Il Guerriero Depravato
Brenda Trim
Kyran Tarakesh è il Guerriero Oscuro più anomalo di tutti. Ha assistito allo stupro e al brutale omicidio della madre sette secoli prima, di conseguenza le sue preferenze sessuali sono perverse e malate. In ogni suo incontro sessuale cammina sul filo del rasoio, al limite del controllo, fino a quando lo perde ed uccide accidentalmente una delle proprie amanti. È il secondo nella successione al trono dei Vampiri e la propria posizione è precaria. Sono a rischio il rispetto del fratello e dei compagni Guerrieri in egual misura. La Dea gli dimostra il contrario proprio quando crede che le cose non possano peggiorare.
Kyran Tarakesh è il Guerriero Oscuro più anomalo di tutti. Ha assistito allo stupro e al brutale omicidio della madre sette secoli prima, di conseguenza le sue preferenze sessuali sono perverse e malate. In ogni suo incontro sessuale cammina sul filo del rasoio, al limite del controllo, fino a quando lo perde ed uccide accidentalmente una delle proprie amanti. È il secondo nella successione al trono dei Vampiri e la propria posizione è precaria. Si gioca il rispetto del fratello e dei compagni Guerrieri in egual misura. La Dea gli dimostra il contrario proprio quando crede che le cose non possano peggiorare. Il senso perverso dello humor della Dea lo catapulta nel reame dei draghi di Khoth insieme a Mackendra Callaghan, l'umana che desidera da mesi, dalla prima volta in cui l'ha incontrata. Non solo Mackendra conficca un coltello nel cuore di Kyran, fugge da lui e lo affronta in ogni occasione, alimentando il suo desiderio. Si susseguono diversi colpi di scena quando Kyran scopre di essere il suo Prescelto. Ogni sua convinzione circa l'intimità viene messa in discussione quando la propria Prescelta gli da un assaggio del vero piacere per la prima volta. La passione che arde tra di loro è talmente incandescente da ridurli in cenere, ma vuole comunque eliminare i pregiudizi di Mackendra nei confronti dei vampiri. Se non abbatterà i muri di lei perderà per sempre la propria anima gemella. Mackendra è la leader del gruppo di giustizieri che danno la caccia ai vampiri e li eliminano. Il sarcasmo e le armi di titanio sono i suoi strumenti migliori, tramite i quali ha protetto il proprio cuore ormai di pietra. Quando viene salvata dall'incendio di casa sua da uno sconosciuto sexy, viene proiettata in un mondo a lei sconosciuto. Si scopre che il suo salvatore è un vampiro, e non prende bene l'essere bloccata con il succhia-sangue, figurarsi allearsi con lui allo scopo di tornare sulla terra. Mackendra è in grado di controllare la propria intensa attrazione sessuale nei suoi confronti, e la spaventa il legame che i due condividono quando questo muta in un coinvolgimento emotivo. La sua difficoltà più grande è costituita dal non sapere come distaccarsi dal proprio passato ed accettare il futuro. La ragazza salverà il succhia-sangue che sta lentamente conquistando il suo cuore o resterà fedele alla propria missione di eliminare tutti vampiri?
Il Guerriero Depravato
Copyright © 2015 di Brenda Trim e Tami Julka
Editor: Amanda Fitzpatrick
Copertina di Patricia Schmitt (Pickyme)
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Questo libro è un’opera di fantasia. I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice oppure sono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone, viventi o defunte, luoghi o fatti reali è puramente casuale.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata, riprodotta elettronicamente o stampata senza permesso, ad eccezione di brevi citazioni comprese nelle recensioni.
[bad img format] Creato con Vellum (http://tryvellum.com/created)
Chiunque abbia mai scritto un libro dall’inizio alla fine vi dirà che non si tratta di un compito semplice, e che è impossibile farlo senza alcun riscontro. Vogliamo ringraziare la nostra fantastica editrice, Amanda Fitzpatrick, la quale è stata al nostro fianco sin da subito. Per noi la vostra opinione e le vostre idee sono più importanti di quanto pensiate. In parole povere siete fantastici e vi vogliamo bene!
Vogliamo come sempre ringraziare di cuore tutti i nostri lettori, i quali hanno vissuto con noi quest’avventura entusiasmante. Vi sono piaciuti così tanto i Guerrieri Oscuri da acquistare il libro successivo, quindi eccolo qui. Allacciate le cinture!
Prologo
Kyran era esausto e senza fiato. Si era spinto oltre i propri limiti per arrivare da Mackendra. Nel momento in cui Elsie aveva pronunciato il nome di lei quando aveva conferito della premonizione più recente, non aveva avuto altra scelta se non quella di abbandonare i festeggiamenti dell’accoppiamento di Jace. Era stato spinto da una forte urgenza, e se n’era andato senza proferire parola a nessuno. Si era infatti alzato in piedi ed era sparito mentre gli altri discutevano il da farsi.
Aveva rinunciato a salire in auto, quindi attraversò la città di corsa fino a Queen Anne. Non era mai stato così grato della propria abilità di percorrere quindici metri in un batter di ciglia. Avanzava di diverse miglia in pochi secondi senza dover utilizzare gli ordinari mezzi di trasporto. Non aveva importanza che le strade fossero stipate di auto; il fumo gli raggiungeva le narici, facendo accrescere la sua preoccupazione per lei, e gli faceva fare appello alla propria energia come non mai.
Si trovava ad almeno un miglio da Mackendra, e sapeva che non sarebbe riuscito ad arrivare a destinazione in tempo, nonostante la sua ansia glielo imponesse. Non era abituato a preoccuparsi, e gli dava molto fastidio che la propria agitazione per la sicurezza di lei lo assillasse a tal punto da rischiare di venir beccato ad aggirarsi nella parte più frequentata della città. Non gli importava nemmeno che suo fratello, il Re Vampiro, non avrebbe avuto altra scelta se non quella di giustiziarlo se avesse compromesso il Reame di Tehrex. Più si avvicinava a casa della ragazza, più il fumo si faceva spesso, fino a quando non perse l’abilità di concentrarsi sui propri movimenti. Accelerò improvvisamente, proseguendo a tale velocità per il resto del tragitto; non era in grado di calmare il proprio battito cardiaco.
Si fermò sui propri passi, e perse un battito quando raggiunse la via dove abitava lei. Il fumo si sollevava nel cielo, diffuso dalle finestre i cui vetri esplosero. Il calore aumentava, e vide le fiamme abbracciare i muri. Doveva essere viva. Non sapeva che cos’avrebbe fatto se fosse arrivato troppo tardi. Non ponderò ulteriormente sulla questione, quindi chiuse gli occhi e si concentrò. L’incendio si espandeva velocemente, e non aveva più molto tempo.
Un paio di vicini erano usciti dalle loro abitazioni, e stavano sollecitando un intervento delle autorità. Li ignorò e inclinò il capo, aprendo completamente i propri sensi. Il ruggito del fuoco si fece assordante, e Kyran impiegò alcuni secondi, ma finalmente individuò un battito cardiaco accelerato sulla parte posteriore della casa, seguito da dei colpi di tosse. Era certo di averla trovata, quindi si affrettò alla porta d’ingresso e corse su per le scale. Delle violente lingue di fuoco arancioni stavano distruggendo tutto sul loro cammino, producendo fumo che gli pervase i polmoni, rendendogli difficile la respirazione.
