Cose Pericolose

Cose Pericolose
Amy Blankenship
Legami Di Sangue #3
Steven Wilder era caduto ai piedi della tentatrice armata di mazza non solo colpendo il pavimento... lui la voleva. Scoprire che era promessa al mafioso gli diede il pretesto di cui aveva bisogno per rapirla e farla diventare la propria compagna... per la sua protezione, naturalmente.
Tutti dicono che ci sono due strade nella vita, ma per Jewel Scott entrambe sembravano essere molto pericolose. Una portava ad Anthony, uno psicopatico licantropo omicida, che era anche il capo della mafia della città e il suo fidanzato... contro la sua volontà. L'altra strada conduceva a Steven, un uomo-puma che lei aveva colpito con una mazza da baseball al loro primo incontro. Lui si vendicò rapendola e facendola sua.
Steven Wilder era caduto ai piedi della tentatrice armata di mazza non solo colpendo il pavimento... lui la voleva. Scoprire che era promessa al mafioso gli diede il pretesto di cui aveva bisogno per rapirla e farla diventare la propria compagna... per la sua protezione, naturalmente.
Anthony Valachi era ossessionato da Jewel da quando lei era solo una bambina e, con le leggi della mafia, aveva acquisito il controllo della sua futura sposa. Se qualcuno pensava di potergliela portare via si sbagliava...si sbagliava da morire.


Cose Pericolose
Serie “Legami di Sangue” – Volume 3

Author: Amy Blankenship & RK Melton
Translated by Ilaria Fortuna

Copyright © 2012 Amy Blankenship
English Edition Published by Amy Blankenship
Italian Edition Published by TEKTIME
All rights reserved.

Capitolo 1

Nella sua camera da letto, Envy era indaffarata a sistemare alcune cose nella valigia di pelle nera. Si fermò e guardò il fratello quando si accorse che disfaceva la sua roba ogni volta che lei si girava per prendere altro. Le stava con il fiato sul collo da quando era arrivata a casa e stava iniziando a farla impazzire.
“Smettila.” scattò Envy mentre gli sottrasse alcuni abiti e li lanciò di nuovo nella valigia. Gettò i lunghi capelli rossi dietro le spalle e gli lanciò uno sguardo di avvertimento. “Vai via di casa, ma lo conosci da quanto...una settimana? Sei sicura che è quello che vuoi?” ripeteva Chad come un mantra. “La risposta è sempre la stessa Chad.” lo informò Envy con voce ferma, chiedendosi quante volte avrebbe dovuto dirlo prima che lui la ascoltasse davvero. Lo guardò dritto negli occhi e, trattandolo come un bambino stupido, pronunciò le parole molto lentamente “Voglio andare a vivere con Devon, ed è esattamente ciò che farò.” “Come puoi essere sicura che tra una settimana o un mese lui non troverà un’altra e ti getterà via?” chiese Chad disperatamente. “Non lo farà.” Lei continuava a fare la valigia, cercando di respingere la fastidiosa sensazione che stesse abbandonando suo fratello. Era un uomo abbastanza maturo per gridare, e un poliziotto oltretutto. “Tu non lo sai per certo. Voglio dire, lui balla mezzo nudo in quel club ogni sera e tu sarai bloccata dietro al bancone a servire da bere ai pervertiti.” esclamò Chad prono a strapparsi i capelli. Ciò che voleva fare in realtà era gridarle che si era fatta coinvolgere in qualcosa di pericoloso...con una persona così pericolosa.
Envy smise di fare la valigia e guardò il suo unico fratello che amava molto ma che stava per strozzare. “Uno, lo so per certo. Due, sarà anche mezzo nudo, ma così sta benissimo. Tre, ballerò con lui nella gabbia. E quattro..” Si avvicinò come se gli stesse rivelando un piccolo segreto scomodo “..ti ci vuole una scopata.”
Chad guardò sua sorella “Non ho bisogno di scopare.” brontolò quando lei alzò un sopracciglio.
“Sì, invece.” Lei aprì un cassetto e afferrò la sua lingerie succinta.
“Ho detto di no.” Chad chiuse di botto la valigia prima che lei potesse aggiungere altro a quella che lui pregava fosse solo un’enorme borsa per una sola notte.
“Sì, invece.” Envy gli agitò la biancheria in faccia come per fargliela notare.
“Ti dico di no.” gliela tolse dalla mano.
“Non lo farai, ridammela.” Lei strinse gli occhi con rabbia.
“Sì, invece.” Chad si fermò e alzò in aria il pugno con la biancheria. “Dannazione!”
Devon era nel salotto appoggiato al muro con i piedi incrociati e le mani nelle tasche dei jeans...cercando di non ridere. Il loro litigio gli ricordava tanto il suo rapporto con i suoi fratelli.
Poteva dire che Chad si preoccupava davvero per Envy, e per questo non si sarebbe messo tra loro. Chad stava facendo quello che gli riusciva meglio...era il fratello maggiore di una tigre dai capelli rossi. No, non li avrebbe fermati, ma avrebbe pagato oro per guardarli.
Devon rise forte, poi cercò di mascherarlo con una tosse finta. Qualcuno bussò alla porta e i suoi occhi azzurri di ghiaccio si limitarono a chiedersi chi diavolo facesse visita ai fratelli prima dell’alba.
“Devon, potresti aprire tu?” chiese Chad.
“Certo.” rispose Devon e si spinse via dal muro prima di andare verso l’ingresso. Aprendo la porta, non poté fare a meno di sorridere allo sguardo sorpreso sul volto di Trevor. “Ciao Trevor, da quanto tempo.”
Come promesso, Trevor era venuto a parlare con Chad di ciò che aveva visto in chiesa. L’ultima cosa che si aspettava era che Devon Santos aprisse la porta. Incapace di controllare la propria reazione, Trevor sollevò il pugno all’istante e colpì il giaguaro sul naso...molto forte.
Devon inciampò indietro di un paio di passi e si asciugò il sangue dal naso. Poi guardò Trevor, mostrandogli i denti. Prima che Trevor potesse muoversi, Devon lo assalì lanciandosi fuori dalla porta e nel cortile.
Gli abiti si strapparono e caddero mentre i due mutarono nelle loro forme animali. Devon accerchiò il Kodiak e attaccò con un forte grido da giaguaro. Trevor ruggì e si alzò sulle zampe posteriori mentre cercava di afferrare il giaguaro attaccato alla propria schiena.
Dentro, Chad ed Envy sentirono il ruggito di Devon e corsero per la casa fino alla porta d’ingresso. Si bloccarono quando videro Devon combattere con un enorme orso proprio nel loro cortile. Il poliziotto fu subito felice che non vivessero a poca distanza da qualsiasi vicino.
Chad fece scattare il proprio interruttore mentale, spegnendo tutte le proprie emozioni. Era un qualcosa che scattava in lui a renderlo sempre calmo e freddo...anche nel bel mezzo di una sparatoria. Raggiungendo la fondina sul fianco destro, Chad estrasse la pistola e sparò un colpo in aria cercando di ottenere la loro attenzione. Aggrottò la fronte quando la cosa non li turbò minimamente e ricevette un pugno sul braccio sinistro.
“Avvisa, quando stai per sparare con quella cosa!” esclamò Envy mentre si teneva una mano sull’orecchio destro e fece una smorfia per il rumore forte.
Zachary si allontanò dalla macchina con un sospiro profondo e fissò i due bambini che litigavano. Ancora una volta, doveva intervenire qualcuno con i nervi saldi. Sorrise tra sé alla sua battuta perché nessuno avrebbe mai usato le parole ‘nervi saldi’ per descriverlo. Alzando la mano davanti a sé, lanciò un’ondata di calore verso i due mutanti, facendoli balzare indietro quando una scia di fuoco attraversò il cortile che li separava.
“Se non volete bruciare la vostra pelliccia allora farete meglio a ritornare uomini e fingere di avere un po’ di buon senso.” li avvertì Zackary, mentre un’altra fiamma cominciò a crescere nella sua mano tesa. “Che vi comportiate da adulti o da bambini, perché non fa alcuna differenza per me?” Sorrise freddamente mentre la fiamma si alzava e si avvicinava al bersaglio.
Sapendo che Zackary lo avrebbe fatto, Trevor si trasformò e guardò le fiamme lambire il suo avversario. Guardare l’uomo che gli aveva portato via Envy aveva fatto alzare così tanto la sua pressione sanguigna che doveva concentrarsi anche solo per mantenere la forma umana.
Devon mutò di nuovo ma mantenne la sua posizione di combattimento, non fidandosi di Trevor per quanto potesse confonderlo. Fu momentaneamente distratto nel sentire l’audace “Dio Santo!” di Chad e guardò rapidamente verso i due fratelli. Vedendo Envy fissare Trevor...che adesso era nudo, Devon ringhiò profondamente volendo richiamare l’attenzione di lei al proprio posto...cioè su di sé.
Envy si strofinava la tempia ora che entrambi gli uomini erano nudi, fortunatamente solo con ferite lievi. Devon le aveva mostrato quanto velocemente guarissero i mannari, quindi capì che non si erano fatti nulla di grave. Il suo sguardo scrutò Trevor, ancora sconvolta di aver passato così tanto tempo con uno strano orso senza saperlo.
Trevor sorrise compiaciuto che il ringhio di Devon fosse di pura gelosia...ben gli stava.
Chad sbatté le palpebre pensando a chi gli avesse fatto saltare i nervi. Solitamente calmo nelle situazioni difficili, inalò profondamente e poi si spinse via dalla porta rizzandosi in piedi. “Questa è casa mia, quindi si gioca con le mie regole. Envy resta qui con me, e tutti quelli che non sono umani se ne vanno.” Cercò di chiudere la porta ma Envy lo fermò.
“Non senza la mia compagna.” ringhiò Devon cercando di scacciare l’effetto eco che stava ottenendo. Dannazione, chi immaginava che Trevor fosse così forte? Quella consapevolezza non gli andava a genio.
“Vestitevi.” Envy si accigliò e poi rivolse occhi curiosi verso Zackary. Sembrava come se lui e Trevor fossero fratelli, il loro colorito era così simile. L’unica vera differenza era che Zackary aveva i capelli corti ed era un po’ più alto. “Okay, so cosa sono loro...ma tu cosa sei?”
Zackary fece un inchino “Puoi chiamarmi guardiano.” Sorrise mentre le fiamme apparvero. “Un guardiano degli umani e delle creature paranormali.” Si raddrizzò e guardò Trevor. “Non le hai detto niente?”
“No, non l’ha fatto.” Envy lanciò a Trevor uno sguardo furioso più che meritato e poi riportò la propria attenzione a Zackary. “Guardiano? Che vuol dire esattamente? E tu e Trevor siete fratelli?” Non poté fare a meno di chiederlo.
“Significa che proteggiamo entrambe le parti l’una dall’altra.” rispose Trevor poi aggiunse “E no. Per quanto riguarda la famiglia, non ho nessuno.”
“Oh, adesso sei in vena di informazioni.” borbottò Envy.
“Ho cercato di dirtelo.” le ricordò Trevor mentre prendeva i pantaloni di ricambio che Zachary gli aveva lanciato. “Non è colpa mia se tu non mi hai ascoltato.”
Le labbra di Envy si aprirono per dirgliene quattro ma si fermarono...ricordando colpevolmente l’ultima sera in cui aveva visto Trevor. Le aveva detto di avere a che fare con la CIA, ma lei non gli aveva creduto. Lo aveva addirittura colpito con il taser per aver pensato che fosse abbastanza stupida da credere ad una bugia così patetica. Ma d’altra parte, come poteva aspettarsi che lei gli credesse quando stava ballando in modo provocante con altre donne?
Il rovescio della medaglia era che...le aveva detto di essere sotto copertura. Envy si accigliò per il mal di testa che le stava venendo e dedusse che Trevor era più coglione di quanto pensasse all’inizio, per averle fatto pensare tutto questo.
Chad guardò il giaguaro prima di entrare in casa. Uscì pochi secondi dopo con un paio di jeans e li lanciò a Devon.
“Non abbiamo bisogno del tuo aiuto.” dichiarò Devon mentre si abbottonava i jeans e poi raggiunse Envy e strinse gelosamente un braccio intorno alla sua vita.
“Ah davvero? Ho salvato tua sorella mentre tu eri occupato a rubarmi la ragazza.” contrattaccò Trevor prima di volgere il suo sguardo infuocato ad Envy.
Envy alzò gli occhi e incrociò quelli color blu-argento di Trevor. Vedeva ancora il dolore in essi e questo le strinse il cuore con inquietudine. Non lo odiava affatto. In realtà, amava ancora Trevor...solo, non come amava Devon. Le labbra di lei si aprirono per cercare di spiegare, ma Devon la interruppe.
“Perché siete venuti qui? Ci avete seguiti?” chiese Devon; non gli piaceva il fatto che Trevor continuasse a mettere Envy in difficoltà. Lei aveva fatto la sua scelta e Trevor doveva farsene una ragione prima di farsi male.
“In realtà, sono venuti per parlare con me.” disse Chad con la massima tranquillità. Tornando a sua sorella, le prese la mano e la tirò dolcemente guardando Devon dietro di lei. “Se non ti dispiace, vorrei parlarle da solo.”
Quando Devon la lasciò andare, Chad la tirò dentro e chiuse la porta. In realtà dovette resistere dal chiuderla a chiave. Che poi, dopo quello che aveva appena visto nel cortile, non è che chiuderla a chiave sarebbe servito a qualcosa.
“Sei sicura di non voler restare qui solo per un’altra notte? Per la mia integrità mentale?” ammise, anche se sapeva di aver perso il controllo della propria vita già un paio di svincoli prima.
Envy avvolse le braccia intorno a suo fratello e gli diede un abbraccio più che gradito, poi fece un passo indietro per guardarlo “Non posso. Hai visto quello che è successo in chiesa stasera. Sono scappati tutti, quindi Warren sta cercando di riunirli come prima cosa domani mattina.”
Lei guardò di nuovo la porta mentre un altro pensiero la colpì. “Inoltre, stare con loro è probabilmente il luogo più sicuro adesso. Anzi, ti chiamerò e ti dirò a che ora venire alla riunione, e se sarà al Moon Dance o al Night Light. Voglio che tu mi faccia un favore. Porta Trevor e la torcia umana alla riunione, perché se quello che ho sentito è vero...avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile.”
“Vampiri?” chiese Chad tornando alla modalità poliziotto anche se si strofinò la nuca dove i peli sottili avevano deciso di rizzarsi definitivamente.
Envy annuì, aggrottò la fronte, poi scosse la testa “I vampiri, sì, ma c’è un demone in libertà...”
Chad si sporse e la afferrò per le braccia “Un demone? Nessuno ha parlato di demoni!”
Envy inspirò poi annuì, sperando che ciò che stava per dirgli lo avrebbe fatto sentire meglio. “Sì, un demone. La buona notizia è che abbiamo due angeli dalla nostra parte.” Gli fece un debole sorriso sperando che non svenisse.
“Angeli?” Chad la lasciò andare e si appoggiò pesantemente al muro “Buon Dio.”
“Esattamente.” Envy annuì guardandolo passarsi le dita tra i capelli come se lottasse contro la voglia di strapparseli. “Adesso parla con Trevor. Puoi farlo per me? Porta lui e Zackary alla riunione domani.” Si morse il labbro inferiore non volendo fare un’altra scenata. “E in cambio, non prenderò la mia roba stasera...se ti farà sentire meglio.”
Chad annuì e le fece un lieve sorriso “D’accordo.”
Aprì la porta per uscire, ma entrambi si fermarono vedendo Zackary in piedi tra i due uomini con un palmo infuocato puntato verso ognuno.
“Tesoro, andiamo.” disse Envy e corse fuori dalla porta afferrando la mano di Devon mentre si dirigeva verso la sua auto.
Trevor fece per seguirli ma Zackary lo fermò “Fermo lì, spasimante. Dobbiamo prima parlare con il fratello.”
“Andiamo dentro e prendiamo un caffè.” disse Chad, tirando un sospiro di sollievo quando Trevor si girò arrabbiato ed entrò in casa come un uomo in missione. Annuì mentre Zackary seguiva Trevor, poi chiuse la porta chiedendosi in cosa diavolo si fosse immischiato.
Quando il caffè fu sul fuoco, Chad si voltò verso i due ospiti. Al momento aveva più domande che risposte, il che non lo aiutava per niente. “Allora cos’è questa storia che Envy dice a proposito di un demone in libertà? Ha anche detto che Warren vedrà tutti domani per una specie di riunione su quello che è successo stasera e lei vuole che noi tre ci uniamo a loro.”
Trevor non poté trattenere il leggero sorriso che apparve sulle proprie labbra. Quindi Envy voleva coinvolgerlo...voleva averlo vicino. Non poteva biasimarla. Dal modo in cui Devon la stava proteggendo, non doveva sentirsi molto al sicuro. Sapendo che lei aveva bisogno di lui, buona parte della sua persistente rabbia svanì.
“Avremmo comunque partecipato alla festa.” Guardò Zackary, che confermò la dichiarazione. Sorrise nuovamente rendendosi conto che avrebbe visto Envy tra un paio d’ore. “Credo sia arrivato il momento di dirti cosa sta succedendo.”
Si sentì rimpicciolire per il modo in cui stava usando la propria posizione per avvicinarsi di nuovo ad Envy. Era anche consapevole di come sarebbe sembrato a tutti gli altri. Devon avrebbe detto che stava usando di nuovo Envy, ma questa era la cosa più lontana dalla verità. D’altra parte, non si faceva problemi ad usare suo fratello per avvicinarsi a lei e svolgere il proprio lavoro allo stesso tempo. Devon doveva solo imparare che tutto era lecito in amore e in guerra...e che vinca il mutante migliore.
“Sono tutt’orecchie.” disse Chad, incrociando le braccia sul petto per richiamare l’attenzione di Trevor, ovunque essa fosse. Non aveva mai pensato di avere doti psichiche ma stava facendo un bel lavoro scrutando Trevor al momento.
“Non sappiamo molto del demone, solo che è stato intrappolato per secoli. La sua esistenza è antecedente a tutti i nostri file del PIT ma siamo ancora alla ricerca di indizi.” Zachary iniziò, e sperò che Trevor intervenisse.
“Quindi sapevate che un demone era imprigionato sotto il cimitero da chissà quanto tempo e non avete fatto niente?” chiese Chad.
Trevor alzò un sopracciglio “Cosa ti aspettavi che facessimo? Aiutarlo a liberarsi? Era intrappolato lì e non sappiamo neanche come diavolo sia possibile che un caduto e un vampiro siano stati in grado di rompere l’incantesimo che lo teneva imprigionato.”
“Caduto?” chiese Chad. “Vuoi dire uno degli angeli di cui mi ha parlato Envy?”
Zachary annuì “Sì, sapevamo di loro da moltissimo tempo. Sappiamo che ce ne sono altri, ma non riusciamo ad individuarli da nessuna parte, e a quanto pare i due caduti che vivono in città non sapevano nemmeno che un altro era intrappolato nella caverna finché uno di loro non ci è andato.”
“Abbiamo anche qualcuno che sa come affrontare i demoni.” disse Trevor. “Con un po’ di fortuna, lei lo capirà quando la chiameremo.”
“Non è troppo tardi per tirarti indietro.” disse Zachary a Chad. “Basta dirlo e cancelleremo i tuoi ricordi di tutto quello che è successo.”
Chad si accigliò e cominciò a versare il caffè per tutti e tre. Era un poliziotto perché voleva fare la differenza. Più di una volta, si era sentito come se non facesse abbastanza. C’era sempre un altro spacciatore, un altro assassino, un’altra violazione del traffico...a volte non sembrava neanche valerne la pena. Ma quello che facevano Trevor e Zachary faceva la differenza...il tipo di differenza che Chad aveva sempre voluto fare.
Bevendo un lungo sorso di caffè, posò la tazza e annuì. “Ci sto.”

