione l’altro braccio, sfidando il demone con entrambi i pugnali. La creatura esternò una terribile risata mentre usava la ragazza come scudo. «Dannazione!» imprecò Toya. Non poteva usare il potere dei pugnali senza ferire Kyoko. Quella bestia non era così stupida come sembrava. «Brutto figlio di…» ringhiò Toya, sentendo il sangue ribollire pericolosamente.
Kyoko cercò di prendere la sua balestra, ma il demone la teneva puntata tra lei e il proprio palmo. La luce intorno a lei iniziava a svanire, segno che stava per perdere i sensi. Cercando Toya, lo vide in piedi di fronte al demone. Si accorse che era in preda alla rabbia quando lo sentì imprecare. I furiosi occhi d’argento di lui incontrarono i suoi, e l’ultima cosa che Kyoko vide prima di svenire fu Toya che saltava in alto come se andasse dritto verso di lei.
Toya ne aveva abbastanza. Come osava, quell’orrenda bestia, toccare Kyoko? Sentiva il proprio sangue demoniaco maledetto che sopraffaceva il sangue di guardiano mentre la rabbia aumentava. Balzò in aria puntando i suoi artigli affilati come rasoi e tagliò il braccio del demone. Quando l’arto cadde a terra, Toya spinse il demone e afferrò Kyoko.
Tenendola stretta, schivò il demone che mosse l’altra mano verso di loro. Atterrò violentemente, assicurandosi che lei respirasse, anche se aveva perso conoscenza. La adagiò a terra, poi si girò di scatto. I pugnali gemelli riemersero dalla sua pelle, scivolando nei palmi con facilità.
«Ora basta!», la voce di Toya si alzò a un livello pericoloso. Come una furia, si lanciò sul demone tagliandogli la testa con un colpo netto. La osservò con macabra soddisfazione mentre ricadeva lontano alcuni metri dal corpo ancora in contrazione.
Toya si voltò di nuovo verso Kyoko per controllarla, senza rendersi conto che il demone non era ancora morto. Aveva dimenticato di togliergli il talismano dal collo e non aveva visto gli enormi artigli avvicinarsi da dietro. Udì un ruggito e si sentì trafiggere la schiena, poi fu sbattuto contro una roccia, perdendo i pugnali.
Kyoko sconfisse l’oscurità. Aprendo gli occhi, la vista si schiarì in fretta ma la scena che si trovò di fronte la terrorizzò. Il sangue di Toya schizzava in aria da dietro… era stato sbalzato in aria e aveva urtato un’enorme roccia. Volgendosi verso il demone, notò con sgomento che aveva raccolto la propria testa da terra e l’aveva rimessa a posto. La creatura si girò verso di lei, con un rombo che proveniva dal suo petto come un ringhio feroce mentre mostrava file di denti aguzzi.
L’odore della paura di Kyoko destò Toya dal proprio stordimento e i suoi occhi, annebbiati dal dolore, si aprirono. Ignorando il dolore, si alzò appena in tempo per vedere il demone che attaccava Kyoko. Sentì affiorare il proprio sangue demoniaco e, questa volta, lasciò che prendesse il sopravvento. Il suo corpo emanava mormorii di forza propria. L’unico pensiero razionale rimasto nella sua mente era che nessuno doveva toccarla… altrimenti sarebbe morto.
Kyoko stava per afferrare la sua balestra, ma sapeva che era troppo tardi perché la bestia era quasi sopra di lei. Standogli così vicino, sentiva il suo alito cattivo. Urlò, alzando il braccio per proteggersi il viso, pensando che fosse giunta la fine… ma non accadde nulla. Sentì un grugnito e la terra tremò. Kyoko aprì gli occhi ma non riuscì a vedere nulla per i detriti che schizzavano dal punto in cui il demone era caduto, coprendole la visuale.
Quando la nube si placò, si trovò davanti la schiena di Toya che fronteggiava il demone. Sibilò vedendo le tre lunghe ferite lacere sulla sua schiena. I suoi capelli color mezzanotte con riflessi argentati si muovevano ancora nell’aria smossa dal tonfo del demone. Guardò il demone per vedere ancora una volta che la sua testa era stata tagliata e le sue braccia giacevano ben lontane dal suo corpo.
Lei aggrottò la fronte quando lui aprì di nuovo gli occhi rosso cremisi, con l’intenzione di usare il potere del talismano per guarirsi. Non volendo che ciò accadesse, Kyoko si girò e afferrò la sua piccola balestra, creando rapidamente una freccia eterea con i suoi poteri di sacerdotessa. Tendendo la corda, sussurrò: «Forza.», poi la rilasciò e scoccò la freccia dritta verso il talismano, staccandolo dal corpo del demone.
La creatura si sgretolò lentamente su se stessa, riducendosi in polvere portata via dal vento. Quasi tutta la polvere fu spazzata via, lasciando lungo la propria scia solo ossa ingiallite. Sentendo ancora il male nelle vicinanze, Kyoko alzò gli occhi e vide una creatura demoniaca di Hyakuhei. Scivolò giù dal cielo come un serpente spettrale, raccogliendo il talismano con i denti appuntiti prima di correre via così in fretta da non poter nemmeno dire in quale direzione fosse andato.
Kyoko si sentì mancare quando realizzò che avevano appena sconfitto il demone per niente, visto che il talismano era stato rubato. Si spinse lentamente da terra per alzarsi, fermandosi a metà quando si rese conto che Toya non si era ancora voltato, la sua mano artigliata era ancora stretta con rabbia lungo il fianco.
S’irrigidì quando capì cos’era che non andava… lui aveva assunto le sue sembianze demoniache. Una maledizione che Hyakuhei aveva lanciato su di lui molto prima che nascesse. In quello stato era imprevedibile, fuori controllo… e molto pericoloso.
Con voce tremante, Kyoko sussurrò: «Toya?». Si alzò in piedi e lui si voltò, i suoi occhi rosso cremisi la fissavano di nuovo. Il suo petto ancora si gonfiava e sgonfiava a ritmo veloce, mentre respirava pesantemente per lo sforzo con cui aveva appena ucciso il demone. “I pugnali.” pensò Kyoko cercando di mantenere la calma, doveva restituirgli i pugnali. Guardò verso la roccia contro cui era stato scagliato e, vedendo uno dei pugnali, si avviò in quella direzione.
Toya fece un passo avanti e ringhiò. Provava una rabbia accecante per il demone che aveva appena ucciso e attendeva per vedere se ce ne fossero stati altri da uccidere o se il demone si sarebbe rialzato. Poi sentì qualcuno dietro di sé sussurrare il suo nome. Concentrandosi su quel suono, vide la ragazza che cercava lentamente di alzarsi. Sentì l’odore della sua paura mentre cercava di allontanarsi da lui.
Emise un ringhio di avvertimento per farla fermare e fece un passo verso di lei. Kyoko rimase di nuovo immobile, fissandolo come se non sapesse se considerarlo un amico o un nemico. Lui sentì la sua paura aumentare e ciò lo fece infuriare. Ringhiò di nuovo e lei iniziò a correre.
Il cuore di Kyoko batteva forte. Le aveva ringhiato contro. L’avrebbe uccisa? I pugnali, doveva prenderne almeno uno. Erano parte di lui e lo aiutavano a respingere il sangue demoniaco con cui Hyakuhei lo aveva maledetto. Kyoko corse più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua.
Doveva ridargli il pugnale. I suoi capelli svolazzarono e capì che Toya la stava raggiungendo. I peli sulla nuca si drizzarono come se lui l’avesse già presa. Ancora pochi metri e… proprio lì. Un’ombra si mosse tra lei e ciò che stava disperatamente cercando di prendere.
No. Non gli sarebbe fuggita. Era sua. Toya le si fermò davanti per bloccarla e lei gli finì addosso, gridando per lo stupore. A quel contatto, lui sentì il proprio sangue calmarsi ed emise un ringhio meno profondo per dirle di restare, questa volta. Quando Kyoko cercò di allontanarsi, lui la strinse, con l’intento di farle capire che avrebbe distrutto tutto ciò che le si sarebbe avvicinato.
Guardò in quei grandi occhi color smeraldo che lo fissavano di nuovo. Toya percepì il suo tentativo di abbassarsi per scivolare via dalle sue braccia. No, non l’avrebbe mai lasciata andare… il suo sangue demoniaco l’aveva già rivendicata. Vide una lacrima scivolarle dalle ciglia per atterrare su una guancia. Si chinò in avanti e leccò la lacrima con la punta della lingua, facendo sussultare la ragazza per lo stupore.
Kyoko riprese a dimenarsi e sfuggì alla sua presa, poi scivolò a terra, gettandosi dietro di lui e afferrando qualcosa da terra. Lui ringhiò per quella provocazione mentre si girava e piombò su di lei, bloccandola a terra. Le bloccò il polso sopra la testa e von il proprio corpo la tenne ferma. Lei cercò di allontanarlo, ma lui voleva farle capire a chi apparteneva.
Avvicinando la propria bocca alla sua, ringhiò nel petto. Kyoko si calmò quando quelle labbra catturarono le sue in un possente bacio. Toya approfondì il bacio e ne aumentò l’intensità. La voleva e sarebbe stata sua. Le liberò il polso e intrecciò le mani con le sue, quando sentì le proprie dita entrare in contatto con l’oggetto che lei aveva afferrato da terra.
Le leccò l’interno della bocca per assaporare tutto di lei. Sentiva i propri pensieri ritornare lentamente, cose che non avrebbe dovuto dimenticare. Toya si calmò, ma il bacio no. La sua mente altalenava. Sentiva il calore nelle parti basse e, affamato, spinse i fianchi verso di lei. Poi qualcosa scattò e la foschia rossa svanì dalla sua mente.
Toya era cosciente di tutto, del delicato corpo sotto di sé, del sapore di miele e del cieco desiderio che gli scorreva nelle vene. Anche se non voleva, scostò le labbra dalle sue e si alzò quanto bastava per guardarla negli occhi. L’aveva baciata e voleva continuare a farlo, davvero.
Kyoko non poté impedire che le scariche elettriche le attraversassero il corpo. Si calmò quando Toya iniziò a baciarla più intensamente. La sensazione di quelle labbra che dominavano le sue con tanta passione era inebriante. Poi sentì la prova della sua eccitazione premere con forza contro il proprio inguine e ciò le provocò un’altra ondata di calore.
Lo sentì lentamente spostarsi e alzarsi sopra di lei, smettendo di baciarla. Ciò che vide quasi le fece fermare il cuore. I suoi occhi erano dorati, tutte le tracce della sete di sangue erano sparite. Guardò il pugnale che stringeva ancora in mano e notò che lui lo stava toccando. Sospirò con sollievo, rendendosi conto che era di nuovo in sé.
Toya vide Kyoko guardare la lama e seguì il suo sguardo. Ecco che cos’era successo. Si era trasformato, e poi aveva cercato di… Sapeva che lei si sarebbe infuriata per quello che le aveva quasi fatto. Anche il suo lato selvaggio l’aveva scelta come compagna.
Si mise a sedere, cercando di non guardarla dopo essersi rotolato giù da lei. Solo dopo essersi allontanato completamente da lei si sentì in grado di guardarla. La prima cosa che attirò la sua attenzione furono le labbra di lei, gonfie per il bacio. Sentiva un rossore bruciargli le guance ricordando il bacio e la sensazione di quelle labbra sulle sue.
“Ecco che cos’è il paradiso.” pensò silenziosamente e si strofinò gli occhi con una mano per nascondere la propria reazione.
Kyoko distolse lo sguardo da lui mentre si alzava lentamente. Sapeva che non lui aveva intenzione di baciarla e, probabilmente, adesso era pentito. Poi trovò l’altro pugnale e glielo porse.
Anche Toya si alzò in piedi, senza dire una parola. Il silenzio intorno a loro era assordante.
Capitolo 2 “La fiamma della gelosia”
Kyoko strinse i denti, la tensione tra loro si toccava quasi con mano e stava davvero iniziando a darle sui nervi. Toya era seduto su un ramo dell’albero accanto al fuoco e lei si sedette a terra da sola. Ancora non si erano detti una sola parola e lui non l’aveva neanche guardata. Kyoko si accigliò, sentendosi quasi insultata. Baciarla era stato così brutto?
Toya era imbronciato. L’aveva vista turbata… l’aveva baciata così male? Lei non gli aveva detto una sola parola sull’accaduto. Preferiva quando lo sgridava o faceva qualsiasi altra cosa, ma non sapeva cosa pensare quando era silenziosa. Era arrabbiata con lui? Doveva chiederle scusa?
Le sue labbra si assottigliarono in segno di diniego. Non le avrebbe chiesto scusa per qualcosa che non aveva intenzione di fare. Doveva semplicemente ignorare la cosa e comportarsi come se non fosse successo niente? A quel punto, avrebbe solo voluto che tutto ritornasse com’era, anche se lui stesso non avrebbe dimenticato il bacio. Toya si voltò verso di lei, chiedendosi a cosa stesse pensando.
Kyoko osservava il cielo che stava diventando buio. Avrebbe voluto che Kamui fosse lì, ma sapeva che non sarebbe tornato prima di mattina. Un po’ di compagnia sarebbe stata ben accetta. In quel momento, si sarebbe accontentata anche di vedere Shinbe e Suki litigare. Sorrise… era sempre un divertimento.
Pensò all’idea di tornare a casa, ma era già tardi e ci sarebbero volute ore per tornare al Cuore del Tempo, a meno che non la accompagnasse Toya. Ricordare il modo in cui lui reagiva ogni volta che voleva andare a casa le impediva di chiedergli di accompagnarla. Per Toya sembrava quasi un peccato lasciare quel mondo, anche per un solo giorno. L’ultima cosa che voleva fare era litigare con lui in quel momento.
Infilò la mano nella sacca da viaggio e tirò fuori la sua coperta sottile, non sapendo cos’altro fare. Forse, se si fosse sbrigata ad addormentarsi, al suo risveglio ci sarebbe stato qualcun altro lì… qualcuno oltre a lui. Toya si comportava come se avesse già dimenticato il bacio e questo la infastidiva. Non aveva detto che gli era piaciuto, né le aveva chiesto scusa. Semplicemente non aveva detto nulla, come se non fosse mai accaduto.
Kyoko gettò la coperta a terra e vi si stese, decidendo di mettersi a fissare le stelle che stavano lentamente iniziando a comparire. Era più forte di lei, era stata baciata due volte nelle ultime ventiquattr’ore e, non essendo mai accaduto prima, era l’unica cosa a cui riusciva a pensare. Iniziò a confrontare i due baci.
Il bacio di Kyou era stato energico ed emozionante, anche se si era quasi spaventata per chi era lui. Le sue labbra erano calde, mentre lei pensava che sarebbero state fredde. Anche le sue mani erano calde, invece del tocco gelido che aveva immaginato. Gemette quando il ricordo le provocò un’ondata di calore in tutto il corpo.
Toya s’irrigidì quando sentì un flebile lamento di Kyoko. Guardandola, si accorse che sembrava persa nei propri pensieri. I suoi occhi divennero di oro fuso. Il suo odore stava cambiando e lo chiamava. Inspirò quel sapore dolce. Stava pensando a lui?
I suoi pensieri ritornarono a quando aveva ripreso i sensi, dopo essere tornato normale. Le sue labbra erano morbide e non gli aveva opposto resistenza. Poteva sentire ancora il suo sapore. Niente lo aveva mai colpito così. Con Kyoko era una tutta un’altra cosa. Quando non gli urlava contro, era una delle persone più felici che avesse mai conosciuto. Non che Toya avesse conosciuto molti umani, eppure lei era come la sua luce nel buio.
Amava proteggerla e starle vicino. Frantumare il Cuore di Cristallo Protettore ne era valsa quasi la pena… quasi. Ora doveva proteggerla da Hyakuhei e da ogni demone in circolazione. Si voltò verso di lei e vide che si era addormentata. Sapeva che, se non fossero rimasti concentrati sul ritrovamento del talismano, le cose sarebbero diventate molto pericolose… troppo pericolose perché lei si trovasse in mezzo a tutto questo. Ecco perché lui esortava costantemente il gruppo a proseguire nella ricerca.
Toya saltò dall’albero e atterrò in silenzio accanto a lei. Le si avvicinò e si sedette. Lo faceva spesso dopo che si era addormentata, in modo da poterle stare vicino se fosse successo qualcosa, e anche perché semplicemente gli piaceva starle vicino. Si rilassò in un leggero dormiveglia. Il minimo rumore lo avrebbe svegliato e lui sarebbe stato pronto.
Kyoko era in un sonno profondo… sognava. Toya aveva appena ucciso Hyakuhei e le si era avvicinato sorridente, stringendola a sé. Era straordinario. Guardandola profondamente negli occhi, avvicinò le labbra alle sue e il suo sguardo si addolcì. Vedeva l’amore riflesso lì. Lei esitò, improvvisamente insicura di quanto stava accadendo.
«E il portale del tempo? Non devo riportare il Cuore di Cristallo Protettore nel mio mondo?» sussurrò preoccupata.
Toya le sorrise e scosse la testa. «Non lo sai che ti amo e che non ti lascerei mai andare via?». Abbassò le labbra sulle sue e il bacio le tolse il respiro. Era profondo e appassionato. Sembrava così reale.
Poi chiuse gli occhi e il bacio cambiò. Era affamato e sensuale allo stesso tempo. Sentendo la differenza, aprì gli occhi e si ritrovò davanti gli occhi dorati di Kyou. Poteva sentire le sue mani sul proprio corpo, muovendosi lentamente e sfidandola a reagire. Si arrese alle sensazioni e chiuse di nuovo gli occhi.