Venne preso dal panico. Se lui, un essere soprannaturale, si trovava in difficoltà, c’era la possibilità che lei non sarebbe sopravvissuta. I polmoni di Kyran sarebbero guariti appena fuori dall’abitazione, ma lei non era altrettanto resistente. Seguì il suono del battito cardiaco di lei; odiava il fatto che il polso decresceva con ogni secondo che passava. La sua velocità preternaturale gli fece raggiungere la porta della stanza dov’era intrappolata la ragazza. Abbatté il serramento con un calcio e ignorò le fiamme che stavano consumando rapidamente la casa. Si guardò attorno, quindi la notò rannicchiata sul letto con una mazza in mano. Portò indietro il braccio e infranse velocemente il vetro della finestra.
“Mackendra!” Esclamò lui sovrastando il baccano. La ragazza si voltò e sgranò gli occhi quando lo vide. Per un assurdo momento assaporò la speranza che lesse sul bellissimo volto di lei. L’espressione negli occhi di Mackendra gli suggeriva che lo vedesse come il cavaliere dall’armatura scintillante. Nessuno l’aveva mai guardato in quel modo, e gli faceva battere il cuore all’impazzata. Allontanò per un momento tale sensazione, non indugiando a raggiungerla e a sistemarsela sulla spalla. La udì strillare quando la portò nel giardino sul retro in un istante.
Mackendra lo colpì sulla schiena sorprendentemente con vigore, quando gli urlò di farla scendere. La ignorò e si guardò attorno in cerca di un modo per scappare senza incontrare le autorità umane, le quali si dirigevano verso la casa a sirene spiegate. Kyran sapeva che l’avrebbero aiutata, ma non era pronto per affidarla a loro. Si impose di assicurarsi per prima cosa che la ragazza non fosse ferita. Allontanò la voce nella propria testa che insisteva sul fatto che Mackendra sarebbe stata meglio se non avesse interagito ulteriormente con lui. Forse i suoi polmoni erano danneggiati e aveva bisogno di vedere un dottore, ma ciò non lo invogliò a metterla giù. L’uomo strinse invece la presa sulle gambe di lei, imprigionandole al petto.
Il fatto che i polsi minuti di lei lo stessero colpendo con ulteriore forza alimentò solamente il desiderio di Kyran di tenerla con sé. Innanzitutto si rese conto che le proteste di lei lo stavano eccitando. La cosa lo disturbava immensamente, specialmente dato che normalmente era lui a infliggere dolore e non lo riceveva. Gli si indurì il membro nei pantaloni, e l’istinto lo spinse a darle una pacca sul sedere mentre avanzò nel giardino.
“Ti conviene non avermi schiaffeggiato il sedere. Mi avrai salvato la vita, ma adesso è meglio se mi metti giù, buffone” lo ammonì.
Sul viso di lui si allargò un sorriso, e Kyran non rallentò il passo. “Il tuo bel sedere è una tentazione a cui non so resistere” rispose con charme prima di darle un’altra pacca sul didietro. Un istante più tardi venne circondato da una magia a lui sconosciuta che fece scomparire il mondo come lo conosceva.
CAPITOLO UNO
Kyran inciampò quando la gravità lo tradì, e per poco non fece cadere il carico prezioso che reggeva. Strinse ulteriormente la presa attorno alle gambe di lei nel momento in cui lo raggiunse la sensazione a lui nota di aver attraversato un portale. L’ultima cosa che desiderava era perderla nell’etere. Nel compiere un passo e poi l’altro brillarono delle forti luci bianche, e svanì improvvisamente l’odore del fumo, così come il rumore dell’incendio e delle sirene.
Riprese in fretta l’equilibrio e si guardò attorno; l’aria era calda e umida. Il mondo che lo circondava era completamente diverso dal solito, e gli era totalmente sconosciuto. Persino la luna e il cielo risultavano differenti. Gli insetti volavano attorno ai due, e si accorse di non aver mai visto una flora simile. Non sapeva dove si trovassero, ma i suoi sensi gli suggerivano che non erano nei pressi della civiltà. La calma della notte sparì nel momento in cui Mackendra prese a urlargli contro.
“Mettimi giù, babbeo! Che cazzo è successo? Smetti di camminare e mettimi giù!” Ordinò.
“Fa’ silenzio. Il mio nome non è babbeo. Mi chiamo Kyran, e sto cercando di capire dove ci troviamo” spiegò nel rivolgere la propria attenzione al cielo. La luna brillava di una luce violacea, e l’uomo era infinitamente grato del fatto che non fosse giorno poiché in tal caso avrebbe preso fuoco. Si chiese se in quel luogo fosse giorno, e in tal caso che aspetto avesse il sole. Kyran sapeva per certo che non si trovavano sul pianeta terra.
La sculacciò nuovamente quando la sentì prendere un respiro. “Non provare a fottermi” l’informò. Sorprendentemente la ragazza rimase in silenzio, ma incrociò le braccia al petto frapponendole tra la schiena di lui e il petto di lei.
Kyran osservò con attenzione ciò che li circondava. L’area circostante era coperta da alberi dalle fronde rigogliose, e in lontananza percepì l’odore di acqua salata oltre a quello di vari animali che però non riconobbe. Si chiese dove si trovassero.
I demoni di livello inferiore stavano attraversando i portali tra la terra e l’inferno. Non sapeva se avessero avuto accesso all’inferno, ma doveva indubbiamente stare allerta. Era plausibile che avessero raggiunto uno dei nove gironi dell’inferno. Esistevano molte leggende al riguardo, e non tutte corrispondevano a quelle umane che prospettavano fuoco e fiamme. Era superfluo aggiungere che Kyran non avesse idea di che cosa avrebbero trovato sul loro cammino.
Quando si guardò indietro vide il portale che avevano appena attraversato, e notò che era delimitato da un arco di pietra su cui erano stati incisi dei simboli a lui sconosciuti, ma era inequivocabile che detenessero un vasto potere. La pietra dell’arco era ricoperta in diversi punti da piante rampicanti, mentre in altri era usurata. Si trattava di un luogo antico, che stimò antecedente ai propri settecento quindici anni.
Normalmente era possibile attraversare il portale per fare ritorno al luogo d’origine. Kyran era però piuttosto certo che il confine appena varcato si fosse richiuso; ciononostante si voltò e fece ritorno all’arco. Quando l’attraversò, avanzò di cinque passi prima di ritrovarsi davanti a un muro di roccia ricoperto di detriti.
La femmina infuriata lo colpì nuovamente alla schiena. “Signorina, se continui così ti spoglio nuda e ti infliggo una punizione che non dimenticherai”. Gli venne da sorridere quando la udì trasalire dalla sorpresa, e allo stesso tempo trattenne a stento un grugnito indotto dall’immagine descritta. Gli piaceva l’idea di punirla molto più di quanto avrebbe dovuto. Non si intratteneva mai con gli umani perché i loro corpi erano troppo deboli per resistere alla propria depravazione.
“Toccami e sei morto, stronzo. Adesso mettimi giù”. La ragazza si agitava con vigore tra le braccia di Kyran, il quale doveva ammettere che era forte per essere un’umana, e non poteva non ammirare il suo coraggio nell’affrontare l’ignoto. La maggior parte delle sue simili in quella situazione si sarebbero rannicchiate in un angolo a piangere. Sicuramente Mackendra era al corrente che non si trovassero più nei pressi della propria casa. L’uomo si chiese se la ragazza avesse avuto il sospetto che fosse accaduto qualcosa di magico.
