Gli Esclusi
Owen Jones
Tutto d'un tratto, Heng Lee comincia a sentirsi molto strano, così decide di far visita allo Sciamano locale, niente meno che sua zia. Dopo alcuni test conclude che Heng non ha più sangue nel corpo. Come lo dirà alla sua famiglia? E cosa decideranno di fare?
Heng Lee è un capraio delle remote montagne a nord-est di Chiang Rai, nel nord della Thailandia, vicino al confine con il Laos. Si tratta di una comunità molto affiatata, dove tutti si conoscono. Heng all’improvviso si ammala, ma non così tanto da non poter portare le capre a pascolare, finché un giorno è costretto ad andare dallo Sciamano del villaggio, nonché sua zia, per via di alcuni svenimenti. Non ci sono dottori qualificati nelle vicinanze e la Sciamana è riuscito a curare tutti per secoli. La zia esamina qualche campione e giunge alla conclusione che i reni di Heng hanno smesso di funzionare e, per questo, gli è rimasto poco tempo da vivere. La lotta per salvare la vita di Heng comincia, ma altre forze entrano in gioco. Cosa succederà a Heng, alla sua famiglia e al resto della comunità se decidesse di seguire il consiglio della Sciamana?
GLI ESCLUSI
Il Divertente Racconto Di Una Famiglia Di Vampiri Contemporanea
Autore
Owen Jones
Tradotto da
Caterina Magnanelli
Copyright Owen Jones, 14 diciembre 2020
Il diritto di Owen Jones di essere identificato come l'autore di questa opera è stato asserito in conformità alle sezioni 77 e 78 del Copyright Designs and Patents Act1988. Il diritto morale dell'autore è stato asserito.
In questo romanzo di fantasia i personaggi e gli eventi narrati, a eccezione chiaramente di quelli di dominio pubblico, sono fittizi e ogni somiglianza con persone reali, viventi o decedute, è puramente casuale.
Pubblicato da Megan Publishing Service
http://meganthemisconception.com (http://meganthemisconception.com/)
Tutti i diritti sono riservati
Titolo dell’originale inglese:
THE DISALLOWED
A Humorous Tale of a Contemporary Vampire Family
1 DEDICA
Questo libro è dedicato ai miei amici Lord David Prosser e Murray Bromley, che nel 2013 hanno aiutato me e la mia famiglia thailandese più di quello che possano immaginare.
Il Karma ripagherà tutti allo stesso modo.
1 INDICE
1 Il Malanno Del Signor Lee
2 Il Dilemma della Famiglia Lee
3 Heng Il Pee Pob
4 Verso La Guarigione
5 È Un Uomo? È Un Uccello? No! È Heng!
6 Heng Torna Al Lavoro
7 Heng Amplia La Sua Dieta
8 Esperimenti
9 Ospiti
10 Un Nuovo Business Familiare
11 Un Sentiero Per Gli Hippy
12 Un Giorno Di Pausa
13 Bat Man e Bat Girl
14 La Comunità Di Pipistrelli Cresce
15 Il Primo Consiglio Di Pipistrelli
Glossario
L’Autore
Il Giglio Tigre Lily di Bangkok
1 Contatti:
http://facebook.com/angunjones (http://facebook.com/OwenInThailand)
http://twitter.com/lekwilliams (http://twitter.com/lekwilliams)
owen@behind-the-smile.org (mailto:owen@behind-the-smile.org)
http://owencerijones.com (http://owencerijones.com/)
Iscrivi alla nostra newsletter per ulteriori informazioni
sui libri e gli scritti di Owen Jones
inserendo la tua e-mail su:
http://meganthemisconception.com (http://meganthemisconception.com/)
1 1. IL MALANNO DEL SIGNOR LEE
Il Signor Lee o, come conosciuto da quelle parti, il Vecchio Lee, da qualche settimana si sentiva strano e, siccome la comunità era piccola e isolata, tutti se ne erano accorti. Aveva sentito il parere del dottore locale, uno di quelli di vecchio stampo non di quelli moderni laureati in medicina, il quale gli aveva confermato che la temperatura corporea non era nella norma, perché c’era qualcosa nel sangue che non andava.
La donna, la Sciamana locale, nonché zia del Signor Lee, non era ancora certa della causa, ma gli promise che, se le avesse lasciato qualche campione da poter studiare, l’avrebbe scoperta nel giro di ventiquattr’ore e che poi lo avrebbe mandato a chiamare. La Sciamana gli porse un ciuffetto di muschio e una pietra.
Lee sapeva cosa fare, perché lo aveva fatto altre volte; così urinò sul muschio e sputò tutta la saliva che aveva in bocca sulla pietra. Li restituì con fare solenne alla donna che, facendo attenzione a non toccarli con le mani nude per non contaminarli, li avvolse separatamente in foglie di banano per preservarne l’umidità il più a lungo possibile.
“Diamogli un giorno per marcire ed essiccare, poi li studierò attentamente e cercherò di capire cosa c’è che non va in te”.
“Grazie, Zia Da, anzi, Sciamana Da. Aspetterò con ansia la tua chiamata e verrò qui immediatamente”.
“Aspetta qui, figliolo, non ho ancora finito con te”.
Da si girò e prese un barattolo in terracotta dallo scaffale dietro di sé. Lo stappò, prese due bocconi e sputò l’ultimo addosso al Vecchio Lee. Mentre Da innalzava un canto di preghiera ai suoi dei, il Signor Lee pensò che la zia si era dimenticata di dargli una pulita: odiava che qualcuno gli sputasse addosso, specialmente se quel qualcuno erano vecchie donne con denti marci.
“L’alcol spray e la preghiera ti aiuteranno ad andare avanti finché non riusciremo a sistemarti come si deve”, gli garantì.
La Sciamana Da si alzò dalla posizione del loto che aveva assunto sul terreno del suo santuario medico, mise un braccio attorno alle spalle del nipote e lo accompagnò fuori mentre si rollava una sigaretta.
Una volta usciti, la accese e aspirò profondamente lasciando che il fumo le riempisse i polmoni. “Come stanno tua moglie e i tuoi adorabili figli?”
“Oh, loro stanno bene, Zia Da, ma sono un po’ preoccupati per la mia salute. Ultimamente mi sento un po’ malandato e, come ben sai, in vita mia non sono mai stato male”.
“No, noi Lee siamo molto forti. Tuo padre, il mio caro fratello, sarebbe ancora in formissima se non fosse morto di influenza. Era forte come un bisonte. Tu hai preso da lui, ma a lui non hanno mai sparato. Penso che ciò che ti ha indebolito sia stata la pallottola di quello Yankee”.
Avevano avuto questa discussione un sacco di volte, ma Lee non era mai riuscito a vincerla, così annuì semplicemente, allungò a sua zia un Baht da cinquanta e prese la via di casa, la sua fattoria, che si trovava a circa un centinaio di metri fuori del villaggio.
Si sentiva già meglio, così aumentò il passo per dimostrarlo a tutti.
Il Vecchio Lee riponeva piena fiducia nella sua vecchia Zia Da, come tutti i membri della comunità, un piccolo villaggio di circa cinquecento case e qualche dozzina di fattorie intorno ad esso. Sua Zia Da aveva preso il posto di Sciamano del villaggio quando lui era ancora un bambino e c’erano solo poche persone che ricordavano quello precedente. Anche loro non avevano mai avuto un medico qualificato.
Ciò non significava che gli abitanti del villaggio non potessero andare da un vero dottore, ma questi erano pochi e lontani: il medico ufficiale più vicino si trovava ‘in città’, quindi a settantacinque chilometri da lì, e non c’erano autobus, taxi o treni tra le montagne in cui vivevano, nel punto più remoto a nord-est della Thailandia. Inoltre, i dottori erano cari e prescrivevano medicine costose, e si riteneva che ci guadagnassero commissioni molto alte. C’era una clinica anche qualche villaggio più in là, ma l’unico personale di cui era fornita era un’infermiera full-time e un medico part-time che lavorava un giorno ogni due settimane.
Gli abitanti del villaggio come il Signor Lee pensavano che questi specialisti probabilmente andavano bene per i ricchi abitanti di città, ma non erano molto utili a quelli come loro. Come poteva un contadino assentarsi per un giorno intero e assumere qualcuno con una macchina per andare in città da un dottore? Un mezzo si poteva anche trovare, ma nel raggio di dieci chilometri c’erano solo pochi vecchi trattori.
No, pensò, la sua vecchia zietta andava benissimo per tutti e andava bene anche per lui; inoltre, non aveva mai fatto morire né ucciso nessuno, a meno che non fosse giunta la sua ora. Tutti potevano giurarlo.
Tutti.
Il Signor Lee era molto orgoglioso di lei e, in ogni caso, non c’erano molte alternative nel raggio di chilometri, certamente nessuno con tutta quella esperienza, tutti quegli anni di …? Beh, nessuno sapeva quanti anni avesse in realtà, nemmeno lei lo sapeva, ma, probabilmente, i novanta li aveva passati da un bel po’.
Con questi pensieri che gli giravano in testa raggiunse il cortile di casa. Voleva discutere la questione con la moglie, perché, sebbene per il mondo esterno lui fosse il capo famiglia, così come doveva essere, lo era solo in apparenza, poiché, in realtà, ogni decisione veniva presa dalla famiglia intera, per lo meno da tutti gli adulti.
Questo stava per diventare un giorno importantissimo, perché la famiglia Lee non aveva mai avuto una ‘crisi’ prima d’ora. Addirittura, anche i loro due figli, che ormai non erano più bambini, avrebbero avuto il permesso di dire la loro.
La storia stava per essere scritta e il Signor Lee ne era alquanto consapevole.
“Mad!”, chiamò, con il nomignolo dato alla moglie quando ancora il primogenito non riusciva a dire ‘Madre’. “Mad, ci sei?”.
“Sì, sono qui fuori”, rispose dal retro.
Il Signor Lee aspettò che la moglie tornasse dal bagno, ma dentro casa era caldo e molto umido, così tornò nel cortile e si sedette sul largo tavolo con il tetto fatto di erba dove tutta la famiglia mangiava e dove ci si poteva riposare durante il tempo libero, se solo lo avessero avuto.
Il vero nome della Signora Lee era Wan, ma suo marito l’aveva soprannominata affettuosamente Mad quando il figlio maschio, da piccolino, l’aveva chiamata così; questo nome rimase impresso al Signor Lee, ma non ai figli. Ad ogni modo, Wan veniva dal villaggio di Baan Noi, così come il marito, ma la sua famiglia non si era mai allontanata da lì, mentre quella del suo sposo era migrata dalla Cina due generazioni prima, sebbene la loro città natale non fosse poi così lontana.
