Come Una Preghiera
Maenza Diego
Il Cristianesimo, visto attraverso gli occhi di un Prete e di una Monaca. Due storie dense di segreti e di sofferenza, perch i protagonisti stentano a riconoscersi nei loro peccati e rifiutano la realt? tangibile della propria debolezza umana. I personaggi sono semplici pedine di un racconto che intende portare un messaggio forte e terribile: c'? sempre qualcuno che ci giudica e che ci condanna, spesso a proprio esclusivo vantaggio. ALEXIS CUZME, scrittore, cos? dice. Il libro STRUTTURA DELLA PREGHIERA ? un'opera mistica e teologica, che prende ispirazione dal famoso dipinto di Hieronymous Bosh IL GIARDINO DELLE DELIZIE e sulla base del quale il protagonista del romanzo, che ? un sacerdote, rielabora a suo modo il comportamento e le debolezze degli esseri umani, dalla creazione al giudizio finale. Citazione di VERONICA FALCONI, scrittrice. Un prete tormentato dalla sua carnalit?. Si tratta di un inutile lotta contro Satana o una prova inviatagli dal Cielo? Una novizia Incinta. E una trasgressione alle norme morali o un miracolo Divino contro lo scetticismo umano? Il libro ? una mirabile carrellata di personaggi a volte di elevata spiritualit?, a volte miseri nelle loro debolezze umane, che con le loro azioni mettono in discussione delle Verit? teologiche. Narrato attraverso angolazioni diverse e strutturato nel pieno rispetto formale e tematico,COME UNA PREGHIERA ci accompagna per mano in un universo di drammi esistenziali, ognuno teso verso la redenzione, che a volte sembra impossibile da raggiungere. Le virt? teologiche e i misteri della fede si fondono per dare origine a quella via crucis di sofferenze originate dai sette vizi capitali, presentati come un bestiario, ognuno contrassegnato da un demone che ne diventa lemblema: ASMODEO, la lussuria. BELFAGOR, la pigrizia. BELZEBU, la gola. AMON, lira. LEVIATAN, la vendetta. MAMMONA, lavidit?. E LUCIFERO, lorgoglio. Malgrado la crudezza delle espressioni, questo libro ? unopera altamente mistica.
COME UNA
PREGHIERA
DIEGO MAENZA
Traduzione di Patrizia Barrera
www.traduzionelibri.it
www.diegomaenza.com
Titolo originale dell'edizione spagnola:
Estructura de la plegaria
Diego Maenza, 2018
Traduzione di Patrizia Barrera, 2020
Tektime, 2020
www.traduzionelibri.it
www.diegomaenza.com
COME UNA
PREGHIERA
DIEGO MAENZA
Traduzione di Patrizia Barrera
INDICE
PRIMA PARTE
LUNEDI
MARTEDI e MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
DOMENICA
SECONDA PARTE
SETTIMANA 1
SETTIMANA 2
SETTIMANA 3
SETTIMANA 4
TERZA PARTE
GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
PRIMA PARTE
NEL NOME DEL PADRE
DOMENICA
Luce e Buio
Padre Nostro, che sei nei cieli
L'oscurit? ? la cecit? dei pensieri, ? il tuono del silenzio. L'oscurit? ? una pestilenza che diventa vertigine, una carezza del nulla, un vento gelido che striscia sulle ossa, un'amarezza che viene ingoiata dalle lacrime. L'oscurit? ? una condanna delle paure del passato, un'incertezza verso le calamit? del futuro, una nube che annienta i sensi. E il buio.
E improvvisamente, figli miei, potete contemplare il mondo. Apro gli occhi e mi sveglio come se fossi espulso dall'abisso dell'utero. Mi sento rinascere, sebbene consapevole dell'inganno dei miei sensi. Percepisco lodore del mio alito pesante attaccato ai miei peli, impregnato nel tessuto del cuscino o semplicemente diffuso per la stanza. Nel frattempo, il mondo rimane l?.
Mi siedo e il bagliore che entra dalla finestra mi acceca e mi costringe a coprirmi il viso. Mi sono destato da una notte agitata, che ha riempito la mia anima di terrore. Osservo quasi stupito, come se fosse la prima volta, l'aridit? delle pareti della stanza, la tristezza delle vecchie crepe sul soffitto, le foto in bianco e nero dalle cornici colorate, il dipinto del Giudizio finale racchiuso in una teca di cristallo a protezione dai pericoli esterni o, forse, a isolamento dal mondo stesso, in modo che tutti i mali che in esso sono raffigurati ne rimangano prigionieri e nessuno, curioso di scoprire questo vaso di Pandora, possa di nuovo liberarne il fetore.
Sullo sfondo, dietro il mondo, osservo ancora una volta l'immagine di Dio. Chiudo gli occhi, prego. Amato Padre, liberami da ogni peccato, perch tuo ? il regno della terra e del cielo, e i tuoi disegni sono puri e indiscutibili. Purifica la mia anima, in modo che io possa essere liberato dalla tentazione e benedire ogni mio giorno.
Mi siedo e riesco a percepire l'amarezza del vino che dimora nel mio intestino, da qualche parte nei miei tessuti. Scivolo in bagno, dove lo specchio mostra borse che mi appesantiscono gli occhi, e che cerco di stirare cos? violentemente con la punta delle dita da farle tremare. Lavo energicamente il viso con acqua e sapone. Il dentifricio mi risciacqua la bocca ed elimina il fetore del mio alito mattutino, a cui sono ormai abituato.
Esco con piacere, e noto sul davanti della biancheria intima i residui della mia polluzione notturna, come avviene quasi ogni giorno, che rivelano la loro viscosit? alla luce del mattino e sembrano colorarsi di strani bagliori.
Oh Signore, quanto sono belli e crudeli i sogni! Il sogno ? l'unico spazio in cui posso mostrarmi come sono davvero.
*
Il giornale parla sempre delle stesse cose. Ma un c? il titolo di un articolo che mostra le ultime dichiarazioni del Santo Padre, che attira la mia attenzione. Ne leggo il contenuto stampato in lettere minuscole ed esamino la foto a colori posta vicino al trafiletto.
Adornato da un mantello e affacciato, come da tradizione, al balcone principale della Basilica di San Pietro, il Papa ha annunciato linizio della Settimana Santa. Padre Misael, da ora in poi lo chiameremo col suo nome, prega e si prepara per la messa.
*
Non riesco a cancellare quell'immagine. ? in me e non mi abbandona. Quanto soffro sull'altare al pensiero di questo ricordo! Come posso sopportare quel tormento nel momento in cui pronuncio le frasi trite e ritrite di ogni messa, e che il parrocchiano ascolta come fossero ogni volta parole nuove! Riesco a resistere pochi secondi prima che il sangue e il corpo di Dio mi purifichino. E tutto per quell'immagine. ? scolpita in me e mi tormenta, ? una maledizione che nasce dal male e che piega il mio spirito, e posso solo implorare laiuto dell'onnipotente, affinch illumini il mio cammino.
*
Seduto a tavola, dopo aver messo da parte uno dei piatti di verdure, mi accorgo di avere cucinato troppo. Mi soffermo con pignoleria sulla pulizia dei mobili, del pavimento, della mensola lucida e brillante, dell'imitazione della porcellana imperiale che brilla di un insolito splendore e che mostra i cherubini nudi con i loro pallidi volti spettrali. Tomas, disciplinato, sbuffa da sotto, trasformando la coda in un'imitazione di saluto. Il ragazzo sorseggia il succo d'arancia che si addensa in piccole gocce all'angolo delle labbra e sorride alla sua goffaggine.
Mangio solo l'insalata e mezzo bicchiere di succo di frutta e metto da parte il pesce di cui non ho voglia, e che va a fare compagnia allaltro cibo che ho riposto. Il mio occhio destro ? di nuovo cisposo, e io me lo pulisco con discrezione e anche con un po di fastidio, dal momento che il ragazzo mi guarda con stupore, mentre gli leggo alcuni passi della Bibbia. Tom mi segue in cucina con passo marziale, supplicandomi con un sospiro di riempirgli il vuoto dello stomaco, e farlo smettere di sbavare dalla fame.
*
Salgo le scale e vado in camera da letto. Provo a riposare. Invano. Torno al sogno che mi pesa addosso come una roccia e spero che si dissolva, quando mi sveglier?. Il buio. E all'improvviso ecco che torna incessantemente la stessa l'immagine, che si ripete come se la guardassi dentro un caleidoscopio le cui rifrazioni me la offrono chiara e senza distorsioni.