Quando gli stivali di lei lo raggiunsero ai testicoli, Kyran la scagliò a terra protestando. Il dolore lo fece piegare in due, e si massaggiò l’area dolorante. Il suo primo istinto fu quello di afferrarla per i capelli e punirla per l’insulto inflittogli. L’aveva salvata da morte certa e lei lo ripagava con un calcio nelle palle? Doveva impartirle una lezione, e gli sarebbe piaciuto farlo.
Mackendra si affrettò a girarsi, e Kyran sorrise quando lesse la scritta sulla sua maglietta. Solamente qualcuno di così sarcastico poteva portare con disinvoltura una maglietta che recitava ‘Armata Fino ai Denti e dall’Incazzatura Facile’. Si accorse in quel momento che portava sulle spalle uno zaino, e si chiese dove l’avesse trovato. Quando l’aveva presa in braccio a casa sua non l’aveva notato.
Un istante dopo la ragazza era in piedi, era chiaro che fosse arrabbiatissima e pronta a fargliene vedere di ogni. L’interruppe prima che potesse dire qualsiasi cosa. “Andiamo” commentò prima di prenderla per un braccio e tirarla via da dove si trovava. “Dobbiamo andarcene da qui. Le creature di questo Reame hanno percepito il nostro arrivo. Non voglio esserci quando verranno a cercarci. Dobbiamo trovare un luogo sicuro dove decidere il da farsi”.
Le parole di lui la fecero reagire in fretta, e Mackendra si corrucciò con fare confuso. “In che senso ‘questo Reame’? Dove mi hai portata? E, per la cronaca, non vado da nessuna parte insieme a te” disse liberandosi dalla stretta di lui.
“Molto bene. Allora resta qui a farti mangiare” ribatté lui rivolgendole un’occhiataccia. Desiderava non essere talmente attratto dalla testardaggine di lei. Kyran prediligeva le femmine che si facevano sottomettere, mentre il carattere di Mackendra era l’opposto. Si voltò e si allontanò da lei di qualche passo, lasciandola indietro.
“Farmi mangiare da cosa?” Domandò Mackendra. Quando Kyran si voltò si rese conto che la ragazza stava osservando con attenzione l’area circostante. Doveva ammettere che la femmina era una guerriera, in posa d’attacco e con i pugni chiusi.
“Non lo so, è quello il problema. Non è sicuro restare qui, le creature che abitano questo Reame si stanno avvicinando”. Kyran udì un battito d’ali in lontananza e qualcosa che girovagava nella giungla che li circondava. Anche Mackendra doveva essersene accorta perché qualche minuto più tardi la sentì correre verso di sé a passo pesante. Era minuta, ma faceva tanto rumore quanto un elefante.
Kyran si voltò di scatto e le mostrò i canini. “Porca puttana, fa’ meno rumore! Attirerai le creature”.
Mackendra trasalì dallo spavento e sgranò gli occhi. In un istante la mano di lei scomparve dietro la schiena prima di ripresentarsi stringendo un oggetto che brillava alla luce violacea della luna. Balzò in avanti verso di lui “Sei uno di quei fottuti vampiri!” Esclamò affondando la lama nel petto di Kyran. Il freddo metallo gli ferì il cuore come se fosse stato burro.
Il dolore e lo shock del gesto di lei lo fecero trasalire. Cadde in ginocchio quando non riuscì a reggersi in piedi. “Perché non sei morto? Dovresti ridurti in cenere…Non dovresti sanguinare…” La ragazza sembrava terrorizzata. Aveva lo sguardo fisso sulla ferita che sanguinava attorno alla lama.
“Non sono uno Skirm” disse respirando pesantemente. Portò l’attenzione sulla ferita prima di afferrare il coltello. Si preparò per il dolore che sapeva avrebbe provato. Prima di estrarselo dal petto si rese conto che Mackendra aveva preso a correre. Per un momento non la considerò; doveva attendere qualche minuto affinché la ferita si rimarginasse, in modo da non dissanguarsi nella giungla. L’ultima cosa che voleva era lasciare una traccia per le creature.
Non si erano allontanati a sufficienza dal portale a parere di Kyran. Se qualcuna delle creature che abitavano quel Reame avesse percepito la magia del loro arrivo, il primo luogo dove si sarebbero recati sarebbe stato il portale. Una cosa per volta. Kyran strinse i denti ed estrasse la lama dal petto.
Cadde in avanti e abbassò il capo, cercando di respirare normalmente nonostante il dolore. Stava perdendo sangue rapidamente, il flusso veniva spinto dal battito cardiaco accelerato. Tentò di alzarsi in piedi ma ricadde a terra. Strisciò per alcuni metri prima di collassare e non riuscire più a muoversi. Quando iniziò a vedere i puntini di luce gli si allargò un sorriso in volto. Quella femmina era coraggiosa come lui e gli altri guerrieri, nonché forte e testarda.
Chiuse gli occhi quando percepì le proprie membra rimarginarsi. Mentre gli si chiuse la ferita inflittagli da Mack al cuore, Kyran s’immaginò quanto sarebbe stato piacevole punirla. L’ascoltò allontanarsi; era certo che non avrebbe frapposto troppa distanza tra sé e il vampiro. Kyran prese un respiro profondo, crogiolandosi nel profumo unico di lei, di agrumi e vaniglia. Gli sarebbe piaciuto farle del male.
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Un incubo. Fu l’unica spiegazione che si diede Mack. Era stata svegliata dalle fiamme che stavano divorando casa sua, e quando stava per saltare dal secondo piano, era apparso un uomo strano nella stanza. Inizialmente aveva pensato si trattasse di un pompiere in quanto l’aveva presa in braccio sistemandosela sulla spalla. Poi era stata tutta una confusione di fiamme e fumo, e si era ritrovata nel proprio giardino sul retro.
Le era andato il sangue alla testa e aveva sentito lo stomaco agitarsi minacciosamente. Le erano bastati due secondi per comprendere che quel tizio non era un pompiere. Non l’aveva messa giù appena dopo averla allontanata dalle fiamme, nonostante le numerose richieste. Quando l’uomo non aveva obbedito Mack aveva preso a colpirlo, percependo sotto di sé un corpo talmente muscoloso da darle l’impressione di star infierendo su un muro.
Qualche istante più tardi le era sembrato di trovarsi in caduta libera, e credette che l’uomo la stesse facendo scendere. Si era quindi preparata per l’impatto con il suolo, e nello stesso momento aveva visto delle luci accecanti davanti a sé. L’improvvisa assenza di rumori e di luce le aveva fatto capire che era successo qualcosa, e la ragazza si era messa subito in allerta. Era perfettamente cosciente che nulla al mondo fosse come sembrava. Ciò che la spaventava di più erano le creature che si aggiravano con il favore delle tenebre.
Non sapeva per certo per quanto avesse tenuto gli occhi chiusi, ma quando Mack li aveva riaperti si era ritrovata in un luogo sconosciuto; indubbiamente non era più nel suo giardino. Si trovava ancora sulle spalle dell’uomo che l’aveva salvata.