Wan aveva i tratti tipici delle donne del posto. Ai suoi tempi era un bella ragazza, ma all’epoca alle signorine non venivano concesse chissà quali opportunità e non venivano nemmeno incoraggiate a essere ambiziose. Non che le cose siano cambiate molto per la figlia venti anni dopo. Wan era contenta di cercare un marito dopo aver lasciato la scuola, così, quando Heng Lee le chiese la mano e mostrò ai suoi genitori il compenso economico che aveva in banca, lei pensò che fosse un buon partito, alla pari di tutti gli altri ragazzi della zona che potevano chiederle la mano. Inoltre, non aveva nessun desiderio di allontanarsi dalle sue amiche e dai suoi legami più stretti per andare a vivere in una grande città e ampliare i propri orizzonti.
Alla fine, era riuscita anche ad amare Heng Lee in un modo tutto suo, sebbene la fiamma si fosse spenta da un po’ e ora fosse più un socio in affari che una moglie nell’azienda di famiglia destinata alla reciproca sopravvivenza e a quella dei due figli.
Wan non era mai andata in cerca di un amante, anche se aveva ricevuto diverse richieste sia prima che dopo il matrimonio. All’epoca si sentì indignata, ma ora ripensava a quei momenti con tenerezza. Heng era stato il primo e l’unico, e ora sarebbe sicuramente stato l’ultimo, ma lei non se n’era mai pentita.
Il suo unico desiderio era potersi prendere cura dei nipoti che col tempo i suoi figli le avrebbero dato. Certamente, non voleva che si buttassero a capofitto in un matrimonio come aveva fatto lei, specialmente la femmina. Era sicurissima che prima o poi avrebbero avuto dei figli, anche perché era l’unico modo per assicurarsi un po’ di stabilità finanziaria per quando sarebbero stati vecchi e, inoltre, per avere la possibilità di incrementare la propria condizione familiare.
La Signora Lee aveva a cuore lo stato e l’onore della sua famiglia, ma di beni materiali ne aveva già a sufficienza. Aveva vissuto per così tanto tempo senza avere nulla che ormai non le importava più.
Aveva già un cellulare e una televisione, anche se il segnale era molto debole. Non poteva fare altro che aspettare che il governo venisse ad aumentare la potenza delle trasmittenti locali; cosa che avrebbe sicuramente fatto nel giro di poco tempo. Wan non voleva una macchina, perché non voleva andare da nessuna parte e, comunque, le strade erano dissestate.
Ma non era solo questo: le persone della sua età e della sua posizione sociale avevano sempre considerato la macchina come un bene totalmente al di fuori della loro portata, perciò avevano smesso di desiderarla decenni prima. In altre parole, lei era contenta della bicicletta e del vecchio motorino che formavano la rimessa della loro famiglia.
La Signora Lee non desiderava più nemmeno oro e bei vestiti: crescere due bambini con uno stipendio da contadino aveva annullato quei sogni molti anni prima. Malgrado ciò, Wan era una donna felice che amava la propria famiglia e si era rassegnata a quella vita, finché un giorno Buddha non l’avrebbe chiamata di nuovo a casa.
Il Signor Lee guardò sua moglie procedere verso di lui, mentre era intenta ad aggiustarsi qualcosa sotto il suo sarong; suppose che dovesse sistemarsi, perciò non chiese niente. Lei si sedette sul bordo del tavolo e mosse le gambe verso l’alto per poi sedersi come la una sirena sulle rocce delle coste danesi.
“Bene, che cosa ti ha detto quella vecchia befana?”
“Oh, su, Mad, non è poi così male! È vero che voi due non siete mai andate d’accordo, ma è così che va a volte, no? Lei non ha mai detto una brutta parola su di te, infatti, proprio mezz’ora fa mi stava chiedendo della salute tua … e di quella dei ragazzi”.
“A volte sai essere proprio sciocco, Heng. Lei dice cose carine a me e su di me quando ci sono altre persone ad ascoltare, ma appena rimaniamo da sole mi tratta come spazzatura e lo ha sempre fatto. Mi odia, ma è troppo subdola per fartelo vedere, perché sa che prenderesti le mie difese e non le sue. Voi uomini pensate di sapere come va il mondo, ma non vedete quello che accade sotto i vostri occhi.
“Negli anni mi ha accusato di ogni sorta di cose: che non tenevo la casa pulita, che non lavavo i bambini, e una volta mi ha anche detto che il mio cibo puzzava come se avessi usato gocce di capra per insaporirlo!
“Bah, non sai neanche la metà delle cose che mi dice e non mi credi uguale, come potresti credere a tua moglie? Sì, puoi anche sorridere, ma, fattelo dire, non è stato molto divertente in questi ultimi trent’anni. Ad ogni modo, che cosa ti ha detto?”
“Niente, davvero, era solo un controllo, quindi la solita vecchia routine. Sai, fare pipì su un po’ di muschio, sputare su una pietra, poi farti spruzzare l’alcol da quella vecchia bocca sdentata. Mi fa rabbrividire il solo pensiero. Ha detto che mi farà sapere qualcosa domani, quando potrà darmi i risultati.
“Dove sono i ragazzi? Non dovrebbero essere qui e prendere parte alla discussione?”
“Non penso proprio. Dopotutto, non sappiamo ancora niente, giusto? O ti sei fatto qualche idea?”
“No, penso che dovrei farmi fare un massaggio da quella ragazza cinese … quello potrebbe aiutarmi se le chiedessi di andarci piano. Ha acquisito le sue competenze nel nord della Thailandia, perciò può essere abbastanza brusca … o almeno così dicono. Sai, con i miei malanni, potrebbe giovarmi un bel massaggio delicato … che cosa ne pensi, mia cara?”
“Sì, so cosa vuoi dire con ‘massaggio delicato’. Se è questo il problema, perché non chiedi a tuo zio di fartelo? Perché scegliere una ragazza?”
“Lo sai il perché, non mi piace avere le mani di un uomo addosso, te l’ho spiegato altre volte, ma va bene, se ti dà fastidio, non farò il massaggio”.
“Guarda che non ti sto dicendo che non puoi andare! Santo cielo, non posso mica fermarti! Comunque sia, come dici tu, dicono che sia piuttosto brusca e potrebbe fare più male che bene. Penso che sarebbe più saggio non andarci finché non avremo avuto notizie da tua zia, tutto qui”.
“Sì, d’accordo, probabilmente hai ragione. Non mi hai ancora detto dove sono i ragazzi”.
“In realtà, non ne sono sicura, pensavo che a quest’ora sarebbero tornati … Sono usciti insieme per vedere qualcosa per una festa di compleanno che hanno questo fine settimana, o qualcosa del genere”.
I Lee avevano due figli, un maschio e una femmina, e si ritenevano fortunati, perché ci avevano provato per dieci anni prima che venisse concepito il maschio. Ora avevano rispettivamente venti e sedici anni, quindi il Signore e la Signora Lee avevano rinunciato da un pezzo ad averne altri.
Avevano smesso di provarci anni fa.
I due erano bravi ragazzi, ubbidienti e rispettosi, e rendevano orgogliosi i genitori, o, per lo meno, quello che sapevano di loro li rendeva orgogliosi, perché erano esattamente come qualsiasi altro adolescente che si rispetti: novanta percento buoni, ma con qualche dispetto e pensiero segreto che i loro genitori non avrebbero approvato.
Il Signorino Lee, il figlio, di nome Den, o conosciuto anche come Giovane Lee, aveva appena compiuto vent’anni e aveva finito la scuola da quasi due. Lui, così come la sorella, aveva avuto un’infanzia felice, ma aveva iniziato a rendersi conto che suo padre aveva pianificato una vita molto dura per lui, benché avesse sempre lavorato sia prima che dopo la scuola. Però, prima c’era anche tempo per il calcio, il ping pong e le ragazze al ballo della scuola.
Ora era tutto finito, così come era finita la sua prospettiva di avere una vita sessuale, non che ci fosse mai stato molto di cui vantarsi, a parte qualche raro bacio e qualche toccatina. Da circa due anni, però, non era più riuscito a ottenere nulla. Den sarebbe partito per una città in un batter d’occhio, se solo avesse saputo cosa fare quando sarebbe arrivato là, ma non aveva alcuna aspirazione, tranne che avere un mucchio di donne. I suoi ormoni lo stavano scombussolando a tal punto che persino qualche capra gli sembrava molto attraente, cosa che lo preoccupava da morire.
In fondo, ma non troppo, sapeva che avrebbe dovuto sposarsi se avesse voluto avere rapporti regolari con una donna.
L’idea del matrimonio cominciava a sembrare decisamente seducente, anche se gli sarebbe costato qualche figlio.
La Signorina Lee, meglio conosciuta come Din, era una bella ragazza di sedici anni, la quale aveva lasciato la scuola durante l’estate, studiando, perciò, due anni in meno del fratello, cosa abbastanza comune da quelle parti. Non perché fosse meno brillante, ma perché i genitori e le ragazze stesse ritenevano che prima si creavano una famiglia, meglio era. Inoltre, era più facile trovare marito quando una ragazza aveva meno di vent’anni piuttosto che qualche anno in più. Din aveva accettato questo ‘sapere’ tradizionale senza troppe domande, malgrado i dubbi della madre.
Anche lei aveva sempre lavorato sia prima che dopo la scuola e, con tutta probabilità, più duramente del fratello, anche se lui non se n’era mai accorto, dato che, praticamente, le ragazze da quelle parti venivano indirettamente viste come schiave.
Tuttavia, Din a volte fantasticava: sognava un romantico intrico, nel quale il suo innamorato l’avrebbe rapita e portata a Bangkok, dove lui sarebbe diventato un medico e lei avrebbe fatto shopping tutto il giorno con le sue amiche. Anche i suoi ormoni non le davano pace, ma la cultura locale le vietava di ammetterlo, soprattutto a se stessa. Suo padre, suo fratello e persino sua madre, probabilmente l’avrebbero rinchiusa se l’avessero beccata anche solo sorridere a un ragazzo che non fosse appartenente alla famiglia.
Lei lo sapeva e accettava anche questo senza troppe domande.
Era suo il piano di cominciare a cercare marito immediatamente, un compito al quale sua madre si era offerta di aiutare, perché entrambe sapevano che prima veniva portato a termine, meglio era, anche per evitare di portare vergogna alla propria gente.