Prego Dio di liberarmi da questo tormento e che il mio spirito possa finalmente trovare pace! Orecchie ciclopiche divise dalla lama di un coltello. ? l'immagine che mi assilla e so da dove viene. Dai miei ricordi del dipinto che ? in camera da letto, senzalcun dubbio. Dalla sua analisi minuziosa e continua del pomeriggio, che faccio ogni volta che entro l? dentro.
? una imitazione bastarda e quasi scadente del famoso trittico del grande pittore, ma che io ho pagato con i risparmi di una vita. Bisogna riconoscere che ? un oggetto mediocre rispetto all'originale, se si parla di arte, nonostante sia una copia fedele e di uguali proporzioni. Contemplo la fine del mondo che vi ? raffigurata. Ogni volta che apro il trittico con il suo dipinto realizzato su legno di quercia, mi sembra di entrare in un universo parallelo: quello del paradiso, del purgatorio e dell'inferno. Resto estasiato a quella vista, come ogni pomeriggio. L'arte del pittore ? cos? incisiva che riesce a penetrare in me, anche se non ne capisco nulla di quadri Analizzo il tramonto dipinto esplorando i particolari della sua trama, cercando di decifrare l'alchimia che ha portato il pittore a dipingere quel paradiso ormai devastato, e la sua capacit? di demiurgo che ha forgiato l'inferno. E fingo di capire, perch solo nella comprensione ? insita la libert? di scelta, il percorso di perdizione che porta a questo calvario.
*
Esco dal sogno con il corpo dolorante, con la sonnolenza che fa ribollire la mia carne e mi incita al peccato. Ho la sensazione di non essere pi? lo stesso, di voler scappare in qualche luogo lontano, senza preoccuparmi di portare sulla fronte lo stigma che devo affrontare davanti agli uomini. Fuggite dallo sguardo di Dio, possano i suoi occhi non posarsi pi? su di me cosicch io possa accettare le mie sconfitte
Il pensiero sacrilego mi tormenta ogni giorno. Prego che il demonio si allontani da me e sento che Dio mi rianima nella fede, che strappa via Lucifero dalla mia carne, su cui ricomincio a riprendere il controllo... E prego. Non posso fare altro che implorare il Cielo di aiutarmi a sfuggire dalla trappola del mio corpo, di placare le perfidie che bramo nel mio peccato, di allontanarmi dalle tentazioni a cui i miei poveri sensi mi attirano. Faccio ricorso a qualche pensiero di redenzione che mi salva, almeno per il momento. Prego e mi preparo per la messa.
*
Il ragazzo passa davanti alla mia porta, si ferma un attimo e si accovaccia per sistemarsi le pantofole. Il pigiama bianco e trasparente conferisce alla sua figura l'aspetto di un efebo voluttuoso. Ma nella sua faccia c'? l'innocenza, la castit?. La luce artificiale fa risaltare le sue guance rosa pallido, che quasi brillano nelloscurit? del corridoio.
Lui ignora completamente i suoi poteri di seduzione, la pericolosa attrazione che scatena in me, quando cammina. Mi vede, si rimette in piedi, guarda verso la mia stanza e nella sua eterna timidezza cerca di salutarmi con un rispetto che percepisco con grande fastidio. Con un gesto lo incoraggio ad avvicinarsi. Gli d? una benedizione, tracciando il segno immaginario della croce sui suoi occhi. Abbasso la mia mano quasi trasformata in un pugno all'altezza della sua bocca, e mi pare che lui con le labbra accarezzi le mie dita, e mentre contemplo il suo viso cos? vicino al mio vengo scosso da un tremito, perch quel viso innocente mi appare sempre pi? come il volto di un arcangelo. Lo prendo per le spalle, e questa volta gli traccio il segno della croce con quattro baci che gli stampo sulla fronte. Non posso fare altro che lasciarlo andare e rifugiarmi nella preghiera.
*
Il giovane Manuel confida nelle parole di padre Misael. Quegli, ogni notte, lo invita a unirsi a lui nella preghiera. Lo ha iniziato all'arte mistica della contemplazione, all'interiorizzazione spirituale che, sostiene il sacerdote, purificher? la sua anima e lo assolver? da ogni peccato, consegnandolo mondo al cospetto di Dio E Manuel si arrende a lui, senza condizioni. Il reverendo gli ha imposto un dogma. Gli ha mostrato che la fede ? lunica cosa che conta e che bisogna confidare negli imperscrutabili disegni del Signore. E il ragazzo gli crede.
A volte, quando si inginocchia di fronte al letto, il sacerdote si pone proprio dietro di lui e gli stringe le mani .
Cos? preghiamo meglio gli sussurra all'orecchio cos? Dio ascolter? meglio te, come se fossi un figlio e me, come se fossi un padre, farfuglia ogni volta, quasi impercettibilmente, tenendosi dentro il segreto che non pu? confessare davanti all'immagine agonizzante dell'uomo inchiodato sulla croce, appeso sulla testata del letto.
Nelle notti fredde, Manuel trova piacevole la compagnia di quella preghiera a mani unite, ma nei giorni caldi quel contatto gli sembra insopportabile, non riesce a tollerare il corpo muscoloso e sudato del prete appiccicato ai suoi glutei, il desiderio ardente e appassionato che il sacerdote esprime nella preghiera, e poi quando lo saluta, mentre gli appoggia le labbra umide sulla nuca.
Ma ora, inginocchiato ai piedi del letto e con i gomiti sul materasso, il ragazzo sta pregando da solo, di fronte all'immagine di Ges?, perch il prete non ? ancora arrivato.
*
Stasera non mi alzer?. Dio ha rafforzato la mia fede. Dio ? il mio pastore, la mia guida, la mia luce e la mia via. Ascolta la mia preghiera e lascia che sia forte, non mi lascia a cadere nelle tenebre del peccato! Oh diletto Dio, oh diletto Padre!
*
Che sogno orribile, per l'amore di Dio! Salvami, Signore! Guardami e proteggimi, padre!
Abbi cura di me, Signore. Che sogno orribile. Aiutami, Signore, te ne prego! Non ceder? mai alle lusinghe del peccato! Lo giuro, perch non sopporto pi? questa oscurit?. I miei occhi non sopportano tutte queste tenebre!
Mi alzo e cammino per la stanza, e sento il mio letto quasi freddo, ora che ? privo del calore del mio corpo. Sbatto contro l'armadio, duro come l'oscurit? che mi soffoca. Non riesco a trovare l'uscita che mi porta alla luce.
Signore, guidami in questo esilio. Non lasciarmi vagare da solo! Tocco il muro freddo con le mani, che subito mi si congelano. Guidami, Signore! continuo a urlare, invano questa casa ? cos? triste, cos? sola e cos? grande che Padre Misael non pu? sentirmi. Ma tu, Signore, mio amato Padre, che ascolti i lamenti di tutti i tuoi figli, guida le mie gambe verso la tua luce, portami fuori da questa oscurit? e promettimi di starmi vicino fino alla fine dei miei giorni! Prometto di offrirti la mia vita ogni mattina. Prometto di adempiere le penitenze del tuo mandato divino. Confido in te, Signore, diletto Padre. La tua parola sar? una lampada ai miei piedi e una luce nel mio cammino. Lo so, Signore, confido pienamente in te. Dirigimi verso la luce. Guidami alla tua luce!
*
La porta si apre e il ragazzo, scalzo, bussa alla camera da letto del sacerdote. Ha dovuto attraversare il lungo purgatorio del corridoio che separa le stanze come se fosse la soglia infinita tra inferno e paradiso.
*
E viene da me con le membra tremanti e i denti che battono, gelidi e spettrali.
Ho fatto un sogno orribile, padre. Ho sognato un burattino tra i denti di un'enorme bestia. Sono quasi morto dal terrore. Aveva enormi occhi rossi e mi guardava, mentre mi teneva in bocca, perch quel fantoccio ero io! E come mi guardava! Sbuffava come un toro e la sua bava era liquida e appiccicosa, disgustosa! Era tutto buio. Ma i suoi occhi no, oh Dio, i suoi orrendi occhi!
Allora io gli dico: Vieni, figlio caro.
E lo accolgo nel mio letto e sorrido dentro di me, per la sua paura infantile del buio.
*
Vieni, giovanotto. Entra, trionfante nella tua Gerusalemme, dove sei acclamato.
*
Ancora una volta, padre Misael non riuscir? a dormire mentre, guardando fuori dalla finestra e con il ragazzo che riposa nel suo letto, brama solo un bicchiere di vino; non il sacro calice che si trasforma nel sangue del Signore, ma quello materiale, che placa i nervi e allenta il desiderio represso di penetrare un uomo.