Non era il tipo da farsi scombussolare facilmente da un bel ragazzo. Dopo tutto non aveva importanza quanto qualcuno fosse attraente, ciò che contava era la bellezza interiore. Mackendra doveva però ammettere che lo sconosciuto aveva il sedere più bello che avesse mai visto, e le era risultato difficile concentrarsi sulla propria richiesta di venir messa giù quando con le mani continuava a raggiungere la carne soda del didietro di lui.
Inizialmente, quando l’uomo era apparso in camera della ragazza, quest’ultima era stata sollevata dalla presenza di lui in quanto l’aveva scambiato per un pompiere, ma in quel momento le sovvenne dove l’aveva già visto. Lo sconosciuto aveva presenziato a un incontro dove Mackendra si era recata con la sua amica Elsie, ma non si era trattenuto molto a lungo.
Quando le aveva inveito contro nel suo accento scozzese sexy e aveva osato sculacciarla per la seconda volta, si era dimenticata di averlo già incontrato e aveva protestato con più forza per farsi mettere giù. Non le importava di quanto quel ragazzo fosse bello, non aveva il diritto di metterle le mani addosso.
Non aveva provato rimorso quando gli aveva dato un calcio all’inguine, e non era rimasta sorpresa dal fatto che l’avesse lasciata cadere di conseguenza. Quel tizio si meritava un trattamento simile. Mackendra non era riuscita a trattenere il ghigno che si era fatto strada sul proprio volto, ma quando si era alzata in piedi aveva vissuto il secondo shock di quella notte.
Quando vide la luna viola nel cielo scuro convenne che non si trovassero più in Kansas. Sapeva che i pericoli si nascondevano al buio, ma quelle circostanze erano completamente diverse. Mackendra non era più nel suo territorio e non aveva idea di che cosa aspettarsi. Il sapere che il proprio coltello preferito era al sicuro nella cinta che indossava le aveva dato una sorta di conforto prima che l’ansia le facesse provare una scarica di adrenalina.
Era stata diffidente nei confronti di quel tizio, ma aveva dedotto che restare con lui sarebbe stato l’unico modo per essere sicura di fare ritorno a casa; almeno fino a quando le aveva mostrato i canini. Era un dannato vampiro e quindi un nemico! A quel punto non aveva nemmeno dovuto pensare: avevano avuto il sopravvento anni di allenamento e l’istinto. Odiava i vampiri e li voleva tutti morti, quindi aveva estratto il coltello e l’aveva affondato nel cuore di lui. Era così che eliminava i vampiri. Quando però l’uomo non si era fatto cenere come Mack si aspettava, prendendo invece a sanguinare, la ragazza era andata nel panico. Aveva trasalito alla vista del rivolo scarlatto, incredula. Nelle altre uccisioni non era mai comparsa nemmeno una goccia di sangue.
Nello stesso momento la mente di lei era stata pervasa da un migliaio di pensieri diversi. Non sapeva se si trattasse di una nuova razza di vampiri, ma di una cosa era certa: non voleva restare per scoprirlo, quindi era corsa via.
L’ultima immagine di lui era quella in cui il coltello di Mackendra gli fuoriusciva dal petto e il sangue gli colava dalla ferita. Il commento di lui che si difendeva sostenendo di non essere un Skirm la assillava, e le fece risalire la bile in gola. Non era la prima volta in cui sentiva il termine Skirm. Aveva quindi accelerato il proprio passo, volendo frapporre una certa distanza tra sé e il nemico—era ciò che era diventato. Se fosse sopravvissuto all’attacco di lei non avrebbe provato affetto nei suoi confronti.
Inciampò nella propria corsa, finendo faccia a terra. Nel cadere colpì una roccia con la guancia, e percepì un dolore lancinante; indubbiamente si sarebbe formato un livido. Tentò quindi d’issarsi sulle braccia, ma gli arti tremanti non ressero il peso, quindi collassò nuovamente a terra. L’effetto dell’adrenalina scemò, lasciandola senza energie. Riuscì a girarsi di schiena e soppesare le proprie opzioni guardando il cielo violaceo oltre le fronde degli alberi.
Mack non sapeva che cosa avrebbe incontrato, ma sapeva di avere almeno un nemico. Non poteva permettersi di abbassare la guardia. Sfortunatamente, a causa dello shock, la ragazza era fuggita abbandonando la sua unica arma. Tornò con la mente agli eventi precedenti, nel tentativo d’individuare qualcosa da usare contro il vampiro. All’incontro avevano presenziato due altri ragazzi oltre a Mackendra, Elsie e lo sconosciuto. Oltre allo shock dovuto dal fatto che la sua amica si era risposata, uno dei ragazzi era un detective della Polizia di Seattle che le aveva comunicato che uno dei colleghi del SOVA era morto.
Mack chiuse gli occhi nel tentativo di ricordare che cos’altro si fossero detti. Il detective le aveva detto che uno Skirmaveva ucciso Ellen, non l’aveva definito un vampiro. Aveva insistito sul fatto che i vampiri non fossero malvagi come gli Skirm. Inizialmente Mackendra non credeva ci fossero differenze tra una specie e l’altra, almeno fino a quando non aveva visto quelle donne che erano state tenute prigioniere nelle gabbie sotto a Pioneer Square. Una di loro aveva asserito la stessa cosa circa gli Skirm, insistendo affinché Mackendra trovasse il Re Vampiro e i Guerrieri Oscuri che le avrebbero salvate.
Quando la ragazza ritornò sul fatto che Kyran non si era dissolto in un cumulo di cenere, non riuscì a non chiedersi se quella donna non le avesse detto la verità. Forse in quel momento l’uomo stava morendo dissanguato. I pensieri di Mackendra vennero interrotti quando udì qualcosa sopra di sé; aprì gli occhi e portò l’attenzione verso gli alberi, ma non vide nulla.
Dopo anni trascorsi a dare la caccia ai vampiri, il suo istinto l’avvisava immediatamente quando rilevava un pericolo. Rotolò in posizione prona e restò in silenzio. Il suono svanì, quindi si mise a sedere, limitandosi ad ascoltare per qualche minuto. Una volta certa che Kyran non la stava seguendo, si tolse lo zaino dalle spalle e cercò qualcosa da poter usare come arma.
Grazie a Dio si era sistemata lo zaino in spalla prima che lo sconosciuto infrangesse il vetro della finestra. Ne aveva sempre uno pronto per le emergenze. Imprecò quando non vi trovò nemmeno un’arma all’interno. Tutto ciò che aveva sistemato nella sacca era un piccolo kit di pronto soccorso nella tasca frontale, un paio di bottigliette d’acqua, delle barrette proteiche e dei vestiti di ricambio. Non aveva portato con sé altro, oltre a qualche spicciolo e i documenti. Non aveva nulla con cui potersi difendere.
Si guardò attorno nella giungla buia in cerca di qualcosa che avrebbe potuto fungere da arma. Era circondata da diversi sassi e rami, quindi ne raccolse qualcuno e lo sistemò nello zaino. I bastoni erano sottili e non le sarebbero stati utili per penetrare la pelle, ma indubbiamente avrebbe potuto conficcarli in un occhio. Si armò di uno di essi, stringendolo in mano. Si accorse della temperatura elevata solo quando il sudore le gocciolò lungo la schiena. Era cresciuta a Seattle dove pioveva sempre e non facevano mai più di 30 gradi. Le risultava quindi strano percepire il caldo umido.
