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Чёрный корсар. Уровень 1 / Il Corsaro Nero

Чёрный корсар. Уровень 1 / Il Corsaro Nero
Эмилио Сальгари
Легкое чтение на итальянском
«Чёрный корсар»—самый знаменитый роман Эмилио Сальгари. В центре сюжета—полная приключений история аристократа и пирата, Эмилио ди Рокканера по прозвищу «Чёрный Корсар», посвятившего свою жизнь мести герцогу Ван Гульду, который убил его братьев, но встретившего немало препятствий на своем пути.
Текст книги сокращён, адаптирован и сопровождается комментариями и упражнениями с ответами. Также в конце книги вы найдёте небольшой итальянско-русский словарь, который поможет вам с выполнением заданий.
Пособие предназначается для начинающих изучать итальянский язык (уровень 1—для начинающих А1–А2). Небольшой формат издания позволяет читать произведение как дома, так и в поездке.

Эмилио Сальгари
Чёрный корсар. Уровень 1 / Il Corsaro Nero

© Ной А. И., адаптация текста, комментарии, упражнения, словарь, 2024
© ООО «Издательство АСТ», 2024

Capitoli I—IV

I filibustieri della Tortue
Una voce robusta, che aveva una specie di vibrazione metallica, si è alzata dal mare:
– Uomini del canotto! Alt! o vi mando a picco[1 - mandare a picco – потопить]!..
Il piccolo battello, con solo due uomini a bordo, avanzava faticosamente tra le onde. I due marinai hanno immediatamente fermato i remi, guardando con apprensione davanti a loro e concentrandosi su un'ombra enorme. Erano entrambi sulla quarantina[2 - essere sulla quarantina – приближаться к сорока годам], con lineamenti energici e angolari, le barbe folte e irte, che probabilmente non avevano mai conosciuto il pettine e la spazzola.
– Guarda un po', Carmaux, – ha detto l'uomo apparentemente più giovane. – Guarda attentamente, tu che hai la vista più acuta di me. È questione di vita o di morte.
– Vedo che è una nave e anche se non è distante più di tre colpi di pistola, non saprei dire se proviene dalla Tortue o dalle colonie spagnole.
– Saranno amici?.. Uhm! Osare avvicinarsi così vicino, quasi sotto i cannoni dei fortini, con il rischio di incontrare qualche squadra di navi da guerra che scortano un galeone pieno d'oro!..
– In ogni caso, ci hanno visto, Wan Stiller, e non ci permetteranno di scappare.
La stessa voce di prima, potente e sonora, è risuonata di nuovo nell'oscurità:
– Chi vive?
– I Fratelli della Costa! – avevano esclamato.
Poi uno di loro chiamato Carmaux ha detto:
– Io riconosco la voce che ci ha portato queste buone notizie.
– Chi è? – ha chiesto l'altro, che stava remando con grande forza.
– Solo un uomo tra tutti i valorosi della Tortue potrebbe avvicinarsi così tanto ai forti spagnoli.
– Chi?..
– Il Corsaro Nero.
– Spirito santo!.. Lui!.. Proprio lui!..
– Che brutta notizia per quel coraggioso marinaio! – ha sospirato Carmaux. – Ed è davvero morto!..
– Forse sperava di arrivare in tempo per salvarlo dai soldati spagnoli, vero, amico?
– Sì, Wan Stiller.
– Ed è il secondo che gli appendono!..
– Sì, il secondo. Due fratelli, entrambi appesi alla forca maledetta[3 - la forca maledetta – проклятая виселица]!
– Si vendicherà, Carmaux.
– Sì, e noi saremo con lui. Il giorno in cui vedrò quel governatore di Maracaibo essere punito sarà il più bello della mia vita e spenderò i due smeraldi che tengo nei miei pantaloni. Saranno almeno mille piastre che dividerò con i miei compagni.
– Ah!.. Te lo dicevo io? È la nave del Corsaro Nero!..
La nave, che poco prima non si riusciva a vedere bene a causa dell'oscurità, si trovava a breve distanza dalla piccola barca.
Era uno dei velieri utilizzati dai filibustieri della Tortue per cacciare i grandi galeoni spagnoli che trasportavano i tesori dell'America Centrale, del Messico e delle regioni equatoriali. Dodici cannoni sporgevano dalle finestre della nave pirata, minacciando da entrambi i lati, mentre sul ponte superiore si trovavano due grossi cannoni da caccia[4 - cannoni da caccia – кормовые орудия], destinati a spazzare i ponti a colpi di mitraglia. Il legno corsaro si era fermato per aspettare il canotto, ma sulla prua si vedevano, illuminati da una lanterna, dieci o dodici uomini armati con fucili, pronti a sparare al minimo sospetto.
I due marinai del canotto, arrivati sotto il bordo della nave a vela, hanno preso una corda che era stata lanciata loro insieme a una scala di corda, hanno assicurato l'imbarcazione, hanno ritirato i remi e poi sono saliti sul ponte con agilità sorprendente. Due uomini, entrambi con fucili puntati su di loro, mentre un terzo si avvicinava, illuminando i nuovi arrivati con una lanterna.
– Chi siete? – ha chiesto loro.
– Per Belzebù, mio patrono!.. – ha esclamato Carmaux. – Non riconoscete gli amici?..
– È il biscaglino Carmaux!.. – ha gridato l'uomo con la lanterna. – Come sei ancora vivo, quando alla Tortue ti credevano morto?.. Ehi! Un altro ritornato!.. Non sei tu l'amburghese Wan Stiller?
– In carne ed ossa[5 - in carne e ossa – собственной персоной / во плоти], – ha risposto.
– Sei riuscito a scappare anche tu dalla forca?..
– Eh!.. La morte non mi voleva ed io ho pensato che era meglio vivere qualche anno ancora.
– E il capo?..
– Silenzio, – ha detto Carmaux.
– Puoi parlare: è morto?
– Banda di corvi![6 - Banda di corvi! – Воронье!] Avete finito di gracchiare?.. – ha gridato la voce metallica, rivolta agli uomini del canotto.
– Tuoni d'Amburgo!.. Il Corsaro Nero!.. – ha borbottato Wan Stiller, con un brivido.
Carmaux, alzando la voce, ha risposto:
– Eccomi comandante.
Poi un uomo è sceso dal ponte e si è avvicinato a loro, tenendo una mano sulla impugnatura di una pistola alla sua cintura. Era vestito interamente di nero con un'eleganza insolita per i filibustieri del grande Golfo del Messico, che di solito si accontentavano di pantaloni e camicia, prestavano più attenzione alle armi che all'abbigliamento. Portava una giacca di seta nera con ornamenti dello stesso colore, pantaloni di seta nera stretti da una larga cintura decorata, alti stivali e un grande cappello di feltro con una lunga piuma nera che scendeva fino sulle spalle. Quell'uomo aveva un aspetto un po' triste, con un volto pallido e una barba nera. Aveva però lineamenti bellissimi: un naso regolare, due labbra piccole e rosse come il corallo, una fronte ampia solcata da una leggera ruga, due occhi neri che sembravano spaventare anche i più coraggiosi filibustieri di tutto il golfo. I due uomini del canotto, quando l'hanno visto arrivare, si sono guardati con preoccupazione e hanno sussurrato:
– Il Corsaro Nero!
– Chi siete voi e da dove venite? – ha chiesto Il Corsaro: si è fermato davanti a loro con la mano sempre sulla pistola.
– Noi siamo due filibustieri della Tortue, due Fratelli della Costa, – ha risposto Carmaux.
– E venite?
– Da Maracaibo.
– Siete fuggiti dalle mani degli spagnoli?
– Sì, comandante.
– A qual legno appartenevate?
– A quello del Corsaro Rosso.
Il Corsaro Nero, udendo quelle parole, è trasalito, poi è rimasto in silenzio per un momento, guardando i due filibustieri.
– Al legno di mio fratello, – ha detto poi, con la voce tremante.
Ha afferrato bruscamente Carmaux per un braccio e l'ha portato verso la poppa, quasi tirandolo per forza. Arrivati sotto il ponte di comando[7 - ponte di comando – командный мостик], ha alzato lo sguardo verso un uomo che si trovava in piedi lassù e ha detto:
– Incrocerete sempre al largo[8 - incrociare al largo – прочесывать море], signor Morgan; gli uomini devono restare pronti con le armi e gli artiglieri con le micce accese; mi avviserai di tutto ciò che potrebbe succedere.
– Sì, comandante, – ha risposto l'altro. – Nessuna nave o barca si avvicinerà senza il Suo consenso.
Il Corsaro Nero è sceso nel suo quartiere generale, tenendo sempre Carmaux per il braccio, è entrato in una piccola cabina ammobiliata con eleganza e illuminata da una lampada dorata, anche se sulle navi filibustiere era vietato tenere accesa qualsiasi luce dopo le nove di sera, poi ha indicato una sedia e ha detto brevemente:
– Ora parlerai.
– Sono pronto a rispondere ai tuoi ordini, comandante.
Invece di interrogarlo, il Corsaro lo fissava intensamente, con le braccia incrociate sul petto. Era diventato più pallido del solito, quasi livido, mentre il petto si sollevava sotto frequenti sospiri. Due volte aveva provato a parlare, ma poi aveva preferito tacere. Finalmente, facendo uno sforzo, ha chiesto con voce sorda:
– Hanno ucciso mio fratello, il Corsaro Rosso, è vero?
– Sì, Comandante, – ha risposto Carmaux, con un sospiro. – Hanno ucciso anche l'altro fratello, il Corsaro Verde.
Un grido rauco è uscito dalle labbra del comandante. Carmaux l'ha visto impallidire terribilmente e portarsi una mano sul cuore, e sedersi su una sedia, nascondendo il viso con la larga tesa del cappello.
– Io temevo di giungere troppo tardi, ma mi resta la vendetta. L'hanno fucilato?
– Appiccato, signore.
– Sei sicuro di questo?
– L'ho visto con i miei occhi appeso alla forca in Plaza de Granada.
– Quando l'hanno ucciso?
– Oggi, dopo mezzogiorno. Quando il laccio stringeva, ha ancora trovato la forza di sputare in faccia al governatore.
– A quel cane di Wan Guld?
– Sì, al duca fiammingo.
– Ancora lui! Sempre lui!.. Ha giurato un odio feroce contro di me? Un fratello ucciso a tradimento e due appesi da lui!
– Erano i due corsari più coraggiosi del golfo, signore.
– Ma rimane la mia vendetta!.. – ha gridato il filibustiere con una voce terribile. – No, non morirò senza aver prima sterminato quel Wan Guld e tutta la sua famiglia e aver dato fuoco alla città che governa. Maracaibo, sei stata fatale per me; ma anch'io sarò fatale per te!..
‹…›