Laggi?, anche la citt? sta dormendo. Non si vede nessuna luce alle finestre, e cos? lui capisce che ? lunico a non dormire, che ? solo nel suo tormento. ? una solitudine senza pause o interruzioni. Non ne esiste una uguale...
Il mondo non lo avrebbe mai capito. Neanche lui capiva. E perfino Dio, nella sua infinita saggezza e con il suo sguardo onnipresente, non avrebbe capito. Nessuno poteva capirlo...
LUNEDI
Preghiera e bestemmia
sia santificato il tuo nome.
Il petto sussulta e un terremoto in miniatura scaturito dai bronchi si allarga alla cavit? toracica, germina negli anelli della trachea e l? provoca una risposta inconscia e automatica scatenata da milioni di bacilli avidi di sostanze, che si riversano, convulsivamente, su faringe e laringe. La microscopica valanga rovina gi? e si espande con il suo sisma fino allepiglottide, facendola vibrare. Il piccolo ciclone riverbera nella membrana ipofisaria e distribuisce l'infiammazione tra naso e palato, causando congestione nellatto inconscio del russare.
*
Ho trascorso l'intera mattinata nella veglia, implorando la misericordia del Signore, ascoltando il sussurro delle mie giaculatorie mischiate al respiro secco del ragazzo. Il suono spettrale dei suoi polmoni, infiammati e pieni di muco, ? stato ulteriore stimolo alla mia veglia.
Per prima cosa, chiamer? il dottore. Ogni volta in cui ero tentato di spogliarlo mentre era ancora incosciente e contemplare la sua meravigliosa nudit?, la preghiera mi ha aiutato a reprimere i miei istinti e a comportarmi come un figlio di Dio. Segui le orme del Cristo, e non cedere alle lusinghe del male!
Voglio servirti Signore e sconfiggere la tentazione del diavolo e urlargli che l'uomo non vive di sola carne. Lui cerca di tentarmi, di allontanarmi da te, o diletto Padre, ma io obbedir? per sempre solo ai tuoi insegnamenti.
*
Tomas vede le ombre dove non ci sono. Le inventa. A volte, durante le assolate mattine estive, insegue lucertole, animali che scivolano tra i muri di pietra del giardino, tra le fessure delle pietre del cortile, tra i buchi sotto le finestre, da dove escono per prendere il sole. Tomas li rimprovera con il suo abbaio da vecchio, con grossi e lenti grugniti e qualche sprazzo di energia. Qualche rara volta, per?, lho visto fare piazza pulita di questi piccoli nemici con insolita energia, come se il suo istinto di cacciatore fosse ancora vivo e il suo sentimento di Cerbero part time brillasse in lui, alla difesa del suo territorio. In quei rari momenti piomba con improvviso coraggio, tirato fuori da chiss? quale zona nascosta della sua anima incartapecorita, sull'insetto strappato dalla sua tana sotto il vecchio mandorlo, e l? lo finisce, tra abbai furiosi e salti da grillo.
Ma di solito ? la sua stanca immaginazione che, nel crepuscolo di una imminente cecit? esacerbata da una logora acutezza olfattiva, d? vita ai demoni che lo tormentano da sempre. Mi dico, dopo averlo osservato, che dopo tutto non siamo cos? diversi. Semplici animali istintivi che soccombono ai capricci della propria natura. Saremmo uguali, se non fosse per la nostra anima umana. Grazie, amato Dio, per aver infuso lo Spirito in noi!
*
Ho celebrato l'Eucaristia senza la presenza del ragazzo e, sebbene una mano caritatevole mi abbia aiutato a spargere l'incenso, non era come averlo qui con me. Non vederlo per un paio d'ore ? stato un tormento maggiore di averlo disteso a pochi centimetri dal mio corpo, e sul mio letto.
*
Il medico ha fatto la diagnosi.
Si tratta di una brutta influenza che gli sta consumando le difese mi dice con voce seria e il sorriso di prassi ma con un paio di giorni di riposo e una buona dose di farmaci si riprender? completamente.
Entrando in stanza, i cardini arrugginiti dal tempo della mia porta cigolano cos? fortemente che restiamo entrambi scossi da quel violento rumore. Dopo di ci?, il dottore si gira solennemente verso di me con gli occhi bassi, in attesa della benedizione. Traccio una croce in aria proprio a livello della sua faccia, quindi lo saluto con una preghiera. Il ragazzo si riaddormenta, continuando a respirare con difficolt?. Gli metto la mano sulla fronte, per vedere se ha la febbre, ma l'unica cosa che ottengo ? il mio corpo che inizia a tremare e il rivolo di sudore nervoso che mi riempie il palmo delle mani.
*
Ho provato a concentrarmi sul mio lavoro d'ufficio e scambiato qualche breve, stupida chiacchiera con i miei parrocchiani. Finalmente libero, cammino lungo il selciato della diga, proprio sulla riva del fiume che collega questa piccola citt? alla citt? vicina, e vengo assalito da una leggera brezza che, fischiando, mi scompiglia come sempre i capelli. La fine dell'estate ? piena di rumori sommessi. Le rondini riempiono il cielo dei loro archi mentre si organizzano per la migrazione annuale verso ovest, e fanno grandi schiamazzi, poich tra questi uccelli, che festeggiano la vigilia del loro viaggio decorando allegramente le panchine del parco, le auto, i marciapiedi, le piazze e i passanti, regna lanarchia totale.
E mentre cammino in prossimit? del parco che il trillo argentino di questi minuscoli uccelli, raggruppati sui fili elettrici o che turbinano impazziti tra il frastuono del traffico, si fa pi? vivo e presente. Continuo la mia marcia attraverso il vicolo pi? nascosto di questa piccola citt?, una stretta strada pedonale che ? diventata la mia zona preferita, ogni volta che sono costretto a passare di qui per fare la spesa. Qui tutto ? serenit?, senza motori rumorosi e clacson fastidiosi.
Ma di colpo vengo aggredito dalle parole oscene che provengono dalla sala del biliardo, inaugurata proprio pochi giorni fa. Gli insulti, sempre pi? violenti, salgono via via di tono e hanno la voce di un ragazzo giovane, evidentemente non intimidito dalla mole del suo nemico il quale, a giudicare dal numero di tatuaggi tribali che mostra orgoglioso sul proprio corpo, sembra un detenuto appena uscito di prigione.
Decido di allontanarsi alla svelta ma, proprio mentre credo di essere in salvo, mi accorgo che i due hanno cominciato a prendersi a pugni. Corro verso il corso principale. Cammino veloce, cercando di dimenticare il ragazzo. Ma n il trambusto delle macchine, n gli ululati di guidatori furiosi con il piede pronto sul pedale dellacceleratore, n la pioggia di clacson che mi piomba addosso come una valanga, e nemmeno la recente paura dei pugni mi fanno smettere di pensarci e non alleviano di un briciolo la mia tortura.
Cerco di distrarmi pregando perch la rissa nel vicolo si risolva senza troppi danni. Finalmente, giungo a destinazione, ma senza essermi scrollato di dosso l'enorme masso che grava sulle mie spalle.
*
Il mercato ? una fucina di suoni. Lambiente ? pieno di urla dei commercianti desiderosi di vendere frutta, legumi, cereali, cibo di ogni sorta, e danno un tocco di euforia tipica dei luoghi affollati. Come sempre, mi avvicino alla zona del pesce e chiedo la mia solita spesa del luned?.
Eccolo, padre! mi dice Leandro, il pescivendolo che mi conosce da anni, mentre avvolge con ruvidezza il pesce freschissimo in vecchi fogli di giornale. Quando esco dal mercato, sento le sirene della polizia squarciare laria con il loro grido, il che richiama un capannello di gente, avida di vedere coi propri occhi quello che ? successo. Mentre passo vicino al vicolo della rissa, noto che luomo grosso e prepotente ? stato ammanettato e viene fatto entrare a forza nella macchina di pattuglia. Dal giovane coraggioso non c? traccia. Me ne vado, immaginando che ancora una volta la rissa da bar ? finita in tragedia.
L'immagine del ragazzo ? ancora dentro di me, il ricordo della sua voce mi pulsa nei timpani come coniata da un angelo. Capisco che la mia ? una blasfemia pi? grande delle imprecazioni dell uomo coi tatuaggi. Prego con ardore, mentre torno a casa.
