Night Light

Night Light
Amy Blankenship
Legami Di Sangue #2
Kat Santos no había visto al dueño del Luz Nocturna por muchos años. Eso fue hasta que Quinn de repente decide secuestrarla y acusarla de inculparlo de los asesinatos de los vampiros. Al darse cuenta de que el enemigo está jugando con ellos, las dos familias combinan sus fuerzas para impedir que los vampiros aterroricen su ciudad.
Quinn Wilder la ha visto con los ojos hambrientos de un puma desde el día en que ella nació. Cuando se convirtió en adolescente, la tentación de reclamarla como su pareja rápidamente se convirtió en una desavenencia entre él y sus hermanos sobreprotectores. Cuando sus padres se mataron entre ellos en la batalla, los lazos entre las dos familias se cortaron y ella fue puesta a salvo fuera de su alcance. Acechándola a la distancia, Quinn encuentra que la guerra de vampiros tiene sus puntos buenos cuando ella olvida mantenerse lejos. Kat Santos no había visto al dueño del Luz Nocturna por muchos años. Eso fue hasta que Quinn de repente decide secuestrarla y acusarla de inculparlo de los asesinatos de los vampiros. Al darse cuenta de que el enemigo está jugando con ellos, las dos familias combinan sus fuerzas para impedir que los vampiros aterroricen su ciudad. A medida que la guerra subterránea se intensifica, también las llamas del deseo, de lo que comenzó como un secuestro, se convierten rápidamente  en un peligroso juego de seducción.


Night Light
Serie “Legami di Sangue” - Volume 2

Author: Amy Blankenship & RK Melton
Translated by Ilaria Fortuna

Copyright 2012 Amy Blankenship
English Edition Published by Amy Blankenship
Italian Edition Published by TEKTIME

Capitolo 1

Quinn Wilder si guardava intorno nell’ufficio di Warren, indeciso se scoprire chi c’era dietro gli omicidi fosse un bene o un male. La litigata era finita... o almeno sperava che lo fosse. Guardò Kane ora che il vampiro dava le spalle alla stanza. Kane non si era preoccupato di difendersi... Michael lo aveva fatto abbastanza bene al posto suo.
Avrebbe dovuto essere arrabbiato con il vampiro biondo e lui avrebbe dovuto chiedere scusa nello stesso istante, ma in questo momento tutto ciò che provava per Kane era una strana paura e, come un animale da preda, non gli piaceva quella sensazione.
Kane sorrideva mentre guardava fuori dalla finestra. Aveva davvero bisogno di abbassare il volume nel sentire i pensieri degli altri. Così, giaguari e puma erano di nuovo insieme...gran bella cosa! Cosa volevano che facesse, la danza della gioia? Beh amen, non era in vena.
“I vampiri senz’anima ci superano in numero di almeno dieci a uno. Se non ricordo male, Devon è sempre stato un combattente aggressivo. Forse dovremmo chiamarlo e farlo tornare per aiutarci.” Steven disse la sua. “Al ritmo in cui l’esercito di vampiri sta crescendo, diventerà presto una guerra persa. Se non mobilitiamo un nostro esercito, allora potremo anche fare i bagagli e sparire di corsa da Dodge.“
“Se le famiglie non si fossero evitate a vicenda per così tanto tempo, sapreste che Devon è occupato ad inseguire la sua riluttante compagna in mezzo mondo al momento.” Kat rispose a Steven, ma fissava Quinn mentre lo diceva.
“Noto del sarcasmo.” sogghignò Steven. Il suo fratellone aveva rotto le scatole a Kat rapendola. Guardando di nuovo Quinn, si chiese perché suo fratello non aveva detto che Dean li aveva aiutati con i vampiri al club. Avere uno dei caduti dalla loro parte era motivo di vanto... non un segreto da nascondere.
Aveva sentito dell’altro caduto che aveva aiutato a ritrovare la compagna di Devon e la sua amica, ma ora che se n’era andato con Devon e le due ragazze, Dean era il loro unico asso nella manica. “Appoggio l’idea di far tornare Devon a casa, nella speranza che il caduto... com’è che si chiamava?”
“Kriss.” rispose Kat.
“Se Kriss torna con Devon, allora avremo pareggiato le probabilità perché abbiamo già qui uno dei caduti disposto ad aiutarci.” concluse Steven.
“E come pensi di farli tornare?” chiese Quinn guardando Warren. “Sai come reagiscono i maschi della nostra specie dopo aver trovato una compagna. Devon tornerà soltanto se sarà con la sua compagna.”
“Io avrei un’altra idea... Diciamogli la verità." Kat ringhiò e incrociò lo sguardo di Quinn quando lui si girò a guardarla. Alzò un sopracciglio, poi sorrise soddisfatta quando lui distolse subito lo sguardo.
Dentro di sé Quinn trasalì alla sua battuta, ma non disse nulla per ritorsione.
Kane prese una sigaretta dall’astuccio e la accese. “Mi premetto di dire che la signorina qui ha ragione. Se volete che i cuccioli tornino, dovete attirarli.“
“Ma certo.” disse Michael cercando di alleggerire la tensione nella stanza. “Sistemerò una ciotola di latte fuori dalla porta sul retro e aspetterò con un retino per farfalle in mano.”
Kane e Kat sorrisero entrambi immaginando Michael seduto al buio con un retino per farfalle in mano, in attesa che qualche gattino ignaro arrivasse e iniziasse a leccare la ciotola di latte.
“Kriss deve tornare.” ammise Kat alla fine. “L’ho visto combattere ed è una bomba, davvero. Ma se lo conosco bene, non tornerà senza Tabby.”
“Come si convince un caduto a lasciare la propria posizione per scegliere con chi stare in una guerra?” chiese Steven.
“Non si può.” dichiarò Michael. “I caduti sono pochi e lontani tra loro. Gli unici due che abbia mai incontrato sono Dean e Kriss, e non vogliamo rompere le palle a nessuno dei due.“ Guardò Quinn. “C’è qualche possibilità che Dean possa chiedere a Kriss di interrompere la sua vacanza?”
Altre domande arrivarono dal versante giaguaro, ma Kane sentiva brividi di freddo strisciare sulla sua pelle mentre li respingeva. Sapeva esattamente di chi stessero parlando. Se Kriss fosse tornato...allora Tabatha lo avrebbe seguito.
Tutti tranne Michael trasalirono quando Kane improvvisamente si voltò e li affrontò.
“La guerra è già iniziata, quindi quando voi avrete finito di baciarvi e fare pace, forse potrete partecipare alla caccia.” Spalancò la finestra e saltò fuori, noncurante di trovarsi al secondo piano.
Il suo lungo soprabito nero sbatté dietro di lui come ali scure, prima di sparire dalla visuale.
Quando Kane scomparve, Michael alzò gli occhi per l’uscita scenografica del suo amico e allungò la mano per chiudere la finestra. Tutti pensavano che Kane sarebbe atterrato al suolo ma lui lo sentiva sopra di loro, sul tetto. L’incontro era effettivamente andato meglio di quanto Michael avesse pensato.
Michael si chiese se Kane si rendesse conto di cosa aveva fatto lui quando aveva affondato quell’eliotropio nella carne di Kane. Quando si morse il polso e lo fece gocciolare sulla ferita di Kane, lo aveva fatto per due buone ragioni. Una era per far guarire più velocemente la ferita, ma la seconda era puramente egoistica. Con il proprio sangue nelle vene di Kane, poteva seguire tutti i movimenti del suo amico.
Lo faceva ancora incazzare che Kane fosse stato in città per un po’ e lui non lo sapeva. Non lo aveva nemmeno cercato, perché pensava che Kane fosse morto. Se avesse trovato Kane un po’ prima... forse avrebbe potuto fermare questo casino prima che gli sfuggisse dalle mani. Ma ora che aveva dato il proprio sangue a Kane, sarebbe stato meglio di un dispositivo di tracciamento. Se Kane avesse deciso di fuggire...non sarebbe andato lontano.
“Non vedo perché Kane la prenda così male, visto che è stato lui a provocare l’invasione di vampiri, tanto per cominciare.” disse Nick appoggiato alla porta. Non gli importava che ci fosse di mezzo anche Michael, ma contare su Kane era una cattiva idea. L’uomo non sembrava molto stabile.
“Tu sei solo incazzato perché Kane ha deciso di non essere il nemico.” disse Warren, anche se Kane non piaceva molto neanche a lui. Ma non avrebbe detto che Kane aveva anche incastrato la sorella facendola rapire da Quinn... non finché non avesse capito quanto fosse davvero sano di mente il vampiro risorto.
Michael iniziò a sostenere Kane, ma c’erano troppi piedi da pestare e la colpevolezza bastava per tutti. Sapeva che Kane nascondeva ancora qualcosa e moriva dalla voglia di scoprirlo prima di mangiare vivo il suo amico. Avrebbe voluto che Kane si desse una mossa e si rendesse conto di non essere più da solo.
D’altra parte, Michael sapeva che Kane aveva avuto un’esperienza di cui non avrebbe mai potuto comprenderne appieno l’orrore. Se si fosse trovato nella stessa situazione, Michael non era poi così sicuro che avrebbe mantenuto la sua stessa integrità mentale. Kane era stato tradito da uno dei suoi migliori amici e condannato ad un eterno esilio senza quasi nessuna speranza di fuga.
Strinse gli occhi verso la finestra rendendosi conto di avere una domanda che aveva completamente dimenticato di porre. Com’era stato liberato Kane dalla tomba?

*****

Kane camminava avanti e indietro sul tetto del Moon Dance, con le mani che si stringevano e si aprivano lungo i fianchi. Poteva ancora vedere lo sguardo sul volto di Kriss, quando lo aveva lanciato nel magazzino come spazzatura. Non poteva combattere i caduti... nessuno poteva sfidare il potere che uno di loro possedeva.
Anche se avessero chiamato Kriss come rinforzo, e Tabatha sarebbe tornata con lui, Kane sapeva che Kriss non aveva alcuna intenzione di condividerla con lui. Non succedeva molto spesso, ma Kane avrebbe scommesso l’eliotropio sepolto nel proprio corpo che il caduto era innamorato di Tabatha. Se era vero, allora Kane non aveva alcuna possibilità di avvicinarsi alla sua anima gemella.
Aveva mancato la sua occasione e gli faceva un male cane. Anche se non avesse avuto accanto un angelo caduto, ora Tabatha non avrebbe voluto avere niente a che fare con lui. Per quanto riguarda gli altri, non gli importava di piacere o meno ai mutanti. Non era affatto una gara di popolarità.
“Forse è meglio che io non gli piaccia.” sussurrò mentre guardava la città dall’alto.
Kane annuì con fermezza e infilò le mani in tasca. Sarebbe rimasto il tempo necessario per aiutare a liberare la città da quella marmaglia di vampiri che aveva involontariamente provocato. Ma una volta finito tutto, se ne sarebbe andato di nuovo per la sua strada. In questo modo, quando avrebbe deciso di andarsene, non ci sarebbe stato nessuno che si preoccupasse abbastanza da seguirlo.
Quel pensiero gli dava sui nervi.

