Mai Sfidare Il Cuore
Amy Blankenship
Una giovane donna, nata più di mille anni nel futuro, finisce accidentalmente nella nebbia di una terra colpita dalla guerra, portando con sé l’unica cosa che può salvare o distruggere quella terra stessa: un cristallo sacro, noto come il “Cuore di Cristallo Protettore”. Quando cinque fratelli, attratti da lei, diventano i suoi protettori, la battaglia tra il bene e il male si trasforma in una battaglia di cuori. Ora, con il cristallo in frantumi e il nemico che avanza, l’ultima cosa che si aspettavano era un incantesimo che li mettesse uno contro l’altro. Quando gli animi si scaldano e i segreti rimangono nascosti, la gelosia diventa un gioco pericoloso tra i potenti fratelli. Quando il possesso diventa un’ossessione, i fratelli riusciranno ad impedire al nemico di rivendicare colei che stanno cercando di proteggere?
Amy Blankenship
Mai Sfidare Il Cuore
“Mai Sfidare Il Cuore”
Serie “Il Cuore di Cristallo Protettore” – Volume 2
Author: Amy Blankenship
Translated by Ilaria Fortuna
Copyright © 2006 Amy Blankenship
English Edition Published by Amy Blankenship
Second Edition Published by TekTime
All rights reserved
La Leggenda del Cuore del Tempo
I mondi possono cambiare… ma le vere leggende non svaniscono mai.
Luce e oscurità combattono costantemente dalla notte dei tempi. I mondi vengono creati e distrutti dai loro creatori, e il continuo bisogno di bene e male non è mai stato in discussione. Tuttavia, a volte giunge qualcosa di inaspettato… un qualcosa che entrambe le parti vogliono ma che solo una può avere.
Paradossale per natura, il Cuore di Cristallo Protettore è l’unica cosa che entrambe le parti hanno cercato di ottenere lottando. La gemma ha il potere di creare e distruggere l’universo noto e, allo stesso tempo, è in grado di porre fine alle sofferenze e ai conflitti. Alcuni pensano che il cristallo abbia una propria mente pensante… altri dicono che dietro tutto ciò vi siano gli dei.
Ogni volta che il cristallo è apparso, i suoi guardiani sono sempre stati pronti a difenderlo da chi voleva usarlo per puro egoismo. Le identità di questi guardiani rimangono invariate ed essi amano con la stessa ferocia sia il mondo che la dimensione.
Una giovane donna si trova tra questi guardiani ed è oggetto del loro amore. Dentro di sé cela il potere del cristallo. Lei è il custode della gemma e la fonte del suo potere. Le linee spesso si confondono, e proteggere il cristallo si trasforma lentamente nel proteggere la Sacerdotessa dagli altri guardiani.
È la coppa da cui beve il cuore dell’oscurità. È l’opportunità per rendere i guardiani del cristallo deboli e vulnerabili agli attacchi. L’oscurità brama il potere del cristallo e la Sacerdotessa, così come un uomo bramerebbe una donna.
In ognuna di queste dimensioni e realtà c’è un giardino segreto chiamato “Cuore del Tempo”. Lì c’è la statua di una giovane sacerdotessa inginocchiata. Essa è circondata da un’antica magia che tiene nascosto e al sicuro il suo tesoro segreto. Le mani della fanciulla sono protese come in attesa di accogliere qualcosa di prezioso.
Secondo la leggenda, starebbe aspettando che le venga restituita la potente pietra conosciuta come il Cuore di Cristallo Protettore.
Solo i Guardiani conoscono i segreti che si celano dietro la statua e le sue origini.
Prima che i cinque fratelli nascessero, i loro antenati, Tadamichi e il suo gemello Hyakuhei, proteggevano il Cuore del Tempo durante il suo periodo più buio. Per secoli, i gemelli protessero il sigillo che impediva al mondo umano di mescolarsi con quello dei demoni. Questa missione era sacra e le vite degli uomini e dei demoni dovevano essere protette e nascoste le une dalle altre.
Inaspettatamente, durante il loro regno, un gruppo di uomini sconfinò accidentalmente nel mondo dei demoni a causa del sacro cristallo. In un periodo di conflitti, il suo potere causò una rottura del sigillo che separò le dimensioni. Il capo degli umani e Tadamichi si allearono prontamente, stringendo un patto per richiudere il sigillo e mantenere i due mondi separati per sempre.
Ma, durante quel periodo, Hyakuhei e Tadamichi si erano innamorati entrambi della figlia del capo degli umani.
Contro la volontà di Hyakuhei, il sigillo era stato riparato da Tadamichi e dal padre della ragazza. La forza del sigillo fu aumentata di dieci volte, dividendo per sempre quel pericoloso triangolo amoroso. Il cuore di Hyakuhei era spezzato. Pur essendo suo fratello, Tadamichi lo aveva tradito facendo in modo che lui e la Sacerdotessa fossero separati per l’eternità.
L’amore, una volta perso, può trasformarsi nella cosa peggiore. Il cuore spezzato di Hyakuhei si trasformò crudelmente in rabbia e gelosia e provocò un conflitto tra i due gemelli, portando alla morte di Tadamichi e frantumando la sua anima immortale. Quei frammenti immortali diedero vita a cinque nuovi guardiani a difesa del sigillo, per proteggerlo da Hyakuhei, che si era unito ai demoni del regno del male.
Imprigionato nell’oscurità che lui stesso era diventato, Hyakuhei abbandonò il pensiero di proteggere il Cuore del Tempo… e usò, invece, le proprie energie per bandire completamente il sigillo. I suoi capelli neri, lunghi oltre le ginocchia, e il viso più affascinante di tutti, smentivano la reale malvagità celata dal suo aspetto angelico.
All’inizio della guerra tra le forze della luce e del buio, un’accecante bagliore blu erompe dalla statua sacra, segno che la giovane Sacerdotessa è rinata e il cristallo è riemerso dall’altra parte.
Poiché i guardiani erano attratti da lei ed erano i suoi protettori, la battaglia tra il bene e il male comincia sul serio. Da qui, l’ingresso in un altro mondo, in cui l’oscurità predomina sulla luce.
Questa è una delle loro tante epiche avventure…
Capitolo 1 “Amore segreto”
Hyakuhei fissava il Cuore del Tempo, sapendo che la sacerdotessa era ancora dall’altra parte, nel suo mondo. I suoi capelli color mezzanotte gli avvolgevano il corpo come un sudario e svolazzarono per la leggera brezza creata dalle ali nere che si spiegarono. Le sue labbra perfette si curvarono leggermente in un sorriso consapevole. Un bagliore innaturale illuminò il terreno che circondava il santuario, conferendogli un aspetto spaventoso.
Come se fosse attratto da una forza sconosciuta, Hyakuhei si avvicinò alla statua della fanciulla che, con quelle mani protese, sembrava chiedergli qualcosa. Il suo sguardo s’intenerì per un momento al ricordo della giovane sacerdotessa cui la statua somigliava. E così i guardiani pensavano di unire i loro poteri e tenerla lontana da lui?
Con un movimento rabbioso della mano, l’erba s’illuminò di un bagliore minaccioso e lui nascose l’incantesimo ingannevole.
*****
«Maledizione! Dov’è finita Kyoko? Doveva essere qui già da qualche ora.» disse Toya, ringhiando per la decima volta nell’ultima mezz’ora. Si passò nervosamente una mano tra i capelli mentre guardava fuori dalla finestra, in direzione del santuario. Voltandosi per non farsi vedere, lasciò che la preoccupazione prendesse il sopravvento sul suo sguardo.
Suki stava lucidando la sua baionetta e alzò lo sguardo perplessa, «Toya, è evidente che Kyoko non tornerà stasera. Deve aver avuto un contrattempo, perciò calmati e dacci un taglio.» gli disse. Poi si voltò verso Kamui, che era seduto accanto a lei, e gli chiese: «Cavolo, ma non sta mai zitto per più di un minuto?».
Lui sorrise e preferì non dire niente ad alta voce. I suoi occhi color polvere di stelle conoscevano la verità dietro le lamentele di Toya. Era il guardiano più giovane, ma non per questo era ingenuo. Rispetto agli umani era senza età, come i suoi fratelli. Sapeva che Toya si fingeva arrabbiato solo per nascondere la propria preoccupazione. E anche lui stava iniziando a preoccuparsi, fare tardi non era da Kyoko. I riflessi viola dei suoi capelli brillarono mentre lui alzava il viso verso la finestra, notando il cielo buio.
«Sarà meglio che Kyoko torni domani mattina, o giuro che andrò io stesso a prenderla nel suo mondo.» disse Toya, continuando a camminare. Non sopportava che Kyoko stesse via per così tanto tempo. Erano passati diversi giorni e lui era sempre più nervoso… e preoccupato. «Che stupida.» aggiunse, poi si zittì quando Suki gli lanciò un’occhiataccia.
Shinbe se ne stava appoggiato alla parete in silenzio, da un’ora. Il suo soprabito grigio svolazzò leggermente quando lui fece un gesto nervoso che cercò di nascondere. Ne aveva abbastanza delle lamentele di Toya per il ritardo di Kyoko. Chiuse gli occhi per trattenersi dal dirgli di chiudere la bocca. Sapendo che, probabilmente, suo fratello non li avrebbe lasciati in pace finché lei non fosse tornata, decise di tacere per non farlo arrabbiare ancora di più.
Cercò di rimanere tranquillo come sempre, meditando secondo gli insegnamenti dei monaci. La verità era che i suoi nervi erano così tesi che, in quel momento, non funzionava neanche la meditazione. Aveva quasi voglia di strangolare Toya e gli venne da ridere. Serrò le mascelle e abbassò la testa per nascondere la propria espressione.
Quando Toya e gli altri si prepararono per andare a dormire, lui prese una coperta dal mucchio nell’angolo del loro piccolo rifugio e si allontanò. Aveva davvero bisogno di stare lontano da tutti, soprattutto da Toya. Shinbe nascondeva bene la propria invidia per Toya e per l’amore che Kyoko provava per lui. Era rimasto con il gruppo solo per starle accanto, per proteggerla… ma lei aveva occhi soltanto per Toya.
Shinbe serrò le mascelle, avrebbe dovuto comportarsi come gli altri due fratelli, Kyou e Kotaro, che si erano separati dal gruppo per combattere Hyakuhei da soli. Ma sapeva che doveva rimanere per tenere Kyoko al sicuro. Era uno dei suoi guardiani e lei ne aveva bisogno. Anche Kyou e Kotaro la proteggevano da lontano.
Shinbe sapeva di aver celato molto bene la propria attrazione per Kyoko. Ci aveva lavorato su parecchio, anche correndo dietro alle altre ragazze… soprattutto quando Kyoko era nei paraggi, così non avrebbe mai scoperto il suo segreto. Tutti pensavano che lui amasse le donne in generale, non sapevano che il suo cuore apparteneva soltanto alla sacerdotessa.
Di solito sceglieva sempre Suki, perché sapeva che lo avrebbe schiaffeggiato e il dolore lo avrebbe aiutato a dimenticare. Era un codardo quando si trattava di confessare a Kyoko i suoi veri sentimenti.
Ultimamente le cose stavano peggiorando, gli riusciva sempre più difficile nasconderli. Kyoko si fidava di lui, gli sorrideva, gli parlava, confidandogli spesso i propri sentimenti quando lui la vedeva turbata per il comportamento immaturo di Toya. Tutto questo lo stava distruggendo poco a poco.
Senza rendersi conto di dove stesse andando, Shinbe alzò lo sguardo e sospirò. Era arrivato al giardino del santuario, si era avvicinato alla statua senza neanche accorgersene. Kyoko non avrebbe attraversato il portale del tempo a tarda notte… quindi perché era arrivato fin lì?
Fissò la statua e i suoi occhi riflessero la luce della luna. Decise che quel posto andava bene per dormire… era “sicuro” come qualunque altro posto in un mondo pieno di demoni.
Distese la coperta sull’erba soffice senza dare importanza al misterioso bagliore che lo circondava, attribuendolo inconsciamente alla luce della luna. Si sdraiò e chiuse gli occhi, aspettando i sogni che sarebbero arrivati presto come sempre. Lo perseguitavano, facendogli desiderare che lei lo vedesse non come un guardiano o un amico… ma come un uomo.
*****
Kyoko gemette, resistendo all’impulso di dare una testata al muro. La sua coscienza iniziava a dare i numeri e lei era abbastanza alticcia da iniziare a fare lo stesso. Non era sua intenzione ubriacarsi con Tasuki e i suoi amici del college, era stato un errore. Era andata alla festa di Halloween come aveva promesso, sapendo che non avrebbe bevuto. Certo che no! Non aveva mai bevuto.
Ringhiò e alzò lo sguardo al cielo… come poteva sapere che tutta quella macedonia di frutta era rimasta a macerare nell’alcol per giorni? Aveva pensato che fosse pompelmo e ne aveva mangiato parecchio, prima che iniziasse ad avvertire gli effetti dell’alcol.
Kyoko inciampò da sola e si raddrizzò subito per non cadere. «Che pasticcio.» mormorò, sapendo che nessuno poteva sentirla. Era in ritardo e sapeva che avrebbe dovuto affrontare Toya. Il pensiero che lui la rimproverasse gridando le fece venire già il mal di testa.
«Benvenuta all’inferno.» borbottò, calciando un sasso.
Sperava con tutta se stessa che Toya avrebbe aspettato fino al mattino, prima di andare a prenderla di persona. O, meglio ancora, che avrebbe aspettato il suo ritorno senza fare niente. Ubriaca com’era, non era lucida e non voleva litigare con lui, ma non voleva neanche tornare a casa. Sua madre l’avrebbe rimproverata per una settimana intera se avesse scoperto che era ubriaca, nonostante si fosse trattato di un incidente.
Kyoko si sforzò di camminare dritta e, alla fine, individuò il santuario dietro casa sua. Chiuse un occhio per mettere meglio a fuoco e ridacchiò, poi pensò: «Oddio, sono ubriaca sul serio.». Scrollando le spalle, fece l’unica cosa che sapeva fare.
Entrò nel santuario e si appoggiò alla statua, sperando di arrivare sana e salva nell’altra dimensione prima di svenire.
*****
Shinbe stava vivendo il suo ennesimo sogno erotico in cui Kyoko era sotto di lui e continuava a gridare il suo nome, gridando mentre lui la faceva sua e cancellava Toya dalla sua mente.
Si svegliò di soprassalto… con il corpo madido di sudore. Respirando a fatica, gli sembrava di vivere ancora quel sogno, in cui lei ricambiava il suo amore. Le sue grida gli risuonavano ancora nelle orecchie. Il cuore gli batteva forte, premendogli contro le costole al ritmo con cui lui si spingeva in lei nel sogno.
Shinbe si mise a sedere e si portò le mani sul viso. Incapace di trattenersi, gridò nel silenzio della notte, sfogando tutto il dolore e la rabbia per quell’ingiustizia. Lui voleva soltanto amarla e la cosa lo stava divorando lentamente.
Sentendo un rumore di rami spezzati, abbassò subito le mani. Con i suoi occhi color ametista scrutò l’area e incrociò lo sguardo scioccato di Kyoko. La sua mente sembrò andare al rallentatore.
“No, non può essere… non adesso.” pensò. Lei aveva gli occhi spalancati e una mano sulla bocca, aveva sentito il suo grido. “Ti prego… vattene.” la implorò mentalmente, “Non puoi stare qui, non adesso, è troppo pericoloso… io sono pericoloso.”.
Shinbe la guardò mentre abbassava la mano, continuando a fissarlo con aria preoccupata. Poi la vide avvicinarsi barcollando e si chiese se fosse reale o se stesse ancora sognando.
Kyoko stava cercando di capire se aveva preso la direzione giusta per l’accampamento, quando aveva sentito un grido disumano non molto distante. Si era concentrata per capire da dove provenisse, il cuore le batteva ancora forte per lo spavento. Poi aveva visto Shinbe sdraiato lì, su una coperta, tutto solo. Doveva essere stato lui a gridare.
Lei voleva sapere cos’era successo… qualcuno era stato ucciso? Doveva essere così, per costringere un guardiano così tranquillo e affettuoso a gridare in quel modo. Kyoko cercò di tenere le gambe dritte mentre gli si avvicinava.
Shinbe gemette quando lei fece ciò che non doveva fare… gli s’inginocchiò accanto e allungò una mano per toccarlo.
«Shinbe, che succede? Qualcuno è stato ferito?».
Lui percepiva la paura nella sua voce, pensava che fosse successo qualcosa di brutto. Gli venne quasi da ridere ma si trattenne, lei non conosceva il suo segreto. Era ancora al sicuro, poteva ancora nasconderle il proprio cuore.
Un’altra ondata di vertigini travolse Kyoko, facendole perdere l’equilibrio mentre s’inginocchiava. Si era chinata troppo in avanti e gli era caduta addosso. Soffocando una risatina, si ricordò che qualcosa non andava e cercò di concentrarsi. Le sembrava quasi di essere in un sogno…
Shinbe aveva il petto nudo, i suoi muscoli erano tesi. Non lo aveva mai visto a torso nudo e rimase meravigliata. Arrossì, sapendo che non avrebbe dovuto pensare quelle cose… lui era un suo guardiano e un amico.
Cercando di smaltire la sbornia, Kyoko scosse la testa, ma la cosa non la aiutò. Guardò Shinbe negli occhi, non si era mosso di un centimetro e non le aveva ancora detto cos’era successo. Pregò che lo facesse, perché l’espressione sul suo volto stava iniziando a farla preoccupare.
Il corpo di Shinbe tremava mentre cercava di non toccare Kyoko. Qualcosa di più potente sembrava istigarlo, esortandolo ad allungare la mano per prendere ciò che voleva di più al mondo. Stava andando tutto così bene, ma poi lei era arrivata e gli era caduta addosso. Shinbe sapeva che i propri occhi dovevano esserle sembrati pieni di dolore, portandola a chiedersi cosa fosse successo.
C’era qualcosa che non andava e lui non riuscì a trattenere ciò che sembrava finire fuori controllo.
«Non ce la faccio più.», la sua voce era rotta per la forza delle sue emozioni. Con quelle parole stava cercando di avvertirla, di dirle di andarsene e tornare dall’altra parte del portale del tempo, dove sarebbe stata al sicuro. E di non tornare indietro finché lui non sarebbe riuscito a riprendere il controllo, continuando a nascondere il proprio segreto. Tutti i suoi sensi cercavano di avvertirlo del pericolo, ma la sua mente non riusciva a controllare quel desiderio così intenso.
Kyoko rimase sorpresa per quelle parole così sofferenti, e si rattristò. Tutti lo ritenevano il più equilibrato del gruppo, il collante che lo teneva unito. Persino lei adorava percepire la sua calma, il suo umorismo e la sua preoccupazione quando erano vicini. Ma adesso era l’esatto contrario, era lui quello che aveva bisogno di conforto.