In fin dei conti, i Lee erano una famiglia tipica del posto ed erano contenti di esserlo. Andavano avanti con le proprie vite tra i vincoli dei costumi locali e il pensiero di ciò che fosse giusto e corretto, anche se i figli covavano il sogno di scappare e raggiungere la grande città. Il problema era che la mancanza di ambizione che era stata coltivata dalla popolazione delle montagne per secoli e secoli li tratteneva, e questa era una buona cosa per il governo, altrimenti tutti i giovani sarebbero scomparsi dalle campagne molti anni prima per poter raggiungere Bangkok e da lì paesi stranieri come Taiwan e Oman, dove gli stipendi erano migliori. Ad ogni modo, la libertà dal rigido condizionamento dei pari era affascinante.
Molte ragazze erano partite alla volta di Bangkok. Alcune avevano trovato un lavoro decente, ma la maggior parte era finita nel giro della prostituzione delle grandi città; altre si erano trasferite all’estero, addirittura anche fuori dall’Asia. C’erano parecchie storie orribili per poter dissuadere le ragazzine e avevano funzionato sia su Din sia su sua madre anni prima.
Al Signor Lee piaceva la sua vita e amava la sua famiglia, anche se non lo avrebbe mai ammesso fuori dai confini della sua abitazione. Non voleva perderli a causa di qualche malattia che poteva aver cominciato a crescere dentro di lui quando era ancora un ragazzo.
Il Vecchio Signor Lee, sebbene sapesse che qualche ragazzetto del villaggio poco rispettoso lo chiamasse Lee il Vecchio Caprone, fu un idealista in giovane età e si era arruolato per combattere con il Vietnam del Nord non appena aveva finito la scuola. Vivevano vicinissimo al confine con il Laos, perciò il Vietnam non era così lontano; inoltre, sapeva delle bombe che gli americani avevano lanciato in quei territori e lui voleva dare il proprio contributo per porre fine alla guerra.
Aveva sposato la causa comunista ed era partito per l’addestramento militare in Vietnam non appena glielo permisero. Molte delle persone con cui si esercitava erano esattamente come lui, in parte cinesi, ma stanchi di potenze straniere che si immischiavano nel futuro dei propri compatrioti. Non riusciva a capire il motivo per cui agli americani, che vivevano a migliaia di chilometri di distanza, importasse chi fosse al governo nella sua piccola parte di mondo. Non si era mai preoccupato di chi fosse il presidente che avevano eletto.
In ogni caso, il destino volle che Heng non avesse mai l’opportunità di sparare un colpo per sfogare la sua rabbia, poiché venne colpito dal frammento di una bomba americana mentre veniva trasportato dal campo di addestramento al campo di battaglia durante il suo primo giorno. Le ferite erano molto dolorose, ma non misero a rischio la sua vita; queste furono, però, sufficienti a farlo congedare per invalidità non appena fu in grado di lasciare l’ospedale. Fu colpito sulla parte superiore della gamba sinistra dal pezzo più grande, ma alcuni più piccoli colpirono l’addome; questi potevano essere la causa del suo malessere attuale. Da qui, nacquero anche tutte quelle dicerie sulla pallottola che lo aveva colpito.
Era tornato a casa zoppicante e con un risarcimento abbastanza buono da poter comprare una piccola fattoria; invece, oltre alla fattoria si comprò un gregge di capre per allevarle e venderle. Un anno dopo, la gamba era tornata come nuova, aveva una masseria ed era sposato con una bella ragazza del posto che conosceva da quando era un ragazzo e che proveniva da una famiglia di agricoltori, con la quale visse una vita povera, ma felice.
Da allora, tutti i giorni della settimana, tranne la domenica, il Signor Lee portava il suo gregge a pascolare sulle montagne e durante l’estate spesso passava la notte in uno dei bivacchi sparsi qua e là che aveva imparato a costruire nell’esercito. Ricordava quei tempi con nostalgia, come giorni felici, sebbene allora non li avrebbe proprio definiti così.
Sulle montagne i predatori erano scomparsi, a parte gli uomini, poiché tutte le tigri erano state uccise tempo addietro per essere utilizzate nella medicina cinese. Il Signor Lee su questo aveva sentimenti contrastanti: da una parte sapeva che era un’infamia, ma dall’altra non aveva alcun desiderio di difendere le capre dalle tigri ogni notte. Prima che la malattia lo colpisse, all’incirca una settimana prima, era stato un capraio per quasi trent’anni, infatti conosceva le montagne come le sue tasche.
Sapeva sia quali zone evitare, poiché ancora ricche di mine e di pacchetti di stricnina lasciati dagli americani negli anni Settanta, sia quali zone erano state liberate, anche se gli artificieri ne avevano mancate una o due, come aveva scoperto una delle sue capre un mesetto prima. Fu una scena tremenda: un sasso, balzando dal suolo, innescò la mina che fece saltare in aria il povero animale, portandogli via la testa. Fortunatamente, morì immediatamente e il suo corpo non andò sprecato, infatti, il Signor Lee era troppo lontano da casa per trascinare la carcassa fino là, perciò decise di passare qualche giorno tra le montagne, abbuffandosi, mentre la sua famiglia era a casa preoccupata da morire.
Il Signor Lee era un uomo soddisfatto. Gli piaceva il suo lavoro e la vita all’aperto, e ormai aveva accettato il fatto che non sarebbe mai stato ricco né avrebbe mai più viaggiato. Per questo, lui e sua moglie erano contenti di aver avuto solo due figli. Li amava entrambi in ugual modo e voleva il meglio per loro, ma era anche contento che avessero lasciato la scuola, così potevano lavorare a tempo pieno nella fattoria, aiutando la madre a coltivare erbe e verdure, e a mantenere tre maiali e qualche dozzina di galline.
Heng pensava a quanto avrebbe potuto espandere la fattoria con un aiuto ulteriore. Magari avrebbero potuto gestire un’altra dozzina di galline, qualche maiale in più e un campo di granturco.
Si risvegliò da questo sogno a occhi aperti: “E se fosse grave, Mad? Non l’ho detto a nessuno prima, ma sono svenuto due volte questa settimana e ci sono andato vicino altre tre”.
“Perché non me lo hai detto?”
“Beh, sai, non volevo farti preoccupare e, comunque, non potevi farci niente, no?”
“No, non personalmente, ma ti avrei portato prima da tua zia e forse avrei cercato di trascinarti da un dottore”.
“Ah, mi conosci, Mad. Ti avrei detto, ‘Aspettiamo di sapere cosa dice Zia Da prima di spendere tutti quei soldi’. Ammetto di sentirmi un po’ strano a volte e sono un po’ spaventato da quello che potrebbe dirmi la zietta domani”.
“Sì, anche io. Ti senti davvero così male?”
“Ogni tanto, ma il fatto è che non ho alcuna energia. Ero solito correre e saltare con le capre, ma adesso mi sento stanco anche solo a guardarle!
“C’è qualcosa, ne sono sicuro”.
“Senti, Paw”, disse, chiamandolo con il nomignolo meno fantasioso che potesse trovare, in quanto significava ‘papà’ in thailandese, “i ragazzi sono al cancello. Vuoi includerli in tutto questo proprio ora?”
“No, hai ragione, non c’è motivo di farli preoccupare adesso, ma penso che Zia Da mi manderà a chiamare domani nel tardo pomeriggio, quindi di’ loro che faremo una riunione di famiglia all’ora del tè e dovranno esserci.
“Ora penso che andrò a letto, mi sento di nuovo stanco. Lo sputacchio della zia mi ha tirato su per un po’, ma l’effetto è esaurito. Di’ ai ragazzi che sto bene, ma chiedi a Den se può portare le capre fuori al posto mio domani, va bene? Non c’è bisogno che le porti lontano, basta giù al fiume, così possono mangiare l’erba e bere … Non gli farà male per un giorno o due.
“E poi, quando hai dieci minuti, potresti farmi un po’ di quel tuo tè speciale, per favore? Quello con lo zenzero, l’anice e il resto … mi tirerà su di morale ... Oh, e qualche seme di melone o di girasole … Magari puoi chiedere a Din di raccoglierli per me?”
“Che ne dici della zuppa? È la tua preferita …”
“Sì, va bene, ma se mi sono addormentato lasciala sul tavolo, la berrò fredda più tardi.
“Ciao, ragazzi, vado a letto presto stasera, ma non voglio che vi preoccupiate, sto bene. Vostra madre vi darà più dettagli. Ho preso solo qualche tipo di infezione, penso. Buonanotte a tutti”.
“Buonanotte, Paw”, risposero, osservandolo ansiosamente. Poi si guardarono l’uno con l’altro; Din sembrava alquanto preoccupata.
Appena il Signor Lee si distese nella tranquilla oscurità, sentì le tempie pulsare ancora più forte, come quando un dente cariato sembra fare più male la notte nel letto, ma era così spossato che si addormentò prima che gli furono portati il tè, la zuppa e i semi.
Fuori, seduti attorno al tavolo nella penombra, il resto della famigliola discuteva sottovoce il malanno di Heng, anche se nessuno avrebbe potuto sentirli se avessero parlato a voce alta.
“Paw morirà, mamma?”, chiese Din quasi in lacrime.
“No, mia cara, certo che no”, ripose, “almeno … non credo”.
1 2. IL DILEMMA DELLA FAMIGLIA LEE
Secondo il perfetto stile contadino, i componenti della famiglia Lee dormivano tutti insieme nell’unica stanza all’interno della casa: madre e padre avevano un materasso doppio, i ragazzi ne avevano uno singolo per ciascuno e ogni letto era protetto da una zanzariera. Quando si svegliarono, si alzarono in punta di piedi per non disturbare Heng.
Sapevano che c’era qualcosa che non andava, perché solitamente lui era il primo ad alzarsi e uscire, persino nei giorni più freddi. I tre scrutarono preoccupati attraverso la zanzariera il viso pallido cadaverico del capo famiglia, finché Wan disse ai figli di uscire.
“Din, fammi un favore, tesoro. Non mi piace l’aspetto di tuo padre, perciò, fatti una doccia veloce e va’ a sentire se Zia Da sa dirci qualcosa, lo faresti? Brava ragazza. Se non è ancora pronta e siamo in anticipo, chiedile se può fare uno sforzo speciale per il suo nipote preferito, prima che sia troppo tardi, d’accordo?”