In quel momento tutto cambiò e Kyoko sentì un brivido gelido strisciarle lungo la spina dorsale. Le labbra calde divennero bollenti e sentiva il male irradiare da esse. Le mani che accarezzavano il suo corpo erano come fuoco e gli artigli lasciavano sottili strie di sangue ovunque la toccassero. Spalancò gli occhi e vide due occhi color mezzanotte… Hyakuhei. Lo sentì sussurrare con una flebile, voce seducente e cattiva,: «Nessuno può salvarti.».
Kyoko iniziò a dimenarsi e sentiva le sue stesse grida, ma lui era troppo forte. La teneva ferma con una presa mortale. Urlò di nuovo, cercando di respingerlo. Le mani che la tenevano scomparirono e si sentì sollevare e premere contro qualcosa di solido.
«Kyoko, svegliati… Kyoko.». Aspetta… non era Hyakuhei. Smise di dimenarsi e sentì una mano scivolarle tra i capelli, cullandola e facendola sentire al sicuro.
Aprì lentamente gli occhi e vide i capelli neri con riflessi d’argento. Si trovava davanti il petto di Toya e lui la stringeva… cullandola lentamente avanti e indietro. Pensando di star ancora sognando, Kyoko si rannicchiò e chiuse di nuovo gli occhi, non volendo che il sogno finisse.
Finché Toya la teneva stretta allora Hyakuhei non sarebbe tornato a tormentarla nei suoi sogni. Era quasi nel suo grembo e lo sentiva dire: «Va tutto bene, Kyoko. Sono qui. Va tutto bene, adesso. Shhh…». Il proprio corpo tremava ancora per il sogno, ma si calmò al suono della dolce voce di Toya. Il rumore del suo battito cardiaco la cullava in modo sicuro in un sonno senza sogni.
Toya la sentì calmarsi lentamente. Lo aveva quasi spaventato a morte, agitandosi e urlando nel sonno in quel modo. Qualunque cosa fosse ad averla terrorizzata, aveva terrorizzato anche lui. La tirò su fino al proprio grembo e la tenne stretta quando iniziò a scivolare per il tremore. La sua guancia era premuta sul proprio petto e la stava cullando tra le braccia. Per lui era leggera come una piuma e amava quella sensazione.
«Shhh… sono qui. Niente potrà farti del male. Non lo permetterò. Adesso torna a dormire.». Lui la cullava dolcemente e con la punta delle dita le scostò i capelli dal viso. Kyoko si era agitata per il sogno e aveva gli occhi chiusi… ma Toya percepiva che lei sapeva chi era a tenerla stretta. Ebbe un tuffo al cuore al pensiero che Kyoko si fosse accorta di lui e non aveva ancora fatto storie.
Era di nuovo addormentata quando le sfiorò leggermente la guancia tracciandone il contorno, sentendo la sua pelle di seta. Nel sonno, sembrava un angelo tra le sue braccia… il suo angelo. Questo era ciò che voleva. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargliela via, né ai demoni né ai suoi fratelli, soprattutto.
Lentamente, per non svegliarla, Toya si appoggiò sulla coperta e si fece scivolare giù, tirandola per coprirsi. Continuava a stringerla, tenendola a sé e avvolto intorno a lei con un abbraccio protettivo. Non era mai stato così comodo in vita sua e ci volle solo un minuto per cadere in un sonno profondo come non accadeva da… sempre.
Diverse ore dopo, Kyoko percepì del calore e vi si avvicinò. Poi si bloccò. Girò la testa lentamente, come se avesse paura di scoprire la verità, quando Toya si mise a sedere.
Sentendo la sua agitazione lui si accigliò, sapendo che avrebbe dovuto alzarsi e allontanarsi ore prima.
Kyoko lo guardò incuriosita cercando di vedere i suoi occhi, ma la testa era abbassata e i capelli li coprivano, nascondendo la loro espressione. Lui si alzò senza dire niente e si diresse verso i cespugli circostanti.
Kyoko si sentiva confusa. Toya aveva dormito con lei la scorsa notte? Poi un ricordo le balenò nella mente. Ricordava che stava sognando e lui… rimase senza fiato. Non era un sogno. L’aveva tenuta stretta a sé. Guardò la coperta che aveva ancora le sue forme. Doveva essersi addormentato accanto a lei. Sorrise, ricalcando con le dita i segni che lui aveva lasciato sulla stoffa.
Alzò lo sguardo quando Kamui giunse nella radura, «Ciao, Kamui. È bello rivederti.». I suoi capelli arruffati rilucevano di riflessi viola al sole del mattino e gli occhi mostravano i colori più belli. Chi gli era abbastanza vicino da vederli, sapeva che c’erano riflessi multicolore in quelle sfere lucenti, ma per Kyoko era il suo sorriso a renderlo irresistibile.
Kamui si guardò intorno, vedendola da sola, e si chiese perché. «Dove sono tutti? Suki e Shinbe non sono ancora tornati? E Toya?». Si tolse una sacca dalla spalla e la mise davanti a Kyoko, alzando un sopracciglio.
«No, non ancora, ma Toya dovrebbe tornare tra pochi minuti. Cosa c’è qui dentro?» gli chiese, vedendo che Kamui aveva iniziato ad estrarre del cibo dalla sacca.
«Sennin vi manda questi e ha detto di mangiare, visto che mangiamo raramente qualcosa di buono, a meno che non lo porti tu dal tuo mondo.». Lui la guardò con i suoi grandi occhi rilucenti di una vasta gamma di colori e s’illuminò per l’espressione di lei quando vide i dolci mandati insieme a tutto il resto. «Dai, diamoci dentro.» le disse.
«Kamui, sei tornato presto.» disse pigramente Toya mentre rientrava nella radura. Guardò Kyoko con emozioni illeggibili poi distolse subito lo sguardo.
Kamui lo guardò. Litigavano spesso ma, in realtà, lui ammirava Toya. Era cambiato molto da quando passava così tanto tempo accanto a Kyoko. Secondo lui, Kyoko aveva reso Toya una persona migliore.
«Sennin ha detto che nella foresta ad est c’è stata un’invasione di demoni che ha terrorizzato la zona nell’ultima settimana. Potrebbero essere coinvolti dei talismani, quindi dovremmo controllare.» Kamui pronunciò le ultime parole e addentò un pezzo di pane.
«Ehi, me ne lascerai un po’, vero?» Toya si sedette accanto a loro ed iniziò a prendere del cibo.
Kyoko sorrise mentre li guardava litigare per un dolcetto di riso alla fragola mandata da Sennin. Tuttavia, la normalità di quel momento non durò a lungo.
Toya s’irrigidì, percependo un odore nell’aria. «Dannazione!», balzò in piedi con gli occhi socchiusi, «Che diavolo vuole?».
Prima che Kyoko potesse chiedere di chi stesse parlando, una folata di vento soffiò nella radura e si fermò a pochi passi da lei, facendo perdere l’equilibrio a Toya. Kyoko si ritrovò a fissare negli occhi color ghiaccio di Kotaro, un altro dei cinque guardiani. Come Kyou, anche lui dava la caccia al talismano da solo, alla ricerca di indizi su dove si nascondesse Hyakuhei.
Kotaro era la perfezione, con muscoli asciutti, capelli neri spettinati che gli ricadevano lungo la schiena e occhi blu di ghiaccio. Era vestito di nero, con una maglietta viola che si intravedeva sotto. Lui e Toya non si sopportavano, soprattutto perché Kotaro diceva in giro che Kyoko era sua.
«Buongiorno, Kyoko.» disse Kotaro con voce bassa e profonda, tenendo le mani nelle sue e alzandole davanti a sé. «Come sta la mia futura compagna, stamattina?», la guardò negli occhi facendola arrossire.
Non importava quante volte Kyoko gli avesse detto che non era sua né di nessun altro, la chiamava ancora la “sua futura compagna” con tanta sicurezza e fascino.
«Kotaro, dannazione! Lascia stare Kyoko. Perché non stai mai attento a quello che fai?» ringhiò Toya, scostandosi dall’albero… era stato praticamente spinto dal vento di Kotaro.
L’altro arricciò il naso senza nemmeno degnarsi di guardarlo, «Mi sembrava di aver sentito il tuo odore da qualche parte.» gli disse offensivamente.
Con stupore, Kamui vide Toya stizzirsi e capì che Kotaro lo stava facendo imbestialire sempre di più. Si avvicinò a Kyoko sussurrando: «Ehm, forse sarebbe meglio fermare la cosa ancora prima che inizi.». Sapendo che Kyoko era l’unica cosa che impediva loro di distruggersi a vicenda, Kamui indietreggiò, allontanandosi dal trio.
Kyoko sapeva che Kotaro era innocuo… be’, almeno per lei. Scostò le mani dalle sue… ancora imbarazzata per il modo in cui la stava guardando. Poteva effettivamente vedere l’amore e la devozione brillare nei suoi occhi di ghiaccio.
«Kotaro, come mai qui?» gli chiese lei, distogliere la sua attenzione da Toya.
Kotaro sorrise, dimenticando subito Toya e rispondendo alla sua domanda: «Ho sentito che ci sono problemi nella zona ad est della foresta. Speravo di trovare Hyakuhei e ucciderlo per te, così diventerai presto la mia compagna, mia dolce Kyoko.». Oh, lui amava Kyoko, ma amava anche far imbestialire Toya.
Kyoko divenne quasi rossa nel sentire le sue parole. Aprì la bocca per dire qualcosa ma, perdendo il filo dei propri pensieri, ci rinunciò.
Toya aveva sentito abbastanza idiozie da quello stupido sbruffone. Balzando di fronte a Kyoko per nasconderla dalla vista di Kotaro, ringhiò: «Stai indietro!». Restrinse lo sguardo e aggrottò la fronte, «Non abbiamo bisogno del tuo aiuto per sbarazzarci di Hyakuhei. Quindi perché non cerchi di stare alla larga da noi e lasci in pace Kyoko? Dannazione!».
Kotaro agì come se Toya non fosse nemmeno lì. Con una mossa fulminea, lo aggirò per posare un casto bacio sulla guancia di Kyoko. Con un occhiolino, se ne andò velocemente così come era apparso.
Toya strinse i pugni lungo i fianchi. Era così furioso da sentirsi come se stesse per esplodere. Perché diavolo tutti volevano improvvisamente baciare Kyoko? Era sua, dannazione! «Kotaro, torna qui e combatti, bastardo!» urlò con tutto il fiato che aveva.
Kyoko si rivolse a Kamui come se non fosse successo niente. «A quanto pare, le informazioni di Sennin erano corrette.».
Toya si arrese e si voltò. «Forza, raccogliamo le nostre cose. Recupereremo Suki e Shinbe lungo il tragitto. Dobbiamo passare comunque dove si trovano loro per andare ad est della foresta.» disse, ancora arrabbiato con suo fratello per aver sparato bugie su Kyoko. Non avrebbe mai permesso a Kotaro di averla e non vedeva l’ora di scontrarsi con lui e farlo a pezzi per farglielo capire.
Kyoko sapeva che Toya era geloso di Kotaro. Tuttavia, per come la vedeva lei, almeno Kotaro era capace di dirle i propri veri sentimenti, mentre Toya continuava a confonderla. Si chinò e cominciò a raccogliere il cibo avanzato che avrebbero poi condiviso con gli altri.
Toya si chinò davanti a lei in attesa che gli salisse sulla schiena. In quel modo sarebbero arrivati prima ed era l’unico momento in cui poteva camminare tenendola in braccio senza che nessuno si meravigliasse.
Kyoko trattenne il respiro per un secondo, poi espirò lentamente, non voleva rendere la cosa diversa dalle altre volte in cui lo avevano fatto… ma lo era. Strinse le braccia al suo petto mentre lui le mise le mani sotto le ginocchia per tenerla stretta a sé. Alzò lo sguardo verso il cielo, chiedendosi se gli dei si stessero divertendo ancora.
Kamui rise silenziosamente per come si comportava Toya ogni volta che qualcun altro cercava di attirare l’attenzione di Kyoko. Raccogliendo la sacca del cibo dopo che si erano allontanati, le sue ali trasparenti presero a brillare, inviando una pioggia di polvere di stelle multicolore su tutto l’accampamento, che magicamente cancellò tutte le tracce della loro presenza.
Percependo Kaen dietro di sé, disse: «Si prospetta una giornata interessante. Andiamo con loro?». I suoi piedi si alzarono da terra mentre scivolava dietro di loro.
Kyoko amava salire sulla schiena di Toya quando dovevano affrettarsi. Sentiva i suoi muscoli contrarsi e distendersi. Gli posò una guancia sulla spalla e rimase così mentre i suoi lunghi capelli le svolazzavano intorno, solleticandole il viso. Toya si muoveva come se lei non pesasse nulla mentre saltava da un ramo all’altro, a volte saltando a terra solo per prendere la rincorsa e tornare di nuovo tra gli alberi. Sembrava avere un debole per l’altezza.
Toya amava portare Kyoko in spalla ma non glielo avrebbe mai detto. Gli piaceva sentire che si stringeva a lui nel tentativo di aggrapparsi. A volte andava ancora più veloce solo per farla aggrappare più forte, con le gambe e le braccia strette attorno a lui. Per questo motivo non le aveva mai mostrato le proprie ali.
A volte, lei gli posava la guancia sulla schiena e Toya capiva che le piaceva tanto quanto lui. La sua mente tornò alla foresta ad est. Era già stata recuperata una metà del Cuore di Cristallo Protettore e Hyakuhei era in vantaggio, a quel punto. Le cose si stavano facendo molto pericolose e lui doveva stare in guardia.
Sentiva di dover proteggere la Kyoko con la propria vita, soprattutto se il pericolo era ovunque. Il demone con cui aveva combattuto ieri era stato un campanello d’allarme. Toya accelerò, nella speranza di incontrare Suki e Shinbe che ritornavano al campo, così da potersi affrettare e arrivare ad est prima di Kotaro e Kyou.
Sopra di loro, Kyou volava nel cielo senza espressione, come una divinità. I suoi vestiti fluttuavano attorno a lui mentre si dirigeva verso est. Dunque nella foresta orientale si erano perse le tracce di Hyakuhei. Era lo stesso luogo in cui erano diretti Toya e la sacerdotessa. Le sue labbra accennarono un sorriso.
«Ehi!» esclamò Toya, scorgendo un rapido movimento in lontananza. Saltando giù da un albero all’altro e di ramo in ramo, atterrò con grazia davanti a Shinbe e Suki.
Kyoko scivolò dalla schiena di Toya e, sorridendo, si avvicinò subito ai suoi amici. «Abbiamo appena saputo che dovremmo andare nella foresta ad est.» li informò.
Shinbe guardò Toya di scatto. «Ah, sì? Che sta succedendo in quella zona?» gli chiese, avvicinandosi per discutere della questione. Kamui abbandonò i confini della foresta per unirsi ai guardiani, annuendo quando Kaen sbucò dal nulla, come faceva spesso, proprio al momento giusto.
Prendendo Suki in disparte e lontano dagli altri, Kyoko le sussurrò: «Allora, com’è andata?» e piegò la testa di lato, sorridendo.
Suki alzò lo sguardo in direzione di Shinbe. «Ci credi che quell’idiota ha cercato di baciarmi?». Incrociò le braccia sul petto e guardò in cagnesco il ribelle guardiano ametista.
Toya s’irrigidì a causa del suo udito eccezionale. Aveva sentito il commento di Suki e, mentre ascoltava, Kyoko aveva guardato direttamente verso di lui, incrociando il suo sguardo. Girò il viso per nascondere il rossore che gli stava salendo sulle guance, ma non prima che Suki e Shinbe se ne accorgessero.
Shinbe si piegò verso il fratello mantenendo la voce bassa, «Toya, che è successo tra voi due mentre eravamo via?». Si sentì percorrere da un brivido di gelosia ma cercò di ignorarlo, sapendo che era una causa persa. Anche Kamui si avvicinò per sentire la risposta.
Toya spalancò gli occhi e gli si drizzarono i peli sulla nuca, facendolo indietreggiare con aria colpevole. «Oh, non è successo niente.», incrociò le braccia e li guardò, sfidandoli a smentire la sua bugia.
Suki afferrò Kyoko per un braccio e la portò a buona distanza dai ragazzi, questa volta.
«Va bene, sputa il rospo. Che mi sono persa?» le chiese con le labbra contratte da una gioia nascosta a malapena. Da quando Suki aveva conosciuto Kyoko, si sentiva come se si conoscessero da sempre. Le voleva bene come una sorella e, in quel momento, sapeva che c’era sotto qualcosa.
Kyoko non la guardava negli occhi e aveva il viso ancora rosso. «Dai, dimmelo.» la supplicò Suki.
Kyoko guardò la sua migliore amica, che era alta qualche centimetro in più, e strinse le spalle. «Va bene, sono stata baciata, questo è tutto.», e girò in fretta gli occhi cercando di farla passare come una cosa da niente.
Suki guardò Toya. «Quindi ti ha baciato, finalmente?». Tornando a Kyoko, sorrise finché non la vide scuotere la testa, e si accigliò. «È stato Toya a baciarti o no?» alzò un sopracciglio, confusa.
Kyoko gemette. «È una lunga storia, quindi sarò breve. Tre ragazzi diversi mi hanno baciata mentre eri via. E no, non ho chiesto a nessuno di loro di farlo. Perciò, ripeto, non è stato niente di importante!», mise enfasi sulle ultime tre parole.
Suki la guardò a bocca aperta. Nel frattempo, Toya si era irrigidito sentendo Kyoko dire che non era stato niente di importante. “Bene, adesso so che cosa pensa.”, si disse con una smorfia, voltandosi di nuovo verso i suoi fratelli e concentrandosi nel dirgli quello che sapeva riguardo la foresta.