Doveva essere colpa della lotta contro i demoni… di Hyakuhei… e della maledizione. La sua maledizione… il vuoto dimensionale che lo avrebbe portato a una morte prematura. Il potere supremo che Hyakuhei gli aveva dato, sapendo che un giorno lo avrebbe distrutto. Kyoko non l’aveva dimenticato, cercava soltanto di non pensarci, ma sapeva che cosa sarebbe successo se non avessero fermato Hyakuhei.
Si sporse verso di lui, cercando di farlo calmare. «Va tutto bene, Shinbe. Sono qui.». Nell’istante in cui Kyoko gli accarezzò il viso, lui si rianimò.
La sua mente smise di lavorare e il suo controllo andò in fumo. La afferrò per le spalle e rotolò finché non fu sopra di lei. Sotto di sé aveva tutto quello che aveva sempre desiderato… Kyoko. Senza pensare, si fiondò sulle sue labbra in modo possessivo, scacciando ogni altra cosa dalla mente. Aveva tenuto a freno quei sentimenti troppo a lungo.
Shinbe, prima, aveva già capito che stava per perdere il controllo. Da qualche parte nel profondo della sua mente, s’insinuò il dubbio che lei odorasse di alcol. Si scostò appena e la guardò, cercando di capire se fosse vero. Osservò il suo viso, i suoi occhi e le sue guance rosse, e si chiese con chi si fosse ubriacata.
Kyoko sapeva che non stava accadendo davvero, non stava fissando gli occhi color ametista del bellissimo Shinbe. E lui non la stava fissando come se la desiderasse. Cercò di ragionare e concluse che, probabilmente, era sdraiata sull’erba con la testa ancora appoggiata alla statua della fanciulla. E, da qualche parte in quel sogno, poteva persino sentire Hyakuhei che rideva di lei.
Avrebbe giurato di essersi addormentata ai piedi della statua. Probabilmente stava sognando e la sua mente ubriaca aveva scelto Shinbe invece di Toya.
Kyoko scosse la testa, sentendosi stordita, e sospirò: «Che sogni assurdi.», continuando a fissare gli occhi ardenti di Shinbe. Le labbra le solleticavano ancora per l’impeto di quel bacio.
Shinbe si chinò per baciarla di nuovo, aveva sentito abbastanza. Kyoko pensava che stesse sognando e lui sperava solo che avesse ragione. Ma, in ogni caso, non era in grado di fermarsi e non ci sarebbe riuscito neanche provando. Le leccò le labbra e lei le schiuse con un lieve gemito… che lo fece eccitare ancora di più.
Shinbe iniziò a sudare nel tentativo di trattenersi mentre il suo sangue di guardiano affiorava in superficie. Non aveva alcuna fretta e approfondì il bacio, infondendo in lei tutto il suo calore. Aveva sempre desiderato baciarla così, da una vita.
I muscoli delle sue braccia erano tesi mentre si reggeva sopra di lei, torturando le sue labbra. Le sue mani erano impazienti mentre iniziava a toglierle i vestiti. Nel giro di pochi istanti, Kyoko era stesa sotto di lui, completamente nuda. Non aveva opposto alcuna resistenza mentre lui la spogliava. Perché avrebbe dovuto? Era un sogno… no?
Shinbe trattenne il respiro mentre la guardava, lei era la sua sacerdotessa… il suo segreto… il suo amore. Strofinò il proprio corpo sul suo, amava la sensazione di quella pelle setosa che intensificava il suo dolore e il suo desiderio di fare l’amore con lei.
“Dev’essere per forza un sogno.” pensò, cercando di autoconvincersi.
Abbassò la testa e le strofinò il naso sul collo, baciando e leccando la pelle per assaporarla. Le dimostrò quanto la amava mentre scendeva più in basso. Quella sarebbe stata l’unica volta in cui avrebbe visto e assaporato tutto di lei. Un’ondata di calore lo travolse quando lei s’inarcò e gemette nel momento in cui lui le prese un seno in bocca, leccandolo e accendendo il suo corpo.
Si sentì ancora più soddisfatto quando Kyoko iniziò a contorcersi mentre la baciava fino all’ombelico. I suoi muscoli guizzarono quando lei lo strinse, cercando di farlo avvicinare. Shinbe si sentiva quasi in paradiso, circondato dalla sua essenza. Risalì lentamente e si mise sopra di lei.
S’insinuò tra le sue gambe e sussultò quando il calore della sua apertura avvolse la pulsante estremità del proprio membro rigonfio. Voleva che lei lo guardasse mentre la penetrava, anche se era un sogno.
«Apri gli occhi.» le sussurrò. La sua voce era ipnotica, pura seduzione e, non appena Kyoko aprì quegli incredibili occhi color smeraldo, Shinbe si spinse in lei, affondando rapidamente nel suo calore per risparmiarle il dolore della sua prima volta. Gli sfuggì un gemito angoscioso quando sentì il suo legame di sangue spezzarsi.
La sua umidità lo risucchiò con forza, attirandolo ancora di più. Se non fosse stato per il suo autocontrollo, in quel momento Shinbe sarebbe esploso. Strinse i denti nel tentativo di restare fermo, respirando a fatica mentre la guardava girare la testa a destra e a sinistra, con la bocca aperta come per gridare. Si fiondò subito sulle sue labbra prima che quel grido potesse sfuggire.
Quando lei si calmò, si scostò. Le diede una spinta lenta ma forte e profonda, e fu ricompensato quando lei sollevò i fianchi mentre la sua passione si accendeva. Assaporò i suoi gemiti di estasi, sapendo che sarebbero diventati un ricordo a lui molto caro. Sopraffatto dalla sensazione di essere avvolto da lei, si lasciò andare. Voleva possederla con tutto se stesso, senza trattenersi.
Intrecciando le dita tra le sue, le bloccò le mani sopra la testa, sulla morbida coperta. Poi si raddrizzò per ammirare la sua espressione passionale mentre intraprendeva un ritmo che li portò subito oltre il limite. Le spinte profonde e rapide si trasformarono in spinte forti e lente prima di fermarsi dentro di lei, per poi ritrarsi rapidamente e penetrarla di nuovo con forza.
Shinbe la sentì raggiungere l’orgasmo molte volte, con gli spasmi che le scuotevano il corpo e che lo risucchiavano ancora di più. Il corpo di Shinbe brillava al chiaro di luna per il sudore causato dal tentativo di resistere. Si sentiva morire e alla fine cedette, sapendo che lei aveva quasi raggiunto di nuovo il limite e continuando a spingere con forza.
Arrivati entrambi al culmine, le diede un’ultima spinta, più profonda che poté, e rimase dentro di lei, piegando la testa all’indietro. Il verso che gli sfuggì non era né umano né immortale, era un misto di dolore e piacere mentre il suo seme caldo la inondava… in profondità e al ritmo del suo battito cardiaco.
Dopo aver ritrovato l’equilibrio, Shinbe guardò Kyoko, che gli rivolse un sorriso colmo di passione con quelle labbra arrossate e poi chiuse gli occhi.
Sentendo il proprio cuore spezzarsi per ciò che aveva appena fatto, Shinbe abbassò le labbra sulle sue e le sussurrò la verità: «Ti amo.».
*****
Più tardi, nel cuore della notte, Shinbe si svegliò e vide Kyoko vestita, che dormiva accanto a lui sulla coperta.
Non volendo svegliarla e non volendo affrontare i propri peccati, la prese in braccio con delicatezza e la portò all’accampamento dove dormivano gli altri.
La adagiò accanto a Suki, dove dormiva sempre, e andò a stendersi di fronte, sentendosi terrorizzato e felice come non mai. Se doveva morire dopo poche d’ore, allora sarebbe morto felice.
Shinbe chiuse gli occhi e si chiese che cosa sarebbe stato peggio… che Kyoko ricordasse l’accaduto o no. Sapeva che non avrebbe mai amato un’altra donna, bisognava avere un cuore per farlo e lui non ce l’aveva… l’aveva già donato a lei. Glielo aveva donato fin dal primo giorno in cui l’aveva vista.
Se al mattino non fosse stato ucciso dai pugnali di Toya, allora sarebbe rimasto al proprio posto, continuando ad amarla segretamente e a sperare che lei non se ne accorgesse.
Capitolo 2 “Il terrore del mattino”
Shinbe si svegliò di soprassalto quando sentì l’urlo di Toya. Tutti i muscoli del suo corpo guizzarono al pensiero di diventare uno spiedino sui pugnali gemelli. La curiosità gli fece aprire lentamente gli occhi per vedere cosa stava succedendo.
«Sta’ zitto!» gridò Kyoko, alzando una mano per lanciare l’incantesimo addomesticante, poi si prese la testa tra le mani per il dolore lancinante.
«Che ti prende?» ringhiò Toya guardandola.
«Ooh.» gemette lei rannicchiandosi, «Shhh.» aggiunse, sperando che lui recepisse il messaggio.
Shinbe sospirò, molto probabilmente Kyoko aveva i postumi della sbornia e Toya non le era di aiuto. Era contento che lei gli avesse lanciato l’incantesimo, anche se gli sembrava ancora strano che funzionasse solo con Toya. A volte era invidioso di quella sua abilità… e anche del fatto che suo fratello fosse l’unico in grado di viaggiare nel tempo, seguendola nel suo mondo d’origine. Nella mente di Shinbe, la cosa non faceva altro che avvicinare ancora di più quei due.
Si chiese se lei si sarebbe ricordata della scorsa notte, considerato quanto fosse ubriaca. Chiuse gli occhi, sentendo lo stomaco contrarsi quando Toya rimproverò Kyoko per aver usato l’incantesimo. Finora, sembrava tutto normale. Si mise a pensare di nuovo, cercando di ricordare tutto chiaramente. Gli sembrava strano che l’accaduto fosse sembrato quasi un sogno.
Non ricordava molto di prima che la portasse all’accampamento, aveva usato un incantesimo protettivo per coprire ogni loro odore, nel caso in cui fosse stato evidente. Aprì di nuovo gli occhi, sapendo che nascondersi non lo avrebbe aiutato se lei si fosse ricordata di quello che era successo. Poi trattenne il fiato quando vide Toya avvicinarsi a Kyoko, annusandola.
Toya arricciò il naso e le chiese: «È alcol quello che sento?». Si sedette di fronte a lei quando sentì il suo gemito di dolore e colpevolezza, mentre con le mani si copriva il viso. «Che cavolo hai combinato? Ti sei ubriacata?» esclamò Toya, non riuscendo a trattenersi, poi chiuse la bocca quando lei si scostò le mani dal viso e gli lanciò un’occhiataccia.
«Toya, mi dispiace. Ma se non sparisci subito dalla mia vista, farò qualcosa di cui ci pentiremo entrambi.» gli disse con gli occhi socchiusi. Alzò una mano come per lanciargli di nuovo l’incantesimo e lui indietreggiò ringhiando.
Shinbe non poté fare a meno di sorridere quando Kyoko rimise suo fratello al proprio posto, e fece finta di tossire. A volte quei due erano così… divertenti. Un altro colpo di tosse attirò la sua attenzione. Sporgendosi per guardare, vide che Kamui aveva lo stesso problema a nascondere la sua risata.
“Cavolo, a volte fa davvero paura.” pensò Toya, voltandosi dall’altro lato. «Bene, parleremo più tardi!» esclamò, guardandola con la coda dell’occhio, consapevole di averlo detto un po’ troppo ad alta voce. Scattando in piedi, uscì dalla capanna, non volendo restare lì nel caso in cui provasse a lanciargli di nuovo l’incantesimo. Per fortuna quello stupido incantesimo durava poco, altrimenti sarebbe stato doloroso.
Suki non aveva aperto bocca mentre guardava Kyoko con stupore. Quando Toya se ne andò, le si avvicinò lentamente e, chinandosi, sussurrò: «Vado a prenderti un po’ d’acqua fresca, ok? Rimani sdraiata, torno subito.». Le poggiò una mano sulla spalla mentre Kyoko le faceva un cenno con la testa, e si chiese come avesse fatto ad ubriacarsi. Decidendo di aspettare per chiederglielo, uscì per andare a prendere l’acqua.
Kamui non resistette e, con un sorriso smagliante, disse: «Kyoko, non posso credere che sei uscita senza invitarmi.». Il suo sorriso si allargò ancora di più quando lei gli lanciò un’occhiataccia. Sentendo Kaen che stava fuori ad aspettarlo, uscì per raggiungerlo.
Kyoko gemette per il mal di testa martellante, avrebbe chiesto a Suki di guardare nel suo zaino, aveva sicuramente qualcosa per il dolore e, se fosse riuscita a trovarlo, probabilmente avrebbe finito l’intera confezione. Vide avvicinarsi un’ombra e si voltò, ritrovandosi a fissare Shinbe.
All’improvviso le balenò nella mente la scena di lui che la faceva sua… era un sogno, no? Un sogno post sbornia, sì… adesso ricordava. Postumi o no, non poté frenare quei pensieri e arrossì. Per fortuna lui non aveva il potere di leggere nella mente come Kyou.
«Kyoko, stai bene? Posso fare qualcosa per te?». Shinbe si sentiva in colpa, lei era convinta che si era trattato di un sogno. Ma adesso doveva sapere se ricordava qualcosa e, a giudicare dal rossore, forse sì. Quando Kyoko finalmente rispose, lui sospirò di sollievo… e di tristezza. Da qualche parte dentro di sé, sperava che lei ricordasse e ponesse fine alla questione.
Kyoko gli rivolse un debole sorriso. Maledetti sogni… perché aveva dovuto sognare proprio lui? E non bastava averlo sognato in quel modo, lo aveva anche trovato a guardarla così da vicino che poteva sentire il calore del suo corpo.
Si scostò con gli occhi spalancati, c’era qualcosa di strano nel modo in cui lui la stava guardando, come se stesse scrutando nella sua anima. O stesse per palparla… con Shinbe non si era mai sicuri. Kyoko scosse mentalmente la testa e si disse: “No. Non voglio che accada, non adesso! Rispondi alla sua domanda.”. «Mmm… ti dispiacerebbe guardare nel mio zaino e cercare le medicine?» gli chiese, portandosi di nuovo le mani alla testa nel tentativo di far passare il dolore. “Non andrò mai più a una festa con Tasuki e i suoi amici della confraternita, mai più.” si disse.
Shinbe rovistò nello zaino per cercare la scatola e gliela porse. Kyoko gli sfiorò involontariamente la mano e lui sentì un’improvvisa ondata di calore che lo fece eccitare.
“Oh, quanto è vulnerabile adesso, potrei… no! Che mi è saltato in mente? Cavolo… hanno ragione a darmi del pervertito.” pensò tra sé e, cercando di allontanarsi in fretta, le sfiorò accidentalmente una coscia.
Kyoko trasalì al contatto… perché doveva essere proprio lui ad aiutarla, in quel momento? Perché Toya non era lì a guardarla storto e a sgridarla? “Quelle labbra, quegli occhi… devo smetterla di guardarlo così!” si disse, riportando l’attenzione sulla scatola di pillole.
Shinbe la guardava ipnotizzato… non aveva ancora tentato di castrarlo, perciò significava non ricordava niente. “Ma perché non ricorda?” si chiese tristemente.
Kyoko si voltò a guardarlo, stabilendo un contatto visivo che le fece quasi andare in tilt il cervello per un momento. «Mi porteresti dell’acqua, per favore? È difficile mandarla giù senza bere.».
Shinbe guardò la sua bocca confuso… quelle labbra erano così invitanti, forse avrebbe potuto… si chinò e si concentrò sulla pillola che lei aveva in mano.
«Già, sembra piuttosto grossa.» le disse, anche se non aveva idea di cosa fosse. La porta si aprì all’improvviso e lui, con aria colpevole, girò la testa di scatto, vedendo Suki e Kamui che entravano con una brocca d’acqua.
Suki lo guardò con aria annoiata: «Che stai facendo?».
Shinbe indietreggiò, chiedendosi se lei gli avesse letto nel pensiero… aveva la misteriosa abilità di sapere sempre quando lui si comportava male… o stava per farlo.
«Oh Suki, versami un po’ d’acqua, per favore. Prima prendo la medicina, prima starò meglio.» intervenne Kyoko, poiché Shinbe non stava facendo niente di male.
“Salvo per un pelo.” pensò lui contento.
Suki versò dell’acqua nella tazza e iniziò a raccontarle dei capricci di Toya quando non l’aveva vista tornare il pomeriggio precedente.
Shinbe si appoggiò al muro, guardando Kyoko e ascoltando le parole di Suki: «… se avesse continuato a gridare, giuro che…» … “Kyoko, ti prenderei tra le braccia e ti bacerei.” pensò Shinbe. «… è un prepotente arrogante…» aggiunse Suki. … “Ti desidero così tanto.” continuò Shinbe. Era nervoso, chissà per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a mantenere il segreto, adesso che l’aveva reclamata. «… non è vero, Shinbe?» gli chiese Suki all’improvviso.
“Eh? Qual era la domanda?” si chiese Shinbe, guardando le ragazze che aspettavano una sua risposta. Non avendo idea di cosa stessero parlando, rimase sul vago: «Oh, sì. Penso che tu abbia assolutamente ragione. Se volete scusarmi, devo parlare con Toya.». Detto questo, uscì subito dalla capanna. Suki e Kyoko videro la porta chiudersi e ridacchiarono.
Shinbe uscì di corsa e si fermò accanto al muro. Appoggiò le mani sul legno freddo e poi vi sbatté la fronte… il dolore lo aiutava sempre a liberare la mente ma, stavolta, procedeva a rilento. Dopo la scorsa notte, non era riuscito a riprendere il controllo sui propri sentimenti, era più difficile del solito.
Non se la sentiva di palpare Suki per poi farsi schiaffeggiare, non dopo quello che era successo con Kyoko. Temeva che non sarebbe mai riuscito a toccare nessun’altra ragazza senza che gli venisse la voglia di tagliarsi la mano. Aveva scelto la sua compagna e lei non lo sapeva neanche.
Toya era a poca distanza e osservava suo fratello, percependo il suo senso di colpa. Uno dei vantaggi di essere un guardiano era la capacità di percepire i sentimenti degli altri, come se fosse una macchina della verità.
Alzò un sopracciglio e gli chiese: «Che c’è, hai dato di nuovo fastidio a Suki?», e rimase perplesso quando lo vide sussultare.
Shinbe si voltò verso Toya con i suoi occhi scuri e impauriti, e si scostò dal muro per raddrizzarsi. «No! Io… ecco, beh…» iniziò, infastidito dal suo stesso balbettare, e si sforzò di calmarsi e darsi un contegno. «Sono solo uscito perché non volevo dare fastidio a Kyoko.» disse con tono saggio, sperando che suo fratello fosse d’accordo.