*****

Trevor entrò nel vialetto di Envy e spense la macchina. Voleva davvero parlare con lei e vedere come stesse. Forse aveva avuto il tempo di pensare a ciò che le aveva detto... dopotutto, era la verità.
Guardando l’oggetto sul sedile del passeggero, fece un sorrisetto prima di prenderlo. Aveva rovinato i jeans che aveva ‘preso in prestito’ da Chad in settimana, e adesso stava per restituirli. Era la sua buona azione quotidiana. In effetti, nessuno era mai stato mandato a quel paese per un po’ di senso dell’umorismo.
Aprendo i jeans, vide la sporcizia e l’olio nero di motore sparso ovunque. Rise tra sé quando guardò di nuovo la sua opera sul cavallo dei pantaloni. Trevor fece un’eccezione speciale e si trasformò di nuovo in cane per strappare con piacere il cavallo.
Hanna, la vecchia gatta della signora Tully, che aveva deciso di iniziare a vivere con lui, aveva effettivamente calpestato ed annusato i jeans prima di voltarsi, alzare la coda e schizzarli per sbarazzarsi dell’odore che il cane aveva lasciato su di loro. Trevor non credeva di aver mai riso così tanto in vita sua.
“Perfetto.” sussurrò.
Uscendo dalla macchina, si avvicinò alla porta d’ingresso e gettò i jeans tra i cespugli, quasi ridendo di nuovo quando scivolarono dal fogliame e finirono su un nido di formiche giganti. Non aveva prezzo.
Suonando il campanello, infilò le mani in tasca e aspettò che la porta si aprisse. Quando finalmente si aprì, Trevor sfoderò la sua migliore espressione di castigo.
“Ehi.” disse piano.
Chad sospirò e si appoggiò allo stipite della porta “Salute a te, straniero.”
“Ascolta, so di aver fatto un casino e volevo parlare con Envy... o almeno provarci, se mi prometti che terrai il taser lontano da lei.” spiegò Trevor con un lieve sorriso.
“Lo farei, ma Envy non è qui.” rispose Chad mentre si scostava dallo stipite della porta e si alzò in tutta la sua altezza. Jason aveva menzionato il nome di Trevor nella stessa frase insieme alla parola ‘stalker’ e sperava che Jason si sbagliasse. “Ha deciso di prendersi una pausa e andare in giro con Tabatha e Kriss. Non so quando tornerà.”
Trevor inspirò profondamente e annuì quando si accorse che l’odore di Envy non era recente in casa. Almeno Chad non mentiva dicendo che non era lì. “Ho bisogno che tu le dica alcune cose, allora.”
“Del tipo?" chiese Chad, sembrando molto serio.
“Deve stare lontana da Devon Santos. Porta solo guai e finirà per farle del male.“ Fu evasivo, sperando di trascinare Chad dalla sua parte facendo leva sul suo istinto di protezione fraterna.
Chad si accigliò per l’avvertimento di Trevor e incrociò le braccia sul petto nudo. “Un po’ come te?”
L’atteggiamento compiaciuto di Trevor subì un crollo. “Ehi, quello che ho fatto faceva parte del mio lavoro. Non intendevo fare del male ad Envy svolgendo il mio lavoro. Ecco perché non le ho mai detto che lavoro faccio.”
Distolse lo sguardo e affondò ancora di più le mani in tasca sapendo che Chad non aveva sospetti. Sperava dannatamente che Envy non avesse ripetuto esattamente quello che le aveva detto di Chad. Non c’era bisogno che i civili sapessero cosa si nascondeva nel buio... soprattutto non un poliziotto.
“Le ho detto che la sera in cui mi hai trovato al club ero sotto copertura, ma non penso che mi creda.” aggiunse, osservando attentamente la reazione di Chad per capire se sapesse più del dovuto.
Chad sospirò. “Ascolta, so che ti piaceva mia sorella, ma lei è andata avanti. Penso che dovresti farlo anche tu. Non te lo sto dicendo solo come collega o amico, te lo dico come uno che ci è passato. Lasciala stare e lascia che prenda le sue decisioni. Nonostante le tue migliori intenzioni, credo che sia con Devon adesso.”
Trevor alzò gli occhi verso il viso di Chad. “Cosa?” chiese pericolosamente.
“Aveva un appuntamento con Devon, per quanto ne so.” ripeté Chad a bruciapelo.
Trevor sentì un brivido gelido lungo la schiena, si voltò e si allontanò dalla porta senza aggiungere altro. Chad aggrottò la fronte quando vide un gatto attraverso il lunotto anteriore dell’auto di Trevor, appoggiato sul cruscotto. L’altro uomo entrò in fretta nella sua auto, accese il motore, e sgommò via dal vialetto.
“Jason,” disse Chad al vento, “sarà meglio che non sia vero che è uno stalker.”
Chad sapeva che Envy aveva lasciato la città con Devon insieme a Kriss e Tabatha per una breve vacanza. Non aveva intenzione di dirlo a Trevor poiché Envy gli aveva fatto giurare di mantenere il segreto. Ad ogni modo non importava, perché quello che Envy faceva adesso non erano affari di Trevor.
Chad scosse la testa e fece per tornare dentro quando vide qualcosa di blu con la coda dell’occhio. Il suo viso si illuminò quando vide i jeans a terra e si precipitò a raccoglierli, facendo una smorfia per tutte quelle le formiche.
La sua felicità svanì quando vide tutti gli strappi e i tagli, ed i suoi occhi si spalancarono in modo buffo quando vide che il cavallo era stato strappato completamente.
Chad abbassò i jeans e guardò verso la strada “Cane, sei finito.”

Capitolo 2

Kat era andata alla finestra. Voleva stare il più lontano possibile da Quinn. Quasi alzò gli occhi al cielo quando realizzò che così facendo adesso lui era nella sua linea diretta di visione. Avrebbe voluto che Envy fosse lì. Aveva davvero bisogno di parlare con l’altra donna... o con un’altra donna in generale. Sarebbe stato bello avere un po’ di sostegno in questa conversazione indotta dal testosterone.
Guardando la stanza, si rese conto che non erano presenti tutti i principali membri della famiglia dei giaguari.
“Dove sono Micah e Alicia?” chiese Kat, sapendo che avrebbero dovuto partecipare a questa cosa... qualunque essa fosse.
Quinn guardò Warren con un’espressione che sperava il giaguaro interpretasse, sostenendolo in ciò che si accingeva a dire. “Alicia è tornata a casa dal collegio solo da un mese e non la trascineremo in questa guerra. È troppo pericoloso per le ragazze.”
L’espressione di Kat si rabbuiò ulteriormente e sembrava pronta a strappare la testa alla famiglia di giaguari.
“E Micah?” chiese Warren prima che Kat avesse il tempo di iniziare una guerra dopo l’ultima osservazione.
“Irreperibile.” La rabbia nel tono di Quinn fece girare tutti verso di lui con curiosità. “Abbiamo provato più volte, ma non risponde al cellulare.”
Steven sospirò per la testardaggine di Quinn e interruppe, “Micah è scomparso da più di due settimane.”
“Cosa?” chiese Warren improvvisamente arrabbiato. “Perché non ci hai chiesto aiuto?”
“Per colpa di quello stupido diario.” lo sfidò Kat. “Ovviamente, aveva paura che non saremmo riusciti a gestire ciò che aveva detto a causa della nostra permalosità.”
Michael scosse la testa, sapendo che finché le due famiglie non avessero appianato le loro divergenze, avrebbe probabilmente dovuto fare da arbitro. “Okay, mentre lavoriamo sul problema dei vampiri, dovremo anche cercare indizi sulla scomparsa di Micah.”
“A rigor di logica Micah tornerà da solo, lo fa sempre.” Quinn strinse le spalle.
Kat guardò fuori dalla finestra ancora furiosa. Come osa Quinn insinuare che le ragazze non dovrebbero essere coinvolte? Potevano tenere fuori Alicia, se volevano, e probabilmente avrebbero dovuto perché era la più giovane. Ma se avessero osato cercare di fermare lei, allora sarebbero rimasti molto sorpresi. Il problema era che adesso era anche preoccupata per Micah.
Quinn avrebbe dovuto semplicemente gettare la spugna e chiamarli. Sapeva che lo avrebbero aiutato nonostante le loro divergenze. Che importa se i loro padri si erano uccisi a vicenda... le colpe dei padri non devono ricadere sui figli.
Anche se lei non lo sapeva, segretamente Warren la pensava come Kat. Quinn avrebbe dovuto contattarli nel momento in cui Micah era scomparso. Conosceva bene le liti colleriche che i fratelli erano capaci di intraprendere. Di solito i litigi finivano con Micah che se ne andava infuriato e spariva per giorni... ma non settimane.
Steven e Nick erano rimasti in contatto nel corso degli anni e Nick lo teneva aggiornato sulla famiglia di giaguari. Quando Micah e Quinn litigavano, Micah diceva sempre a Steven dove stesse andando, e se sarebbe stato via per più di un giorno. Questa volta Micah non aveva lasciato un messaggio a nessuno, ciò vuol dire che non aveva intenzione di stare via così a lungo.
“Visto il pericoloso nido di vampiri che Steven e io abbiamo trovato in chiesa, nessuno dovrà uscire da solo stasera. Dobbiamo uscire in coppia.” disse Quinn cambiando argomento.
Steven si sentì strano quando l’immagine della ragazza che aveva trovato e perso quella notte gli balenò nella mente. “Penso di tornare lì stasera per assicurarmi che la chiesa sia ancora pulita. Potrebbe esserci sfuggito qualcosa.”
“Io vado con Steven.” si offrì Nick, volendo trascorrere del tempo con il suo vecchio socio birbone.
Kat provò un momento di panico mentre faceva due conti in silenzio. Michael sarebbe andato senza dubbio con Kane, e lei in realtà non voleva affatto collaborare con Kane perché era tutt’altro che stabile. Rimanevano Warren e Quinn.
“Vado con Warren.” disse Kat.
“No.” la corresse Warren. “Abbiamo bisogno di qualcuno che badi al club.”
“Solo perché sono una ragazza non significa che non possa cavarmela da sola.” Kat li avvertì, poi con calma uscì dalla stanza.
Tutti gli uomini nella stanza fecero una smorfia quando lei richiuse piano la porta alle spalle.
“Cavolo.” mormorò Nick. “Vorrei quasi che avesse sbattuto la porta.”
Steven e Quinn non avevano visto Kat negli ultimi anni, ma ricordavano molto bene il suo carattere. Una porta che si chiudeva piano dietro una Kat arrabbiata era dieci volte peggio di una sfuriata. Era arrabbiata... no, era molto più che arrabbiata. Lei era incazzata.
“Chiamo Devon per aggiornarlo su quello che sta succedendo.” dichiarò Warren ed estrasse il cellulare dalla tasca anteriore dei pantaloni. Odiava fare questo a suo fratello, ma se non riportava il suo culo a casa avrebbe potuto non averne più uno. Cliccando su un numero dalla selezione rapida, si diresse verso una porta che dava sulla camera da letto adiacente.
Warren era in attesa mentre il telefono dall’altro capo continuava a squillare. Finalmente sentì qualcuno rispondere e un’imprecazione mormorata subito dopo.
“Che diavolo vuoi?” chiese Devon sembrando intontito ma felice.
Warren comunicò rapidamente ciò che era accaduto dopo la loro partenza non più di ventiquattr’ore prima.
Devon sospirò. “Dannazione, lascio la città e va tutto a puttane.”
“Ti do un paio di giorni, poi dovrai tornare a casa.” disse Warren. “Nel frattempo ho bisogno che tu faccia anche una cosa per me.”
“Di che si tratta?” chiese Devon sembrando molto più sveglio.
“Devi chiedere a Kriss se ci aiuterà. Digli che Dean ha già accettato ma probabilmente avremo bisogno anche di lui. Se è il caso, di’ ad Envy di convincere Tabatha che abbiamo bisogno di Kriss qui perché, da come ho sentito, se lei torna allora il caduto la seguirà.”
“Vedrò cosa posso fare.” disse Devon. “Kriss è un tipo strano. Fa di testa sua, lo sai.”
Warren annuì, “Mi ricorda qualcuno che conosco.”
Devon ridacchiò. “Va bene fratellone, non ti prometto niente però.”
“Ci vediamo tra qualche giorno.” disse Warren e riagganciò.

*****

Quinn notò Kat in uno dei monitor di sorveglianza sulla parete. Visto che tutti aspettavano che Warren terminasse la sua telefonata, si era avvicinato ai monitor quasi annoiato. La noia non fu quello che provò guardando Kat.
Anni prima pensava che fosse bella, ma aveva sottovalutato come sarebbe diventata. Nel corso degli anni, aveva sorvegliato Kat da una certa distanza. Aveva anche assunto spie che lavorassero al Moon Dance e gli facessero rapporto... anche se l’ultima aveva finito per essere una delle vittime dell’omicidio.
Si irrigidì quando un ragazzo andò dritto da Kat che era in piedi dietro al bar e le prese un braccio. Con la telecamera posizionata perfettamente, Quinn capì che il ragazzo non era molto cordiale.