Una spedizione audace
Il Corsaro è comparso sul ponte. Indossava abiti scuri, si era appesa al fianco una lunga spada, ed alla cintura un paio di grosse pistole ed uno di quegli acuti pugnali spagnoli. Sul braccio portava un ampio ferraiolo, nero come il vestito. Si è avvicinato all'uomo sul ponte di comando, che doveva essere il comandante in seconda[9 - il comandante in seconda – помощник капитана], e ha scambiato alcune parole con lui, poi ha detto brevemente ai due filibustieri:
– Partiamo.
– Siamo pronti, – ha risposto Carmaux.
Sono scesi nel canotto, che era stato preparato. Il Corsaro si è avvolto nel suo ferraiolo e si è seduto a prora, mentre i filibustieri hanno preso i remi per iniziare la faticosa manovra. Di tanto in tanto guardava verso la sua nave che lo seguiva sempre, poi tornava a guardare verso sud. I due filibustieri arrancavano da un'ora quando il Corsaro Nero, che finora era rimasto immobile, si è alzato bruscamente. Una luce brillava sull'acqua, verso sud-ovest, a intervalli di un minuto.
– Maracaibo, – ha detto il Corsaro con voce cupa.
– Sì, – ha risposto Carmaux, girandosi.
– Quanto distiamo?
– Forse tre miglia, capitano.
– Allora a mezzanotte saremo lì.
– Sì.
– C'è qualche nave di guardia?
– Quella dei doganieri.
– Dobbiamo evitarla.
– Conosciamo un posto dove possiamo sbarcare tranquilli.
– Avanti.
– Una cosa, capitano.
– Dimmi.
– È meglio se la nostra barca non va troppo vicino.
– Ha già cambiato rotta e ci aspetterà al largo, – ha risposto il Corsaro.
È rimasto in silenzio per qualche istante, poi ha ripreso:
– È vero che c'è una flotta nel lago?
– Sì, comandante, quella dell'ammiraglio Toledo che sorveglia Maracaibo e Gibraltar.
– Ah!.. Hanno paura? Ma l'Olonese è alla Tortue e tra noi due la affonderemo. Pazienza ancora qualche giorno, poi Wan Guld saprà di cosa siamo capaci noi.
Dopo mezz'ora, la costa era vicina, a tre o quattro gomene. La spiaggia era piena di alberi chiamati paletuvieri. Questi alberi crescono vicino all'acqua e causano malattie come la febbre gialla. Più lontano, c'era una vegetazione alta con grandi foglie piumate. Carmaux e Wan Stiller hanno rallentato la voga e hanno guardato la costa. Avanzavano con cautela, cercando di non fare rumore e osservando in tutte le direzioni. Avevano paura di essere sorpresi.
Era mezzanotte quando il canotto si è fermato tra i paletuvieri. Il Corsaro è saltato a terra e ha legato la barca ad un ramo.
– Lasciate i fucili, – ha detto a Wan Stiller e Carmaux. – Avete le pistole?
– Sì, capitano, – ha risposto Carmaux.
– Sapete dove siamo?
– A dieci o dodici miglia da Maracaibo.
– La città è dietro questo bosco?
– Sì, al margine della foresta.
– Possiamo entrare questa notte?
– No, capitano. Il bosco è troppo fitto. Possiamo attraversarlo solo domani mattina.
– Allora dobbiamo aspettare fino a domani notte?
– Sì, capitano. Entrare a Maracaibo di giorno sarebbe troppo pericoloso.
Il Corsaro è rimasto in silenzio, pensieroso, poi ha detto:
– E mio fratello, possiamo trovarlo?
– Sì, rimarrà esposto sulla forca sulla Plaza de Granada tre giorni, – ha detto Carmaux.
– Allora abbiamo tempo. Conosci qualcuno a Maracaibo?
– Sì, un negro che ci ha dato questa barca. Vive in una capanna vicino alla foresta.
– Possiamo fidarci di lui?
– Sì, capitano.
– Andiamo.
I tre filibustieri camminavano in silenzio. Avevano paura non solo delle persone, ma anche degli animali della foresta: giaguari e serpenti velenosi chiamati jaracarà, che sono difficili da vedere perché hanno il colore delle foglie secche. Avevano camminato per circa due miglia quando Carmaux, che era davanti, si è fermato subito e ha preso una delle sue pistole.
– È stato un giaguaro o un uomo? – ha chiesto il Corsaro.
– Forse un giaguaro, ma anche una spia, – ha risposto Carmaux. – Qui non si sa mai cosa può succedere domani.
Il Corsaro è girato intorno a un grande albero e si è fermato tra grandi foglie, cercando di vedere qualcosa nella scuro. Il rumore delle foglie si è fermato, ma è sentito un suono metallico e poi un colpo.
– Fermi! Qualcuno ci sta spiando e vuole sparare.
– Forse ci hanno visti arrivare? – ha detto Carmaux preoccupato.
Il Corsaro ha preso la spada con la mano destra e la pistola con la sinistra, cercando di non fare rumore. Improvvisamente Carmaux e Wan Stiller hanno visto il Corsaro saltare su una persona nascosta tra i cespugli. L'attacco del Corsaro era così rapido che la persona è caduta a terra.
– È uno dei nostri nemici, – ha detto il Corsaro che si era curvato.
– Un soldato di Wan Guld, – ha risposto Wan Stiller. – Che cosa faceva qui?
Lo spagnolo, che era stato colpito, cominciava a svegliarsi.
– Sono caduto tra le mani del diavolo? – ha borbottato con paura.
– Sì, – ha detto Carmaux. – Ci chiamate diavoli.
Lo spagnolo tremava di paura.
– Non aver paura, per ora, – ha detto Carmaux, ridendo. – Risparmia la paura per dopo.
Poi Carmaux ha guardato il Corsaro e ha chiesto:
– Dobbiamo ucciderlo?
– No, – ha risposto il capitano.
– Lo leghiamo all'albero?
– Nemmeno.
– Forse è uno di quelli che hanno ucciso i Fratelli della Costa e il Corsaro Rosso, capitano.
Gli occhi del Corsaro Nero brillavano di rabbia, ma subito si sono calmati.
– Non voglio la sua morte, – ha detto. – Può esserci utile.
– Allora leghiamolo bene, – hanno detto i filibustieri.
– Ora vediamo chi sei, – ha detto Carmaux.
Ha acceso una torcia e l'ha avvicinata al viso dello spagnolo. Il prigioniero era un uomo di circa trent'anni, lungo e magro, con un viso angoloso, coperto da una barba rossiccia[10 - rossiccio – рыжеватый] e due occhi grigi, pieni di paura. Indossava una casacca di pelle gialla, pantaloni larghi a righe nere e rosse e stivali di pelle nera. Aveva un elmetto d'acciaio con una vecchia piuma e una spada lunga alla cintura.
‹…›