Toya ringhiò dal profondo della sua gola: «Voglio proprio sapere come ha fatto ad ubriacarsi. Adesso vado a chiederglielo.». Fece per entrare ma Shinbe lo afferrò per un braccio, facendolo fermare. Toya guardò la mano che lo tratteneva, chiedendosi che avesse in mente suo fratello.
Shinbe vide le scintille argentate nei suoi occhi e lo lasciò andare; poi, con voce ferma, si azzardò a dire: «Fossi in te, aspetterei… se non vuoi sentire il sapore del pavimento.». Nascose un ghigno quando capì che Toya stava ricordando quando Kyoko gli aveva lanciato l’incantesimo.
Toya lo guardò storto, poi voltò le spalle alla porta borbottando: «E lei avrebbe dovuto fare attenzione, tanto per cominciare.». All’improvviso sentì un dolore alla testa e fece una smorfia, Suki era uscita e lo aveva colpito con la baionetta.
«Ahi, ma che ho fatto?» le chiese, lanciandole un’occhiataccia.
Suki lo guardò come per dire “Lo sai a cosa mi riferisco.” e rispose: «Non essere iperprotettivo.», poi ricambiò l’occhiataccia, sapendo che non avrebbe reagito. «Kyoko mi ha detto cos’è successo ieri sera.» continuò, e Shinbe vide tutta la vita passargli davanti agli occhi. Smise di respirare e si preparò ad essere ucciso da Toya.
Ma Suki aggiunse: «I suoi amici l’hanno portata a una festa dove servivano alcolici. Non ha bevuto nulla, ha solo mangiato della frutta e poi ha scoperto che era stata lasciata a macerare nell’alcol. Ma, a quel punto, era già ubriaca.».
Toya ringhiò e si voltò, pronto ad andare a rimproverare Kyoko per la sua stupidità, ma ricevette un altro colpo da Suki.
«Lasciala in pace, si è appena rimessa a dormire. E non credo che oggi potrà andare da qualche parte, perciò lasciamola riposare. Possiamo cercare il cristallo senza di lei, per un giorno.» disse Suki, poi si voltò a guardare Shinbe, chiedendosi perché si comportasse in modo così strano. Di solito la palpava almeno dieci volte, la mattina. «Shinbe, tutto bene oggi?» gli domandò, avvicinandosi e scrutando il suo volto pallido e i suoi occhi leggermente lucidi.
Shinbe si riprese quando si accorse che Suki lo stava fissando. Fece subito un passo indietro, poi si ricordò di quello che lei aveva detto. Sospirò scuotendo la testa e rispose: «In realtà no, non mi sento molto bene.». Non c’era bisogno di fingere perché, turbato com’era, gli sembrava di star impazzendo.
Toya arricciò il naso e disse: «Già, hai una pessima cera. Forse è meglio se rimani a sorvegliare Kyoko.», poi restrinse lo sguardo e aggiunse: «Ma, se la tocchi, lei me lo dirà.». Sapendo che suo fratello aveva sentito l’avvertimento forte e chiaro, si voltò verso Suki e le chiese: «Entri tu a chiamare Kamui o vado io?», non volendo saggiare di nuovo la sua baionetta sulla testa.
Suki scrollò le spalle e rispose: «Vado io. Tu…» gli puntò un dito al petto, «… aspetta qui.».
Shinbe represse una risata, ricordandosi di fingere che non stava bene. Come gli era venuto in mente? Toya, ovviamente, sapeva che i guardiani non si ammalano… o almeno non era mai successo. E poi… l’idea di stare da solo con Kyoko tutto il giorno… beh, quella tentazione era davvero troppo.
Toya osservò stizzito mentre Suki entrava per chiamare Kamui. Nel giro di un paio di minuti, Kaen si unì a loro, affacciandosi dalla porta. Shinbe sapeva che Kaen avrebbe badato a Kamui se ci fossero stati dei problemi. “Un guardiano che ha una guardia del corpo”… è così che lo prendeva in giro.
Il gruppo si allontanò e Shinbe sentì il proprio corpo e la propria mente rilassarsi per la prima volta, quella mattina. Sospirando, si voltò e rientrò nella capanna.
Kyoko si mosse nel sonno, la sua mente era ritornata alla sera prima. Era alla festa e voleva passare quel po’ di tempo che aveva con Tasuki. Le mancava molto perché questo mondo le portava via molto più tempo. Era così presa da accorgersi troppo tardi che la frutta era stata macerata nell’alcol. Mise il broncio, chiedendosi se Tasuki lo sapesse.
Non ricordava molto di quando aveva attraversato il portale , né di quando era tornata all’accampamento. Però ricordava una parte del sogno che aveva avuto… con Shinbe. La sua mente continuava a lavorare, non importava se lei fosse sveglia o dormisse.
Le era sempre piaciuto Shinbe perché era il più divertente dei guardiani e riusciva a farla ridere anche senza volerlo. Non era il tipo di ragazzo che si sarebbe accontentato di una sola donna. Ovviamente aveva i suoi difetti ma, ultimamente, lei aveva iniziato a vederlo in una luce diversa.
Kyoko continuava a girarsi nel sonno, non era giusto. Lei amava profondamente Toya, ma lui dimostrava di rado di ricambiare i suoi sentimenti. Con Shinbe, invece, era tutta un’altra storia. Toya la rimproverava anche per le sciocchezze, mentre lui cercava sempre di farla stare meglio.
Più Toya si comportava male, più sembrava che Shinbe diventasse gentile, ma non andava oltre l’amicizia. A volte pensava a lui, e forse era stata questa la causa che l’aveva portata a fare quel sogno. Fino a quella sera, aveva sempre sognato cose entro il limite del sensato, mentre l’ultimo sogno era fuori controllo.
Lei sapeva che Toya la amava a modo suo e che, probabilmente, sarebbe anche morto per lei, eppure si rifiutava di mostrarle i suoi veri sentimenti. Sapeva che l’arrabbiarsi e il rimproverarla erano solo un modo per non dare a vedere che teneva a lei. A volte nascondeva i suoi sentimenti così bene da sembrare quasi credibile. E adesso lei si ritrovava a confrontare i due uomini. Trascorreva sempre del tempo con Shinbe e Toya, ed entrambi avevano i loro pregi e difetti.
I sogni in cui Toya la baciava erano dolci e teneri, talvolta eccitanti. Con Shinbe, invece, era diverso. Molto diverso. Quando sognava lui, si sentiva una donna. In quei sogni, lui la baciava in posti inimmaginabili e le faceva cose che non credeva potessero essere così belle.
Ma erano soltanto sogni… Kyoko sospirò e si rannicchiò, rabbrividendo al ricordo del sogno della notte scorsa… i loro corpi tremavano mentre facevano l’amore follemente. Sognando Shinbe in quel modo le sembrava quasi di tradire Toya.
“No!” pensò, “Toya non è il mio ragazzo. Finché rimane tutto nella mia mente, posso pensare quello che voglio… e la cosa vale anche per i sogni.”.
Quando si svegliò, si sentiva come se stesse per sciogliersi. Quando lo aveva visto appoggiato al muro come se niente fosse, aveva avuto la conferma che si era trattato solo di un sogno. Che cosa stava succedendo nella sua testa? Doveva darsi una calmata. Shinbe non avrebbe mai potuto amare una ragazzina inesperta come lei. Lui era un uomo di mondo che, probabilmente, aveva conquistato più donne in una notte di quante lei potesse contare su entrambe le mani. Strizzò gli occhi, rifiutandosi di pensare oltre.
Shinbe era rientrato nella capanna rilassato e tranquillo… finché non aveva visto Kyoko che dormiva. Si era fermato ed era rimasto lì a guardarla per qualche minuto. La vide rabbrividire e si chiese perché non aveva la coperta che le aveva sistemato la scorsa notte. Guardò meglio e capì che l’aveva spinta via quando aveva discusso con Toya.
Si avvicinò in silenzio per sistemargliela di nuovo e rimase accanto a lei. “Perché devo sentirmi così?” sospirò mentre si sedeva a terra, appoggiandosi al muro. Conosceva la risposta… “Shinbe, il ragazzo che tutti prendono in giro sulle donne, è innamorato di una ragazza di un’altra era.”.
La guardò con desiderio e serrò le labbra, Kyoko lo avrebbe ucciso quando avrebbe scoperto che non si era trattato di un sogno. Anche Toya lo avrebbe ucciso. Ma sarebbe stato possibile morire due volte per un crimine del genere?
Scuotendo le spalle, sospirò di nuovo, “Secondo Toya sì.”. Kyoko era innamorata del suo irascibile fratello e lui sentiva il senso di colpa scorrergli lungo la spina dorsale. Perché era innamorata di una persona che la trattava sempre male? Lui l’avrebbe amata con tutto se stesso. Forse era vittima di una maledizione, non si sarebbe meravigliato. Dopotutto, Kyoko aveva raccontato di suo nonno e di quanto credesse alle maledizioni e ai demoni. “Accidenti a Toya.”. Shinbe alzò lo sguardo e vide che si era girata di spalle, la coperta era scivolata via di nuovo e la minigonna era salita su, scoprendole il sedere. Un brivido gli percorse tutto il corpo… era così invitante.
Allungò una mano per sfiorare la coperta che gli aveva nascosto quella vista, poi strinse i denti e si ritrasse prima che le dita potessero effettivamente toccarla. “È così vicina. Ma anche la morte è vicina, e io vorrei vivere ancora un po’.” sogghignò e s’infilò le mani in tasca. D’ora in poi avrebbe dovuto prestare attenzione a quello che faceva, altrimenti la sua vita sarebbe finita prima del previsto.
Se Kyoko non fosse stata innamorata di suo fratello, le avrebbe detto la verità senza esitare. Sapeva di non essere l’unico a provare quei sentimenti per lei. Era la sacerdotessa e loro la proteggevano con la propria vita. La amavano tutti, ognuno a modo suo. Ma Toya era diverso, non gli era mai piaciuta nessun’altra. Shinbe l’aveva capito, suo fratello era profondamente innamorato di Kyoko, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Shinbe chiuse gli occhi, sentendo che iniziavano a bruciare. Non aveva il diritto di amare Kyoko né nessun’altra, in realtà. Lui aveva il potere di salvare tutti in battaglia, gli bastava lanciare l’incantesimo del tempo e creare un vuoto che risucchiava ogni cosa sul proprio cammino. Quello era il suo potere più grande e anche il suo peggior nemico. Ogni volta che lo usava, quel pericoloso incantesimo diventava sempre più forte.
Tutti gli dicevano di non usarlo a meno che non fosse l’unica scelta perché, un giorno, sarebbe diventato troppo forte da gestire e lo avrebbe sopraffatto. L’incantesimo era stato un “regalo” di suo zio… il loro nemico. All’inizio pensava che fosse un grande dono, ma adesso capiva che non era affatto così. Era una maledizione. E lui l’avrebbe usata per distruggere proprio colui che gliel’aveva lanciata… anche a costo di perdere la vita.
Shinbe sbadigliò, la notte scorsa non aveva dormito quasi per niente, né prima né dopo l’arrivo di Kyoko. Aveva trascorso buona parte della serata ad ascoltare Toya che si lamentava perché lei non era tornata prima di sera come aveva promesso.
All’inizio, Shinbe aveva pensato che fosse ancora troppo arrabbiata con suo fratello per tornare… prima di andarsene avevano litigato perché lui aveva cercato di impedirle di tornare nel suo mondo. Toya le si era addirittura parato davanti per non farle raggiungere il portale. Alla fine Kyoko gli aveva lanciato il suo solito incantesimo, ormai Shinbe aveva perso il conto di quante volte era successo. Poi aveva promesso di tornare il giorno dopo, prima di sera.
Shinbe sogghignò compiaciuto ricordando Toya che lottava contro l’incantesimo, imprecando e gridando tutto quello che avrebbe fatto a Kyoko quando sarebbe riuscito a muoversi di nuovo.
Shinbe la guardò di nuovo… ecco perché la trovava così irresistibile, era capace di litigare con Toya e amarlo un istante dopo. Non serbava rancore, a prescindere da quanto lui la facesse soffrire.
Quando Toya l’aveva incontrata per la prima volta, aveva tentato di ucciderla… ma adesso le cose erano cambiate, tutti sapevano che la amava da impazzire, e che sarebbe morto per lei. Tuttavia, fingeva ancora di non sopportarla e spesso feriva i suoi sentimenti. Era così che le nascondeva il suo cuore.
Shinbe si strinse il setto nasale, cercando di placare i propri pensieri. Onestamente, si sentiva male per Toya e non voleva pensare cose brutte, però suo fratello aveva una possibilità con Kyoko e sembrava che non gli importasse.
Lui, invece, avrebbe dato la propria vita per avere un’occasione del genere. L’avrebbe trattata come una regina, se solo lei glielo avesse permesso. Ecco perché la scorsa notte aveva perso il controllo, si sentiva esausto. E adesso… Shinbe strizzò gli occhi, forse Kyoko stava meglio con Toya, visto il modo in cui lui si era approfittato della sua innocenza.
Poi sobbalzò quando Kyoko si mosse di nuovo nel sonno, scoprendosi ancora di più. Osservò il candore della sua pelle e strinse i pugni nelle tasche. Perché aveva una pelle così bella?
Iniziava a sentire sonno e strisciò lentamente verso di lei, senza distogliere mai lo sguardo. Sapeva che, se si fosse avvicinato troppo, si sarebbe svegliata, si sarebbe girata e gli avrebbe dato un ceffone.
Finora, tutto bene. Si sporse per scrutare il suo viso e sorrise, odorava ancora di alcol.
“Non è un problema.” pensò.
La lunga treccia di capelli ramati le circondava una spalla, lui la scostò di lato con delicatezza e si stese accanto a lei, strofinando il viso sui suoi capelli. Non osava avvicinarsi, ma poteva comunque offrirle un senso di sicurezza mentre dormiva.
Se si fosse svegliata e lo avesse trovato lì, si sarebbe giustificato dicendo che era stanco e che quello era l’unico modo per riposare e tenerla d’occhio allo stesso tempo. Sarebbe stato felice dello schiaffo che avrebbe ricevuto per questo, ne sarebbe valsa la pena solo per starle accanto un paio d’ore. Era troppo stanco per preoccuparsi delle conseguenze mentre i suoi occhi si chiudevano. Si trovava proprio dove voleva, al diavolo le conseguenze.
Kyoko piagnucolò con aria assonnata e si girò, sentendosi circondata dal calore. Si strofinò il mento e il viso, poi girò la testa e, sentendo qualcosa di solido, sospirò… probabilmente stava sognando di nuovo. Per provare la sua teoria, allungò una mano. Era qualcosa di molto solido. Si rannicchiò e quello strano calore sembrò avvolgerla ancora di più. Sentiva odore di tè al gelsomino e legno.
“Perché non riesco a togliermelo dalla testa? Aveva un così buon odore.”.
Ricordò la prima volta che lui l’aveva tenuta tra le braccia, era convinto di doverla salvare. Sorrise nel sonno, Shinbe era così forte ed era così dolce a preoccuparsi per lei, anche se le sue ragioni non erano del tutto legittime. Quella era stata la prima volta che aveva notato il suo buon odore.
Kyoko rabbrividì al ricordo e l’oggetto misterioso sembrò avvolgerle il polso. Lei allungò il braccio e si bloccò quando sentì un distinto fruscio di stoffa.
“Eh? Stoffa? Da quando i sogni fanno il rumore della stoffa?”.
Si svegliò di soprassalto, aprì gli occhi e vide il trench grigio che la avvolgeva. Scattò come una molla e scostò il braccio che la circondava. Shinbe gemette e rotolò sulla schiena.
Kyoko andò nel panico, guardandosi intorno nella stanza. Gli altri non c’erano e quello non era affatto un sogno… Shinbe stava dormendo accanto a lei. Doveva concentrarsi… che cosa stava succedendo? Lo guardò immobile…
“Quello di ieri era solo un sogno, no? Datti una calmata.” pensò nervosamente. “Dov’è Toya? Suki… Kamui… Kaen… dove sono finiti tutti?”.
Si spaventò quando Shinbe gemette nel sonno e infilò le mani nelle tasche. Alzandosi, lo aveva scoperto e adesso si sentiva in colpa. “Ha freddo.” si disse, e anche lei aveva freddo. Ricordò di essersi sentita congelare mentre cercava di addormentarsi.
Era per questo che si era sdraiato accanto a lei? Per tenerla al caldo? Kyoko arrossì, “Oh, che dolce.”, poi scosse la testa “No, no, no! A cosa sto pensando? Niente dolce.” sospirò sorridendo. “Mi arrendo.” pensò, e s’inginocchiò lentamente per tirargli su la coperta, ma si bloccò quando lui si mosse all’improvviso. Kyoko indietreggiò per vedere se si sarebbe svegliato, ma ciò non accadde, quindi lo coprì, prese il suo zaino e corse fuori dalla capanna.
Shinbe aprì un occhio mentre lei si allontanava. Quando se ne fu andata, rise tra sé: “Di nuovo salvo per un pelo.”, poi si chiese come mai non avesse un’impronta di mano stampata su una guancia o il cranio fracassato… Si alzò lentamente e contò fino a dieci, poi la seguì per vedere dove stesse andando.
Una volta fuori, Kyoko si appoggiò a un albero, rendendosi conto che, probabilmente, sarebbe dovuta rimanere a letto. Il cuore le batteva forte e sentiva dolore dappertutto, si chinò per massaggiarsi le ginocchia. Ricordava di aver ballato con Tasuki alla festa, ma si sentiva come se fosse stata investita da un camion. Un bel bagno nella sorgente calda sarebbe stato un sollievo per i muscoli. Non avrebbe più mangiato neanche la frutta, alle feste.
All’improvviso le venne in mente una cosa… Toya avrebbe sentito l’odore di Shinbe sui suoi vestiti, e l’ultima cosa che voleva era metterlo nei guai per qualcosa che non aveva fatto. Si allontanò dalla capanna barcollando e gemendo per i postumi della sbornia, decisa a lavare via non solo il dolore ma anche i vestiti.
*****
Toya ringhiò mentre ispezionava il villaggio in cui erano arrivati. Strinse i denti, era troppo tardi. Era tutto distrutto. Ultimamente sembrava che, qualunque cosa facessero, fossero sempre un passo indietro rispetto a Hyakuhei e i suoi demoni. Si accigliò e si mise alla ricerca di sopravvissuti.
«Se si è disturbato a distruggere questo villaggio, vuol dire che qui è nascosto un frammento del cristallo.» disse preoccupato.
«Dobbiamo aiutarli.» disse Suki mentre camminava accanto a Kamui, poi si chinò per controllare un bambino che piangeva e sembrava tutto solo.
Toya chiuse gli occhi per quella scena familiare mentre il suo sangue ribolliva. Hyakuhei era in possesso di quasi tutti i pezzi del talismano e non gli importava delle vittime lasciate lungo il cammino… dopotutto, aveva ucciso il suo stesso fratello. E ora i guardiani stavano cercando di proteggere Kyoko da quell’assassino.