*****

Trevor entrò al Moon Dance indeciso se distruggere quel posto o annegare la propria rabbia in un paio di litri di alcool. Aveva provato a contattare Envy ma si stava ovviamente nascondendo da lui. Tabatha e Kriss stavano probabilmente assistendo alle sue telefonate insieme a lei. Quando aveva chiesto a quell’onnisciente di suo fratello dove diavolo fosse Envy, avrebbe voluto staccare la testa di Chad per essere stato così vago su dove si trovasse.
Trevor notò Kat servire drink dietro lo stesso bancone dov’era sempre. Allungò una mano e le afferrò il braccio per ottenere la sua attenzione, ma lo sguardo che lei gli rivolse lo fece ritornare a sedersi.
“Lo speciale sui taser è finito. Posso portarti qualcos’altro? Tipo un abbonamento a vita in un altro bar?” Kat sbatté le ciglia verso di lui con aria innocente. Alla fine guardandolo negli occhi e leggendovi tristezza strinse le spalle. “Scusa, il mio vero obiettivo è fuori portata. Cosa posso portarti?”
Trevor si strofinò le tempie con la punta delle dita. Si sarebbe dannato se mai avesse capito l’altro sesso. Non era facile come sembrava. "Alcune risposte andrebbero bene."
“Tipo?” lo sollecitò Kat.
“Tipo dove si nasconde la mia ragazza.” Alzò leggermente un sopracciglio mentre aspettava.
“La tua ragazza? Hai rimpiazzato Envy così in fretta?” Kat sorrise mentre lo sguardo di lui si trasformò in un’occhiataccia silenziosa. “Ah, ti riferisci ad Envy.”
“Tu credi?” ribatté Trevor con sarcasmo.
“Tutto quello che so è che la tua ex-fidanzata e mio fratello sono partiti per una specie di luna di miele.” Kat strinse le spalle sapendo che fosse più vero di quanto Envy pensasse.
“Pensavo che fosse con Tabatha e Kriss.” Trevor sentiva la propria pressione sanguigna aumentare pericolosamente mentre si chiedeva se Chad avesse mentito a riguardo.
Kat gli versò rapidamente uno shot di Heat sperando che domasse la rabbia che avvampava nei suoi occhi. "Sì. Tabby e Kriss sono con loro.” Fece scorrere il drink davanti a lui aggiungendo, “Offre la casa.”
Guardandolo mandare giù lo shot, le labbra si aprirono quando notò che la luce in essi rivelava le lacrime non versate che cercavano di scendere.
Cavolo, che situazione. Si pentì subito di essere stata così stronza con lui. Avrebbe voluto che Quinn stesse male così per lei. Sarebbe bello se lui potesse mostrare una qualche emozione per lei o per ciò che lei provava. Diamine, avrebbe anche potuto accettare che Quinn la snobbasse, se solo lui avesse il coraggio di dirglielo in faccia.
Allungandosi, mise gentilmente una mano sulla spalla di Trevor, poi pensò ad un modo per distrarlo e allo stesso tempo per procurarsi un compagno di caccia.
Kat sorrise quando un’idea iniziò a prendere forma nella sua testa. L’altra sera lui non le aveva dato del giaguaro apertamente ma lo aveva lasciato intendere, quindi ovviamente non aveva mentito dicendo di essere un investigatore del paranormale. Se era un esercito che i ragazzi volevano, allora il minimo che lei potesse fare era aiutarli a reclutare gente... no?
“Adesso, se vuoi scusarmi, vado a trasformarmi in un bersaglio per i vampiri che hanno lasciato i cadaveri alla nostra porta.” Fece per girare attorno al bancone, ma Trevor le afferrò il polso così in fretta che lei non l’aveva neppure visto muoversi. Lei si limitò ad alzare un sopracciglio verso la mano che la stringeva. “A meno che tu non voglia aiutarmi, magari potresti lasciarmi.”
“Dici sul serio?” chiese Trevor.
Era stato portato a pensare che si trattasse di vampiri per il solo fatto che sembrava esserci un boom di nascite al momento... oh, e la piccola questione dei segni di canini cancellati. La cosa negativa è che non aveva mai affrontato i vampiri... se non durante l’addestramento. Aveva bisogno di un motivo per restare in zona finché Envy non sarebbe tornata, quindi perché non andare in giro con la sorella del suo rivale?
Quando Kat annuì e ritrasse lentamente la mano, Trevor scosse la testa sapendo che se ne sarebbe pentito. “I tuoi fratelli verranno con te?”
“Oh, sicuro, ma prenderanno strade diverse.” Fece una smorfia imbronciata. “Sembra che nessuno voglia fare squadra con una ragazza.”
Come per dimostrare la sua tesi, Steven e Nick scelsero quel momento per andare al piano di sotto e dirigersi insieme verso la porta. Nick lanciò a Kat uno sguardo duro, sperando che avrebbe recepito il messaggio e fatto ciò che Warren le aveva chiesto di fare... rimanere lì al sicuro. Si sentì un po’ più tranquillo quando lei gli fece un lieve sorriso come se tutto fosse stato perdonato.
Guardando verso la porta del piano superiore Kat annuì, “Vedi, la squadra stasera ha lasciato a casa il numero dispari... cioè me.” Fece a Trevor un grande sorriso come se non le importasse. “Ma va bene così, non mi dispiace cacciare da sola.”
Trevor sorrise ed incrociò le braccia sul bancone. Si sporse in avanti facendo cenno a Kat di fare lo stesso e sussurrò “Non sei da sola.” e scosse la testa.
Quinn e Warren si fermarono mentre uscivano dalla discoteca. Warren sapeva che erano in troppi e quindi il bar sarebbe stato coperto ma ciò non gli impedì di dare un paio di ordini all’ultimo minuto.
Mentre lo faceva, Quinn quasi incenerì Trevor con lo sguardo. Non aveva perso di vista il monitor, osservando il modo in cui Trevor allungò una mano e afferrò il polso di Kat... né la commovente scenetta che ne era seguita. Quanto conosceva quest’uomo, Kat? Il modo in cui si comportavano, era come se condividessero un segreto che tutti gli altri non potevano sapere e la cosa gli dava sui nervi.
“Chi è quell’uomo con Kat?” chiese Quinn quando Warren ebbe finito con il suo auricolare.
Warren si girò a guardare vedendo l’ex fidanzato di Envy. Pensò che Kat stesse dicendo a Trevor che Envy non era più libera, il che era una buona idea poiché senza lo zuccherino di Trevor in giro per il bar, forse l’investigatore del paranormale sarebbe andato ad indagare da qualche altra parte.
“È solo un masochista del posto a cui piace essere aggredito con il taser da donne attraenti.” Warren rise della sua stessa battuta. Quando Quinn non sorrise, gli fece improvvisamente rimpiangere quando faceva squadra con Michael. Si chiese se fosse troppo tardi per cambiare partner, poi abbandonò l’idea. Quinn e Kane insieme sarebbero stati un disastro annunciato.
Trevor sentì che qualcuno lo stava fissando e guardò verso la porta. Riuscì a malapena a nascondere la sorpresa sul proprio viso quando vide Quinn Wilder con Warren Santos. Se non avesse avuto i suoi sospetti, Trevor avrebbe pensato che i due fossero coinvolti negli omicidi e stessero tramando la loro prossima mossa. Ma quella linea di pensiero era riservata a quei cretini della polizia locale.
“Cosa ci fa qui il proprietario del Night Light?” chiese Trevor girandosi di nuovo verso Kat.
“Cerchiamo tutti di risolvere il problema con i vampiri.” disse Kat mentre i suoi occhi incrociarono quelli di Quinn con aria di sfida. Oh cavolo, lui sembrava un po’ irritato. Giusto per confermare la sua teoria, lei si avvicinò a Trevor come se gli stesse sussurrando paroline dolci all’orecchio, “Hai qualche arma che possiamo usare per metterci in pari?” Fece l’occhiolino sapendo di aver appena trovato un compagno di squadra per quella sera.
Trevor ci pensò un attimo, facendo un elenco mentale di ciò che aveva nel bagagliaio.
“Sì, ho un paio di cose in macchina.” ammise Trevor. “Forse dovremmo tornare da me per prendere qualche pezzo che ho nascosto nella cassaforte per le armi.”
‘Perfetto.’ pensò Kat.
Mentre Warren e Quinn si dirigevano verso il bar, Warren fu distratto di nuovo dall’auricolare che gli suonò in un orecchio. A Quinn non dispiacque quella pausa. Gli diede l’occasione per scoprire cosa succedeva con l’allegra coppia al bar.
Kat vide Quinn arrivare e si mosse rapidamente lungo il bancone in modo che Trevor non potesse sentire e Quinn non facesse saltare la sua copertura. Allungandosi per prendere una bottiglia, si girò per poi trovare Quinn in piedi tra lei e il bancone.
“Come posso aiutarla, signore?” chiese Kat con un sopracciglio sarcasticamente alzato. “Sa che i clienti non sono ammessi dietro il bancone.”
Quinn fece un passo verso di lei, anche se era già abbastanza vicino. Poggiando una mano sullo scaffale accanto al braccio di lei, la bloccò adeguatamente nel punto in cui si trovava. Vedendo i suoi occhi vagare dietro le proprie spalle verso l’uomo con cui stava parlando... Quinn ringhiò, “Non distrarti stasera, Kat. Ti avverto. Solo perché non vieni a caccia con noi non significa che un vampiro non possa mettere piede in questo bar.”
Kat sospirò sapendo che era il trucco più vecchio del mondo. Far credere a qualcuno di essere importante, affidandogli un innocuo compito secondario. “Me la caverò.” lo informò lei mentre passava sotto il suo braccio e si diresse di nuovo verso Trevor. “E se avrò bisogno di qualunque cosa, ho già qualcuno disposto a darmela.” Le ultime parole furono dette con un accenno di malizia nella sua voce. Era una bugia, ma Quinn l’aveva fatta incazzare.
Lei sorrise tra sé sapendo che Quinn pensava che si riferisse al sesso e Trevor pensava si riferisse alla caccia di vampiri. Warren scelse quel momento per finire la conversazione e fare cenno a Quinn di essere pronto.
Le labbra di Quinn si assottigliarono quando indietreggiò da Kat e si chinò, quasi strofinando le labbra sul suo orecchio. “Buona serata.” Osservò con soddisfazione la pelle d’oca sul collo di lei e sulla spalla.
Kat si aggrappò al bordo del bancone quando le ginocchia divennero deboli. Raddrizzandosi sussultò quando sentì la voce di Michael da dietro.
“Attenta a come tiri la coda di quel gatto, tesoro.” le ricordò Michael poi fece un cenno a Trevor prima di raggiungere Kane sul tetto.
Trevor aggrottò la fronte allo sguardo stupito sul volto di Kat. “Non era un vampiro, quello?”
“No, era un gentiluomo che ci sta aiutando a trovare i veri mostri.” disse Kat fiduciosa mentre aggiunse in silenzio ‘Ed è l’unico che non ha fatto storie sul fatto che io andassi a caccia stasera.’ “Comunque, sembra che siamo rimasti indietro. Sei pronto a partire?”