Si alzò in piedi e prese a camminare, ma cadde contro un albero quando sentì un dolore lancinante alla caviglia. Doveva essersela slogata nell’inciampare. Mackendra restò ferma a pensare; si sentiva esposta e impotente. Era ferita e non aveva alcuna vera possibilità di difendersi; non poteva nemmeno correre se avesse dovuto scappare. La giornata continuava a migliorare. D’altronde la sua vita andava sempre così.
L’infanzia di Mackendra non era stata la più facile di tutte, e la vita da adulta non era un granché meglio. Era passata dall’assistere al padre alcolizzato che picchiava la madre al venire attaccata e segnata a vita da un feroce succhia-sangue. Si rifiutava di far sì che tale episodio controllasse la propria vita, nonostante l’avesse sfigurata. Continuava a fare dei tentativi per migliorarsi ogni giorno, nonostante tutti i momenti negativi che aveva vissuto.
Non voleva essere una vittima come la madre, quindi Mack si era allenata per padroneggiare ogni forma di auto difesa oltre all’utilizzo di tutte le armi conosciute al genere umano. La sua routine si compose presto di giornate in cui lavorava come meccanico, e di serate in cui plasmava il proprio corpo nell’arma migliore di sempre. Era determinata a non volersi ritrovare mai più talmente inerme. Aveva quindi costituito il SOVA per portare avanti la propria missione, supportando le vittime di attacchi simili a quello che aveva subito.
Individuava immediatamente nei report quotidiani di TwiKills le vittime di attacchi di vampiri, il che la consumava dall’ira. Aveva un solo obiettivo nella vita: rendere sicura Seattle. Avrebbe impedito ai vampiri di prendere il controllo della sua città, e si era fatta carico di dare la caccia alle prede e ucciderle. Non sarebbe stata soddisfatta fino a quando tutti i vampiri non sarebbero stati sterminati.
Il SOVA era il suo unico scopo di vita da quando il suo promesso sposo l’aveva lasciata. Il bastardo era talmente disgustato dall’aspetto di lei dopo l’attacco subito da troncare la relazione. Meglio così. Si prefissò di non vivere nel passato.
Si issò nuovamente in piedi e avanzò zoppicando, decisa a frapporre più distanza possibile tra sé e il vampiro. Indubbiamente quel mostro sarebbe stato arrabbiato se fosse sopravvissuto all’attacco, e sicuramente si sarebbe messo sulle sue tracce. Si ritrovò a sperare che il vampiro fosse ancora vivo; doveva ammettere che la elettrizzava il pensiero di lui che le dava la caccia. Era trascorso molto tempo dall’ultima volta in cui qualcuno l’aveva fatta eccitare.
Qualche metro più là si rese conto di essere più ferita di quanto pensasse. Le faceva male tutto dalla caduta, e la caviglia le pulsava dal dolore. Quando si guardò intorno notò un albero il cui tronco era cavo, quindi vi si rannicchiò all’interno. Doveva riposare. Una volta nel tronco chiuse gli occhi e restò allerta. La colse di sorpresa rendersi conto che i rumori circostanti non erano così diversi da quelli del proprio mondo, con gli insetti e gli uccelli che svolazzavano in giro. Pregava che non ci fossero tanti dannati serpenti, perché se c’era una cosa che odiava più dei vampiri erano i serpenti.
Quando Mackendra portò indietro il capo, la stanchezza ebbe la meglio su di lei. Aveva i polmoni in fiamme a causa della fatica e del fumo che aveva inalato, ma almeno respirava con più agevolezza. Si stava per addormentare quando la raggiunse un dolore lancinante al braccio destro, a cui seguì la sensazione che un milione di formichine le stessero camminando sulle braccia. Si affrettò quindi fuori dall’albero e si strofinò gli arti; fu in quel momento che si accorse di essere ricoperta dai ragni più grandi che avesse mai visto.
Prese a urlare dallo spavento nel togliersi di dosso gli insetti, e li schiacciò con i piedi quando caddero a terra. Buon Dio, le erano finiti anche nei capelli e si stavano facendo strada nella maglietta. Scosse il capo e si tolse il top, pestandolo una volta al suolo. S’immobilizzò qualche minuto più tardi, quando non percepì altro movimento sulla pelle. Quindi abbassò il capo e notò il cimitero d’insetti di cui era artefice.
Mackendra aggiunse i ragni alle creature che odiava. Si rese conto che la lista si stava facendo abbastanza lunga. Fece quindi ritorno all’albero, dove si riappropriò dello zaino. Faceva ancora fatica a prendere un respiro profondo. Aveva la bocca secca e le braccia infiammate a causa dei morsi degli insetti. Era disidratata, e quando estrasse dalla sacca una bottiglietta d’acqua ne prese un sorso generoso. Doveva però preservare le proprie scorte, quindi si impose di smettere di bere nonostante avesse ancora sete. Aveva le vertigini e vedeva i puntini di luce. Si ricordò del kit di pronto soccorso e lo spray antisettico, di cui si ricoprì le braccia.
Saltellò sul posto quando l’irritazione cutanea non fece che peggiorare. Quando prese a sudare freddo le sovvenne che probabilmente quei demoni a otto zampe erano velenosi. Perse un battito, come a confermare la propria teoria. Si mise a sedere tra le foglie primaverili; aveva la vista offuscata e il petto come costretto. Abbandonò il busto all’indietro, rivolgendo lo sguardo alle fronde degli alberi. Si chiese se sarebbe stata la propria fine. Non sarebbe stata la ciliegina sulla torta se fosse morta in una giungla di un pianeta dimenticato da Dio? La sua solita fortuna, pensò, prima che tutto si fece nero.
CAPITOLO DUE
Kyran grugnì nel rotolare a terra per mettersi a sedere. Non gli tornava in mente l’ultima volta in cui era stato colto alla sprovvista, il che lo fece sorridere. Mackendra era tutto fuorché prevedibile. Kyran notò che la ferita era guarita nonostante fosse trascorso solamente qualche minuto. Negli esseri soprannaturali la pelle era il primo elemento che si rimarginava, trattenendo la maggior quantità possibile di sangue; erano gli organi a impiegare più tempo per sanarsi.
Quando abbassò lo sguardo notò il lago di sangue che aveva perso. Presto avrebbe dovuto cibarsi, e la sua mente si spostò immediatamente sulla femmina che aveva causato l’emorragia. Mack era in debito con lui, e gli sarebbe piaciuto quando si sarebbe fatto ripagare. Con la coda dell’occhio vide il pugnale di lei che brillava alla luce della luna, quindi lo raccolse. Nel soppesare l’oggetto tra le mani Kyran dedusse che si trattava di un coltello di titanio di alta qualità, la cui fabbricazione era chiaramente frutto di abilità e cura. Era maestoso, e si chiese dove la ragazza se lo fosse procurato.
Kyran sapeva che Mackendra dava la caccia agli Skirm, e l’aveva vista in azione. Mackendra Callaghan era una forza da non sottovalutare, quindi non era sorpreso del fatto che fosse armata. Si rigirò il coltello tra le mani e sorrise al fatto che forse la ragazza in quel momento stava impazzendo. Kyran era pronto a scommettere che non uscisse mai senza, nascondendoselo addosso. Forse quando l’avrebbe legata l’avrebbe provocata con la lama. L’idea gli fece accelerare il flusso sanguigno e lo fece balzare in piedi. Era pronto per andare a cercarla.