Se Hyakuhei avesse trovato tutti i pezzi del cristallo, sarebbe stato in grado di entrare nel mondo di Kyoko, portando con sé molti demoni. Non potevano permettere che ciò accadesse. Toya sentì un brivido freddo lungo la spina dorsale e capì che qualcosa non andava.
“Kyoko”, la parola riecheggiò nella sua mente come un avvertimento.
«Voi due, rimanete qui a dare una mano. Io vado a controllare Kyoko.» disse, correndo nella direzione da cui erano venuti. Sapeva che qualcosa non andava… lo sentiva dentro di sé. Non avrebbe mai dovuto lasciarla senza protezione, non con i demoni di Hyakuhei così vicini. Non riusciva a scrollarsi di dosso la paura di perdere l’altra metà del proprio cuore.
«Non gli permetterò di toccarti!» gridò mentre correva per raggiungere Kyoko e salvarla dal pericolo.
Capitolo 3 “Il bacio della gelosia”
Kyoko era diretta verso la sorgente calda, si sentiva stanca e dolorante, e non vedeva l’ora di rilassarsi nell’acqua. Inciampò su una roccia e si chiese se avrebbe impiegato settimane per riprendersi dalla sbornia di una sola sera.
«Maledizione! … Oh, adesso parlo come Toya.» disse con una risatina.
Shinbe la seguiva in silenzio, sbirciando da dietro gli alberi. Dovette trattenere una risata quando la sentì paragonarsi a Toya. Era bello sapere di non essere l’unico del gruppo a parlare da solo, se lui era pazzo, allora insieme erano una coppia perfetta.
Arrivando finalmente alla sorgente, Kyoko rovistò nel suo zaino. Trovando ciò di cui aveva bisogno, sistemò i suoi articoli da bagno sulla riva. Si spogliò velocemente e si adagiò nell’acqua fumante. «Ah, che bello.» disse chiudendo gli occhi, poi si massaggiò le gambe per allentare la tensione. Soddisfatta, si distese e si rilassò completamente.
Shinbe era appoggiato a un albero e osservava affascinato quel suo rituale quotidiano. Era aggraziata e pura… improvvisamente si sentì di nuovo in colpa per quello che aveva fatto. Si voltò di spalle e si portò una mano al petto, sentendo un dolore che lo attanagliava.
Non avrebbe dovuto trovarsi lì… non era stato onesto. Lei lo avrebbe odiato quando avrebbe scoperto che cosa le aveva fatto. Si accigliò mentre il peso sul petto aumentava. Tuttavia, non riuscì a resistere all’impulso di voltarsi di nuovo. Sospirò con desiderio mentre la guardava galleggiare in acqua.
«È molto meglio della vasca moderna che ho a casa.» disse Kyoko guardandosi intorno. Sembrava una piscina nascosta, era un posto davvero tranquillo e appartato. Alberi e piccoli arbusti circondavano la sorgente, dandole assoluta privacy. “Quella roccia sporgente sarebbe l’ideale per prendere il sole.” pensò sorridendo.
Canticchiò allegramente mentre galleggiava, poi decise di proseguire con il lavaggio “purificatore”. S’insaponò i capelli e si chinò sott’acqua per risciacquarli, emerse e ripeté l’operazione. Poi, prima di uscire dall’acqua, ripulì i vestiti con la speranza che si asciugassero in fretta.
Avvicinandosi furtivamente, Shinbe la osservava da un cespuglio a pochi metri di distanza. Ammirò le sue curve… era bellissima, come una dea emersa dalle acque. Kyoko si legò un asciugamano al petto e ne avvolse un altro attorno ai capelli, mentre iniziava ad asciugarsi.
Shinbe l’aveva spiata in segreto molte altre volte, ma non era mai rimasto così a lungo per assistere alla parte finale, arrivava sempre qualcuno a cercarlo prima che lei finisse. Sospirò mentre Kyoko faceva scorrere lentamente l’asciugamano sulle gambe. Il dolore gli fece stringere i denti quando lei indossò i sottili indumenti che le coprivano i punti più preziosi. Si sforzò per non percorrere la poca distanza che li separava e raggiungerla.
All’improvviso si udì uno scricchiolio dal lato opposto. Kyoko si bloccò, e sia lei che Shinbe si concentrarono per sentire altri rumori. Si sentì un altro ramo spezzato, questa volta da un cespuglio vicino. Shinbe la vide avvicinarsi al cespuglio, brandendo l’asciugamano come se fosse uno scudo.
«Ok, Shinbe! Lo so che sei tu, vieni fuori… così posso darti un ceffone!» esclamò Kyoko, e guardò il cespuglio in attesa… Shinbe aveva la fama di guardone, e poi era l’unico rimasto alla capanna, perciò… . Il cespuglio si mosse appena. «So che sei lì e, quando Toya scoprirà che mi stavi spiando, probabilmente ti ucciderà. Per non parlare di Suki, sono sicura che non le dispiacerà picchiarti.».
Il cespuglio si mosse di nuovo e una zampa nera, lunga e appuntita, sbucò dai rami contorti.
«Ma che cos’è?» esclamò Kyoko, mettendosi a correre proprio mentre un enorme demone-scorpione usciva allo scoperto. Corse verso i suoi vestiti e il suo zaino, in cui teneva la balestra.
«Kyoko! Stai giù!» gridò Shinbe, sbucando dai cespugli con un grosso ramo in mano. Lo lanciò verso il demone, che lo vide arrivare e lo bloccò con una zampa, facendolo volare in aria. Il ramo atterrò ai piedi di Kyoko, proprio mentre lei si chinava per prendere la balestra… quel colpo l’avrebbe stesa.
Shinbe corse verso di lei e prese il ramo. Alzando un sopracciglio, la guardò e sorrise, «Ho l’impressione che sei un po’ troppo svestita per combattere con un demone.». Il suo sorriso si allargò quando vide la sua espressione, che si trasformò subito in orrore…
Sentendo un brutto presentimento, Shinbe si voltò facendo oscillare il ramo proprio mentre lo scorpione si scagliava su di loro. Lo colpì a una zampa, ma la creatura lo infilzò in un fianco, sbalzandolo in aria. Il sangue di Shinbe si raggelò mentre lo scorpione si avvicinava alla sacerdotessa.
Sapeva che quella creatura posseduta percepiva il suo potere. Doveva fare subito qualcosa, perciò decise di usare i propri poteri telecinetici per sollevare una roccia, e la scagliò più forte che poté, sorridendo quando colpì lo scorpione alla testa.
Il demone urlò e si girò, lanciando un’occhiataccia al guardiano ferito. Shinbe si sforzò per rialzarsi da terra quando la creatura si scagliò di nuovo su di lui. Rotolò appena in tempo per puntare la punta affilata del ramo. I suoi occhi brillarono mentre sussurrava un incantesimo per ammorbidire la carne dura del mostro.
Kyoko, in preda al panico, gridò il nome di Shinbe mentre il demone si fiondava su di lui. Era successo così rapidamente che quasi non aveva avuto neanche il tempo di sbattere le palpebre. Il demone saltò verso a Shinbe e, un attimo dopo, l’estremità del ramo gli fuoriuscì dalla testa, con il sangue nero che grondava sul terreno. La creatura si contorse, poi cadde esanime addosso al guardiano.
«Shinbe!» gridò di nuovo Kyoko. Corse verso di lui, vedendo tutto quel sangue che si riversava a terra. Sperava che non fosse anche il suo, ma era difficile da capire perché l’enorme scorpione lo aveva travolto quasi completamente, lasciandogli libero soltanto il viso. Shinbe aveva gli occhi chiusi e, per un momento, il cuore le si fermò per il terrore.
Lui percepiva ancora il terrore di Kyoko e, qualunque fosse la causa, doveva distruggerla. Cercando di lottare contro il dolore, aprì gli occhi e la trovò lì a fissarlo, bianca come un fantasma. Il cuore iniziò a battergli forte quando si rese conto che era terrorizzata per lui. Ma era vivo e quel terrore iniziò a svanire, facendogli riscaldare il sangue.
Con voce roca le disse: «Kyoko, per favore, aiutami… a togliermelo di dosso.». Si sforzò per spingere via la bestia morta, ma le sue braccia rimasero intrappolate per il peso. Pur essendo posseduta, quella creatura non avrebbe dovuto pesare così tanto, né avere una tale resistenza. Restrinse lo sguardo, percependo un frammento del cristallo molto vicino e le disse: «Sta sfruttando il potere di un frammento… trovalo.».
Kyoko smise di spingere lo scorpione gigante e si concentrò per scrutare il suo corpo. Quando il Cuore di Cristallo Protettore era esploso e i suoi frammenti erano ricaduti sul regno dei demoni come una pioggia, era partita una frenetica caccia per ritrovarli tutti. Un tempo, quello doveva essere stato un piccolo scorpione… finché non era stato posseduto da un demone e aveva trovato un frammento, ricevendo una scarica di potere.
«Lì!» esclamò Kyoko quando notò una lieve luce blu sul collo. Cercando di non vomitare, guardò nella bocca rimasta aperta. Facendo una smorfia, allungò una mano e afferrò il cristallo, e le dimensioni dello scorpione iniziarono a ridursi all’istante. Lo spinse di lato e Shinbe lo allontanò, poi lo videro rimpicciolirsi nella mano di lei.
Kyoko guardò Shinbe, i capelli gli nascondevano il volto ma, a giudicare dai movimenti, capì che stava cercando di riprendere fiato. Lo scrutò per cercare eventuali ferite. Il fianco dove il demone lo aveva infilzato stava sanguinando e lei si guardò intorno per cercare qualcosa con cui fermare l’emorragia. Poi prese il suo asciugamano, sapendo che sarebbe stato utile premerlo sula ferita.
Shinbe si mise a sedere, guardando disgustato il piccolo insetto morto. Tenendo una mano premuta sulla ferita, riportò l’attenzione su Kyoko e la vide correre a prendere l’asciugamano che aveva fatto cadere nella fretta di aiutarlo. La guardò e dimenticò completamente il dolore che stava provando.
“Ha dimenticato che è ancora nuda.” pensò, “Beh, non sarò io a ricordarglielo.”. Cercò di mantenere un’espressione tranquilla mentre lei tornava con l’asciugamano.
Kyoko gli si sedette accanto e gli scostò il soprabito per controllare la ferita. «Shinbe, potresti togliertelo?» gli chiese. «Devo capire da dove proviene tutto questo sangue.».
La sua voce era affannosa e suadente, una musica per le sue orecchie. Vederla preoccupata per lui lo confuse a tal punto che non riuscì neanche a fantasticare sul fatto che gli avesse chiesto di togliersi i vestiti.
Si tolse il soprabito e si sbottonò la camicia. L’indumento gli ricadde lungo le braccia, scoprendogli il petto e gli addominali, oltre che la ferita sul fianco. Con una mano si era abbassato leggermente i pantaloni da un lato per scoprire la ferita per intero, ma non aveva scostato il braccio… lo aveva tenuto sul grembo per nascondere la propria erezione.
Kyoko cercò di rimanere concentrata sulla ferita, ignorando tutto il resto. Poggiò una mano sulla sua pelle nuda e con l’altra premette l’asciugamano sulla ferita. Sentì i muscoli di Shinbe guizzare al suo tocco, facendole risalire il calore lungo il braccio. I suoi occhi verde smeraldo incrociarono quelli color ametista di Shinbe.
Lui la vide arrossire nell’istante in cui i loro sguardi s’incrociarono e rimase sorpreso, sentendo la propria pelle surriscaldarsi laddove lei lo stava toccando. «Va tutto bene?». Lei annuì senza distogliere lo sguardo dall’asciugamano, rimuovendolo delicatamente per vedere se l’emorragia si era fermata.
Il sangue non colava più e Kyoko andò a bagnare l’asciugamano per pulire la ferita. Shinbe abbassò lo sguardo e pensò tra sé: “Non mi stupisce che l’emorragia si sia fermata… il sangue è defluito verso tutt’altra parte.”. Sospirando, scacciò subito quel pensiero mentre lei tornava con l’asciugamano bagnato, e si ritrovò a fissare il suo reggiseno. Riportò subito lo sguardo sul suo viso, se voleva mantenere la propria dignità doveva farla rivestire.
Kyoko stava pulendo tutti i residui di sangue, cercando di fare molta attenzione, quando lo sentì pronunciare il suo nome con voce roca e tesa. Si fermò e lo guardò ma, per il modo in cui era china su di lui, si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. I suoi occhi brillavano e sembrava che ci fosse soltanto lui in quel momento. Nessuno dei due disse una parola e lei abbassò lo sguardo sulle sue labbra.
Shinbe la fissò e il suo corpo si mosse contro la sua volontà, avvicinandosi. Posò le labbra sulle sue in un bacio appena accennato, che era soltanto la quiete prima della tempesta poiché il suo respiro si surriscaldò. Poi una sfocatura rossa e nera lo colpì, scatenando di nuovo il dolore al fianco che aveva appena iniziato ad affievolirsi.
Shinbe fu trascinato all’indietro e sbattuto a terra da un Toya furioso, che gli si sedette addosso e gli puntò uno dei suoi pugnali alla gola.
«Bastardo, che cosa pensavi di fare?» gridò Toya, tremando per la rabbia. L’immagine di suo fratello che baciava Kyoko gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente. «Io l’ho affidata a te e tu la molesti?» urlò infuriato.
Gli occhi di Shinbe divennero color viola scuro.
Kyoko si mise tra loro, dando le spalle a Shinbe come per proteggerlo, poi, guardando Toya, gridò: «Non ci provare!», e allargò le braccia con fare protettivo, «Non è come pensi tu.».
Toya abbassò il pugnale ringhiando: «Ah no? E allora perché diavolo sei nuda?», e la scrutò dalla testa ai piedi a sostegno di ciò che aveva appena detto.
Kyoko sentì il mondo crollarle addosso e si bloccò per la mortificazione, immaginando gli Dei che ridevano di lei. Sentiva l’aria fresca sulla propria pelle e lo sguardo di Toya la stava riscaldando in fretta. Abbassò le braccia e cercò i propri vestiti, scorgendoli su una roccia non molto distante.
Riportando lo sguardo su Toya, gli disse sibilando: «Sono stata aggredita e Shinbe mi ha salvato la vita. Lo stavo aiutando perché si è ferito per proteggermi. L’ho baciato, e allora? Era per ringraziarlo!». Poi fece per andare a prendere i vestiti ma cambiò idea quando Toya puntò di nuovo il pugnale alla gola di suo fratello.
«Le hai chiesto un bacio come ricompensa per averla salvata? Maledetto pervertito!» ringhiò Toya, ancora più furioso. Poi, con un rapido scatto, afferrò Kyoko per un braccio, tirandola a sé e allontanandola da Shinbe.
Gli occhi di Shinbe brillavano di rabbia per il modo in cui Toya trattava Kyoko. «Metti via quel pugnale.», le sue parole raggelarono l’aria mentre si alzava e si spolverava i pantaloni, con il petto ancora nudo. Si avvicinò minacciosamente a suo fratello, che era più basso di lui, pronto a combattere. Non era mai stato un codardo.
Kyoko andò a mettersi di nuovo tra loro. Il suo seno sfiorò accidentalmente il petto di Toya nello stesso istante in cui la sua schiena sfiorò la pelle calda di Shinbe, erano molto vicini. Alzò un sopracciglio e sbottò: «L’ho baciato io, non me l’ha chiesto lui. Adesso andate via, così posso vestirmi.». Cercò lo sguardo di Toya e, addolcendo la voce, quasi lo implorò: «È già abbastanza così, non peggiorare la situazione.».
Sentì Shinbe allontanarsi e, senza guardare, capì che si stava rivestendo, sentiva il fruscio della stoffa con i suoi movimenti a scatti. Sapendo che non era il caso di voltarsi, tenne lo sguardo fisso su Toya per vedere se avrebbe provato a ferire di nuovo suo fratello. Sospirò quasi di sollievo quando sentì i passi di Shinbe che si allontanavano dalla sorgente.
Toya non prestò attenzione a suo fratello, al momento stava guardando Kyoko, confuso. “Ha baciato Shinbe? Perché?”. Lei allungò una mano per toccargli il braccio, ma Toya si voltò subito di spalle e fece un passo indietro.
«Vestiti, ma non ti lascerò di nuovo da sola. Rimarrò qui finché non sarai pronta.», il tono della sua voce era ancora pieno di rabbia.
Kyoko sbuffò e si affrettò a vestirsi. Quando ebbe finito, si voltò e gli passò accanto, pronta a tornare all’accampamento, ma lui allungò una mano e la prese per un braccio, facendola girare.
Voleva solo sapere perché… perché aveva baciato Shinbe in quel modo? La frangetta gli ricadde sugli occhi, nascondendoli. «Perché l’hai baciato?» sussurrò. I suoi capelli svolazzavano nella brezza costante, facendoli brillare con riflessi argentati.
Kyoko si accigliò, non sapendo come rispondere. In realtà, forse voleva semplicemente farlo, ma non poteva dirglielo, perciò sospirò e rispose: «Non stavo pensando… quindi non so il perché.». Poi abbassò lo sguardo, era la verità.
Toya sentì la paura avvolgergli il cuore a quella risposta. Alzò la testa e la guardò negli occhi. «Ma non hai mai provato a baciare me… così.» ringhiò senza pensarci.
Gli occhi di Kyoko brillarono perché l’aveva messa in difficoltà, e lei gridò: «Non mi dai mai un motivo per farlo! E poi non ho un fidanzato, quindi sono libera di baciare chiunque, no?». Liberò il braccio dalla sua presa, ignorando il suo ringhio, e gli passò accanto chiedendosi perché, all’improvviso, si mostrasse così interessato.
Si avviò verso la capanna tenendo lo sguardo basso, Toya l’aveva fatta infuriare. Come osava arrabbiarsi con lei o Shinbe per essersi baciati? Che senso aveva? Non gli importava niente di lei. Non amava nessuno, quindi perché si preoccupava di chi la baciava? Spalancò la porta della capanna e si lasciò cadere sul sacco a pelo, immersa nei suoi pensieri.
Toya entrò dopo di lei, «Sarà meglio che non vi veda baciarvi di nuovo!» ringhiò, sedendosi di fronte a lei e appoggiandosi al muro.
Kyoko lo fulminò con lo sguardo mentre le sue parole le rimbombavano nella mente. “Come osa?” pensò, e i suoi occhi color smeraldo iniziarono ad emanare scintille.
«Io bacio chi voglio e quando voglio!» ribatté alzandosi con rabbia, poi arrotolò il sacco a pelo, prese lo zaino e si diresse verso la porta.
Toya balzò in piedi per seguirla con aria affranta. «Dove credi di andare? Maledizione!». Non aveva intenzione di farla arrabbiare al punto da andarsene, gli dava solo fastidio che Shinbe l’avesse toccata.