*****

Kane camminava avanti e indietro sul tetto, fumando una sigaretta e agitando le braccia di tanto in tanto. Stava cominciando ad innervosirsi aspettando Michael.
“Giaguari e puma.” borbottò. “Sono peggio dei gatti domestici. Ognuno vuole prevalere sugli altri. Preferirei collaborare con i Coyote piuttosto.”
Michael arrivò sul tetto proprio dietro Kane, sorprendendolo nel suo sproloquio agitato. Si accigliò quando Kane subito tacque e guardò di lato avvertendo la sua presenza.
“Dannazione Kane, vogliamo parlare di quello che ti preoccupa o no?” chiese Michael mentre gli si avvicinava.
“No.” rispose Kane.
“Bene.” Michael aspettò, sapendo che Kane odiava il silenzio più dei litigi. Adorava avere ragione.
Kane camminò verso il bordo dell’edificio, aumentando di nuovo la distanza tra loro. Aveva dimenticato che Michael fosse capace di avvicinarsi di soppiatto... non succedeva da così tanto tempo. “Raven sembrava un po’ deluso dal fatto che il suo esercito fosse scarso giù al magazzino... alcuni dei suoi squilibrati mancavano all’appello. La mia ipotesi è che i vampiri assenti alla nostra piccola festa mortale probabilmente avevano bisogno di un posto in cui passare la giornata, quindi andrò a dare un’occhiata.”
Michael non disse una parola quando Kane saltò ancora una volta dal tetto ed atterrò sul marciapiede sottostante. Proprio mentre fece un passo verso il bordo, pronto a saltare come Kane, qualcosa sul tetto dall’altra parte della strada attirò la sua attenzione.
Girandosi a guardare di scatto, Michael intravide un’ombra che sparì. Qualcosa di quell’ombra gli era sembrato familiare, ma non riuscì ad indentificarla.
Kane aveva uno stalker o era un bersaglio? Cercando di sopprimere quel sentimento per il momento, abbassò lo sguardo e sorrise mentre saltava. Anche se non riusciva più a vedere Kane, e sapeva che era diretto al magazzino, invece di seguire la strada seguì la scia del proprio sangue nelle vene di Kane. Quando arrivò al deposito, poteva sentire le urla dei vampiri che Kane aveva preso alla sprovvista.
Si fermò sulla soglia usando la sua vista potenziata per vedere nel buio dell’enorme stanza. Kane aveva già due vampiri su di sé e molti altri pensavano che il gioco di squadra fosse una grande idea. Facendo un passo all’interno, chiuse la porta alle sue spalle e avanzò quando la voce di Kane echeggiò.
“Lascia fare a me. Basta che nessuno di loro ti oltrepassi.” disse Kane un po’ affannato, mentre torceva il collo del vampiro che stava cercando di strappargli la gola. Sobbalzò quando delle zanne si affondarono nella sua spalla, facendogli mollare la presa.
Entrambe le sopracciglia di Michael sparirono sotto i capelli spettinati, ma rimase fermo sulla porta. “Beh, se lo dici tu.” Incrociò le braccia sul petto e si appoggiò contro la porta.
“Beh… Mi annoio.” disse poco dopo e guardò verso i vampiri senz’anima che non combattevano ancora. “Immagino che nessuno di voi mi farebbe l’onore di farsi inseguire.”
Quando Kane riuscì a decapitare il primo vampiro, uno che stava in disparte fece proprio quello che Michael aveva suggerito, ma il braccio di Kane si allungò e lo afferrò per la giacca di pelle che indossava. “Non credo proprio.” ringhiò mentre lo gettava nella mischia.
“La mamma non ti ha insegnato a condividere le cose?” Michael sorrise mentre guardava Kane colpire di santa ragione. Aveva la sensazione che ora Kane avesse bisogno del dolore per sentirsi vivo. Non aveva dubbi che Kane sarebbe stato l’ultimo vampiro rimasto e questo sfogo di rabbia e violenza avrebbe anche potuto aiutare il suo amico ad aprirsi di nuovo... Una terapia bella e buona.
“Mia madre era una ladra.” rispose Kane, saltando e spingendo i piedi sul petto di un vampiro che correva verso di lui. Il vampiro volò e Kane atterrò sulla schiena. Scalciando, fu di nuovo in piedi in un istante. “Lei non credeva nella condivisione.”
“Sappiamo entrambi che tua madre non era una ladra.” lo rimproverò Michael. “Era una donna di buona famiglia.”
Kane ricevette un pugno in faccia e volò all’indietro. Michael seguì il movimento mentre Kane gli sfrecciava accanto e finì nello stesso mucchio di detriti in cui lo aveva gettato Kriss. Sospirò quando prese atto che Kane era sudicio di sangue. Kane si lanciò di nuovo nella lotta, facendo a pezzi i bastardi lungo il cammino.
“Sicuro che non ti serve aiuto?” urlò Michael al di sopra dei rumori di ossa rotte e piedi che saltavano in pozzanghere, che aumentavano di minuto in minuto. In realtà si mise a ridere quando Kane iniziò a mormorare un incantesimo di Syn, ma ricevette un pugno in bocca prima che potesse finire.
“No.” ringhiò Kane mentre sputava sangue in faccia a colui che lo aveva colpito così forte da fargli vedere le stelle. Afferrando un pezzo di legno da una sedia che avevano rotto durante la lotta, lo spinse così forte nella bocca del vampiro che fuoriuscì da dietro il collo.
Michael fece una smorfia, ma non interferì. Guardava attentamente, contando tre vampiri a terra e quattro ancora da eliminare. Kane era un combattente senza paura, adesso più di prima che fosse sepolto vivo. Il che ricordò a Michael la domanda che non aveva ancora chiesto: come aveva fatto Kane a spezzare l’incantesimo senza il sangue della propria anima gemella?
Meno di venti minuti dopo, Kane crollò in ginocchio. Guardò attraverso la foschia rossa dei propri occhi in direzione del rumore di un applauso che si avvicinava. Si asciugò il sangue dalla bocca e cercò di alzarsi dal pavimento. Rise quando non ci riuscì perché il pavimento era scivoloso per tutto quel sangue.
“E il vincitore avrà un centinaio di cerotti e un buon riposo notturno a casa di Michael.” Si abbassò e avvolse il suo braccio intorno alla vita di Kane per aiutarlo a rialzarsi. Entrambi barcollarono prima di trovare un equilibrio.
“Tu hai una casa?” chiese Kane sperando che se continuava a parlare non sarebbe svenuto prima di arrivarci. Sapeva dove viveva Michael, ma non voleva ammetterlo perché avrebbe solo ricordato a Michael di essere arrabbiato con lui per la sua lontananza. Non era molto felice a riguardo, ma aveva sentito il bisogno di mantenere le distanze.
“Già, sono grande adesso. E poi, le bare sono superate ormai.” Rabbrividì dentro di sé realizzando che Kane potesse non trovare molto divertente quella battuta. “È un posto enorme. Era una sorta di museo d’arte in stile vittoriano finché non ne hanno costruito un altro a Beverly Hills. Forse, se ti trasferissi da me, somiglierebbe di più ad una casa.”
“Voglio un cucciolo.” dichiarò Kane di punto in bianco, mentre si concentrava a mettere un piede davanti all’altro, prassi che di solito impedisce di cadere.
“Vuoi un cosa?” chiese Michael.
“Se dobbiamo vivere insieme, allora voglio un cucciolo.”
Michael dovette sorridere al suo vecchio amico. A quanto pare l’amore di Kane per i cani non era diminuito nel corso dei decenni.