Un rumore proveniente dal portale lo fece immobilizzare. Inclinò il capo mettendosi in ascolto, e percepì diverse voci maschili. Qualsiasi cosa si stesse avvicinando pochi istanti prima aveva raggiunto la sua zona. Kyran avanzò silenziosamente per ascoltare con attenzione ciò che gli uomini stavano dicendo.
“Qui non c’è nessuno. Credi che Legette si sia sbagliato?” Domandò uno di loro, il dubbio era evidente nella sua voce.
“No, plebeo, lui non si sbaglia mai. Vuole ritrovare Angus e Keira più di tutti noi. Sai quanto influisca su di lui il fatto che nessuno oltre ad Angus sia in grado di preservare la nostra razza. Probabilmente sono trascorsi secoli, ma sono certo che si ricordi di come funziona quando si apre un portale” disse un altro uomo chiaramente infastidito. Kyran prese in considerazione il mettersi a spiare il gruppo da dietro un albero. Doveva determinare se si trattassero di amici o nemici.
La voce del terzo uomo era invece carica di rabbia, il che fece restare Kyran fermo dove si trovava, non essendo disposto a farsi vedere. “Come ha fatto ad attivarsi improvvisamente? Né Angus né Keira sono in grado di aprire un portale verso un altro Reame. E quella nullità di Akilam di sicuro non è capace di scagliare un incantesimo. Che sia la profezia che si avvera?”
Era la seconda volta che menzionavano Angus, e la mente di Kyran si spostò immediatamente sull’unico Angus che conosceva, ovvero il loro maggiordomo. L’Angus che conosceva era un drago muta-forma, il quale si era recato a Zeum un paio di secoli prima. Era il maschio più efficiente che Kyran avesse mai incontrato, sempre in grado di prevedere i bisogni di tutti prima che li esprimessero, agendo di conseguenza. Si rese conto che questi non aveva mai proferito del proprio passato. Per quanto ne sapeva era assolutamente possibile che quegli uomini fossero alleati di Angus, ma Kyran li avrebbe evitati fino a quando avrebbe avuto ulteriori prove.
Doveva trovare Mackendra e accertarsi che fosse al sicuro. Inoltre si trovava in inferiorità numerica, e non era certo delle capacità di quei maschi. Kyran era un vampiro dominante, in grado di proteggersi; era però mortale.
“Ehi, cazzoni, tacete. Sentite un odore strano?” La domanda attirò l’attenzione di Kyran, il quale tornò in allerta.
Il commento rispose ad almeno una delle proprie domande. Gli uomini avevano dei sensi soprannaturali, e indubbiamente avevano percepito l’odore del sangue. Kyran non aspettò di farsi scoprire, quindi sfrecciò verso un albero qualche metro più in là. Finì in un gruppo di alberi, nascondendosi dietro a uno dal tronco largo; da lì osservò i tre uomini avvicinarsi all’arbusto che l’aveva nascosto fino a quindici minuti prima, quando aveva perso sangue nel guarire. Colse l’occasione per farsi un’idea degli uomini.
Il gruppo era formato da tre uomini, due di loro erano alti almeno un metro e ottanta, mentre l’altro era alto tanto quando Kyran, ovvero un metro e novanta. La loro corporatura muscolosa corrispondeva a quella degli altri Guerrieri Oscuri. Si era scontrato con tutti i Guerrieri diverse volte, e l’unico che non sapeva battere era Bhric, il proprio fratello, che era grosso come un armadio a due ante. Fortunatamente nessuno di quegli uomini era eccessivamente corpulento. Non che Kyran avesse intenzione di tendere loro un’imboscata; non lo preoccupava più che altro il corpo a corpo, solo non desiderava affrontare un gruppo intero.
Analizzò ulteriormente il contesto; era chiaro che si trattasse di soldati o di guerrieri. Avevano una sorta di coltello appeso al collo sul petto nudo; la cui lama brillava alla luce della luna. Il coltello di Mackendra sfigurava a confronto di quelli degli uomini, i quali erano armati fino ai denti. Indossavano solamente le armi, il che lo portò a domandarsi se fossero dei muta-forma di qualche tipo.
Kyran li osservò perlustrare l’area. Non impiegarono molto tempo a scoprire un lago di sangue, nonostante la fitta vegetazione avesse collaborato a coprire la macchia scura. Un biondo si rannicchiò e portò un dito nel liquido perso da Kyran, il quale pregò la Dea che non riuscissero a seguire il proprio odore. Un pensiero molto più inquietante lo fece sudare freddo; questi uomini erano in grado d’individuare l’odore di Mackendra e rintracciarla velocemente come avrebbe fatto lui?
“Sangue” commentò il biondo, mettendosi subito allerta.
“È di Buggane, Lorne?” Domandò un maschio dai capelli neri e gli occhi azzurri.
Il biondo chiamato Lorne portò i propri occhi verdi in quelli azzurri di chi gli aveva posto la domanda “Non sembra appartenere a nessun Buggane che abbia mai incontrato, Caleb. Oltre all’ovvio odore di ferro c’è anche un accenno di pepe”.
Quando notò che Lorne sollevò lo sguardo e dilatò le narici, Kyran si spostò immediatamente sul versante opposto del gruppo di alberi per non farsi scoprire.
Un uomo bruno, leggermente più alto degli altri, commentò “Io percepisco l’odore di un maschio e una femmina. L’odore della femmina è inconfondibile. Wow, quanto è allettante. Mi piacerebbe molto trovarla”. Kyran riuscì a vedere meglio chi aveva fatto quel commento dal proprio nascondiglio, e si accorse che i suoi occhi erano gialli ma non un giallo qualsiasi; sembravano contenere pepite ambrate. Osservando con più attenzione si rese conto che gli occhi di tutti e tre i maschi assomigliavano a dei gioielli, essendo dai colori sgargianti.
“Che cretino che sei, Blane. E se questa creatura fosse sia maschio che femmina? Lo faresti comunque?”
“Piantala. Non lasciare che papino mangi il tuo amico” ribatté Blane. Kyran era confuso dal loro gergo, e si chiese dove diamine fosse finito.
“Sarà. Ma forse questo sangue è un altro degli inganni di Akilam, quel Fae ignorante vive solo per tormentarci. Caleb, nascondi quel sangue, e ritorniamo da Legette a fare rapporto. Sarà incazzato perché non gli abbiamo fornito risposte. Ho la sensazione che dovremo fare a turno la guardia al portale”.
“Sarebbe uno spreco di risorse. Qui non c’è niente. A un certo punto dobbiamo rassegnarci al fatto che il nostro Re e la nostra Regina non torneranno più” rispose Blane.
“Ascolta, cazzone. Angus era l’ultimo della sua stirpe. È l’unico in grado di battere Akilam, grazie ai suoi poteri. Ed è l’unico in grado di evocare Civappu. Io spero vivamente che un giorno sarà circondato da piccoli Lorne. Non smettiamo di sperare; altrimenti possiamo anche rinunciare adesso a tutte le nostre terre” rispose Lorne.