Din scoppiò a piangere e corse a farsi la doccia. “Scusa, amore, non volevo turbarti!”, le gridò Wan.
Quando, quindici minuti dopo, arrivò dalla sua prozia, la vecchietta era sveglia e vestita, e sedeva al grosso tavolo davanti alla casa, mangiando una zuppa di riso.
“Buongiorno a te, Din, è bello vederti. Vuoi una tazza di zuppa? È deliziosa”. Da adorava i pronipoti, specialmente Din, ma non appena Din riferì ciò che aveva chiesto Wan, disse che sua madre chiedeva molto per una diagnosi di questo tipo fatta in sole ventiquattr’ore.
“Quella donna! D’accordo, vediamo cosa possiamo fare … Il tuo Paw ha una brutta cera, vero?”
“Sì, Zia Da, è bianco come un cadavere, ma non pensiamo che sia morto ancora … La mamma stava per pungerlo con uno spillo per vedere se reagiva, ma io non ho aspettato. Non voglio che Paw muoia, Zia Da, salvalo, per favore!”
“Farò quello che posso, figliola, ma quando Buddha chiama, non esiste nessuno al mondo che possa dire ‘No’, ma vedremo cosa possiamo fare. Vieni con me”.
Da le fece strada all’intero del santuario, accese una candela e chiuse la porta dietro di sé. Sperava che Din mostrasse interesse in quelle ‘antiche usanze’ mentre era ancora abbastanza giovane da poterle insegnare, perché sapeva che un giorno o l’altro avrebbe avuto bisogno di un successore se il lavoro fosse rimasto all’interno della famiglia Lee.
Indicò il materassino dell’Indagatore sul pavimento dove Din si sedette, dopo di che cominciò a camminare intorno alla capanna mormorando preghiere e incantesimi, e accendendo qualche altra candela, per poi sedersi di fronte a Din, la quale fissava le sue mani intrecciate sul grembo.
Da guardò sua nipote e sentì un leggero tremore correre lungo il corpo, fissò a sua volta le sue mani intrecciate per qualche secondo, poi alzò lo sguardo verso Din.
“Sei venuta qui cercando consigli riguardanti qualcun altro? Per favore, fa la tua domanda”, disse Da, ma con una voce rimbombante, oscura e profonda che nessuno aveva mai sentito al di fuori della capanna.
Questa trasformazione spaventò Din, come accadeva sempre quando sua zia andava in trance e permetteva a un’altra entità di prendere il controllo del suo corpo. Non era tanto il suo volto che cambiava, ma tutto il suo corpo mutava leggermente, come quando un attore o un imitatore modificava i propri atteggiamenti per calarsi nei vari personaggi; però era molto più di questo: sembrava che l’interno di Da fosse stato sostituito con quello di qualcun altro, così che apparisse diversa sia nell’aspetto che nel suono della voce.
Din guardò la vecchia Sciamana, che non era più sua zia.
“Sciamana, mio padre è molto malato. Ho bisogno di sapere qual è la causa e cosa possiamo fare”.
“Sì, tuo padre, quello che chiami ‘Paw’”.
L’entità, che in quel momento sembrava essere un uomo, mise una mano in ognuno dei fagotti che Heng aveva lasciato il giorno prima e fece chiudere gli occhi alla zia. Ci fu quella che a Din sembrò una lunga pausa e un silenzio così profondo che avrebbe giurato di sentire le formiche camminare sul duro pavimento di malta.
Din era già stata a una dozzina di sedute, ma mai per qualcosa di così serio. Una volta voleva sapere di un dolore allo stomaco, qualche anno fa del suo ciclo mestruale, recentemente, invece, aveva chiesto se si sarebbe sposata presto. Non aveva paura della scena, ma dell’esito. Sapeva che poteva solamente rimanere seduta, aspettare e osservare, e questo per lei era affascinante.
La Sciamana scartò lentamente il primo pacchetto contenente la pietra, lo esaminò attentamente, lo annusò e, infine, lo ripose nella foglia di banano. Dopo di che, prese la foglia contenente il muschio e annusò di nuovo, per poi riporlo sul materassino di fronte a lei.
La Sciamana guardò Din con aria grave e, dopo alcuni minuti, parlò.
“Colui di cui sei così preoccupata è molto malato. In realtà, era molto vicino alla morte quando ha generato questi campioni, tuttavia, non se n’è ancora andato … Alcuni dei suoi organi interni, in particolare quelli che riguardano la pulizia del sangue, si trovano in un pessimo stato … Quelli che voi chiamate, credo, ‘kidelies’ in thailandese, hanno smesso di funzionare completamente e il fegato si sta deteriorando rapidamente.
“Ciò significa che la morte è imminente. Non esiste alcuna cura”.
La Sciamana sussultò e riprese le sembianze di Zia Da, la quale batté le ciglia un paio di volte, si contorse un po’ come per mettere un vestito stretto, poi si strofinò gli occhi.
“Non erano buone notizie, vero? Sai che quando sono posseduta non sempre riesco a sentire tutto, ma ho colto qualcosa e, inoltre, percepisco dal tuo volto che tuo padre è messo male”.
“Lo Spirito ha detto che Paw presto morirà perché non esiste alcuna cura per il deterioramento di reni e fegato …”.
“Mi dispiace, Din, sai che tengo molto a tuo padre … Guarda, ti dico una cosa, ho imparato alcuni trucchetti nel corso degli anni oltre alla possessione. Diamo un’occhiata … Sì, la pietra … vedi dove tuo padre ha sputato? Nessun segno! Ciò significa che non ci sono sali nella sua saliva, né minerali, né vitamine, niente, solo acqua.
“Ora, il muschio”, annusò da una certa distanza, poi lo avvicinò al naso. “La stessa cosa! Annusa!”, lo porse a Din, la quale era riluttante ad annusare l’urina di suo padre. “Avanti, non morde mica!”, disse Da. Din lo fece, ma solo perché era obbligata.
“Nessun odore, solo quello del muschio”.
“Esatto! L’urina degli uomini puzza come il piscio di un gatto se la tieni ben chiusa, ma quella del tuo papà no. Ciò significa che non c’è niente che possa deteriorarsi. Di conseguenza, anche il suo sangue è solo acqua.
“Non puoi vivere molto con l’acqua al posto del sangue, no? Ha una logica, giusto? Il sangue trasporta le cose buone in tutto il corpo, ma tuo padre non ce l’ha ed è per questo che è sempre debole!
“Torna a casa immediatamente a prendere il motorino, se non è troppo tardi e se lui è ancora tra noi, poi torna qui e fammi salire. Va’ adesso, svelta!”
Din volò fuori dalla porta e corse a casa.
Mentre Din era via, Da si preparò ad andare, perché, in fondo al cuore, sapeva che il suo Heng non era ancora morto, non del tutto, almeno. Selezionò qualche erba e le mise in una borsa, si sciacquò velocemente il viso e si legò i capelli con un fazzoletto per l’imminente corsa con la motocicletta. Dopo di che, uscì in attesa di sua nipote.
Din arrivò qualche minuto più tardi immersa in una nuvola di polvere.
“Svelta Zia, mamma dice di fare presto, perché sta per andarsene”.
Da cavalcò lo scooter all’amazzone, come si addiceva a una signorina, e insieme partirono. I lunghi capelli di Din frustavano dolorosamente il suo vecchio viso rugoso, mentre lei cercava di scansarli. Non appena arrivarono, Da smontò con l’agilità di una ragazzetta e si introdusse in casa.
“Grazie per essere venuta così rapidamente, Zia Da, lui è nella camera da letto”.
“Sì, immaginavo che fosse a letto e non in mezzo alle sue capre!”, scostò la tenda che riparava dalle zanzare e si sedette sul pavimento di legno, vicino alla sua testa. Come prima cosa guardò la sua pelle, poi i capelli e le labbra e, infine, gli aprì occhi per osservarli.
“Mmm, capisco … mostratemi i suoi piedi!”, Wan accorse a scoprire i piedi del marito e Da si protese per stringerli e vederli più da vicino.
“Mmm, non ho mai visto prima un caso così grave di mancanza di succo nel sangue. Mi daresti il permesso di dire ai tuoi figli cosa fare per un po’? Tornerò presto, tu sistema la testa di tuo marito su alcuni cuscini, manderò Din ad aiutarti mentre Den mi assisterà di fuori”.
“Sì, Zia Da, certo. Tutto per aiutare il mio adorato Heng”.
“Bene, vediamo cosa possiamo fare”, detto questo si alzò e scese al piano terra.
“Din, va’ ad aiutare tua madre, Den, vieni con me, dobbiamo muoverci rapidi e precisi”.
Din raggiunse velocemente sua madre, mentre Den chiese cosa poteva fare per aiutare.
“Vai a prendermi il galletto più forte che avete! Svelto, ragazzo!”
Quando tornò con il pennuto sotto braccio, Da lo prese.
“Ora, lega il caprone più forte a un palo così che non possa muoversi di una virgola; seduto o in piedi, per me è indifferente”.
Den scappò di corsa. Intanto Da si appollaiò sul bordo del tavolo, tagliò la gola al galletto, raccolse il sangue in una ciotola, lanciò il corpo senza vita nel cesto della verdura che si trovava sul tavolo e corse di sopra.
“Din”, disse appena arrivò, “avete del latte di capra o qualsiasi tipo di latte nel frigo? Se non c’è, prendi una brocca e mungine un po’, per favore”.
Non fece in tempo a dirle di sbrigarsi, che già se n’era andata.
“Bene. Wan, è sveglio?”
“Non tanto, Zia Da, metà e metà”.
“D’accordo, tu tappagli il naso, mentre io gli verso questo sangue giù per la gola”. Gli strinse con il pollice e il medio la mascella chiusa in modo da farla aprire, gli spinse indietro la testa e versò un po’ di sangue di pollo giù per la gola del povero malato. Da immaginò che almeno la metà fosse scesa dalla parte giusta, visto che Heng sembrava ingolfato come un’auto a benzina con dentro il diesel.
Heng aprì lentamente gli occhi.
“Voi due vecchie streghe, cosa mi state facendo?”, bisbigliò, “Quella roba era orribile!”
“Ah, immaginavo”, disse Da, facendogliene bere un altro po’, “troppo intenso, deve abituarsi”.
Quando Din arrivò disse: “Latte appena munto, ancora caldo, da Fiore, la nostra capra migliore”.
Da lo prese, lo mischiò con il sangue rimanente e lo fece bere a Heng, ottenendo le stesse lamentele, ma una maggior resistenza da parte del nipote.