Capitolo 3

“Allora, cosa succede con Micah?” chiese Nick a Steven mentre entravano nel parcheggio accanto alla chiesa e parcheggiavano tra due bus.
“Come al solito Micah e Quinn hanno litigato su chi detta le regole e Micah se n’è andato per staccare la spina.” rispose Steven uscendo dalla macchina. Trovava ancora divertente che tutti i giaguari guidassero... esatto... giaguari. “Diamine, hanno imparato a combattere l’uno dall’altro, quindi non è un grosso problema se si mettono al tappeto a vicenda.”
“E allora perché non è tornato?” sottolineò Nick.
“È questo il punto, no.” sospirò Steven. “Quinn pensa che Micah sia scappato, ma io dico che c’è dell’altro.”
“Come fai ad esserne sicuro?” chiese Nick con curiosità.
“Perché Alicia era tornata a casa solo da un paio di settimane, prima che lui scomparisse. Micah aveva contato i giorni che mancavano al suo ritorno. Anche quando Nathaniel era vivo, era Micah a farle da padre. Non se ne sarebbe mai andato all’improvviso ora che lei è a casa.” Strinse le spalle e aggiunse “Se invece avesse deciso di abbandonare la famiglia l’avrebbe almeno portata con sé.”
Nick annuì chiedendosi se i vampiri fossero responsabili della sparizione di Micah. In un modo o nell’altro non era affatto un buon segno, quindi per il bene di Micah Nick sperava che avesse soltanto perso la ragione e non l’avesse ancora ritrovata. Domani avrebbe fatto altre domande ad Alicia.
Steven alzò lo sguardo verso l’enorme chiesa con tutti i suoi intagli intricati e le statue. Il fatto che sembrasse importata da Roma la diceva tutta sul denaro che dovevano avere gli umani peccatori che avevano abbellito il portone. I più ricchi erano i più peccaminosi, è per questo che ostentavano in tal modo la propria religione.
La verità era che il sindaco della città veniva in questo luogo per stringere mani e poi scambiare soldi con la mafia ogni Domenica dopo la messa. Quindi la domanda che si poneva era... perché quella ragazza era qui da sola nel cuore della notte?
La chiesa era quasi buia tranne che per un paio di finestre da cui si vedeva ancora una luce al secondo piano. Da come ricordava, probabilmente quella era la zona degli uffici. Si chiese se il sacerdote che aveva lasciato al sicuro nell’armadio in realtà vivesse qui. Era qualcosa a cui non aveva pensato fino ad ora. I cattolici erano molto riservati, lo ammetteva.
Aveva già detto a Nick tutto quello che era accaduto l’altra notte... beh, quasi tutto comunque. Non gli avrebbe detto neanche per sogno dell’episodio della tunica da corista. Scuotendo la testa, Steven spinse la porta d’ingresso aspettandosi di trovarla chiusa a chiave ma, purtroppo, essa si spalancò.
“Non è una mossa intelligente.” Nick aggrottò la fronte mentre estraeva dalla manica il coltello con il manico d’osso ed entrò. “Dopo quello che è successo l’altra sera, pensavo che avessero iniziato a chiudere le porte a chiave.”
“Forse, come dice il proverbio... la porta è sempre aperta.” Steven strinse le spalle, ma entrò con cautela. “O forse il vecchio prete aspetta visite.”
“Ripeto, non ha molto senso.” Nick scattò sapendo che loro non erano le uniche creature paranormali all’interno dell’edificio. “Sento odore di esseri umani al piano di sopra, ma c’è qualcos’altro qui e dubito che sia venuto a confessarsi.”
“Vado ad assicurarmi che il prete stia bene. Se trovi dei vampiri, sii astuto e lasciali stare finché non chiamiamo rinforzi.” Steven si avviò su per le scale lasciando Nick a prendere la propria decisione.
Nick annuì e cominciò ad ispezionare il seminterrato della chiesa. Di solito peggiori erano i mostri…più in profondità si trovavano. Non si preoccupò di nascondersi mentre indagava perché il nemico riusciva a vedere al buio come lui.
Trovando la porta con la scritta ‘Seminterrato’, Nick la aprì e scese subito le scale. Arricciò il naso per il tanfo malsano e umido, e starnutì. Aveva sempre odiato gli scantinati.
Steven stava facendo la stessa cosa al piano di sopra, apriva le porte e sbirciava mentre proseguiva. Vedendo la luce filtrare da sotto la porta dello stesso ufficio dell’altra sera, questa volta bussò. Poteva sentire l’odore al di là della porta e capì che il vecchio era solo.
“Sei tu, Jewel?” disse la vecchia voce.
Steven fece un passo indietro quando la porta si aprì... lui e il prete si trovarono faccia a faccia. Il vecchio viso gentile dall’espressione pacata cambiò lentamente, i suoi occhi si spalancarono e le labbra si aprirono. Steven alzò la mano sapendo cosa sarebbe successo dopo, e non rimase deluso quando il prete cercò di chiudergli la porta in faccia.
Spingendo contro la porta, Steven entrò nella stanza lasciando che il peso del vecchio sulla porta la facesse chiudere dietro di sé. Girandosi intorno, afferrò la prima arma che trovò e la lanciò attraverso la stanza infastidito. “Te l’ho già detto, non sono un vampiro.”
“Mi sono svegliato nell’armadio.” gli ricordò il prete mentre andava dietro la sua scrivania. Steven sospirò mentre guardava le mani del vecchio rovistare nella scrivania, ovviamente in cerca di un’altra arma. Alzò un sopracciglio vedendo le dita stringere una robusta spillatrice.
“Non voglio farti del male.” lo informò Steven. “Ma se non lasci andare la spillatrice, ti sveglierai di nuovo in quell’armadio.” Annuì con gratitudine quando l’uomo la posò lentamente e si drizzò in tutta la propria altezza, che era scarsa rispetto alla sua.
“Ho la sensazione che tu non sia venuto qui per confessarti.” Si percepiva ancora paura nella voce del vecchio.
“Oh padre, so che ho peccato.” Steven sorrise ma vedendo che la battuta non fu capita afferrò una sedia e la girò, notando che l’uomo trasalì a quel rapido movimento. Si trattenne dal roteare gli occhi e si mise a cavalcioni sulla sedia, abbassando le braccia sullo schienale. “Non conta niente che io sia in parte il motivo per cui sei ancora vivo? Se non ti avessi tenuto alla larga, ora forse non saresti più dalla parte degli angeli.”
“Come hai fatto...” il prete sembrò improvvisamente più vecchio mentre andava dietro la scrivania e si sedette pesantemente. “Quando sono venuto, sono andato al piano di sotto e ho trovato degli estranei che mettevano a posto. Il disordine… Sono rimasto nascosto. Erano così rapidi e silenziosi. Tu saresti capace di tutto questo?”
“Mi crederesti se dicessi che avevamo un angelo dalla nostra parte?” Quando l’uomo alzò il mento e gli lanciò uno sguardo duro, Steven continuò “Il mio amico ed io siamo qui per assicurarci che la chiesa sia ancora pulita.”
“Pensi che ce ne siano altri?” il prete si strofinò il viso.
“So che ce ne sono altri. La domanda è, sono qui?” Steven si alzò sapendo di aver lasciato Nick da solo per troppo tempo. Il suo amico era noto per essere impavido e questo lo rendeva nervoso. “Non vogliamo che si ripetano gli eventi dell’altra sera.”
Il prete lo guardò attentamente come se fosse alla ricerca di una bugia. Infine, l’anziano sospirò e annuì con la testa “Va bene, per qualche motivo ti credo. Talvolta le strade del Signore sono infinite. Fate ciò che è necessario.”
“Speriamo di non trovare nessun demone stavolta... e tu puoi rimanere sveglio se prometti di restare qui.” Ricordò ciò che il sacerdote aveva detto quando aveva aperto la porta. “Aspettavi qualcuno?”
“Sì, lei doveva venire l’altra sera, ma...” indicò con il pollice verso l’armadio. “Ha chiamato un’ora fa dicendo che stava arrivando.”
Steven sentì il battito cardiaco aumentare. “C’era una ragazza qui l’altra notte e ho bisogno di parlare con lei... ha i capelli biondi, è bella. La conosci?”
“Jewel?” chiese il prete. “Certo, dovrei sposarla.”
“Cosa?” disse Steve a voce un po’ troppo alta, poi ringhiò “Da quando in qua i vecchi preti sposano giovani donne?”
“Sei un tipo sveglio.” il prete scosse la testa poi rafforzò la propria determinazione. “Non sposa me... e comunque non sono affari tuoi. Lascia stare quella bambina. Ha già abbastanza problemi con i mostri che già conosce. Non trascinarla in una guerra tra demoni.”
Steven aggrottò la fronte, non gli piaceva come suonava la cosa.
Avrebbe scommesso che il prete stesse per dire mafiosi, non mostri. Non gli importava di nessuna delle due specie, aveva già la propria dose di mafiosi da affrontare. A loro piaceva starsene al Night Light perché era uno dei locali più eleganti della città. È rilassante quando la gente di classe inferiore non può permettersi di entrare da quelle porte.
Li aveva cacciati via lentamente negli anni e quando c’era un problema, spuntava sempre qualcosa e si allontanavano o sparivano. Mafia irlandese, italiana, russa, membri dell’IRA, ex KGB, Yakuza, e addirittura chiacchierati membri dei leggendari Illuminati... Steven se ne sbatteva. Erano fatti tutti dalla stessa pasta, per quanto lo riguardava. Ma a volte non fa male averne un paio dalla propria parte.
“Chiamala e dille di non venire stasera.” Spinse il telefono verso il vecchio ed incrociò le braccia in attesa, per assicurarsi che il prete facesse come gli aveva chiesto.
Le labbra del vecchio si assottigliarono. Se avesse chiamato a casa sua e avesse risposto suo padre, Jewel sarebbe finita in guai seri e magari stesa in qualche vicolo. Essere un prete probabilmente non lo avrebbe salvato. “Lei non verrà.” disse esitando, poi ripeté più deciso mentre guardava l’orologio appeso al muro. “Altrimenti sarebbe già qui.”
Steven sentiva che la delusione nel non vederla e il sollievo nel sapere che fosse al sicuro da qualche parte si scontravano nel suo petto. Avendo bisogno di una distrazione, si alzò e rimise la sedia nel modo in cui l’aveva trovata. “Tornerò per avvisarti quando avremo finito.”
“Aspetta!” disse il sacerdote quando Steven aprì la porta. “Se dovessi vederla...”
“La manderò dritta da te.” promise Steven e se ne andò.
Chiudendo la porta, Steven scosse la testa e si avviò lungo il corridoio. Questo piano era pulito e doveva recuperare Nick prima che qualcosa andasse storto. Scendendo al piano di sotto, si guardò intorno ma non vedeva Nick da nessuna parte.
“D’accordo, dove diavolo sei finito?” mormorò Steven e cominciò a guardare dietro le porte chiuse.
Vide la porta del seminterrato socchiusa e si sarebbe preso a schiaffi quando si rese conto delle intenzioni di Nick. “Luoghi bui, sotterraneo... Bah!”
Assicurandosi di fare parecchio rumore, Steven scese le scale e arricciò il naso per l’umidità. “Cavolo, che puzza qua sotto.”
Si avvicinò ad un’altra porta aperta ed entrò. Nick era in piedi davanti alla caldaia con il portello spalancato e rimestava qualcosa nel fuoco con una spranga di ferro.
“Trovato qualcosa?” chiese Steven.
In risposta, Nick estrasse il ferro dal fuoco infilato nella cavità oculare dei resti bruciati di un teschio. “Possiamo dire con certezza che alcuni umani sulla lista degli scomparsi non verranno ritrovati presto.”
“Penso che questa chiesa sia il luogo in cui di solito alcuni mafiosi locali sbrigano i loro affari.” dichiarò Steven.
“In una chiesa cattolica?” chiese Nick. “Non è rimasto niente di sacro?”
Steven strinse le spalle. “Un po’ come il detto, non c’è niente di sicuro, tranne la morte e le tasse.”
Nick lasciò cadere il teschio di nuovo nella caldaia e chiuse il portello. “O nel nostro caso, tranne la pelliccia e i gatti.”
I due uomini sorrisero divertiti prima che Steven tornasse lucido. “Okay, siamo seri.”
Si separarono, ognuno ispezionando un lato diverso della grande sala, finché Steven non vide qualcosa dietro uno dei cassonetti della spazzatura pieni di assi di legno. “Ehi Nick, dammi una mano.”
Nick si avvicinò ed aiutò Steven a spostare il cassonetto quel tanto che bastava per dare un’occhiata, il che non fu difficile. Una piccola, angusta galleria era stata scavata nella pietra direttamente nel terreno. Era buio pesto e i due felini facevano difficoltà a vedere all’interno.
“Tanto vale controllare.” dichiarò Nick e fece per infilarsi nell’apertura.
Steven allungò la mano, afferrò il braccio di Nick e scosse la testa. “No, torniamo indietro e diciamo a Warren e Quinn cosa abbiamo trovato. Un puma è scomparso e, a mio parere, è un puma di troppo. Non voglio aggiungere anche un giaguaro alla lista.”
“Ah però.” Nick sorrise e avvolse le braccia attorno ad uno scioccato Steven. “Tu...” tirò su col naso in modo esagerato e continuò con voce esitante. “Ci tieni davvero.”
Steven allontanò freneticamente Nick, mandando il giaguaro contro il muro. “Deficiente.” mormorò mentre Nick rideva. “Andiamocene di qua.”
Arrivando in cima alle scale, Steven era convinto che Nick avesse perso la testa da qualche parte lungo il tragitto. Nella chiesa c’era un silenzio di tomba e Steven guardò verso il corridoio che portava nell’ufficio al piano di sopra, dove il prete stava aspettando.
“Aspetta un attimo qui.” disse Steven. “Devo parlare con il prete.”
Nick strinse le spalle e si appoggiò ad uno dei banchi in attesa.
“Ciao, Steven.” Una voce spuntò dal nulla.
Nick saltò e Steven gridò sorpreso prima di inciampare nei suoi stessi passi e cadere. Nick sbatté le palpebre quando un uomo con i capelli scuri uscì dalle ombre ridendo all’impazzata verso Steven.
“Dannazione, Dean!” urlò Steven mentre si alzava da terra. “Piantala di cercare di spaventarmi a morte.”
Dean sorrise e si appoggiò ad uno dei pilastri accanto ai banchi e incrociò le braccia sul petto. “Per tua sfortuna non ho bisogno di fare tentativi.”
“Fanculo!” ringhiò Steven. “Vado parlare con il prete, torno subito.”
“Assicurati di restituire la tunica da corista che hai preso in prestito.” Dean lo prese in giro. “Mi dispiacerebbe vedere un povero ragazzo che non può vestirsi per andare in chiesa.”
Steven si bloccò quando Dean pronunciò quelle parole e si voltò per fissare il caduto.
“Tunica da corista?” chiese Nick e sollevò le sopracciglia quasi fino all’attaccatura dei capelli. “Tu hai indossato una tunica da corista?”
“Mi ero trasformato, era un’emergenza. Ho dovuto farlo per evitare che la ragazza venisse dissanguata da una maledetto vampiro.” si difese Steven.
“Già.” cinguettò Dean. “La stessa ragazza che ti ha visto mentre ti facevano il culo.”
“Come se qualcuno non ti avesse mai fatto il culo.” ribatté Steven.
Dean si fermò e pensò per un attimo. “No, mai successo, però mi hanno inculato.”
“Daaah.” ruggì Steven, alzando le braccia e dirigendosi verso un’altra stanza.
Nick guardò Dean. “Hai idea di dove sia nascosta la tunica?”
“Sotto il suo letto.” rispose Dean.
Nick sorrise. “Materiale perfetto per un ricatto, grazie.”
“Figurati! Mi piace vederlo agitato... e poi è convinto che voglio costantemente prenderlo a calci in culo o una roba del genere.”
“Sadico.” disse Nick con una risatina.
“Sono un caduto.” disse Dean. “Non abbiamo granché per divertirci.”
Steven si avvicinò alla porta dell’ufficio del prete e alzò la mano per bussare quando sentì delle voci dall’altro lato. Riconobbe che una apparteneva al prete, l’altra era di una donna. Abbassando la mano, premette l’orecchio sulla porta per ascoltare.
Jewel camminava avanti e indietro cercando di restare concentrata, ma era difficile. La prima cosa che le era venuta in mente entrando nell’ufficio fu quando era stata attaccata dai vampiri e aveva visto un uomo nudo o un mutante... o qualunque cosa fosse. Aveva passato gli ultimi cinque minuti a rispondere alle domande del prete riguardo l’altra sera, ma in questo momento aveva problemi peggiori.
“Non dovresti girare di nascosto di notte.” disse il prete. “È pericoloso. E se tuo padre o il tuo fidanzato ti scoprono?”
Jewel andò dritta alla scrivania e praticamente sbatté il palmo su di essa. “No, sono loro che lo rendono pericoloso... costringendomi a sgattaiolare fuori dalla mia finestra, a sfuggire alle guardie armate che mi tengono prigioniera e a cercare di sgattaiolare di nuovo dentro senza essere scoperta.”
“Tuo padre sta solo cercando di proteggerti.” Lui cercò di calmarla, ma sapeva che quello che lei diceva era vero. Suo padre andava a confessarsi ogni settimana... per lavare via il sangue dalle sue mani e dalla sua coscienza.
“No, sta cercando di costringermi a sposare il suo socio in affari per ripagare un debito! Un debito con cui non ho niente a che fare. Non c’è una legge contro la schiavitù in questo paese?”
“Ma quando tu ed Anthony siete venuti all’incontro, hai detto di amarlo con tutto il cuore.” sottolineò il prete. “Non è una cosa su cui dovresti mentire. È un peccato agli occhi di Dio.”
“Sì beh, le due guardie del corpo in piedi dietro le nostre sedie... se le ricorda? Quello dietro di me teneva la canna della pistola affondata nella mia schiena. Non potrei mai amare un egoista barbaro oppressivo come Anthony. Ha promesso di uccidere me e mio padre, se non accetto il matrimonio. E poco fa, quando ho cercato di dire a mio padre che non volevo avere niente a che fare con Anthony, mi ha colpita così forte che ora so dove sono le stelle, perché le ho contate.”
Sia Jewel che il prete rimasero sorpresi quando la porta dell’ufficio si spalancò così forte da sbattere contro il muro facendo cadere alcuni quadri e un crocifisso d’oro.
Steven rimase sulla soglia a fissare i due. Tuttavia, il livido scuro sulla guancia di Jewel lo fece infuriare. “Dovete venire con me, tutti e due.”
Le ginocchia di Jewel s’indebolirono nel vedere che l’uomo misterioso era ancora vivo. Da quando era fuggita da lui, aveva pensato così tante volte che fosse stato ucciso dai vampiri. Più volte se n’era addirittura dispiaciuta fino alle lacrime. Adesso che riusciva a respirare meglio, avrebbe voluto urlare.
Perché ogni volta che veniva a confidarsi con il prete, c’era un’emergenza? Aveva meno paura di questo mutante che del proprio fidanzato armato di pistola, e finché non avesse sentito un allarme antincendio o visto un vampiro, non sarebbe andata da nessuna parte.
“Non questa volta.” lo informò Jewel incrociando le braccia sul petto.
“Non posso lasciare la chiesa incustodita.” Il vecchio iniziò ma Steven lo interruppe all’istante.
Si avvicinò con cautela alla scrivania mentre parlava. “Hai fatto un patto col diavolo e hai deciso di dare la parrocchia in pasto ai vampiri? Sei tu che bruci i loro corpi nel vostro vano caldaia?” Quando il prete aprì la bocca ma non disse nulla, Steven continuò “O sono stati i peccatori a cui fai la predica ad aver commesso un omicidio di massa in cantina e scavato un tunnel per fuggire?”
“Oddio.” il vecchio lanciò a Steven uno sguardo truce. “Se lascio la chiesa, quanto tempo mi ci vorrà poi per tornare?”
“Dammi il tuo numero di cellulare. Ti chiamerò entro un paio d’ore. Non tornare finché non diamo il via libera.” Sospirò sapendo di aver vinto il duello quando il vecchio cominciò a frugare nei suoi cassetti per prendere ciò che riteneva abbastanza importante da portare con sé.
Jewel cercò di restare perfettamente calma mentre si avviava verso la porta ancora aperta. Libertà... perché si era sempre ritrovata a fuggire da uomini pazzi?
“Non costringermi ad inseguirti.” disse Steven a denti stretti girando la testa di scatto e fissando il suo sguardo in quello di lei. “Ho detto che lui può tornare a casa... non tu.”
Le labbra di Jewel si aprirono mentre lei si bloccò a metà. Come osava darle un ordine? Strinse i denti rendendosi conto che gli avrebbe obbedito comunque. Alzò il mento in segno di sfida e giunse ad una conclusione. Nel momento in cui se ne sarebbe andata, avrebbe continuato a correre... via da tutti, compreso suo padre.
“Che cos’hai intenzione di fare con lei?” chiese il prete indignato.
“Farò quello che non puoi fare tu... tenerla al sicuro.” urlò Steven non volendo discutere oltre. Il livido sul volto di Jewel gli aveva letteralmente dato sui nervi e che fosse dannato se l’avesse riportata dall’uomo che glielo aveva procurato.
“Non mi serve un altro protettore.” Jewel si voltò per andarsene, ma si fermò vedendo che due uomini dall’aspetto pericoloso bloccavano la porta.
Dean aveva sentito l’angoscia di Steven fin dal piano di sotto e ora che stava guardando la ragazza che ne era la causa, poteva capirne il perché. Leggendo la sua anima, intravide un’immagine fugace dello sfuggente angelo della morte.
“Ti sbagli.” Si mosse così in fretta che neanche i due mutanti nella stanza se ne accorsero. “Tu hai bisogno di un protettore.”
Jewel soffocò un urlo quando il palmo della mano dell’uomo premette sulla sua guancia e gli occhi di lui divennero color mercurio. La mano fredda che per così tanto tempo si era stretta attorno al suo cuore con dita ghiacciate, si sciolse. Improvvisamente, ricordò sentimenti di cui aveva dimenticato l’esistenza... il calore, la sicurezza... l’amore.
Il prete si appoggiò alla scrivania quando un’ombra di ali spuntò dalla schiena dell’uomo, guizzò luminosamente, poi svanì.
“Aspetterò al piano di sotto.” dichiarò Dean mentre il vento si precipitò a riempire il vuoto che lui aveva lasciato.
Steven non capì perché Dean avesse scelto quel momento per rivelare il proprio potere, ma era contento che il caduto l’avesse fatto. La guancia di Jewel guarì e il prete sembrava aver appena visto la luce.
“Dobbiamo andare... adesso.” disse Nick sulla porta.
Steven afferrò la mano di Jewel e si avviò verso la porta, contento che lo shock avesse interrotto la sua lotta, per il momento.
“Aspetta.” disse il prete, facendo fermare Steven e Nick per guardarlo. “Quello era...?” balbettò, indicando il punto in cui si trovava Dean poco prima.
Steven sorrise genuinamente all’emozione negli occhi del vecchio prete. “Sì...lo era.”
Il prete sorrise quando Steven e Nick lasciarono la stanza con Jewel al seguito. Annuì e cominciò a raccogliere il necessario. Nella sua mente, Dio stava preparando la terra per il Suo ritorno.
Steven e Nick uscirono dalla chiesa, ma Steven fermò Jewel per dare un’occhiata verso la finestra dell’ufficio. Tirò un sospiro di sollievo quando vide la luce dell’ufficio spegnersi.
“Sembra che il vecchio stia seguendo il tuo consiglio.” disse Nick.
Steven scosse la testa. “Più che altro ha visto Dean per ciò che era e sta vivendo una sorta di esperienza mistica. Mi ha dato il suo numero di telefono, lo chiamerò quando la via sarà libera.”
“Non penso che un paio d’ore basteranno.” lo informò Nick.
"Quello che sia sia.” rispose Steven. “Adesso torniamo al club per aggiornare Warren e Quinn.”
Dean era seduto sul tetto della cattedrale e sorrise verso il trio che lasciava la chiesa. Aveva dato a Steven tutto l’aiuto possibile, ma l’incantesimo calmante che aveva lanciato sulla ragazza non sarebbe durato per sempre. Sentiva l’oscurità sotto l’edificio iniziare ad accumularsi mentre i vampiri iniziavano ad uscire dal loro tunnel.
A differenza di quelli dell’altra sera, questi erano influenzati da qualcosa di addirittura più oscuro, più sinistro, che Dean avesse mai visto.
Dean aggrottò le sopracciglia chiedendosi perché non l’aveva percepito quando avevano eliminato il primo gruppo che si nascondeva lì. Questo influsso era molto antico e molto potente. Così improvvisamente come l’aveva percepita, l’oscurità svanì e si sentiva solo la presenza dei vampiri.
Il caduto tornò di nuovo in chiesa per controllare il vecchio e assicurarsi che fosse vivo.