Il prigioniero
Ad un cenno del capitano, Wan Stiller e Carmaux hanno alzato il prigioniero e l'hanno messo seduto ai piedi di un albero, ma senza slegargli le mani. Erano sicuri che non avrebbe provato a scappare. Il Corsaro si è seduto davanti a lui, su una grande radice che sembrava un serpente. I due filibustieri si sono messi a guardia.
– Dimmi, – ha detto il Corsaro dopo un po'. – Mio fratello è ancora lì?
– Sì, – ha risposto il prigioniero. – Il governatore ha ordinato di lasciarlo appeso per tre giorni e tre notti, prima di gettare il corpo nella foresta per gli animali.
– È possibile rubare il corpo?
– Forse, di notte c'è solo una sentinella a sorvegliare la Plaza de Granada. Quindici impiccati non possono scappare.
– Quindici! – ha esclamato il Corsaro, con rabbia. – Wan Guld non ne ha risparmiato nessuno?
– Nessuno.
– Non teme la vendetta dei filibustieri della Tortue?
– Maracaibo è ben protetta da truppe e cannoni.
Il Corsaro ha sorriso con disprezzo.
– Cosa ci fanno i cannoni a noi? – ha detto. – Le nostre spade sono migliori. Lo avete visto all'assalto a San Francisco di Campeche, a San Agostino della Florida e in altri combattimenti.
– È vero, ma Wan Guld è al sicuro in Maracaibo.
– Ah sì? Bene, lo vedrò quando parlerò con l'Olonese.
– Con l'Olonese! – ha esclamato lo spagnolo, spaventato.
– Cosa facevi in questo bosco?
– Sorvegliavo la spiaggia.
– Da solo?
– Sì, da solo.
– Avevate paura di un attacco da parte nostra?
– Non lo nego, avevamo visto una nave sospetta nel golfo.
– La mia?
– Se voi siete qui, quella nave doveva essere la vostra.
– E il governatore si sarà preparato.
– Ha fatto di più; ha mandato qualcuno a Gibraltar per avvertire l'ammiraglio.
Questa volta era il Corsaro a provare una leggera paura, o almeno preoccupazione.
– Ah! – ha esclamato, diventando pallido. – La mia nave è in pericolo?
Poi alzando le spalle, ha detto:
– Quando le navi dell'ammiraglio arriveranno a Maracaibo, io sarò già a bordo della Folgore.
Si è alzato velocemente, e con un fischio ha chiamato i due filibustieri. Ha detto brevemente:
– Partiamo.
– E di quest'uomo, che cosa facciamo? – ha chiesto Carmaux.
– Portatelo con noi; la vostra vita dipende dalla sua, se scappa.
Si sono messi in cammino uno dietro l'altro, Carmaux davanti e Wan Stiller ultimo, dietro al prigioniero. Cominciava ad albeggiare. La luce rosa del mattino invadeva il cielo e il bosco. Le scimmie, numerose nell'America meridionale, specialmente in Venezuela, si svegliavano, riempiendo la foresta di grida strane. Gli uccelli mescolavano le loro grida con quelle delle scimmie. Fra le foglie delle piante, fra i boschetti di fiori profumati e le belle palme, c'erano piccoli pappagalli. I filibustieri e lo spagnolo erano abituati alle grandi foreste. Non si fermavano a guardare gli alberi, le scimmie, o gli uccelli. Camminavano velocemente, cercando un passaggio aperto dagli animali o dagli indiani, per uscire dalla foresta e vedere Maracaibo.
Dopo due ore di cammino, Carmaux si è fermato e ha indicato a Wan Stiller un gruppo di piante.
– È qui, Wan Stiller? – ha chiesto Carmaux.
– Mi sembra di sì.
In quel momento, si sono uditi dei suoni melodiosi, come un flauto.
– Cos'è questo suono? – ha chiesto il Corsaro, alzando la testa.
– È Moko che suona il flauto, – ha risposto Carmaux, sorridendo.
– Chi è Moko?
– È il negro che ci ha aiutato a fuggire. La sua capanna è tra queste piante.
– Perché suona?
– Sta addestrando i suoi serpenti.
– È un incantatore di serpenti?
– Sì, capitano.
– Ma il suo flauto può tradirci.
– Glielo prenderò e manderemo i serpenti nella foresta.
Il Corsaro ha fatto cenno di andare avanti, ma ha estratto la spada per precauzione. Carmaux è entrato nelle piante e si è fermato, gridando di stupore e di paura.
Davanti a una capanna fatta di rami intrecciati, coperta di foglie di palma, sedeva un uomo. Era molto forte e alto, con spalle larghe e muscolose braccia e gambe. Seduto su un tronco d'albero, suonava un flauto fatto di bambù. Davanti a lui c'erano otto o dieci serpenti pericolosi. Il negro, sentendo il grido di Carmaux, ha alzato gli occhi e ha guardato il filibustiere. Ha detto con stupore:
– Siete voi?.. Ancora qui… Vi credevo già nel golfo, al sicuro dagli spagnoli.
– Sì, siamo noi, ma non mi muovo finché quei brutti rettili sono qui.
– Le mie bestie non fanno male agli amici, – ha risposto il negro, ridendo. – Aspetta un momento e li porterò via.
Ha preso un cesto di foglie, ha messo dentro i serpenti e l'ha chiuso con un sasso. Poi ha detto:
– Ora puoi entrare senza paura nella mia capanna. Sei solo?
– No, sono con il capitano della mia nave, il fratello del Corsaro Rosso.
– Il Corsaro Nero?.. Lui qui?..
Il Corsaro è arrivato con il prigioniero e Wan Stiller. Ha salutato il negro con un cenno della mano e è entrato. Ha detto a Carmaux:
– È questo l'uomo che ti ha aiutato a fuggire?
– Sì, capitano.
– Odia gli spagnoli?
– Come noi.
Il Corsaro ha guardato il negro e poi ha detto tra sé:
– Ecco un uomo che potrà aiutarci.
‹…›

Un duello fra quattro mura
Maracaibo non aveva più di diecimila abitanti, ma era una delle città più importanti della Spagna sulle coste del Golfo del Messico. Maracaibo si trovava in una bella posizione, alla fine del Golfo di Maracaibo, vicino allo stretto che porta al grande lago con lo stesso nome. Le prime persone che erano arrivate a Maracaibo hanno costruito belle case. C'erano anche alcuni palazzi costruiti da architetti spagnoli venuti in America per trovare fortuna.
Quando il Corsaro e i suoi due compagni, Carmaux e il negro, sono entrati a Maracaibo senza problemi, le strade erano ancora popolate e le taverne erano affollate. Il Corsaro camminava lentamente, con il cappello sugli occhi e avvolto nel mantello. Sono arrivati alla Plaza de Granada, che era il centro della città. Il Corsaro si è fermato a un angolo di una casa e si è appoggiato al muro. La piazza era molto triste e spaventosa. C'erano quindici forche davanti a un palazzo sul quale ondeggiava la bandiera spagnola, pendevano quindici cadaveri umani. Questi cadaveri indossavano vestiti strappati, tranne uno che portava un costume rosso fuoco e stivali alti.
Carmaux si è avvicinato al Corsaro e ha detto con voce triste:
– Ecco i nostri compagni.
– Sì, – ha risposto il Corsaro con voce sorda. – Chiedono vendetta e l'avranno presto.
Ha fatto uno sforzo e si è staccato dal muro. Ha chinato la testa per nascondere la sua emozione e è entrato rapidamente in una posada[11 - posada (исп.) – гостиница / постоялый двор]. Hanno trovato un tavolo vuoto e il Corsaro si è seduto senza alzare la testa. Carmaux ha urlato:
– Porta il tuo miglior vino Xeres, locandiere! Ho una sete che potrebbe asciugare tutta la tua cantina!
Il locandiere ha portato subito una bottiglia di ottimo vino.
– Per mille pesci, – ha detto Carmaux, toccando il negro. – Il padrone è in piena tempesta. Non vorrei essere uno spagnolo ora. Venire qui è stato coraggioso, ma lui non ha paura.
Carmaux ha guardato intorno con curiosità e un po' di paura. Ha visto cinque o sei persone con coltelli grandi che lo guardavano.
– Mi stanno ascoltando? – ha detto al negro. – Chi sono?..
– Baschi al servizio del[12 - al servizio di – на службе у] Governatore.
– Non ho paura dei loro coltelli.
Queste persone hanno gettato le sigarette che stavano fumando e hanno bevuto alcune tazze di Malaga. Poi hanno cominciato a parlare ad alta voce, e Carmaux poteva sentire tutto.
– Avete visto gli appiccati? – ha chiesto uno.
– Sì, sono andato a vederli anche stasera, – ha risposto un altro. – È sempre un bello spettacolo vedere quelle canaglie! Ce n'è uno che fa molto ridere con la lingua fuori dalla bocca.
– Ed il Corsaro Rosso? – ha chiesto un terzo. – Gli hanno messo in bocca una sigaretta per farlo più ridicolo[13 - ridicolo – смешной, смехотворный].
– Io voglio mettergli un ombrello in mano, così domani si ripara dal sole. Lo vedremo…
Carmaux, molto arrabbiato, ha colpito il tavolo con un pugno forte, facendo traballare le tazze.
– È facile deridere i morti. Deridere i vivi è meglio, miei cari signori!
I cinque uomini si sono alzati sorpresi. Uno di loro ha chiesto:
– Chi siete voi, caballero[14 - caballero (исп.) – господин]?
– Io sono un uomo che rispetta i morti, ma che sa bucare la pancia anche ai[15 - bucare la pancia a qd – выпустить кишки кому-либо] vivi.
I cinque bevitori hanno scoppiato a ridere[16 - scoppiare a ridere – разразиться хохотом]. Carmaux è diventato ancora più arrabbiato. Poi ha respinto uno dei cinque e ha gridato:
– Il lupo di mare mangerà il lupicino di terra!..
L'uomo è caduto addosso ad un tavolo, ma si è alzato subito e ha preso il coltello. Stava per attaccare Carmaux, quando il negro è balzato fra i due litiganti con una sedia di legno e ferro.
– Fermo o ti colpisco! – ha gridato al uomo armato.
I cinque baschi si sono spaventati e sono indietreggiati. Quindici o venti bevitori che erano in una stanza vicina, udendo quel baccano, si sono arrivati, preceduti da un uomo armato di uno spadone, con l'ampio cappello piumato ed il petto racchiuso entro una vecchia corazza di pelle di Cordova.
– Che cosa succede qui? – ha detto l'uomo, tirando fuori la spada.
– Succedono, mio caro caballero, – ha detto Carmaux, inchinandosi in modo buffo, – certe cose che non vi riguardano affatto.
– Non sapete chi sono io! – ha gridato l'uomo. – Sono don Gamaraley Miranda, conte di Badajoz, nobile di Camargua, e visconte di…
– Di casa del diavolo, – ha detto il Corsaro Nero, alzandosi e guardando l'uomo. – E così, caballero, conte, marchese, duca, eccetera[17 - eccetera – и так далее]?..
Il signor di Gamara e di altri luoghi è arrossito[18 - arrossire – краснеть] e poi è impallidito. Ha detto, tremando:
– Non so chi mi ferma dal uccidervi come il Corsaro Rosso.
Questa volta il Corsaro Nero è diventato pallido. Con un gesto ha fermato Carmaux e ha tirato fuori la spada, dicendo:
– Il cane sei tu e chi andrà a tenere compagnia agli appiccati sarà la tua anima dannata.
Gli spettatori si sono allontanati. Il Corsaro Nero e il conte si sono preparati a combattere.
– Un momento, caballero, – ha detto il conte. – Voglio sapere il vostro nome.
– Sono più nobile di te, ti basta?
– No, è il nome che voglio sapere.
– Lo vuoi?.. Ma peggio per te, poiché non lo dirai più a nessuno.
Il Corsaro Nero gli ha sussurrato alcune parole in un orecchio. L'avventuriero ha mandato un grido di stupore e ha fatto due passi indietro, spaventato. Il Corsaro Nero ha iniziato l'attacco e il conte doveva difendersi.
I bevitori hanno formato un cerchio attorno ai duellanti. Carmaux e il negro erano in prima linea[19 - essere in prima linea – быть в первых рядах], ma non sembravano preoccupati. Quell'uomo era forte e robusto, ma il Corsaro Nero era veloce e agile. Non dava al conte un momento di tregua. La spada del Corsaro Nero brillava e colpiva con forza.
Il Corsaro sembrava aver appena tirato fuori la spada. Si muoveva con molta velocità, attaccando sempre più forte l'avversario. Solo i suoi occhi mostravano la sua rabbia. Non toglieva mai lo sguardo dall'avversario. Gli spettatori si erano allontanati per fare spazio ai due combattenti. L'avventuriero si ritirava, avvicinandosi al muro.
Carmaux cominciava a ridere, prevedendo la fine dello scontro.
All'improvviso, l'avventuriero si è trovato addosso al[20 - addosso a – вплотную к] muro. È impallidito e grosse gocce di sudore sono apparse sulla sua fronte.
– Basta… – ha detto con voce debole.
– No, – ha risposto il Corsaro. – Il mio segreto deve morire con te.
L'avversario ha attaccato disperatamente con tre o quattro colpi.
Il Corsaro li ha parati velocemente.
– Ora ti inchioderò sulla parete, – gli ha detto.
L'avventuriero, pazzo di spavento, ha cominciato a urlare.
– Aiuto!.. Lui è il Co…
Non ha finito. La spada del Corsaro gli è entrata nel petto, inchiodandolo nella parete. Un getto di sangue è uscito dalle sue labbra e poi lui è caduto al suolo con un grande rumore, rompendo la lama della spada.
‹…›