“Vedete!”, esclamò, “sta già recuperando le forze! Heng sta lottando, cerca di opporre resistenza. Forse non è ancora tutto perduto!
“Molto bene! Wan, continua con il latte, ma conservane metà. Tornerò tra qualche minuto”.
Uscì e chiamò Den.
“La capra è pronta?”
“Sì, Zia, è là”.
“Bene, vieni con me”.
Da fece un taglietto nella giugulare della capra con un coltellino molto affilato e spillò qualche centinaia di millilitri.
“Vedi come ho fatto, ragazzo? Cerca di ricordartelo, perché penso che da oggi in poi tu debba farlo tutti i giorni”.
Entrambi si diressero di sopra, dove, con stupore, trovarono Heng che parlava con sua moglie e sua figlia, così come parlerebbe un paziente d’ospedale dopo una anestesia totale: intontito, debole e titubante, ma cosciente.
Da mischiò il sangue della capra con il latte rimanente, ma prima gli diede quello puro da assaggiare.
“Oh, Zia, ma è disgustoso! Oh, Buddha …”
“Prova questo allora”, disse porgendo un bicchiere colmo di un liquido rosa.
“Sì, questo non è male … Che cos’è? Sento che mi sta già facendo bene”.
Heng bevve con entusiasmo.
“Questo è … ehm … un frullato con delle erbe. Buono, vero?”
“Sì, Zia, molto buono … molto rinfrescante. Ce n’è ancora?”
Wan guardò la vecchia Sciamana, che annuì. Wan versò un altro bicchiere e aiutò suo marito a bere.
“Oh, Heng, sono contenta”, disse Da, “penso che con questo frullato abbiamo trovato la soluzione al tuo malanno, nonostante ciò sono sicura che possiamo perfezionarlo. Forse potremmo trovare altri ingredienti per cambiare il gusto di volta in volta, sai, altrimenti diventa noioso”.
“Sì, Zia, sapevo che saresti venuta in mio soccorso”.
“Qualsiasi cosa per la mia famiglia, è stata una gioia essere d’aiuto”, rispose, concedendogli un raro, ma sincero, sorriso affettuoso.
Mescolò il resto del sangue e del latte con delle erbe in una pinta e poi disse:
“Heng, penso che ora dovresti riposarti. Guarda, ti lascio più frullato per dopo, io, di sotto, mostrerò alla tua famiglia come prepararlo, d’accordo? Tu stai tranquillo e chiamami se hai bisogno di qualcosa. Per ora ti saluto, rimettiti presto”.
Una volta che tutti si erano accomodati sul grande tavolo in giardino e Wan aveva portato frutta e acqua fresca, Da prese il controllo della riunione di famiglia.
“Come ho detto in precedenza, non ho mai visto un caso così grave di questo tipo, ma sembra che la mia esperienza e gli Spiriti Guida mi abbiano condotto alla corretta soluzione.
“Tuttavia, finora abbiamo usato solamente ciò che chiamiamo ‘mezzo di emergenza’. Diciamoci la verità, abbiamo dato a Heng il sangue degli animali, i quali non mangiano le stesse cose di noi umani, per cui gli manca ancora qualche elemento vitale.
“Quello che dobbiamo fare è fargli avere un apporto costante e regolare di sangue di animali che si cibano di ciò che mangiamo noi. Più sia avvicina, meglio è per Heng.
“Sappiamo che non tutti assumono ciò che il corpo richiede ogni giorno, perciò supponiamo che anche per Heng sia lo stesso: se gli dessimo sempre il sangue di gallina, gli mancherebbero molti nutrienti e solo quella parte di lui che si accosta alla gallina crescerà e sopravvivrà in maniera adeguata.
“Lo stesso accadrebbe se bevesse sempre il sangue di capra, perché, alla lunga, l’erba non può essere sufficiente agli umani”.
“Cosa vorresti dire, Zia Da?”, chiese Den, “Che dobbiamo trovargli del sangue di scimmia?”
“Beh, più o meno è quello che stavo dicendo, sì, Den, ma le scimmie non mangiano esattamente quello che mangiamo noi, giusto?”
Lasciò che il significato di ciò che stava dicendo si insinuasse dentro di loro. Din ci arrivò per prima.
“Zia, vuoi dire che papà avrà bisogno di un apporto regolare di sangue umano?”
“Sì, Din, questa sarebbe la via più facile e, forse, l’unica soluzione a lungo termine. Se non riuscite a fargli avere regolarmente sangue umano, dovrete fornirgli una grande quantità di sangue proveniente da tanti tipi di animali diversi per potervi avvicinare al regime alimentare umano. Per esempio, la dieta dei maiali è molto simile alla nostra, ma non mangiano la frutta e nemmeno la loro stessa carne.
“Suppongo che possiate ‘sacrificare’ qualche maiale solo per Heng e nutrirli in modo specifico per produrre il giusto sangue e integrare con il sangue di altri animali, ma, ripeto, richiederebbe un grande sforzo. Potreste fare un cocktail di sangue di pollo, di capra, di maiale, di cane e di gatto e tenerlo nel frigo, ma nessuno lo ha mai fatto, che io sappia … i risultati sarebbero imprevedibili.
“La soluzione è chiara come il sole ed è: sangue umano.
“Abbiamo controllato i campioni di vostro padre ormai sette ore fa e già la prova era chiara.
“Lui non ha sangue!
“Zero assoluto!
“Nemmeno una goccia!
“Ve lo mostro”. Da prese dal suo zaino il muschio avvolto nella foglia di banano. “Questo è il campione di urina di vostro padre. Guardate”. Gli diede fuoco. “Il fuoco crepita un po’ a causa dell’umidità, ma, osservate: nessun colore nella fiamma, quindi niente vitamine né sali, perciò non c’è niente nel sangue. Ha solo acqua nelle vene, anche se è ancora un po’ rossastra.
“Potremmo fargli uscire un po’ di sangue dopo e verificare, se volete. Se avesse avuto sangue vero e proprio, il muschio ormai si sarebbe seccato e la fiamma avrebbe emesso dei colori.
“Lo stesso è accaduto con la pietra, guardate! Heng ha sputato qui, ma nessun segno di sali, niente, quindi, di nuovo, solo acqua. Vostro padre non ha sangue dentro di lui.
“Neanche un po’!”
“È così grave, Zia Sciamana?”, chiese Den.
“Grave? Grave? Ragazzo mio, una persona non può vivere senza sangue!
“Ti voglio molto bene, Den, ma a volte sei così ottuso! Solo le donne hai in testa, come tutti i ragazzi della tua età!
“E, comunque, fuori dal santuario è solo ‘Zia’.
“Vostro padre si è trasformato in un vampiro … ha morso qualcuno di voi di recente?”
“No, Zia, forse ha morso le capre, ma noi non potremmo mai saperlo”, rispose Den.
“Oh, questo è molto grave, molto, molto grave. Ho sentito parlare di casi del genere, ma non ne ho mai visto nessuno in tutta la mia … la mia … ehm, vasta esperienza”.
“Wow”, disse Den, “Papà si è trasformato in un Pee Pob, un vero vampiro? Aspetta che lo dica ai miei amici! Heng, il Pee Pob! È grandioso!”
“Morirà presto?”, chiese Din.
“Stiamo cercando di salvarlo, Din, faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità, ma questo significa che non potete dirlo a nessuno. Den! Hai capito? Nes-su-no, nes-su-no, stupido ragazzo!
“Sei sicura che il giovanotto sia un Lee, Wan?”, chiese con un’occhiata accusatoria a Wan, la quale, a sua volta, la guardava con tutta l’irriverenza che poteva avere verso una vecchia donna che aveva appena salvato suo marito da morte certa.
“Perciò, ecco qua. Queste sono le vostre opzioni. In fin dei conti, la decisione spetta a voi, a tutti e quattro, visto che sarete voi che dovrete procurarvi il ‘rimedio’ che Heng dovrà assumere per il resto della sua vita, dato che non esiste una cura per questa condizione”.
Da si concedette di crollare su uno dei supporti per il tetto e chiuse gli occhi come se avesse chiuso un libro e avesse finito un capitolo. La famiglia la osservò, poi tornarono a guardarsi tra di loro, domandandosi come sarebbero usciti da quella situazione.
Mentre Zia Da sembrava essere in trance o, addirittura, nel mondo dei sogni, gli altri tre discutevano sul da farsi.
“Beh”, disse Wan, “non possiamo chiedere il sangue agli abitanti, no? La maggior parte di loro non riesce a sollevare una tazza di riso, figuriamoci se gli chiedessimo una pinta di sangue, inoltre, non possiamo nemmeno permetterci di comprarlo da qualcuno”.
“Potremmo catturare i turisti, raccogliere il loro sangue in alcune bottiglie e tenerle in frigo …” , disse Den.
“Non abbiamo molti turisti quassù, Den”, disse sua madre, facendo schioccare la lingua.
“Potremmo provare con il cocktail di sangue animale e ogni mese potremmo donare noi stessi una pinta di sangue”, si intromise Din.
“Mmm, non so quanto sangue può dare una persona in un anno, ma dodici pinte mi sembrano davvero tante. Bel pensiero, comunque, tesoro.
“Forse, qualche membro della grande famiglia sarebbe propenso a darci un po’ di sangue di tanto in tanto. Vostro padre è molto apprezzato da queste parti …”.
“Potremmo offrirci di comprare tutto il sangue di quelli che muoiono”, tentò Den.
“Credo che si possa prelevare da un corpo solo prima che questo muoia, tesoro, altrimenti il cuore si ferma e non pompa più sangue”.
“Potremmo appenderli per i piedi e mettergli un rubinetto in gola … o nel cuore … o in entrambi?”
“Fammi capire, quando la cara mamma di qualcuno muore e tutti piangono per lei, tu proponi di andare lì di corsa prima che il corpo si raffreddi, chiedere se possiamo appenderla per i piedi e raccogliere il suo sangue in un secchio per farlo bere più tardi a tuo padre, eh?
“Riflettici bene, Den”.
“Potremmo chiedere di prenderne un po’ prima che …”
“Non suggerirla nemmeno una cosa così vile e stupida!”
“Cosa ne pensate dei bambini … Meglio di no, eh?”, disse Den, dopo di che tacque, poiché tutti i suoi suggerimenti erano stati respinti.