Capitolo 4

Trevor e Kat seguivano il vampiro che avevano rintracciato in città.
“Che diavolo sta facendo?” sussurrò Kat, iniziando ad insospettirsi.
“Sembra che stia facendo shopping.” rispose Trevor quando il vampiro si fermò davanti ad una vetrina e guardò nel buio.
Questo vampiro era giovane, appena diciottenne a prima vista. Aveva i capelli neri e lisci e portava occhiali da vista dalla montatura rotonda. Con i capelli tirati indietro, sarebbe sembrato quasi presentabile tranne che per la sua pelle pallida.
I due ripresero il cammino quando il vampiro si allontanò bruscamente dalla vetrina e ricominciò a camminare per strada. Anche con i negozi chiusi, i marciapiedi erano affollati a quell’ora della notte.
Avevano scoperto il corpo dell’ultima vittima del vampiro su un prato ben curato. Con il loro senso dell’olfatto, erano stati in grado di raggiungere il succhiasangue proprio mentre il vampiro imboccava la Rodeo Drive. Da lì, Trevor dovette frenare un po’ Kat spiegandole che in giro c’erano troppe persone per poter correre all’impazzata.
Adesso erano lì, a seguire un vampiro a piedi e nessuno dei due era in vena di conversazione. La mossa successiva fu salire su un autobus senza preoccuparsi della destinazione. Alla fine, il vampiro allungò la mano e tirò il cavo per scendere. Kat e Trevor scesero alla fermata successiva e sbuffarono prima di riprendere la loro ricerca. Il vampiro continuò a camminare e Kat ringhiò per la frustrazione.
“Inizio a pensare che questo vampiro sia drogato. Abbiamo quasi fatto un giro in tondo.” si lamentò. “Siamo solo a pochi isolati dal club”.
“Eccolo!” esclamò Trevor e corse verso un vicolo in cui il vampiro scomparve all’improvviso.
Le scarpe da ginnastica di Trevor fecero un rumore stridente quando lui raggiunse di corsa l’entrata del vicolo e diede un’occhiata. Kat era accanto a lui, si abbassò un po’ in modo che potessero sbirciare entrambi dietro l’angolo.
“Dannazione.” imprecò Trevor ed estrasse la sua 9 mm.
“Non ho ancora capito perché hai portato la pistola.” disse Kat anche se sapeva che Nick ne portava sempre una. Non era sulla pistola che Nick contava... ma sugli speciali proiettili di legno di cui era carica. “Quelle cose sono inutili contro i vampiri.”
Trevor sorrise. “Dimentichi per chi lavoro. Questi proiettili sono fatti apposta per esplodere all’impatto, sono stati scavati all’interno e riempiti con un po’ di acido muriatico. Quella roba corroderà qualsiasi cosa.”
“Perché l’acido non corrode il proiettile, allora?” chiese Kat, raccogliendo segretamente informazioni con cui corrompere Nick.
“C’è un bossolo interno nel proiettile scavato che l’acido non può corrodere. Adesso non mi ricordo il nome esatto.” spiegò Trevor. “È abbastanza forte da non essere danneggiato dall’acido ma abbastanza fragile per rompersi quando urta qualcosa.”
Kat si alzò lentamente in piedi. “Vogliamo andare?”
Trevor strinse la presa sulla pistola e si avviò per primo, seguito da Kat che aveva un pugnale affilato in ogni mano; una gentile concessione di Trevor. Perlustrarono l’intero vicolo prima di rendersi conto che il vampiro era sparito.
Trevor si rilassò e abbassò il braccio armato. “Se n’è andato!”
Kat emise un sospiro di frustrazione “Beh, dal momento che siamo così vicini, possiamo anche tornare al locale.”
“Per quanto stasera mi sia divertito a portare voi due idioti a spasso per la città,” disse una voce alle loro spalle, “devo insistere perché rimaniate per cena.”
Kat e Trevor si girarono di scatto in direzione della voce e si bloccarono quando videro il vampiro che avevano seguito, insieme ad altri cinque.
“Il figlio di puttana sapeva che lo stavamo seguendo.” ringhiò Trevor mentre riprendeva la pistola e la puntò.
Con muri su tre lati e i vampiri davanti a loro, Kat sapeva che lei e Trevor avrebbero dovuto lottare per uscire da lì. Si accovacciò quando i vampiri li circondarono rapidamente. Uno con i capelli rosso fuoco balzò in piedi sperando di avere la meglio su di loro, quasi letteralmente.
Kat subito si rialzò e affrontò il vampiro a mezz’aria. Le sue unghie lunghe ora sembravano artigli anche se non avevano subito mutazioni. Colpirono il suolo con il vampiro steso di schiena sotto di lei.
Il succhiasangue le afferrò il polso destro così forte che lei sentì le ossa cominciare a frantumarsi dolorosamente. Ingoiando il dolore nauseante, lei fece scattare il polso verso il basso, infilzando il pugnale nel polso del vampiro come vendetta. Liberandosi, Kat non esitò ad infilare la mano destra nel petto del mostro ed estrargli il cuore.
Trevor prese la mira e sparò al vampiro che avevano seguito per tutta la sera. Il proiettile colpì la creatura alla gola e, per un attimo, lui fissò Trevor con un’espressione incredula prima di iniziare ad urlare e a graffiarsi la gola. L’urlo s’interruppe bruscamente quando l’acido liberato dal proiettile raggiunse la laringe del vampiro.
In realtà Trevor non vide cosa successe dopo, poiché fu subito attaccato da un altro vampiro.
Il suo corpo fu gettato contro il muro del vicolo e scivolò a terra. La sua 9mm volò mentre cercava di ignorare le stelline che vedeva davanti agli occhi. L’altro vampiro si avvicinava quando Trevor sentì qualcosa vicino la gamba. Guardando in basso, vide la testa ancora fumante del vampiro a cui aveva sparato e la afferrò.
Prendendo per i capelli la testa mozzata, Trevor la lanciò contro il succhiasangue che si avvicinava. La creatura la schivò e ringhiò contro di lui, pronta a saltare. Qualcosa di luccicante balenò davanti ai propri occhi e Trevor vide un lungo pugnale spuntare fuori dal suo petto. Girando la testa, Trevor vide Kat in piedi sporca di sangue.
“Attenta!” urlò Trevor.
Kat sollevò l’altro pugnale e rimase a bocca aperta quando il vampiro le afferrò la mano e portò la lama verso il basso, direttamente nel suo interno coscia. Il dolore da solo le diede la forza per respingere il vampiro. Barcollò all’indietro verso Trevor e riuscì ad estrarre il pugnale dalla propria coscia. Liquido caldo fuoriuscì rapidamente e le scese lungo la gamba.
Trevor sapeva di dover fare qualcosa. Erano entrambi feriti ora. Poteva sentire il dolore alle costole e alla spalla con cui aveva colpito il muro e non riusciva a respirare. Alzando gli occhi verso Kat, che era in piedi davanti a lui con fare protettivo, pensò alla loro prossima mossa.
Doveva trasformarsi in qualcosa di abbastanza grande e forte da combattere contro i vampiri e sopravvivere. L’unico problema era che se si fosse trasformato, avrebbe rivelato la sua vera natura a Kat. La sua specie non era mai andata d’accordo con le altre tribù di mutanti a causa delle loro diversità. Essi erano in grado di fondersi con qualsiasi clan e scomparire senza lasciare traccia, anche per decenni. Erano le armi ideali in una guerra.
Per questo, qualsiasi animale avesse scelto sarebbe stato sempre dieci volte più forte dell’animale vero. Nella sua forma umana valevano le stesse regole, ma non gli era stato di grande aiuto finora. Tuttavia, se non si fosse dato una mossa, sarebbero stati spacciati.
Improvvisamente Kat lasciò cadere la sua arma e si piegò. A causa delle sue ferite, la trasformazione fu più lenta del normale. Il suo corpo si trasformò finché non si trovò a quattro zampe. Gli abiti caddero a terra e un bel mantello maculato di pelliccia marrone e nera prese il loro posto.
Uno dei vampiri rimasti attaccò e Kat si alzò sulle zampe posteriori, bloccandolo con una sorta di mossa di wrestling. Gli artigli scavarono nelle spalle della creatura e lei gli mostrò le sue lunghe zanne. Senza pensarci due volte, Trevor decise di trasformarsi.
I due vampiri rimasti sibilarono furiosi quando l’umano che stavano accerchiando si trasformò in un orso Kodiak. Trevor mosse una zampa gigante verso quello più vicino e tranciò il suo corpo a metà, facendo ricadere le gambe senza vita. Sapendo che il vampiro non era morto, Trevor avanzò verso di lui e gli schiacciò la testa con le sue potenti mascelle.
Si alzò in piedi per aiutare Kat quando gli ultimi due vampiri lo attaccarono con forza. Trevor barcollò indietro di qualche passo prima di ruggire forte e ne afferrò uno, lanciandolo nel vicolo. Ruggì di nuovo quando l’ultimo affondò i denti nella sua scapola. Udì l’urlo da giaguaro di Kat e sentì il muro di mattoni colpire la sua tempia prima di cadere per l’impatto.