*****

Angelica giunse alla conclusione che i telefoni erano peggio dei demoni quando il suo iniziò a squillare alle tre del mattino. Guardando l’ID del chiamante, strinse gli occhi e afferrò il ricevitore. Lo prese, spinse indietro i capelli scuri e lo appoggiò all’orecchio.
“A meno che il mondo non sia scomparso, i mari siano diventati rossi, le sette piaghe d’Egitto siano tornate, o stai per morire, sarà meglio che tu abbia una buona spiegazione per avermi svegliata.” ringhiò.
“Oh, andiamo Boo...è questo il modo di parlare al tuo orsetto Zachy?”
Angelica riattaccò e rimise la testa sul cuscino. Si era appena riaddormentata quando il telefono squillò di nuovo. Senza guardare il telefono, lo prese e parlò di nuovo.
“Verrò a prenderti, Zachary.” mormorò. “Tu e il tuo piccolo cane.”
“Oddio, il Mago di Oz è tornato.” Zachary ansimò e Angelica segretamente sorrise per la sua pagliacciata, felice che lui non la vedesse.
“Cosa vuoi?” Lei si mise a sedere, scostando i capelli dal viso.
“Ne abbiamo uno davvero cattivo per te, si chiama Misery.” la informò Zachary.
Angelica scese dal letto e accese la lampada. “Quanto è grande?”
“Non ne sono sicuro, ma credo sia un livello sette.” Lui sorrise nel telefono sapendo che avrebbe avuto la sua attenzione...e lui amava avere l’attenzione di Boo.
Angelica andò nel salotto e accese il suo computer portatile. Scrisse alcune cose e si accigliò.
“Livello sette? Sei sicuro?” chiese. Qualsiasi cosa oltre il livello cinque era molto pericolosa ed estremamente rara.
“È solo un’ipotesi.” rispose Zachary. “È riuscito ad intrappolare uno dei due caduti che stavamo seguendo e a quanto pare un altro era lì da molto tempo. Visto che loro sono considerati un livello sette, allora suppongo che qualsiasi cosa abbastanza potente da intrappolarne uno sia al loro pari.”
Angelica stava cercando nel suo database. Più della metà di esso era stato preso illegalmente dal caveau del Vaticano, ma nessuno poteva confutare i suoi risultati. Il fatto che un demone di livello sette potesse trovarsi a Los Angeles era più che un motivo per svegliare non soltanto lei, ma anche tutti gli altri membri del PIT.
Ogni demone era classificato in una categoria da uno a dieci, con il livello dieci equivalente a Satana in persona. Lei avrebbe odiato chiunque possedesse abbastanza magia da liberare un demone di livello sette...ci sarebbe voluto il tuono di Dio per tirarlo fuori.
“Non c’è nulla su un demone di nome Misery nella zona di Los Angeles.” disse dopo qualche minuto. “Fammi collegare il disco rigido esterno e darò un’occhiata a quei file.”
Sentì Zachary parlare con qualcuno e pensò che fosse Trevor finché non sentì un’altra voce unirsi alla conversazione.
“Con chi stai parlando?” gli chiese incuriosita.
“Il nuovo membro della nostra squadra, Chad.” rispose Zachary. “È un poliziotto del posto che sa troppe cose, quindi lo abbiamo arruolato per proteggere le persone, e per persone intendo gli altri idioti con cui lavora.”
Angelica sorrise “Probabilmente sono peggio là fuori.”
“Non credo.” disse Zachary.
“Okay.” disse Angelica. “Ce l’ho, fammi dare un’occhiata e vediamo cos’ho qui.”
“Quindi non lo sai?” chiese Zachary sorpreso.
Angelica sospirò “Tu sai come sono fatta. A volte mi dimenticherei la testa se non ce l’avessi attaccata. Sono riuscita ad esaminare solo una parte di questa roba.”
“Già, l’hai scaricata in fretta.” disse Zachary e sospirò. “Bei tempi.”
Angelica accedette al disco rigido, digitò una parola nel prompt di ricerca e premette il tasto ‘enter’.
“Immagino che tu non abbia fatto il bravo.” chiese Angelica appoggiandosi al divano mentre il computer continuava la sua ricerca.
“Cavolo, no.” Zachary rise. “Non puoi portarmi da nessuna parte, ricordi?”
Angelica trasalì, ricordando quando solo un paio di mesi prima erano andati a un gran gala mentre inseguivano un lupo mannaro di quattro anni, che si era perso e non era molto contento. Alla fine della serata, Zachary era rimasto senza pantaloni perché il lupo mannaro si era trasformato mentre faceva i capricci e glieli aveva strappati.
La parte più divertente fu che Zackary non disse niente, se li tolse e andò in giro in mutande, giacca da smoking e camicia. Angelica non sapeva se essere imbarazzata o ridere a crepapelle. Vedere le sue gambe con i calzini alti fino al ginocchio e le scarpe eleganti l’aveva quasi uccisa quando parecchie donne si affollarono intorno a lui desiderose di ballare.
Il suo computer portatile emise un segnale acustico e lei si sporse in avanti per vedere cosa avesse trovato la ricerca.
“Trovato qualcosa?” chiese Zachary.
Angelica aprì alcuni dei file che contenevano la parola Misery e iniziò a leggere. La sigaretta le scivolò dalle dita mentre leggeva e finì sul suo piede.
“Ahia, dannazione!” imprecò e rimosse in fretta la sigaretta, spegnendola subito.
“Tutto bene?” Zackary si accigliò preoccupato e fece cenno con la mano quando Trevor voleva sapere cosa stesse succedendo.
Angelica rilesse le informazioni per essere sicura. “Prendo il prossimo volo.” lo informò prima di allontanare il telefono dall’orecchio. Riagganciò a Zachary che faceva domande e guardò di nuovo lo schermo. Non era quello che aveva letto a renderla così sicura che fosse pericoloso...era il fatto che il capo del PIT avesse in qualche modo bloccato il file.
Se Storm aveva dei segreti...allora lei voleva sapere il perché.