“In conclusione, abbiamo: primo, raccogliere sangue dai membri della famiglia e secondo, fare un cocktail di sangue animale non essendo nemmeno sicuri che funzioni.
“Altro?”
“Potremmo … no, forse no …”, disse Den.
“Dai, dillo, che sia stupido o no”, replicò sua madre, “siamo disperati e dobbiamo considerare ogni opinione”.
“Beh, potrei diventare mussulmano … poi sposare quattro donne, così potremmo avere quattro donatori di sangue in più … e metti che loro avessero, diciamo, quattro figli ognuna, sarebbero altri sedici donatori e …”
“Sì, ok, Den, grazie! Era meglio non chiedere … la prossima volta suggerirai di mandare tua sorella a prostituirsi e farsi pagare due pinte alla volta!”
Din diventò rosso fuoco al solo pensiero e rimase scioccata da ciò che la madre aveva detto, ma Den stava annuendo, riflettendo sulla cosa, fino a che Wan gli diede un calcio.
“Per come la vedo io, ci sono due problemi che non abbiamo ancora considerato”, disse Din, “Zia Da ce lo ha già detto: papà deve approvare il nostro piano perché è lui che dovrà bere quella roba, in più, ci serve qualcosa per domani”.
“Forse possiamo usare il frullato con il sangue di capra domani, visto che vostro padre sembra preferirlo a quello di pollo, ma, sì, hai ragione, dobbiamo trovare qualcosa di più permanente il prima possibile. Possiamo chiedere alla zia dopo. Per quanto riguarda papà, dovrà solo mangiare ciò che gli daremo ed esserne grato, finché non sarà abbastanza in forze da poter decidere da solo ciò che è meglio per la sua dieta, ma sono sicura che sarà lieto del fatto che vi siete occupati di lui”.
Dopo alcuni minuti durante i quali i tre si erano ritirati nei propri pensieri, Da si ‘svegliò’.
“Siete riusciti a farvi venire in mente qualche idea? O, meglio, soluzione?”
“No, Zia”, ammise Wan, “Den ci ha illustrato qualche sua fantasiosa idea, ma non erano proprio fattibili. Sfortunatamente, siamo rimasti con le stesse proposte che ci hai fatto diverse ore fa”.
“Sì, immaginavo che avreste detto così, ma, per essere totalmente sincera, questo non è un problema semplice da risolvere. Anche la mia meditazione è stata un buco nell’acqua, ma si sta già facendo tardi e sono stanca, perciò qualcuno di voi, ragazzi, può darmi un passaggio a casa? È meglio dormirci sopra”.
Aspettarono il ritorno di Den per poter mangiare qualcosa, poi controllarono gli animali, fecero la doccia a turni e passarono gli ultimi istanti della giornata insieme prima di andare a letto presto, dopo le intense emozioni della giornata. La verità era che nessuno voleva andare di sopra e rimanere solo con un vampiro, così preferirono andare tutti insieme.
Wan non voleva nemmeno dormire vicino a lui, ma si sentì in dovere di farlo, così, essendo la più anziana del gruppo, accese una candela e fece strada, con i due ragazzi che si nascondevano tremanti dietro di lei.
Di colpo si fermarono davanti al letto matrimoniale, immobili. Heng stava seduto sul letto con la schiena dritta, la pelle pallida e gli occhi color corallo che luccicavano nell’oscurità.
“Buonasera, famiglia!”, disse con voce bassa e grave.
I tre si tuffarono nei rispettivi letti, ma non riuscirono a togliere gli occhi da Heng, che non si mosse mai e rimase a fissare l’oscurità davanti a sé.
1 3 HENG IL PEE POB
Quando si svegliarono la mattina dopo, essendo comunque crollati per la stanchezza, Heng era completamente avvolto nelle coperte e aveva un cuscino sopra la testa.
Tutti si alzarono e corsero al piano di sotto più in fretta che poterono, passando velocemente di fianco al suo letto.
“Wow, mamma, hai visto papà ieri notte?”, chiese Den. “I suoi occhi e la sua pelle illuminavano la stanza, ma erano più che altro gli occhi, vero? Prima erano neri su sfondo bianco, come i nostri, ma ora sono rossi su sfondo rosa … Deve essere a causa di tutto quel sangue, suppongo”.
“Non so tesoro, ma credo che tu abbia ragione. È meglio che vai a prenderne di più e porta tua sorella con te così mungerà un po’ di latte. Ti ricordi come ha prelevato il sangue Zia Da?”
“Sì, mamma, però è meglio prenderlo da un altro caprone, no? Così diamo il tempo all’altro di guarire”.
“Sì, buona idea, Den. Usa un caprone diverso ogni giorno e, Din, puoi continuare con il latte. Da adesso in poi, tutto il latte delle capre sarà per vostro padre, d’accordo? Ne ha molto più bisogno di noi e non vogliamo che gli venga fame nel mezzo della notte, vero?”
“No, mamma, no di certo! Mi ci sono voluti secoli per addormentarmi ieri notte. Ero pietrificato dalla paura che papà si alzasse e cominciasse a camminare intorno alla stanza, magari cercando qualcosa da mangiare … o qualcuno”.
“Per ora non ti devi preoccupare di cose del genere, Den. Sono più vicina io di voi, perciò prenderebbe me per prima, ma se sul letto trovate un sacco di pelle avvizzita e senza sangue, fuggite. La stessa cosa se una mattina vedete due paia di occhi rossi che vi fissano da dietro la tenda anti zanzare”.
“Ci puoi scommettere, mamma! Vado subito a prendere il sangue. Dov’è Din?”
“Non saprei, forse ha già cominciato. Tu continua con il tuo lavoro, io andrò a prendere Zia Da con il motorino. Penso che avremo ancora bisogno di un po’ di aiuto con tuo padre. Tu e tua sorella aspettate che torni insieme a Zia Da prima di andare su da lui, va bene?”
“Sì, mamma, non c’è bisogno che me lo ripeti due volte, ma cosa facciamo se scende e viene qui?”
“Non penso che lo farà … Era profondamente addormentato quando mi sono alzata, comunque non staremo via molto. Se si svegliasse, non fatevi dare il bacio del buongiorno”.
Wan tornò dieci minuti dopo con Da, la quale si trovava già seduta al suo tavolo aspettando l’inevitabile visita di qualche parente di Heng. Lui non era sceso, ma intanto Din aveva raccolto il latte e Den aveva quasi finito il suo lavoro.
“Bene”, disse Da, “da ora raccomando metà latte di capra e metà sangue con un cucchiaino di basilico, mezzo di coriandolo e un pizzico di questo. Gli diamo una bella mescolata ed ecco qua. Dategliene mezzo litro la mattina e mezzo prima di andare a dormire. Per ora dovrebbe bastare. Oh, e non dategli mai l’aglio, fa molto male ai vampiri! Ora, andiamo su a trovarlo”.
“Prima di andare di sopra, Zia Da, devo dirti che ha passato la maggior parte della nottata seduto sul letto con la schiena dritta, brillando come una lampadina, in più aveva la pelle pallida e gli occhi rosa con le pupille rosse. Oh, e quando ci ha parlato! Oh, Buddha! Non ho mai sentito niente di simile. Ha detto: ‘Buonasera, famiglia’, con un voce strana, molto profonda … è stato davvero spaventoso”.
“Non ti preoccupare di questo, adesso … andiamo a dargli un’occhiata”.
Andarono di sopra con il loro fiaschetto di frullato ed entrarono. Tutte le persiane erano chiuse, quindi era piuttosto buio lì dentro. Wan uscì di nuovo, prese un candela dal candelabro, la accese con un accendino che teneva appeso a una corda lì vicino e rientrò nella stanza, dove Da si era già avventurata vicino al letto di Heng, che dormiva.
La luce della candela non rivelò nulla di nuovo, quindi le due donne legarono la zanzariera e si sedettero ognuna a un lato del letto. Wan tirò giù le coperte e lo trovò lì, supino, nudo, le braccia spalancate come quelle di Gesù sulla croce, gli occhi aperti, due cerchi rosso fuoco su uno sfondo rosa che spiccavano sul viso spettrale e senza espressione, le labbra si erano trasformate in due strisce finissime che cerchiavano la bocca.
Wan interrogò con lo sguardo Da, la quale stava studiando il suo paziente. Mise il retro della sua mano sulla fronte di Heng e non si stupì nel trovarla fredda.
“Come ti senti oggi, Heng?”, chiese sua moglie.
“Affamato … anzi, assetato”, disse, le parole che rotolavano fuori dalla sua bocca come rocce di una frana che ruzzolano giù da una montagna.
“D’accordo, tesoro, siediti. Abbiamo un altro buon frullato per te”.
Le donne sistemarono i cuscini per lui, lo aiutarono a tirarsi su e poi lo coprirono con una coperta.
“Bevi questo, tesoro”, disse Wan, “è quello che ti era piaciuto di più ieri”.
Da ne versò un po’ in un bicchiere e ci mise una cannuccia. Heng bevve due tazze di quel liquido rosa, che aveva anche una simpatica schiuma verde sulla cima grazie alle erbe che Da aveva inserito. Con questo Heng sembrò riprendersi. Si tirò su dritto e si guardò intorno come per la prima volta.
“Questo ti piace, vero Heng?”, chiese Da. “Vedo che sei molto più vivace di quando siamo entrate. Pensi di riuscire a venire di sotto oggi? La luce del sole potrebbe farti bene … sembri un po’ pallido … non sei abituato a stare al chiuso, vero?”
Heng la guardò come se parlasse una lingua sconosciuta e poi guardò sua moglie.
“Hai bisogno di andare in bagno, Heng? È passato un po’ di tempo, è tutto a posto là sotto? Ci vuoi andare adesso o vuoi che porto su un secchio?”
“Sì, buona idea, vorrei andare in bagno di sotto, ma prima, ancora frullato”.
Visto che nessuna delle due sapeva di quanto sangue avesse bisogno, lo lasciarono bere quanto ne voleva, così che Heng finì l’intero litro.
Da si sedette mentre Wan aiutava il marito a vestirsi. Più il frullato faceva effetto, più Heng diventava attivo.
“Forza, tesoro, ti aiuto a vestirti e poi andiamo di sotto”.
Le due donne presero un braccio per ognuna e aiutarono quell’uomo tremante ad alzarsi. Sembrava una bicicletta con una ruota traballante. Quando lo portarono all’esterno sul pianerottolo, trasalì leggermente a causa della luce intensa, ma qualsiasi persona avrebbe reagito così dopo aver passato un giorno e mezzo in una stanza buia. Den e Din guardarono il padre scendere le scale come un dipsomane, aiutato dalla sua zietta e dalla moglie.