Kyoko si fermò senza voltarsi, poggiando la mano sullo stipite della porta. «Toya…» si girò leggermente, allungò la mano e, sorridendo, gli lanciò l’incantesimo addomesticante che lui tanto odiava, «Sta’ zitto!».
Toya cadde a terra imprecando, mentre Kyoko si allontanò passando accanto a Shinbe, diretta verso il santuario della vergine con l’intenzione di tornare a casa.
Shinbe era in piedi fuori dalla capanna, con un lieve sorriso sul volto. Aveva ascoltato le parole di Kyoko e il suo sorriso si allargò quando sentì Toya cadere a terra. Lei non lo aveva visto mentre usciva, così la seguì nella foresta.
Capitolo 4 “Non andare”
Arrivata al giardino del Cuore del Tempo, Kyoko si sedette sull’erba di fronte alla statua della fanciulla, guardandola in viso. Era consapevole di avere il suo stesso aspetto. Quelle sembianze appartenevano alla sua antenata, cui era dedicato il ricordo della statua. Se fossero vissute nella stessa era, avrebbero potuto essere gemelle.
Kyoko rammentò a se stessa perché si trovava lì e i suoi pensieri iniziarono a scontrarsi tra loro come se lei non ci fosse. “Toya è proprio un idiota!” si disse. Era appena tornata e lui non aveva fatto altro che rimproverarla. A volte lo odiava, sul serio… Ok, forse era una bugia.
Kyoko sospirò, “Non posso mentire a me stessa. Io amo Toya e, quando non c’è nessuno… spesso dimostra di ricambiare il mio amore.”. Socchiuse gli occhi pensierosa e aggiunse: “Ma poi finisce sempre per rovinare tutto.”.
Sarebbe andata a casa e forse non sarebbe tornata mai più. Si alzò di scatto, intenzionata a poggiare le mani su quelle della statua che l’avrebbe riportata a casa.
“Ma poi non rivedrei più Shinbe.”. Spalancò gli occhi e la sua mente gridò: “Provi qualcosa per lui!”. “È assurdo.” si disse, “Provo qualcosa soltanto perché l’ho sognato, non significa niente.”.
Si scostò dalla statua, abbassando le mani con esitazione e tornò a sedersi, appoggiandosi a una pietra fredda. “E se anche lui provasse qualcosa per me? Se il bacio fosse andato oltre, lo avrebbe ricambiato? Ma a lui piace giocare… bacerebbe qualsiasi donna. Però ha preso le mie difese con Toya… Sì, solo perché si sentiva minacciato, e poi lui è fatto così.”.
Una voce la destò dai suoi pensieri confusi: «Kyoko.», era la voce roca di Shinbe. Lei alzò la testa e arrossì, come se lui avesse sentito i suoi pensieri.
«Ehi, ciao.» disse, distogliendo lo sguardo nella speranza di nascondere il proprio rossore.
«Stai andando a casa?» le chiese lui avvicinandosi, «Non posso biasimarti, visto il comportamento di Toya.». Si chinò e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi. Kyoko accettò l’aiuto e si alzò, scrollandosi la polvere dalla gonna. «Certe volte non lo sopporto. Io… mi dispiace davvero per tutti i problemi che ti ho causato.» disse, avvicinandosi alla statua.
Shinbe non voleva che Kyoko se ne andasse, ma sapeva che non nessuno poteva fermarla se aveva deciso così. Sapeva anche che le dava fastidio quando Toya le chiedeva di non andarsene, perciò non le avrebbe dato motivo di arrabbiarsi con lui. Anche se, in realtà, si sentiva come Toya… non voleva che se ne andasse.
Trattenendo i suoi veri sentimenti, cercò di tirarle su il morale. «Non preoccuparti, puoi causarmi tutti i problemi che vuoi, quando vuoi.» le disse, sorridendo e allungando la mano verso di lei.
Kyoko la sfiorò e gli rivolse un sorriso smagliante, poi svanì.
Shinbe rimase a fissare la statua mentre il proprio sorriso svaniva. Avrebbe voluto chiederle di non andare via. In realtà non aveva intenzione di palparla, aveva finto per farla sentire a suo agio e per farle capire che era tutto ok. Sapeva che era arrabbiata e voleva soltanto vederla sorridere, o che almeno mostrasse altre emozioni oltre a tristezza e rabbia. Il suo piano aveva funzionato meglio di quanto pensasse perché lei gli aveva sorriso.
Shinbe distolse lo sguardo dalla statua. Odiava il fatto che il portale del tempo fosse in grado di portargliela via, avrebbe voluto seguirla nel suo mondo almeno per una volta. I suoi occhi s’incupirono e si socchiusero al pensiero che Toya, invece, potesse seguirla attraverso il portale. Perché era stato scelto soltanto lui per farlo? Non era giusto, lui non era l’unico guardiano.
*****
Quando Kyoko si trovò dall’altra parte del portale, si distese nel tempio e appoggiò la testa sullo zaino, chiudendo gli occhi. Non voleva vedere nessuno in quel momento.
Le immagini di Shinbe che faceva l’amore con lei continuavano a balenarle nella mente. Perché aveva fatto quel sogno? Le faceva quasi desiderare di… “A cosa sto pensando?” si chiese mentalmente, doveva smetterla. Shinbe e Suki si piacevano a vicenda, anche se non volevano ammetterlo, e poi, lui ci provava con tutte. È fatto così.
Kyoko si alzò lentamente, uscì dal tempio che proteggeva la statua della vergine e pensò tra sé: “Adesso vado in camera mia e mi metto a studiare. Sì, domani andrò a scuola e si sistemerà tutto. Magari chiamo i miei amici e andrò in giro con loro.”. Poi si fermò e disse ad alta voce: «Nuova regola, niente frutta quando esci.».
*****
Toya stava ancora combattendo con la propria gelosia mentre camminava lentamente verso il santuario. Aveva intenzione di seguire Kyoko per un chiarimento, non poteva sopportare l’idea che fosse arrabbiata con lui.
I suoi sensi si acuirono, facendogli capire che non era da solo. Alzò lo sguardo e vide Shinbe, appoggiato a una delle rovine che appartenevano all’antico castello. Aveva le mani in tasca e il bastone poggiato sulle gambe, e aveva gli occhi chiusi come se stesse dormendo.
«Svegliati, stupido pervertito!» gridò Toya, più irritato di prima.
Shinbe aprì gli occhi assonnati, poi li richiuse e ribatté: «Che cosa vuoi?».
Toya ringhiò: «Cosa voglio? Voglio sapere che diavolo ci fai qui!».
Shinbe riaprì gli occhi e lo guardò con un sopracciglio alzato, «È vietato riposare?».
Toya restrinse lo sguardo, «Da quand’è che arrivi fin qui per riposare?».
Shinbe si alzò lentamente, preparandosi ad ogni evenienza perché sapeva che Toya era molto più forte. Ma sapeva anche di non essere debole come suo fratello credeva, i loro erano solo poteri diversi.
«Ero venuto a salutare Kyoko. Per il modo in cui l’hai trattata, saremo fortunati se torna. E comunque, che sta succedendo in quel tuo cervello da microbo?», la voce calma di Shinbe nascondeva un accenno di agitazione.
Toya emise un lieve ringhio, quello che suo fratello aveva detto era vero. Forse aveva reagito in modo eccessivo ma, dopotutto, li aveva visti mentre si baciavano… Kyoko aveva baciato quel guardiano pervertito. Gli tornò in mente quella scena e la sua anima gridò: “No, è stato Shinbe a baciare Kyoko, non il contrario!”.
Si voltò di spalle e rispose: «Non so che intenzioni hai, ma se tocchi di nuovo Kyoko… ti ammazzo!». Detto questo, schizzò via lasciando una piuma d’argento nella brezza.
Shinbe sospirò e si sedette di nuovo, quando sentì la risata di Kamui in lontananza. Pochi istanti dopo, Sennin, Kamui e Suki arrivarono nella radura, con in mano cesti di erbe e verdure che il vecchio saggio aveva raccolto.
“Devono averlo incontrato mentre tornavano alla capanna.” rifletté Shinbe.
Sennin era l’anziano proprietario della capanna in cui si fermavano quando rimanevano nei pressi del santuario. Aveva badato a Suki e il fratello da solo dopo che sua moglie era stata uccisa dai demoni durante un attacco al villaggio. Suki era troppo piccola per ricordarsi di sua madre, la migliore cacciatrice umana di demoni in tutto il regno.
Per la gente del villaggio Sennin era una specie di sciamano, ma i guardiani sapevano chi era davvero. Era un maestro nel lanciare incantesimi e sapeva molte più cose della maggior parte degli umani del regno. Shinbe sorrise tristemente mentre vedeva il vecchio avvicinarsi.
«Perché quell’aria triste, Shinbe?» gli chiese Sennin, squadrandolo con i suoi occhi stanchi. Il guardiano ametista si comportava in modo strano ultimamente… e non era una cosa da sottovalutare perché, a suo parere, tutti i guardiani erano un po’ strani per natura.
Shinbe si alzò mentre si avvicinavano, come se stesse aspettando loro invece di litigare con Toya.
Suki guardò la statua dietro di lui e gli chiese: «Kyoko è già tornata a casa?».
Lui la fissò senza espressione e rispose: «Sì, se n’è andata.».
Kamui smise di cercare da mangiare nel cestino e guardò suo fratello, con il sorriso che svanì per lasciare posto alla preoccupazione. «E perché se n’è andata?» gli chiese. Poi gli venne in mente qualcosa e, restringendo lo sguardo, aggiunse: «Che cos’ha fatto Toya, stavolta?».
Shinbe gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, sapeva che anche Kamui odiava quando Kyoko tornava nel suo mondo. «Va tutto bene, tornerà presto.» o almeno così sperava.
Suki sembrava turbata, Kyoko era tornata quella notte e non aveva avuto neanche la possibilità di parlare con lei, se non per qualche istante al mattino. «Gli ha lanciato l’incantesimo?» gli chiese.
Shinbe la guardò e sorrise, «Credo proprio di sì. Adesso non è di buonumore.».
«Immagino. Sai per cosa hanno litigato, stavolta?» gli chiese Sennin restringendo lo sguardo, mentre si dirigeva verso la capanna. Suki lo seguì e Kamui riprese a rovistare nel cestino. Shinbe pensò a come rispondere alla domanda e disse: «Secondo voi a Toya serve un motivo per sgridarla?», poi scrollò le spalle, sperando che nessuno percepisse il suo senso di colpa.
Toya era seduto ai piedi di un albero non lontano dalla capanna e aveva sentito la loro conversazione. Aveva sentito anche la risposta di Shinbe e gli venne voglia di ridurlo in poltiglia ma, a pensarci bene, era meglio non raccontare quello che era successo. I suoi occhi emanavano scintille argentate mentre ripensava al bacio. Decidendo di tacere per il momento, si appoggiò all’albero e chiuse gli occhi, fingendo di dormire.
«Toya, sei sveglio?» disse Sennin.
Lui lo ignorò, non gli doveva niente.
L’uomo fece una pausa, poi aggiunse: «L’hai fatto di nuovo. Non potevi aspettare che lei rimanesse ancora un po’?».
Toya si sporse in avanti e gli lanciò un’occhiataccia: «Sta’ zitto, tu. Non sai neanche di cosa stai parlando.», poi si alzò di scatto e si diresse verso la foresta.
Shinbe sospirò di sollievo, temeva che Toya gli avrebbe detto di quel bacio innocente e che lui avrebbe dovuto dargli una spiegazione. “Ho detto ‘innocente’?” si chiese mentalmente, sentendo un peso sullo stomaco. Se era così “innocente”, perché continuava a pensare a quanto fossero morbide le labbra di Kyoko? Gemette a quel pensiero ed entrò nella capanna.
Kaen, amico dei guardiani, meglio descritto come uno “spirito di fuoco”, apparve davanti a Kamui sorridendo. Spesso lo aiutava con l’allenamento ed era molto protettivo nei suoi confronti durante la battaglia. Il fatto che potesse trasformarsi in un drago era utile… rendeva l’allenamento molto più intenso. Iniziarono a lottare fuori dalla capanna, e Sennin e Suki si scambiarono un’occhiata.
Lei scrollò le spalle ed entrambi entrarono nella capanna. Shinbe era sdraiato di spalle su una stuoia, con un braccio sotto la testa. Lo guardarono ma nessuno dei due disse nulla sul suo umore depresso. Suki accese il fuoco mentre Sennin preparava il cibo per la cena.
*****
Toya era rimasto lontano dalla capanna per tutto il giorno, finché il sole non era iniziato a calare. Si avvicinò in silenzio mentre sentiva Sennin e Suki che parlavano a bassa voce. Il suo udito di guardiano captò ogni parola sussurrata dalle loro labbra.
«Pensi che sia malato?» chiese Suki preoccupata mentre guardava Shinbe, che stava ancora dormendo.
«Non ha mangiato nulla.» rispose Sennin mentre puliva le ciotole.
«Spero davvero che non si stia ammalando. Senza l’aiuto di Kyoko, domani avremo bisogno di lui per cercare i frammenti.» disse Suki, poi scrollò le spalle e srotolò il suo materassino. «Quando si sveglia gli preparo una tisana alle erbe.» aggiunse.
Sennin non pensava che fosse malato perché i guardiani avevano un’elevata immunità alle malattie umane. In realtà, non ne aveva mai visto uno ammalarsi. Doveva esserci qualcos’altro.
Poi pensò al frammento del cristallo e il suo sguardo s’incupì. Da quando la gemma era andata in frantumi, le schegge erano finite ovunque e quasi sempre nelle mani sbagliate. Un demone debole che ne possedeva uno diventava forte e molto pericoloso. L’esercito malvagio di Hyakuhei sembrava crescere di giorno in giorno e, ultimamente, Sennin aveva sentito il male avvicinarsi.
Toya era fuori dalla capanna, indeciso se entrare o no, quando si sentì nominare.
«Chissà per cosa si è arrabbiato Toya al punto da far andare via Kyoko.» disse Suki sbadigliando.
Sennin annuì: «Spero che abbia imparato la lezione. Abbiamo bisogno di lei quanto dei guardiani.».
Suki si sedette sul materassino e aggiunse: «Beh, non gli ci vuole molto per farla arrabbiare. Scommetto che le ha detto qualcosa sul fatto che si era ubriacata.». Si voltò per guardare Kamui quando sentì la sua risatina, poi afferrò un pettine e glielo lanciò dritto in testa, «Pensavo che stessi dormendo!».
Sennin rise mentre si dirigeva verso la porta, «Buonanotte, Suki… Kamui.».
Toya era ancora lì fuori, aveva dimenticato che Kyoko si era ubriacata. Bene, non avrebbe avuto bisogno di dire cos’era successo davvero… anche se sarebbe stato bello mettere Shinbe nei guai con Suki. Si sarebbe arrabbiata così tanto che lo avrebbe picchiato per un secolo.
Saltando sull’albero, Toya rise all’idea, sapendo che suo fratello non avrebbe mai reagito per fermarla.
Capitolo 5 “Gelosia pericolosa”
Kyoko era triste, non faceva che pensare a Shinbe, Toya e quello stupido bacio. Era sdraiata sotto le coperte, completamente sveglia, e rifletteva sul desiderio di essere baciata da entrambi. Da una parte c’era Shinbe, il guardiano pervertito che flirtava con tutte le ragazze che incontrava. Avrà avuto parecchie donne, eppure il solo pensiero del suo bacio la faceva quasi svenire.
Dall’altra c’era Toya, che la sgridava per le sciocchezze e cercava sempre di controllare ogni sua mossa. A volte, però, era molto dolce. Lo erano entrambi. Kyoko affondò la testa nel cuscino e sospirò. Che strano, di solito prima di dormire pensava soltanto a Toya, mentre da un po’ di tempo c’era Shinbe nei suoi pensieri. “Shinbe…” si addormentò dormendo sognandolo di nuovo.
*****
Shinbe si svegliò madido di sudore nel cuore della notte, aveva fatto un altro sogno. Gemette mentre si alzava. Perché continuava a pensare a lei? Stava diventando matto. Si guardò intorno per assicurarsi che Suki e Kamui dormissero ancora. Sgattaiolando in silenzio, uscì dalla capanna e fece un respiro profondo guardando il cielo. In quel momento notò Toya che lo fissava dall’albero proprio di fronte alla capanna.
«Che c’è?» gli chiese; non voleva litigare in quel momento, ma il modo in cui l’altro lo stava fissando era irritante.
Toya annusò l’aria e ringhiò, percependo l’eccitazione di suo fratello, «Che stai facendo?».
Shinbe abbassò la testa e si toccò una tempia come se avesse mal di testa, anche se era impossibile per un immortale. «Vado a fare due passi, non sono affari tuoi.».
Toya ringhiò di nuovo, saltò giù dal ramo e gli girò intorno come se stesse accerchiando una preda. «E invece sì.» continuò.
Shinbe lo guardò con la coda dell’occhio e un’espressione annoiata, ma mentalmente era pronto a colpirlo. «Non so che cosa stai insinuando ma, con tutto il rispetto, non ho bisogno che tu mi faccia da guardia.».
Toya si fermò e gli si parò davanti così in fretta da spostare l’aria. «Stai lontano da Kyoko, hai capito? Se mi viene il dubbio che l’hai toccata…», abbassò un braccio di scatto e fece comparire uno dei suoi pugnali, «… non ci penserò due volte a ucciderti, anche se sei mio fratello.».
Shinbe non sopportava la pesantezza di Toya e ribatté: «Sì, sì, ho capito. Adesso, se non ti dispiace… .».
Toya si scostò per farlo passare, “Non mi fido di lui.” pensò.
Shinbe si addentrò nella foresta senza una meta, voleva solo allontanarsi il più possibile dallo sguardo indagatore di Toya. Sapeva che lo avrebbe ucciso quando avrebbe scoperto quello che aveva fatto, ma almeno sarebbe morto felice. Sospirò guardando il cielo stellato, «Oh, Kyoko. Perché te ne sei andata? Accidenti a Toya.». Roteò il bastone e ringhiò: «Maledizione.».
Continuò a camminare senza alcuna intenzione di avvicinarsi al santuario, ma fu proprio lì che andò a finire. Si fermò all’entrata della radura, sapendo che non avrebbe dovuto essere lì. Probabilmente Toya lo stava seguendo. Si guardò intorno per cercare eventuali segni della presenza del suo irascibile fratello. Quando non lo sentì da nessuna parte, si diresse lentamente verso la statua della fanciulla.
Si fermò a guardare la sosia di Kyoko dal passato, sognando ad occhi aperti, e non sentì i passi alle sue spalle.
«Che diavolo ci fai qui?» esclamò Toya con voce cupa. Shinbe perse l’equilibrio per lo spavento e sarebbe caduto tra le braccia della fanciulla, se lui non lo avesse afferrato per un braccio.
«Devi smetterla di spaventare la gente in questo modo.» sbottò Shinbe, strattonandosi dalla sua presa.