“Non cederemo mai le nostre terre a quella disgrazia. Adesso andiamo” esordì Caleb prima di mutare in drago color ardesia; la mutazione produsse un flash di luce. Kyran non aveva dubbi che quei soggetti fossero imparentati con l’Angus che conosceva, e lo turbava l’apprendere che questi fosse un Re. Kyran avanzò di un passo dal proprio nascondiglio con rinnovata energia, e nel frattempo gli altri due individui mutarono a loro volta. I tre spiccarono poi il volo velocemente.
Per prima cosa avrebbe trovato Mackendra, poi si sarebbe messo alla ricerca dei draghi. Se questi ultimi erano veramente collegati ad Angus significava che erano amici, non nemici. Kyran aveva un piano. Sollevò il capo, come attirato dall’inconfondibile profumo di arancia e vaniglia. L’aroma gli faceva venire voglia di mangiare quelle dannate barrette di gelato. Individuò la direzione da seguire e si mise sulle tracce di quel peperino di ragazza.
Non si era allontanato molto quando individuò dove era inciampata, grazie all’orma lasciata dal suo corpo nel terreno morbido. Procedette a ritmo lento, e presto percepì la paura di lei nell’aria. Raccolse dei ramoscelli da terra e si accorse dell’impronta che poteva essere stata lasciata solamente da lei, quindi capì da che parte si era diretta.
Kyran si ammonì per l’ossessione che provava per lei. Dal loro incontro fortuito era talmente preso dalla ragazza da seguirla ovunque. Era triste da ammettere, ma conosceva ogni dettaglio della routine serale di Mackendra. Di lunedì tornava direttamente a casa appena terminato di lavorare all’officina, gli altri giorni invece indossava la tenuta da combattimento all’officina e poi o si allenava o andava a caccia di Skirm.
La prima volta in cui l’aveva vista cacciare ne era rimasto affascinato e terrorizzato. Era bellissima da osservare in azione, nonostante Kyran non ritenesse opportuno che un’umana si cimentasse in attività talmente pericolose. Con il trascorrere dei giorni si disse che la sorvegliava per proteggerla. I sogni incessanti erano invece qualcosa di completamente diverso. Mackendra era l’antitesi del tipo di ragazza che piaceva a Kyran, ma non sembrava avere importanza.
Non era un uomo romantico e non aveva la pazienza di fare sesso in modo normale. Preferiva di gran lunga metterci un po’ di violenza. Aveva accettato tempo prima la propria depravazione, ed era tutto ciò che conosceva da primi anni di vita. Le attività sessuali che intratteneva si limitavano infatti a incontri con femmine sottomesse dei bordelli. Diverse volte aveva immaginato Mackendra al posto delle proprie partner, il che gli era piaciuto fin troppo; sapeva però che una ragazza come lei non avrebbe mai accettato le proprie tendenze. Ciò non fece mai decrescere l’interesse di Kyran nei confronti di lei.
Venne distolto dai propri pensieri quando si accorse che il cielo si era fatto leggermente più chiaro. La giungla circostante era composta da folta vegetazione, ma le chiome degli alberi non sarebbero bastate a fornirgli protezione. Presto avrebbe dovuto mettersi al riparo; non avrebbe dato per scontato che non esistesse il sole su quel pianeta. Accelerò il passo, e qualche minuto più tardi l’aroma agrumato di Mackendra gli indicò dove si trovava la ragazza. Quando la fragranza di lei si fece putrefatta, Kyran si mise a correre.
Gli batteva forte il cuore nel petto mentre teneva lo sguardo attento in cerca della ragazza. Era preoccupato che avesse incontrato delle difficoltà sul percorso e che si fosse ferita...o peggio che fosse morta. Perse un battito al solo pensiero, e la sua vista si fece buia. L’idea non gli sembrava adeguata. A quel Reame conveniva che Mackendra fosse incolume, altrimenti Kyran avrebbe scatenato l’inferno.
Qualche istante più tardi si fermò improvvisamente sui propri passi. Mack si trovava una quindicina di metri più in là, quindi la raggiunse subito. Si inginocchiò accanto alla ragazza e le sistemò una mano sul volto freddo e grigio. Il vederla senza vita lo faceva tremare dalla rabbia e dalla paura, il che lo riportò indietro di settecento quindici anni; l’unica volta in cui aveva provato un tale turbinio di emozioni.
Bum,
Bum,
Bum.
Si udì una risata minacciosa, seguita dal suono terrificante di una lacerazione; sembrava un incubo. Nella stanza da letto dei suoi genitori era entrata una creatura che non aveva mai visto. Era alta più di due metri e dieci e aveva delle corna nera sulla testa.
“Tenetela ferma” aveva ordinato il demone ai propri tirapiedi. La madre di Kyran aveva protestato, imprecandogli contro. Le labbra di quest’ultimo avevano scoperto degli enormi canini, e prima che Kyran potesse rendersene conto, la bestia aveva affondato i denti nella gola di sua madre. In quel momento il ragazzo si era portato una mano alla bocca per celare il proprio pianto. Avrebbe voluto scappare dal proprio nascondiglio e andare in aiuto della madre, ma non si sentiva all’altezza della creatura mastodontica.
Kyran aveva chiuso gli occhi. “Per favore non farmi del male” si era udita una supplica sussurrata provenire dalla madre. Kyran aveva osato alzare lo sguardo e aveva visto che era stata ferita alla gola.
Il demone aveva sorriso e le aveva accarezzato una guancia con la mano. “Shh, stronza. Farà male, e tanto”. Poi era scoppiato in una risata sinistra. Le aveva quindi strappato la vestaglia verde di velluto.
Kyran non era riuscito a distogliere lo sguardo, e aveva osservato il demone affondare gli artigli nella carne del petto di lei, strappandole un seno. Le aveva poi succhiato un capezzolo e le aveva divaricato le gambe nonostante le proteste di lei. Quando il demone aveva infilato il proprio pene disgustoso nel corpo di lei, la madre di Kyran si era voltata nella direzione del figlio. Questi era in procinto di soccorrerla, ma la donna aveva scosso il capo, indicandogli di non farlo. Il demone aveva quindi stuprato con violenza la madre di Kyran.
Questi aveva deglutito la bile, grato del fatto che il demone avesse decapitato la madre dopo essersi sfogato. Nessuna donna avrebbe dovuto convivere con un ricordo simile. In quel momento Kyran si era reso conto di essersi nascosto nell’arsenale del padre. Pervaso dall’ira aveva afferrato una scimitarra e aveva fatto oscillare la pesante lama separando i tendini e l’osso dalla carne del demone, decapitandolo prima che potesse violare ulteriormente la madre.
Sapeva che i propri fratelli minori erano nascosti ed erano al sicuro, ma non lo sarebbero stati a lungo se gli altri demoni li avessero trovati. Il pensiero di qualcuno che faceva ancora del male alla propria famiglia gli faceva vedere rosso.
Non si rese nemmeno conto di ritrovarsi accanto alla madre; respirava a fatica ed era ricoperto di sangue. Non si ricordava di aver ucciso tutte le creature nella stanza, ma aveva realizzato una vera e propria carneficina. Non aveva idea di come avesse potuto avere la meglio su di loro. Era un adulto, ma non aveva ancora maturato fisicamente, ed era ancora un maschio debole.