Suki finalmente ritrovò la voce, ma la mantenne bassa, «Kyoko, chi ti ha baciata?». che non apriva bocca, sospirò. «Avanti, dimmi chi ti ha baciata per primo.».
Kyoko chiuse gli occhi, «Il primo è stato Kyou.».
«Kyou?» gridò Suki, portandosi una mano alla bocca con un riflesso incondizionato.
Toya strinse un pugno nel tentativo di frenare la propria rabbia. Si voltò e lanciò un’occhiataccia verso Kyoko prima di accorciare rapidamente la distanza tra loro, poiché non gradiva la piega presa dalla conversazione. «Non abbiamo tempo per queste stronzate!» sbottò, fissando le ragazze. «Dobbiamo trovare i talismani prima che il nemico li prenda tutti.».
Kamui annuì: «Sì, Kotaro è venuto al campo e ha detto che era diretto nello stesso posto, poi ha baciato Kyoko sulla guancia ed è sparito.». Toya gli diede uno scappellotto, ringhiando.
«Ahi, ma perché? Non ho fatto niente!» esclamò Kamui, strofinandosi il bernoccolo che gli si era formato in testa, con le lacrime agli occhi. Stava fingendo ovviamente, perché dentro di sé stava morendo dal ridere per l’espressione di Toya.
Suki roteò gli occhi, «Anche Kotaro?», poi si girò di scatto verso Kyoko, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo.
Shinbe si avvicinò a Toya, «Allora, qual è il problema?». L’altro lo fissò come per sfidarlo a dire un’altra parola.
Suki afferrò il braccio di Shinbe e lo allontanò da Toya prima che finisse con un bernoccolo in testa come Kamui.
Toya volse lo sguardo verso Kyoko. Lei s’irrigidì e ricambiò lo sguardo. «Che problema hai? E non colpire Kamui!» gridò, balzando davanti al guardiano come per proteggerlo. Non sapeva che Kamui stava sogghignando verso Toya come se fosse migliore di lui.
Suki sapeva che avrebbero litigato. Afferrando la mano di Kyoko, la trascinò lungo il sentiero. «Andiamo, camminiamo insieme per un po’.» e non le diede il tempo di rifiutare mentre la spingeva.
Non sentendosi molto sicuro così vicino a Toya, Kamui se ne andò con le ragazze, lasciando suo fratello da solo.
Una volta lontane da Toya, Suki si rivolse a Kyoko. «Adesso, per favore, vuoi dirmi che diavolo è successo? Perché Kyou ti ha baciata?» quasi gridò, guardando la sua amica con aria preoccupata. Il pensiero che Kyou baciasse chiunque era semplicemente… inquietante.
Kyoko strinse le spalle. «Non ho la più pallida idea del perché lo abbia fatto. Stavo nuotando, è volato giù e mi ha spaventata a morte. Prima che io capissi cosa stava facendo mi ha baciato, poi se n’è andato senza dire una parola.».
Kamui si sentiva come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno nello stomaco. Si affrettò dietro Kyoko, mettendole una mano sulla spalla. «Ti ha lasciato qualche segno?» le chiese con voce tesa.
Kyoko aggrottò la fronte. Girandosi, vide Kamui con uno sguardo confuso. «Toya mi ha chiesto la stessa cosa. Che significa “lasciarmi un segno”? Che vuoi dire?».
Le labbra di Kamui si assottigliarono. «Se Kyou ti bacia così, di punto in bianco, vuol dire che sta pensando di reclamarti come sua compagna.».
«Che cosa?!» urlò Kyoko, portando le mani sui fianchi, «Stai scherzando?».
«No… con quel bacio Kyou ha iniziato a preparare il terreno.». Gli occhi di Kamui si adombrarono come se mostrassero interesse, «Adesso ti seguirà pian piano, finché non ti marchierà e ti farà sua.». Le scostò la mano dalla spalla e aggiunse: «Vedilo come un appuntamento.».
Intuendo improvvisamente più di quanto volesse, Kamui sibilò tra i denti: «Ecco perché Toya è così sconvolto. Poi Kotaro arriva e ti bacia sulla guancia… è la stessa cosa. Anche lui ti ha dato un appuntamento.».
Kyoko non sapeva cosa dire. Rimase immobile per un attimo. Poi, guardando dietro Kamui, notò Toya e Shinbe che camminavano verso di loro, ancora intenti a pianificare la loro prossima mossa mentre si dirigevano ad est.
Suki richiamò la sua attenzione, «Va bene, hai detto tre. Quindi anche Toya ti ha baciato, giusto?».
Kyoko annuì, poi scosse la testa, «Ma lui non voleva davvero baciarmi. È stato quasi un… incidente.».
Guardò di nuovo indietro, notando che gli altri erano quasi arrivati. «Abbiamo lottato contro un demone, Toya ha perso i suoi pugnali e il suo sangue demoniaco ha preso il sopravvento. Ha ucciso il demone e io cercavo uno dei pugnali, ma mi ha presa appena l’ho trovato. Ho pensato che mi avrebbe uccisa, e invece… mi ha baciato. Poi il contatto con i pugnali ha spezzato l’incantesimo ed è tornato normale.».
Suki guardò Toya, poi di nuovo Kyoko. «Aspetta, vuoi dire che è tornato normale mentre ti stava baciando?», alzò un sopracciglio quando Kyoko annuì.
Kamui sorrise, «Lo sapevo! Gli piaci davvero. Ecco perché nella sua forma demoniaca ti ha baciato, invece di ucciderti. Lo ha fatto perché si sentiva se stesso.». Kamui si allontanò da loro, sapendo di essere ormai a portata dell’udito di Toya.
«Bene, teniamogli compagnia.». Suki decise di seguire l’esempio di Kamui e lasciar perdere, per ora… peccato che Shinbe non fosse altrettanto intelligente.
Avendo ascoltato l’ultima frase di Kamui, Shinbe si rivolse a Kyoko, «Ecco perché è così nervoso!». Sorrise, chiedendosi se avesse dovuto aggiungere il proprio bacio alla lista, prima che fosse troppo tardi.
Toya si avvicinò grattandosi il collo. «La smettete di dire stronzate su di me? Dannazione!».
Il collo era già arrossato e Kyoko ridacchiò. Sapeva che iniziava a prudergli in quel punto quando pensava che qualcuno stesse parlando di lui alle sue spalle, e lo irritava da morire.
Le dita di Toya si contrassero udendo la risatina di Kyoko. Gli inviò una scarica di piacere attraverso il corpo e gli fece desiderare che lo facesse più spesso. Si guardò intorno, notando che tutti avevano finalmente smesso di chiacchierare. Soddisfatto che nessuno stesse più parlando di lui, abbassò la mano.
«Muoviamoci, non abbiamo tempo per giocare. Dobbiamo fermare Hyakuhei e prendere i talismani prima di lui.». Si chinò davanti a Kyoko e aggiunse: «Lasciamoli andare per la loro strada, tu vieni con me. Faremo più in fretta.» e aspettò che lei montasse su. Almeno, in questo modo, non avrebbe dovuto sentir parlare dei suoi rivali.
Kyoko sorrise e saltò su. Poi lo abbracciò e lo strinse gentilmente per fargli capire che era pronta.
Lontano da tutti in modo che nessuno potesse vedere, Toya chiuse gli occhi mentre assaporava l’abbraccio che aveva appena ricevuto. Riaprendo gli occhi, bagliori argentati brillavano nelle sue iridi d’oro e partì ad una velocità tale che avrebbe potuto competere con il fratello del vento, Kotaro.
Capitolo 3 “Baci maliziosi”
L’aria era sempre più fredda e Toya rallentò, notando un’aura malvagia in lontananza. Il sangue di Kyoko si gelò quando la sensazione innaturale prese il sopravvento. Lui saltò giù dai rami, fermandosi di colpo in cima ad una collina. Lei scivolò a terra mentre gli altri apparvero rapidamente dietro di loro, guardando in lontananza.
Kyoko vide una nube minacciosa che incombeva su tutta l’area. «Sento un talismano.» disse, e scosse la testa. «Non uno soltanto, ce ne sono altri.» aggiunse. «Il male che circonda i frammenti è soffocante.».
Suki le si avvicinò, imbracciando la propria arma per facilitare la presa in caso di battaglia. «È Hyakuhei quello che senti?». Guardò Shinbe che camminava accanto a loro, il suo soprabito e i suoi lunghi capelli blu notte soffiavano nel vento che si era levato di nuovo.
Gli occhi di Toya si socchiusero e divennero si argento fuso. Percependo il pericolo vicino a loro, guardò a sinistra e abbassò il braccio. La lama di un pugnale balenò nel suo palmo. «Vieni fuori bastardo, sento il tuo odore!» ringhiò, facendo un passo davanti a Kyoko e agli altri per proteggerli. La collina e la valle sottostante erano infestate dal forte tanfo del male.
Una figura con indosso un’ondeggiante veste nera si materializzò dal nulla proprio di fronte a loro, con un’espressione malvagia. «Allora hai risposto alla mia chiamata.».
Kyoko rabbrividì quando quegli occhi scuri incontrarono i suoi. Il ricordo del sogno che aveva fatto la sera prima le tornò in mente, dandole i brividi. Fece un passo indietro, nascondendosi dietro Toya e guardando Hyakuhei. Aveva la brutta sensazione che l’unico motivo per cui lui era lì fossero lei e i suoi talismani.
Toya notò che l’attenzione di Hyakuhei era incentrata su Kyoko e si sentì impazzire. Ringhiò, afferrando il manico del pugnale e lanciandosi per colpire il nemico. Il mantello nero cadde a terra come previsto. Era soltanto uno dei fantocci di Hyakuhei. «Avrai mai il coraggio di affrontarmi davvero?!» Toya s’infuriò.
«I poteri della sacerdotessa saranno miei, perciò… vieni da me.» la voce fredda di Hyakuhei fu lentamente spazzata via dal vento.
Kyoko sentiva brividi gelidi strisciarle lungo la schiena a quelle parole. «Andare da lui? Sta dando i numeri?» sussurrò, sentendo il vigliacco alzare la testa spaventato.
Toya le andò accanto. Sapeva che i guardiani erano incaricati di tenere il cristallo lontano dal male, ma non gli piaceva che ciò mettesse in pericolo Kyoko. Hyakuhei aveva ucciso tanti innocenti per i talismani. Sarebbe stato maledetto se avesse lasciato che Kyoko diventasse una delle vittime di quella guerra.
L’avrebbe protetta. Il suo bisogno di proteggerla era così forte che era diventato la sua unica ragione di vita e, in quel momento, aveva una sensazione molto brutta. Poteva sentire il battito accelerato di Kyoko e l’odore della paura irradiava da lei. La guardò stupito quando lei si voltò con un sorriso gelido. «Bene, andiamo a prendere un altro talismano?», Kyoko alzò il mento a dispetto della paura che provava e raddrizzò le spalle.
Toya guardò dietro di sé e vide che anche gli altri erano pronti. Gli altri… le uniche persone di cui si fosse mai fidato.
*****
Hyakuhei guardò nello specchio che il suo servo Yuuhi reggeva. Lo specchio delle anime che gli permetteva di seguire ogni mossa di Kyoko. La ragazza era il suo obiettivo, per il momento. Solo lei aveva il potere di controllare il Cuore di Cristallo Protettore e lui aveva bisogno di quel potere.
Ma… aveva bisogno di lei anche per fondere i talismani di nuovo insieme. Per fare ciò, avrebbe dovuto trovare un modo per convincerla ad andare da lui di sua spontanea volontà. Non la voleva morta, la voleva accanto a sé.
Come se avesse letto la mente del suo maestro, Yuuhi parlò con voce calma e senza emozioni: «Tu vuoi il potere della ragazza, ma lei è pura e non verrà da te di sua spontanea volontà.». La figura spettrale del ragazzo scrutò Hyakuhei con occhi neri che contenevano la conoscenza di migliaia di anni.
«Catturare lei è come catturare un cuore puro e, per farlo, è necessario intrappolarla in una rete di inganni.». Il ragazzo misterioso guardò lo specchio, osservando Kyoko con i suoi occhi del colore della morte.
Hyakuhei sorrise perfidamente. Il suo corpo e il suo viso perfetti nascondevano la sua malvagità. I suoi lunghi capelli scuri ricadevano in onde scintillanti. Era molto sensuale, con muscoli asciutti che s’increspavano sotto la pelle ad ogni movimento. La sacerdotessa che i guardiani proteggevano aveva le sembianze dell’unica persona che lui avesse mai amato.
Sapeva che Kyoko era la reincarnazione di colei che aveva perso tanto tempo fa… colei che gli era stata portata via senza pietà.
Strinse un pugno appena i ricordi di un altro tempo cercarono di riaffiorare. Li spinse via con un ringhio e si concentrò nuovamente sulla sacerdotessa che aveva davanti. Come poteva far innamorare di sé un cuore incontaminato, quando lui era il male in persona? Lei aveva il potere che lui aveva dato alla sua antenata molto tempo fa. Questo era ciò che l’attirava, il pensiero di contaminare una tale purezza. Avrebbe dovuto irretirla con gli inganni.
«Invocherò la magia del Tenshi per lanciare un incantesimo sulla sacerdotessa e farla innamorare di me.» disse Hyakuhei, poi iniziò a ridere, ma non c’era divertimento nella sua risata. Chiudendo gli occhi, convocò la figura di uno dei demoni che aveva inglobato nel proprio corpo e che ora controllava.
Il Tenshi avrebbe potuto tessere un incantesimo attorno alla ragazza, facendola innamorare inconsapevolmente di colui che la possiede. Invocando anche un demone di immensa forza e una massa di fluttuanti spiriti maligni per tenere a bada Toya e gli altri, Hyakuhei li inviò contro il gruppo mentre osservava tutto attraverso lo specchio delle anime.
*****
Quando Toya e il gruppo si avvicinarono all’aura sinistra della valle, Kyoko si fermò. Il male… lo sentiva intorno a loro, ma non riusciva a vederlo. «C’è qualcosa.» sussurrò, facendo un passo indietro, spaventata. I suoi occhi color smeraldo si volsero verso una collina di fronte a loro proprio quando un enorme demone sbucò da terra, come se uscisse da una tomba senza nome.
Toya ringhiò ai demoni minori provenienti anch’essi da sottoterra. Sembrava che qualcuno avesse aperto una porta dell’inferno. I pugnali gemelli scintillarono all’istante e Shinbe e Suki si misero al suo fianco. Kaen digrignò i denti e Kamui si precipitò verso Kyoko per starle davanti, nel caso in cui i demoni superassero gli altri.
Toya balzò in avanti urlando: «Kyoko! Vedi un talismano nel demone più grande?».
Lei guardò la creatura e notò una luce soffusa sulla fronte. «La fronte!» gridò in risposta, mentre Suki colpiva gli spettri che volavano verso di loro passando davanti al demone.
Kyoko vide Shinbe che iniziava a srotolare il bracciale di perline di ametista per creare il buco nero con cui lo aveva maledetto Hyakuhei da bambino, lo stesso buco nero che avrebbe potuto inghiottirlo per intero semmai i suoi poteri fossero finiti fuori controllo. Il vuoto del buco nero risucchiava i demoni nelle sue profondità, divenendo una delle loro armi migliori e più pericolose nella battaglia contro Hyakuhei e i suoi servitori.
Kyoko vide un’ombra volare sopra di sé e guardò in alto. «Shinbe! Non farlo! È una creatura fasulla!» gridò, e Shinbe alzò lo sguardo, chiudendo rapidamente il buco nero e facendole un cenno per ringraziarla dell’avvertimento. Poi, uno sciame di demoni volò verso di loro. Quelle creature fasulle erano la sola rovina dei buchi neri.
Shinbe era quasi morto l’ultima volta che, accidentalmente, ne aveva risucchiata una. Il loro potere rifletteva nel vuoto, facendolo finire fuori controllo con il rischio che lui venisse consumato dal buco nero.
La baionetta di Suki spuntò in aria all’ultimo secondo, uccidendo alcuni demoni. Shinbe lanciò scongiuri ed incantesimi a quelli rimasti che li attaccavano.
In quel momento stava accadendo di tutto e Kyoko guardava il gruppo combattere contro un grande sciame di demoni. Creature volanti attaccarono Toya con movimenti troppo veloci da seguire, fornendo al demone mammut un varco per attaccare. Toya fu gettato a terra solo per rialzarsi e finirci di nuovo.
Kyoko puntò la balestra, con l’intenzione di aiutarli più che poteva, quando qualcosa attirò la sua attenzione, bloccando i suoi movimenti. Un’aura luminosa la circondò, respingendo Kamui come se fosse stato lanciato da qualcuno. Era così lucente che Kyoko chiuse gli occhi e si riparò con il braccio per non essere accecata.
Toya vide la sfera di luce scendere su Kyoko. Il cuore gli batteva nel petto… la sua attenzione era puntata su di lei invece che sulla lotta con il demone quando si alzò da terra ancora una volta.
Aprendo gli occhi, Kyoko rimase a bocca aperta quando vide un uomo proprio davanti a sé. Era bello… con le ali lucenti… proprio come nei libri di letteratura a scuola. Chiunque avrebbe detto che era un angelo. Ma quell’uomo non era affatto un angelo… lei lo sentiva. Tese la corda della sua balestra e una freccia eterea si formò mentre ricordava la storia del bellissimo angelo cacciato dal cielo perché era cattivo.
Kyoko inquadrò il proprio obiettivo mentre lo guardava negli occhi, ma non riuscì a colpirlo. Come poteva danneggiare qualcosa di così prezioso? Aveva lunghi capelli bianchi che gli svolazzavano intorno, non aveva mai visto niente di così bello in vita sua. La creatura le si avvicinò lentamente, sussurrando parole che lei non riusciva a capire.