*
La signora Salom? continua a spazzare il pavimento senza curarsi di me, e sotto lo sguardo vigile di Tomas. Si ? abituata ormai alla mia presenza sul divano, alla mia consueta prostrazione che mi spinge a strane smorfie, che lei non aveva mai visto prima. A volte mi rendo conto che forse sono io ormai assuefatto alla sua ombra che si muove per la casa. Mi annoio e vado in camera mia.
*
La musica mi scivola nel profondo dellanima e vi si rifugia dentro, con la sua alchimia melodica. Chiudo gli occhi ed entro in un altro mondo pi? piacevole, in un luogo costellato di gioie infinite, in un paradiso fatto di fiori, tulipani, dalie, agerati, crisantemi, orchidee, gigli, dove perdersi ? una benedizione. ? l'unico modo per sfuggire al pensiero fragile e incessante che mi tormenta...
*
Un accesso di tosse scuote il corpo del giovane. La forza, che comprime e rilascia violentemente il diaframma, emana dai polmoni e irrompe con asprezza scivolando grossolanamente attraverso la sua lingua, e poi alle corde vocali, che trasformano l'impulso in un suono rauco e oscuro. La tosse si materializza nel muco schiumoso che gli attraversa la gola e che egli sputa con violenza fino alla finestra, e da l? nel giardino. Il ragazzo tossisce a lungo, con brevi pause che gli permettono a malapena di respirare e di attenuare il forte dolore alla gola. Nel contempo, l'abbaiare impetuoso di Tomas risuona per l'intera casa, malgrado egli si trovi nel cortile, e mi dico che forse ha trovato davvero qualche insetto strisciante o qualche animaletto nascosto. O forse ? lennesima fantasia dei suoi vecchi sensi.
*
Lo squillo imperioso del telefono rompe il silenzio, e poi odo i passi frettolosi della signora Salom? che si precipitano gi? per le scale, scivolano di corsa sulle piastrelle del pavimento e finalmente giungono a destinazione, come arguisco dal rumore del ricevitore che viene sollevato. In seguito, il tintinnio delle posate sulla tavola apparecchiata raggiunge le orecchie di Tomas, organi stanchi ma sicuramente pi? svegli del suo olfatto quasi perduto. Ma forse lui ? venuto in cucina perch ha sentito lodore del pesce.
Il ragazzo riposa. Mastico con cura il mio cibo. Quel gusto fresco di mare mi delizia il palato, ma poi mi sento una spina tra i denti e lincanto svanisce La signora Salom? sparecchia la tavola. Mi avverte, in modo molto formale, che oggi deve andare a casa prima a causa di un problema domestico, e che non verr? per un paio di giorni. Annuisco col capo, senza parlare.
*
Apro il trittico, dopo aver analizzato con minuzia limmagine della Fine del Mondo. Lo sguardo mi cade sul lato destro, pieno di illustrazioni complesse. L'inferno ? davvero un posto cos? pieno di grida? mi chiedo. ? forse un urlo infinito che esplode nel cervello e nelle viscere e ci spinge a fare i conti con i nostri peccati? Oppure questi strumenti musicali raffigurati nel dipinto sono muti, e il silenzio infernale ? la vera punizione degli eretici? L'inferno non ? il dolce ululato del silenzio, questo ? certo, ma un torrente di grida disperate che si levano per piegare l'anima. Ecco perch questanima perduta ? incastrata nelle corde dell'arpa, ed ecco il motivo per cui questaltra viene inglobata nel liuto gigante.
Allora, mi soffermo sui miei peccati. Scruto questo triste sodomita impalato da un flauto come emblema di una lunga stirpe di peccatori, ed ? come se avessi sentito in me il loro tormento, come se in qualche maniera oscura il dolore immaginario di queste anime in pena si fosse incarnato nel mio intestino perverso e mi ricordasse l'orrore del mio peccato. Contemplo l'uomo che si abbraccia a un maiale con in testa un velo di monaca, ed ? come se lartista avesse ritratto me, poich sento il feticcio degli osceni sussurri ruminarmi accanto e riversarsi dentro la mia carne. Chiudo con orrore le porte di questo terribile mondo spirituale e subito ritorno nel mondo reale, che mi rimanda limmagine di un universo terreno ancora pi? mostruoso. Sei pieno di peccato, mondo. Proteggici, Dio. Salvami, Dio. E poi mi preparo per la messa.
*
Ave, Maria piena di Grazia.
Ho peccato, padre.
Dimmi i tuoi peccati, figlia.
Ho avuto pensieri di lussuria. Ieri sera l'ho visto mezzo nudo e ho desiderato il suo corpo, lo bramavo con una voglia matta. ? un peccato molto grave, padre?
*
Il prete ascolta e reprime un sospiro di complicit?. ? la solita storia di ogni peccatore, cambia solo per qualche leggera sfumatura. Si chiama Desiderio. Il desiderio peccaminoso e ripugnante.
Padre Misael, alla fine di ogni confessione, che lui giudica con rigore e clemenza, e dopo aver confortato la pecorella con dolcezza, come sta facendo in questo momento, e dopo avere scavato a fondo nella pochezza dellanima che si concede a Dio, e dopo averla ricongiunta al Signore, recita le preghiere canoniche a Dio Padre misericordioso, che ha riaperto le porte del Paradiso al mondo mediante la morte e risurrezione di suo Figlio e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati.
Oh Signore, per merito della sua parola, e per il mistero della Nostra madre Chiesa, concedici perdono e pace. Io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
E nel confessionale si alza un Amen denso di sollievo.
*
Mi metto seduto dietro la testata del letto e stringo la bottiglia di acqua di colonia con cui mi disinfetto le mani. Ne ho spruzzato un po sul viso del ragazzo e mi sembra di percepire un battito di ciglia, subito soffocato dalla febbre alta. Il ragazzo scotta. Certo, ma sono convinto che bruci per altri motivi. Dormi figlio, mi prender? io cura di te.
La mattina dopo mi alzo, e noto che le medicine hanno fatto il loro lavoro. Mi strofino ancora una volta le mani col disinfettante e mi lavo i piedi con del bagnoschiuma.. Mi sento pi? ottimista del giorno prima.
*
Loda l'acqua santa della tuberosa che si ? diffusa sul tuo corpo. Riposa, che domani ti alzi e cammini.
*
Deliro, da quando ho osservato da vicino il volto della bestia, e questo pu? succedere solo nei sogni. Devessere la febbre. La sua melma inonda il mio corpo. Sento il fetore del suo alito e non ho la forza di urlare, solo il coraggio di sputare sul suo viso, e non con la saliva, ma con uno sguardo di disgusto e orrore. Piango, come ? normale nei momenti di orrore, e imploro il Cielo, come fa un normale credente. Ricaccia la bestia nell'inferno, Signore! Proteggimi. Abbi cura di me, Signore. Sii il mio rifugio. Tu, Signore, sei il mio pastore. Con te non mi mancher? nulla. Niente e nessuno potr? farmi del male.
*
Il giovane finalmente dorme, questa volta senza incubi, per la prima volta dopo lo scoppio della febbre. Il sacerdote, nella sua stanza, sta per cambiare labito talare con un abito da casa. Si spoglia e contempla il suo corpo davanti allo specchio. I peli convergono nel pube come un mulinello proveniente dalle cosce e dall'ombelico, e circondano il bacino raggiungendo la base del pene, che gradualmente, si alza in una potente erezione. Liberami dal peccato, Signore! implora lui, senza successo. Il desiderio della carne ? pi? grande della mia capacit? di astinenza! Ma, improvvisamente, si sente invaso da un impulso, da una tempesta innaturale che allarga il suo petto in segno di soddisfazione e deprime il flusso di sangue che la natura ha spinto verso il suo pene. Grazie a Dio! Indossa il pigiama e singinocchia ai piedi del letto.
Grazie, Dio! mormora dentro di s, con le lacrime agli occhi. Oggi i miei occhi riposeranno sereni.
Le sue orecchie sono tese nel profondo silenzio della notte tranquilla. Dio sembra averlo ascoltato. Almeno questo ? ci? a cui padre Misael si ostina a credere.
MARTEDI e MERCOLEDI
Fragranza e fetore
venga il tuo regno
Si spande nellaria come una nube di vapore, poi si estingue e poi, come in un gioco, torna a farsi sentire, e infine mi stuzzica lolfatto godendo del piacere della sua invisibilit?. Aspiro con gioia il profumo e sento i muscoli del mio viso rilassarsi, per quellattimo di gioia. Mi sazio dellaria profumata che si infiltra nelle mie narici, laspiro pi? a fondo con volutt? e mi perdo nella fragranza dei fiori. Quando apro gli occhi, il volto del ragazzo accanto a me mi riporta alla realt? delle mie abluzioni mattutine e, quando lo saluto, mi accorgo con piacere che sta meglio dalle sue guance rosee e profumate, che fanno da contrasto al puzzo del mio alito di prima mattina.