«Ti ho detto di stare lontano da Kyoko. Non so che cosa sta succedendo nella tua testa ma, se devo picchiarti per farti ragionare, lo farò.» gli occhi di Toya s’infiammarono di rabbia al pensiero che suo fratello provasse qualcosa per Kyoko. Non in questa vita, non se ci fosse stato lui ad impedirglielo.
Shinbe ne aveva abbastanza delle sue minacce e scattò: «Ma che cavolo vuoi?!», roteò il bastone verso di lui, «Hai avuto un milione di occasioni con Kyoko, e hai sempre fatto finta di niente! E adesso pretendi di dirle con chi può stare e chi può baciare?», poi rise. «Non funziona così, Toya. Hai perso.». Shinbe scosse la testa e raddrizzò il bastone, preparandosi all’attacco imminente. Sapeva di che cosa era capace suo fratello, ma era stanco di arrendersi.
Toya lo guardò scioccato, non riusciva a muoversi. Sapeva di non poter usare i pugnali gemelli, altrimenti avrebbe finito per ucciderlo. I suoi occhi si trasformarono in argento fuso mentre lo guardava storto. «Che cosa?! Mi stai dicendo che tu vuoi Kyoko?» ringhiò, poi aggiunse: «Tu sei soltanto un pervertito, Kyoko non potrebbe mai volerti!», e si scagliò contro di lui.
Shinbe schivò l’attacco e rimase al proprio posto, «E invece dovrebbe volere te, che cerchi soltanto di controllarla e ti comporti come se non te ne fregasse niente dei suoi sentimenti?». Schivò un altro colpo e rise, poi aggiunse con voce cupa: «Che c’è, ho colpito nel segno?».
Toya rimase a guardarlo, avrebbe proprio voluto usare i suoi pugnali. Voleva disperatamente vedere il sangue di Shinbe e non gli servivano armi per farlo. «Tu non hai il diritto di parlare di quello che faccio.» gli disse con voce glaciale; poi abbassò la testa e la frangetta nascose il rosso che si stava insinuando nei suoi occhi argentati.
Shinbe lo guardò con un sopracciglio alzato, «Ah-ha, avevo ragione. Interessante. Il guardiano d’argento prova dei sentimenti… per la sua sacerdotessa. Ma non hai comunque il diritto di dirle chi può baciare. Come ha detto lei, non ha alcun fidanzato; perciò, per come la vedo io, è un gioco alla pari.» disse Shinbe scrollando le spalle, poi si voltò verso il santuario.
Toya ne approfittò per saltargli addosso, «Dannazione, non osare voltarmi le spalle!». Lo colpì con forza, facendolo volare in aria il bastone.
Shinbe finì a terra ma si rialzò all’istante, pronto ad affrontare di nuovo Toya. I suoi lunghi capelli blu notte ondeggiavano nella brezza mentre i suoi occhi color ametista brillavano pericolosamente. Entrambi i guardiani rimasero a fissarsi in rabbioso silenzio per un attimo. L’erba che circondava loro e la statua brillava ancora dell’aura nemica di cui non si erano accorti.
Disarmato e in svantaggio, Shinbe tese una mano in avanti e invocò i propri poteri. I massi circostanti iniziarono a staccarsi dal terreno in cui erano rimasti intrappolati per così tanto tempo. Ma si rese conto di non avere il tempo per completare l’incantesimo quando Toya si lanciò di nuovo verso di lui. Cercò di spostarsi ma le sue gambe cedettero quando colpì la statua di lato.
I massi crollarono a terra nell’istante in cui Toya gli finì addosso, afferrandolo per la gola. Shinbe lo afferrò per la camicia mentre entrambi fluttuavano in una calda foschia azzurra.
Invece di atterrare con un tonfo come si aspettava, Shinbe si sentì avvolgere da una luce blu soffusa. La prima cosa che pensò fu che stava morendo, visto che Toya aveva cercato di strangolarlo. La foschia misteriosa svanì ed entrambi atterrarono… con un tonfo.
Toya teneva ancora le mani al collo di Shinbe che, riprendendosi in fretta, riuscì a liberarsi dalla sua presa, spingendolo a terra. Fu allora che Toya realizzò dov’erano finiti, «Ma che…?», attraverso il buio vide il tetto sopra di loro. Erano finiti nel mondo di Kyoko? Shinbe era nel mondo di Kyoko?! «No!» ringhiò mentre si alzava da terra, guardando storto suo fratello. Nessun guardiano aveva mai attraversato il Cuore del Tempo, tranne lui. Era l’unico ad avere il permesso. La gelosia iniziò a sfrigolare nel suo sangue.
«Adesso ti ammazzo sul serio!» gridò scagliandosi verso di lui, e lo colpì a una tempia.
Shinbe non era debole come sembrava, scosse la testa e allungò una gamba mentre cadeva, facendo perdere l’equilibrio a Toya, che ringhiò mentre finiva contro il muro.
Shinbe si appoggiò alla parete di legno per cercare di riprendere fiato. Aveva il soprabito strappato in alcuni punti e la tempia gli sbatteva. Guardò suo fratello, che non sembrava stare meglio di lui… aveva un’espressione furiosa.
Toya gridò: «Tu non hai il permesso di stare qui!». Si lanciò di nuovo verso di lui ma colpì il muro quando Shinbe si scostò all’ultimo secondo. Sarà anche stato più forte, ma lui era più veloce. Shinbe si voltò e gli inviò una scarica di potere che avrebbe ferito anche un dio.
Toya fu sbattuto all’indietro ma la rabbia gli impediva di provare dolore. Si asciugò il sangue dalla bocca mentre i suoi occhi diventavano color mercurio. Doveva calmarsi ma la rabbia non glielo permetteva. Voleva colpire Shinbe e fargli davvero molto male. Lo vide chinarsi poggiando le mani sulle gambe e colse l’attimo per afferrarlo per il soprabito, lanciandolo fuori dal santuario.
I guardiani non potevano essere uccisi… o almeno quella era la teoria… beh, era una bugia. Hyakuhei aveva ucciso il loro padre, nessuno era immortale. Shinbe rotolò sulla ghiaia prima di fermarsi, poi si alzò, ripulendosi il sangue e la terra dalla faccia.
*****
Kyoko si chiese che cosa l’avesse svegliata. Sentendo tonfi e ringhi soffocati, immaginò che il nonno fosse rimasto a guardare la TV ma fu presa dallo spavento quando Tama irruppe nella sua stanza.
«Kyoko!» esclamò lui indicando la finestra, «C’è… c’è qualcuno che… che si azzuffa in giardino!» continuò balbettando, mentre lei correva alla finestra. Non riusciva a vedere nulla perché, a quanto pare, avevano fatto cadere il lampione.
Tama andò alla finestra e rimase a guardare proprio mentre un lampo rosso e nero apparve più vicino, sotto la luce del portico.
«Ma che…» disse.
«Toya!» gridò Kyoko in preda al panico. Con chi stava combattendo? Con un demone… nel suo mondo? Lo vide mentre veniva sollevato in aria all’improvviso e poi lanciato contro l’enorme albero su cui lei si arrampicava da piccola. Il problema era che non riusciva a vedere chi o cosa lo avesse lanciato in aria, sempre che non fosse un fantasma.
«Vai a svegliare il nonno, io vado ad aiutare Toya.» disse, poi prese la balestra e uscì dalla stanza, lasciando Tama da solo.
Corse in giardino a piedi nudi, pronta a scoccare già una freccia eterea. Cercando di individuare il bersaglio, rimase scioccata nel vedere non uno, ma ben due guardiani, e si bloccò di colpo.
«Shinbe…» sussurrò, mentre lo vedeva accasciarsi contro il muro del santuario. Le sembrò quasi di sentire l’impatto, che le provocò una fitta al cuore. Notò un movimento laterale e si voltò, era Toya che si preparava ad attaccare di nuovo.
Kyoko abbassò la balestra e tese una mano per lanciare l’incantesimo che funzionava soltanto con lui. «Toya! No!» urlò.
Lui stava saltando quando cadde a terra all’improvviso come una tonnellata di mattoni, finendo a faccia in giù.
Kyoko corse da Shinbe, scivolando sull’erba per la fretta. Inginocchiandosi accanto a lui, si spaventò per le condizioni in cui era. «Shinbe, stai bene?».
Lui aprì un occhio e guardò suo fratello. «Fa un po’ male.» rispose, cercando di sorridere, ma svenne prima di riuscirci.
Toya guardò Kyoko e ringhiò per la sua espressione preoccupata. Come osava prendere le difese di quel pervertito?
Kyoko si voltò verso di lui con le lacrime agli occhi, «Che cos’hai fatto?».
Lui non riuscì a rispondere mentre il fratello e il nonno di Kyoko li raggiungevano. L’uomo teneva in mano le sue pergamene di incantesimi, pronto a distruggere tutto ciò che osasse minacciare sua nipote.
Kyoko iniziò a singhiozzare, non sapendo cosa fare, «Aiutatemi a portare Shinbe in casa.».
Tama e il nonno non fecero domande e obbedirono. L’uomo si limitò a guardare Toya con gli occhi socchiusi, mentre Tama non lo degnò neanche di un rapido sguardo. Si allontanarono lasciandolo ancora steso a terra e lui non si preoccupò di muoversi. Sapeva che Kyoko era così arrabbiata che, se avesse osato entrare in casa, probabilmente avrebbe usato quel maledetto incantesimo altre mille volte. Non era giusto, perché non capiva che la stava solo proteggendo?
La luce della luna illuminò i riflessi argentati dei suoi capelli neri mentre si girava, con il cuore pesante. Poi si alzò e attraversò il portale.
*****
Mentre il sole era ormai alto sul santuario della vergine, Toya stava ancora camminando avanti e indietro nella radura, cercando di capire cosa diavolo fosse successo. Come aveva fatto Shinbe ad attraversare il portale? Non era possibile. Quella domanda continuava a ronzargli nella testa, facendolo quasi impazzire.
Suki arrivò insieme a Kamui e Kaen, erano andati a cercarli. Vide Toya e gli fece un cenno con la mano.
“Accidenti, ci mancavano anche loro.” pensò lui imprecando. Suki si fermò e lo fissò per un momento, cogliendolo di sorpresa con la propria espressione preoccupata.
«Toya, stai bene? Cos’è successo?» gli chiese sfiorandogli il viso, e lui sussultò. Suki notò le ferite in via di guarigione e il sangue sui vestiti e sulle mani. Toya non si sporcava mai le mani in quel modo, che stava succedendo?
«Di chi è tutto quel sangue?» insistette. Quando lui non rispose e si voltò di spalle, Suki si guardò intorno per cercare Shinbe, certa che lui le avrebbe detto qualcosa. Non vedendolo, andò nel panico e spalancò gli occhi, «Dov’è Shinbe?».
Kamui era rimasto indietro con Kaen, poi percepì l’agitazione di Toya e si avvicinò. Aveva sentito la domanda e pregava di sbagliarsi sulla risposta. Sperando di calmare entrambi, cercò di sdrammatizzare: «Avanti, non vorrai farci credere che hai ucciso Shinbe?».
Toya digrignò i denti e sbottò: «Non ho ucciso nessuno, stupido bastardo, quindi chiudi la bocca!», poi si guardò le mani insanguinate… non se n’era neanche accorto.
“Che cos’ho fatto?” si chiese. L’ultimo colpo doveva aver ferito gravemente Shinbe, si ricordò dei suoi artigli che gli affondavano nella carne mentre lui lo scagliava contro l’albero. Sapeva che quegli artigli potevano essere letali quando si allungavano in battaglia… letali non solo per i demoni ma anche per gli immortali, compresi i guardiani.
Non avrebbe dovuto combattere contro suo fratello, ma era così furioso che non era riuscito a fermarsi. Perché aveva perso il controllo in quel modo, rischiando che il suo sangue demoniaco affiorasse? Di solito faceva più attenzione, accidenti. Se Kyoko non fosse arrivata in quel momento, chissà cosa sarebbe successo. Non aveva mai combattuto con Shinbe… che diavolo gli era preso?
Il panico lo assalì quando sentì gli sguardi di Suki e Kamui su di sé. Shinbe era suo fratello… era un guardiano… che cosa aveva fatto? Senza guardarli, strinse i pugni e gridò: «Io non ho fatto niente!». Sentendo il bisogno di allontanarsi, schizzò via verso i boschi.
Kaen e Kamui si guardarono a vicenda con aria preoccupata.
*****
Kyoko era seduta alla scrivania con ago e filo in mano. Stava cucendo il soprabito di Shinbe, che era strappato in alcuni punti. Con Toya scomparso e Shinbe svenuto, aveva bisogno di tenersi occupata… non c’era neanche qualcuno a cui chiedere cosa fosse successo. E aveva la sensazione di essere lei la causa di quella rissa.
«Era solo uno stupido bacio.» borbottò con aria colpevole.
Dopo che il nonno aveva tolto i vestiti a Shinbe, lei li aveva presi per lavarli, mentre Tama gli aveva dato una mano con le ferite. Se Shinbe non fosse stato un guardiano e non avesse avuto anche la capacità di guarire in fretta, sarebbe morto dissanguato in pochi minuti. Guardando la stoffa strappata, Kyoko immaginò gli artigli di Toya e rabbrividì.
Shinbe era messo piuttosto male, ma il bernoccolo in testa era la cosa peggiore. Il nonno aveva detto che, probabilmente, ci avrebbe messo un po’ per riprendersi; e le aveva anche detto che la lotta tra due guardiani era più pericolosa di una tra due umani. Ah, il nonno e le sue leggende… ma a lei non serviva una leggenda per capire che era una brutta situazione. Sperava solo che Shinbe non riportasse danni cerebrali, non era un buon segno che non si fosse ancora svegliato. Pregò che si svegliasse presto e le dicesse che stava bene.
Si era seduta accanto a lui dopo che il nonno aveva finito di medicarlo e lo aveva sistemato nel suo letto. Non si era più addormentata per paura che si svegliasse senza che lei se ne accorgesse.
Shinbe aprì lentamente gli occhi alla luce fioca della stanza. Dove si trovava? Fissò il soffitto bianco in confusione, gli faceva male tutto. Cercò di guardarsi intorno, ma provava dolore anche così. Vedeva tutto rosa, che posto era?
«Ahi!» esclamò Kyoko quando si punse con l’ago, e si succhiò il dito. Si girò leggermente e Shinbe la vide, con la luce della scrivania che le illuminava il viso.
«Devo essere in paradiso.» sussurrò, e la vide voltarsi verso di lui con gli occhi spalancati. Cercò di sorridere, ma la testa gli faceva troppo male e chiuse di nuovo gli occhi.
Kyoko quasi rovesciò la sedia per andare a sedersi sul letto accanto a lui. «Shinbe no, ti prego, non addormentarti di nuovo.» lo implorò con voce tremante, mentre iniziavano a scenderle le lacrime. Lui percepì il loro odore nell’aria e riaprì gli occhi… ma perché stava piangendo? Cercò di mettersi a sedere ma un dolore lancinante gli esplose in una tempia.
Kyoko gli mise una mano sulla spalla, «Non muoverti, sei ferito.». Si passò una mano sulla guancia bagnata e sorrise.
«Dici davvero?» disse lui cercando di ricambiare il sorriso, ma il dolore ancora non glielo permetteva, e si portò una mano dietro la testa. “Che bernoccolo.” pensò, guardando Kyoko confuso.
Lei non riuscì a trattenersi: «Sei un idiota, avresti potuto farti ammazzare.», e iniziò a singhiozzare, coprendosi il viso con le mani.
Shinbe allungò una mano e le accarezzò una guancia, «Mi dispiace. Spero che Toya sia ridotto male quanto me.».
Lei abbassò le mani e rispose: «Non lo so.», poi si voltò e andò alla scrivania per versargli un bicchiere d’acqua. All’improvviso si sentiva arrabbiata con entrambi. Avrebbero dovuto cercare il talismano insieme, non combattere tra loro.
«Come non lo sai?» chiese Shinbe cercando di alzare un sopracciglio, ma scoprì che gli faceva male anche quello. Decise che, la prossima volta che avrebbe combattuto con Toya, non si sarebbe limitato a difendersi… avrebbe contrattaccato.
Kyoko gli si avvicinò e lo aiutò a bere, poi sorrise e disse: «Non l’ho più visto, dopo che gli ho lanciato l’incantesimo.». Sapeva che quelle parole gli avrebbero tirato su il morale.
Shinbe tossì, «L’incantesimo?», poi si portò una mano sul petto fasciato e gemette: «Ti prego, non farmi ridere. Fa male.».
Lei lo guardò con aria triste, «Mi dispiace tanto. Non potevamo portarti da un medico umano senza che… beh, lo sai. Il nonno ha cercato di ricucire le ferite meglio che poteva e sono guarite quasi tutte.».
Shinbe le fece l’occhiolino invece di annuire con la testa, «Sì, capisco. Grazie per esservi presi cura di me.». Poi la curiosità lo sopraffece, «Non sei andata a cercare Toya?».
Kyoko si alzò, voltandogli le spalle, e rispose: «No, sono rimasta qui ad aspettare che ti svegliassi.». Andò alla scrivania per prendere un’aspirina, poi si rese conto che non avrebbe fatto effetto su un guardiano. «Perché stavate litigando?» gli chiese, anche se non voleva sapere la risposta. Poi riprese l’aspirina, di certo non gli avrebbe fatto male.
«Per quanto tempo ho dormito?» chiese lui, cercando di ridurre il dolore al minimo. Aveva sentito la sua domanda ma… preferiva che la cosa rimanesse tra lui e Toya.
«Per diverse ore.» rispose Kyoko, facendogli prendere la pillola e aiutandolo a bere, «Prendi questa e bevi.».
Shinbe obbedì e pensò: “È rimasta al mio fianco per tutta la notte?”, e chiuse gli occhi per riflettere. Poi sentì la sua mano fresca sulla fronte e li riaprì.
Kyoko sorrise e disse: «Non riesco a credere che tu sia qui… nel mio mondo.», poi scrollò le spalle come se non fosse importante, e invece lo era. «Ok, adesso che so che stai bene penso che dovrei andare a dire agli altri che non torneremo per un po’. Tu riposati, sarò qui quando ti sveglierai.».
Shinbe la fissò sbalordito… si guardò intorno e finalmente capì… era nel suo mondo! Doveva aver battuto la testa molto forte per non essersene accorto prima.
Un attimo… aveva appena detto che sarebbe andata di là da sola? E se Toya le avesse impedito di tornare? E se le fosse successo qualcosa? Lui doveva continuare la caccia insieme agli altri, doveva stare lì per proteggerla da Hyakuhei.
Shinbe cercò di mettersi a sedere per dirglielo, ma il dolore lo fece ricadere all’indietro.