Capitolo 2

Anthony camminava ininterrottamente sul pavimento di marmo del suo studio. Si passò una mano tra i capelli scuri per la frustrazione e la rabbia. Sapeva di aver perso le staffe quando aveva ucciso Arthur, e adesso aveva anche perso la scusa per legare Jewel a sé come sua compagna...ma questo non lo avrebbe fermato.
Avrebbe voluto che la situazione rimanesse tranquilla...ma quando Arthur aveva nominato il padre di Anthony, il lupo mannaro in lui prese il sopravvento. Adesso sarebbe stato costretto ad usare un altro tipo di coercizione sulla sua sposa in fuga. L’unico problema era che doveva prima trovarla.
Qualcuno bussò alla porta ed Anthony smise di camminare facendo placare i capelli e gli indumenti. Lui era l’alfa, e ciò richiedeva una certa dose di decoro.
“Avanti.” esclamò con voce fredda.
La porta si aprì e uno dei suoi lupi entrò, chiudendo la porta dietro di sé.
“Cos’hai trovato?” chiese Anthony.
Il membro del branco sembrava molto nervoso e si schiarì la voce. “Sono rimasto nascosto come hai ordinato, per vedere se il sacerdote tornasse in chiesa. Non ero lì da molto quando si è scatenato l’inferno nella chiesa e nel cimitero sul retro. Le persone correvano a destra e a sinistra, la maggior parte di esse sbucava dal nulla.” Fece una pausa e deglutì nervosamente prima di aggiungere “Allora ho notato che Jewel era con loro.”
“E allora dov’è?” chiese Anthony, accorciando la distanza tra loro con rapidi passi. “Perché non l’hai portata con te?”
Il lupo indietreggiò con il panico negli occhi, consapevole che dare cattive notizie al loro alfa non era mai piacevole. “Non ho potuto.” Lui tremava.
La mano di Anthony scattò bruscamente e afferrò il subordinato per la gola, sollevandolo in aria. “Sei un lupo mannaro. Perché non l’hai presa?”
“Era circondata da mannari...erano troppi.” spiegò il lupo, sollevando le mani per cercare di alleviare la pressione intorno alla gola.
La mano di Anthony si strinse e gli occhi divennero di un colore dorato spaventoso. Alla fine suo fratello era tornato dall’Italia, ne era sicuro. “Ti ho insegnato o no a combattere da solo con un altro branco? Mio fratello non sarebbe stato al tuo livello.” Era una bugia. Il lupo sarebbe finito da qualche parte in un fosso se avesse osato combattere con Andreas Valachi.
“Nn-non erano ll-lupi.” Il lupo balbettava mentre cercava di respirare.
Anthony rivolse la propria attenzione all’uomo che stava strangolando e ritrasse la mano, visto che l’aveva quasi ucciso. “Chi erano?” chiese con una furia repressa a stento nella voce.
Il lupo era inginocchiato sul pavimento cercando di riprendere fiato. Si resse sulle mani e le ginocchia prima di poggiare la fronte sul freddo pavimento di marmo. Scoprì la propria nuca, mostrando sottomissione al suo superiore e augurandosi di scappare appena possibile.
“Felini... Ho sentito odore di felini.” disse dopo alcuni secondi. “Puma e giaguari... erano in tanti.” Alzò la testa e vide gli occhi di Anthony stringersi minacciosamente. Rapidamente aggiunse “C’era un puma che la seguiva ad ogni passo. Il luogo anche pieno di vampiri. Parte della chiesa è esplosa, poi è arrivata un’auto della polizia.”
Anthony se ne stava lì a cercare di dominare la propria rabbia crescente. Tuttavia, più se ne stava lì, più si incazzava. Il suo piano per recuperare la sua compagna fuggitiva era andato storto più volte per le sue azioni o per quelle dei suoi subordinati incapaci.
Fece segno alle sue guardie personali più vicine. “Portatelo giù nei sotterranei dove potrà meditare sul proprio fallimento.”
Il lupo si inginocchiò con un’espressione supplicante sul viso. Aveva sentito storie sui sotterranei e su cosa contenessero. Alcuni licantropi sopravvissuti alla tortura avevano ancora le cicatrici sul corpo per dimostrarlo. Mormorava pietosamente quando fu preso per le braccia dalle guardie e fu messo in piedi.
Le guardie non lo guardavano in faccia né dicevano niente di confortante o denigratorio. Se avessero fatto a modo loro, lo avrebbero lasciato scappare. Per loro, la signorina Jewel aveva tutte le ragioni per allontanarsi dal loro alfa. Era infelice e, nonostante i migliori tentativi di Anthony, non l’avrebbe mai amato. Vivere così, sfruttando la disgrazia altrui, non era nello stile di vita dei lupi...ma della mafia.
Un tempo, proteggevano l’umanità dal male che minacciava di impadronirsi del mondo. Adesso, ad eccezione di alcune tribù situate negli Stati Uniti e all’estero, loro erano i cattivi. Non c’era da meravigliarsi che gli umani realizzassero film in cui li raffiguravano come cani rabbiosi portatori di morte e distruzione.
Anthony seguì le sue guardie fino ai sotterranei e sorrise quando il giovane lupo mannaro piagnucolò a bassa voce. I sotterranei della villa erano stati trasformati in una grande camera di tortura che si estendeva per parecchi metri quadrati. Le catene pendevano dalla parete opposta con le manette attaccate all’estremità per tenere qualcuno in piedi contro la fredda parete di pietra.
A destra c’era un tavolo pieno di fruste e frustini di varie dimensioni. Da un calderone sul fuoco che bruciava fuoriuscivano alcuni ferri per marchiare a fuoco, che Anthony aveva usato raramente. Infine, sulla parete proprio di fronte a questa, c’erano una serie di celle con alcuni occupanti.
Alcuni licantropi si mossero tra le ombre, preparando altri strumenti per un ospite speciale che Anthony aveva avuto la fortuna di catturare un paio di settimane prima. Essi si fermarono e guardarono incuriositi quando il loro alfa entrò nella camera con le sue guardie e un nuovo lupo da punire.
Anthony rimase indietro mentre le sue guardie ammanettarono il lupo alla parete e poi furono subito allontanate quando ebbero finito.
“Cosa vuole che facciamo, signor Anthony?” chiese il licantropo più anziano.
“Voglio che tu sia sicuro di dargli una lezione, Boris.” rispose Anthony. “Non mi ha riportato la mia sposa e deve imparare che il fallimento non è tollerato.”
Boris guardò il ragazzo e sospirò dentro di sé. “È solo un ragazzo.”
“Allora imparerà in fretta.” La voce di Anthony era priva di emozione.
Boris sollevò una mano segnata e fece cenno ad altri due licantropi. Essi si avvicinarono e strapparono il retro della camicia del giovane lupo. Boris sollevò una delle fruste, il ‘gatto a nove code’, e la schioccò in aria. Il lupo ammanettato sussultò, facendo sorridere Anthony.
Boris si posizionò circa due metri dietro il giovane e schioccò la frusta in avanti. Il giovane lupo urlò al colpo della frusta sulla propria schiena. Le urla continuavano mentre Boris continuava a colpire la pelle che prima era intatta. Alla fine si fermò e un altro lupo mannaro si fece avanti con una grande ciotola di sale. Altre grida agonizzanti seguirono quando il sale fu gettato sulle ferite sanguinanti.
Il giovane lupo si abbandonò contro il muro credendo che la tortura fosse finita, solo per urlare di nuovo quando i colpi ripresero...solo che questa volta si unirono altre due fruste.
Anthony alzò la mano destra in modo da poterlo vedere meglio e si accigliò quando vide che avrebbe dovuto tagliarsi le unghie. Alzando le spalle, si allontanò dal pestaggio e si avvicinò alla cella più lontana all’estremità opposta del seminterrato. Sul suo volto apparve un sorriso quando le catene pesanti sferragliarono.
L’uomo all’interno si alzò improvvisamente in piedi e si dimenava contro le catene cercando di raggiungere Anthony.
Il cattivo umore di Anthony svanì improvvisamente vedendo l’orgoglioso maschio lì dentro. Il suo sorriso si allargò mentre pensava ad un modo per riportare Jewel tra le sue braccia e lontana dai puma in cui aveva cercato di rifugiarsi.
“Sono felice di averti sparato solo un colpo, Micah... Potresti ancora essermi utile.”