*
Lascio che il ragazzo continui a riposare, e mi appresto a officiare la messa da solo. Questa volta ho sopportato con pi? leggerezza la sua assenza e ho tollerato con meno affanno il movimento orizzontale dellincenso che mi ha coperto la pelle del profumo di resina. Ora lui se ne sta comodo sulla poltrona, e si soffia il naso in un fazzoletto color kaki che si colora di strani disegni in movimento, fino a riempirsi del tutto. Esco in strada, diretto al mercato.
*
Malecon ? deserta. Sento lodore di acqua dolce del fiume che si mescola al tenue profumo delle palme sulla riva. La passeggiata sul suo greto ? piacevole. Il vicolo invece mi accoglie con l'aroma di birra appena stappata e il fetore rancido dellurina sparsa negli angoli bui, quasi fosse il puzzo di una nuova pestilenza. Ho accelerato il passo mentre, con la coda dellocchio, davo uno sguardo allinsegna del nuovo negozio scritta a lettere maiuscole e in corsivo. Un luogo di perdizione, Signore, e nel mio vicolo preferito!
*
Il mercato ? un turbinio di odori. Legumi ed erbe, cereali e molluschi, cibi e frutta lavorati diffondono per laria una vasta gamma di profumi che solleticano l'olfatto. Il mio corpo quasi mi costringe a recarmi alla bancarella delle spezie, che subito mi avvolgono con le loro essenze di cannella, cumino, chiodi di garofano e peperoncino. Le pago con alcune monete che Isaac, il venditore, un uomo solitario con la faccia gonfia e sanguigna, accetta con gratitudine..
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Ho tagliato il branzino a fette larghe e spesse che prima immergo in acqua e poi sfiletto, condendolo con sale e limone. Lascio il tutto a marinare e lo sistemo in un piatto di porcellana. L'aroma ? appetitoso e forte, tanto che Tomas ha lasciato il suo quartiere di battaglia quotidiano per vegliare su di me con la sua lingua affamata fermo sulla soglia della cucina, quasi a confutare il mio scetticismo nelle sue capacit? olfattorie. Macino le palline di pepe, i bastoncini di cannella, i chiodi di garofano e il cumino. Vi metto l'aceto. Quando affetto le cipolle e le trito, per aggiungere al composto il loro dolce sapore, mi lacrimano gli occhi. Un velo di sherry, copro e lascio sobbollire il pesce sul fuoco.
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Ho implorato ancora una volta il perdono divino. Mi pento di aver peccato nel pensiero e nelle parole, nelle azioni e nelle omissioni. Signore, grazie per aver concesso a questo povero peccatore di ritrovare la retta via e di essere tornato a te.
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Sono l?, ballano di gioia nel marciume. Incantati dalla lascivia. La lussuria ? soddisfatta nel fango del godimento carnale e della concupiscenza. I piaceri proibiti sono sublimati nei pesci orrendi, nelle conchiglie abissali, in quella turpe marmaglia. Capre, dromedari, cavalli e uccelli eccitati a quella vista approvano la dissolutezza. Tutto lo spazio intorno puzza di peccato, di lussuria. Corrompono l'ambiente con una piaga che emana dal lato pi? oscuro del nostro essere.
Smetto di guardare il dipinto e cerco di riposare qualche minuto, prima che le campane suonino.
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Sto per andare a messa con i muscoli completamente indolenziti. Bevo due bicchieri d'acqua che attenuano un po il mio mal di fegato, o almeno cos? credo e spero. Indosso la tonaca. Ora mi sento pi? pulito.
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Il ragazzo mi fa una domanda che sul momento mi lascia senza fiato. Taccio e indietreggio, fino a crollare sul divano. Lo incoraggio a sedersi accanto a me. Mentre mi ? vicino riesco perfino a controllare i miei gesti e a nascondere la loro vera natura, deciso a non trasgredire questa volta. Gli sistemo con cura dietro lorecchio un ciuffo di capelli scappato sulla fronte. Sento che aspetta con ansia la mia risposta. Cerco di non deluderlo e gli dico che Dio ? un essere buono e misericordioso ma che non ha una forma fisica e di certo non possiamo immaginarlo come se fosse un uomo in carne e ossa, ma questa risposta che sa di banale catechismo non lo soddisfa. Mi mostro forte. Dico la verit?, che dobbiamo amare Dio nella sua essenza e credere in lui come atto di Fede. Mi risponde, con unespressione abbattuta e afflitta, che Dio ? complicato.
Oh Signore, ho solo questa vita per respirare il suo dolce odore di muschio che mi riempie il naso, quando mi alzo dal divano! Lo chiamo. Lui si gira con uno sguardo luminoso, con quella innocenza che mi tormenta e che mi spinge ad afferrargli le guance e soddisfare i miei istinti. Chiedo aiuto al Signore, che pu? fare tutto, e poi, con rinnovato coraggio, accompagno il ragazzo nella mia stanza. Gli dico che devo rivelargli un segreto. Che ho visto Dio. E che posso mostrarlo anche a lui.
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Dio non ? piccolo, anche se cos? pu? sembrare ad occhio nudo. Se ne sta nascosto, per avere una visione pi? ampia del mondo, tutto qui. Lui, si sa, ? onnipresente. Se ne sta seduto sul suo trono, con la testa coronata da una tiara e il libro sacro che poggia sulle sue gambe. Sulle spalle porta un lungo mantello imperiale. Ora posso vederlo anchio, mentre padre Misael mi mostra questo strano dipinto. L'oscurit? che traspare dal quadro mi fa paura. Ma resisto. L? sullorizzonte, in mezzo a questa nebbia che rende opaco il cielo racchiuso nella palla di vetro, c'? Dio, e posso vederlo. Adesso so com?. E vedo il suo sorriso.
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Mi preparo per andare a dormire con il profumo della sua nuca ancora dentro di me. Abbiamo pregato insieme, corpo a corpo, e abbiamo chiesto a Dio di non farci mai allontanare dalla retta via, e di poter seguire con letizia i suoi insegnamenti. C'? qualcosa di carico nell'ambiente che mi impedisce di respirare normalmente. Sento l'assurda premonizione che sto per cadere in un incubo da cui non sar? in grado di svegliarmi. Fuori, ha cominciato a piovere, dolcemente.
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La mattinata ? gelida. La pioggia ha raffreddato laria. Ho dormito in pace, in pace con il mio spirito e accolto dall'infinita misericordia di Dio. Sono felice di constatare che gli incubi hanno finito di torturami nei sogni e mi hanno concesso una tregua. Non sono cos? ottimista da sperare che mi lasceranno in pace per sempre, per?. Una parte di me sa che emerger? vincitore da questa battaglia col demonio, ma un'altra, la pi? fragile, mi mostra l'orrore della mia inevitabile sconfitta, perch in ogni momento la mia mente soccombe alla tentazione e ogni parte del mio corpo viola gli insegnamenti che fortificano l anima
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Ho deciso di fare un bagno. Mi sento sporco, e non solo a causa delle mie ascelle sudate, ma per i pensieri lubrichi che covo dentro. Prima di salire sull'altare devo essere purificato. Una bella doccia fredda mi aiuter? a raffreddare i miei istinti, e mi accingo ad insaponarmi. Risciacquo anche l'anima con la preghiera.
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Lautunno si avvicina e le sue avvisaglie sono gi? nellaria. Chiunque pu? sentirle, ma sono soprattutto gli animali ad accorgersene, a causa dei loro sensi affinati dalla natura. Quindi Tomas, contrariamente a quanto pensa il ragazzo, ne riconosce i segni meglio di chiunque altro. Ne aspira lindecifrabile aroma che si spande sul terreno dietro il mandorlo. Ecco perch marca frequentemente il suo territorio. Capisce che lestate ? sul finire dalle macchie di umidit? alle radici dellalbero. Lautunno emerge dalle profondit? della terra e inonda il mondo con la sua essenza.
Gli antichi affermavano che il petricore era il sangue degli dei, l'essenza che scorreva nelle sue vene. Oggi non ? altro che un odore strano che di tanto in tanto, in quel breve attimo che riusciamo a percepirlo, ci provoca quasi un leggero fastidio, senza renderci conto che ? ed ? sempre stato, dalla notte dei tempi, il vero sudore di Madre Terra, la sua vera essenza che scaturisce dalle profondit? degli abissi.