Suki e Shinbe avevano spazzato via quasi tutti gli spiriti volanti e corsero ad aiutare Toya con il demone infuriato che lo stava sbattendo a terra perché si era distratto dalla lotta. Era impegnato a cercare di vedere cosa stesse succedendo a Kyoko.
Suki estrasse la sua arma e squarciò la guancia del demone, ottenendo la sua attenzione. Shinbe la prese proprio mentre il demone attaccava, sollevando detriti quando i suoi artigli mancarono il colpo e graffiarono il terreno. Urlò a Toya: «Tu va’ ad aiutare Kyoko! Ci occuperemo noi di questo essere!».
Toya corse verso la luce, vedendo l’immagine di un uomo con le ali fluttuanti davanti a Kyoko all’interno della barriera. Corse verso di loro ma la barriera lo respinse come aveva fatto con Kamui. Piccoli fulmini di colore nero gli sfrigolavano sulla pelle. Volando all’indietro, atterrò con un rumore di ossa rotte. Rimase lì per un momento, stordito, e cercò di riprendere fiato.
Kamui si trovava dall’altra parte della sfera, lanciando freneticamente ogni incantesimo che potesse destabilizzare la barriera, ma non funzionava. Ringhiò per la frustrazione, mentre cercava ancora di violare lo scudo e raggiungere Kyoko. Congiungendo le mani davanti a sé, lanciò il suo incantesimo più potente, ma lo vide riflettere contro la barriera e tornare indietro, facendolo slittare sull’erba in preda alla rabbia.
Kyoko stava cercando di colpire la figura di fronte a lei. Lo sentiva sussurrare incantesimi e provava una strana sensazione nel petto. Non era doloroso… ma… sembrava che stesse per scoppiare. Non era dolore… era un sentimento d’amore. Era ancora abbastanza lucida da provare paura allo stesso tempo.
Cercò di fare un passo indietro mentre lui si avvicinava ancora di più e, in quel momento, capì esattamente cosa le stesse facendo. Quel demone malizioso la stava ammaliando… e adesso era troppo tardi. Kyoko sbatté le palpebre lentamente. Sentiva la schiacciante sensazione di essere innamorata. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella persona, ma non sapeva chi fosse quella persona. Chi amava così tanto da provare dolore?
Sentì la terra tremarle sotto i piedi e cominciò a sprofondare in un vuoto proprio mentre il demone attraente giungeva ad un soffio da lei. Le labbra setose sfiorarono le sue e il mondo divenne buio.
*****
Hyakuhei guardò attraverso lo specchio e osservò l’incantesimo che veniva lanciato su Kyoko. Sapeva che, quando si sarebbe svegliata, avrebbe amato la persona che si sarebbe trovata davanti. I suoi occhi brillavano di una debole luce color cremisi mentre apriva un portale sotto la sfera protettiva in cui l’aveva intrappolata ed iniziò ad attirarla verso di sé.
«Sì, vieni da me. Sono io colui che ami veramente.». I suoi pensieri divennero distorti e sentiva che lei stava finalmente tornando a casa. «Com’è giusto che sia.» sussurrò.
Yuuhi osservava Hyakuhei senza che un acenno di emozione attraversasse il suo pallido, giovane volto. «Non verrà perché Toya la fermerà.».
Gli occhi di Hyakuhei si strinsero sul ragazzo prima di voltarsi di nuovo verso lo specchio.
*****
Toya si fermò sopra la sfera protettiva che teneva Kyoko lontana da lui. Con il corpo tremante per la paura e la rabbia, raccolse i propri poteri di guardiano e li inviò ai pugnali gemelli.
«Non la porterai via da me!». I suoi occhi divennero immediatamente argento fuso appena i suoi poteri affiorarono, emanando un’onda d’urto che gli fece svolazzare selvaggiamente i capelli e vestiti per l’esplosione. Tenendo insieme i pugnali gemelli, le lame incrociate divennero di un blu elettrico quando il Tenshi baciò Kyoko.
Il demone alzò lo sguardo proprio mentre Toya scendeva. In un lampo, lo scudo protettivo scomparve e le lame entrarono in contatto con il Tenshi, uccidendolo all’istante.
Toya raggiunse Kyoko e la afferrò per la vita, tirandola fuori dal vuoto che si era creato sotto di lei. Saltò proprio quando il grosso demone contro cui stavano combattendo Suki e Shinbe cercò di attaccarlo di nuovo.
Vedendo che Kyoko era incosciente, e non sapendo che cosa le avesse fatto il demone alato, Toya era furioso. Alzando il pugnale di fuoco con un ringhio, sentì aumentare il calore nel proprio sangue guardiano e lo lanciò contro i demoni che avanzavano, riducendoli in mille pezzi.
*****
Yuuhi allontanò lo specchio delle anime da Hyakuhei, che aveva distolto lo sguardo per la delusione.
La voce di Hyakuhei rimase calma, «Non importa, l’incantesimo durerà solo un paio d’ore, dal momento che il Tenshi è stato ucciso.». Non aveva alcun rimpianto perché avrebbe avuto altre possibilità per catturare la sacerdotessa. Aprì il palmo della mano, rivelando i piccoli frammenti di cristallo che l’avrebbero condotta da lui. «Lei verrà da me.» disse con voce seducente mentre Yuuhi guardava di nuovo nello specchio.
*****
Toya era così sconvolto da non accorgersi nemmeno che le nuvole nere erano scomparse e il sole splendeva di nuovo. Avvicinò Kyoko in modo che la sua testa gli poggiasse sulla coscia mentre s’inginocchiava. Non vedeva nessuna ferita, ma l’idea che potesse morire lo spaventava terribilmente. Non si curò degli altri che si strinsero intorno a lui.
Kamui gli s’inginocchiò accanto, «Sta bene?» gli chiese, guardando Kyoko con un nodo in gola. «Avrei dovuto proteggerla.» sussurrò, allungando una mano e sfiorandole la guancia con la punta delle dita. «Kyoko, ti prego svegliati… fallo per me. Avanti, perché non ti svegli?». Il tremito nella voce di Kamui spazzò via il senso di colpa che provava per non averla salvata.
Fu Shinbe a rispondere: «Ho riconosciuto il demone che era con lei. Avevo studiato i suoi segreti, un po’ di tempo fa. È un Tenshi. È molto debole negli attacchi fisici e può essere distrutto facilmente. Il suo vero potere è un ingannevole incantesimo d’amore.». Rivolse a Toya la domanda successiva: «Non l’ha baciata, vero?».
Toya annuì, ricordando il lampo di gelosia che lo aveva attraversato quando la bella creatura aveva osato baciare Kyoko.
Shinbe sospirò e si portò la mano agli occhi, poi sbirciò tra le dita, «Allora potremmo avere un problema quando si sveglierà.».
Toya sentì lo stomaco stringersi al pensiero che Kyoko fosse ferita in qualche modo. «Shinbe, qual è il problema? Che tipo di incantesimo le ha fatto quel bastardo? C’è un modo per aiutarla? Un antidoto o qualcosa del genere?» chiese con calma, senza distogliere lo sguardo da lei per paura di vederla smettere di respirare. Non si era mai sentito così paralizzato in vita sua.
«Be’, il Tenshi le ha lanciato un incantesimo d’amore quando l’ha baciata. È tutto ciò che so. Probabilmente la stava portando da Hyakuhei quando hanno iniziato a sprofondare nel vuoto che si era aperto. Ma, dal momento che hai ucciso il demone, l’incantesimo non dovrebbe durare molto a lungo.». Shinbe guardò Toya con aria preoccupata, desiderando che i suoi studi fossero stati più approfonditi… per il bene di tutti.
Toy, accigliato, si scostò da lei e si alzò in piedi. Il suo battito accelerò quando chiese: «Che cos’è un incantesimo d’amore e perché Hyakuhei vuole Kyoko sotto il suo effetto?». Poi capì quali erano le intenzioni del nemico. Strinse i pugni, aprendo e richiudendo subito gli occhi, «Maledetto bastardo! Lo ucciderò!».
Si sedette di nuovo accanto a Kyoko e chise: «Be’, che cosa accadrà quando si sveglierà, adesso che Hyakuhei non è qui?». Toya cercava di nascondere la rabbia che provava al pensiero che Hyakuhei volesse Kyoko.
Shinbe si chinò e rispose: «Scopriamolo.», sfiorando la ragazza su una guancia. «Kyoko, tesoro. Svegliati.». Sorrise quando le sue ciglia cominciarono a muoversi. Suki si sedette accanto a lui in attesa che Kyoko aprisse gli occhi, per vedere se era tutto a posto.
La vista di Kyoko era sfocata quando aprì gli occhi. Il petto le faceva male. Alzò una mano, posandola sul cuore e chiuse gli occhi per un secondo. Poi sentì Shinbe: «Kyoko, stai bene?». Era chino su di lei, ora vedeva meglio.
Kyoko lo fissò per un momento, sentendo ogni nervo del proprio corpo prendere vita. Dio, Shinbe era bellissimo con i lunghi capelli blu notte che gli incorniciavano il viso perfetto.
I suoi occhi sembravano cristalli di ametista mentre la guardava. «Sto bene.» gli disse, poi si mise a sedere e gli avvolse le braccia intorno al collo per avvicinarlo. «Oh, Shinbe. Ti amo così tanto.».
Gli occhi di Shinbe emanarono un lampo di gioia pura quando Kyoko lo abbracciò. Dimenticando che gli altri stavano guardando, le sorrise e le chiese: «Kyoko, tesoro, mi darai un figlio?».
Lei sorrise, «Lo vorrei tanto.». Aspettava mentre Shinbe le guardava le labbra. In quel momento, l’arma di Suki colpì Shinbe in testa, stordendolo. Lui rimase a bocca aperta per il dolore, come se stesse morendo.
Kyoko si accigliò quando Shinbe cadde di colpo a terra. Leggermente confusa, si voltò a guardare Suki che stava poggiando la sua arma a terra con uno sguardo compiaciuto.
«Aaah, Suki.» disse Kyoko strisciando verso di lei e sorridendo sensualmente. Raggiungendola, le sfiorò una guancia, «Sei così bella.».
Suki spalancò gli occhi mentre strisciava all’indietro nel tentativo di scappare, ma Kyoko la seguiva, continuando a sorridere.
Toya se ne stava seduto lì, troppo stordito per fare qualsiasi cosa. Aveva appena visto Kyoko infatuarsi di Suki.
«Toya, ti prego portala via!» Suki sembrava avere più paura di Kyoko che di qualsiasi altro demone.
Toya sorrise e afferrò Kyoko da dietro, cingendole la vita e facendola sedere in braccio. Sorrise a Suki finché Kyoko non si girò, sedendosi a cavalcioni.
Il suo mondo si fermò quando Kyoko lo guardò. L’amore per lui che le brillava in quegli occhi di smeraldo gli faceva male al petto e si sentiva come se gli stessero prendendo il cuore a calci. Non riusciva a respirare. Era lo sguardo che aveva sempre desiderato e che aveva sognato spesso. Adesso lei era lì, lo guardava dritto negli occhi. Kyoko… era innamorata di lui.
«Toya…» sussurrò lei a bassa voce, «… ti prego, baciami.». Prima che lui potesse acconsentire alla sua dolce richiesta, Kyoko si chinò, stringendogli le braccia intorno al collo. Mormorò: «Ti amo.», e posò le labbra sulle sue.
Toya sentì una scossa di piacere attraversargli il corpo, come se fosse appena morto e risorto. Quando lei dischiuse le labbra, lui non poté fare a meno di guidare la propria lingua in profondità, cedendo al bacio di una vita, alla ricerca di tutti i luoghi nascosti che aveva desiderato trovare.
Trattenne il respiro quando Kyoko cercò di dominare il bacio.
Circondandola con le braccia, si avvicinò ancora di più e un’ondata di possessività infuriò nelle sue vene. L’esile mano di Kyoko aveva trovato la strada fino ai suoi capelli, che lei afferrò, tenendolo prigioniero.
Shinbe riprese conoscenza. Mettendosi a sedere, seguì gli sguardi attoniti di Kamui e Suki. Girandosi a guardare, rimase a bocca aperta. Sembravano due amanti totalmente presi l’uno dall’altra che non sapevano di essere osservati. Shinbe allungò la mano e afferrò il braccio di Suki per ottenere la sua attenzione, anche se i suoi occhi erano ancora fissi sulla coppia.
Suki girò leggermente il viso per fargli capire che lo aveva sentito ma il suo sguardo era ancora fisso su Toya e Kyoko. Nessuno dei due riusciva a credere a ciò che stavano vedendo.
Shinbe provò a riprendersi scuotendo la testa per cancellare i cattivi pensieri che minacciavano di prendere il sopravvento. Ricorrendo al proprio buonsenso, si chinò verso Suki. «Non pensi che dovremmo fermarli prima che vadano oltre?» sussurrò, sentendosi un guardone. «Voglio dire, una volta che l’incantesimo svanisce e Kyoko ritorna alla normalità, sarà arrabbiata… se sarà ancora tutta intera.». Shinbe sapeva che Suki avrebbe capito il doppio senso.
Suki arrossì mentre lo guardava. «Sì, io sono solo contenta che l’abbia fermata prima che lo facesse a me.» disse, e gli rivolse un sorriso smagliante.
Shinbe sollevò un sopracciglio, chiedendosi cosa diavolo si fosse perso.
Kamui, che rimasto a guardare in silenzio e con stupore, aveva sentito l’osservazione di Suki. Non poté fare a meno di immaginare Kyoko che intrappolava Suki con un bacio del genere. Scoppiò a ridere e cercò di trattenersi, ma non ci riuscì.
Shinbe e Suki sghignazzarono quando Kamui scoppiò a ridere, ma poi Suki si voltò verso Toya e vide che il suo corpo stava già iniziando a muoversi ad un ritmo sensuale. Capì che dovevano intervenire in qualche modo.
Toya era in paradiso, stava prendendo tutto ciò che poteva. Intensificò il bacio e la sua passione iniziò a divampare. La necessità di possedere Kyoko pulsava nel suo sangue di guardiano. Emise un ringhio sommesso mentre la afferrava dietro la testa. Le intrecciò le dita tra i capelli mentre si spingeva oltre in quel bacio ormai incandescente.
Kyoko era seduta sopra di lui a cavalcioni, e questo gli faceva sentire il suo calore attorno alla propria erezione. Toya le mise l’altro braccio attorno alla schiena e si stese sopra di lei. Quella sensazione gli stava facendo perdere il controllo. Non gli importava di niente, solo del suo bisogno di averla completamente.
Lo stimolante odore di desiderio che lei emanava gli fece capire che era pronta a diventare sua… per sempre. Tutto quello di cui aveva bisogno era entrare in lei… in profondità.
Shinbe e Suki capirono che le cose erano andate troppo oltre e che nessuno dei due aveva più il controllo. Shinbe si alzò e Suki lo seguì, adesso i loro sorrisi erano svaniti. Entrambi avevano troppa paura per avvicinarsi. Non era più divertente.
«Toya, ti prego, fermati subito. Ricorda… Kyoko è sotto un incantesimo e non sa quello che sta facendo. Toya!» gridò Shinbe, sperando che non fosse troppo tardi. Fece un passo indietro quando Toya si voltò.
I suoi occhi erano diventati d’argento e poi rossi quando grugnì, inviando loro l’avvertimento di stare indietro.
Shinbe si mise davanti a Suki per proteggerla. «Non è Toya.» sibilò mentre stringeva il suo bastone così forte che le nocche divennero bianche. Doveva trovare un modo per destare Toya dal suo attuale stato mentale prima che le cose andassero oltre.
«Io non ho paura del lato demoniaco di Toya.» Kamui aggrottò la fronte e si diresse verso di loro con tutte le intenzioni di allontanare Kyoko da suo fratello. Fu fermato bruscamente da Suki che gli afferrò un braccio, mentre Shinbe gli afferrò l’altro.
«No, Kamui!» lo implorarono all’unisono.
Il cuore di Suki batteva forte per la paura che nutriva per i suoi amici. «Che sia dannato Hyakuhei e le sue maledizioni!». Lei cercò ancora una volta di farlo ragionare: «Toya, lei ti odierà se la reclami adesso che non è in sé. Ti prego, cerca di riprendere il controllo.», poi alzò la voce, «Devi lasciarla andare!».
Lo sguardo di Toya si volse verso Suki mentre le parole attraversavano lentamente la nebbia del desiderio e penetravano nel suo subconscio. Il colore del pericolo svanì dai suoi occhi, facendoli ritornare al color oro fuso. Controvoglia, riportò l’attenzione su Kyoko con il cuore a pezzi. Quasi perse di nuovo il controllo quando lei stessa si spinse verso il basso, circondando di calore la sua erezione dura come una roccia.
Gli occhi di Kyoko erano vitrei e colmi di passione sfrenata e lui sentiva l’odore del suo desiderio. Lo sguardo di Toya s’intenerì. Lei voleva fare l’amore. Lo voleva quanto lui.
Resistette all’idea di prenderla e volare via con lei. Con tutta la forza di volontà che gli era rimasta, comprese la verità delle parole di Suki. Kyoko lo avrebbe odiato. L’aveva già baciata contro la sua volontà, e ora questo. Toya la allontanò gentilmente e si alzò, chiudendo gli occhi per non vedere il suo sguardo deluso.
Kyoko non capiva perché lui se ne stesse andando. Allungò una mano per afferrargli la camicia, desiderando che restasse. Sembrava che il suo mondo sarebbe andato in frantumi se l’avesse lasciata. «Toya, ti prego, io ti amo.». I suoi occhi si offuscarono mentre cercava di convincerlo a guardarla. Sussurrò con voce confusa: «Non lasciarmi.».