Упражнения
1. Переведите на русский язык:
Muovere, un nemico, rispondere, fare, colpire, cominciare, cadere, una mano, chiamare, tremare, un occhio, brillare, utile, calmarsi, una fascia, un fianco, un prigioniero, una torcia, accendere, resistere, lungo, magro.

2. Ответьте на вопросы:
1. Chi ha chiamato i corsari "diavoli"?
2. Quale decisione ha preso il capitano rispetto al prigioniero spagnolo?
3. Come è descritto l'aspetto fisico dello spagnolo?
4. Qual è il significato delle parole del capitano che "un gentiluomo mantiene sempre la parola"?
5. Come ha reagito Carmaux quando ha visto il prigioniero per la prima volta?

3. Подберите антонимы:
bello —
triste —
felice —
giovane —
grande —
forte —
veloce —
caldo —
intelligente —
buono —

4. Вставьте пропущенные слова:
1. Maracaibo non aveva più di diecimila abitanti, ma era una delle città più importanti della Spagna sulle coste del Golfo del ____________________.
2. Le prime persone che erano arrivate a Maracaibo hanno costruito belle ____________________.
3. La piazza era molto triste e ____________________.
4. Io sono un uomo che rispetta i ____________________, ma che sa bucare la pancia anche ai ____________________.