Ma Tomas lo capisce. Il suo naso non si ? consumato al punto che il mondo gli ? indifferente. Sa ancora riconoscere gli odori. Qualcosa gli ? rimasto, della sua lunga vita da cane. Per questo improvvisamente smette di urinare sotto il mandorlo e si ferma in atteggiamento di punta, come non faceva da tempo, sulle foglie bagnate che formano un tappeto naturale. Il suo olfatto ha percepito laroma quasi mistico del cambiamento di stagione. E si mostra grato alla nuvola che si allontana facendo spazio al sole, permettendogli di riceverne i raggi luminosi sul corpo.
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Al mercato ho incontrato un vecchio amico. Abbiamo fatto quattro chiacchiere. E stato bello, ma ? durato troppo poco.
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La signora Salom? ? arrivata mentre ero fuori. Mi spiega, per giustificarsi, le sue difficolt?. Le dico di non preoccuparsi, che capisco la situazione, e di prendersi una settimana di ferie. Lei insiste per prepararmi il pranzo di oggi come ricompensa per la mia comprensione. La lascio fare. Mentre lei cucina mi chiudo nella mia stanza e tiro fuori dal suo nascondiglio segreto una bottiglia di vino. Comincio a bere, a lunghi sorsi.
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Ho bevuto la bottiglia per met? e la lascio in bella vista sul comodino. Il vino ingerito mi provoca una leggera sensazione di vertigine che forse potrei eliminare con una tazza di caff?. Imploro una mezzora di tempo per farmi una doccia, ma la signora Salom? mi dice che il pranzo ? in tavola. Ho inghiottito la zuppa con un leggero mal di stomaco. Il suo calore per?, un po attenua quel senso di vuoto, e quella pessima sensazione di amaro causato dal bere. Mi alzo dal tavolo mentre il ragazzo sta ancora mangiando e mi rintano in camera mia con una gran voglia di dormire.
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Ho aperto gli occhi, e la prima immagine che vedo ? quella del mondo. La mia ubriachezza non ? adatta per scrutare le luride delizie del tuo giardino, Signore. Immagino il corpo nudo del ragazzo con vera lussuria e poi ripiombo nel sonno. Quando mi sono svegliato ho notato che la tavola destra del trittico era spostata. Ho capito che qualcuno ? entrato in stanza, mentre dormivo, e che si ? messo a guardare il dipinto. Alla signora Salome ? vietato entrare nella camera da letto e finora mi ha sempre obbedito, quindi il mio unico sospetto ricade sulla curiosit? del ragazzo. Non mi arrabbio, ma non mi piace nemmeno la sua intrusione. Poi, sento il rivolo pastoso che mi ha macchiato le mutande durante il sonno.
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Oggi cera meno gente in chiesa, rispetto a ieri. Per dispetto, la mia omelia ? stata pi? lunga.
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L'ultimo libro della Bibbia annuncia un inferno pieno di fuoco e zolfo, come condanna per coloro che trasgrediscono agli insegnamenti del Signore. Un inferno di tufo e di vapori puzzolenti sarebbe un tormento insopportabile anche per un anima qualsiasi, immune alle tentazioni del corpo. Vado in bagno, e defeco con difficolt? e dolore. Il mio sfintere espelle una nuvola di gas, che, uscendo, fa un rumore acuto. Puzza, e sulla scia del miasma mi soffermo a immaginare come deve essere linferno mefitico e saturo di effluvi fetidi, di cui parla la Bibbia. Ma il solo odore del mio peto mi d? la nausea. Socchiudo la porta per far circolare laria e disperdere i miasmi dei miei escrementi, quel fetore acido che ? uscito dal mio corpo.
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Tomas mi annusa una gamba, sicuramente ha notato l'odore di bagnoschiuma sulla mia pelle, dopo il bagno. Inizia a grugnire di brutto. Mi afferra per la stoffa dei calzoni del pigiama e me li strappa, dopo averli imbrattati di saliva. Cane cattivo. Ora lo vedo allontanarsi, fiero della sua cattiveria Mi tolgo la vestaglia e mi ritrovo nudo davanti allo specchio. Non posso resistere a farmi una carezza sul pube, accanto ai testicoli. Un brivido di eccitazione mi scuote. Il mio pene va in erezione e diventa viola. A quella vista mi allontano dallo specchio, con orrore. Prendo un altro pigiama e mi impongo di pensare ad altro.
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Il sinedrio dei sensi accoglie con favore la proposta di tradire l'anima.
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Gli tolgo la camicia con una serenit? che sento estranea. Eppure sono mie, le mani che lo stanno spogliando. Lo giro, e sollevo il suo sedere verso la mia faccia, arrossendo di piacere. Gli accarezzo la schiena che sicuramente gli brucer? per il contatto pungente col mentolo. I suoi polmoni possono gi? sentirlo, ne sono sicuro, perch le mie mani si raffreddano, mentre lo accarezzo. Contemplo per l'ultima volta il suo culo perfetto da giovane maschio alpha. Lo giro con la faccia verso di me. Prendo ad accarezzarlo anche sui magnifici pettorali e godo al vedere i suoi timidi capezzoli ergersi senza paura. Il forte aroma di eucalipto minvade.
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Stamattina dormono luno vicino allaltro sul letto, al rumore della pioggia che scroscia e invade la strada. Stanotte padre Misael non ha sub?to lincubo della lama del coltello, n il giovane Manuel quello della bestia. Forse, se ne sono liberati per sempre.
Ormai, ? lalba di un nuovo giorno. La pioggia porta via con s tutti i fetori del vicolo del biliardo, e li raggruppa in fondo, ai lati del marciapiede. L'acquazzone ripulisce anche l'antico albero nel cortile. Qualcuno ancora crede che, durante la stagione delle piogge, ? Dio che piange su tutti i peccati dellumanit?. Ma forse limmagine pi? calzante non ? quella lirica della pioggia di lacrime divine, bens? quella di uno scroscio di urina fetida che si abbatte su di noi, proprio come quella che sta facendo Tom in questo momento ai piedi del vecchio mandorlo.
Lacrime o urina che sia ? sempre acqua, e piomba sul mondo direttamente dallo spirito di Dio.
GIOVEDI
Caldo e freddo
sia fatta la tua volont?, come in cielo e cos? in terra.
Sono scosso da una scarica di eccitazione che mi parte dalla nuca e lentamente sirradia per tutta la schiena. I miei tendini si svegliano e mi costringono ad allungarmi per tutta la lunghezza del mio corpo, nel piacevole dolore che si consuma fisiologicamente nelle mutande. Mi rendo conto di come il pene si stia lentamente ritirando, ormai sazio del piacere convulso del mio orgasmo, mentre nell anima mi si scava un intollerabile senso di vuoto.
Un freddo alito di vento penetra nella stanza attraverso la finestra aperta, e fa oscillare le tende con un sommesso ululare. Posso vedere il velluto che si appiattisce contro il muro e poi va a sbattere contro il vetro della finestra e la cornice di legno dabete. Sento la brezza scivolare e nascondersi tra le mie ascelle, scuotermi la pelle in una scarica di minuscole raffiche che mi fanno drizzare tutti i peli del corpo. Cos? sia. Mi tolgo le mutande imbrattate del mio seme. Mi alzo e prego per la debolezza della mia carne.
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Il caff? troppo caldo non mi attira. Preferisco bere a piccoli sorsi del succo di pesca. Il ragazzo mi racconta una barzelletta sporca, ma non oso rimproverarlo. Lo guardo e gli faccio un sorriso tirato. Anche oggi non mi ha accompagnato alla Messa e mi mancava cos? tanto, specialmente quando il vescovo Pio ha benedetto gli astanti. Lo guardo e rimango ammirato dai suoi lineamenti, dal suo aspetto spensierato, dai capelli arruffati del mattino. Mi alzo dal tavolo frettolosamente, cercando di dirigere altrove i miei occhi che sono puntati su di lui ancora e ancora e ancora.
*
Mi ? venuta la febbre. Oggi rester? a casa e non mi occuper? dei miei parrocchiani, che si stanno preparando per il Venerd? Santo. Far? solo cose semplici, mettendo da parte tutti gli altri impegni, come mi ha prescritto il medico. Il ragazzo mi ha preparato un the, con cui prendo le medicine. Quando mi volto, riesco a percepire il movimento dei suoi glutei in uno swing provocatorio. Mi arrendo al sonno.