Toya rimase immobile, incapace di respingere la sua mano. Cercò di ricordare a se stesso che lei avrebbe detto la stessa cosa a Hyakuhei, se lui non avesse infranto la barriera in tempo prima che scomparissero in quel vuoto. I suoi artigli s’infilzarono nei palmi, facendo uscire del sangue, e lui cercò di concentrarsi sul dolore per ristabilire la propria forza di volontà.
Suki arrivò dietro Kyoko e, tenendola stretta, guardò Toya. «Forse dovresti allontanarti per un po’ finché l’incantesimo non svanirà e non avrete ripreso entrambi il controllo.», gli fece cenno con la testa verso gli alberi, sperando che lui le desse ascolto per una volta.
Toya abbassò la testa… i capelli nascondevano a malapena il desiderio nei suoi occhi.
Dio, voleva farla sua, voleva marchiarla proprio lì e poi… ma Suki aveva ragione, Kyoko non era se stessa in quel momento. Dopo, lo avrebbe solo odiato per questo e lui non voleva che accadesse. Strinse i denti. Semmai avesse fatto sua Kyoko, non l’avrebbe mai lasciata andare. Sarebbe stata sua… per tutta la vita.
Suki si stupì per l’espressione di Toya quando finalmente alzò la testa per guardare Kyoko. Era uno sguardo di desiderio represso a stento… l’argento nei suoi occhi era uguale ai riflessi argentei che gli striavano i capelli color ebano.
Fece un passo avanti, guardando Kyoko mentre si chinava verso il basso, e la baciò con delicatezza sulle labbra prima di sussurrarle: «Mi dispiace.». Poi, con tutto l’autocontrollo che aveva, si voltò e scomparve nella foresta.
Suki sospirò quando Kyoko iniziò a piangere. Il suo esile corpo tremava. Le mise una mano su una spalla e guardò Shinbe, non sapeva cosa fare. Il suo labbro inferiore tremò quando notò che Shinbe era girato e le sue spalle erano tese.
Kamui era divenuto silenzioso, non pensava più che fosse divertente. C’era troppa verità in quella situazione e gli stava spezzando il cuore.
*****
Kyou inalò l’aria che, fino a poco prima, era intrisa del cattivo odore delle creature nemiche. Il profumo era mutato rapidamente e il sole era tornato, ora sentiva l’odore della sacerdotessa. Il suo profumo lo attirava, portato dalla brezza, ma sentiva anche l’odore delle sue lacrime. Seguendo il profumo agrodolce, la cercò.
Non voleva che nessuno la turbasse e, per qualche ragione, l’idea che stesse piangendo gli fece salire la rabbia. Che cos’era accaduto al punto da portare le lacrime in quegli occhi di smeraldo? Il suo volto calmo non mostrava alcuna emozione, ma il suo istinto protettivo emerse mentre volava nella direzione da cui proveniva il profumo di Kyoko.
Toya non era andato lontano quando sentì qualcuno avvicinarsi. Emise un sibilo arrabbiato… e la sua agitazione aumentò. L’odore di Kyou era sempre più forte. Lui era calmo e tranquillo mentre gli aleggiava intorno, muovendosi in direzione di Kyoko. Con un ringhio, Toya si voltò e corse di nuovo al punto in cui aveva lasciato Kyoko e gli altri.
Dopo pochissimi secondi, Kyou osservava freddamente il gruppo da un’altezza da cui non poteva essere visto. La piccola piangeva in ginocchio mentre la cacciatrice di demoni le teneva una mano sulla spalla, cercando di confortarla. Shinbe e Kamui sembravano tranquilli e le osservavano da lontano.
Sentiva l’odore persistente di Toya, ma non riusciva a vederlo da nessuna parte. Sentiva anche l’odore del suo desiderio ancora forte nell’aria.
Il suo stupido fratello aveva cercato di fare del male alla ragazza, per caso? Silenziosamente, Kyou fece sì che Kyoko guardasse verso di lui, inviando il pensiero nella sua mente mentre la guardava, senza esternare emozioni. Il suo cuore prese a battere più forte quando lei alzò il viso rigato di lacrime per incontrare il suo sguardo.
Kyou guardò con freddezza verso gli altri in piedi intorno a lei. Tutti si voltarono verso di lui appena la sua voce risuonò dall’alto: «Chi ha osato fare del male a questa ragazza?». La sua voce calma smentiva il pericolo in cui si erano messi… chiunque le avesse fatto del male, avrebbe pagato.
Capitolo 4 “Sentimenti pericolosi”
Kyoko guardò in alto, sentendo la voce nella propria mente che le diceva di farlo.
Mentre osservava Kyou aleggiare sopra di lei, le sue lacrime brillavano alla luce come diamanti scintillanti e gli sorrise con adorazione.
Suki s’irrigidì alla domanda di Kyou e lo fissò. Scosse la testa, «Non è stato nessuno dei guardiani a farle del male. È stato vostro zio Hyakuhei. Le ha lanciato un incantesimo.».
Poi raddrizzò le spalle, arrabbiata con lui per averli accusati. «Abbiamo ucciso il demone che ha lanciato l’incantesimo e Kyoko starà meglio tra un paio d’ore.».
Fece un passo davanti a Kyoko, cercando di impedire alla sua amica di vedere Kyou. Dopo che le aveva detto del bacio… be’, non voleva che si facesse strane idee. Le avrebbe lasciato baciare Shinbe, se fosse stato necessario, così bloccò la sua visuale e incrociò le braccia sul petto come per proteggerla.
Kyou sorrise freddamente, poi socchiuse gli occhi, inviando un messaggio di avvertimento a Shinbe. Lui si avvicinò a Suki, aiutandola a coprire la visuale di Kyoko dal potente fratello, ma anche per distogliere la sua attenzione da Suki.
Kamui stava in silenzio dietro di loro e cominciò ad avvicinarsi per unirsi a loro, ma Kaen gli si parò davanti sbucando dal nulla.
Kyou ammirava segretamente il coraggio che dimostravano davanti a lui… anche se non avrebbero vinto. Ancora una volta, chiese alla sacerdotessa di guardarlo.
Kyoko si alzò e aggirò le sue due aspiranti guardie del corpo per guardare Kyou. Suki la afferrò per un braccio cercando di fermarla, ma lo lasciò quando Kyou emise un ringhio di avvertimento.
Kyoko guardava Kyou con affetto. Per lei, era la creatura più angelica che avesse mai visto, lì sospeso con la sua camicia di seta bianca svolazzante. I suoi capelli color platino erano spettinati, conferendo un’aria sensuale alla sua bellezza senza eguali. E i suoi occhi dorati… Dio, lei lo amava.
E questo era ciò che Kyou aveva visto e sentito nei suoi pensieri… amore… e lei glielo stava donando. Inspirò sibilando e fissandola intensamente, con lo sguardo oscurato dal desiderio.
«Vuole venire da me, lasciatela fare.», Kyou guardò Suki e Shinbe spassionatamente. Il tono della sua voce lasciava intendere che stessero giocando con il fuoco quando lui volse lo sguardo e vide la sacerdotessa guardarlo in adorazione. Lo raggiunse con le braccia tese, facendogli cenno di venire a prenderla. Nella sua mente, dove solo Kyou poteva sentirlo, lei sussurrava il suo nome con desiderio.
Suki e Shinbe entrarono in azione prima che il Signore dei guardiani se ne accorgesse. Entrambi le afferrarono le braccia e le abbassarono. Kyoko si voltò e li guardò entrambi… ancora con amore nella sua espressione, come l’incantesimo voleva.
Kyou si accigliò leggermente, socchiudendo gli occhi verso di loro. «Che incantesimo le ha fatto?» chiese con voce severa.
Shinbe gli rispose: «Un Tenshi l’ha baciata poco prima che lo uccidessimo.». Sapeva che non c’era bisogno di dire altro, poiché Kyou aveva più conoscenza di tutti loro messi insieme quando si trattava di demoni e incantesimi.
Le labbra di Kyou accennarono un sorriso, dopo aver capito. «Lasciatela andare.» ordinò con tono freddo mentre scendeva accanto a lei. Kyoko lo guardò con un sorriso amorevole che avrebbe sciolto il cuore del più malvagio dei demoni.
Suki e Shinbe lasciarono le mani di Kyoko e indietreggiarono, sapendo che non potevano fare nulla contro di lui. Era troppo potente. Guardarono con orrore quando fece scivolare la mano dietro Kyoko e la tirò a sé, sollevandola in aria volteggiando.
Per un istante, lei sentì la sua coscia tra le gambe, sentendo il calore della sua pelle attraverso i suoi vestiti di seta. Gli avvolse le braccia al collo, premendo ancora di più il proprio corpo su di lui, godendo della sensazione della sua coscia tra le sue.
Kyou vide le sue labbra aprirsi mentre gli si premeva addosso. C’era un altro modo per descrivere l’incantesimo del demone ed era sicuro che Shinbe lo sapeva. L’incantesimo l’aveva mandata in calore. La strinse di nuovo, sentendola sospirare in risposta, e provò una fulminea scossa bruciante nella parte centrale del proprio corpo mentre la guardava con stupore. Nessuno lo aveva mai colpito in quel modo… nessun altro avrebbe potuto. Non lo avrebbe mai permesso.
Le sfiorò il viso arrossato quando lei gli si avvicinò, chiedendo altro. Capì che lei non sapeva quello che stava facendo perché sapeva dell’incantesimo e della sua innocenza. Innocente o no, la sua passione sarebbe stata una forza indipendente, una volta rilasciata.
Kyou sapeva che lei, una volta svanito l’incantesimo, avrebbe ricordato tutto quello che era successo e allora spinse la coscia, dandole la pressione che cercava. Si fiondò sulle sue labbra in un bacio esigente e affamato. L’avrebbe accesa di desiderio… desiderio che sarebbe andato ben oltre l’incantesimo.
Sentiva la sua esile mano scivolargli tra i capelli e afferrarli. Le sensazioni che ne derivarono gli fecero quasi perdere il controllo mentre divorava la sua bocca e vibrava… facendole conoscere il ritmo che un giorno le avrebbe mostrato. Sforzandosi di controllarsi, ricordò a se stesso che non l’avrebbe avuta in quel modo. Non sotto l’effetto di un incantesimo.
Agli altri quasi venne un colpo quando Toya sbucò dalla foresta e atterrò proprio sotto Kyou e Kyoko. I suoi occhi erano rosso sangue per la rabbia, mentre guardava Kyou baciare con passione la ragazza che lui amava più della sua stessa vita. E non vedeva l’ora di ucciderlo per questo.
«Kyou! Lascia andare Kyoko.» ringhiò, sentendo il proprio sangue demoniaco pulsare pericolosamente in superficie. «Subito!».
Kyou interruppe il bacio e il suo sguardo dorato si volse verso Toya con poca simpatia. «Siete stati voi a lasciare che le accadesse questo… o sbaglio?». Si voltò verso la ragazza, i suoi occhi lo guardavano con desiderio e le sue labbra lo baciavano profondamente. Quello non era il momento né il luogo. Sentiva che l’incantesimo stava già iniziando a svanire e capì che lasciarla agli altri era sicuro, adesso.
Kyoko aggrottò la fronte per le emozioni illeggibili riflesse nei suoi occhi dorati. Allungò una mano per toccargli delicatamente le labbra, ricordando il bacio. Lui le strofinò le labbra sulle dita, poi le sussurrò all’orecchio con il proprio respiro caldo, facendola fremere: « Kyoko, presto finiremo quello che abbiamo iniziato. Io sarò dentro di te.».
La lasciò lì a guardarlo e scomparve. Kyoko sentì qualcuno che la tirava con forza. Voltandosi a guardare, vide che era Toya. La teneva con fare possessivo e lei gli si appoggiò, guardando ancora il punto in cui Kyou era svanito.
«Kyou.» sospirò con nostalgia. Sentì il corpo di Toya irrigidirsi e chiuse gli occhi in confusione. Il petto le faceva male. Portandosi una mano sul cuore, si sentì cadere e provò un senso di sollievo non appena il suo mondo divenne buio.
Toya sentì Kyoko rilassarsi, ma la teneva ancora stretta perché non gli era piaciuto quello che aveva appena visto. Poi lei si abbandonò tra le sue braccia. La prese in braccio come una sposa e la portò dagli altri.
«Ecco, prendila.», la sua voce roca era scossa dall’emozione mentre la consegnava a Shinbe, che a sua volta la distese su una coperta che Kamui aveva preparato per lei.
Shinbe si voltò e vide che Toya era girato di spalle. Era stato quasi umiliante vedere suo fratello mostrare il proprio cuore per la prima volta. Toya sospirò con un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. «Shinbe, ricorderà qualcosa?».
Si girò a metà per guardarlo Shinbe, poi sussultò quando vide suo fratello esitare prima di annuire.
Shinbe sapeva bene che non era quello che Toya voleva sentire, ma doveva essere preparato alla verità. «Sì, ricorderà tutto.». Si sentì dispiaciuto per lui quando lo vide afflosciare le spalle per la sconfitta.
«Che hai intenzione di fare?» gli chiese Shinbe, sapendo che Kyoko non sarebbe stata felice di tutto questo. Non voleva affatto trovarsi nei panni di Toya quando lei avrebbe capito cos’era quasi successo. Shinbe le sfiorò una guancia, chiedendosi segretamente come sarebbe stato baciarla in quel modo. I suoi occhi ametista s’intenerirono. Anche lui era segretamente innamorato di lei… ma, purtroppo, non era destino.
Toya non aveva idea di cosa fare ma nascondersi non era un’opzione. Si sedette accanto a Kyoko, dando a Shinbe uno sguardo di avvertimento che gli fece scostare subito la mano dalla guancia. Era già abbastanza terribile sentirsi fuori di sé, seduto lì… in attesa che lei si svegliasse. Le sue dita si contrassero, «Quanto tempo ci vorrà prima che si svegli?».
Shinbe alzò un sopracciglio mentre andava a sedersi tra Suki e Kamui, «Svegliala adesso, non serve aspettare oltre.».
Senza neanche pensarci su, Toya si chinò e le scosse delicatamente la spalla. «Kyoko.» sussurrò, poi ritrasse subito la mano quando le sue ciglia scure si mossero. «Stai bene, adesso?» le chiese con voce calma. I suoi occhi grandi brillavano e Toya trattenne il respiro.
«Sto bene.» sussurrò lei e si rannicchiò, sapendo che erano le parole che aveva detto l’ultima volta che si era svegliata. Entrambe le volte aveva mentito. Rifiutandosi di guardare Toya, guardò Suki e Shinbe e sentì il proprio viso cambiare colore rapidamente. Si sentiva morire per la vergogna.
Richiuse subito gli occhi e tirò su le ginocchia, avvolgendo le braccia intorno ad esse e nascondendovi il viso. «Scusate, ragazzi. Mi dispiace tanto.» mormorò.
Toya si allungò, poggiandole una mano sulla spalla per consolarla. Quando lei sussultò, la rimosse rapidamente, stringendo il pugno e abbassandolo lungo il fianco. Il dolore del rifiuto frantumò i suoi occhi dorati mentre guardava gli altri.
«Va tutto bene, Kyoko. Non è stata colpa tua. È stato Hyakuhei, quel fottuto bastardo.», le parole furono sussurrate con calma ma… era solo la quiete prima della tempesta e tutti le avevano sentite forte e chiaro. Toya si alzò e fissò la cortina di capelli che la nascondeva da lui. Senza aggiungere altro, si girò di nuovo e si diresse nel cuore della foresta.
Kyoko si augurò di sprofondare in una voragine e rimanere lì, dove nessuno l’avrebbe mai trovata. Come avrebbe fatto a guardarli in faccia, ora? Poi ad alta voce implorò: «Oddio, voglio andare a casa.».
Suki si alzò in piedi, decisa ad alleviare il dolore della sua amica. «Io e Kaen possiamo riportarti alla statua vergine, se è questo che vuoi.». Le si avvicinò e Kaen uscì dall’ombra già trasformato in drago. Si alzò e le porse una mano, «Andiamo.».
Kyoko si alzò lentamente, non riuscendo a guardare in faccia nessuno di loro e sussurrò con aria colpevole: «Tornerò tra un paio di giorni.». Corse da Kaen e partirono alla volta Santuario del Cuore del Tempo, verso casa.
Toya tornò nella radura e vide Kaen allontanarsi lentamente. Non voleva che Kyoko tornasse a casa. Sentiva il proprio cuore sprofondare… e se non fosse tornata? Girandosi, iniziò a correre disperato, sperando di fermarla sul portale del tempo che l’avrebbe allontanata dal suo mondo.
*****
Lungo il tragitto, Kyoko non disse niente e Suki cercò di farla parlare. «Kyoko, non c’è niente di cui preoccuparsi, davvero. Sappiamo tutti che è stato l’incantesimo e non tu. Quindi non è così terribile come pensi.», e si voltò per sorriderle.
Kyoko si sforzò di sorridere, ma non si unì alla conversazione. Era troppo occupata a morire in mille modi ogni volta che pensava a quello che aveva fatto, in particolare al modo in cui aveva baciato Toya e Kyou. Si mise le mani sul viso, augurandosi di nuovo di sparire. Voleva solo andare a casa, infilarsi sotto le coperte e rimanere lì per un po’.
Ricordò com’era stato baciare Kyou e sospirò tra sé: “Cosa starà pensando?”. Non poteva incolpare nessuno perché, in pratica, era stata lei a saltare addosso a loro. Pensò anche alla reazione che aveva ottenuto da Toya. L’aveva baciata di nuovo… no… aveva fatto di più. S’irrigidì ricordando la sensazione della sua erezione premuta sul proprio corpo. Scosse la testa. Se in quel momento avesse dovuto scegliere qualcuno, avrebbe scelto Kotaro. Almeno non gli era saltata addosso!