Capitoli V–VIII

L'appiccato
Quando il Corsaro e i suoi amici sono arrivati nella piazza di Granada, era molto buio. Non si poteva vedere una persona a venti passi di distanza. C'era un grande silenzio. Si sentiva solo il verso di qualche uccello vicino alle forche. Non si sentiva neanche il suono dei passi della sentinella davanti al palazzo del Governatore. Il Corsaro, Carmaux, e il negro camminavano lentamente, tenendosi presso i muri delle case o dietro ai tronchi delle palme. Ogni tanto, quando sentivano un rumore, si fermavano e aspettavano il silenzio. Erano già vicini alle forche, quando il Corsaro ha indicato una persona che si muoveva vicino al palazzo del Governatore.
– Per mille diavoli! – ha detto Carmaux. – Ecco la sentinella! Quell'uomo ci rovinerà i piani.
– Ma Moko è forte, – ha detto il negro. – Io andrò a rapire quel soldato.
– E ti farai bucare il ventre, compare.
Il negro ha sorriso e ha detto:
– Moko è bravo e sa muoversi come un serpente.
– Vai, – gli ha detto il Corsaro. – Prima di prenderti con me, voglio avere una prova della tua audacia.
– L'avrete, padrone. Io prenderò quell'uomo come prendevo i coccodrilli della laguna.
Moko ha preso una corda sottile e si è allontanato in silenzio, senza fare rumore. Il Corsaro, nascosto dietro il tronco d'una palma, lo guardava attentamente. Ammirava la bravura del negro che, quasi senza armi, andava contro un soldato armato.
– Ha del fegato[21 - avere del fegato – быть смелым] il compare, – ha detto Carmaux.
Il soldato si stava muovendo verso il portone. Aveva un'alabarda e una spada. Quando il soldato gli volgeva le spalle, Moko si avvicinava più veloce, tenendo in mano il lazo. Arrivato a dodici passi, ha lanciato la corda. Si è sentito un piccolo rumore, poi un grido soffocato e il soldato è caduto a terra. Moko, con un balzo da leone, è saltato addosso al soldato.
– Eccolo, – ha detto, gettandolo ai piedi del capitano.
– Sei coraggioso, – ha risposto il Corsaro. – Legalo a questo albero e seguimi.
In mezzo alla piazza, il capitano si è fermato davanti a un giustiziato che indossava un costume rosso e teneva tra le labbra un pezzo di sigaro. Vedendolo, il Corsaro ha mandato un vero grido di orrore.
– I maledetti!.. – ha esclamato. – Mancava[22 - mancare – не хватать, недоставать] a loro l'ultimo disprezzo!
– Signore, – ha detto Carmaux con voce triste, – siate forte!
Il Corsaro ha indicato l'appiccato con la mano.
– Subito, mio capitano, – ha risposto Carmaux.
Il negro si è arrmapicato sulla forca con un coltello in bocca. Ha tagliato la corda con un solo colpo e poi ha abbassato lentamente il cadavere. Carmaux l'ha preso delicatamente tra le braccia e l'ha avvolto nel mantello nero che il capitano gli porgeva.
– Andiamo, – ha detto il Corsaro con un sospiro. – La nostra missione è finita e l'oceano aspetta la salma di questo coraggioso.
Il negro ha preso il cadavere, l'ha sistemato tra le braccia e l'ha coperto bene con il mantello.
– Addio, valorosi disgraziati; addio compagni del Corsaro Rosso! La filibusteria vendicherà presto la vostra morte.
Poi, guardando il palazzo del Governatore, ha aggiunto con voce cupa:
– Tra me e te, Wan Guld, sta la morte!..
Si sono messi in cammino per uscire da Maracaibo e arrivare al mare per tornare a bordo della nave corsara. Avevano già percorso tre o quattro viuzze deserte, quando Carmaux, che camminava davanti, ha creduto di vedere delle ombre umane seminascoste[23 - seminascosto – полускрытый] sotto l'oscura arcata d'una porta.
– Adagio, – ha mormorato, voltandosi verso i compagni. – Se non sono diventato cieco, ci sono delle persone che ci aspettano.
– Dove? – ha chiesto il Corsaro.
– Là sotto.
– Forse sono ancora gli uomini della posada?
– Mille pesci… cani!.. Saranno i cinque baschi con i loro coltelli?
– Cinque non sono troppi per noi, e faremo pagare caro l'agguato, – ha detto il Corsaro sguainando la spada.
– La mia sciabola è pronta per i loro coltelli!.. – ha detto Carmaux.
Tre uomini avvolti in grandi mantelli si erano staccati dall'angolo di un portone, andando sul marciapiede di destra. Altri due uomini, che erano nascosti dietro un carro, bloccavano il marciapiede di sinistra.
– Sono i cinque baschi, – ha detto Carmaux. – Vedo i loro coltelli luccicare.
– Tu occupati dei due a sinistra, io dei tre a destra, – ha detto il Corsaro, – e tu, Moko, vai via con il cadavere. Ci aspetterai vicino alla foresta.
– Ah!.. Ah!.. – ha detto uno dei baschi. – Sembra che non ci siamo sbagliati.
– Largo!.. – ha gridato il Corsaro, mettendosi davanti ai compagni.
– Adagio, caballero, – ha detto il basco, avvicinandosi.
– Cosa vuoi?
– Sapere chi siete, caballero.
– Sono un uomo che uccide chi gli dà fastidio[24 - dare fastidio – надоедать/докучать], – ha risposto il Corsaro, avanzando con la spada in mano.
– Allora vi dirò, caballero, che noi non abbiamo paura, e non ci faremo uccidere come quel povero diavolo che avete inchiodato al muro. Il vostro nome e i vostri titoli o non uscirete da Maracaibo. Siamo ai servizi del signor Governatore e dobbiamo controllare chi passeggia per le strade a quest'ora.
– Se volete saperlo, venite a chiedere il mio nome, – ha detto il Corsaro mettendosi in guardia. – A te i due di destra, Carmaux.
Il filibustiere ha sguainato la sciabola e muoveva risolutamente verso i due avversari che bloccavano il cammino sul marciapiede opposto. I cinque baschi non si muovevano, aspettando l'attacco dei due filibustieri. Stanno fermi sulle gambe che tenevano un po' aperte per essere più pronti a tutte le evoluzioni, la mano sinistra sulla cintura e la mano destra sul manico del coltello, pronti a combattere. Il Corsaro, impaziente, ha attaccato i tre avversari davanti a lui, mentre Carmaux attaccava gli altri due sciabolando come un pazzo. I cinque baschi si difendevano agilmente, parando i colpi con i loro coltelli e i mantelli.
Ad un tratto[25 - Ad un tratto – Вдруг] il Corsaro ha visto uno degli avversari perdere l'equilibrio e mostrare il petto. Rapidamente l'ha colpito, e l'uomo è caduto senza mandare un gemito.
– E uno, – ha detto il Corsaro agli altri. – Presto avrò la vostra pelle!
I due baschi non erano spaventati. Sono stati fermi davanti a lui, senza muoversi. Improvvisamente, uno dei baschi si è lanciato verso il Corsaro, ma lui si è spostato di lato. La lama del Corsaro si è imbarazzato nel serapé[26 - serapé – длинная накидка, часто с бахромой по краям] del basco. Il Corsaro ha cercato di difendersi dall'altro basco, ma la sua spada si è rotta a metà. Ha gridato:
– A me, Carmaux!
Carmaux ha combattuto con i suoi due avversari e presto era vicino al Corsaro.
– Siamo nei guai! – ha gridato Carmaux. – Dobbiamo liberarci di questi cani arrabbiati.
– Teniamo la vita di due di quei bricconi, – ha risposto il Corsaro, preparando la pistola.
Stava per sparare quando ha visto un'ombra gigante attaccare i baschi. L'uomo teneva in mano un grosso bastone.
– Moko! – hanno esclamato il Corsaro e Carmaux.
Moko ha colpito i baschi con tale forza che tutti sono caduti a terra.
– Grazie, compare! – ha gridato Carmaux. – Che forza!
– Fuggiamo, – ha detto il Corsaro. – Non abbiamo più nulla da fare qui.
Alcuni abitanti, svegliati dalle grida dei feriti, cominciavano ad aprire le finestre per vedere di che cosa si trattava.
– Dove hai lasciato il cadavere? – ha chiesto il Corsaro a Moko.
– Fuori della città, – ha risposto Moko.
– Grazie per il tuo aiuto.
– Capitano, – ha detto l'africano. – Vedo otto uomini armati di alabarde e di moschettoni avanzarsi verso di noi.
– Amici, – ha detto il Corsaro, – qui si tratta di vendere cara la vita.
– Comandate che cosa si deve fare e noi siamo pronti, – hanno risposto il filibustiere ed il negro, con voce decisa.
– Moko!
– Sì, padrone!
– Porta il corpo di mio fratello sulla nostra barca. Puoi farlo? Troverai la barca sulla spiaggia e sarai al sicuro con Wan Stiller.
– Sì, padrone.
Il negro è andato subito. La strada era bloccata, così è andato in una via laterale mettendo capo ad una muraglia che serviva di riparo ad un giardino.
Il Corsaro, vedendo Moko partire, ha detto al filibustiere:
– Prepariamoci ad attaccare la pattuglia davanti a noi. Se riusciamo a passare, potremo raggiungere la campagna e poi la foresta.
Erano all'angolo della via. La seconda pattuglia non era lontana, mentre la prima non si vedeva.
– Prepariamoci, – ha detto il Corsaro.
– Sono pronto, – ha detto il filibustiere, nascosto dietro l'angolo della casa.
Gli otto soldati camminavano piano. Uno di loro, forse il comandante, ha detto:
– Adagio, ragazzi! Quei bricconi non sono lontani.
– Siamo in otto, signor Elvaez, – ha detto un soldato. – Il taverniere ha detto che i filibustieri erano solo tre.
– Ah! Quel furfante! – ha mormorato Carmaux. – Ci ha traditi! Se lo trovò, lo uccido!
Il Corsaro Nero ha alzato la sciabola, pronto ad attaccare.
– Avanti!.. – ha urlato.
I due filibustieri hanno attaccato con forza la pattuglia, colpendo a destra e a sinistra. I soldati, sorpresi da quell'improvviso attacco, non hanno potuto resistere e si sono gettati chi da una parte e chi dall'altra, per sottrarsi a quella gragnuola di colpi. Quando si sono ripresi, il Corsaro e il suo compagno erano già lontani. Capendo che erano solo due uomini, i soldati li hanno seguiti urlando:
– Fermateli! I filibustieri! I filibustieri!..
‹…›
– Capitano! – ha gridato Carmaux, che si trovava dinanzi. – Siamo in trappola.
– Cosa vuoi dire? – ha chiesto il Corsaro.
– La via è chiusa.
– Torniamo indietro, Carmaux. Gli inseguitori sono ancora lontani. Possiamo trovare un'altra via.
Stava per correre di nuovo, quando ha detto:
– No, Carmaux! Ho una nuova idea. Credo che possiamo far perdere le nostre tracce con un po' d'astuzia.
È andato verso la casa alla fine della viuzza. Era una piccola abitazione a due piani, parte in muratura e parte in legno, con una piccola terrazza con fiori.
– Carmaux, – ha detto il Corsaro. – Apri questa porta.
– Ci nascondiamo qui?
– Mi sembra il miglior modo di far perdere le nostre tracce ai soldati.
– Benissimo, capitano.
Carmaux ha aperto la porta con una lunga navaja. I due filibustieri sono entrati velocemente e hanno chiuso la porta, mentre i soldati urlavano:
– Fermateli! Fermateli!
Nell'oscurità, hanno trovato una scala e sono saliti, fermandosi sopra.
– Bisogna vedere dove siamo, – ha detto Carmaux. Ha estratto un acciarino ed un pezzo di miccia da cannone e l'ha accesa, soffiandovi sopra per ravvivare la fiamma.
– Guarda! Una porta aperta, – ha detto.
– E qualcuno che russa, – ha aggiunto il Corsaro.
– Buon segno!.. Colui che dorme è una persona pacifica.
Il Corsaro ha aperto la porta e è entrato in una stanza modesta. C'era un letto occupato da una persona. Ha acceso una candela e si è avvicinato al letto, sollevando la coperta. Un uomo dormiva. Era un vecchietto già calvo, rugoso, dalla pelle incartapecorita[27 - incartapecorito – пожелтевший] e color del mattone, con una barbetta da capra e due baffi arruffati.
– Non ci darà problemi, – ha detto il Corsaro.
L'ha scosso per svegliarlo, ma senza successo.
– Bisogna sparargli un colpo vicino all'orecchio, – ha detto Carmaux.
Alla terza scossa, il vecchio ha aperto gli occhi. Vedendo quei due uomini armati, si è alzato rapidamente, sgranando gli occhi spaventati e ha detto con voce tremante:
– Sono morto!
– Ehi, amico! È presto per morire, – ha detto Carmaux. – Mi sembra che sei più vivo di prima.
– Chi siete? – ha chiesto il Corsaro.
– Sono un povero uomo che non ha mai fatto del male a nessuno, – ha risposto il vecchio, tremando.
– Noi non vogliamo farvi del male, se risponderete alle nostre domande.
– Vostra eccellenza non è dunque un ladro?..
– Sono un filibustiere della Tortue.
– Un fili… bu… stiere!.. Allora… sono… morto!..
– Vi ho detto che non vi faremo del male.
– Cosa volete da me?
– Prima di tutto, vogliamo sapere se siete solo in questa casa.
– Sono solo, signore.
– Cosa fate a Maracaibo? – ha detto il Corsaro, in tono serio.
– Sono un notaio, signore.
– Va bene: noi prendiamo alloggio nella tua casa, finché giungerà l'occasione di andarcene. Noi non ti faremo male alcuno; bada però che se ci tradisci, la tua testa lascerà il tuo collo.
‹…›
Il Corsaro si è seduto sorseggiando un bicchiere di vino, poi si è alzato e è andato verso una finestra che dava sulla strada[28 - una finestra che dava sulla strada – окно, которое выходило на улицу]. È restato a osservare per un po', poi Carmaux l'ha visto entrare rapidamente nella stanza, dicendo:
– È sicuro il negro?
– È un uomo fidato, comandante.
– Non ci tradirà?
– Metterei una mano sul fuoco per lui.
– Lui è qui…
– L'avete visto?
– Ronza nella viuzza.
– Bisogna farlo entrare, comandante.
– E del cadavere di mio fratello, che cosa ne avrà fatto? – ha chiesto il Corsaro, aggrottando la fronte.
– Quando sarà qui, lo sapremo.
– Va a chiamarlo, ma fai attenzione. Se ti vedono, siamo in pericolo.
– Lasciate pensare a me, signore, – ha detto Carmaux, con un sorriso. – Ho solo bisogno di dieci minuti per diventare il notaio di Maracaibo.