*
Quando mi sveglio vedo il viso del ragazzo. E rimasto con me per tutto il tempo che ho avuto la febbre. Mi informa che ha preparato il pranzo e conforta il mio corpo con una zuppa calda, insistendo per imboccarmi, cucchiaio dopo cucchiaio.
Poi arriva un momento antipatico. Lo rimprovero per aver esaminato il quadro di nascosto e lui mi risponde che voleva capire cosa mostrava realmente quel dipinto. Gli dico che non ho intenzione di mortificare la sua curiosit?, ma che deve sempre chiedere il permesso a un superiore, prima di fare o guardare cose per le quali potrebbe non essere pronto. Lui risponde che si sente abbastanza pronto e mi implora di guardare il dipinto insieme e aiutarlo a capire. Dopo una lunga tiritera di suppliche e rifiuti, cedo alla richiesta e gli permetto di aprire il trittico davanti a me. Mentre lo guarda, il suo volto esprime unenorme meraviglia.
? bello dice ma al tempo stesso ? orribile.
Rappresenta la nostra anima. mormoro tra me e me, come se pensassi ad alta voce.
Sono ancora intontito dalla febbre. Al momento voglio solo allontanarmi dal ragazzo, gridargli di lasciare la mia stanza e sparire per sempre, che Dio mi ha rivelato che ? un emissario del diavolo. Il desiderio di scomunicarlo dalla mia vita mi invade. Cedo al penoso pensiero che invece far? il contrario, perch mi alzo e gli metto una mano sulla spalla e la stringo in un abbraccio pieno di passione.
Quello che stai guardando qui rappresenta il paradiso, questo linferno, e questo gli spiego dolcemente, indicandogli la parte centrale del trittico ? il Giudizio Universale. Per ora ti basti questo, la prossima volta lo analizzeremo punto per punto.
Il mio corpo non resiste all'impulso e lo bacio sulla guancia mentre spingo la mano verso la parte bassa della sua schiena. Inaspettatamente, non si sottrae a me. Anzi, mi chiede di benedirlo.
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Ho mandato il ragazzo al mercato per fare la spesa. Sento il vuoto della sua assenza e provo a combattere il desiderio con una preghiera ma, mentre m inginocchio, le parole mi muoiono in gola. Questa volta non riesco a pregare. Mi alzo, faccio una doccia calda e mi preparo al suo ritorno nel miglior modo possibile.
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Finalmente il ragazzo ritorna ma, per piet? di Dio, accompagnato da Miss Raquel, una donna che fa volontariato per la Chiesa, giovanile a dispetto dei suoi quasi quarant'anni, e single malgrado la sua bellezza. Dietro di lei entra a farmi visita anche un gruppetto di mie parrocchiane cariche di dolci e frutta, evidentemente su stimolo della bella zitella. Thomas le accoglie con un abbaio nervoso. Mi mostro contento e grato del gentile pensiero, da bravo sacerdote dispenso loro consigli, gli affido dei compiti per la processione dellindomani e infine le mando via presto, dicendo che sono stanco e devo riposare. Chiudo la porta dietro di loro, la sprango ben bene con il suo fermo arrugginito e mi metto a cercare il ragazzo per tutta la casa.
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Lo invito ancora una volta nella mia stanza. L? ci mettiamo a parlare piacevolmente di alcuni aspetti teologici, che lui conosce appena. Lo istruisco con la mano appoggiata sulla sua coscia muscolosa. Poi lo invito a pregare insieme. Sono dietro di lui, posso sfiorare la sua schiena, condannato dalla mia insana e indomabile voglia. Sento il calore del suo corpo che spande calore nellambiente e, nel contempo, rinfresca il calore delle mie viscere.
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Il corpo mi arde. Mento a me stesso dicendomi che ? per colpa della frutta che ho mangiato e che non riesco a digerire. So che non ? vero. La mia testa non ? qui, ma fissa sul ragazzo. Cammino con passi traballanti verso la sua porta. Entro nella sua stanza e scopro lentamente il bel corpo addormentato in posizione fetale, con il culo rivolto verso di me e che sembra tentarmi ad accarezzarlo, a prenderlo completamente. Sto per farlo, il corpo mi ribolle orrendamente di febbre e di lussuria In un guizzo di lucidit? torno ansimando nel mio letto.
*
Mi sono svegliato con la sgradevole sensazione di sudore, di cui sono madido. Osservo i raggi del sole pomeridiano che si rifrangono nello specchio e inondano la stanza con il loro bagliore, invadendo ogni angolo. Mi rendo conto che devo lavarmi, la mia camera da letto ? rovente e il cavallo dei miei calzoni ? appiccicoso. La febbre ? passata. Imploro un sorso d'acqua fresca.
Ho inviato istruzioni scritte ai fedeli per la processione del Venerd? Santo. Il ragazzo mi ha fatto compagnia mentre scrivevo la lettera, e ha accettato di consegnarla lui, a patto che poi gli illustrassi qualche altro pezzettino del dipinto. Questa volta non sono riuscito a nascondere che lo guardavo, che ero attratto dai suoi movimenti. Un paio di volte, mi ? perfino caduta la penna a terra, mentre ero assorbito da lui.
*
La custodia del disco ha come copertina l'immagine di una strada coperta di foglie autunnali, che si perde in un suggestivo orizzonte. Da l? il panorama giallastro sprofonda in una foresta di assoluta dolcezza. Nessun uccello pu? disturbare tale tranquillit?. Nessun animale osa profanare la serenit? del piccolo universo di foglie e terra. Tutti stanno per venire alla luce, spalancando la porta a un paradiso infernale.
Inserisco il disco nel mangianastri che lo costringe a girare rapidamente. Quel piccolo oggetto si trasforma in un minuscolo turbine che si muove a migliaia di giri al minuto. La musica invade la stanza, molto lentamente, come se stesse lottando per svegliarsi dallantico sonno a cui forze maligne lhanno costretta, instillando serenit?, assorbendo il silenzio, librandosi nello spazio su cui a breve imporr? il suo dominio regale. Ma raggela con le sue note. Il basso segna il ritmo, si fa gradualmente parossistico, surclassa con il suo crescendo il timido intervento dei violini: sono i passi del pellegrino oppresso dal peso dei suoi travagli, sono gli scricchiolii del ghiaccio che sta per rompersi. Ora i fulmini scatenati dal violino solista sono fragorosi, la tempesta dell'orchestra ruggisce e scuote lo spazio e vibra ai piedi dello sfortunato. Vi nasce una lotta, segnata dallimpulso del basso che vibra ad una velocit? impossibile, costringendo al suo ritmo lintera esecuzione. Ma ecco che lassolo del violino si libra nellaria imponendo il proprio dominio, sferzando gli astanti con le sue raffiche di note gelide e di suoni glaciali, tali da far rabbrividire chi ascolta e costringerlo a battere i denti dal freddo.
*
Vedi questarea qui? mi dice, e mi mostra la zona in alto sul lato destro del trittico che stiamo studiando. Questimmagine simboleggia le torture del peccatore. Invece questa parte qui, in basso, ? quella stereotipata, comune, che abbiamo dell'inferno. Una pioggia continua di fuoco e zolfo, alte montagne che si sgretolano e rovinano gi? nel buio e le anime che gridano, oppresse da indicibili tormenti. Invece qui e fa un cerchio con il dito su una zona pi? sotto c? linferno di ghiaccio che fa da tremendo contrasto alla pioggia di fuoco perch, nella concezione classica dell'inferno come luogo di tormento senza fine, forse lorrore del ghiaccio eterno ? pi? temibile di una fornace ardente. Guarda qui come la povera anima sventurata si congela e si frantuma, annegata nel gelo mortale del ghiaccio...
Ancora pi? sotto c? quello che nellarte viene chiamato inferno musicale, perch vi si usano degli strumenti musicali come oggetto di tortura. E unimmagine che troviamo spesso nei cosiddetti pittori mistici. Vedi, questa ? la cornamusa, qui c? il liuto, ed ecco l'arpa. E in fondo, se riesci a vederlo, c? un piccolo flauto
Mi chiedo se l'inferno sia davvero cos?. Dalla finestra noto che si ? fatta sera.
Bene, continua lui la disperazione e il martirio sono sicuramente ben rappresentati dall'artista, o meglio, dal pittore che ha copiato cos? mirabilmente il quadro originale, interpretandolo a modo proprio.
Gli chiedo come vede l'inferno lui, sulla base di ci? che dicono le Sacre Scritture. Ma non risponde. Sembra essere immerso in un mondo proprio che in questo momento non capisco. Forse si sta chiedendo anche lui come sia davvero l'inferno.