*****

Tabatha si guardava intorno nell’appartamento che condivideva con Kriss e tremava. Di solito non era un problema stare da sola, ma per molte ragioni, stasera non ci riusciva. Guardava fuori dalla finestra ogni volta che sentiva un rumore, pensando che Kriss fosse tornato. Pensava di stare bene quando Envy e Devon l’avevano lasciata a casa mentre andavano da Chad, ma adesso capiva quanto avesse bisogno di compagnia.
Envy le aveva chiesto se volesse andare con loro, nel caso in cui avesse avuto bisogno di rinforzi per gestire suo fratello Chad. Ma Tabby aveva pensato che forse Kriss sarebbe tornato a casa presto e voleva chiedergli cosa era successo, per cui aveva rifiutato...adesso se ne pentiva.
Pensare a Kriss la portò a pensare a Dean e a come aveva agito in chiesa. Poteva ancora vedere lo sguardo sul suo viso quando aveva visto Kane.
Tabatha scosse la testa quando l’immagine di Kane le venne in mente, in un vano tentativo di non pensare a lui. Vedere che stava morendo aveva scavato qualcosa di profondo nel suo cuore e nella sua anima. Non capiva perché, ma il pensiero che morisse la fece rannicchiare.
“Datti una calmata.” sussurrò per rompere il silenzio. “Ti serve una distrazione.”
Prendendo il telefono, decise di chiamare Jason al lavoro per farsi aggiornare e vedere se era successo qualcosa di insolito da quando Kriss l’aveva portata in Florida.
Il telefono squillò tre volte prima che ci fosse una risposta.
“Guardia Forestale, sono l’agente Fox.” disse una voce sexy.
“Ehi Jason, sono Tabby.” Sorrise per la prima volta da quando era entrata in casa.
“Tabby?” gridò Jason e lei sentì qualcosa rovesciarsi, probabilmente la sedia perché era solito dondolarsi su due piedi. “Dove diavolo sei stata?”
“Diciamo che Kriss ha rapito me ed Envy e ci ha portate in Florida per qualche giorno.” rispose Tabby. “Sono appena tornata a casa e ho pensato di chiamare per vedere cosa mi sono persa.”
Jason sospirò “Oltre alle normali cose strane, non ti sei persa granché. L’unica cosa emozionante accaduta è che l’altra sera abbiamo ricevuto una chiamata da un pazzo.”
Tabby sorrise e si sedette sul divano. “Racconta!”
“Jacob e io ce ne stavamo seduti, era una serata noiosa, e il telefono squillò. Ho risposto e questo tizio diceva di aver visto un giaguaro che inseguiva un puma in centro, con un cellulare legato a una zampa.”
Tabatha non poté farne a meno e cominciò a ridere. Se fosse stata al posto di Jason un paio di settimane fa, avrebbe pensato la stessa cosa. “Accidenti.” esclamò lei.
“Dillo a me.” disse Jason ridendo. “Jacob e io abbiamo scommesso se troveranno o no dei messaggini quando prenderanno la bestiola.”
“Sei sicuro di non aver bevuto una delle specialità di Kat?” chiese lei ridendo.
“Io non bevo in servizio!” esclamò Jason e Tabatha sentì la risata di Jacob in sottofondo. “Allora, quando tornerai al lavoro?”
Tabatha strinse le spalle “Non lo so ancora. Mi serve qualche altro giorno e ho delle ferie da consumare.”
“Fantastico, anche se ci manchi però. Non è la stessa cosa senza un bel viso che illumina tutto. Ho solo Jacob adesso, e non è un granché da guardare.”
“Mi mancate anche voi, ragazzi.” disse Tabatha, e lo pensava davvero. “Ci rivediamo tra un paio di giorni.”
Jason rimase in silenzio per un istante e Tabatha istintivamente capì cosa stava per dirle. “Come sta Envy?”
“Anche lei sta bene. Come me, aveva solo bisogno di staccare per qualche giorno.” Si morse il labbro inferiore quando ci furono diversi secondi di silenzio.
“È vero?” chiese Jason.
“È vero cosa?” chiese Tabatha, facendo la finta tonta.
“Envy esce davvero Devon Santos?” Le nocche di Jason divennero bianche mentre stringeva il telefono un po’ più forte.
Tabatha sospirò, sapeva che questo avrebbe ferito molto Jason, ma in parte era anche colpa sua. Un ragazzo così carino non dovrebbe mai fissarsi con una ragazza che lo vede come un migliore amico e un fratello.
“Sì, è vero.” disse piano Tabatha. “So che non voleva ferirti. Ti vuole bene...lo sai.”
Jason respirò piano e Tabatha si sentì dispiaciuta per lui. Aveva corteggiato Envy da così tanto tempo che era l’unica ragazza che avesse mai guardato. Adesso lei era fuori dalla sua portata ma Tabatha non glielo avrebbe detto. Quello era compito di Envy.
“So che non voleva.” disse Jason dopo un minuto. “Immagino che avrei dovuto sospettarlo quando non si è nemmeno accorta che flirtavo con lei.”
“Se n’è accorta, Jason.” disse Tabatha. “Ha solo pensato che avrebbe creato tensioni nella vostra amicizia.”
Jason mormorò “Già, probabilmente è così, ma non puoi biasimare un ragazzo per aver sognato, giusto?”
“Io posso biasimarti per tante cose.” Tabatha sentì Jacob parlare in sottofondo.
“Sta’ zitto.” Jason ringhiò scherzosamente e Tabatha lo sentì abbassare i piedi della sedia nella giusta posizione. “Tabatha, ti chiamo più tardi. Il bambino ha deciso di iniziare una battaglia di palle di carta.”
Tabatha ridacchiò e annuì con la testa “D’accordo, ci sentiamo dopo.”
Riattaccò e si sedette per un attimo prima di riagganciare il telefono sulla base. Guardando di nuovo l’appartamento, non sembrava tanto solitario adesso. Jason avrebbe avuto bisogno della sua amicizia ora più che mai e sentirsi utile la aiutò a riprendersi.
Alzandosi e allungando le braccia sopra la testa, attraversò il corridoio diretta nella sua camera. Si spogliò e si infilò un paio di pantaloncini da uomo e una canotta prima di affondare nella fresca e familiare morbidezza del suo letto.
Questa volta non cercò di fermare la scena che apparve nella sua mente mentre si appisolava. Dopotutto, aveva bisogno di decifrarla e non sarebbe svanita finché non lo avesse fatto...quindi perché combatterla? Sprofondò nell’oscurità del sonno, vedendo ancora la chiesa e gli occhi di Kane.

*****

Jewel camminava nella grande camera da letto di Steven. Aveva le braccia incrociate sul petto e aveva iniziato a mordersi le unghie, cosa che non faceva da quando era bambina.
“È colpa mia.” disse piano cercando di scacciare l’immagine del padre, crocifisso sull’altare della stessa chiesa che aveva frequentato per buona parte della sua vita. Quante volte aveva pregato proprio lì sotto dov’era morto? Sapeva che Anthony era perverso ma questo era da sadici.
Steven osservava la donna fare avanti e indietro e poteva persino vedere le sue labbra muoversi senza emettere suoni, mentre blaterava mentalmente. Alzò una mano e la posò delicatamente sul suo braccio nel tentativo di calmarla. “Jewel, niente di tutto questo è colpa tua.”
Lei strinse lo sguardo sulla mano e lo fissò. “Hai ragione. È semplicemente colpa tua quanto mia. E adesso che papà è morto, non devo più sposare Anthony e non devo sicuramente restare sposata con te.”
Jewel si allontanò da lui in modo che la sua mano cadesse. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era essere assolta dai propri peccati...lei era maledettamente colpevole. Aveva dato ad Anthony i chiodi per crocifiggere suo padre.
Steven non lo avrebbe ammesso ma le sue parole lo ferirono profondamente. Lui rispose nell’unico modo possibile a questo punto, visto che evidentemente lei non voleva sentire parole di incoraggiamento né di gentilezza.
“Pensi davvero che Anthony smetterà di cercarti solo perché ha ucciso tuo padre?” gridò Steven. Sapeva di avere ragione e che lei non lo avrebbe ascoltato.
“Ha ucciso mio padre... Stavo ballando con il diavolo perché volevo che lui fosse al sicuro. Se Anthony oserà avvicinarsi a me adesso, avrò la sua dannata testa.” Jewel si sentiva così strana. Era come se fosse perfettamente calma all’esterno, ma dentro tremava all’impazzata.
Aveva pianto per ore, ma la rabbia l’aveva fatta finalmente rinsavire. Aveva versato abbastanza lacrime. Adesso era il momento di riprendersi la propria vita. Aveva un piano per tendere una trappola ad Anthony e pregò che Steven avesse ragione...che Anthony sarebbe venuto da lei, perché sarebbe stata pronta.
“Non posso lasciarti andare.” la informò Steven. Se lei non avesse protetto se stessa, allora come suo compagno...avrebbe dovuto farlo lui. Vide gli occhi arrossati di lei girarsi verso i suoi.
“Allora non sei migliore di Anthony e ti odierò per il resto della mia vita.” disse con decisione. Voleva che Steven si arrabbiasse con lei, per buttarla fuori e lavarsene le mani. Se lo avesse fatto...allora forse Anthony non lo avrebbe ucciso allo stesso modo in cui aveva ucciso suo padre. Non voleva sentirsi in colpa per altre morti terribili, se non per quella di Anthony...avrebbe volentieri accettato la colpa per questo.
Steven la guardò per un minuto, poi aprì la porta e rimase lì. “Allora vai. Io mi sto offrendo per salvarti il culo e tu non vedi l’ora di andartene? Vai e vediamo cosa farai contro qualcosa che non hai la minima idea di come uccidere.” Steven sorrise perfidamente. “Proprio così sai, i film non sono altro che un mucchio di stronzate.”
“Immagino che tu lo sappia, invece!” urlò Jewel in risposta e fece qualche passo avanti. Perché lui stava ancora cercando di salvarla? Non capiva che sarebbe stato ucciso?
Steven chiuse gli occhi e poi guardò lontano. “Sì che lo so...non credi?” la schernì e poi la guardò di nuovo mentre Jewel cercava di superarlo. In preda al panico, Steven la afferrò intorno alla vita e la tirò più vicino “Maledizione, aspetta!” cedette.
Jewel cominciò a dimenarsi e lui la tirò più forte al petto. “Se vuoi incastrarlo d’accordo, ma non puoi farlo da sola. Lascia che ti aiutiamo.
Jewel si scostò piegandosi all’indietro per poterlo guardare. “Perché? Così potrai essere appeso anche tu ad una croce?” Avrebbe voluto urlare mentre la visione si faceva strada nella sua mente. “Non voglio che accada.”
Non era sicura di cosa provasse per Steven, ma il pensiero che morisse la faceva sentire come se fosse stata pugnalata al petto. “Se mi lasci andare adesso, lui non avrà motivo di venire a cercarti.” Strinse il retro della sua camicia con le sue piccole mani. “Sarai al sicuro...e vivo.”
“Verrà comunque a cercarmi.” la informò Steven, poi passò il dito sul segno di accoppiamento che le aveva lasciato. Sorrise dolcemente quando la sentì rabbrividire al suo tocco. “Come ho detto, questa è la vita reale. Se torni da lui e vede quel marchio di accoppiamento, verrà a cercarmi, a prescindere da quello che dirai o farai.”
Jewel si lasciò andare al caldo abbraccio che lui le stava offrendo e chiuse gli occhi. Sentì la propria rabbia svanire nella sicurezza delle sue braccia e voleva sbattere i piedi per la frustrazione. La tristezza per aver perso suo padre stava tornando ma non avrebbe pianto.
Steven avvolse Jewel in un abbraccio rassicurante. Non poteva biasimarla per il suo comportamento. Se Anthony avesse ucciso suo padre, allora nessuna forza in questo mondo o nell’altro avrebbe potuto fermarlo.
“Ascolta, senti questa.” gli chiese scostandosi un po’ da lei e sollevandole il viso. “Faremo una riunione domani mattina e ci saranno tutti. Ti aiuteremo a pensare a qualcosa di meglio che tornare da lui. In entrambi i casi, con noi avrai un esercito accanto a te. Senza di noi, sarai di fronte ad un esercito di lupi mannari e non importa cosa farai... Anthony ti avrà.” Le accarezzò la guancia mentre scrutava i suoi occhi “E io non voglio che Anthony ti abbia.”
Jewel abbassò la testa sul petto di Steven e fece un respiro profondo e rassicurante. Aveva ragione. Non voleva stare vicino a quel mostro dopo quello che aveva fatto. Premette l’orecchio al petto di Steven ascoltando il suo battito cardiaco forte e stabile. Quante volte l’aveva salvata dai vampiri, da Anthony, e adesso da se stessa?
“Posso restare stasera?” sussurrò Jewel sapendo che se l’avesse lasciata andare, l’orrore delle ultime ore sarebbe tornato a perseguitarla. Lo guardò e incontrò lo sguardo fisso di lui. Le sue labbra si aprirono con stupore quando un flusso di calore attraversò il centro del suo corpo.
Come faceva a calmare la sua rabbia e farla sentire eccitata contemporaneamente? Distolse subito lo sguardo non volendo che lui notasse la sua confusione.
Senza rispondere, Steven la prese in braccio, chiuse la porta con il piede e ritornò attraverso la stanza facendola sedere sul bordo del letto. Togliendole le scarpe, lui si tolse subito le sue e si stese insieme a lei. Sentì Jewel inspirare mentre lui la stringeva in modo da poter avvolgere il proprio corpo intorno a lei. Ci sarebbe voluto ancora tempo...ma sarebbe stato dannato se avesse lasciato andare Jewel tanto facilmente.

Capitolo 3

Kriss entrò nell’appartamento che condivideva con Tabatha e chiuse la porta dietro di sé. Aveva cercato Dean ovunque e non aveva trovato alcuna traccia di lui né del demone che stava inseguendo.
Una cosa certa della loro specie era che se volevano nascondersi, sapevano svanire senza lasciare tracce su dove fossero. Era riuscito a sentire il demone ovunque, anche se non l’aveva mai visto. Questo finché non fu liberato e capì che aveva sempre sentito la sua presenza. Poteva ancora sentire l’intento malevolo di quella personalità oscura anche nella sua casa...il che non faceva bene al suo stomaco.
Camminando nell’appartamento buio, Kriss si diresse verso la camera da letto di Tabatha e sorrise al viso innocente addormentato nel letto. Era rannicchiata come un gattino attorno al suo pupazzo preferito...un cucciolo di Yorkshire con la lingua da fuori. Quel peluche era l’unico ricordo che aveva della propria infanzia. Qualche anno prima, aveva finalmente ceduto e gli aveva raccontato la storia di Scrappy e di come il cane fosse scomparso quando era andata in vacanza con i suoi genitori l’ultima volta.
Kriss sospirò e si mise nel letto accanto a lei, avvolgendola come una coperta di sicurezza. Non appena lo fece, Tabatha si scostò da lui.
“Hai trovato Dean?” chiese piano.