*****

Quinn e Warren avevano perlustrato i dintorni del club in un raggio di cinque miglia.
“Non c’è niente in giro.” dichiarò Quinn e cercò di scacciare la propria frustrazione. Qualcosa non andava...lo sentiva nell’aria.
Warren percepì la tensione nella voce di Quinn. “Dopo la lotta al magazzino, non sono così sorpreso.” Il suo telefono squillò facendo sobbalzare i due uomini e facendogli rendere conto di quanto fossero tesi. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans.
“Pronto.” disse Warren al cellulare e poi annuì poco dopo. “Va bene, andremo a controllare.” Riattaccò e rimise il telefono in tasca. “Era Nick, hanno trovato un tunnel sotterraneo sotto la chiesa.”
“Dovremmo andare a controllare.” dichiarò Quinn cercando di ignorare che l’adrenalina gli stesse facendo accapponare la pelle e lui non aveva la minima idea del perché.
L’urlo distinto di un giaguaro sferzò la notte tranquilla raggelando i due uomini. Girarono la testa in direzione del suono prima di guardarsi a vicenda.
“Kat!” esclamarono all’unisono.
Warren prese immediatamente il cellulare dalla tasca e lo mise in una fondina elastica attorno alla caviglia.
Non ci fu alcuna esitazione e dopo pochi secondi i due uomini si erano trasformati e correvano per strada. Le persone urlavano e correvano per allontanarsi dagli enormi felini, provocando una grande agitazione. Quinn prese il comando e corse nel traffico facendo inchiodare un’auto. L’auto di dietro urtò l’altra dietro, creando una reazione a catena.
Warren saltò sul cofano della prima auto e guardò per assicurarsi che le persone stessero tutte bene prima di inseguire Quinn lungo la carreggiata.
Il conducente della vettura fu scosso da ciò che era appena accaduto e prese il cellulare.

*****

Jason si annoiava a morte. Non era successo niente negli ultimi giorni e con Tabby ed Envy fuori città, stava diventando pazzo.
Quando il telefono squillò per poco non gli venne un colpo e si allungò subito per rispondere.
“Guardia Forestale.” disse Jason con voce piatta.
“Sì.” rispose una voce tremante. “Vorrei segnalare qualcosa di insolito.”
Jason sospirò mentalmente e prese carta e penna. “Va bene, mi dica cosa ha visto, signore.”
“La cosa più incredibile che abbia mai visto.” disse l’uomo senza fiato. “Ho appena visto un puma e un giaguaro correre liberi per la città. Ho inchiodato quando il puma è corso davanti a me e il giaguaro è salito sul cofano della mia auto, mi ha guardato, e poi ha seguito il puma."
“Probabilmente c’è stata un’altra fuga dallo zoo.” disse Jason, anche se era una bugia che dicevano in pubblico per nascondere il fatto che la città sembrasse alleata con la pericolosa fauna selvatica in questi giorni.
“No.” esclamò l’uomo. “Il giaguaro aveva un cellulare legato ad una caviglia.”
Jason alzò lo sguardo verso l’altra guardia in ufficio con lui, Jacob Savage.
“Quindi mi sta dicendo che il giaguaro aveva un cellulare legato ad una zampa?” chiese Jason.
Jacob quasi si strozzò con il caffè e posò la tazza asciugandosi il naso, segno che una parte del liquido era finito lì.
“È esattamente quello che sto dicendo!” L’uomo gridò abbastanza forte che Jacob lo sentì.
Jason annuì “D’accordo signore, si calmi. Ha detto che è scappato, quindi lei sta bene. Grazie per aver chiamato, controlleremo.”
Jason riagganciò in fretta il telefono e lo fissò per un attimo, come se l’apparecchio stesse per saltargli addosso e mangiarlo.
“D’accordo, okay.” Jacob si controllò dopo essersi ripreso dal suo attacco di tosse.

*****

Warren raggiunse finalmente Quinn proprio mentre si avvicinavano ad un vicolo in cui l’odore di Kat era più forte. Svoltando l’angolo, arrivarono appena in tempo per vedere Kat dilaniare la gola di un vampiro, e un enorme orso affondare i propri artigli nel petto di un altro. L’artiglio dell’orso spuntò dalla schiena del vampiro, afferrando il cuore sanguinante del vampiro prima di spremerlo come un palloncino pieno d’acqua.
Kat sbatté le palpebre, rendendosi conto che in qualche modo durante la lotta ... i vampiri si erano moltiplicati. Ebbe appena il tempo di prendere fiato prima di essere attaccata da uno dei vampiri rimasti. Lanciò un urlo primordiale quando gli artigli affilati le penetrarono in un fianco. I suoi artigli trafissero la schiena del vampiro cercando di toglierselo di dosso. Improvvisamente, il peso al suo fianco non c’era più e lei cadde, perdendo i sensi per il dolore, la perdita di sangue, e la stanchezza.
Quinn vide il vampiro attaccare Kat e sentiva la rabbia crescere nel proprio petto. Si lanciò nel vicolo senza preoccuparsi se Warren fosse con lui o no. Placcando il vampiro a terra, gli ringhiò minacciosamente in faccia prima di lacerare il suo collo con i propri denti aguzzi. Poteva sentire i suoi artigli scavare su di sé in preda al panico, ma non gli importava mentre continuava a lacerarlo. Girando di scatto la testa, si rivolse di nuovo verso Kat e ringhiò.
Trevor aveva liquidato subito l’ultimo vampiro, facendolo a pezzi finché non rimase altro che un torso senza testa e senza arti. Alzò gli occhi quando sentì Kat urlare poi vide un puma saltare sul vampiro che l’aveva attaccata. Quando lei ritornò nella sua forma umana, Trevor si avvicinò al suo corpo nudo e privo di sensi, curvandosi verso il basso per proteggerla da ulteriori attacchi.
Un ringhio profondo attirò la sua attenzione e incontrò lo sguardo di un puma molto arrabbiato diretto verso di lui con un evidente intento di uccidere...Quinn Wilder.
Trevor era stanco a causa della lotta e ciò rendeva lenti i suoi riflessi. Non fu in grado di schivare Quinn e accusò tutta la forza del colpo nel fianco. Trevor fu lanciato attraverso il vicolo e contro il muro di mattoni per la seconda volta, quella notte.
Trevor ringhiò e riuscì a stare in piedi sulle zampe posteriori per due secondi in totale, prima di appoggiare la schiena e scivolare a terra. Quinn si avvicinava e lui non voleva trasformarsi di fronte al puma, ma sapeva di doverlo fare. Kat li avrebbe informati comunque...quindi che aveva da perdere? Incapace di vedere le proprie ferite sotto la pelliccia, si trasformò lentamente e cercò ancora una volta di alzarsi in piedi.
Quinn si fermò quando vide il maschio umano che era al bar... Warren lo aveva chiamato Trevor. Sibilò quando il suo senso dell’olfatto gli diceva che Trevor non era un mutante normale...o almeno di nessuna specie che avesse mai incontrato. Non sapere cos’avesse di fronte non aiutava molto a placare la sua collera.
Fece un altro passo in avanti ma Warren si mise davanti a lui e si avvicinò a Trevor, ritornando alla forma umana mentre lo faceva. Quando Trevor barcollò, Warren lo afferrò per un braccio e lo mise su una spalla. Non c’era motivo di lasciare che Quinn colpisse un uomo che era a terra.
Trevor guardò Warren e sorrise quando realizzò la loro situazione imbarazzante. “Bel casino, adesso siamo tutti nudi.” mormorò e svenne all’istante.
Warren scosse la testa e non poté fare a meno di sorridere perché Trevor aveva fatto una giusta osservazione. Era in momenti come questo che era contento di avere il cellulare con sé e di portarlo in quel modo. Appoggiò piano Trevor al muro e stava per prendere il cellulare quando sentì Quinn iniziare a ringhiare.
Quinn si era trasformato e guardava Kat priva di sensi. I suoi vestiti erano a pochi passi, distrutti dalla sua trasformazione e non indossabili. Conservando il pensiero per dopo, Quinn iniziò ad esaminare le ferite e si fermò quando vide il sangue che fuoriusciva ancora dal suo interno coscia.
Spostando la gamba quanto bastava per capire da dove provenisse il sangue, si bloccò quando vide un marchio di accoppiamento. Il ringhio uscì dalla sua gola prima che potesse fermarlo. Qualcuno aveva marchiato Kat e l’aveva abbandonata.
Quinn sentì la gelosia sollevarsi dal profondo e si avvicinò per annusare la pelle e vedere se ci fosse ancora l’odore. Il che lo fece solo infuriare di più ... lei non aveva l’odore di un altro uomo, aveva un odore meraviglioso.
Guardando l’altro uomo davanti al quale era accovacciato Warren, Quinn si chiese se il marchio di accoppiamento le fosse stato lasciato dal mutante biondo.
Warren prese il cellulare deciso ad ignorare i capricci di Quinn per il momento. Kat aveva bisogno di aiuto e lui non aveva intenzione di dire a Quinn di chi fosse il marchio di accoppiamento. Che se ne andasse all’inferno scoprendolo da solo.
“Signora Tully?” chiese Warren poi sorrise. “Sto bene, signora. Mi chiedevo se potesse venire al Moon Dance. Mia sorella e il suo amico Trevor sono stati feriti e hanno bisogno di cure che solo lei puoi dargli.”
Warren rimase in silenzio per un momento, poi annuì “Grazie, signora Tully.”
“Non sapevo che conoscessi Tully.” disse Quinn con calma. Aveva incontrato Tully non molto tempo dopo che le famiglie si erano separate.
Warren sorrise mentre componeva un altro numero. Quinn pensava di essere l’unico autorizzato a spiare? “Nick è finito nei guai più di quanto riesca a ricordare. La signora Tully lo rattoppa sempre e la sua casa è sempre aperta se abbiamo bisogno di un posto dove stare.”
“Sono sorpreso che non ci siamo incrociati prima d’ora.” rispose Quinn diventando un po’ più sospettoso.
“Nick, siamo in un vicolo a dieci isolati ad ovest del club e ci serve un passaggio. Porta dei vestiti per tre uomini e per tua sorella, e vieni con l’Hummer.” Warren riattaccò senza aspettare che Nick rispondesse e rivolse la sua attenzione a Trevor.
“È lui che ha lasciato il marchio di accoppiamento su Kat?” chiese Quinn.
“Questo, amico mio, non sta a me dirtelo.” disse Warren misterioso.

Capitolo 5

Nick aveva appena fatto scendere Steven e Jewel al Night Light quando ricevette la telefonata. Jewel era stata molto tranquilla dopo lo stratagemma di Dean in chiesa, ma poteva dire che qualunque cosa avesse fatto il caduto per tenerla calma stava iniziando a svanire. Più si allontanavano dalla chiesa, più diventava paranoica. Poteva solo immaginare l’inferno che il suo amico stava per passare.
Facendo un cenno a Steven, Nick prese in fretta il telefono e lo maneggiò per un attimo facendolo quasi cadere. Alla fine lo prese con il terzo anello e rispose.
“Che c’è.” ringhiò. La sua espressione divenne di profonda preoccupazione prima di schiacciare il pedale dell’acceleratore. Per fortuna, aveva deciso di prendere l’Hummer per portare Steven e Jewel al Night Light.
Fece mente locale e tirò un sospiro di sollievo quando si ricordò che Warren aveva lasciato dei vestiti in auto dopo il loro ultimo viaggio in campeggio. Nessuno si era preoccupato di toglierli e questo risparmiò a Nick di passare prima da casa. Era positivo che Warren e Quinn fossero quasi delle stesse dimensioni ... non c’era niente di peggio che cercare di entrare in vestiti troppo stretti.
Attivando il localizzatore GPS del suo telefono, ottenne la posizione esatta di Warren. Girando l’angolo successivo senza rallentare, Nick sapeva che non gli sarebbe piaciuto quello che avrebbe visto una volta arrivato lì.
In un secondo momento, Nick prese il cellulare e chiamò Devon per aggiornarlo sui nuovi sviluppi. Devon poteva aver lasciato la città volentieri, ma aveva fatto promettere a Nick di chiamarlo più volte al giorno per tenerlo al corrente su tutto.