La Bibbia parla dellinferno come un luogo di eterna sofferenza, in cui le anime verranno gettate nei laghi di zolfo. ? cos? che il pittore lo raffigura sulla parte superiore del quadro. In effetti, anche il Cristo ne parla spesso nei Vangeli come il fuoco che non si spegne mai, in cui c? lamento e digrignare dei denti, e lo cita come punizione senza fine.
Parla senza guardarmi, come se stesse discutendo con se stesso.
Per secoli, il fuoco e il ghiaccio, cio? il caldo insopportabile e il freddo glaciale, sono stati considerati come la tortura pi? atroce e pi? adatta ad una sofferenza eterna. Un grande poeta dell'antichit? immagina un girone infernale come la solita pioggia di fuoco ma, in un girone pi? in basso, quello dei traditori, addirittura come un enorme distesa di ghiacci eterni. Lucifero, che ? il sovrano di questo luogo di perdizione, ? egli stesso prigioniero del ghiaccio e da l? piange e si dispera con i suoi sei occhi e le sue sei ali di pipistrello.
Immagino un inferno di ghiaccio. L'Ade sarebbe un paradiso al confronto. Una tortura senza fine nel torpore perenne. Ma ci? che il mio corpo non riesce a tollerare, ora, ? questo caldo. Un intenso calore che minveste mentre sto qui ad ascoltare gli insegnamenti di padre Misael, e che cresce e mi opprime allo stretto contatto col suo corpo. Lo ringrazio per le sue parole illuminanti. Gli dico che non ho pi? intenzione di disturbarlo con le mie sciocche domande. Gli chiedo di benedirmi e lui mi accontenta con ardore, stampandomi un bacio casto sulla bocca.
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Abbiamo deciso di mangiare del pane, io ho del vino e lui ha una bottiglia di succo di frutta. A tavola chiacchieriamo su argomenti di particolare interesse per lui. Guardo i suoi occhi e mentre gli spiego certe verit? teologiche sullo Spirito Santo, gli sfioro il dorso della mano. Lui si volta a guardarmi ed io arrossisco di botto. Gli accarezzo le guance e lo bacio di nuovo, ma questa volta in bocca.
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L'orrendo bacio che delimiter? la soglia del peccato e la discesa nei meandri infernali.
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Sono nella sua stanza e lui mi mostra un pigiama beige. Mi dice che sono adatto a servire un rappresentante di Dio nel mondo, e che d'ora in poi sar? il mio maestro spirituale. Mi spiega che l'abito talare ? l'unico abito sacro che l'essere umano possa indossare. La mia nuova mansione sar? quella di aiutarlo a spogliarsi e a indossare il pigiama. Trovo che sia un compito facile e accetto di servire il sacerdote, un Unto del Signore.
*
Le sue mani scivolano lentamente lungo le mie cosce. Mi sento caldo, rinfrescato, eppure cos? eccitato e ricettivo. Contengo un gemito. Mi sento vivo quando sento il suo respiro nell'area delle mie mutande, vivo nella trepidazione dei miei capelli che ondeggiano attratti dall'ondata di fascino che emana dalla sua pelle che tocca la mia, con le sue caste e rosee dita. Ora ? il mio petto a sentirsene grato, si rallegra per un piacere di cui mi ? proibito godere, in questo mondo. I peli mi si drizzano. Sono totalmente paralizzato dal piacere del suo tocco. Ammaliato dal contatto con la sua pelle immacolata. Le pieghe della mia camicia vibrano lievemente, quando me la sbottona con calma. Urlo dentro di me, ma non mi ascolta. Sembra che abbia iniziato a tormentarmi come fa il carnefice con la sua vittima, impedendole di fuggire. Percepisco questi attimi della mia esistenza come se fossero vitali. Lo abbraccio e lo tengo stretto cos? a lungo, che non saprei dire quanto.
Ma poi io stesso mi stacco da lui, con una furia che non riesco a controllare. Una vampata di vergogna brucia il mio corpo. Come se niente fosse, lui singinocchia davanti a me e mi chiede di benedirlo. Gli poso un bacio sui suoi folti capelli. Intuisco che la mia anima non avr? mai pace finch non permetter? al mio corpo di soddisfarsi, e che il mio corpo non riuscir? mai a godere se lanima continuer? a vietarglielo. Non ce la faccio pi? e cedo alla dolce tortura del piacere solitario. Poi annego nel vuoto. Prego tutta la mattina per la salvezza della mia anima.
*
Il sacerdote accetta la sconfitta della sua anima, si ? rassegnato e si affida alla volont? di Dio. Si prostra sul pavimento di piastrelle fresche e prega, con la faccia per terra.
Padre mio, se puoi allontana da me questo calice! Tuttavia, sia fatta non la mia, ma la tua volont?.
Confortato dal pensiero di non avere responsabilit? reali nel suo tormento interiore, padre Misael cerca di riposare, ma non riesce a dormire. Guarda fuori dalla finestra e finalmente sente la brezza che colpisce il suo viso e placa il fuoco che gli brucia dentro.
Il giovane ? entrato in un sonno profondo e, dietro di lui, arriva lorrore dell'incubo che non lo abbandona. Questa volta cerca, nonostante la sua fragilit?, di sfuggire ai rantoli della bestia ciclopica che ? a un passo dal raggiungerlo con le zanne bavose. Ma conosce gi? linevitabile finale della storia. Il suo sudore sar? una goccia di sangue che cadr? sulla terra. Londata di calore che si diffonde improvvisamente nellaria non riuscir? a scaldare il suo corpo freddo.
Sappiamo tutti che Dio, essendo spirito e il pi? supremo di tutti, non prova tormento. Almeno non come questo miserabile uomo, non come questo povero giovane che soffre le pene di un inferno che non brama nemmeno. ? ora di dormire, padre, riposa, che domani il mondo porter? nuove tribolazioni. Dio non comprende il peso delle prove che invia.
Le spalle di padre Misael si piegano sotto lenorme macigno delle sue tribolazioni. Esausto, crolla sul letto e chiude gli occhi. L'incubo del coltello e delle orecchie riemerger? ben presto dal suo mai sopito senso di colpa.
VENERDI
Dolce e amaro
dacci oggi il nostro pane quotidiano
PRIMA STAZIONE
La bocca si apre in un enorme sbadiglio che termina in un grido gutturale. La lingua sporca e pesante lo costringe a deglutire per lamaro che si sente in bocca, come tutte le mattine. Ricorda il tormento della notte precedente. Non era la prima volta che emulava l'antica pratica di Onan, ma era convinto di essersi allontanato dal peccato, e fortificato con quei lunghi giorni di espiazione e penitenza. Tuttavia, il bisogno fisiologico si ? incarnato in una folle smania di godimento che la sua anima non ? disposta ad accettare. E da l? si origina la sua condanna. Il suo corpo si sente sporco, la sua anima ? contaminata, odia il cavallo dei suoi calzoni. Le sue mani sono macchiate di sperma e lui osserva con disgusto lalone appiccicoso che vi ? sopra. Si butta gi? dal letto e corre a lavarsele con unenorme quantit? di sapone. E mentre lo fa, prega.
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SECONDA STAZIONE
Perdonami, amato Padre, se i miei peccati sono cos? grandi: la tua clemenza ? infinita. Accogli la mia preghiera, non allontanarmi da te. Cerco davvero di sopportare, Padre, questo peso che grava sulle mie spalle e che mi opprime. Aiutami a restare in piedi, non lasciare che i miei passi si confondano, non permettere che la mia anima affoghi nel peccato. Proteggimi, Signore. Sii la mia guida. Aiutami a rimanere saldo nella tua Parola.
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TERZA STAZIONE
? bello, in effetti, percepire il rispetto degli altri nei confronti di un rappresentante di Dio sulla terra. Queste donne hanno colmato con successo la mia assenza nei preparativi della Celebrazione e oggi sono stato testimone di una rappresentazione completa della Via Crucis, interpretata goffamente dai nostri ragazzi. Che comunque sono stati bravi. Soprattutto quello che ha interpretato la parte che avrei dovuto interpretare io, trasmutato nell'uomo ferito e seminudo appeso sulla croce. Un torbido impulso mi spinge ad soffermarmi su quelle gambe bianche e tese, sui piedi che si flettono in maniera provocatoria, su quello strano rigonfiamento dei suoi lombi che scatena nella mia mente unimmagine perversa, che cerco di strappare da me con larma della preghiera. Sento una parte di me risvegliarsi. Che il Cielo perdoni la fragilit? del mio corpo!
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