Kyoko si fermò e tornò indietro per controllarlo, «Per favore, non cercare di alzarti. Non sappiamo se le ferite interne sono già guarite e non vorrei che morissi dissanguato mentre io sono via.» disse quasi scherzando, ma c’era davvero il rischio di danni interni se non stava fermo.
«Ma non posso restare qui, non so nemmeno dove mi trovo.», stava iniziando ad andare nel panico al pensiero che se ne andasse. Kyoko doveva aver percepito la sua paura perché, mentre apriva la porta per andarsene, gli disse a bassa voce: «Non preoccuparti, Shinbe. Manderò il nonno a farti compagnia.», e chiuse la porta prima che lui avesse la possibilità di protestare.
Capitolo 6 “Malintesi”
Dopo aver detto al nonno che Shinbe era sveglio, Kyoko prese il suo zaino e lo riempì con tutte cose che i suoi amici avrebbero gradito. C’erano la carne essiccata per Toya, le barrette al cioccolato per Kamui e, naturalmente, i chewing-gum preferiti di tutti.
Poi prese anche un paio di bottiglie di soda e delle mandorle ricoperte di cioccolato per Suki e Sennin. Adesso si sentiva meglio sapendo che Shinbe sarebbe tornato presto. Ad ogni modo… avrebbe dovuto parlare con Toya della lite e del fatto che avesse rischiato di uccidere suo fratello. Poi si chiese come aveva fatto Shinbe ad attraversare il Cuore del Tempo. Il portale non l’avrebbe mai lasciato passare senza un motivo. «Forse era per interrompere la lotta.» borbottò sottovoce.
Poi infilò nello zaino anche le solite scorte, come bende, cerotti e aspirine. Guardandosi intorno nella cucina, si chiese se non fosse il caso di controllare Shinbe un’ultima volta, ma decise di non farlo. Era stato già abbastanza difficile andarsene. Le sembrava di vedere ancora il suo sguardo implorante, come se la stesse pregando di non andarsene, ma sarebbe stata via solo per alcune ore. Sarebbe stato bene con Tama e il nonno. Chiuse lo zaino e si diresse verso il tempietto.
*****
Il gruppo aveva trascorso le ultime ore a cercare Shinbe. Non riuscivano a trovare le sue tracce, quindi non sapevano da dove cominciare. Non facevano che pensare al peggio, anche se non riuscivano a trovare le prove che fosse effettivamente successo qualcosa di brutto. Stavano letteralmente impazzendo per la preoccupazione. Come se non bastasse, Toya non era tornato all’accampamento, quella sera, e questo li aveva portati a pensare che fosse lui il responsabile della scomparsa di Shinbe. Suki ne era convinta.
In più, la lontananza di Kyoko faceva sembrare tutto ancora peggiore. «Se Toya torna, giuro che lo ammazzo con le mie mani.» singhiozzò Suki con le mani sul viso, mentre Sennin la confortava.
Kamui era seduto accanto a lei in silenzio mentre gli balenava nella mente l’immagine di Shinbe morto. Ma lui lo avrebbe saputo se suo fratello fosse morto… no? Lui e Kaen avevano capito che qualcosa non andava appena avevano messo piede nella radura… nell’area c’erano vibrazioni che emanavano rabbia e qualcos’altro che non erano riusciti ad identificare.
Un’altra prova era il fatto che alcuni massi attorno alla statua erano stati dissotterrati. E poi, dov’era Kyoko? Questo pensiero lo portò a chiedersi cosa fosse successo esattamente… anche lei era ferita? Non era ancora tornata e lui iniziava a preoccuparsi. Sospirò, sapendo che Kaen era ancora fuori a cercare Shinbe.
«Ehi, c’è nessuno?» disse Kyoko con voce allegra mentre apriva la porta della capanna. Notò subito l’aria afflitta di Suki e, poggiando lo zaino a terra, corse da lei. «Che succede?» le s’inginocchiò accanto, Suki non piangeva mai… era lei la piagnucolona del gruppo.
Suki tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con il dorso della mano, poi cercò di parlare: «Oh, Kyoko.». Si voltò e singhiozzò di nuovo, incapace di confessare il proprio timore alla sua amica.
Sennin mise una mano sulla spalla di Kyoko e le chiese a bassa voce: «Possiamo parlare fuori?».
Lei lo guardò e si alzò lentamente, “Dev’essere successo qualcosa di grave.” pensò preoccupata, “È successo qualcosa a Toya, o hanno saputo qualcosa sulla scomparsa di Hikaru, il fratello di Suki?”. Kyoko aveva un brutto presentimento mentre seguiva Sennin fuori la capanna. «Che succede? Cosa c’è che non va?». Non aveva pensato neanche lontanamente che potessero preoccupati per Shinbe, credeva che Toya avesse detto a tutti dove si trovava.
Sennin si voltò di spalle, sapendo che stava per spezzarle il cuore… non ce la faceva. Scoprire che Toya aveva probabilmente ucciso Shinbe sarebbe stato tremendo per lei, perciò decise di dirle che era soltanto un loro timore.
«Kyoko, crediamo che Toya abbia fatto del male a Shinbe… non riusciamo a trovare nessuno dei due.», la sua voce sembrava ancora più stanca del solito e intrisa di tristezza e delusione. Si preparò a sentire la grida di dolore della sua giovane amica ma non fu così, quindi si voltò, e in quel momento la vide tornare di corsa nella capanna.
Kyoko si sedette a terra accanto a Suki e la abbracciò, «È tutto ok, Suki! Shinbe sta bene.». La strinse e aggiunse: «Non so come abbia fatto, ma ha attraversato il Cuore del Tempo insieme a Toya. È ferito, ma se la caverà.».
Suki smise di respirare per un momento, poi si scostò, si passò una mano sugli occhi e la guardò. «Shinbe… non è morto?» le chiese, continuando a fissarla.
Kyoko si accigliò: «No, ha diverse ferite, ma non è morto. Ero tornata per dirvi che si sta riprendendo.». Si chiese perché Toya non avesse detto loro che cos’era successo.
Kamui ascoltò le parole di Kyoko e ci pensò su… adesso capiva perché non riusciva a percepire Shinbe… non era nel loro mondo. Uscì per andare a cercare Kaen e dirgli che non c’era più bisogno di cercare. Sperava che Kotaro e Kyou arrivassero per aiutarli a trovare una soluzione a tutto quello che stava succedendo. Poi i suoi pensieri tornarono a Kyoko, «Almeno si fanno del male a vicenda, senza ferire anche lei.» sussurrò, ma il peso sul petto non diminuì. Se ce ne fosse stato bisogno… l’avrebbe protetta da solo.
Suki si alzò, «È stato con te tutta la notte? Noi abbiamo visto Toya con le mani sporche di sangue.» balbettò, poi si fermò, con la rabbia che aumentava nei confronti di Kyoko per aver nascosto la cosa.
Kyoko si alzò in piedi, «Dov’è Toya? Se lo prendo, giuro che…», ma Suki la interruppe: «È stato con te per tutto questo tempo? Shinbe è stato con te nel tuo mondo?», il suo tono era accusatorio e Kyoko rimase sorpresa. «Hai aspettato così tanto per venire a dircelo, non hai pensato che fossimo preoccupati per lui?».
Kyoko scosse la testa, «Mi dispiace, non volevo lasciarlo da solo finché non avessi capito che stava…», poi vide Suki diventare rossa in viso e indietreggiò.
«Lo abbiamo cercato per tutta la mattina, con la paura che fosse morto e che giacesse ferito da qualche parte! E adesso tu torni tutta felice, dicendo che era con te!» la interruppe Suki, con l’indice puntato verso di lei, poi continuò: «Saresti dovuta venire prima, avresti dovuto…», lasciò la frase a metà quando fu colta da un singhiozzo di sollievo.
Kyoko le mise un braccio attorno alle spalle, continuando a scusarsi: «Mi dispiace, non ci ho pensato. Aveva delle brutte ferite, avevo paura di lasciarlo da solo prima che si svegliasse. Avevo così tanta paura di perderlo.».
Suki si scostò di scatto, la sua rabbia si riaccese per quelle parole. «Tu… avevi paura di perderlo?» le chiese, ricacciando indietro le lacrime. «Per che cosa stavano combattendo, Kyoko? Stavano combattendo per te?».
Kyoko rimase sorpresa da quella domanda, non sapeva cosa rispondere. Non poteva dirle che aveva baciato Shinbe e che Toya li aveva visti. Suki era sua amica ed era segretamente innamorata di Shinbe. Il senso di colpa la assalì… stava tradendo la sua amicizia? Abbassò lo sguardo, fissando il pavimento di legno.
Non era innamorata di Shinbe, ma… “Cavolo, ma a che sto pensando?”. Strinse i pugni, arrabbiata con se stessa per aver pensato a lui in quel modo… quando la persona che lo amava davvero era proprio lì, in piedi di fronte a lei. Doveva capire cosa provava Suki. «Sei innamorata di Shinbe?» le chiese in fretta, ma non era sua intenzione evitare la domanda.
Suki si voltò di spalle, arrossendo per quella domanda. Era innamorata? Ci pensò su… sì, provava qualcosa per lui ma addirittura innamorata? Scosse la testa, non avrebbe mai amato nessuno… soprattutto non Shinbe. Era fuori questione. Forse avrebbe potuto amarlo se fossero riusciti ad uccidere Hyakuhei e ad annullare la sua maledizione ma… no, non poteva innamorarsi di lui. Non avrebbe potuto sopportare un altro dolore.
Confusa dai suoi stessi sentimenti, si voltò verso Kyoko, «Stai evitando la mia domanda! Ti ho chiesto se stavano litigando per te!». Adesso era lei che stava evitando la domanda, ma non voleva rispondere né pensarci.
Kyoko sospirò, scrollando le spalle, e rispose: «Non lo so. Toya non vi ha detto che cos’è successo?». Guardò verso la porta, chiedendosi perché lui non fosse lì. «E dov’è adesso? Sta bene?» Kyoko rabbrividì, rendendosi conto che l’assenza di Toya era ciò che aveva impedito loro di sapere che cos’era successo.
Suki sbottò: «Che cosa?! Toya è sparito dopo che l’abbiamo trovato. I suoi artigli erano sporchi di sangue, Kyoko! Lui era…» Suki fu interrotta da Sennin che entrava nella capanna.
«Vuoi smetterla di gridare?» le disse sedendosi a terra, poi prese un bastone e alimentò il fuoco. «Kyoko, siediti e dicci tutto quello che sai.».
Kyoko guardò Suki, le dispiaceva che la sua amica fosse arrabbiata con lei. Perché, all’improvviso, litigavano tutti? Erano sempre stati uniti e si difendevano a vicenda… qualcosa non andava. Si sedette e iniziò a raccontare tutto, dalla sorgente all’arrivo di Shinbe nel suo mondo.
Ovviamente non disse nulla del bacio, s’inventò che Toya si era arrabbiato perché lei era senza vestiti.
«E questo è tutto. Alla fine si è svegliato e io sono venuta qui. Era messo proprio male.» scosse la testa, guardandosi le mani, poi continuò: «Il nonno dice che ci vorranno almeno un paio di giorni prima che possa alzarsi e ricominciare a muoversi.».
Suki alzò la testa di scatto, «Che cosa?! Lui non può rimanere nel tuo monto, nel tuo tempo!». Poi abbassò subito lo sguardo, sentendosi di nuovo strana… da dove spuntava quell’improvvisa gelosia?
Sennin le mise una mano sul braccio, «Calmati, non vorrai che torni indietro mentre è ancora ferito?».
Suki sospirò, «Ma è troppo tempo. Possiamo prenderci cura di lui anche qui.». Non le piaceva il fatto che il gruppo fosse diviso.
Sennin ridacchiò, «Ma per tornare qui dovrebbe attraversare il Cuore del Tempo. Lo stress nel fare qualcosa che non gli è permesso potrebbe essere troppo per le sue ferite.».
Kyoko si alzò in piedi e disse: «Non vorrei andarmene ma ero tornata solo per farvi sapere che sta bene. Sarà meglio che torni di là, prima che Tama e il nonno lo facciano impazzire.». Prese lo zaino e sorrise nervosamente a Kamui che entrò nella capanna.
Lui non resistette e la abbracciò forte, si sentiva meglio adesso che sapeva che Toya non aveva fatto del male a Shinbe. Non vedendo tornare neanche lei, aveva pensato al peggio.
«Ci penso io, qui. Tu bada a Shinbe e riportalo da noi.» le disse sorridendo, per farle capire che non era arrabbiato come Suki.
Kyoko ricambiò il sorriso e gli porse una scatola di cioccolatini, «Cerca di non mangiarli tutti, non vorrei che ti venisse mal di pancia.». Gli passò una mano tra i capelli e lo abbracciò, era contenta che almeno uno di loro non ce l’avesse con lei… Kamui era sempre stato il più sensibile.
Poi, senza farsi sentire da Suki, gli sussurrò all’orecchio: «Se Toya torna, digli che devo vederlo.» e lui annuì con la testa.
Suki, che era seduta di spalle, le disse: «Di’ a Shinbe di guarire in fretta.», poi tirò su col naso e Kyoko si sentì in colpa. Scostandosi da Kamui, poggiò a terra tutte le cose che aveva portato per gli altri, non volendo disturbare di nuovo Suki in quel momento. Sapeva che avrebbe preso la sua parte più tardi. Salutò tutti e tornò verso il tempio da sola, chiedendosi dove fosse Toya.
*****
Dall’altro lato del portale, Shinbe era steso sul letto con gli occhi chiusi, e cercava di coprire con i propri pensieri le chiacchiere del nonno di Kyoko. “Ma quando torna a salvarmi?” pensò sorridendo. Già, lei era l’unica che avrebbe potuto salvarlo, in quel momento.
Nonostante le sue ferite, non riusciva a smettere di pensare a Kyoko… quella doveva essere la punizione degli dei per i peccati commessi. Era consapevole che, se Toya avesse saputo tutta la verità, a quell’ora non starebbe respirando ancora.
Tutti pensavano che gli piacesse Suki perché era quello che lui voleva fargli credere. Suki non voleva saperne dell’amore e questo faceva di lei la persona ideale… giocava un ruolo importante nella sua farsa, senza neanche saperlo. Shinbe si riaddormentò rivedendo l’immagine di Kyoko tra le sue braccia.
*****
Kyoko camminava lentamente verso il tempio della vergine con sentimenti contrastanti. Perché Toya era scappato? Adesso lei si sentiva egoista per aver fatto preoccupare gli altri per così tanto tempo. Era convinta che lui avesse raccontato loro cos’era successo. L’intera faccenda stava iniziando a sfuggire di mano. Dovevano ancora trovare il frammento disperso e Hyakuhei era lì da qualche parte, probabilmente a pianificare la morte per ognuno di loro. Al momento, il gruppo sembrava essersi diviso.
Toya osservava Kyoko mentre tornava al santuario. L’aveva sentita arrivare ed era andato a cercarla, per poi accorgersi che Shinbe non era con lei. E così il guardiano ametista era ancora nel suo mondo… e Kyoko stava tornando da lui.
Da quando era tornato, Toya era rimasto in una grotta non molto lontana. Non provava rimorso per il litigio con Shinbe, ma non aveva intenzione di ferirlo in quel modo… Kyoko gli avrebbe creduto? I suoi occhi dorati la scrutavano dall’alto degli alberi scuri. Sapeva che avrebbe dovuto parlarle prima che tornasse da Shinbe.
Kyoko alzò lo sguardo e si accorse di essere era già arrivata al giardino, era così persa nei suoi pensieri che non ci aveva fatto caso. Sospirò, poi alzò il mento per darsi coraggio e decise che avrebbe parlato con Shinbe al suo ritorno.
Poi si fermò di colpo quando notò un movimento con la coda dell’occhio. In un istante, Toya si mise tra lei e la statua. I suoi occhi erano nascosti dalla frangetta, e i capelli e i vestiti svolazzavano per il movimento veloce.
Perché Toya faceva cose strane e lei si sentiva attraversare da una scarica elettrica? Le farfalle che sentiva nello stomaco sembravano quasi imbizzarrite. Non sapeva cosa dire né cosa fare, perciò si limitò a fissarlo. Poteva leggere tutte le sue emozioni, dal senso di colpa alla rabbia… e anche un accenno di tristezza.
Alla fine, trovando il coraggio e la voce, che a lei stessa sembrava spaventata, sussurrò: «To… Toya?». Poi spalancò gli occhi quando lui alzò la testa e incrociò il suo sguardo. Kyoko fece involontariamente un passo indietro e, quando lo vide perplesso, si fermò. Timidamente, fece di uovo un passo avanti per fargli capire che non aveva paura di lui.
Toya la osservava in silenzio, percependo la sua paura. Vederla indietreggiare lo fece arrabbiare al punto da fargli riscaldare davvero il sangue nelle vene. Aspettò per vedere che cosa avrebbe fatto e si calmò quando la vide avvicinarsi di nuovo, non voleva che lei lo temesse.
«Kyoko.», il suo tono era fermo e severo, «Lo sai che non ti farei mai del male.», le disse stringendo i pugni. «Lo so che lo sai.» continuò.
Lei si morse il labbro inferiore, sentendo la tensione nella sua voce. Sì, sapeva che Toya non le avrebbe fatto del male… ma sapeva anche che Hyakuhei aveva lanciato una maledizione sul suo sangue, che lo rendeva molto pericoloso quando era arrabbiato. Mantenendo il respiro costante, iniziò a camminare lentamente verso di lui. «Dove sei stato?» gli chiese.
Toya percepì la preoccupazione nella sua voce e rimase sorpreso… era preoccupata per lui? Pensava che lo avrebbe odiato dopo quello che aveva fatto, era quasi impazzito all’idea.
«Come sta… Shinbe?» le rispose con un’altra domanda.
Kyoko si accigliò, «Se la caverà, ma ci vorrà un po’ prima che possa tornare. Non gli ho neanche chiesto che cos’è successo, perché non me lo dici tu? Perché lo hai fatto?», la sua voce si affievolì per un momento, poi continuò: «Suki e gli altri pensavano che fosse morto.». Alzò un po’ il tono e aggiunse: «Avresti almeno potuto dirgli dov’era.».
Guardò la statua della vergine dietro di lui… non riusciva a sostenere il suo sguardo duro, al momento.
Toya sentiva freddo e caldo allo stesso tempo, e quella sensazione era inquietante. Era convinto che lei lo avrebbe odiato e non poteva sopportare quell’idea. E il pensiero che fosse da sola con Shinbe era stato altrettanto difficile da sopportare, soprattutto dopo quello che gli aveva detto suo fratello. Gli era sembrata quasi una minaccia.
Kyoko vide le emozioni mutare nei suoi occhi dorati che si adombravano. Toya era calmissimo e la cosa iniziava a spaventarla. Fece per spostarsi verso la statua e lui la bloccò, spaventandola ancora di più.
«Senti, se non vuoi parlare torno a casa per vedere come stanno le ferite che hai inferto a tuo fratello!» gli disse arrabbiata.