La situazione dei filibustieri si aggrava
I dieci minuti non erano ancora passati, quando Carmaux è uscito dalla casa del notaio per cercare il negro che il Corsaro aveva visto nella viuzza. In quel brevissimo tempo, il coraggioso filibustiere aveva cambiato il suo aspetto. Ha accorciato la barba e i capelli, poi ha indossato un costume spagnolo del notaio. Vestito così, sembrava un onesto borghese di Gibraltar.
– Lo troverò, – ha mormorato il filibustiere. – Se è tornato, ci sono motivi importanti. Forse Wan Guld sa che è stato il Corsaro Nero. Forse i tre valorosi fratelli devono cadere nelle sue mani. Ma un giorno, ci vendicheremo!
Così monologando Carmaux è uscito dalla viuzza e si preparava a voltare l'angolo d'una casa, quando un soldato armato l'ha fermato improvvisamente.
– Alto là![29 - Alto là! – Ни с места!]
– Dannazione![30 - Dannazione! – Проклятие!] – ha brontolato Carmaux, mettendo la mano in tasca per prendere una pistola.
Poi assumendo l'aspetto d'un buon borghese, disse:
– Cosa volete, signor soldato?
– Sapere chi siete.
– Non mi conoscete? Io sono il notaio del quartiere, signor soldato.
– Scusate, sono nuovo a Maracaibo, signor notaio. Dove andate, si può saperlo?
– C'è un uomo che sta per morire. Devo vedere i suoi eredi.
– È vero, signor notaio, guardate però di non incontrare i filibustieri.
– Dio mio! – ha esclamato Carmaux, fingendosi spaventato. – I filibustieri qui? Come sono arrivati a Maracaibo?
– Non si sa. Ma hanno ucciso tre o quattro uomini e rubato il corpo del Corsaro Rosso.
– Che birbanti! Dove sono?
– Si pensa siano scappati in campagna. Le truppe li stanno cercando.
Carmaux sapeva abbastanza e ha creduto essere giunto il momento di andare per trovare il negro.
– Starò attento a non incontrarli. Buona guardia, signor soldato.
– Buona fortuna, signor notaio.
Il furbo filibustiere si è abbassato il cappello sugli occhi e si è allontanato velocemente, fingendo paura.
– Ah! Ah!.. – ha esclamato quando era lontano. – Resteremo nella casa di quel buon notaio fino a quando i soldati non torneranno indietro, poi andremo via tranquillamente. Ottima idea del comandante!..
Aveva già girato l'angolo della strada per prendere una più larga, quando ha visto una grande ombra nera vicino a una palma davanti a una piccola casa.
– Se non mi sbaglio, è il mio amico, – ha mormorato il filibustiere. – Abbiamo una fortuna straordinaria!
L'uomo nascosto dietro la palma ha visto Carmaux e l'ha preso per un soldato[31 - l'ha preso per un soldato – спутал его с солдатом]. Si è nascosto dietro l'angolo della casa. In pochi salti Carmaux è arrivato alla casa e ha girato l'angolo, chiamando piano:
– Ehi, compare!.. Compare!..
Il negro si è fermato, poi è tornato indietro. Ha riconosciuto Carmaux.
– Tu, compare bianco!..
– Hai buoni occhi, – ha detto il filibustiere, ridendo.
– E il capitano?
– Non ti preoccupare, è salvo. Perché sei tornato? Il comandante ti ha detto di portare il cadavere a bordo della nave.
– Non l'ho potuto, compare. La foresta era piena di soldati.
– I soldati hanno visto il nostro sbarco?
– Ho paura di sì, compare bianco.
– E il cadavere dov'è?
– Nella mia capanna, sotto le foglie.
– Gli spagnoli non lo troveranno?
– Ho lasciato uscire i serpenti. I soldati avranno paura e fuggiranno.
– Non pensi che possiamo partire ora?
– Ti ho detto che ci sono i soldati nella foresta.
– La cosa è grave. Morgan, il comandante in seconda della Folgore, non vedendoci tornare può commettere qualche imprudenza, – ha mormorato il filibustiere. – Vedremo come finirà questa avventura. Compare, sei conosciuto in Maracaibo?
– Tutti mi conoscono, venendo sovente a vendere delle erbe che guariscono le ferite.
– Nessuno sospetterà di te?
– No, compare.
– Allora seguimi: andiamo dal comandante.
– Un momento, compare.
– Cosa vuoi?
– Ho portato anche il vostro compagno.
– Chi? Wan Stiller?..
– Era in pericolo e ha deciso di venire qui.
– E il prigioniero?
– Lo abbiamo legato bene. Se i suoi amici non lo liberano, rimarrà lì.
– Dov'è Wan Stiller?
– Aspetta un momento, compare.
Il negro ha accostato le mani alle labbra e ha mandato un lieve grido, simile a quello di un pipistrello vampiro. Un attimo dopo, un uomo è saltato oltre il muro del giardino e è corso verso Carmaux, dicendo:
– Felice di vederti vivo, compagno.
– E io sono più felice di te, amico Wan Stiller, – ha risposto Carmaux.
– Pensi che il capitano mi sgriderà per essere venuto qui? Sapendo che eri in pericolo, non potevo stare nel bosco.
– Il comandante sarà contento, amico. Un uomo coraggioso in più è molto prezioso ora.
– Amici, andiamo!..
Carmaux, che non voleva essere visto da qualcuno della taverna, camminava velocemente seguito dal negro e dall'amburghese. Quando è arrivato alla viuzza, ha visto ancora il soldato che camminava avanti e indietro con un'alabarda in spalla.
– Già di ritorno, signor notaio? – ha chiesto vedendo Carmaux.
– Il mio cliente aveva fretta di andare via.
– Vi ha lasciato in eredità questo negro? – ha chiesto indicando l'incantatore di serpenti. – Un gigante che vale migliaia di piastre.
– Sì, me lo ha regalato. Buongiorno, signor soldato.
Il Corsaro Nero li aspettava sul pianerottolo, molto impaziente.
– Dunque, – ha chiesto. – Perché il negro è tornato? Ed il cadavere di mio fratello?.. E anche tu qui, Wan Stiller?
Carmaux ha spiegato velocemente i motivi che avevano costretto il negro a tornare e perché Wan Stiller era venuto ad aiutare. Poi ha detto cosa aveva saputo dal soldato alla fine della viuzza.
‹…›
– Qualcuno bussa alla porta!.. – ha esclamato Carmaux.
In quel momento il Corsaro Nero è entrato, dicendo:
– C'è un uomo che forse chiede di voi, notaio.
– Sarà un mio cliente, signore, – ha risposto il prigioniero sospirando. – Qualche cliente che forse mi avrebbe fatto guadagnare una buona giornata, mentre io invece…
– Basta parlare, – ha detto Carmaux. – Sappiamo abbastanza, chiacchierone.
Un secondo colpo ha fatto tremare la porta, seguito dalle parole:
– Aprite, signor notaio! Non c'è tempo da perdere!
– Carmaux, – ha detto il Corsaro. – Se non apriamo, quell'uomo avviserà l'alcalde. Apri e poi lega bene quell'uomo.
Carmaux era già sulle scale con il negro. Hanno aperto la porta e un giovane di circa vent'anni, vestito bene e con un pugnale alla cintura, è entrato frettolosamente, gridando:
– È così che fate aspettare chi ha fretta?.. Carr…
Vedendo Carmaux ed il negro, lui si è fermato, sorpreso e un po' spaventato. Voleva fare un passo indietro, ma la porta era già chiusa.
– Chi siete? – ha chiesto lui.
– Siamo i servi del signor notaio, – ha detto Carmaux, facendo un inchino goffo.
– Oh! Il signor Turillo è diventato ricco, se può permettersi dei servi? – ha chiesto il giovane.
– Sì, ha ereditato da uno zio morto nel Perù, – ha risposto il filibustiere, ridendo.
– Portatemi da lui. Sapeva che oggi è il mio matrimonio con señorita Carmen de Vasconcellos…
Il giovane aveva paura quando il negro l'ha colpito sulle spalle. Il povero giovane è caduto sulle ginocchia mentre gli occhi gli uscivano dalle orbite e la sua pelle diventava bruna.
– Eh, adagio, compare, – ha detto Carmaux. – Se stringi troppo, lo soffochi. Bisogna essere un po' gentili coi clienti del notaio!..
– Non preoccuparti, compare bianco, – ha risposto l'incantatore di serpenti.
Il giovanotto era portato nella stanza superiore, disarmato del pugnaletto, legato per bene e gettato a fianco del notaio.
– Fatto, capitano, – ha detto Carmaux.
Il capitano si è avvicinato al giovane e ha chiesto:
– Voi siete?
– È uno dei miei migliori clienti, signore, – ha detto il notaio. – Oggi mi avrebbe pagato molto…
– Tacete voi, – ha detto bruscamente il Corsaro.
– Il notaio parla troppo! – ha esclamato Carmaux. – Se continua così, dobbiamo tagliargli la lingua.
Il giovane ha guardato il Corsaro e ha detto:
– Sono il figlio del giudice di Maracaibo, don Alonzo de Conxevio. Potete spiegarmi perché mi avete preso?
– Non importa, ma se starete tranquillo, non vi faremo male. Domani sarete libero, se tutto andrà bene.
– Domani? – ha gridato il giovane. – Oggi mi devo sposare con la figlia del capitano Vasconcellos!
– Vi sposerete domani.
– Badate! Mio padre è amico del Governatore. Potreste avere problemi. A Maracaibo ci sono soldati e cannoni.
Il Corsaro ha sorriso:
– Non ho paura. Anche io ho uomini e cannoni.
– Ma chi siete voi?
– Non importa, – ha detto il Corsaro e è andato alla finestra.
Carmaux e il negro frugavano la casa dalla cantina al solaio, per vedere se era possibile preparare una colazione e Wan Stiller si accomodava presso i due prigionieri onde impedire qualsiasi tentativo di fuga. Il Corsaro si è seduto a tavola quando hanno sentito bussare nuovamente alla porta.
– Chi può essere? – ha chiesto Carmaux. – Un altro cliente?
– Va a vedere, – ha detto il Corsaro.
Il marinaio non ha aspettato a lungo. Si è avvicinato alla finestra senza però alzare la persiana, e ha visto un uomo anziano davanti alla porta. L'uomo sembrava un servo od un usciere di tribunale.
– Diavolo! – ha mormorato. – Questo uomo cerca il giovanotto. La sposa, padrini e gli ospiti saranno preoccupati. Uhm!.. La situazione diventa difficile!..
Il servo continuava a bussare alla porta. Il rumore attirava l'attenzione dei vicini.
Bisognava assolutamente aprire la porta ed impadronirsi il servo prima che i vicini chiamassero i soldati.
Carmaux ed il negro sono scesi velocemente e hanno aperto la porta. Il servo era legato, imbavagliato, quindi portato nella camera superiore a tenere compagnia al[32 - tenere compagnia a qd – составить компанию кому-либо] disgraziato padroncino ed al non meno sfortunato notaio.