*****

Kane era riuscito ad allontanarsi, contento che Warren avesse tenuto occupato Michael abbastanza a lungo per poterlo fare. Qualsiasi cosa Michael e Dean avessero fatto per guarire ciò che Misery gli aveva fatto, gli aveva provocato la madre di tutte le scariche di adrenalina. Adesso era nervoso e non gli sarebbe stato d’aiuto stare seduto nell’ufficio di Warren, a ricordare il demone succhia-anime che lo avrebbe spaventato per un po’ nei suoi incubi futuri.
Alzò lo sguardo verso la travolgente oscurità del cielo e capì che le prime luci dell’alba non erano lontane. Volendo allontanarsi dal cuore della città, si muoveva per le strade così in fretta che se qualcuno avesse guardato, non lo avrebbe notato. Il lato negativo era che adesso era a chilometri di distanza dalla casa di Michael.
Voleva vedere Scrappy e rannicchiarsi con il cane sul divano con una bella bottiglia di vino, un’esagerata ciotola di popcorn e...un film catastrofico? Kane scosse la testa...a che diavolo stava pensando? Scrappy avrebbe probabilmente scelto il film, cosa che poteva essere negativa o meno, al momento. Entrambi amavano i film in cui ci sono animali parlanti.
Kane rallentò e si guardò intorno quando capì che qualcosa lo aveva attirato in quella direzione. All’inizio pensò che fosse Misery ad averlo attirato lì. Scosse nuovamente la testa e scartò l’idea quando l’immagine di Tabatha in chiesa gli balenò nella mente. Poteva sentire la sua presenza e, per la prima volta quella sera, Kane dimenticò i mostri che fornicavano sotto il suo letto e saltellavano nel suo armadio.
Tabatha era la sua anima gemella e, ora che aveva preso il suo sangue, il legame si era ampliato. L’unica ragione per cui non l’aveva notato la settimana scorsa era perché il caduto... Kriss...l’aveva portata lontano da lui, misero bastardo. Stava cominciando a chiedersi se soffrisse di ansia di separazione.
Percorrendo quella zona della città, arrivò a casa di lei in pochi minuti. Atterrando in silenzio sul tetto della casa di un vicino, si fermò per guardarla attraverso la finestra della camera da letto. La sua vista acuta riconobbe i capelli che ricadevano sul cuscino e le sue labbra leggermente aperte mentre respirava profondamente. Non aveva mai conosciuto la pace come in quel momento... …semplicemente guardandola dormire.
Kane si chiese come apparisse agli occhi di lei. Somigliava agli altri mostri che lei aveva incontrato o sognato? Lei aveva capito quanto fossero profondi i suoi sentimenti?
Fece per rimettersi in piedi, pronto ad andare da lei, quando la sentì gridare nella sua mente. Il suono proveniva dai suoi sogni ma il suono mentale lo fece fermare, poiché gli ricordava il modo in cui lei aveva gridato da bambina tanti anni fa. Fino ad oggi, non aveva fatto che causarle dolore...facendola sanguinare per colpa sua.
Kane si voltò per andarsene quando vide la porta della camera da letto di Tabatha aprirsi. I suoi muscoli si prepararono ad attaccare l’intruso quando vide il caduto, Kriss, entrare nella camera da letto e strisciare nel letto con lei. Kane vide che il caduto era sconvolto, ma sentì la rabbia dentro di sé quando Kriss mise un braccio intorno a lei, tenendola stretta come un’amante.
Lui sentì la propria pace svanire e la rabbia lo riempiva mentre osservava. Concentrandosi al massimo, il suo udito potenziato iniziò a captare la conversazione sussurrata. Si accigliò per un attimo quando si rese conto che il suo potere era più forte di prima. Era sorpreso e si accigliò ancora di più quando sentì i battiti dei loro cuori anche a quella distanza.
“Dean non vuole che io lo trovi.” Kriss sospirò chiedendosi se Dean stesse inseguendo il demone o il caduto che era stato lì con lui. Avrebbe voluto che Dean aspettasse. C’era qualcosa nell’aura dell’altro caduto di cui Kriss non si fidava completamente. Sperava segretamente che Dean non sarebbe riuscito a trovare nessuno dei due.
“Mi chiedo cosa sia successo.” sussurrò Tabby. “Da quello che Envy e Devon hanno detto, Dean era stato intrappolato lì quasi tutto il giorno.” Non poté fare a meno di immaginare Kane, sapendo che era stato anche lui lì con il demone ed era sopravvissuto a malapena.
“Glielo chiederò di sicuro appena lo trovo.” rispose Kriss, incapace di tenere la preoccupazione lontana dalla propria voce.
“Dean ti ama...non starà via a lungo.” Tabatha chiuse gli occhi sperando di avere ragione per il bene di Kriss.
“Dormi adesso.” sussurrò Kriss, sperando che lei avesse ragione che Dean sarebbe tornato presto. Non aveva visto com’era l’altro caduto perché si era mosso troppo in fretta, ma lo aveva sentito per un attimo prima che l’aura del demone lo sovrastasse. Se una sensazione fugace lo stava perseguitando, allora poteva immaginare in che cosa si stesse imbattendo Dean.
I caduti erano talmente rari da togliersi il fiato quando erano vicini tra loro. La maggior parte delle persone pensava che fossero i leggendari angeli caduti che erano stati lanciati sulla terra per proteggerli...ma spesso le leggende sono solo una mezza verità, modellata dalle parole di uomini che bramano un eroe o talvolta un nemico.
I caduti erano arrivati sulla terra da un’altra dimensione...come i demoni. Le leggende chiamavano quella dimensione ‘Paradiso’, ma si sbagliavano.
I miti dicevano che loro distruggono i demoni...ancora una volta, era solo una mezza verità. La Bibbia diceva che i caduti si erano accoppiati con le belle donne della terra ed erano stati puniti per questo...e questa era la cosa più vicina alla verità che i profeti avessero mai detto.
Il motivo per cui i restanti caduti si astennero dall’accoppiarsi con le donne della terra...era perché il risultato di quegli accoppiamenti era la nascita di un demone. Erano i caduti a creare i demoni.
Quando il primo caduto apparve erano in tanti, ma quando i demoni nacquero ed iniziarono a distruggere ciò che i caduti amavano, si scontrarono con i propri figli e combatterono. Ci furono molte perdite da entrambi i lati e la connessione tra le dimensioni si stava spezzando lentamente.
Alcuni dei primi caduti erano scomparsi, e si pensava che fossero stati uccisi dai demoni che loro stessi avevano generato. La maggior parte dei sopravvissuti scelse di tornare a casa per non essere tentati dalla seduzione delle donne umane. Sono stati loro ad inviare i giovani guerrieri in questo mondo per proteggerlo...per proteggere gli esseri umani dai mostri.
C’era una sola regola...non potevano accoppiarsi con le donne di questo mondo altrimenti le avrebbero uccise. Un bambino della razza pura era stato collocato su ogni punto energetico della terra e solo alcuni di loro erano sopravvissuti così a lungo. Le leggende dicevano che erano immortali...ma si sbagliavano.
I caduti non erano immortali, vivevano solo per lunghi periodi di tempo...i millenni avrebbero attraversato la loro vita. Essi potrebbero anche essere uccisi da umani e demoni allo stesso modo...anche se, per un essere umano, fare una cosa del genere sarebbe estremamente difficile.
Syn conosceva le vere leggende e le aveva tramandate ai suoi ‘figli’. Ricordandosi di quelle lezioni, Kane ora capiva quanto Kriss amasse Tabatha...abbastanza da non renderla sua compagna...e abbastanza da non lasciarlo fare a qualcuno che lui pensava fosse più che un demone. Sembrava di non essere l’unico ad avere segreti oscuri. L’angolo delle labbra di Kane accennò ad un sorriso consapevole mentre si girò e si allontanò.