Poggiò la fronte sulla schiena di Suki, era consapevole che il bacio di Toya le era piaciuto, e sì, anche quello di Kyou. Ma chissà cosa pensavano di lei, ora. Abbassò lo sguardo mentre il terreno svaniva sotto di loro. Avevano volato per un po’ e si stavano avvicinando al Cuore del Tempo. «Suki, puoi lasciarmi qui? Vorrei percorrere il resto della strada da sola.».
Suki diede un colpetto a Kaen, lui volò verso il basso e atterrò. Le ragazze scesero entrambe. «Sei sicura che non vuoi farci venire con te?» chiese Suki preoccupata.
Kyoko scosse la testa, poi fece un passo in avanti e la abbracciò. «Ho la mia balestra se succede qualcosa, e poi non è lontano. Tornerò tra un paio di giorni. Dillo tu agli altri. Porterò qualcosa di buono da mangiare per tutti.». Cercò di sorridere, ma gli angoli delle sue labbra non collaboravano, quindi rinunciò. Voltandosi, s’incamminò in direzione della statua vergine… e della sua via d’uscita da quel mondo.
Si rilassò quando sentì Kaen riprendere il volo, dandole la solitudine di cui aveva bisogno. Più camminava, più si sentiva di nuovo se stessa invece di vergognarsi… e iniziò ad arrabbiarsi. Non era tanto arrabbiata con se stessa, ma con Toya e Kyou per aver approfittato di lei mentre sapevano entrambi che era sotto un incantesimo.
«Il prossimo che cerca di baciarmi lo metto al tappeto e non m’importa chi è! Non ho un fidanzato, e al momento sono maledettamente sicura di non volerne uno!». Dopo aver detto ciò ad alta voce, si sentì molto meglio. Sarebbe andata a casa, si sarebbe rilassata per un paio di giorni e sarebbe tornata come nuova.
Poi decise che, al suo ritorno, avrebbe volentieri rispedito Hyakuhei a calci nel sedere dall’altro della Terra. Se lo meritava.
*****
Toya atterrò nella radura con la speranza di fermare Kyoko prima che tornasse a casa. Le sue ali d’argento scintillarono, poi scomparvero senza lasciare traccia. Il cuore aveva iniziato a battergli nervosamente mentre sentiva il suo profumo avvicinarsi. Restando fermo, la vide raggiungere la radura. Non aveva ancora alzato lo sguardo, perciò lui rimase lì… tra lei e la sua strada verso casa.
Kyoko era quasi arrivata quando alzò lo sguardo, fermandosi di colpo. «Toya.». Riuscì a deviare prima di guardarlo di nuovo. Non se la sentiva ancora di parlare con lui. Non con quegli strani sentimenti così vivi nella sua mente. Quell’incantesimo l’aveva mandata in calore, per dirla in altri termini, e, anche se era svanito, sentiva ancora quel calore.
Dannazione, la stava facendo troppo difficile. Sapeva che doveva fare qualcosa per alleviare la tensione prima di mandare tutto all’aria. «Kyoko, ascolta, non puoi andare a casa in questo momento, non ora che siamo così vicini a Hyakuhei. Non lasciare che uno stupido bacio si metta tra noi.».
Ecco, l’aveva detto. Era stata una stupidaggine e lei sarebbe dovuta tornare con lui… era quello il suo posto. Sì, sarebbe stata la cosa migliore. Toya iniziò ad agitarsi quando notò che lei gli si era fermata proprio davanti.
Kyoko aveva sentito le sue parole “Non lasciare che uno stupido bacio si metta tra noi” e ringhiò dentro di sé. Quindi pensava che era stata una cosa da niente, eh? Pensava di poterlo fare in qualsiasi momento e lei non avrebbe dovuto dargli importanza. Ah! La sua rabbia era emersa e ora doveva sfogarsi.
«Toya.» disse con la voce più dolce possibile.
«Dimmi.» Toya dovette sforzarsi per non indietreggiare mentre il suo istinto gli diceva di andarsene.
Kyoko si sporse come per dirgli qualcosa a bassa voce e lui si sporse per ascoltare. Poi lei sorrise. «No!».
Toya non poté fermare l’incantesimo addomesticante mentre il proprio corpo diventava pesante e poi cadde al suolo. Lottò per alzarsi ma lei rimase lì, estendendo l’incantesimo fin quando non lo sentì quasi rompersi la schiena per reagire.
«Per l’amor di Dio, ti prego, basta!» gridò Toya.
Kyoko sbatté un piede a terra ma non lanciò di nuovo l’incantesimo. Si stava mordendo la lingua a sangue per non farlo. Poi lasciò svanire tutto, non era l’incantesimo il problema. Erano tutti i sentimenti che provava in quel momento.
«Toya, come hai potuto? Posso capire che Kyou, ma tu? Dovevi proteggermi! E dovresti proteggere anche i miei sentimenti! Non avresti dovuto farmi una cosa del genere! Non quando sapevi che non potevo reagire! L’ultima cosa che avresti dovuto fare era baciarmi in quel modo!».
Toya sentiva l’incantesimo svanire e si sforzò per alzarsi da terra. «Kyoko, lascia che ti spieghi.».
«No!» urlò lei, «So io come risolvere la cosa. Non ho un fidanzato in questo mondo e non lo voglio! Semmai ne avrò uno, sarà del mio mondo. E non seguirmi! Tornerò tra un paio di giorni e, quando accadrà, non voglio che nessuno parli ancora di questo! Intesi? Non è mai accaduto!» urlò l’ultima frase proprio mentre toccava la mano della fanciulla, e scomparve.
In quel momento Toya si alzò da terra, furioso. «Dannazione!». Non gli aveva fatto dire una sola parola. Non aveva potuto dirle che non voleva lasciarla tornare a casa, né che desiderava che fosse sua, né altro. “E così non vuole un fidanzato di questo mondo.”.
Le sopracciglia di Toya si contrassero. Che cosa intendeva dire? Se non voleva un fidanzato in questo mondo… ne avrebbe trovato uno nel suo? Si voltò a guardare la statua vergine, urlando a squarciagola. «Che cosa volevi dire, Kyoko? Torna subito qui, accidenti!».
Toya sospirò, sapendo che lei non poteva sentirlo. Non aveva mai pensato che qualcuno del suo mondo avrebbe potuto rivendicarla come compagna. Gli vennero i brividi solo a pensarci. No, stava mentendo. Doveva essere una bugia e, se non lo era, sapeva come risolvere il problema. Si sarebbe sbarazzato del ragazzo. No, poi Kyoko lo avrebbe odiato a vita. Non lo avrebbe mai perdonato se avesse ferito un essere umano.
«Un essere umano non potrebbe mai proteggerti.» Toya ringhiò per la frustrazione, poi avvertì una presenza e guardò verso la statua vergine. La placida sagoma di Kyou si materializzò nella radura di fronte a lui. “Dannazione! Ci mancava anche lui.”.
«La sacerdotessa è scappata via da te ed è tornata nel suo mondo.». Il suo tono privo di emozioni era più una dichiarazione che una domanda.
«Non sono affari tuoi, Kyou, quindi perché non vai a baciare qualcun’altra e lasci in pace Kyoko?». Sebbene fossero fratelli, entrambi guardiani di Kyoko e del Cuore di Cristallo Protettore, Toya ancora non si fidava di lui… soprattutto riguardo Kyoko. «Lei è mia, capito? Lasciala stare.».
«Tu dici?» il tono di Kyou era quasi annoiato. «Lei è pura e non ha alcun compagno. Non è tua.». Il vento iniziò a soffiare attraverso la radura e Kyou scomparve, lasciando Toya con un senso di vuoto mentre osservava una delle piume dorate di Kyou posarsi sulle mani tese della statua e poi svanire.
Toya si appoggiò alla statua vergine e scivolò giù lentamente finché non si sedette… in attesa. I minuti si trasformarono in ore e Toya sbatté le palpebre verso il cielo. Quand’era tramontato il sole? Sapeva che gli altri stavano per arrivare, sentiva il loro profumo nell’aria. Rimase lì, aspettando che arrivassero.
Suki spinse Shinbe nella radura sussurrando: «Vai a parlare con lui. Magari gli sarà di aiuto. Ci accamperemo qui, d’accordo?», e gli diede un’altra gomitata.
Shinbe sapeva che, probabilmente, Toya non era di buon umore. Non lo era mai quando Kyoko tornava nel suo mondo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e Suki. In quel momento, una delle due voleva che lui scoprisse cosa stava succedendo, e vedere se riusciva a dire qualcosa di utile.
Facendo un respiro profondo, si avvicinò in silenzio, sperando in cuor suo che Toya dormisse. «Che vuoi, Shinbe?» disse Toya, cogliendolo di sorpresa.
Shinbe gli si avvicinò e gli si sedette accanto. «Allora, è ancora arrabbiata?».
L’altro lo guardò e rispose sarcasticamente: «Che cosa te lo fa pensare?».
Shinbe indicò con il bastone il solco che Toya aveva lasciato nel terreno. «Be’, questo è recente, no?». Non poté fare a meno di sorridere della propria battuta. L’altro lo guardò e lui smise di ridere, poi sospirò, «Sei riuscito a parlarle?».
Toya strinse le spalle, «Non mi ha lasciato dire una parola. Era troppo arrabbiata per ascoltarmi. Adesso se n’è andata e io ho una brutta sensazione. Abbiamo bisogno di lei qui.». Nella sua mente aggiunse in silenzio: “Io ho bisogno di lei qui.”.
Shinbe annuì, «Forse sarebbe utile che tu andassi da lei. Dopotutto, sei l’unico tra noi che può farlo. E, la prossima volta, non cercare di spiegare le cose. Di’ solo che ti dispiace, okay?». Si alzò e fece alcuni passi prima di fermarsi e aggiungere: «Se ti darà la possibilità di spiegare, assicurati di dirle che la ami. Dopotutto… lei non ha il potere di leggere la mente.».
Toya aspettò che Shinbe fosse lontano prima di alzarsi e sospirare per calmare i nervi. Guardando il volto della statua vergine, si chiese se la sosia antenata di Kyoko fosse stata così difficile da gestire come la sua discendente. Per scoprire quel segreto avrebbe dovuto chiederlo a Hyakuhei e la cosa era fuori discussione.
Toccando le mani della fanciulla, fu inghiottito dalla luce blu e scomparve. Saltare attraverso la barriera del tempo gli dava sempre i brividi. Gli sembrava di annegare… ma senza acqua.
Gli altri guardiani si lamentavano spesso perché era l’unico in grado di farlo, ma lui era giunto alla sua conclusione… l’incantesimo addomesticante. Quel che è giusto è giusto. Lui era l’unico su cui Kyoko potesse usare l’incantesimo, perciò era l’unico che poteva seguirla nel suo mondo e riportarla indietro.
“Che cosa sto facendo? Mi lancerà quel maledetto incantesimo, se vede che l’ho seguita.”. Toya percorse la piccola rampa di scale e sbucò fuori dal tempietto nel giardino di Kyoko. Non era mai stato molto bravo ad ascoltare quella vocina nella propria testa, quindi perché iniziare ora? La notte era tranquilla e fredda, aiutandolo a concentrarsi per il confronto.
Guardando casa di Kyoko e non vedendo nessuna luce accesa, decise di girare intorno finché non trovò la finestra della sua camera. Non era la prima volta che sceglieva quell’entrata. Inoltre, sarebbe stata proprio una fortuna imbattersi nel suo stravagante nonno…
Arrampicandosi velocemente sull’albero fuori dalla camera di Kyoko, Toya sorrise quando vide che la finestra era socchiusa e la luce era spenta. Poggiò le mani sulla finestra e in silenzio la aprì completamente, rabbrividendo quando emise uno scricchiolio leggero.
Entrando nella stanza, strisciò sul suo letto. Era coperta a metà, con una mano sotto il mento, sdraiata su un fianco con i capelli spettinati sul cuscino bianco. Si sedette piano sul bordo del letto e si chinò su di lei, osservandola mentre respirava.
Amava guardarla dormire. Essendo un guardiano, non dormiva come gli umani quindi aveva molte occasioni per sedersi a guardarla a sua insaputa. I suoi pensieri tornarono al bacio… a entrambi i baci.
Per come la vedeva lui, era stato se stesso anche quando si era trasformato… entrambi i suoi lati erano parte di lui. E, anche se lei era sotto incantesimo… era comunque se stessa. E poi… era stato solo un bacio. I suoi occhi dorati brillarono d’argento al ricordo di quel bacio appassionato, portandolo a indietreggiare quando riaffiorò di nuovo il desiderio.
Forse Kyoko non si era resa conto che lui non avrebbe mai potuto smettere, non quando era lei a volere un bacio da lui. Ciò che lo faceva soffrire davvero era che nessuno dei due baci era stato reale. Grugnì, cercando di scacciare quel pensiero. Per lui, erano stati reali.
Quando arrivarono le prime luci dell’alba, Toya uscì dalla finestra e si sedette su un ramo dell’albero… in attesa.
Kyoko si svegliò stiracchiandosi e aprì gli occhi. Sentì subito che qualcosa non andava. Sedendosi e guardando in giro per la stanza, si accigliò sentendo un punto caldo sotto la sua mano. Notò subito il segno che qualcuno era stato lì… accanto a lei. Non poté fare a meno di sorridere. Toya era stato lì.
Capitolo 5 “Presenze indesiderate”
Kyoko si vestì in fretta per andare a scuola. Essendo tornata, ci sarebbe andata sicuramente. Aveva già perso tanto tempo e poi, le mancavano i suoi amici. Si spazzolò i capelli finché non brillarono e promise a se stessa che non avrebbe pensato a cosa accadeva nell’altro mondo, si sarebbe goduta quella giornata così com’era… normale. Poggiò la spazzola sul mobile e andò al piano di sotto, in sala da pranzo.
Il nonno la guardò sorpreso, «Kyoko, sei a casa? Andrai a scuola oggi? Altrimenti ho già pensato a una buona scusa, se ne hai bisogno.» e le sorrise.
La sua famiglia era abituata al fatto che lei fosse la sacerdotessa designata dai loro antenati tanto tempo fa. Il tempio della vergine dietro la casa apparteneva alla loro famiglia dall’antichità e lo custodivano al segreto.
Kyoko gemette, «Grazie nonno, ma voglio andare quindi tienila per la prossima volta, va bene?». Sapeva che il nonno stava solo cercando di darle una mano ma alcune delle malattie che si era inventato come scusa per la scuola e gli amici erano davvero esagerate.
Tama sorrise sapendo che, spesso, il nonno rendeva difficile per Kyoko farsi vedere a scuola, soprattutto dopo aver detto che aveva una malattia contagiosa sconosciuta. Tossì con la mano per nascondere la propria risata, poi prese un pezzo di pane tostato dal piatto e si diresse verso la porta.
«Credo che dovrai conservare la scusa della gravidanza per la prossima volta, nonno.». Le ginocchia quasi gli cedettero per le occhiatacce di Kyoko e del nonno. Cambiando rapidamente argomento, si avviò fuori dalla sala. «Sorellina, dovresti sbrigarti se non vuoi essere di nuovo in ritardo.» disse, facendole un cenno mentre correva fuori.
Dopo qualche minuto, Kyoko baciò la madre sulla guancia e si diresse verso la porta. Si avviò lentamente verso la scuola, la giornata era già perfetta, né troppo fredda né troppo calda. La brezza sul viso le piaceva ed era una gradevole pausa dallo stare in continua allerta per i demoni che erano sempre in agguato.
Quello era uno dei motivi per cui attraversava spesso il portale del tempo. Per mantenere il suo mondo al sicuro e libero dai demoni, doveva trovare il resto del cristallo e riportarlo da questo lato del portale prima che si scatenasse l’inferno… nel vero senso della parola.
Non aveva percorso molta strada, quando vide i suoi amici. Si fermarono, aspettando che si unisse a loro, e lei accelerò il passo per raggiungerli, sorridendo. Essere normale non era mai stato così bello.
Toya aveva visto Kyoko uscire di casa e, per curiosità, l’aveva seguita, con l’intenzione di andarsene quando sarebbe arrivata a scuola. Vide diverse ragazze salutarla e lei le raggiunse, sembrava che parlasse tutto d’un fiato. Si mosse inosservato tra gli alberi in modo da poter sentire quello che stavano dicendo.
Una delle ragazze disse a Kyoko che qualcuno aveva chiesto di lei. La testa di Toya scattò quando sentì un ragazzo chiamare Kyoko e poi unirsi a loro. S’irrigidì quando il ragazzo la prese per mano. Lei gli sorrise, annuendo, poi gli consegnò i suoi libri.
«Grazie, Tasuki.» Kyoko arrossì. Lui voleva sempre portare i suoi libri come se fossero troppo pesanti e, dopo aver rifiutato tante volte in passato, alla fine si era arresa, rendendosi conto che avrebbe continuato a chiederglielo per tutto il tragitto. Era molto insistente ma non invadente e questo le piaceva.
Toya osservava Tasuki con uno sguardo freddo e penetrante. Non gli piaceva che il ragazzo stesse camminando così vicino a Kyoko né il modo in cui la guardava. Poteva dire che Tasuki la voleva e si arrabbiò ancora di più quando Kyoko sorrise di rimando come se fossero più che amici. Le altre ragazze erano andate avanti, lasciando i due da soli. Toya li seguiva da vicino, cercando di sentire ciò che dicevano. Usando il suo udito da guardiano, ascoltò ogni parola.