*****

Steven fece entrare Jewel nel locale e la scortò rapidamente al piano di sopra. Quando arrivarono nella sua stanza chiuse la porta, ma non a chiave. Non voleva che lei si sentisse in trappola.
Jewel sbatté gli occhi e si guardò intorno nella stanza in cui era stata portata. Il letto era a due piazze con sopra un piumone verde scuro. Un paio di cuscini decorativi erano adagiati sul letto e, tra le altre cose, un animale di peluche...un puma. Non poté fare a meno di ridere e una risatina nervosa le sfuggì prima che potesse trattenerla.
Il cassettone era laccato di nero con un grande specchio e al centro c’era una piccola pianta di bambù. Dall’altro lato della stanza c’erano un paio di poltrone a sacco, un enorme televisore a schermo piatto sulla parete, e una console per videogiochi con parecchi giochi sparsi davanti.
Jewel non capiva il perché della propria calma, ma stava lentamente svanendo per essere sostituita dal terrore. Perché diavolo si trovava lì?
“Perché mi hai portata qui?” chiese Jewel girandosi per guardare Steven.
“Perché qui sarai al sicuro.” rispose Steven. “Non tornerai dal tuo fidanzato né da tuo padre.”
Ciò che restava della sensazione di calma svanì immediatamente e Jewel scosse la testa con forza. “No, devo tornare indietro! Se non lo faccio, Anthony mi ucciderà.”
“Non può ucciderti se non ti trova.” Steven ragionò con una voce così fredda da risucchiare il calore dalla stanza.
“E Padre Gordon?” chiese Jewel alzando la voce. “Se vanno da lui, scopriranno dove sono.” Jewel iniziò a camminare. “Papà sarà così furioso e Anthony... Non voglio pensare a cosa farà.”
Steven ricordò il livido grande quanto una mano che lei aveva prima. “Perché diavolo vuoi proteggere tuo padre quando lui, ovviamente, non protegge te!”
“Chi ti ha dato il diritto di metterti in mezzo!?” Jewel urlò, sentendosi più a suo agio adesso che lui le stava urlando contro.
“Sai che ti dico? Bene.” Steven aprì la porta della camera. “Questa è l’uscita, torna dal tuo fidanzato e al matrimonio forzato per colpa di un padre incapace di gestire gli affari. Nessun vero padre sacrificherebbe mai suoi figli per pagare un debito che lui ha causato.”
Jewel fissò la porta e fece un passo incerto in avanti prima di tornare indietro e affondarsi sul letto. Guardò verso la sveglia e capì che era troppo tardi per sgattaiolare di nuovo a casa. Le due del mattino...è l’ora in cui le guardie cambiano di turno e l’unico momento in cui lei sarebbe potuta tornare senza essere scoperta.
“E adesso che faccio?” chiese Jewel e lo guardò con le lacrime agli occhi. "Dove vado?”
Steven chiuse la porta e s’inginocchiò di fronte a lei. “Che ne dici di cominciare col raccontarmi tutto?”
“Del tipo?” chiese Jewel.
Steven le fece un lieve sorriso “Puoi cominciare dal tuo cognome.”
Jewel sospirò. “Il mio cognome è Scott e mio padre gestisce un resort a Palm Springs per conto del mio...fidanzato. Dio, quella parola mi lascia l’amaro in bocca.”
Steven sentì un enorme peso cadere dalle proprie spalle vedendo ancora una volta quanto lei odiasse di essere stata costretta a sposare questo tizio... Non che adesso lui avrebbe mai permesso che accadesse. “Va bene, calmati e va’ avanti. Prova a cominciare dall’inizio.” le suggerì.
Prendendo un respiro profondo, Jewel con calma iniziò a parlare, lasciando semplicemente usciere tutto. “Ero in collegio quando papà ebbe dei problemi al resort. Un agente del governo aveva indagato sotto copertura e stava cercando di scoprire tutte le attività mafiose che avvenivano lì. Quando papà scoprì chi era l’uomo... gli fu ordinato di ucciderlo.”
Steven annuì “E poi cos’è successo?”
“Papà aspettò troppo tempo per ucciderlo... l’agente aveva già passato ai suoi superiori tutte le informazioni. Quando l’agente non timbrò il cartellino o qualcosa del genere, l’FBI inviò altri agenti e papà fu arrestato. Anthony Valachi lo tirò fuori dal carcere dopo aver fatto qualcosa, probabilmente aveva corrotto uno degli alti funzionari, e tutte le accuse furono ritirate.”
“Adesso papà è in debito con il suo capo. Non sapendo come altro pagare il debito, quando tornai da scuola papà mi disse che ero promessa ad Anthony e lui ne era davvero felice.”
Jewel prese un altro respiro e si strofinò la mano sugli occhi. “Io non voglio ancora sposarmi... Volevo fare qualcosa per me stessa, andare al college e guadagnarmi da vivere, forse viaggiare un po’. Quest’uomo ha il doppio della mia età. Ora sono prigioniera, schiava di quel bastardo e dell’errore di mio padre.”
Steven annuì e combatté la voglia di alzarsi e camminare per la stanza. Perdendo la battaglia, iniziò a camminare avanti e indietro. “Posso risolvere il problema.” dichiarò con fermezza ma continuò a camminare. La sua mente correva all’impazzata.
“Sì, come no.” Jewel aggrottò la fronte. “Tu e quale esercito?” Ricordò all’improvviso l’angelo che aveva visto in chiesa e alzò uno sguardo speranzoso.
Steven riconobbe il nome del tizio con cui Micah aveva avuto una rissa un paio di settimane fa, prima che scomparisse. Micah aveva gettato l’uomo fuori dal club dopo avergli dato un pugno in faccia, facendo cadere il coglione dalla sedia. Steven faceva ancora difficoltà a non ridere quando ci pensava.
Quinn non l’aveva trovato tanto divertente, però. Forse Quinn sapeva che Anthony era un pezzo grosso della mafia e stava solo cercando di proteggere Micah. Effettivamente, era la stessa notte in cui Micah scomparve.
Tornò a guardare Jewel mentre passava davanti a lei. Lei aveva ragione. Anthony Valachi aveva il doppio della sua età ed era uno stronzo ipocrita da eliminare. Per niente al mondo l’avrebbe fatta avvicinare anche solo lontanamente a quell’uomo, né al suo violento padre... padre...il prete in chiesa. Adesso che l’uomo gli doveva un favore, e con un piccolo aiuto di Dean...stava per riscuotere.
Aprendo lo sportellino del suo cellulare, digitò dei numeri e sorrise quando dall’altro capo risposero. “Dean, sei ancora in chiesa? Bene, trova il prete e aspettami lì.” Terminò la chiamata e si avvicinò a Jewel. Inginocchiandosi di nuovo di fronte a lei, prese le mani nelle sue, strofinando i pollici sulla sua pelle morbida.
“Quanto lontano desideri andare?” chiese con voce ferma mentre scrutava il suo viso.
“Ci vuole ben altro di una semplice fuga.” Jewel odiò che la propria voce fosse sembrata così flebile. Non voleva che la propria paura si manifestasse in quel modo. Si morse il labbro inferiore chiedendosi cosa avesse in mente Steven.
“Se ci riusciamo, non sarà necessario andare lontano da qui.”
“A cosa stai pensando?” Jewel iniziò a ritrarre le mani, ma lui le teneva strette.
“Sto pensando che non puoi sposarti due volte.” Steven trasalì quando lei tirò abbastanza forte da liberarsi. Alzandosi da terra, la fissava mentre lei quasi strisciava sul letto nel tentativo di aumentare la distanza tra loro.
“Ascolta...” iniziò lui.
“No.” Jewel quasi urlò mentre scendeva dall’altro lato del materasso, sentendosi un po’ più al sicuro adesso che c’era il letto tra loro. Il suo viso immediatamente andò in fiamme realizzando che il letto era tra loro in più di un modo, se avesse accettato di andare fino in fondo con questa follia.
Distolse subito lo sguardo dal letto. “Non voglio sposarmi affatto! E perché diavolo dovrei sposare te?”
Gli occhi di Steven si socchiusero per quell’offesa, ma non aveva intenzione di permetterle di farsi uccidere dal proprio orgoglio. Se doveva spaventarla a morte allora ne sarebbe valsa la pena. E poi... al momento, lei era l’unica pista che aveva su Micah. Il labbro di Steven accennò un subdolo sorriso, ora che aveva trovato con successo un altro motivo per fare ciò che stava per fare.
“Perché sposarmi, dici? Perché puoi fingere che il matrimonio sia reale davanti alla mia famiglia e alla tua... poi in camera da letto non succederà niente. E per l’esercito di cui parlavi, ricorda che io non sono umano e neanche la mia famiglia e i miei amici. Quindi quando il tuo ex abbandonato cercherà di reagire...noi lo aspetteremo.”
“E perché faresti tutto questo?” Jewel scosse la testa. “E cosa intendi per fingere?”
Steven allungò le mani indicando il letto tra loro. “Per rispondere alla tua prima domanda, mio fratello è scomparso da due settimane e l’ultima persona, oltre alla sua famiglia, con cui è stato visto è il tuo promesso sposo, e non è stato un incontro amichevole. Quindi, quale modo migliore per ottenere la sua attenzione e poi farlo cadere nella trappola.”
“Per quanto riguarda la seconda domanda, per far sì che funzioni, tutti dovranno pensare che ci amiamo e che vogliamo stare insieme. Ma quando saremo soli, tu dormirai dalla tua parte e io dalla mia. Non voglio rinunciare alla mia libertà. Se tu puoi fingere...allora lo farò anch’io.”
Jewel allentò un po’ la tensione delle spalle comprendendo il suo discorso. “E nessun altro saprà la verità?”
“Solo il nostro angelo custode... Dean.” Steven sorrise quando le sue dita immediatamente andarono a strofinare la guancia che Dean aveva guarito.
“E quando Anthony non sarà più una minaccia?” mormorò.
“Allora il nostro amico prete ci darà l’annullamento e andremo ognuno per la sua strada. Ma prima deve sposarci e, per costringerlo a farlo ... deve essere convinto che ci amiamo e che abbiamo già consumato.” Quando lei lo guardò allibita strinse le spalle. “È un prete e con questa bugia dovremo mentire solo a lui. Una volta che sarà finita, allora potremo dirgli la verità.”
“Ma non consumeremo il nostro matrimonio.” Jewel confermò con uno sguardo duro.
“Posso controllarmi se lo fai anche tu.” Il suo sguardo tagliente era uguale a quello di lei, sapendo di aver appena vinto la prima battaglia. Ora avrebbe solo dovuto pregare di potersi controllare, perché al momento stava usando ogni grammo di forza di volontà che aveva per non saltare sul letto e farla sua prima che Anthony Valachi avesse un’altra possibilità.
Una cosa era certa. La sua famiglia era già in guerra con i vampiri e non erano attrezzati per affrontare un’altra guerra in questo momento, a meno che non credevano che fosse davvero per un membro della famiglia.
“Quanto sei bravo come attore? Perché se la mia famiglia non pensa che ci amiamo sul serio...finirà male prima che l’inchiostro sul certificato di matrimonio si asciughi.”
Le labbra di Steven si aprirono quando Jewel gli sorrise lentamente e cominciò a strisciare sul materasso verso di lui. Lui non mosse un muscolo, in attesa di vedere cosa avrebbe fatto. Mettendosi in ginocchio di fronte a lui, gli fece scivolare la mano dietro il collo e lo tirò giù verso di sé finché le loro labbra non si toccarono.
Era un bacio innocente e la consapevolezza che lei fosse ancora vergine assalì Steven senza pietà.
Jewel cercò di non sussultare quando il braccio di lui le avvolse la schiena e la attirò a sé. Le sue labbra erano ancora chiuse su quelle di lui, ma quando lei sentì il suo tocco caldo scivolare sulle sue labbra, le aprì, sorpresa di sentire un formicolio da qualche parte nel suo stomaco.
Solo un assaggio... Steven ripeté le parole a se stesso mentre proseguiva nel bacio e lo intensificava. Sentendosi immediatamente eccitato, le mise le mani sulle spalle e si allontanò gentilmente da lei. Vedendo i suoi occhi stupiti scattare e incrociare i propri, percepì il desiderio che aveva acceso appena dentro di lei e sorrise.

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Night Light Amy Blankenship

Amy Blankenship

Тип: электронная книга

Жанр: Современная зарубежная литература

Язык: на итальянском языке

Издательство: TEKTIME S.R.L.S. UNIPERSONALE

Дата публикации: 16.04.2024

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О книге: Kat Santos no había visto al dueño del Luz Nocturna por muchos años. Eso fue hasta que Quinn de repente decide secuestrarla y acusarla de inculparlo de los asesinatos de los vampiros. Al darse cuenta de que el enemigo está jugando con ellos, las dos familias combinan sus fuerzas para impedir que los vampiros aterroricen su ciudad.

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