*****

Envy e Devon stavano aspettando al bar quando le prime persone cominciarono ad arrivare per la riunione. Lei e Kat erano impegnate a parlare e cercare di aggiornarsi su tutto ciò che era successo, mentre Devon e Quinn si limitavano a fissarle con un sopracciglio alzato.
“In che lingua stanno parlando?” chiese Devon.
“Non ha un nome.” dichiarò Quinn. “È un rituale che le donne fanno abbastanza spesso. All’inizio è innocuo e poi, prima che te ne accorgi, ti ritrovi a fare shopping e sei bloccato fuori dai camerini a mantenere la loro borsa.”
“E sei anche bloccato a mantenere la borsa mentre loro entrano in negozi da donna e acquistano lingerie che non ti sarà permesso vedere fino al tuo anniversario.” intervenne Nick con un sorriso.
Warren batté una mano sulla spalla di Nick. “Fidati fratellino, sarai felice di mantenere quelle borse quando sarà il momento.”
Un paio di braccia si avvolsero al collo di Warren da dietro e il viso di Michael fece capolino. “Significa che mi porti a fare shopping?”
“Ma certo.” disse Warren con un sorriso. “Ti porterò in quel negozio di bondage che ti piace tanto.”
L’espressione di Michael divenne sognante. “Oh sì, fruste, catene, staffe, frustini...pelle.”
“Ma che...?” Nick si alzò improvvisamente e si allontanò da loro facendo sorridere Devon.
“Omofobo.” mormorò Devon.
“Sta’ zitto!” Nick brontolò “O sono dei bravi bugiardi o è tutto fastidiosamente vero.”
La porta si aprì e Steven entrò con Alicia e Jewel. Alicia aveva aperto il proprio armadio e aveva trovato un bell’abitino viola da far indossare a Jewel finché non avesse comprato altri vestiti. Fortunatamente, erano quasi della stessa taglia e altezza quindi Jewel sarebbe stata a posto per ora. Alicia aveva anche detto a Steven che finché non avrebbe potuto trovarle altri vestiti, Jewel era la benvenuta a rovistare nel suo armadio quanto voleva.
Steven si avvicinò subito a Quinn e Devon, che erano seduti con Nick ad un tavolo proprio di fronte alla postazione di Kat.
“Non siamo in ritardo, allora.” disse Steven sorridendo dentro di sé quando vide Jewel sorridere ad Alicia. Si rese conto di non aver mai visto il suo sorriso fino ad ora e subito si rattristò quando esso svanì dalle sue labbra.
Warren si guardò intorno “In realtà credo che ci siamo tutti.”
“Non tutti.” disse Envy. “Aspettiamo ancora Chad.”
In quell’esatto momento le porte si aprirono e Chad entrò con Trevor e Zachary al seguito.
“Che diavolo ci fa qui?” chiese Devon alzandosi in piedi.
“Chad è un poliziotto.” gli ricordò Envy. “Sa già cosa succede e ha visto la scena finale di quello che è accaduto al cimitero. È dentro, che lo voglia o no. Inoltre..” continuò “..potrà tenere i poliziotti lontani per un po’.”
“Non mi riferivo a tuo fratello.” La voce di Devon era ad un livello pericoloso.
Kat annuì, vedendo che Envy si accingeva ad accogliere erroneamente anche Trevor. Volendo evitare che si scatenasse una furiosa lotta all’ultimo sangue, si allontanò dal bar mettendosi tra loro.
“Anche Trevor può restare.” disse lei fermamente e incrociò le braccia sul petto. “Dopotutto...sa fare gioco di squadra.” Kat finì con un occhiolino verso l’uomo biondo che le fece un cenno di saluto.
Quinn si alzò dalla sedia e si avvicinò a Kat, mettendole un braccio intorno alla vita per avvicinarla. “Devo tenerti d’occhio...vero?” mormorò scherzosamente, ma lo sguardo nei suoi occhi raccontava una storia diversa.
“Possiamo procedere?” chiese Kane dall’ombra.
Tutti tranne Michael sussultarono sentendo la voce. Era così silenzioso che nessuno si accorse che fosse lì.
“Concordo.” dichiarò Warren. “Credo che sappiamo tutti perché siamo qui.” Guardò Chad che fece cenno di aver capito, prima di guardare Trevor e Zachary. “Prima di parlare di quello che è successo al cimitero, ho una domanda per Trevor.”
Trevor strinse gli occhi “E sarebbe?”
“Cosa diavolo sei?” chiese Devon interrompendo Warren.
“Sono un mutante proprio come la maggior parte delle persone qui presenti.” rispose Trevor.
Kane sbuffò nell’ombra facendo girare tutti.
“Sai qualcosa di lui?” chiese Envy. Non sembrava che lei avrebbe creduto a una parola di Trevor...aveva già dimostrato di essere un grande bugiardo.
“Potrei, ma dovrete essere molto gentili con me se volete saperlo.” disse Kane con voce divertita. Avrebbe attribuito la propria irritabilità all’essersi alzato dal lato sbagliato del letto, ma cavolo...lui non aveva dormito.
Devon si alzò e sollevò Kane in aria per il bavero della giacca. “Penso che abbiamo smesso di essere gentili.” ringhiò il giaguaro.
Kane sorrise in risposta “Oh, questo non va bene. Ho già detto al mio cucciolo quanto fossi gentile e lui era felice di incontrare un nuovo compagno di giochi.” Entrambi sapevano chi avrebbe perso se avessero deciso di azzuffarsi...e non era il gattino.
“Il tuo cucciolo?” chiese Jewel, i suoi occhi si illuminarono all’idea di qualcosa di carino e coccoloso. Il labbro si contrasse al pensiero di un cane tra tutti i felini nella sala.
“È un’enorme palla di pelo.” brontolò Michael.
Warren si strinse il setto nasale e Quinn dovette lottare per non ridere del suo cognato giaguaro.
“Devon, metti giù Kane e porta il tuo culo su una sedia.” reclamò Warren. “Finiremo la discussione su Trevor più tardi.”
Nick, Devon e Kat guardarono Warren con gli occhi spalancati. Chi non conosceva Warren, non poteva capire. Lui era entusiasta all’idea di un nuovo mutante nella zona e voleva sapere di più su quella razza ignota.
Devon mise giù Kane e tornò a sedersi accanto a Warren. Le porte si aprirono e Kriss entrò a braccetto con Tabatha. Devon fece un leggero sorriso mentre guardava il vampiro biondo. Forse lui non era in grado di tenere Kane al proprio posto, ma l’uomo che era appena entrato sì, e sapeva che a Kriss non piaceva il vampiro rieducato.
“Siamo in ritardo?” chiese Tabatha, felice di averla spuntata nella discussione con Kriss per venire alla riunione. A volte Kriss era solo un po’ iperprotettivo...un po’ troppo.
“No, siete in tempo.” disse Envy. “In realtà non abbiamo ancora iniziato.”
Tabatha si unì alle donne al bar e si sedette, mentre Kriss si fermò accanto a Chad.
Il cuore di Kane gli saltò in gola quando Tabatha entrò e dovette combattere l’impulso di prenderla in braccio e portarla via da lì. Fece un passo fuori dall’ombra, in modo che la sua sagoma si vedesse a malapena. I suoi occhi si volsero verso il caduto e si sentì sprofondare per lo sguardo che gli stava lanciando.
“Dobbiamo sapere di più su questo demone che era intrappolato nel cimitero.” continuò Warren. “Dobbiamo sapere com’è fatto e, dal momento che Dean è assente, Kane è l’unico ad averlo visto.”
Kane prese una sigaretta e accese il suo accendino. La luce gli illuminò il viso per un attimo e tutti videro i suoi occhi turbati.
Tabatha smise di respirare mentre il suo sguardo si posava sulla piccola fiamma e vide Kane. Le sue labbra perfette erano leggermente curve mentre accendeva la sigaretta e i suoi occhi erano adombrati da ciglia scure. Adombrati o no, poteva sentire i suoi occhi toccarla come se fossero mani che le accarezzavano la pelle. Sentendo la distrazione di qualcosa che le strofinò il braccio, si guardò intorno per trovare Kriss in piedi proprio accanto a lei.
“Il suo nome è Misery.” disse Kane dopo un po’. “Il problema é che... Non sono come sia veramente.”
“Come fai a non sapere com’è?” chiese Kriss con un’espressione accigliata sul viso. “Sei stato laggiù con Dean per chissà quanto tempo.”
“Mi lasci finire, pennuto?” chiese Kane in tono sarcastico.
Kriss strinse gli occhi offeso dall’insulto.
“Bene.” ribatté Kane. “Il motivo per cui in realtà non so com’è è che continuava a trasformarsi. Un attimo era una bella bambina con una personalità orribile, quello dopo un cadavere in decomposizione, una nuvola di fumo nero e infine una bellissima donna. Quelle sembravano essere le sue forme preferite. È estremamente potente se è in grado di intrappolare contemporaneamente due caduti in quella caverna.”
Kriss fece un respiro profondo e annuì “Alcuni demoni sono noti per avere quel tipo di potere.”
“Abbiamo un esperto di demoni che sta per arrivare qui.” intervenne Zachary. “Il suo volo dovrebbe arrivare tra un paio di ore più o meno. Quando sarà qui, sarebbe meglio se tutti lasciassero Misery a lei.”
Kane sollevò un sopracciglio “Lei?”
“Sì.” disse Trevor. “Il suo nome è Angelica. È informata su ogni leggenda, mito e fiaba del mondo. Se c’è una storia su Misery, allora sarà nel suo computer.”
Alicia sospirò con frustrazione “Bene, il demone è tutto suo. Voglio sapere cosa faremo per trovare Micah.”
“Micah sa badare a se stesso.” la informò Quinn.
La verità era che, durante l’ultima lite con Micah, lui aveva ordinato a Micah di cedere ma suo fratello non aveva obbedito e ciò poteva significare solo una cosa...adesso c’erano due maschi alfa nel clan dei puma e non era mai successo prima. In passato, questo aveva sempre scatenato una lotta all’ultimo sangue.
Quinn amava Micah ed era orgoglioso che fosse così determinato. L’ultima cosa che voleva era che una delle loro solite liti degenerasse.
“Ma non sa niente di quello che è successo.” esclamò Alicia cercando qualsiasi motivo che li spingesse a cercarlo. “Cosa succede se si imbatte in Misery e viene ferito...o ucciso? Sparito o no, fa parte del clan.”
“Non puoi contestare il suo ragionamento, vecchio mio.” intervenne Kane dopo aver letto i pensieri di Quinn.
Alicia lo guardò nell’ombra e arrossì prima di distogliere lo sguardo. Era bello sentire qualcuno che prendesse verbalmente le sue difese per una volta. Quello che Alicia non sapeva era che tutta la sua famiglia pensava a Micah e all’ultima volta in cui lo avevano visto; cioè subito dopo la lite con Anthony.
Kane le ricambiò il sorriso anche se lei non poteva vederlo. A quanto pare, lei era l’unica del gruppo ad avere fegato.
“L’ultima volta che abbiamo visto Micah, stava facendo a gara di urla con Anthony Valachi e poi lo ha buttato fuori dal club.” disse piano Steven. “Proprio prima che scomparisse.”
“Il lupo mannaro?” chiese Trevor inclinando la testa.
“Sì, e come se non bastasse, Steven si è accoppiato con la fidanzata di Anthony.” disse Quinn, rivolto a lui e a chiunque altro che non lo sapesse.
Jewel si accigliò realizzando che Steven le aveva raccontato la verità sui legami che forse collegavano il fratello scomparso ad Anthony. Si morse il labbro, chiedendosi silenziosamente se non fosse l’unico motivo per cui Steven l’aveva aiutata. No, si sbagliava. Quando Steven l’aveva portata via dalla chiesa, non sapeva nemmeno che Anthony fosse il suo fidanzato.
Sentì il tono accusatorio nella voce di Quinn e raddrizzò le spalle. Un istinto protettivo la inondò e lei gli dette voce.
“Steven non sapeva chi fosse il mio fidanzato e io non sospettavo che Anthony fosse un lupo mannaro.” dichiarò Jewel con voce ferma. “Quando mi ha marchiata gli ho detto di Anthony. Quindi, se vuoi biasimare qualcuno per questo, allora prendi me.”
Quinn sembrò un po’ mortificato e Kat le fece un cenno con il pollice in su.
Jewel si appoggiò al bancone e iniziò a mordersi di nuovo il labbro inferiore. Tenere testa al fratello maggiore di Steven, l’alfa della tribù dei puma, l’aveva un po’ spaventata.
Guardò Steven e si rilassò quando vide nei suoi occhi l’orgoglio che brillava per lei. Qualcosa dentro di lei si addolcì e lottò con tutte le sue forze per alzare un muro protettivo attorno ad esso. Il suo cuore prese a battere più velocemente e si chiese se non si stesse innamorando di lui.
“Anthony Valachi è sospettato da un po’.” disse Chad. “La polizia ha motivo di credere che sia coinvolto non solo in tratta di esseri umani, ma anche in schiavitù. Si vocifera che i suoi uomini abbiano anche preso delle prostitute, le abbiano rapite e vendute come schiave del sesso.”
“Allora perché la polizia non ha fatto niente?” chiese Kat.
“Ci hanno detto di starne fuori, perché l’FBI aveva preso il controllo dell’indagine.” rispose Chad. “Purtroppo, quando arriva l’FBI non abbiamo giurisdizione e non possiamo far altro che lasciargli campo libero, a meno che non vogliamo finire in prigione come i cattivi.”
Steven annuì realizzando che era il momento di raccontare tutto. “Il padre di Jewel è stato indagato dall’FBI tempo fa. È il motivo per cui Jewel era promessa ad Anthony.” Sorrise dolcemente a Jewel prima di tornare al gruppo.
“Suo padre era il direttore del Palm Springs Resort ed Anthony non era contento del loro mandato di perquisizione, né che Arthur avesse permesso loro di vagare per la proprietà. Ammesso il proprio errore, Arthur uccise l’agente e fu arrestato per omicidio. Per salvare la propria pelle, Arthur consegnò Jewel ad Anthony come ricompensa per averlo ripulito dall’accusa di omicidio.”
“È lui che ha ucciso mio padre. Ne sono sicura.” disse Jewel, stringendo il pugno lungo il fianco. “Perciò, quando andiamo a prenderlo?”
“Non dobbiamo andare a prenderlo.” la informò Chad. “Studieremo un piano e poi gli faremo sapere che sei sotto la protezione dei Wilder. Appena farà una mossa...lo prenderemo.”
“Penso che questo sia un po’ al di sopra della legge.” lo corresse Trevor. “Teniamo Jewel nascosta per un paio di giorni, io e Zackary ci assicureremo che l’FBI non arrivi e mandi tutto a puttane.”
“Perché dovrebbero interferire?” chiese Kat. “Fai parte di quella organizzazione paranormale ... …non siete al di sopra dell’FBI?”
“Solo in determinate zone.” rispose Trevor. “Buona parte dell’FBI non sa che esistiamo. Cavolo, neanche il presidente degli Stati Uniti sa di noi. Li scavalchiamo, e per questo dobbiamo avere la prova che qualcosa di paranormale stia realmente accadendo.”
“Significa che almeno una parte del governo sa di noi?” chiese Nick; non gli piaceva la sensazione di disagio che provava.
Trevor scosse la testa “Non sa proprio di tutti voi...ma conoscono i più...particolari. Siete protetti come gli esseri umani...forse anche di più e con regole più indulgenti, e da un piccolo ma potente governo all’interno e al di sopra del governo stesso.” Si grattò la testa sperando che tutti potessero fidarsi di quella vaga versione della verità.
“La mia preoccupazione è che l’FBI scavi più a fondo e scopra troppo tardi che si tratta di licantropi, e non di esseri umani.” Chad si accigliò comprendendo, e non gradendo, ciò che Trevor aveva appena detto. Avrebbe dovuto accettare che i paranormali avessero più diritti degli esseri umani? Forse era un po’di parte, ma lui era uno di quei piccoli esseri umani.
Trevor scosse la testa “La mafia non attaccherà di colpo l’FBI. Inoltre, se il mondo sapesse dei lupi mannari, sarebbero prossimi all’estinzione e i licantropi lo sanno. L’ultima volta che sono usciti allo scoperto, sono stati perseguitati quasi fino all’estinzione.”
“Fatemi fare un paio di telefonate per vedere se abbiamo piena giurisdizione sul caso Valachi.” propose Zackary. “Se è così, allora abbiamo libero accesso e possiamo reclutare chiunque pensi di essere qualificato.” Guardò il gruppo sapendo che avrebbero arruolato quasi tutti nella sala, e dato loro l’immunità a prescindere da come sarebbero andate cose.
“Qualcuno sa cosa guidava Micah il giorno in cui è sparito?” chiese Chad. “Posso eseguire una ricerca dalla mia auto di pattuglia e diramare una segnalazione.”
“La sua moto.” intervenne Alicia, poi i suoi occhi si spalancarono ricordando che aveva detto a Warren di aver guidato la stessa moto nella tempesta la sera prima. Guardando verso di lui, fece un sospiro in sollievo quando lui le fece l’occhiolino.
Nick disse la sua “Sono d’accordo a stare lontano da Misery, ma i vampiri sono il suo nutrimento e non possiamo permetterlo.”
“Siamo tutti pronti per la disinfestazione.” concordò Warren.
“Non tutti, spero.” Trevor guardò Envy.
Zackary si mise con discrezione davanti a Trevor per bloccare lo sguardo infuocato che Devon stava lanciando al suo amico. “Penso che dovremmo chiedere qualche favore e avere rinforzi in questa zona.”
“Vuoi dire che ci sono altri come te in giro?” chiese Steven.
Zachary infilò le mani nelle tasche e inclinò leggermente la testa. Il bagliore soffuso delle luci illuminò i suoi capelli biondi a spazzola mentre lui sorrise “Mi dispiace deluderti, ma io sono l’unico. Volevo clonare me stesso ma il capo fifone, qui, non me lo ha permesso.” disse, puntando il pollice verso Trevor.
“Sta’ zitto e fai quelle telefonate.” esclamò Trevor. “Se ci fosse un altro te in giro, Angelica lo ucciderebbe solo per dire di averlo finalmente fatto.”
L’espressione di Zachary divenne di ghiaccio. “Ooh, verrei calpestato da quelle meravigliose Doc Martens che tiene nascoste nel suo armadio.”
Trevor fece nervosamente un passo verso il suo partner e Zachary corse subito nell’area bar nascondendosi dietro Kane.
“C’è un motivo per cui mi stai usando come scudo?” chiese Kane.
“Sì.” esclamò Zachary. “Dammi un minuto e te lo dico.”
Kane sorrise “Dammi un minuto e tornerò a casa per trovare le mie..Doc Martens.”
Zachary si allontanò da Kane con le mani alzate. “Ehi amico, sono etero.”
“Zachary!” urlò Trevor.
“Va bene, va bene.” disse Zachary e tirò fuori il suo cellulare. “Cavolo, sono circondato da gente senza senso dell’umorismo... ad Angelica piaceranno un sacco.”