Tasuki guardava Kyoko mentre camminavano. Era la ragazza più bella che avesse mai incontrato e aveva una cotta per lei fin dal primo giorno in cui si erano conosciuti. Era stato in prima elementare, e lui aveva già preso la sua decisione sin da allora. Sperava solo che un giorno Kyoko avrebbe provato lo stesso per lui. Sapeva che non era malata come la sua famiglia faceva credere, ma non disse nulla a riguardo.
«Kyoko, ti va di uscire stasera? Voglio dire…», Tasuki passò i libri da un braccio all’altro con un gesto nervoso, «… non ti vedo quasi mai.». I suoi occhi dolci incontrarono quelli di lei in uno sguardo di speranza.
Kyoko non era sicura che fosse una buona idea uscire per un appuntamento, con tutto quello che era successo ultimamente nell’altro mondo. Comunque… almeno lui era normale e umano. Era così carino mentre la fissava con occhi speranzosi. Come poteva dirgli di no? «D’accordo, ci vediamo da me verso le sette?», e gli rivolse un sorriso smagliante.
Tasuki era raggiante perché aveva ottenuto quello che voleva. «Con molto piacere.». Le prese la mano mentre camminavano un po’ più veloce per recuperare il ritardo con gli altri.
Toya ribolliva di rabbia dopo aver sentito che il ragazzo e aveva chiesto di uscire e lei gli aveva detto di sì. I suoi occhi bruciavano sul ragazzo mentre i due sparivano lungo la strada. «Non uscirà con lui, né adesso né mai.» ringhiò, «Non finché avrà a che fare con me.».
*****
Kyoko aveva trascorso il giorno di scuola senza fare troppi casini. Aveva anche ottenuto un buon voto al compito di matematica, il che era fantastico, dal momento che aveva avuto poco tempo per studiare. Facendo avanti e indietro tra i due mondi, era già un miracolo che non l’avessero ancora cacciata a calci dalla scuola. Era bello saperee che il suo problema più grande era cosa indossare e dove l’avrebbe portata Tasuki. Cavolo, era molto meglio che preoccuparsi di combattere i demoni.
Entrò in casa ancora persa nei propri pensieri, salutando la madre e il nonno mentre passava dalla cucina, diretta verso la sua stanza. Guardandosi allo specchio, scosse la testa per la divisa da scuola che indossava e aprì l’armadio per guardare i vestiti appesi. Si tolse la camicia, pronta a provare dei vestiti per vedere quale sarebbe stato più adatto.
Proprio mentre stava per prendere una bella camicia rosa, sentì un rumore. Chiudendo l’anta dell’armadio, guardò verso la finestra da dove proveniva il rumore e rimase a bocca aperta, stringendo la camicia al petto.
Toya era lì, proprio davanti alla finestra. Se ne stava con le braccia conserte nella sua solita posizione nervosa ma i suoi occhi erano tranquilli… troppo tranquilli.
Finalmente lui ruppe il silenzio: «Kyoko, dobbiamo andare.». Fece un passo avanti e tese la mano verso di lei, ma Kyoko indietreggiò scuotendo la testa.
«No, non sono ancora pronta a tornare. E tu devi uscire dalla mia stanza, Toya.». Si strinse la camicia al petto, sentendo il calore affiorarle sulle guance. Dopo tutto quello che era successo di recente, sentirsi esposta era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.
Toya abbassò la mano. «Perché non puoi tornare adesso? Tutti aspettano te.» le disse con voce calma, ma Kyoko aveva la sensazione che ci fosse un significato nascosto.
«Voglio restare qui per un altro giorno.» disse mentre guardava altrove, incapace di incrociare il suo sguardo. Rimase a bocca aperta quando lui le si avvicinò all’improvviso.
«Cos’hai di più importante da fare che trovare i talismani, rimetterli insieme e impedire a Hyakuhei di portare qui i demoni?» le chiese, avvicinandosi ancora di più e facendola indietreggiare di nuovo.
I suoi occhi avevano un’espressione pericolosa ma Kyoko riusciva a percepire qualcos’altro nascosto. Era troppo, troppo vicino. Il suo sguardo si posò sulle labbra di lui per poi tornare alle scintille d’argento che ora sconvolgevano le sue iridi dorate. Era la sua immaginazione o lui si stava avvicinando? Oh no! Non gli avrebbe permesso di prendersi ancora gioco di lei.
«Toya, vattene!» la voce di Kyoko era più forte e gli occhi di Toya iniziarono a stringersi. «Esci subito e non tornare se non sei invitato!» gridò, indicando la finestra.
Toya avanzava mentre Kyoko indietreggiava, ma questa volta trovò il muro. «Perché non puoi dirmi il motivo per cui non sei pronta a tornare adesso? Cosa c’è di così importante da farti abbandonare tutti?».
Kyoko lo fissò, adesso i loro volti erano solo a un soffio di distanza l’uno dall’altro. Lui poggiò una mano al muro per intrappolarla mentre si sporgeva in avanti. Kyoko si morse il labbro inferiore. Che cosa stava succedendo? Toya non aveva mai agito in quel modo prima d’ora. Proprio in quel momento lo sorprese a guardarle le labbra con uno sguardo determinato e improvvisamente si dimenticò di respirare.
Non voleva che lei restasse da questa parte del Cuore del Tempo. Voleva portarla lontano da quello stupido di Tasuki ma, per ora, lei non era disposta a farlo. La spinse contro il muro, in un punto in cui lei non poteva sottrarsi. Era chiaro e semplice… non voleva che uscisse con Tasuki. Lo sguardo si posò sulle sue labbra, ricordando il bacio che gli aveva dato sotto l’effetto dell’incantesimo. Si chiese se lo avrebbe baciato così senza l’influenza di un incantesimo.
Senza pensare alle conseguenze, Toya abbassò la testa e catturò le sue labbra in un bacio affamato, cercando di farle capire che non voleva che rimanesse lì, ma che tornasse con lui. Poiché non riusciva a dirglielo con le parole, premette il proprio corpo contro il suo, facendola sussultare.
Colse l’occasione e intensificò il bacio già possente, gustando la dolcezza che già conosceva. Il suo corpo era come in fiamme mentre cercava di scoprire ogni luogo nascosto che riusciva a trovare. Il desiderio improvviso di entrare in lei emerse nel suo sangue guardiano, cercando di prendere il controllo della sua mente. Premendo la coscia tra le sue gambe, il suo corpo si muoveva a un ritmo che gli stava togliendo il fiato.
Strane sensazioni scuotevano il corpo di Kyoko e lei capì che doveva fermarlo subito… o le cose sarebbero andare troppo oltre. Lo spinse con tutte le sue forze, sperando che non le avrebbe opposto resistenza questa volta.
Rilasciandola con un ringhio, Toya fece un passo indietro, respirando affannosamente e cercando di non perdere il controllo. «Kyoko, io voglio solo che tu venga con me». Le sue parole, pronunciate dolcemente, erano piene di dolore per il rifiuto. La frangetta gli era ricaduta davanti agli occhi, nascondendo tutte le sue emozioni.
Lei scivolò dietro l’anta dell’armadio e prese una camicia, indossandola in fretta. Quando fece un passo indietro, Toya era sparito. Sospirò, poi trasalì quando sentì sua madre bussare alla porta.
«Kyoko, è arrivato Tasuki. Gli ho detto di aspettare e che sarai pronta tra un attimo, okay?» la voce dolce di sua madre la raggiunse. Kyoko diede un’ultima occhiata alla finestra, poi di nuovo allo specchio. Si portò le dita alle labbra, sentendo ancora il formicolio di quel bacio così infiammato. Con un sospiro di sconfitta, chiuse l’armadio e scese. Non trovando Tasuki in casa, si avvicinò alla porta e lo trovò fuori.
Toya vide Tasuki e Kyoko salutarsi. Rimanendo sull’albero, si allungò, afferrò un ramo di modeste dimensioni e lo lanciò verso Tasuki, colpendolo dietro la testa.
«Ahi.» borbottò il ragazzo, massaggiandosi la nuca e guardandosi intorno confuso. Non vedendo altri oggetti volanti, si girò di nuovo verso Kyoko. «Sei pronta? Ho pensato che potremmo vedere un film e poi mangiare qualcosa.».
Kyoko annuì e gli prese la mano, portandolo lontano da casa prima che Toya decidesse di lanciargli qualcosa che avrebbe davvero potuto ferirlo sul serio.
*****
Più tardi, Tasuki riaccompagnò Kyoko a casa. Ridevano di gusto quando giunsero alla porta d’ingresso. «Tasuki, non ti ringrazierò mai abbastanza. Sono stata benissimo.». Gli sorrise, vedendo quanto lui fosse felice. Si era davvero divertita.
Tasuki le si avvicinò, accorciando la distanza finché i loro respiri non furono quasi vicini. «Kyoko, posso darti il bacio della buona notte?» le chiese a bassa voce sapendo che, in qualche modo, lei stava per sparire di nuovo.
Kyoko si guardò intorno con circospezione, sperando che nessuno stesse guardando. Annuì pensando: “Perché no… gli altri mi hanno baciata, perché non lasciare che anche Tasuki lo faccia, visto che è più gentile di loro?”.
Alzò il viso verso di lui e chiuse gli occhi in attesa. Sentendo le sue labbra scivolarle sulla guancia in un bacio innocente, aprì subito gli occhi per vederlo arrossire mentre la ringraziava e se ne andò. Kyoko rimase lì a pensare quanto fosse divertente la cosa. L’unica persona a cui aveva dato il permesso di baciarla non le aveva nemmeno dato un bacio vero. Ridacchiò tra sé, girandosi per entrare in casa.
Si sentiva meglio riguardo tutto ciò che era accaduto negli ultimi due giorni. Si sentiva anche pronta ad affrontare di nuovo il gruppo, così iniziò a preparare una borsa da portare via. Aveva promesso a Suki che avrebbe portato loro qualcosa di buono.
E poi, Toya aveva ragione. Non doveva essere così egoista da farli aspettare. Infilò nella borsa più cose che potesse e scrisse un messaggio dicendo alla sua famiglia che stava tornando nell’altro mondo e che sarebbe ritornata il prima possibile. Avrebbero capito… come sempre.
*****
Dopo aver baciato Kyoko, Toya era tornato al campo dagli altri erano, decidendo di non pensarci più. Non aveva intenzione di pensare al fatto che lei fosse uscita con quel tizio. Non poteva fregargliene di meno. Si mise a camminare rabbiosamente avanti e indietro accanto al fuoco che avevano preparato per la notte.
Kamui lo guardò con diffidenza, massaggiandosi ancora la testa dove lo aveva colpito poco prima. Gli aveva solo chiesto se Kyoko stava bene… Toya non avrebbe dovuto colpirlo. Suki guardò Shinbe e alzò le spalle quando lui trovò il coraggio di chiedere: «Toya, ti ha detto per caso quando sarebbe tornata?».
Toya si voltò e strinse gli occhi verso Shinbe. «Come diavolo faccio a saperlo? Non sta parlando con me in questo momento e, per quanto mi riguarda, non mi interessa quello che fa.». Continuò a camminare avanti e indietro.
Shinbe sorrise, «Sì, ci siamo accorti che non ti interessa dal modo in cui stai consumando il terreno con i tuoi passi.».
«Sta’ zitto.» rispose Toya, consapevole che non l’avrebbe data a bere a nessuno… neanche a se stesso. Se avesse saputo che non lo avrebbe respinto, le avrebbe detto quello che provava per lei. In quel momento, ciò che gli dava più fastidio era il fatto che avrebbe potuto perderla. Era più spaventoso di qualsiasi altra cosa.
Smise di camminare vedendo il solco che Shinbe aveva appena indicato e sospirò. Non lo aveva mai detto ad alta voce né in mente prima d’ora, ma Kyoko era parte di lui e questo lo faceva impazzire. Toya se ne andò a passo veloce per controllare il santuario e vedere se era tornata.
*****
Kyoko uscì dal portale del tempo così rapidamente che la pesantezza del suo zaino le fece perdere l’equilibrio. Poco prima che cadesse, una mano si allungò e la sostenne. Kyoko vide Kyou che era lì, illuminato dalla luce della luna, regale come un principe. Perché continuava a comparire in quel modo?
Allontanandosi da lui, deglutì nervosamente. «Kyou, che ci fai qui?». Quell’abitudine di avvicinarsi a lei furtivamente stava iniziando a sfuggire di mano.
Kyou osservò le emozioni che le scorrevano sul viso, notando meraviglia e una traccia di paura nei suoi occhi. Sapeva che aveva paura di lui e non gli importava perché era solo una timida paura, poiché non le avrebbe fatto del male. Lui glielo avrebbe fatto capire pian piano.
Senza voltarsi, guardò la statua vergine e poi di nuovo lei. «Perché sei andata a casa, sapendo che il Cuore di Cristallo Protettore è ancora qui?», il suo tono era pacato.
Kyoko si morse il labbro. Non voleva che nessuno lo sapesse. «Io… mi sentivo in imbarazzo.». Per qualche ragione, non riuscì a mentire fissando quegli occhi dorati.
«Fai bene a non mentirmi, sacerdotessa.» la voce di Kyou sembrava quasi seducente e Kyoko si sentiva come se stesse cercando di attirarla a sé. Come faceva a sapere che stava pensando di mentirgli? Lei sapeva che non le avrebbe fatto del male. «Non dovresti mai sentire il bisogno di mentirmi. Dopotutto, non sono uno dei tuoi guardiani?».
“Ci risiamo.” pensò Kyoko, “È come se stesse leggendo la mia mente.”. Rimase a bocca aperta mentre lo guardava. Cercò di non pensarci ma il ricordo le balenò nelle mante. Il bacio che avevano condiviso, mentre lei era sotto l’effetto dell’incantesimo d’amore. Kyoko non riusciva a distogliere lo sguardo da lui mentre ricordava il suo sapore e il modo in cui le teneva una coscia tra le gambe.
Sentì una scossa di calore attraversarla a quel ricordo e arrossì quando lo sguardo si abbassò sulle sue labbra perfette. Sussultò quando lui allungò una mano e la strinse tra le braccia, premendo quelle magiche labbra sulle sue in un bacio che le tolse il respiro. Non appena iniziò a rispondere al bacio, lui la lasciò e lei alzò lo sguardo per vedere i suoi occhi diventare oro scuro.
«Perché fai così, Kyou?» chiese lei con voce tremante. «Non mi conosci neanche, né tanto meno io. Hai anche cercato di uccidermi quando sono arrivata qua con il Cuore di Cristallo Protettore. Dicesti che non ero altro che un essere umano e indegno. Allora perché adesso ti comporti così?».
In un istante, Kyou la prese e la guardò negli occhi «Se avessi voluto ucciderti… lo avrei già fatto.».
Kyoko sentiva il cuore batterle nel petto. Lo guardò negli occhi, solitamente glaciali, e le parve di vedere un accenno di emozione che lui nascose rapidamente.
Stringendola ancora di più, Kyou la rimproverò: «Non pensare di sapere che cosa provo.». Le strofinò le labbra sulla guancia, stringendola sempre di più. Avrebbe alimentato il fuoco che c’era in lei finché non si sarebbe arresa. «Presto capirai fino a che punto può amare un guardiano.».
Detto questo, catturò le sue labbra in un altro bacio che le accese l’anima di desiderio… o era puro bisogno? Poi si scostò e le accarezzò una guancia delicatamente, come una piuma.
Kyoko era sbalordita da come un tale potente Signore dei guardiani, in grado di uccidere così tante persone, potesse essere così gentile. Quand’è che aveva iniziato a guardare Kyou in una luce diversa? Lo osservò dubbiosa, chiedendosi che cosa lo avesse cambiato.
«Che cosa vuoi da me, Kyou?» gli chiese in un sussurro.
Passandole le dita tra i capelli, lui scostò una ciocca e avvicinò una guancia alla sua, sussurrandole all’orecchio: «Io avrò tutto di te.».
Il suo respiro era così caldo sulla pelle ed era così piacevole. Kyoko chiuse gli occhi e sospirò.
Un accenno di sorriso apparve sulle labbra di Kyou mentre la guardava chiudere gli occhi, ma il suo sorriso si spense quando sentì un odore che si stava avvicinando. La mise a sedere su una delle pietre circostanti e, senza aggiungere altro, la lasciò seduta lì frastornata, sapendo che Toya l’avrebbe trovata mentre lei era ancora lì a desiderare lui.
Kyoko era ancora in stato confusionale quando Toya entrò nella radura. Emise un ringhio cupo mentre guardava le piume dorate che piovevano intorno a lei. Guardandola fissa, si avvicinò lentamente. Sembrava mezza addormentata. Toya restrinse lo sguardo verso il cielo in segno di avvertimento. Kyou stava giocando a un gioco pericoloso e a lui non piaceva.
Sapeva che suo fratello si stava prendendo gioco di lui, apparendo e scomparendo a proprio piacimento. Capì che non era intimidito dalla sua vicinanza a Kyoko. Molto tempo prima, Tadamichi aveva cercato di convincere Hyakuhei a condividere la sacerdotessa e Toya sapeva che Kyou aveva la stessa intenzione, ma lui non voleva condividere Kyoko con lui né con nessun altro. E pensava che neanche Kyoko lo avrebbe voluto.
«Io l’ho amata per primo.» confessò Toya a bassa voce, sapendo che lei non lo avrebbe sentito, in quel momento. «Kyou e i suoi maledetti incantesimi.». Allungò la mano per toccarle la guancia ma, prima di raggiungere il suo obiettivo, strinse il pugno e lo abbassò.
Invece, afferrò lo zaino di Kyoko e la aiutò a scendere dalla roccia. Prendendola per mano, la condusse al campo senza dire una parola. Presto, pensò Toya, molto presto avrebbero dovuto parlare… e questa volta lei avrebbe ascoltato ogni sua maledetta parola.