Erano sconvolti nel vederlo così fragile e diverso. Heng era sempre stato un uomo magrolino, ma ora era scarno, bianco come la neve e con due mandorle rosse al posto degli occhi. Entrambi si spostarono quando si posò sul tavolo per prendere fiato.
“Den, hai ancora quei vecchi occhiali da sole? Penso che tuo padre oggi ne abbia bisogno, poiché i suoi occhi sono un po’ sensibili”, disse Da, poi aggiunse: “Wan, riesci ad accompagnare Heng al bagno da sola o vuoi che Den ti aiuti?”
“No, penso di farcela”.
Lo condusse fuori, mentre Heng usava la sua mano libera per ripararsi gli occhi. Quando lo riportò al tavolo quindici minuti dopo, sembrava esausto per lo sforzo.
“Din, faresti un salto di sopra a prendere un lenzuolo e un paio di cuscini, per favore? Tuo padre si riposerà quaggiù oggi per prendere un po’ di aria fresca e di sole. Non ha mai passato così tanto tempo al chiuso nella sua vita, quindi il suo corpo non è abituato. Guarda in che stato è …”
Nel frattempo, Heng spostava lo sguardo da uno all’altro, ma sembrava non comprendere la conversazione. Lo fecero mettere comodo con il lenzuolo e i cuscini e Den gli mise gli occhiali con le lenti nero corvino di cui andava fierissimo dieci anni prima, quando andavano di moda.
Il risultato fu che Heng, così conciato, sembrava una sorta di strano uccello appollaiato su un supporto per il tetto.
“Bene, ragazzi, penso che dovreste andare a preparare altro frullato per vostro padre. È molto affamato oggi e questo è un buon segno, perché dimostra che stiamo facendo qualcosa per il verso giusto!”
“Ti senti molto meglio oggi Paw, vero?”
Aspettarono tutti la sua reazione, poi lui annuì, assomigliando straordinariamente a un gufo. Den e Din se ne andarono sghignazzando, facendo molta fatica ad accostare quella creatura sul tavolo al loro papà di sole ventiquattr’ore prima.
“Pensi che dovrò preparargli qualcosa da mangiare per stasera, Zia Da?”
“Non gli farà male, sempre che mangi, ma, comunque, non è un sostituto del frullato”.
“Heng, vorresti mangiare qualcosa con noi più tardi?”
Heng piegò la testa da un lato e dall’altro, poi fissò la moglie.
“Cosa cucinerai stasera, Wan?”, chiese Da.
“Pollo o maiale … qualsiasi cosa voglia”.
Heng continuava a spostare lo sguardo da una all’altra come uno che si trova in un paese straniero e non parla la lingua.
“Perché non lo chiediamo a lui? Non è diventato stupido, almeno penso”.
“Che cosa vuoi mangiare stasera, Heng, maiale o pollo?”
La guardò per qualche secondo e poi disse:
“Piccola …”
“Oh, Heng, non puoi mica mangiare tua figlia … non sarebbe corretto”.
“Non nostra figlia … piccola capra … Ne abbiamo alcune, o no?”, disse Heng.
“Sì, ne abbiamo alcune, ma pensavo che le tenessimo per aumentare il gregge”.
“Solo una”.
“Sì, va bene, Heng, ma solo perché sei malato. Cucinerò per te una fettina di capretto e il resto di noi mangerà il maiale”.
“La mia la vorrei al sangue, grigliata, senza curry, Wan. Ho una gran voglia di carne rossa, molto rossa”.
I ragazzi erano piuttosto sollevati del fatto che per ora loro padre non avesse intenzione di mangiarli.
Quando sembrò che Heng fosse andato a dormire in attesa della cena, Den chiese a sua madre se pensava davvero che un giorno o l’altro avrebbe voluto mangiarli.
“Oh, non penso proprio, Den, non se continuiamo a soddisfare i suoi desideri, anche se non sappiamo ancora bene quali siano”.
“Zia Da, cosa ne pensi delle condizioni di Heng?”
“Penso che sia molto interessante … davvero, davvero interessante. Ieri era in punto di morte; oggi, ogni ora che passa è più attivo, sebbene non assomigli per niente allo stesso Heng che conoscevamo e amavamo così tanto”.
“Dobbiamo aspettare di scoprire come sia il nuovo Heng, oppure se riavremo quello vecchio una volta che si sarà abituato alla sua nuova dieta e si sarà ripreso dalla mancanza di sangue nel corpo”, disse Wan.
“Le tue ipotesi forse non sono buone come le mie, ma devo ammettere che mi trovo in un territorio nuovo e seguo il mio istinto, ma con qualche suggerimento dei miei amici Spiriti; uno, addirittura, ha detto che la cosa più gentile da fare sarebbe ucciderlo e lasciargli cominciare una nuova vita.
“Cosa ne pensi di questo consiglio, Wan?”
“Ehm, ad essere del tutto sincera, penso che sia una misura piuttosto drastica, non credi, Zia Da?”
“Sì, sono d’accordo con te ed è per questo che non l’ho suggerito, ma si tratta comunque di un’opzione nel caso in cui le cose ci sfuggissero di mano”.
Durante questa conversazione, Heng sembrava che dormisse, ma le due donne non avevano controllato.
“Pensi che stia soffrendo, Zia Da?”
“Mi sembra piuttosto calmo. Parla di nuovo e non ha menzionato alcun malessere, perciò, se fossi in te, non mi preoccuperei troppo della sua condizione fisica. Tu lo conosci meglio di chiunque altro, quindi sta a te fare attenzione a qualsiasi segno di cambiamento mentale, che, poi, dovrai riferire a me in modo che possiamo discuterne”.
“D’accordo, Zia Da, lo farò. Senti, se hai altre cose da fare, non ti tratteniamo. I ragazzi si stanno comportando meravigliosamente: hanno preso il controllo di tutte le faccende, così che io possa stare con Heng, ma se vuoi un passaggio a casa, posso organizzartelo. Ti siamo tutti così grati per il tuo aiuto; Heng sarebbe morto senza di te e ne siamo ben consapevoli. Se mai ti servirà qualcosa, non dovrai far altro che chiedere”.
“Sì, grazie, Wan, magari vado a casa per qualche ora, ma vorrei vedere Heng mangiare il suo capretto, quindi, se potessi cenare con voi stasera sarebbe perfetto.
“Inoltre, non ti preoccupare del pagamento per ora. Heng è il mio nipote preferito e, poi, se fosse in mio potere, non farei accadere mai nulla a nessuno.
“Comunque, posso andare a casa a piedi e poi tornare … A che ora si cena?”
“Sette, sette e mezza, come al solito. Sarai la benvenuta”.
“Bene, allora vado adesso. Ci vediamo verso le sette, ciao”.
“Ciao, Zia Da, e grazie ancora per l’aiuto”.
Quando Da se ne andò, Wan si sentì strana nel rimanere da sola con suo marito. Era la prima volta da quando Heng si era ‘ammalato’, poiché Den aveva portato le capre giù al ruscello e Din si stava occupando dell’orto. Wan aveva bisogno di dire a Den che doveva uccidere e macellare una delle caprette che si trovavano con le madri all’interno del gregge, ma non si azzardava a lasciare Heng da solo. Din era l’unica che potesse andare, per cui doveva sperare che sarebbe tornata per pranzo, sebbene di solito lo facesse, perciò Wan era abbastanza sicura che Heng avrebbe avuto la sua fettina.
Provò a parlare con lui e, siccome non c’era nessuno nei dintorni che potesse sentire, usò parole dolci:
“Heng, tesoro mio, sei sveglio? Eravamo tutti … Ero così preoccupata per te … per favore, rispondimi se puoi sentirmi”.
“Certo che posso sentirti quando sono sveglio, ma ogni tanto mi appisolo, Mad”, disse con la sua nuova, lenta, rimbombante voce, “e suppongo di essermi perso qualcosa. In generale, mi sento molto meglio, anche se un po’ strano. Comunque, non vedo l’ora che si ceni.
“Che ore sono adesso?”
“Le undici e trequarti, mangeremo qualcosa per pranzo tra poco, vuoi unirti a noi?”
“Che cosa c’è?”
“Oh, un’insalata …”
“Bah, cibo per conigli!”
“Ma … ma ti è sempre piaciuta l’insalata, Heng …”
“Davvero? Non riesco nemmeno a immaginarmelo e non ricordo nemmeno che mi sia mai piaciuta”.
“Allora una frittata?”
“Sì, mi piace di più. Puoi mischiarci un po’ di frullato?”
“Sì, certo, tesoro, non vedo perché no, ce ne ho un po’ qui, lo avevo preparato per il tuo spuntino”.
“Aspettiamo un’altra mezz’ora per vedere se Din torna. Ho bisogno che dica a Den di uccidere una delle caprette per te”.
Dopo pranzo, Din prese alcuni coltelli, una sacca per la carne e una fiaschetta per il sangue da portare a suo fratello per il suo compito brutale, poi tornò al suo lotto di verdure.
“Sembra che ti piaccia molto quella frittata, eh, Heng?”
“Sì, era proprio salutare, molto succo, molte proteine”.
Wan volteggiò intorno a Heng tutto il pomeriggio, tagliando le verdure, preparando la salsa piccante naam pik, ma lui non disse più una parola. Apparentemente stava facendo una pennichella, oppure un pisolino pomeridiano di recupero dopo il primo pasto solido in due giorni.
Din fu la prima a tornare nel tardo pomeriggio con un cesto pieno di verdure ed erbe che sarebbero bastate fino al giorno successivo. Den arrivò un po’ più tardi e porse a sua madre una sacca di carne macellata con cura e una fiaschetta di sangue provenienti dalla capra morta.
“Vado a salare la pelle, mamma, va bene? L’ho già raschiata come papà mi aveva fatto vedere. Tornerò tra una ventina di minuti”.
“Non c’è bisogno di correre, abbiamo ancora molto tempo. Assicurati di farti una doccia prima di venire a tavola”.
“Sì, mamma”.
“Mmm, frullato, sento l’odore di un delizioso frullato …”, borbottò Heng, che si stava risvegliando.
“Sì, Heng, frullato … Mad ti sta preparando il frullato per dopo cena, ma prima mangeremo quando arriverà Zia Da”.