Capitolo 4

Kane si appoggiò alla croce parecchi metri dietro Michael e guardò la città chiedendosi dove si nascondesse Misery e se fosse ancora in città. C’era un mondo intero da terrorizzare, ma il karma era bastardo, così come l’istinto che gli diceva che non era andata molto lontano.
Fece una smorfia immaginandola camminare lungo il marciapiede come un cadavere in decomposizione, poi represse un brivido all’immagine della strana bambina e concluse che il cadavere era meno raccapricciante. Nel corso dei secoli aveva visto vampiri adulti trasformare bambini.
Quello che molti di loro non avevano mai capito era che i bambini spesso erano più aggressivi dei loro ‘genitori’ adulti, e finiva con gli adulti che uccidevano loro o loro uccidevano gli adulti. Doveva ammettere che una donna che aveva scritto libri di vampiri ci aveva visto giusto.
Sperava che chiunque fosse l’esperto di demoni menzionato da Trevor sapesse cosa stava facendo...ma ne dubitava.
Il ricordo del demone era quello che lo aveva spinto a fare da babysitter a Michael...il che gli avrebbe impedito di perseguitare Tabatha adesso che era tornata in città. Ci voleva un’immensa forza di volontà per non farlo. Il solo stare nella stessa stanza con lei era un dolore fisico...un dolore che sapeva di non poter sopportare tanto a lungo. I suoi occhi tornarono sul suo amico e lui si appoggiò più pesantemente alla croce.
Doveva ammettere che se voleva stare da solo ma ancora circondato da esseri umani, allora il tetto della più grande chiesa della città era un luogo interessante in cui farlo.
Stranamente, sapeva che Michael non era andato lì per la serenità e la tranquillità. Lì era dove il vampiro pensava e rimuginava. Non importava che fossero all’aperto perché Kane aveva la sensazione che se Misery volesse trovarli, allora quattro mura non li avrebbero salvati. Non si era mai nascosto da un nemico prima d’ora e non avrebbe iniziato a farlo adesso. Ovviamente, Michael la pensava allo stesso modo.
Sorrise quando uno strano pensiero attraversò la sua mente. Appena avrebbe rivisto Dean, avrebbe chiesto un favore al caduto. Voleva una manciata di quelle piume con l’incantesimo che Dean aveva usato sulla piuma nelle catacombe. Alla stronza non era piaciuto molto. Si mise una mano sulla spalla ricordando tutta la carne strappatagli via, che era in qualche modo riapparsa mentre era privo di sensi. Michael gli aveva detto che Dean l’aveva guarito.
Kane non ricordava molto dopo la caverna. Ricordava di aver sentito la voce di Michael che lo chiamava nel buio, ma non molto altro. L’altra cosa che ricordava era l’essersi svegliato in una chiesa piena di gente e Michael chinato sopra di lui come una chioccia.
Il viso di Tabatha gli balenò nella mente. Aveva passato le ultime due ore cercando disperatamente di non pensare a lei, ma per buona parte di quelle ore non aveva dato ascolto a se stesso.
Michael sentiva la presenza di Kane da qualche parte dietro di sé, ma invece di essere infastidito dall’intrusione indesiderata, si sentì confortato dallo sguardo vigile del suo amico. Almeno se Kane si fosse preoccupato per lui, si sarebbe allontanato per un po’ dalla sua paranoia. E poi amava Kane come un fratello...la parola ‘fratello’ echeggiò nella sua mente mentre i suoi pensieri si oscurarono e si rivolsero a Damon. Come potevano dei fratelli comportarsi così male l’uno con l’altro?
Cercando di sgombrare la mente dai ricordi inquietanti, Michael si rilassò e si lasciò andare. Sapeva che dormire era sicuro al momento... Kane lo sorvegliava.
Kane pensava al pensiero sussurrato di Michael. Non sapeva che Michael avesse difficoltà a dormire. Cosa aveva sentito il suo amico di così minaccioso da avere paura di chiudere gli occhi? Sapeva che la mancanza di sonno fa impazzire lentamente...ma poi aveva scoperto anche che dormire troppo era ancora più dannoso.
Guardò la strada della casa di Michael, immersa tra gli altri edifici della città. A giudicare dal tetto circolare, era in stile vittoriano. Aveva accettato di trasferirsi da Michael, ma adesso sembrava dover dire a Michael di entrare in casa, invece di dormire sul tetto per strada.
Alzò un sopracciglio verso il suo strano amico. La casa aveva tutti i comfort moderni che una persona datata come loro potesse chiedere, comprese le protezioni per tenere lontani i demoni, quindi perché questa improvvisa necessità di aria fresca che odorava di pioggia?
Sapeva che Michael si sentiva ancora colpevole per non essere stato lì quando lui si era fatto seppellire vivo. Anche se Kane aveva cercato di non entrare nella sua testa, non aveva ancora detto a Michael che se ci avesse provato, sarebbe riuscito a leggergli la mente. È qualcosa che un amico non vorrebbe sapere...e poi, aveva la sensazione di essere l’unico con quel potere.
Averlo abbandonato non era tutto quello a cui Michael stava pensando quella sera...fu il motivo per cui aveva lasciato il paese a richiamare la sua attenzione...Damon, il fratello di Michael. Kane non vedeva Damon da quando aveva ripreso i sensi...o quello che era rimasto di loro, ma i ricordi che aveva erano abbastanza buoni. Damon aveva un’indole selvaggia ed entrambi davano a Michael dei gran mal di testa nel tentativo di tenere il passo.
Kane diede un’occhiata e notò che Michael giocava con l’anello al dito mentre pensava a Damon. Non ci volle molto prima che il sonno sopraffacesse Michael e che i sogni vividi iniziassero. Quanto più duravano i sogni, più Kane scopriva ciò che Michael stava nascondendo. Chiuse gli occhi, escludendo la città e concentrandosi per la prima volta sul dolore di qualcun altro.
Fu sorpreso di ritrovarsi non solo ad ascoltare i sogni, ma anche a captare dei flashback di quarant’anni fa. Vide tutto svolgersi da una prospettiva esterna come se stesse guardando un film tragico.
Michael aveva sentito il bisogno di andare da Damon per la prima volta dopo oltre un secolo. Quando trovò suo fratello, tutto sembrava andare bene. Damon se la spassava nella ribalta sociale di Londra e Michael rimase con lui per un po’. Andavano alla grande finché non incontrarono una ragazza... Katie.
Tutti gli scapoli più ambiti erano stati invitati alla festa del suo diciottesimo compleanno, compresi i due fratelli. Lei era davvero la reginetta del ballo. Quella che era iniziata come una semplice rivalità tra fratelli si trasformò in un pericoloso gioco di gelosia. Sembrava che tutto fosse diventato una competizione. Avevano trascorso settimane a farsi una guerra silenziosa a vicenda per ottenere il suo affetto.
Damon gli disse di andarsene...di tornare oltreoceano, ma Michael non poteva farlo. Non voleva che Damon vincesse allontanandolo. Quando la rivalità aumentò, si lanciarono uno alla gola dell’altro per la stessa ragazza. Lei non era la loro anima gemella né altro, anche se entrambi erano affascinati da lei. Il destino volle che Katie avesse lo stesso problema...era innamorata di entrambi e non voleva scegliere.
Ma la cosa ancora più contorta del triangolo amoroso, era che Katie pensava che i due fossero umani...non le avevano mai dato un motivo per pensare il contrario.
Una sera avevano portato Katie a ballare, ma fu un errore fatale. La tensione tra i due era troppo alta. Dopo soltanto un’ora di lenta agonia interiore mentre ballavano a turno con lei, i fratelli alla fine arrivarono alle mani. Non si erano resi di conto di quanto avessero perso il controllo fin quando i loro occhi non cambiarono colore, mentre stringevano le mani uno attorno alla gola dell’altro e i loro piedi si alzarono da terra.
Non avevano visto che lei era scappata. Michael e Damon rinsavirono dalla propria rabbia quando sentirono uno stridio di gomme e un rumore di metallo fuori dalla discoteca. Quando la raggiunsero...lei era morta.
Quando Damon corse verso di lei con l’intento di provare a resuscitarla con il proprio sangue di vampiro, Michael lo fermò perché era già arrivata molta gente. Damon ce l’aveva con lui da allora, incolpando Michael di non essere andato via quando lui glielo aveva chiesto.
Avevano combattuto per mesi...dandosi tregua ogni tanto con parole di affetto, ma finiva sempre con un’altra lite. Michael sapeva che Damon stava diventando sempre più oscuro e che voleva ucciderlo. Se ci avesse provato, allora Michael si sarebbe difeso e uno di loro sarebbe morto.
Fu allora che Michael fece qualcosa che aveva giurato di non fare... andò da Syn. Syn era il primo vampiro. Dormiva da secoli senza svegliarsi ma Syn non era morto perché non poteva morire...almeno così dicevano. Non ne erano sicuri perché aveva scelto di dormire un paio di secoli prima, ma sembrava che Syn stesse aspettando qualcosa che non era ancora accaduto.
Michael girava intorno alla statua che indicava il luogo di riposo di Syn all’interno del mausoleo. Sapeva che Syn era sotto di lui. Parlò alla tomba vuota, sentendo le proprie parole echeggiare intorno a sé...talvolta in sussurri, talvolta in assordanti urla.
Combattere con Damon lo stava facendo impazzire, non voleva che arrivassero a tanto. Non era nemmeno sicuro che uno di loro avesse amato davvero la ragazza. Si sentiva il cuore uscire dal petto per il dolore che aveva causato a suo fratello...e a Katie. Non sapeva se Syn stesse ascoltando, ma gli bastava raccontare la verità a qualcuno, almeno.
Gli occhi della statua si girarono a guardarlo. Somigliava a Syn ma era incolore. Le candele accese intorno a lui vibrarono e si affievolirono, poi avvamparono verso l’alto mentre la statua si mosse. Parole bisbigliate provenivano dal suolo in una lingua dimenticata.
Il silenzio che ne seguì fu come un calmante e Michael capì che Syn lo aveva perdonato anche se Damon non lo aveva fatto. Si strofinò le braccia cercando di scacciare i brividi. Syn era un uomo di magia e Michael si chiese quale fosse l’incantesimo che era appena strisciato in lui.
Si allontanò dalle catacombe e dal mausoleo solo per scoprire che Damon era lì ad aspettarlo. Ancora una volta, ci furono dolci le parole affettuose ma non passò molto tempo prima che si surriscaldassero. Michael voleva solo che tutto finisse...voleva abbracciare suo fratello e ricominciare daccapo.
Damon aveva preso alla lettera la prima parte della sua frase e, prima che Michael potesse fermarlo, estrasse un paletto di legno dalla giacca. Michael sentì il legno penetrare nel proprio cuore e cadde in ginocchio. Guardando Damon, aprì la bocca per dire qualcosa, ma tutto quello che ottenne fu un gorgoglio.
Michael cadde su un fianco, sentendo il sangue fermarsi nelle vene e divenire cenere mentre la sua visione si oscurava lentamente.
Con le lacrime agli occhi, Damon indietreggiò sapendo di essere ormai dannato. La voce di Syn cominciò a risuonare nella sua mente facendolo urlare. Si afferrò la testa e urlava forte per mettere a tacere la voce, ma non si può far tacere Syn.
In quel momento tutto ciò che c’era in Michael tornò in vita di colpo. Sentendo il dolore straziante del palo ancora nel suo petto, lo prese e lo estrasse dal cuore. Estrarlo faceva male come riceverlo.
“Damon!” gridò Michael mentre si sforzava di alzarsi e cercò suo fratello. Ogni briciolo di dolore valse la pena per vedere lo sguardo sul volto di Damon quando capì che Michael era vivo.
Michael fece scivolare il bastone sanguinante dalla sua manica e in un istante pugnalò Damon. “Prova questo, fratello!” urlò mentre gli restituiva il favore. Uccise una parte di sé ma tutto questo doveva finire in qualche modo.
Quando Damon resuscitò, Michael era seduto a terra cercando di riprendere fiato. Michael capì ciò che Syn aveva fatto...quelle che erano state le parole nelle catacombe. Era un incantesimo che solo Syn poteva lanciare, che avrebbe reso impossibile per Michael e Damon uccidersi a vicenda...o forse avrebbe reso impossibile per loro morire del tutto. Oh, potevano uccidersi a vicenda...ma avrebbero provato soltanto dolore.
Morirono più volte dopo quella notte, sempre l’uno per mano dell’altro. Michael aveva finalmente rinunciato ed era tornato a casa, lasciando suo fratello da qualche parte nel mondo. Sapeva che era inutile inseguirlo e anche se il suo cuore gli gridava che non tutto era perduto, Michael non era ancora sicuro.
Kane tenne saggiamente la bocca chiusa quando Michael sussultò durante il suo incubo di ricordi. Sbatté le palpebre chiedendosi se andare così in profondità nella mente di Michael gli avesse fatto rivivere i ricordi in modo così chiaro. Se era così...allora si dispiacque quando sentì odore di lacrime nell’aria. Sparì prima che Michael si girasse a guardare la croce appena il sole cominciò a sorgere.
*****
Alicia applicò altro rossetto cercando di sbarazzarsi del viso innocente che la fissava allo specchio. Era arrabbiata, non per Kane che le aveva sottratto il libro degli incantesimi...dopotutto, era il libro di Kane. Ma era arrabbiata con tutti gli altri perché la trattavano come una bambina. Viveva in un night club, per l’amor del cielo!
Poteva anche essere stata in collegio ma non era una scuola materna. Lei era una femmina puma dopotutto, ed era perfettamente in grado di badare a se stessa. A causa delle rigide regole e degli occhi vigili degli insegnanti, Alicia aveva imparato l’arte del fare tutto di nascosto per avere la propria libertà. Al suo lato animale non era mai piaciuto stare in gabbia.
Adesso che era a casa e la sua famiglia aveva bisogno di protezione, non era giusto che tutti si riunissero lasciandola fuori. Se Micah fosse stato lì, avrebbe capito le sue necessità e, protettivo com’era, non avrebbe mai cercato di privarla della sua libertà. Era sicuramente qualcosa che apprezzava di Kane...oggi l’aveva supportata come se avesse capito cosa stava attraversando.
E quello era il problema più grande. Micah era scomparso e lei sarebbe andata a cercarlo a costo di ingaggiare ogni essere paranormale della città per farlo...a cominciare dai vampiri e dai licantropi.
Si accigliò allo specchio, sapendo di aver rovinato tutto cercando di usare un incantesimo al cimitero. Fino a quel momento, non aveva capito che c’erano due tipi di vampiri completamente diversi.
Durante le brevi visite a casa non aveva mai incontrato Michael, né nessun altro vampiro per dirla tutta, e l’unico che andava a trovarla regolarmente a scuola era Micah. Era solito andare a scuola e firmare per farle passare fuori il weekend e le festività. Fu quando andarono nella foresta che le insegnò a combattere con e senza armi.
Quando non si allenavano, si trasformavano e correvano, godendosi la libertà. Grazie a Micah, lei era più intelligente, più veloce e più tosta della maggior parte delle femmine mutanti. Micah era sempre stato il suo eroe ed era l’unico della famiglia a non pensare che una ragazza fosse uno svantaggio.
Ricordava ancora la prima volta che Micah l’aveva portata fuori per il fine settimana. Erano andati nelle foresta e allestito il campeggio prima che Micah le dicesse di fare una corsa. Alicia non aveva mai avuto una tale opportunità prima ed era così eccitata che, quando si trasformò, corse alla massima velocità e fece tre giri completi intorno al campo.
Quando si fermò, guardò Micah con le mani sui fianchi che rideva. All’inizio pensò che stesse ridendo di lei, ma in realtà stava ridendo per quanto fosse stupido il resto della famiglia. Nessuno di loro aveva avuto il tempo di parlarle del retaggio dei puma, né le permettevano di correre. Guardare la sua dimostrazione di libertà gli ricordò un gattino che esce fuori per la prima volta.
Lei era cresciuta pensando che tutti i vampiri fossero mostri perché quello era stato ciò che Nathaniel aveva insegnato ai suoi figli. Nathaniel si sbagliava. Se Kane non fosse stato liberato dalla tomba in cui suo padre l’aveva relegato, allora lei di certo sarebbe stata uccisa l’altra sera al cimitero.
Era grata che Kane fosse lì per salvarla ma non avrebbe smesso di cercare il suo amato fratello. Questa volta sarebbe stata più attenta. Poteva ringraziare Kane anche per un’altra cosa...grazie a lui Michael l’aveva baciata. Si chiese se Michael l’avesse vista solo come una bambina quando l’aveva guardata. In qualche modo ne dubitava. Sorrise a se stessa nello specchio. Era stato un bacio mozzafiato.
Si girò davanti allo specchio, assicurandosi di non sembrare la bambina che tutti credevano. La gonna di pelle nera aveva una chiusura lampo che andava dall’orlo fin su a metà coscia e lei la lasciò aperta a metà. La camicetta nera era di una leggera stoffa velata con un piccolo top di seta di seta al di sotto.
Nascose un paio di ciocche bionde spettinate sotto la parrucca da Cleopatra che aveva trovato in un baule di costumi per Halloween in soffitta. Dovette ammettere che quegli abiti aderenti la facevano sembrare dannatamente sexy.
Avrebbe scommesso che se Quinn o chiunque lei conoscesse la vedessero ora, non avrebbero neanche immaginato che fosse lei. Quinn era così occupato a seguire Kat e a fingere di non farlo, che non avrebbe comunque prestato attenzione ad Alicia. Adesso che lui e Kat stavano insieme...rivolgeva tutta la sua attenzione alla sua compagna. Il massimo che aveva fatto era piantonare due guardie mutanti su Alicia e ordinarle di stare lontana finché non avrebbero deciso che era abbastanza sicuro per lei uscire.
Le sue guardie del corpo erano stupide come pietre, tutte muscoli e niente cervello. Non ci volle molto per raggirarle e fuggire dalla sua piccola prigione. Sarebbe andata a cercare Micah quella sera, con o senza la loro approvazione.
Quinn le disse che Micah se n’era andato volontariamente e conosceva la strada se voleva tornare a casa, ma sapeva per certo che Micah non se ne sarebbe andato...almeno non senza portarla con lui. Micah era nei guai...lo sentiva. Alicia raddrizzò le spalle e alzò il mento in sfida.
Con tutta quella pelle scoperta, sperava di sembrare una prostituta per essere rapita dai licantropi o per nutrire un ignaro vampiro. Era certa che se avesse potuto combattere corpo a corpo, allora sarebbe riuscita a farlo parlare prima di ucciderlo.
Aveva spiato abbastanza per capire cosa stesse succedendo e non biasimava affatto Kane. A meno che il vampiro non fosse Michael o Kane, allora poteva ucciderlo. Per quanto riguarda i licantropi...se erano coinvolti nella tratta degli schiavi o se avevano rapito Micah, allora non erano migliori dei vampiri senz’anima.
Fece scorrere il piccolo cristallo a forma di cuore intorno al suo collo. Era più di un semplice ciondolo. Aveva studiato la magia per molto tempo e stavolta questo cristallo avrebbe impedito di farla cadere sotto l’incantesimo di un vampiro...anche un vampiro potente come Kane o Michael. E ricordava anche alcuni semplici incantesimi del libro che Kane le aveva portato via.
Stasera avrebbe scoperto com’era davvero far parte di quella famiglia...stava per combattere questa guerra, che ai suoi fratelli e ai giaguari piacesse o no.