Capitolo 6 “Oltre la gelosia”
Kyoko si sentiva ancora come se fosse in trance, ma i sentimenti che stava provando erano così belli che non le importava. Che cosa le aveva fatto Kyou? Era come se… poco a poco stesse pianificando qualcosa di molto più grande, la stesse preparando per qualcosa. Oppure la stava facendo eccitare.
Kyoko si guardò la mano. Si tenevano per mano? Seguì il braccio con lo sguardo fino al volto di Toya. Toya le teneva la mano? Sorrise, poi pensò tra sé: “Quando è arrivato?”. Scuotendo la testa per eliminare ogni residuo di confusione, lo guardò disorientata. Il suo sguardo sembrava un po’ più tenero di prima… e anche più preoccupato.
«Toya, che succede? Perché mi sento come se stessi uscendo da una nebbia fitta o qualcosa del genere?». Quando lui non rispose ritrasse la mano, costringendolo a lasciarla andare o a rispondere alla sua domanda.
Dandole le spalle, lui le lasciò la mano e fece un altro passo, ma a quello successivo vacillò. «Kyoko, penso che dovremmo rimandare questa conversazione.». le disse senza voltarsi. Non se la sentiva di guardarla negli occhi in quel momento, visto il suo improvviso cambiamento di umore.
Doveva parlarle di lui e del suo prepotente fratello ma, in quel momento, al culmine della gelosia, non era certo di potersi controllare. «Andiamo.» aggiunse, cercando di sembrare irritato con lei così non avrebbe insistito.
Kyoko non voleva rinunciare così facilmente, dopotutto… si trattava di lei e aveva bisogno di risposte. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era rendersi di nuovo ridicola senza neanche saperlo. «Toya, perché Kyou mi insegue?».
Parlava a bassa voce, ma le parole suonarono alle orecchie di Toya come una minaccia. Ringhiò silenziosamente al pensiero di Kyou che voleva Kyoko, e lei era lì che aspettava una risposta.
Incapace di combattere il desiderio che pulsava sotto la propria pelle, Toya si voltò e la strinse in un caldo abbraccio… poi, altrettanto rapidamente, la lasciò andare, facendo un passo indietro e abbassando la testa sconfitta in silenzio.
«Dobbiamo parlarne proprio adesso?» le chiese guardandola, per poi allontanare rapidamente gli occhi dal suo sguardo curioso.
Kyoko sospirò, «Era quello che temevo, stupido. Non riesci più neanche a guardarmi negli occhi. Hai odiato così tanto quel bacio che adesso non vuoi avere niente a che fare con me, vero?». Strinse i pugni e alzò il mento in segno di sfida, «Beh, non m’importa cosa pensi di me. Solo perché non ti è piaciuto baciarmi, non significa che agli altri non piacerà.».
Prima di rendersene conto, si ritrovò stretta tra le braccia di Toya, che le catturò possessivamente le labbra. Gli affondò le dita tra i capelli, nel tentativo di impedire alle proprie deboli ginocchia di cedere.
Lui la voleva, in modo spaventoso a volte. Toya cercò di riprendere il controllo. Quando aveva detto che agli altri sarebbe piaciuto baciarla, gli era venuta voglia di farle dimenticare gli altri baci. Rilasciò le sue labbra, i loro sguardi s’incrociarono in una guerra silenziosa e un’ondata di possessività lo attraversò.
«Kyoko, io adoro i tuoi baci.». Il suo sguardo cadde di nuovo sulle labbra rosa che aveva appena lasciato libere.
Kyoko sentì il cuore correre verso Toya, lo desiderava. Non le importava, non avrebbe mai potuto continuare a essere arrabbiata con lui. Scrutò il suo sguardo dorato, vedendo le scintille d’argento lottare per il controllo, ma qualcosa interferiva con i suoi sensi… dicendole che non erano soli.
Toya sentì Kyoko irrigidirsi e pensò che fosse perché le aveva detto che gli piacevano i suoi baci, finché non la vide girarsi e guardare dietro di lui. La lasciò andare e si voltò in fretta, non sapendo cosa aspettarsi.
Le ombre nel buio presero forma con movimenti distorti. «Demoni-ombra? Qui?» sussurrò. Appena lui pronunciò quelle parole, le ombre cominciarono a dileguarsi, quasi sfidandolo a seguirle.
«Torna al campo dagli altri, lì è più sicuro.» indicò in direzione del campo, poi sparì nella foresta per non perderle di vista. Ne sentiva solo due, ma non era comunque un buon segno che stessero spiando Kyoko. Si chiese se Hyakuhei fosse più vicino di quanto pensassero.
Kyoko non aveva avuto il tempo di dire nulla prima che lui sparisse, così si diresse verso il campo, pensando che forse Toya non la voleva tra i piedi. Dopotutto, erano solo un paio di demoni-ombra e, in un numero così esiguo, erano praticamente innocui.
«E va bene!» sbottò Kyoko in silenzio. «Va bene… la prossima volta che penserà di baciarmi, lo metto al tappeto.». Si stampò un sorriso sul viso mentre entrava nel campo.
Kamui fu il primo a vedere Kyoko e si avvicinò rapidamente, stringendola in un caloroso abbraccio. «Guardate, ragazzi, Kyoko è tornata!». Le diede un bacio sulla guancia e le fece l’occhiolino.
Suki sorrise, felice di vedere che era finalmente tornata, ma Shinbe restrinse lo sguardo per il bacio che Kamui le aveva appena dato. Che diavolo aveva nella testa quel ragazzo? Toya lo avrebbe ucciso.
«Mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto, ma adesso sono tornata e sto bene quindi non preoccupatevi, okay? Ah, vi ho portato un po’ di cose buone.». Prese lo zaino e iniziò a rovistare, distribuendo a ciascuno le sue cose preferite.
Erano tutti seduti lì sorridenti, a mangiare cose buone e a bere soda come se non gli importasse del mondo. Tutti tranne Shinbe, che guardava la foresta chiedendosi cosa ci fosse di così importante da portare Toya a lasciare Kyoko da sola.
*****
Toya aveva seguito i due demoni-ombra, sapendo che lo stavano volutamente allontanando dagli altri. Non gli importava se era una trappola e sperava quasi che lo fosse… visto lo stato d’animo in cui era. Vedendo i demoni-ombra svanire nel terreno proprio di fronte a lui, ringhiò fermandosi di colpo.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, il vento aumentò così tanto che poteva significare solo una cosa. Dietro quell’apparizione c’era Amni, il demone servitore di Hyakuhei, che aveva la capacità di usare la magia del vento. «Vieni fuori, bastardo.».
Amni discese mentre i venti vorticavano intorno a lui e le correnti obbedivano al suo comando. Le sue labbra accennarono un sorriso, mentre i suoi lunghi capelli biondi ondeggiavano in aria quando il vento divenne meno impetuoso.
«La sacerdotessa ti rende debole, guardiano.». Amni afferrò la sua spada del vento e si spostò con un colpo verso il basso, rilasciando una potente folata ai piedi di Toya, facendogli volare in faccia polvere e detriti. «O sono le sue labbra a renderti debole?» lo derise, reclamando la sua totale attenzione su ciò che stava per dirgli.
I pugnali gemelli apparvero e Toya li incrociò rapidamente proprio mentre i detriti volavano verso di lui, per trasformarli in cenere appena toccavano la barriera creata dalle lame. Guardando attraverso il turbinio blu elettrico della barriera, restrinse lo sguardo sul tirapiedi di suo zio, chiedendosi che cosa volesse.
Il ragazzo era un enigma, a volte, e in quel momento Toya sapeva che stava solo giocando, invece di attaccarlo davvero. «Sputa il rospo, Amni… o giuro che ti rimanderò da Hyakuhei a pezzi.».
Gli occhi azzurri di Amni s’illuminarono mentre inviava un altro soffio di vento pericoloso verso Toya. «Tuo zio ha trovato più della metà dei talismani.». Si librò di nuovo in aria per sfuggire al ghiaccio che si stava formando sul terreno sottostante a causa del pugnale di ghiaccio di Toya. «I guardiani hanno l’altra metà. Non ne restano molti altri da trovare.».
«Dimmi qualcosa che non so già, dannato sbruffone!» ringhiò Toya attaccando Amni, ma il vento allontanò il ragazzo per poi riavvicinarlo quando le fiamme svanirono.
Vedendo che Toya stava perdendo la pazienza, Amni gli inviò un potente soffio e gridò: «Toya, fa’ attenzione!». Era già abbastanza terribile che Hyakuhei lo avrebbe ucciso se avesse saputo che era lì a svelare segreti al nemico, ma sarebbe stato ancora peggio se Hyakuhei avesse ottenuto il potere del Cuore di Cristallo Protettore.
Se il suo padrone avesse ottenuto un tale potere… Amni sapeva che non sarebbe mai stato libero dalle catene che lo tenevano schiavo del mostro che il signore dei guardiani era diventato. «Hyakuhei ha un piccolo problema.» sogghignò Amni in modo ingannevole. «Ha bisogno di una sacerdotessa che lo aiuti a riunire di nuovo i talismani.».
Toya osservava Amni, cercando di capire a cosa si stesse riferendo e poi capì. «Kyoko!».
Si voltò per andarsene, ma la voce di Amni lo fermò con un ultimo avvertimento.
Uno sguardo solenne balenò sul volto di Amni, «Toya, se Hyakuhei ottenesse il potere del Cuore di Cristallo Protettore… tu perderesti la sacerdotessa.».
*****
Kyoko decise di comportarsi come se niente fosse. “Andrà tutto bene finché nessuno proverà a baciarmi di nuovo.” pensò tra sé. Estraendo una soda dalla borsa e poggiandola accanto a sé, si allungò di nuovo e tirò fuori un sacchetto di patatine, poggiandolo accanto alla bevanda. Rise quando Kamui aprì la propria bibita e quasi se la versò addosso.
Toya sentì la risata di Kyoko mentre si avvicinava al campo. Amava sentire la sua risata. Era un suono che solo lei poteva emettere. Entrò nel campo e li vide mangiare le cose portate da Kyoko. Guardandola, i suoi occhi s’intenerirono quando lei indicò il sacchetto di patatine e la soda accanto a sé.
«Ecco, ti ho conservato questi.» gli sorrise, decidendo di ignorare cos’era accaduto poco prima.
Toya si avvicinò lentamente, sedendosi accanto a lei per prendere le patatine e la bibita, non sapendo se fidarsi di quel sorriso oppure no. I suoi pensieri erano ancora fissi sulle parole che Amni aveva detto. “Se Hyakuhei ottenesse il potere del Cuore di Cristallo Protettore… tu perderai la sacerdotessa.”. Riportò l’attenzione su Kyoko quando sentì il suo battito cardiaco cambiare e iniziare ad accelerare.
Kyoko si alzò facendo cadere la bevanda a terra, diventando pallida mentre si girava verso il villaggio più vicino. Sapeva di essere quasi sempre debole e indifesa, ma quello era un potere che aveva acquisito nel momento in cui aveva toccato le mani della statua vergine nel suo cortile. Li sentiva… i demoni… il male, ovunque.
«Il villaggio… Sennin…» sussurrò, poi iniziò a correre. «Dobbiamo salvarli!».
Toya la afferrò, facendola salire sulla propria schiena, e in pochi minuti raggiunsero il ciglio della scogliera che si affacciava sul villaggio. Vedendo una nuvola minacciosa incombere su di esso, tutti fecero una pausa prima di scattare di nuovo.
«Presto, Toya!» insisté Kyoko con ansia, poi si voltò verso gli altri. Kaen si era già trasformato in drago e Suki e Shinbe lo cavalcavano. Suki pregò silenziosamente di arrivare in tempo per salvare il villaggio e suo padre. Le labbra di Shinbe si assottigliarono, stringendo Suki in un braccio protettivo mentre si dirigevano verso un pericolo sconosciuto.
Toya accelerò e Kyoko si aggrappò saldamente a lui. «Quanti talismani riesci a sentire?». Aveva un brutto presentimento, ma questa volta avrebbe tenuto Kyoko con sé in modo da poterla proteggere. Per un attimo serrò le mani sotto le ginocchia di lei mentre volava tra gli alberi, avvicinandosi al villaggio.
Kyoko chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. «Ne sento un paio proprio davanti a noi. Ma sono più grandi del normale e molto potenti. Ne sento altri a destra e si muovono molto velocemente verso gli altri.». Si accigliò, notando la differenza. Una serie di talismani era oscura, ma l’altra no.
Kyoko aprì gli occhi e si trovò davanti al villaggio. Sennin era lì con alcuni uomini, cercavano di difendere il villaggio da un demone gigante che aveva demoni simili a serpenti attaccati al corpo.
La creatura lanciava i serpenti agli abitanti del villaggio, ridendo follemente quando essi si attaccavano agli umani e gli facevano fare ciò che volevano come se fossero marionette. Con orrore, vide che gli abitanti del villaggio cominciavano a combattere tra di loro.
Toya fece sedere Kyoko ai suoi piedi mentre Suki e Shinbe saltarono giù da Kaen. Kamui rimase con il drago per affiancarlo e creare una linea di difesa. Kyoko afferrò la balestra e la puntò quando il feroce demone rivolse la propria attenzione sui nuovi arrivati.
Tutti erano al proprio posto finché Toya non balzò in avanti, cercando di tagliare il corpo del demone a metà. Il demone si scansò, girandosi e facendolo cadere con un folle ruggito. Il guardiano d’argento finì a terra con un rumore di ossa rotte.
Quando Kyoko urlò il nome di Toya, fece girare l’enorme demone verso di lei. Tese subito una freccia eterea contro la balestra, cercando i talismani che sapeva erano nascosti da qualche parte nel suo corpo massiccio. Vedendone uno nel suo braccio sinistro, prese la mira ma lo mancò quando lui avvolse il braccio attorno a Toya.
Toya si liberò ma il demone, vedendo la freccia magica sfiorargli il braccio, si girò verso Kyoko con occhi rosso rubino. Con una orribile voce roca ringhiò: «Dunque sei tu la sacerdotessa che può vedere i talismani.». Poi si diresse verso di lei, lanciando un gruppo di serpenti verso Toya per tenerlo occupato.
Suki e Shinbe si misero tra Kyoko e il demone. Suki prese la sua baionetta e Shinbe usò il suo bastone per distruggere i serpenti che il demone lanciava, ma la creatura orrenda non si placava.
Kyoko puntò un’altra freccia eterea quando il demone colpì Suki e Shinbe con un solo movimento della sua enorme mano. Vedendo i suoi amici sbalzati in aria, una scossa di rabbia la pervase, facendole scoccare la freccia che sibilò in aria e colpì il talismano nella parte superiore del braccio, facendo infuriare il demone.
Urlando di rabbia, il mostro si voltò verso Kyoko. Proprio mentre le lanciava almeno due dozzine di serpenti dagli occhi rossi, una sagoma afferrò Kyoko per la vita e la allontanò dalla traiettoria. Quando mise a fuoco, Kyoko vide Kotaro che la teneva tra le braccia, sorridendole. Ricambiò il suo sorriso con gratitudine. Le aveva appena salvato la vita… ancora una volta.
Guardando dietro di lui, Kyoko vide Toya con i pugnali in mano e l’argento negli occhi. Con un urlo vibrante, lui lanciò fuoco e ghiaccio verso il mostro.
Tutti i rumori della battaglia cessarono. Tutti guardavano a bocca aperta mentre i movimenti del demone si fermavano. Sulla sua pelle verdastra si formarono cristalli di ghiaccio che poi divennero fiamme mentre il suo corpo si frantumava. I pezzi ricadevano colpendo il suolo come vetro scintillante. Toya entrò in azione, afferrando i talismani in modo che la bestia non potesse recuperarli.
Quando distrusse il demone, i serpenti strisciarono via lasciando la gente del villaggio che si guardava intorno confusa. Toya non rimase a guardare cosa successe dopo. Una gelosia fulminante lo attraversò come una freccia. Corse dritto verso Kotaro, che teneva Kyoko in modo così fastidiosamente dolce.
«Mettila subito giù!» la tempra di Toya esplose. Aveva evitato a stento di essere sbalzato via da quel demone, ma non aveva intenzione di lasciare che Kotaro toccasse Kyoko. La prossima mossa di quello sbruffone sarebbe stata baciarla di nuovo, ovviamente.
Sentendo la rabbia scorrergli nelle vene per l’ingratitudine di Toya, Kotaro urlò: «Tu non sei in grado di proteggerla, quindi lo farò io! Un giorno sarà la mia compagna e io sono stanco di te che la metti continuamente in pericolo! Idiota!». I suoi occhi blu di ghiaccio si scontrarono con le scintille argentate che ancora imperversavano nelle iridi dorate di Toya.
Toya cercò di sottrarre Kyoko dalle braccia di Kotaro, ma l’altro si mosse in fretta come un lampo e sparì. «Giù le mani dalla mia donna, idiota di ghiaccio!». Kotaro gli sorrise a distanza.
Inutile dire che Kyoko si sentiva ironicamente a disagio. Guardò Kotaro cercando di sdrammatizzare. «Kotaro, puoi mettermi giù ora. Grazie per avermi salvata.». Gli rivolse un sorriso cordiale, sapendo che l’avrebbe assecondata.
Kotaro la guardò, un po’ divertito dalla sua richiesta, ma la mise in piedi per poi farla girare verso di sé, attirandola in un abbraccio stretto. «Kyoko, mi dispiace di averti lasciata nelle mani di “respiro di ghiaccio”. Se avessi saputo che non era in grado di prendersi cura di te, ti avrei portata con me.».
Конец ознакомительного фрагмента.
Текст предоставлен ООО «ЛитРес».
Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию (https://www.litres.ru/amy-blankenship/cuori-infuriati/) на ЛитРес.
Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.