Lui non resistette e, in un istante la prese tra le braccia… il suo istinto gli diceva di non permetterle di tornare attraverso il portale… di tornare da quel guardiano inaffidabile.
«Kyoko, aspetta.» il suo tono era ancora un po’ severo e cercò di addolcirlo quando la sentì irrigidirsi. «Tu non sai perché abbiamo litigato, non sai che cos’ha detto. Non puoi fidarti di lui. Io non mi fido di lui. È cambiato e la cosa non mi piace.».
Kyoko si sentì stringere più forte e capì che Toya era serio. Non le mentiva mai ma… stavolta le sue parole non avevano senso. Si scostò appena per guardarlo negli occhi, «Che vuoi dire? È lo stesso di sempre.».
Toya ribatté ringhiando: «No, Kyoko, te l’ha tenuto nascosto. Gli sta succedendo qualcosa e io non so cos’è, ma lo sento. Ci nasconde qualcosa.». Toya sperava che lei lo ascoltasse e non pensasse che si stava inventando una scusa per giustificare le proprie azioni.
Kyoko si accigliò, in effetti aveva notato qualcosa di strano in Shinbe ma, per lei, quei cambiamenti non erano negativi; tuttavia, sapeva che Toya aveva un ottimo istinto, quindi non scartò del tutto quella probabilità. Giusto per essere sicura, gli chiese: «Non lo stai dicendo soltanto per via del bacio, vero?» e sentì il petto vibrargli.
«Quel bacio…» ringhiò lui, sfiorandole il mento per guardarla negli occhi. C’era una domanda che continuava a divorarlo: «Perché hai baciato lui per averti salvata, e non me? Non capisco.». Posò lo sguardo sulla sua bocca imbronciata e, prima che lei potesse respingerlo, la baciò, sentendo per la prima volta la sensazione di quelle labbra setose sulle sue.
Lei fu colta di sorpresa e Toya intensificò il bacio, analizzando la sua reazione. Sentì il suo cuore battere più forte e il suo corpo iniziare a risaldarsi.
Kyoko stava vivendo il bacio che aveva sempre desiderato ma, da qualche parte nel profondo della sua mente, non poteva fare a meno di pensare che il motivo fosse sbagliato. Toya la stava baciando solo perché anche Shinbe l’aveva fatto? “No, così non va.” si disse, e si scostò da lui non soltanto riprendere fiato.
«Toya, aspetta.» gli disse, «Fermati, non riesco a pensare.».
Lui sogghignò, allentando la presa ma senza lasciarla andare, e le disse: «Beh, è una cosa positiva.». Aveva percepito qualcosa in quel bacio e sapere che per lei era lo stesso lo fece sentire meglio, forse non l’avrebbe persa per colpa di Shinbe. Poi si ricordò della minaccia di suo fratello e aggiunse: «Non possiamo fidarci completamente di lui. Preferirei che tu restassi qui con me e lasciassi che fosse la tua famiglia a prendersi cura di lui.», i suoi occhi la stavano supplicando in silenzio.
Kyoko si accigliò e ribatté: «No, devo tornare indietro. Si è svegliato pochi minuti prima che io venissi qui.». Assalita dal senso di colpa, aggiunse: «E poi, ho la sensazione che abbiate litigato per colpa mia, perciò mi prenderò cura di lui finché non starà meglio e potrò riportarlo indietro.». Poi restrinse lo sguardo e continuò: «E dovremo andare tutti d’accordo, se vogliamo trovare il frammento del cristallo.».
Gli poggiò una mano sul petto e si scostò, liberandosi dal suo abbraccio. «Questo significa che non dovrete più litigare. Capito? Lo hai quasi ucciso.» gli disse, guardandolo negli occhi per cercare la verità.
«Allora vengo con te.» disse Toya, incrociando le braccia sul petto, «Percepisco del senso di colpa in lui, e non so perché.». Dentro di sé era contento che suo fratello non avesse avuto il tempo di stare da solo con lei. «Non mi sento sicuro all’idea che stia da solo con te.».
Kyoko rimase a bocca aperta e ribatté: «Tu non verrai da nessuna parte. Shinbe sente ancora molto dolore e sei tu la causa.». Non voleva essere cattiva, voleva soltanto tenerli separati, per il momento. «Facciamo un patto: domani tornerò per aggiornarvi, se tu mi prometti che tornerai dagli altri.».
Percependo la sua testardaggine, abbassò lo sguardo per un attimo, poi sussurrò: «Siamo ancora un gruppo… vero? Dobbiamo trovare il frammento prima di Hyakuhei.».
Gli occhi di Toya brillavano pericolosamente, «Se fa qualcosa mentre io non ci sono… non potrò proteggerti e…», il suo tono si alzò un po’, «Sono io il tuo guardiano, non lui!».
Kyoko alzò la testa di scatto a quelle parole, non capitava spesso che Toya le mostrasse i propri sentimenti ma, nei rari momenti in cui le sue difese si abbassavano, lei li vedeva chiaramente.
Gli sorrise, cercando di calmarlo, e sussurrò: «Ascolta, Shinbe è troppo debole per fare qualsiasi cosa, quindi non preoccuparti. Tornerò domani.». Fece un paio di passi verso il Cuore del Tempo e lo vide muoversi per fermarla.
«Toya!» gridò, alzando una mano per lanciargli l’incantesimo addomesticante. Poi mormorò: «So che non ti fidi di Shinbe, ma almeno fidati di me. Tornerò domani sera. Andrà tutto bene, vedrai.». Detto questo, toccò la mano della fanciulla e svanì, sentendo ancora Toya che imprecava contro il portale del tempo.
Quando si ritrovò all’interno del tempio si accigliò, si vedevano ancora i segni lasciati dalla lotta. Si voltò e lanciò un sigillo sul portale… prevenire era meglio che curare.
Capitolo 7 “Domande”
Kyoko entrò nel buio della sua stanza e trovò Shinbe che dormiva profondamente. Si chiese se non fosse il caso di parlargli del suo incontro con Toya. Sedendosi alla scrivania, si apprestò a finire di cucirgli il soprabito, ma i pensieri su Toya la rallentavano.
L’aveva colta di sorpresa quando l’aveva baciata. Aveva sempre sognato, e sperato, che lui lo facesse. Doveva ammettere che era stato esattamente come lo aveva immaginato… ma era stato il suo tempismo a confonderla. Forse stava solo cercando di farla calmare… non aveva mai provato a baciarla, quindi perché avrebbe dovuto farlo proprio adesso?
Pensò alla sua bocca e, istintivamente, si sfiorò le labbra con le dita… poi le balenò nella mente un altro bacio. Quando aveva sfiorato le labbra di Shinbe, si era sentita pervadere da una scarica elettrica. Se Toya non fosse arrivato in quel momento… le sarebbe piaciuto che quel bacio durasse un po’ di più.
Scuotendo la testa, si morse il labbro inferiore. Da dove spuntava fuori quel pensiero? Poi guardò Shinbe. Avrebbe mai perdonato se stessa per essere stata la causa di tutto questo? Non voleva che qualcuno si facesse male. Si avvicinò lentamente al letto, si sedette sul bordo e gli scostò una ciocca di capelli dagli occhi… almeno lui dormiva beatamente.
Osservò il suo viso, soffermandosi sulle labbra… nel sogno erano così morbide, ecco perché lo aveva baciato. Voleva solo vedere se erano così anche nella realtà… e infatti lo erano.
Poi guardò le lenzuola che gli lasciavano scoperti il torace e le braccia. Aveva ancora un livido su una spalla e, inconsciamente, allungò la mano per sfiorarlo. Shinbe gemette nel sonno e lei sussultò, ritraendo la mano di scatto, poi si voltò con aria colpevole e guardò altrove.
Lui aprì un occhio, sogghignando. L’aveva sentita sedersi sul letto e aveva finto di dormire ma, in realtà, l’aveva osservata e aveva visto tutte le emozioni che le scorrevano sul viso. Per quanto fosse ferito, non poteva fare a meno di sentirsi eccitato in sua presenza… d’altronde, era sempre così. Sperava solo che Kyoko non guardasse più in basso perché era sicuro che la sua erezione avesse formato una tenda con le lenzuola.
Quando lei gli toccò la spalla, gemette involontariamente e, non appena si voltò, trattenne il respiro. Espirando lentamente, fece per allungare una mano ma, prima che potesse dire qualcosa, lei si alzò in piedi, lasciandolo deluso.
Kyoko si voltò e vide cha lui la stava guardando, con un braccio allungato. «Shinbe… che stai facendo?» gli chiese incuriosita, guardando la sua mano.
Lui cercò di nascondere la mano sotto le lenzuola e gemette di dolore. Kyoko gli si avvicinò e gli massaggiò il braccio per alleviare il dolore, ma non aveva capito che stava soffrendo per tutt’altra cosa.
«Fai attenzione. Devi guarire, non farti male di nuovo.» gli disse con compassione.
Lui sorrise, godendo delle sue premure, e le disse: «Non preoccuparti, sto bene. È quello che mi merito per i miei pensieri peccaminosi.», poi sorrise e lei lo guardò accigliata.
Era una confessione? Kyoko si sedette di nuovo sul letto, con la mente in subbuglio. Ricordò quello che le aveva detto Toya poco prima e disse: «Shinbe, dobbiamo parlare del motivo per cui tu e Toya avete litigato. È convinto che nascondi qualcosa e dice che non dovrei fidarmi di te.». Si sentiva a disagio a chiederglielo ma… lui stava dormendo nel suo letto, perciò aveva il diritto di sapere. «Stai nascondendo qualcosa?».
I pensieri di Shinbe tornarono alla notte in cui lei aveva attraversato il portale ubriaca. In che razza di situazione si era cacciato… non solo Toya lo avrebbe ucciso ma, probabilmente, Kyoko glielo avrebbe anche lasciato fare.
Sospirò, distogliendo lo sguardo da lei mentre arrossiva, e rispose: «No, non sto nascondendo nulla.».
Kyoko continuava ad osservarlo, non stabiliva un contatto visivo con lei, perciò era convinta che stesse nascondendo qualcosa. «Lo sai che sono tua amica, puoi parlarmi di qualsiasi cosa.» gli disse sorridendo; poi gli accarezzò una mano e, vedendolo rabbrividire, gli tirò su le lenzuola, pensando che avesse freddo.
Lui la guardò, sentiva le sue mani che gli sfioravano le spalle, e sussurrò il suo nome con voce roca.
Lei alzò lo sguardo e arrossì quando vide dove si erano fermate le sue mani; sentendo le guance andare in fiamme, si voltò. Era rimasta a fissare il suo collo, sognando di baciarlo.
«Shinbe, ricordi quando sono tornata… dopo la festa? Dov’eri quando io ho attraversato il portale del tempo?» gli chiese timidamente; non voleva sembrare stupida ma quel sogno stava iniziando ad influenzarla in maniera preoccupante.
Shinbe fu colto alla sprovvista da quella domanda… Kyoko ricordava cos’era successo e non aveva detto niente? La guardò e rispose con una domanda: «Perché me lo chiedi? È successo qualcosa?».
Lei arrossì, si alzò e andò alla finestra; poi, guardando fuori, rispose: «No, ero solo curiosa di sapere dove ti trovavi quando sono tornata.». Si voltò per sorridergli, nascondendo ciò che le passava per la mente, e aggiunse: «Ricordo vagamente che mi hai aiutata a tornare alla capanna.». Ea una bugia, in realtà non ricordava come ci era arrivata.
Shinbe sospirò e chiuse gli occhi, doveva assimilare quelle informazioni. Kyoko ricordava qualcos’altro? Quella situazione gli stava provocando una fitta allo stomaco. Se lei ricordava quella parte, probabilmente ricordava anche quello che lui aveva fatto. Oppure stava iniziando a sospettare che non si era trattato di un sogno. Adesso doveva essere cauto… avrebbe tanto voluto alzarsi e sistemare il disastro che aveva causato, ma il dolore alla testa stava peggiorando invece di migliorare e, in quel momento, era lancinante. Si sentiva sprofondare, nonostante cercasse di lottare contro l’oscurità che incombeva.
Kyoko si voltò a guardarlo, aveva gli occhi chiusi e il suo respiro era costante. «Si è addormentato.» sussurrò, poi sospirò. Niente più domande per ora, doveva riposare. Tornò alla sua scrivania e si sedette per finire di cucire, ma gli occhi le bruciavano per la stanchezza. Poggiò la testa sulla scrivania, con il soprabito ancora in mano, e si addormentò.
*****
Toya era in piedi di fronte alla statua della vergine, imprecando contro Kyoko. Aveva sigillato il Cuore del Tempo e lui non era in grado di rompere l’incantesimo. Perché diavolo l’aveva fatto? Le serviva protezione da quel maledetto pervertito, non lo capiva? «Dannazione, Kyoko!» gridò, come se lei potesse sentirlo dall’altra parte.
Percependo una presenza, s’irrigidì e si preparò. Kyou…? Che diavolo voleva?
Kyou apparve in fondo alla radura, con i vestiti che fluttuavano nella brezza. Si avvicinò a suo fratello e gli chiese: «Parlavi con la sacerdotessa?».
Toya strinse un pugno mentre uno dei pugnali gemelli gli apparve nel palmo. «Sì, e allora?» ribatté, non essendo dell’umore adatto per sopportare le provocazioni di suo fratello maggiore.
Kyou guardò verso il santuario, «Non mi è permesso preoccuparmi del destino di mio fratello?». La sua espressione era priva di emozioni mentre continuava a fissare sospettosamente la statua della vergine. Percepiva l’odore di sangue secco addosso a Toya e lo attribuì a Shinbe. Sentiva anche l’odore di Kyoko, mescolato a quello dei guardiani.
«E da quand’è che ti interessa?» esclamò Toya avvicinandosi.
Kyou annusò l’aria e restrinse lo sguardo, «Non sei riuscito a reclamare la sacerdotessa come tua compagna?». I suoi occhi brillarono, nascondendo un ghigno, «È stato stupido, da parte tua, lasciare che nostro fratello reclamasse ciò che appartiene a te.».
Toya ringhiò cupamente e sbottò: «Di che cosa stai parlando?».
Kyou sentiva che l’erba era contaminata, ma non riusciva a vedere l’aura malvagia. «Sei un guardiano ma i tuoi sensi sono deboli.» disse, voltandosi di spalle; poi si diresse verso la foresta mentre le sue ali dorate gli apparivano sulla schiena.
«Torna qui, Kyou! Di che stai parlando?» urlò Toya mentre suo fratello si librava in aria.
Kyou sogghignò, guardandolo dall’alto, e gli disse: «Sei uno sciocco, fratellino. Non dovresti mai sottovalutare il nemico.».
Toya si voltò a guardare il santuario, furioso perché non poteva attraversarlo. L’odore di Kyoko era ancora nell’aria. Si diresse verso la caverna in cui era rimasto dopo l’ultima volta, non voleva vedere nessuno. Sperava solo che, quando Kyoko fosse tornata, sarebbe riuscita a risolvere la situazione all’interno del gruppo.
Per ora, lui voleva soltanto riflettere su ciò che Kyou gli aveva detto. Sapeva che Kyoko non sarebbe mai stata volontariamente con Shinbe ma, se suo fratello maggiore aveva ragione, allora la prossima volta avrebbe ucciso sul serio quel pervertito.
*****
Kyoko si svegliò di soprassalto per i lamenti di Shinbe. Gli si avvicinò di corsa e gli posò una mano sulla fronte, stava sudando e scottava. «Non va bene… non va bene per niente.» disse, poi prese un’aspirina e versò dell’acqua nel bicchiere. La mano le tremava leggermente perché lui stava peggiorando.
«Shinbe.» gli sfiorò una spalla nel tentativo di svegliarlo per dargli la medicina. «Accidenti.» borbottò, poi poggiò il bicchiere sulla scrivania e corse fuori dalla stanza in preda al panico.
«Nonno!» gridò mentre lo raggiungeva nella sua stanza.
«Cosa c’è, Kyoko?» le chiese lui strofinandosi gli occhi, poi la guardò e capì che qualcosa non andava con Shinbe.
Kyoko si sentiva svenire… se aveva un’infezione, rischiava di morire… vero? Gemette a quel pensiero e rispose: «È bollente! Dobbiamo fare qualcosa.», poi iniziò a singhiozzare, incolpando se stessa.
Il nonno prese una borsa piena di erbe e medicine e le disse: «Vai a prendere dell’acqua fresca e degli stracci. Andrà tutto bene, ci prenderemo cura di lui.», cercando di calmarla, anche se era preoccupato. Ieri sembrava che Shinbe stesse migliorando, e adesso invece…
Tama uscì dalla sua stanza, stropicciandosi gli occhi, e le chiese: «Che sta succedendo? Perché piangi?». Poi guardò verso la camera di Kyoko e aggiunse: «È… morto?», e impallidì nel vedere sua sorella così sconvolta.
Kyoko iniziò a singhiozzare più forte, e il nonno alzò gli occhi al cielo. Dandole una pacca di incoraggiamento, guardò Tama in cagnesco e sbottò: «Ha solo la febbre, tutto qui. Adesso aiuta tua sorella a prendere il necessario.».
Sperava solo di avere ragione, il guardiano aveva mal di testa da quando aveva combattuto con Toya e la ferita lo aveva lasciato perplesso. Sapeva che era la seconda volta che si faceva male in quel punto, era stato proprio Shinbe a dirglielo quando erano rimasti da soli. Essere ferito da un demone-scorpione era già abbastanza brutto, perciò un secondo colpo nello stesso punto non era un bene.
Il nonno aveva parlato con Toya, una volta, e aveva scoperto che i suoi artigli erano velenosi durante una battaglia, potevano essere letali. Sperava solo che non avesse avvelenato suo fratello. Tuttavia, guardando Shinbe, era proprio quello che temeva.
Si fermò in corridoio, chiedendosi se sarebbe riuscito a salvare il guardiano. “Non sono sicuro di poter guarire qualcuno che non è neanche umano.” pensò tristemente. “Se gli succedesse qualcosa, Kyoko non se lo perdonerebbe mai.”. Con quel pensiero, entrò nella camera da letto, preparandosi al peggio.
Kyoko tornò nella stanza e vide che il nonno aveva scoperto Shinbe. «Che stai facendo? Non vedi che ha i brividi?» esclamò, pronta a tirargli su le lenzuola.
«Kyoko, dobbiamo far abbassare la febbre. Non si sveglierà per prendere l’aspirina, perciò dobbiamo raffreddarlo con gli stracci bagnati. Porta qui quella bacinella.» le disse, facendole cenno di avvicinarsi, «Dobbiamo fare in fretta.».
Le porse uno straccio bagnato e indicò le gambe di Shinbe, «Tu raffreddagli le gambe, Tama penserà al torace. Io intanto chiamo un amico.» disse, poi uscì dalla stanza senza dare ai suoi nipoti il tempo di rispondere.
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