*****

Damon si appoggiò alla poltrona e fissava il camino, osservando le fiamme che si accoppiavano con le ombre gettate nel recinto di mattoni. Prendendo il bicchiere di vino rosso, lo fece roteare e sentì la propria calma scivolare via. Sentiva di nuovo Syn sussurrare.
Quando il bicchiere si frantumò contro i mattoni, premette le dita sulla tempia sinistra, sapendo di aver appena svegliato il suo spuntino notturno.
La sensuale brunetta si sedette sul letto alla sua sinistra e si accorse di essere da sola tra le lenzuola. Uscendo dalle coperte, si mise a strisciare sensualmente verso di lui sul materasso, ma lui non le diede il tempo di pensare che stesse funzionando. Più veloce di quanto l’occhio umano potesse rilevare, Damon si avvicinò al letto con le dita avvolte saldamente attorno alla sua gola.
Non voleva guastare la sua bellezza o farle del male, ma soltanto tenerla ferma, mentre le proprie pupille si ingrandirono e la mise completamente sotto incantesimo. Fino a quel momento non aveva avuto bisogno di farlo. Era stata una partner più che disponibile, ma adesso era il momento di porre fine alla loro bella amicizia. Aprendo lentamente la bocca, mostrò le zanne affilate. Non sapeva perché lo faceva, le ragazze reagivano sempre allo stesso modo.
Gli occhi di lei si spalancarono per il terrore e lui soffocò rapidamente l’urlo che si stava facendo strada attraverso nella sua mente oscurata. Le ragazze mortali erano inutili...proprio come lo era stata Katie. Poteva ancora sentire il rumore di metallo e questo peggiorò il suo umore.
“Ti farò un favore, piccola.” Un angolo della bocca accennò un sorriso sarcastico. “Sei venuta a Los Angeles per fare la modella, ma questa città è piena di altre ragazzine che vogliono la stessa cosa, quindi ecco cosa farai tu. Fidati...è per il tuo bene.”
La tirò più vicino e guardò più profondamente nei suoi occhi. “Tu odi questo posto. Odi LA e vuoi tornare nella piccola città da cui sei venuta. Se resti qui, i mostri ti useranno proprio come ho fatto io. Vai a casa e cerca il ragazzo a cui hai spezzato il cuore lasciando la città e chiedigli perdono perché nessuno ti vorrà mai, qui.”
Le lasciò il collo vedendola respingere le lacrime mentre cadde sul materasso. Non era dell’umore adatto per sentirla piangere. “Devi andartene...adesso.” Si voltò di spalle e attraversò la stanza per guardare fuori dalla finestra. Per quanto lo riguardava, aveva appena fatto la propria buona azione quotidiana. Quella città era un disastro comunque.
Con la coda dell’occhio vide un paio di giovani vampiri che svoltavano l’angolo di un edificio diretti in un vicolo. Si chiese da dove fossero spuntate tutte quelle creature senz’anima, visto che LA ne sembrava invasa.
Aveva dimenticato completamente la ragazza sul suo letto finché non sentì la porta dell’attico sbattere...Sì, le aveva fatto un favore. Era stata fortunata ad essere trovata da lui invece che dai mostri che affollavano le strade di LA al momento...e non si riferiva solo al paranormale. Aprì il balcone e uscì nell’aria notturna inspirando profondamente.

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Cose Pericolose Amy Blankenship

Amy Blankenship

Тип: электронная книга

Жанр: Современная зарубежная литература

Язык: на итальянском языке

Издательство: TEKTIME S.R.L.S. UNIPERSONALE

Дата публикации: 16.04.2024

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О книге: Steven Wilder era caduto ai piedi della tentatrice armata di mazza non solo colpendo il pavimento… lui la voleva. Scoprire che era promessa al mafioso gli diede il pretesto di cui aveva bisogno per rapirla e farla diventare la propria compagna… per la sua protezione, naturalmente.

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