Un duello fra gentiluomini
Tutti erano preoccupati per la brutta situazione causata dal giovane e dal suo matrimonio. La sua sparizione misteriosa e quella del servo avrebbero spaventato i parenti e si aspettavano presto delle nuove visite di amici, servi o forse soldati e giudici.
Il Corsaro e i suoi uomini avevano pensato a vari piani, ma nessuno sembrava buono. Fuggire era impossibile per il momento. Bisognava aspettare la notte, ma forse i parenti del giovane non li avrebbero lasciati tranquilli. I tre filibustieri stavano cercando un piano per uscire da quella situazione pericolosa, quando qualcuno ha bussato alla porta. Questa volta non era un servo, ma un gentiluomo castigliano con spada e pugnale, forse un parente del giovane. Il castigliano, vedendo che nessuno apriva, ha iniziato a bussare più forte. Sembrava impaziente e probabilmente pericoloso.
– Vai, Carmaux, – ha detto il Corsaro.
– Temo che sarà difficile catturarlo, comandante. Sembrava forte, opporrà una resistenza disperata.
– Io ti aiuterò e sai che sono forte.
Il Corsaro ha preso una spada, ha controllato la lama e se l'era appesa al fianco, dicendo:
– Acciaio di Toledo: sarà utile contro il castigliano.
Carmaux e il negro hanno aperto la porta e il gentiluomo è entrato con un'espressione arrabbiata e la mano sulla spada, dicendo con voce collerica:
– Ci vuole un cannone per farsi aprire?
Il nuovo venuto era un bell'uomo sulla quarantina, alto di statura, robusto, dal tipo maschio ed altero[33 - altero – гордый, благородный], con due occhi nerissimi ed una folta barba pure nera, che gli dava un aspetto marziale. Indossava un elegante costume spagnolo di seta nera e calzava alti stivali di pelle gialla.
– Perdonate signore, se abbiamo tardato, – ha risposto Carmaux, inchinandosi grottescamente dinanzi a lui, – ma eravamo occupati.
– A fare che cosa? – ha chiesto il castigliano.
– A curare il signor notaio.
– È ammalato forse?
– È stato preso da una potentissima febbre, signore.
– Chiamatemi conte, furfante.
– Scusatemi signor conte; io non avevo l'onore di conoscervi.
– Andatevene al diavolo!.. Dov'è mio nipote?.. Sono due ore che è venuto qui.
– Noi non abbiamo veduto nessuno.
– Tu vuoi burlarti di me!.. Dov'è il notaio?..
– È a letto, signore.
– Conducimi subito da lui.
Carmaux che voleva attirarlo in fondo al corridoio prima di fare segno al negro di mettere in opera[34 - mettere in opera – использовать] la sua forza muscolare, si è messo davanti al castigliano e, quando è arrivato alla scala, si è girato, dicendo:
– A te, compare!
Il negro si è avvicinato velocemente al castigliano. Il castigliano era in guardia e molto agile. Ha saltato i primi tre gradini[35 - gradini – ступеньки] e ha spinto forte Carmaux. Poi ha tirato fuori la spada e ha gridato:
– Ah! Truffatori! Cosa significa questo attacco? Ora vi taglierò le orecchie!
– Se volete sapere che cosa significa questo attacco, ve lo dirò io, signore, – ha detto una voce.
Il Corsaro Nero è apparso sul pianerottolo con la spada in mano e ha iniziato a scendere le scale. Il castigliano si è girato senza perdere di vista[36 - perdere di vista – терять из виду] Carmaux e il negro, che si sono ritirati in fondo al corridoio e si sono messi di guardia alla porta. Carmaux aveva una lunga navaja e il negro aveva un pezzo di legno.
– Chi siete, signore? – ha chiesto il castigliano senza paura. – Dalle vostre vesti sembrate un gentiluomo, ma l'abito non fa il monaco[37 - l'abito non fa il monaco (proverbio) – не всяк монах, на ком клобук (поговорка)]. Forse siete un bandito.
– Questa parola potrebbe costarvi cara, – ha risposto il Corsaro.
– Vedremo più tardi.
– Siete coraggioso, signore. Vi consiglio di deporre la spada e arrendervi.
– A chi?
– A me.
– Ad un bandito che tende un agguato[38 - tendere un agguato – устроить засаду] per uccidere le persone?
– No, al cavaliere Emilio di Roccanera, signore di Ventimiglia.
– Ah! Voi siete un gentiluomo! Perché il signore di Ventimiglia cerca di farmi uccidere dai suoi servi?
– Nessuno voleva uccidervi. Si voleva solo disarmarvi e tenervi prigioniero per qualche giorno.
– E perché?
– Per impedirvi di avvisare l'autorità di Maracaibo che mi trovo qui, – ha risposto il Corsaro.
– Forse il signore di Ventimiglia ha problemi con l'autorità di Maracaibo?
– Non sono amato da loro, soprattutto da Wan Guld. Sarebbe felice di catturarmi, come io sarei felice di catturarlo.
– Non vi capisco, signore, – ha detto il castigliano.
– Questo non vi interessa. Volete arrendervi?
– Oh! Lo pensate veramente? Un uomo con la spada cedere senza difendersi?
– Allora dovrò uccidervi. Non posso permettervi di andarvene. Io e i miei compagni saremmo in pericolo.
– Ma chi siete voi infine?
– Avreste dovuto capirlo: noi siamo filibustieri della Tortue. Difendetevi, ora vi ucciderò.
– Lo credo, affrontando tre avversari.
– Non preoccupatevi di loro, – ha detto il Corsaro, indicando Carmaux e il negro. – Quando combatto, loro non si intromettono.
– In tal caso, vi combatterò e spero di vincere. Non conoscete ancora la forza del conte di Lerma.
– Come voi non conoscete quello del signore di Ventimiglia. Conte, difendetevi!..
– Una parola se me lo permettete. Cosa avete fatto di mio nipote e del suo servo?
– Sono prigionieri con il notaio, ma non preoccupatevi per loro. Domani saranno liberi e vostro nipote potrà sposare la sua bella.
– Grazie, cavaliere.
Il Corsaro Nero si è inchinato leggermente, poi è sceso rapidamente le scale e ha attaccato il castigliano con tanta forza che lui ha dovuto indietreggiare di due passi.
Per alcuni istanti nel corridoio stretto si sentiva solo il rumore delle spade. Carmaux e il negro, appoggiati alla porta, guardavano il duello senza parlare, seguendo con gli occhi i movimenti rapidi delle lame. Il castigliano combatteva bene, parava con calma e colpiva con precisione, ma presto ha capito che ha un avversario molto forte.
Dopo i primi colpi, il Corsaro Nero era diventato calmo. Non attaccava spesso, difendeva solo, per stancare l'avversario e studiare il suo gioco. Fermo nelle sue gambe muscolose, con il corpo diritto e gli occhi attenti, sembrava giocare. All'improvviso, il Corsaro è avanzato. Con un colpo secco ha disarmato l'avversario facendogli cadere la spada. Il castigliano, senza arma, è diventato pallido e ha gridato. La punta della spada del Corsaro minacciava il suo petto, poi si è rialzata.
– Voi siete un valoroso, – ha detto, salutando l'avversario. – Voi non volevate cedere la vostra arma: ora io me la prendo, ma vi lascio la vita.
Il castigliano è rimasto immobile, sorpreso di essere ancora vivo. Ha fatto due passi in avanti e ha teso la mano[39 - tendere la mano – протянуть руку] al Corsaro, dicendo:
– I miei compatrioti dicono che i filibustieri sono uomini senza fede, solo ladri di mare; io ora posso dire che fra loro ci sono anche dei valorosi. Signor cavaliere, ecco la mia mano: grazie!
Il Corsaro gliel'ha stretta cordialmente[40 - cordialmente – сердечно], poi raccogliendo la spada caduta e porgendola al conte ha risposto:
– Conservate la vostra arma, signore; mi basta che voi promettiate di non usarla contro di noi fino a domani.
– Ve lo prometto, cavaliere, sul mio onore.
– Ora lasciatevi legare senza resistenza. Mi dispiace fare questo, ma è necessario.
– Fate quello che credete.
Ad un cenno del Corsaro, Carmaux si è avvicinato al castigliano e gli ha legato le mani, poi l'ha affidato al negro, che l'ha condotto nella stanza superiore con il nipote, il servo e il notaio.
‹…›
Alla fine della viuzza è apparso un gruppo di soldati con un tenente e molti curiosi. Erano due dozzine di soldati con fucili, spade e altri armi. Con il tenente c'era un vecchio signore con la barba bianca e una spada; forse un parente del conte.
Il gruppo si è avvicinato alla casa e si è fermato a dieci passi. I soldati hanno preparato i fucili. Il tenente ha osservato le finestre, ha scambiato alcune parole con il vecchio e poi ha bussato alla porta gridando:
– In nome del Governatore, aprite!
– Siete pronti, miei prodi? – ha chiesto il Corsaro.
– Siamo pronti, signore, – hanno risposto Carmaux, Wan Stiller e il negro.
– Voi resterete con me. E tu, mio amico africano, vai su e guarda se c'è una finestra sul tetto da dove possiamo scappare.
Detto questo, ha aperto le persiane e, chinandosi sulla finestra, ha chiesto:
– Cosa volete, signore?..
Il tenente, vedendo quel uomo invece del notaio, è restato fermo e lo guardava con stupore.
– Chi siete? – ha chiesto dopo un momento. – Io cerco il notaio.
– Rispondo io per lui, non può muoversi ora.
– Allora aprite la porta: è un ordine del Governatore.
– E se non voglio?
– In tal caso, non rispondo delle conseguenze. Sono accadute cose strane in questa casa, e ho l'ordine di sapere cosa è avvenuto del Signor Pedro Conxevio, del suo servo e del suo zio, il conte di Lerma.
– Se volete saperlo, vi dico che sono tutti vivi e di buon umore.
– Fateli scendere.
– È impossibile, signore, – ha risposto il Corsaro.
– Vi ordino di obbedire o farò sfasciare la porta.
– Fatelo, ma vi avverto che dietro la porta c'è un barilotto di polvere e al primo tentativo di romperla, io accendo la miccia e faccio saltare la casa con il notaio, il signor Conxevio, il servo e il conte di Lerma. Ora provateci, se osate!..
Udendo quelle parole, i soldati e i curiosi si sono spaventati, alcuni di loro si sono allontanati. Anche il tenente ha fatto un passo indietro. Il Corsaro restava tranquillamente alla finestra, osservando gli archibugi dei soldati. Carmaux e Wan Stiller, dietro di lui, controllavano i vicini che si erano radunati sulle terrazze e sui balconi.
– Ma chi siete? – ha chiesto finalmente il tenente.
– Un uomo che non vuole essere disturbato da nessuno, nemmeno dagli ufficiali del governatore, – ha risposto il Corsaro.
– Ditemi il vostro nome.
– No.
– Vi costringerò.
– E io farò saltare la casa.
– Ma voi siete pazzo.
– Quanto lo siete voi.
– Ah! Insultate?
– No, signor mio, rispondo.
– Basta!.. Lo scherzo è durato troppo.
– Lo volete? Ehi, Carmaux… Vai a mettere il fuoco al barilotto di polvere!..