“Penso che riesca a sentire l’odore del sangue di capra che viene dalla carne. Guarda il suo naso che si agita come quello di una strega. Una settimana fa chi avrebbe mai pensato che avremmo vissuto così?”, bisbigliò Wan alla figlia.
Wan mise la carne avanzata nel congelatore, poi portò la fettina di capra abbastanza lontano da Heng, di modo che l’odore del sangue non lo disturbasse, poi continuò con le sue faccende. Heng tornò a dormire come un gioco a cui si erano scaricate le pile.
Alle sei e trequarti, Wan tolse le verdure tagliate dall’acqua per farle asciugare, accese il fuoco nel secchio colmo di selce, lo appoggiò su di un vecchio blocco di cemento e mise tutto sul tavolo, poi aggiunse qualche pezzetto di carbone in più.
Quella sera avrebbero mangiato il piatto preferito dei ragazzi: maiale grigliato.
L’attrezzatura del barbecue era semplice, ma efficace: era una specie di ‘piatto’ metallico che assomigliava a un vecchio spremiagrumi. La conca sottostante veniva riempita con l’acqua bollente nella quale erano state cotte le verdure e gli spaghetti di riso, invece la parte superiore serviva per grigliare la carne. In effetti, ogni volta che si cucinava, la conca veniva riempita, così da poterla utilizzare successivamente.
Quando Da arrivò, non troppo presto, verso le sette e dieci, Wan mandò Din a prendere la carne nel frigorifero, il quale si trovava sotto la casa, in una specie di cantina. Quando tornò e si ritrovò a circa un metro dal tavolo, Heng ‘resuscitò’ di nuovo, il naso che fiutava:
“Mmm, frullato!”
“No, Heng, il frullato dopo, adesso mangi la fettina di capra”.
“Mmm, fettina di capra, deliziosa, al sangue …”.
Da era affascinata e prendeva appunti nella sua testa.
Quando Wan mise la carne sul barbecue, Heng si tolse gli occhiali per avere una visuale migliore in quella luce tenue. I suoi occhi si illuminarono come ardenti fuochi rossi, facendo tremare i ragazzi di paura e incomprensione.
Tutti avrebbero detto che le verdure bollite e la carne che si stava cuocendo avevano un odore fantastico, ma fu Heng a parlare per primo:
“Il capretto ha un profumo delizioso adesso! Non bruciare il sangue. Heng vuole la carne al sangue … no verdure, puzzano”.
“Sì, Heng, lo so, al sangue, ma non cruda. Questa è ancora cruda, ci vuole ancora qualche minuto”.
“No, Mad, la mangerò così. Profuma così tanto adesso, ma ogni minuto che passa il profumo diminuisce. La mia la voglio ora”.
“D’accordo, Heng, mangiala come ti pare. Vuoi un po’ di verdure o un po’ di spaghetti con la carne?”
“No, solo carne; voglio coniglio, non cibo di coniglio”.
Wan tolse le due fettine dal fuoco, ne mise una sul piatto di Heng e gliela porse.
“Ecco a te, Paw, ma ancora mi sembra troppo piena di sangue. Di solito volevi la carne ben cotta come tutti noi”.
Heng prese il piatto, lo avvicinò e annusò, il naso che si agitava come quello di un coniglio. Dopo di che, appoggiò il piatto sul suo ventre, prese il piccolo pezzo di carne con entrambe le mani e l’avvicinò di nuovo al naso.
“Deliziosa”, disse, “un po’ troppo cotta, ma molto buona”.
Heng non si accorse che tutta la famiglia stava esaminando ogni sua mossa, Wan si aspettava che mangiasse l’intero pezzo di carne in un solo boccone, invece lui diede un minuscolo morso e lo masticò con gli incisivi. Successivamente prese la carne in una mano sola e cominciò a eliminare piccoli pezzettini di carne con l’altra. Quando arrivò all’interno più sanguinolento, mise la carne tra le labbra e succhiò.
Il resto della famiglia si scambiò sguardi di totale stupore, mentre i suoi occhi rossi e rosa guardavano la carne come quelli di un falco.
“C’è qualche problema?”, chiese girando velocemente la testa da un lato, verso sua moglie.
“No, Heng, nessun problema. Semplicemente, è così bello vederti mangiare di nuovo cibo solido, solo questo. Siamo contenti per te, vero, ragazzi?”
“Sì”, dissero in coro, ma Da aveva qualche sospetto, anche se non era ancora pronta a condividerlo con loro in quel preciso momento.
“Bene! È tutto a posto, allora”, disse Heng, poi tornò a piluccare il suo cibo con evidente soddisfazione.
Gli ci vollero ben trenta minuti per mangiare una dozzina di centimetri quadrati di carne, dopo di che cominciò con l’osso: lo pulì completamente e poi lo succhiò fino a farlo seccare.
Gli altri trovarono quasi impossibile concentrarsi sul proprio cibo, di conseguenza l’acqua del barbecue bollì fino a seccarsi e bruciare la carne diverse volte, così che la loro cena si rovinò quasi completamente, ma mangiarono lo stesso, poiché non erano di quelli che sprecavano il cibo.
Quando terminò la prima fettina, Heng si pulì la bocca con il retro della sua mano e poi la leccò fino a pulirla. Uno spettatore avrebbe immaginato che Heng fosse appena stato rilasciato dopo diversi anni in isolamento in un campo di concentramento, nutrendosi solo di pane e acqua. Nessuno di loro aveva mai visto qualcuno apprezzare così tanto il cibo.
“Vuoi l’altra adesso, Paw?”, chiese Din.
Heng afferrò il lenzuolo intorno alle sue spalle e lo sbatté, cercando di mettersi più comodo. Den recuperò il piatto che aveva sul grembo al volo, prima che questo cadesse a terra.
“Prima aspettiamo che questa vada giù”, disse Heng, “e poi mangiamo ancora. Cibo molto buono. A Heng piace tanto”.
Den guardò sua madre e lei sapeva che cosa voleva dirgli. Heng stava parlando come uno sciocco e nessuno l’aveva mai sentito prima, anche se il suo thailandese non era mai stato perfetto a causa dei parenti di origine cinese.
Proprio quando Heng era tornato di nuovo immobile e il resto della famiglia stava iniziando a concentrarsi sul proprio cibo, sentirono all’improvviso il suono di uno splash attutito proveniente dalla sua direzione. Tutti sapevano che cosa fosse successo, ma, per gentilezza, fecero finta di non aver sentito. Poi, però, ce ne fu un altro e un odore terribile si sparse per la stanza.
Solo Wan e Da osarono guardare Heng, il quale aveva un ampio sorriso al di sotto dei suoi occhiali da sole.
Den cominciò a ridacchiare. Inizialmente in modo silenzioso, ma non riuscì a trattenersi e presto Din venne contagiata dalla risata.
“Silenzio, ragazzi! Vostro padre non lo ha fatto apposta. È malato”, disse Wan. “Il cibo solido deve essere passato dritto attraverso di lui”.
In ogni caso, Den e Din non riuscirono a controllarsi. Heng rimase lì seduto con un sorrisetto soddisfatto sul volto. Qualche minuto dopo, quando la puzza non era ancora diminuita, Wan chiese a Den:
“Accompagneresti tuo padre al bagno, Den? Così può darsi una pulita. Se ci fosse qualche problema, grida e verrò ad aiutarvi”.
“Heng, metti le mutande nel cesto della biancheria, ci penserò domattina”.
Quando se ne andarono, Wan disse:
“Mamma mia! Oh, mamma mia! Cosa te ne pare di questo, Zia Da?”
“Strano, vero? Il comportamento di Heng mi ricorda quello di un uccello. Non ci metterei la mano sul fuoco, ma il modo in cui stava seduto, come appollaiato, e il modo in cui mangiava e, poi, la cacca dopo il pasto … Gli uccelli fanno così, suppongo anche molti altri animali, ma, guarda le galline che hai in giardino. Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di lui con gli occhiali da sole appollaiato sul suo lenzuolo dopo aver mangiato la fettina”.
“Quindi non pensi che sia incontinente? Sono un po’ preoccupata per il nostro letto … abbiamo comprato un materasso nuovo solo qualche settimana fa … sarebbe un disastro, no? Pensi che vada bene se lo mettiamo nel fienile finché non ne siamo sicuri?”
“No, non preoccuparti! Nemmeno gli uccelli defecano nel loro nido, però sarebbe meglio che tu gli metta un pannolone finché non capiamo meglio che cosa gli stia succedendo … Oppure delle mutande per l’incontinenza, se persiste, ma devi arrivare fino in città per trovarle”.
Quando Heng tornò insieme a Den, sembrava desolato, addirittura imbarazzato.
“Stai bene, Heng?”, chiese sua moglie.
“Sì, incidente. Non ti preoccupare. No problema. Mai più oggi. A letto adesso”.
“Sì, buona idea. Zia Da, il suo frullato?”
“Penso proprio che dovrebbe berne un po’ prima di andare a letto. Non preoccuparti per il tuo letto nuovo, non lo ha sporcato prima, quindi non penso che lo farà stanotte, io, invece, se vivessi in casa con lui, non vorrei che si svegliasse in piena notte in cerca di qualcosa da mangiare”.
“No, probabilmente hai ragione. Den, fa’ sedere un momento tuo padre sul bordo del tavolo, per favore. Din, prenderesti un bicchiere di quel frullato?”
Dopo averlo fatto bere ed essersi assicurati che non ci fossero strani odori o rumori, Wan chiese ai ragazzi di portare il padre a letto.
“Presto verrò su a vedere se è tutto a posto, ma penso che a quel punto si sarà già addormentato.
“Bene, bene, bene, Zia Da, che gran daffare, eh? Ora abbiamo un uomo-uccello in famiglia! Che cosa ne pensi?”
“Non ne sono ancora sicura, Wan, ma il tuo scherzo potrebbe essere più vicino alla verità di quanto pensi. Dobbiamo solo aspettare e vedere.
“Chissà se vorrà migrare verso sud quando arriverà l’inverno”.
Wan non era del tutto certa se quello di Da fosse o no uno scherzo, così abbozzò un sorriso che sperò fosse imperscrutabile, ma sapeva bene che non lo sarebbe stato per Zia Da, la Sciamana.
Era preoccupata, ma chi non lo sarebbe in certe circostanze?
Конец ознакомительного фрагмента.
Текст предоставлен ООО «Литрес».
Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию (https://www.litres.ru/book/owen-jones/gli-esclusi-63808136/chitat-onlayn/?lfrom=390579938) на Литрес.
Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.