Una fuga prodigiosa
Quando hanno sentito l'ordine, un urlo di paura è uscito non solo dalla folla, ma anche dai soldati. Soprattutto i vicini, e con ragione, perché saltando la casa del notaio sarebbero crollate anche le loro. Solo il tenente è rimasto coraggiosamente al suo posto.
– No!.. Fermatevi, signore!.. – ha gridato. – Siete pazzo?
– Volete qualcosa? – gli ha chiesto il Corsaro, con la sua solita voce calma.
– Vi dico di non fare quello che avete detto.
– Volentieri, se mi lasciate in pace.
– Liberate il conte di Lerma e gli altri e vi prometto di non darvi fastidio[41 - dare fastidio – надоедать/докучать].
– Lo farei volentieri, se prima accettaste le mie condizioni.
– Quali sarebbero?
– Di far ritirare le truppe, prima di tutto.
– E poi?
– Di farmi avere, a me e ai miei compagni, un permesso firmato dal Governatore, per poter lasciare la città senza essere fermati dai soldati.
– Ma chi siete voi, per avere bisogno di un permesso?.. – ha chiesto il tenente, sempre più stupito e sospettoso.
– Un gentiluomo straniero, – ha risposto il Corsaro, con orgoglio.
– Allora non vi serve nessun permesso per lasciare la città.
– Al contrario.
– Ma allora voi avete qualche delitto sulla coscienza. Ditemi il vostro nome, signore.
In quel momento, un uomo con una benda insanguinata sulla testa e che camminava con difficoltà è arrivato dal tenente.
Carmaux, che seguiva sempre il Corsaro, guardando i soldati, l'ha visto e ha gridato:
– Lampi!..
– Che succede, amico mio? – ha chiesto il Corsaro, voltandosi velocemente.
– Ci stanno per tradire, comandante. Quell'uomo è uno dei baschi che ci hanno attaccato con i coltelli.
– Ah!.. – ha fatto il Corsaro, alzando le spalle.
Il basco, che era proprio uno di quelli che avevano assistito al duello nella taverna e poi avevano attaccato i filibustieri con i loro coltelli enormi, si è rivolto al tenente, dicendo:
– Volete sapere chi è quel gentiluomo dal feltro nero, vero?
– Sì, – ha risposto il tenente. – Lo conosci?
– Certo!.. È stato uno dei suoi uomini a ridurmi così. Signor tenente, è uno dei filibustieri!..
Un urlo, ma questa volta non più di paura, ma di rabbia, è scoppiato da tutte le parti, seguito da uno sparo e da un grido di dolore. Carmaux, con un segno del Corsaro, ha alzato rapidamente il moschetto e con una palla ben mirata ha colpito il basco.
– Uccidete quei criminali!..
– No, prendeteli e appiccateli in piazza.
– Bruciateli vivi!..
– A morte!.. A morte!..
Il tenente ha fatto abbassare rapidamente i fucili e, spingendosi sotto la finestra, ha detto al Corsaro, che non si era mosso dal suo posto:
– Mio signore, la commedia è finita: arrendetevi!
Il Corsaro ha risposto alzando le spalle.
– Mi avete capito? – ha gridato il tenente, rosso di rabbia.
– Perfetto, signore.
– Arrendetevi o farò abbattere la porta.
– Fatelo, – ha detto il Corsaro con calma. – Vi avverto che il barile di polvere è pronto e farò esplodere la casa con i prigionieri.
– Ma esploderete anche voi!
– Bah!.. Morire tra le rovine[42 - rovine – развалины, руины] è meglio della morte che mi farete subire dopo la mia resa.
– Vi prometto di non uccidervi.
– Non credo alle vostre promesse. Sono le sei di pomeriggio e non ho ancora fatto colazione. Mentre decidete cosa fare, andrò a mangiare con il conte di Lerma e suo nipote. Faremo un brindisi alla sua salute, se la casa non esplode prima.
Detto questo, il Corsaro l'ha salutato e è rientrato, lasciando il tenente, i soldati e la folla stupiti.
– Venite, miei amici, – ha detto il Corsaro a Carmaux e a Wan Stiller. – Penso che avremo il tempo di parlare.
– E quei soldati? – ha chiesto Carmaux, sorpreso dal coraggio del comandante.
– Lasciamoli gridare.
– Andiamo a fare la cena della morte, allora, mio capitano.
– Bah!.. La nostra ultima ora è più lontana di quello che credi, – ha risposto il Corsaro. – Aspetta e vedrai cosa farà quel barile di polvere.
È entrato nella stanza, ha tagliato le corde che legavano il conte di Lerma e il ragazzo e li ha invitati a sedersi a tavola, dicendo:
– Tenetemi compagnia, conte. Ma non tentate nulla contro di noi.
– Sarebbe impossibile, cavaliere, – ha risposto il conte sorridendo. – Mio nipote non ha armi e so quanto è pericolosa la vostra spada. E così, cosa fanno i miei compatrioti?.. Ho sentito un gran rumore.
– Per ora ci stanno assediando.
– Temo che abbatteranno la porta.
– Io credo il contrario, conte.
– Allora vi assediano e prima o poi vi costringeranno a arrendervi. Vi assicuro che mi dispiacerebbe di vedere un uomo così valoroso ed amabile come siete voi, nelle mani del Governatore. Quell'uomo non perdona ai filibustieri.
– Wan Guld non mi prenderà. Devo vivere per regolare un vecchio conto con quel fiammingo.
– Lo conoscete?
– L'ho conosciuto per mia sventura[43 - sventura – несчастье], – ha detto il Corsaro, con un sospiro. – È stato un uomo fatale per la mia famiglia e se sono diventato filibustiere lo devo a lui. Ma non parliamo più di questo. Ogni volta che penso a lui, mi sento pieno di odio e triste come a un funerale. Bevete, conte. Carmaux, cosa fanno gli spagnoli?
– Stanno parlando tra di loro, comandante, – ha risposto il filibustiere che tornava dalla finestra. – Sembra che non sappiano decidersi ad attaccarci.
– Lo faranno più tardi, ma forse noi allora non saremo più qui. Il negro è ancora di guardia?
– È sul tetto.
– Wan Stiller, porta da bere a quell'uomo.
Detto questo, il Corsaro è sembrato pensare profondamente, mentre continuava a mangiare. Era diventato più triste che mai, e preoccupato, tanto da non sentire nemmeno più le parole del conte.

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notes
Примечания

1
mandare a picco – потопить

2
essere sulla quarantina – приближаться к сорока годам

3
la forca maledetta – проклятая виселица

4
cannoni da caccia – кормовые орудия

5
in carne e ossa – собственной персоной / во плоти

6
Banda di corvi! – Воронье!

7
ponte di comando – командный мостик

8
incrociare al largo – прочесывать море

9
il comandante in seconda – помощник капитана

10
rossiccio – рыжеватый

11
posada (исп.) – гостиница / постоялый двор

12
al servizio di – на службе у

13
ridicolo – смешной, смехотворный

14
caballero (исп.) – господин

15
bucare la pancia a qd – выпустить кишки кому-либо

16
scoppiare a ridere – разразиться хохотом

17
eccetera – и так далее

18
arrossire – краснеть

19
essere in prima linea – быть в первых рядах

20
addosso a – вплотную к

21
avere del fegato – быть смелым

22
mancare – не хватать, недоставать

23
seminascosto – полускрытый

24
dare fastidio – надоедать/докучать

25
Ad un tratto – Вдруг

26
serapé – длинная накидка, часто с бахромой по краям

27
incartapecorito – пожелтевший

28
una finestra che dava sulla strada – окно, которое выходило на улицу

29
Alto là! – Ни с места!

30
Dannazione! – Проклятие!

31
l'ha preso per un soldato – спутал его с солдатом

32
tenere compagnia a qd – составить компанию кому-либо

33
altero – гордый, благородный

34
mettere in opera – использовать

35
gradini – ступеньки

36
perdere di vista – терять из виду

37
l'abito non fa il monaco (proverbio) – не всяк монах, на ком клобук (поговорка)

38
tendere un agguato – устроить засаду

39
tendere la mano – протянуть руку

40
cordialmente – сердечно

41
dare fastidio – надоедать/докучать

42
rovine – развалины, руины

43
sventura – несчастье
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Чёрный корсар. Уровень 1  Il Corsaro Nero Эмилио Сальгари

Эмилио Сальгари

Тип: электронная книга

Жанр: Морские приключения

Язык: на итальянском языке

Стоимость: 219.00 ₽

Издательство: АСТ

Дата публикации: 13.01.2025

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О книге: «Чёрный корсар»—самый знаменитый роман Эмилио Сальгари. В центре сюжета—полная приключений история аристократа и пирата, Эмилио ди Рокканера по прозвищу «Чёрный Корсар», посвятившего свою жизнь мести герцогу Ван Гульду, который убил его братьев, но встретившего немало препятствий на своем пути.