Si era reso conto solo in quel momento di essere uscito dal nascondiglio e di aver messo in pratica i propri poteri. Aveva atteso venticinque anni per diventare un adulto, scoprendo di che cosa fosse in grado. Tuttavia non era in grado di godersi la gioia di aver sviluppato finalmente i propri poteri a causa delle circostanze. Scoppiò a piangere, cadendo in ginocchio e abbracciando il corpo della madre.
Kyran si ricompose, tornando con la mente al presente, e ascoltò quindi il battito di Mackendra. Si rilassò quando percepì un battito qualche istante più tardi. Portò il volto al petto di lei e le ascoltò il respiro, che risultava debole e irregolare. Kyran si guardò attorno in cerca di ciò che aveva potuto ridurla in quello stato. Degli enormi segni rossi le ricoprivano le braccia, e a terra erano sparsi numerosi ragni morti. Non aveva mai visto degli insetti talmente grandi; il loro diametro era almeno quindici centimetri, ed esponevano dei canini che avevano sicuramente iniettato del veleno nel corpo di Mackendra.
Giaceva a terra senza la maglietta, e anche il suo seno abbondante era disseminato di morsi. Lo sguardo di Kyran venne attirato dai tatuaggi e dalle cicatrici sulle braccia di lei. L’ampio tatuaggio che raffigurava uno squalo bianco e che doveva fungere da copertura delle cicatrici più brutte era stato rovinato da talmente tanti morsi da essere irriconoscibile. Non aveva mai avuto occasione di ammirare da vicino l’arte sul corpo di lei, quindi si prese un momento per osservare con attenzione la pianta rampicante che si faceva strada fino al lato destro del collo della ragazza. Trovò appropriato che il rampicante avesse più spine che rose.
Kyran non era un guaritore come Jace, e non aveva idea di che cosa darle per contrastare il veleno dei ragni. E anche se avesse saputo che erbe somministrare a Mackendra per aiutarla a trattare la tossina, non conosceva il Reame in cui si trovavano, e di conseguenza la sua flora. Le prese la testa tra le mani e se la sistemò in grembo.
Gli tornò alla mente il momento in cui Elsie, la Prescelta di suo fratello, venne rapita da un vampiro traditore e per poco non rimase uccisa. L’avevano salvata diverse donazioni di sangue vampiro proveniente da diversi Guerrieri Oscuri. Ovviamente ciò l’aveva portata a trasformarsi in un vampiro, ma la Dea aveva detto loro che non sarebbe mai più successo. Lo preoccupava il trasformare Mackendra involontariamente donandole il proprio sangue, ma doveva fare un tentativo. Si morse un polso e la scosse affinché si svegliasse.
“Mackendra, mi senti? Sono Kyran, piccola. Devo darti il mio sangue o morirai”. La ragazza non rispose, quindi le aprì delicatamente la bocca e vi sistemò il polso in corrispondenza, facendo cadere alcune gocce sulla lingua di lei. Poi la osservò per determinare la sua reazione.
Qualche istante più tardi Mackendra non reagì e il suo colore non mutò. Kyran non era in grado di stabilire se dovesse versare altro sangue in bocca alla ragazza. Sollevò un braccio e notò il segno del morso che si era già rimarginato, quindi ripeté l’azione. La bocca di Mackendra era già aperta, quindi Kyran sistemò il polso sulle labbra di lei e le manovrò la gola in modo da farla deglutire.
Spostò il polso dalla bocca della ragazza solamente quando la ferita si richiuse. Le labbra di Mackendra erano sporche di rosso, il che lo ammaliava. Prima di rendersene conto posò le proprie labbra su quelle di lei, assaggiando il suo stesso sangue e il peculiare aroma agrumato e di vaniglia. Kyran indietreggiò talmente velocemente da farle quasi cadere la testa a terra.
Che diamine stava facendo? Non baciava le donne. Le legava e faceva sesso con loro, ma non le baciava mai. Non aveva mai baciato una ragazza prima di quel momento, e inconsciamente aveva baciato un’umana. La parte peggiore era il ritrovarsi desideroso di rifarlo. Scosse il capo bruscamente per allontanare il bisogno inquietante.
Le accarezzò la gola con un dito per percepire il battito debole di lei. Ogni volta in cui l’aveva vista era chiaro che il lei brillasse una certa scintilla, e non sembrava giusto che morisse per mano di insetti grandi un decimo di lei, specialmente considerato il fatto che Mackendra era in grado di eliminare creature molto più possenti con alacrità.
Accaddero diverse cose nello stesso momento. Il battito cardiaco di Mackendra accelerò, la ragazza trasalì e un dolore lancinante raggiunse il lato sinistro del petto di Kyran. Era certo che si trattava di uno dei quei dannati ragni, quindi si strappò la maglietta e si controllò la pelle.
Si ritrovò a fissarsi il petto con fare incredulo. Gli era apparso un segno sul lato sinistro della cassa toracica. Un’immagine che gli era fin troppo familiare...si trattava del marchio di accoppiamento della propria famiglia. La famiglia Tarakesh aveva governato sui vampiri per tutta la durata del Reame Tehrex; in quanto famiglia reale, sulla pelle di ogni membro compariva la medesima croce celtica quando si accoppiavano. Kyran maledisse il Destino e la Dea quando inclinò il capo di Mackendra e le controllò l’area sotto l’orecchio sinistro; vi troneggiava la stessa croce sotto forma di marchio mistico. La croce iridescente era come un’insegna luminosa per tutti gli essere soprannaturali, il che fece stringere il petto di Kyran. Come diavolo poteva essere successo?
Non era possibile che Mackendra fosse la sua Prescelta. Non era possibile. Non perché non fosse attratto da lei, e sicuramente non perché non la desiderasse, ma perché non aveva ancora fatto sesso con lei. I segni di accoppiamento comparivano solamente dopo aver fatto sesso, e Kyran non aveva toccato la deliziosa femmina. Non era nemmeno avvenuto un vero e proprio scambio di sangue tra i due. Quindi la comparsa del marchio era cazzo di mistero per Kyran.
Doveva ammettere di aver trovato un metodo per provare sollievo, in quanto dal momento in cui l’aveva incontrata non era stato in grado di raggiungere l’apice o di avere un’erezione senza pensare a lei. L’ossessione di Kyran per Mackendra acquisì senso in quel momento. All’epoca tutto ciò su cui si concentrava era la propria paura di non poter mai più godere del piacere procurato dal sesso. Sfortunatamente Mackendra era l’unica donna con cui volesse fare sesso, e aveva cercato di ucciderlo. Sorrise quando s’immaginò la litigata che avrebbe preceduto il legarla alla croce e fare di lei ciò che desiderava. Provò entusiasmo al pensiero di punirla.
Quella femmina era fatta per lui, che le piacesse o no. Non avrebbe sprecato energie a contrastare il Destino, e non vedeva l’ora di dimostrare a Mackendra cosa fosse il vero piacere. Lei l’avrebbe indubbiamente affrontato, e lui avrebbe raccolto il guanto di sfida.
CAPITOLO TRE
Riprese improvvisamente conoscenza. Mackendra era coricata a occhi chiusi, era confusa e allo stesso tempo provava sollievo. L’ultima cosa che si ricordava era tanti schifosissimi ragni enormi che la mordevano. Le avevano ricoperto ogni centimetro di pelle, penetrandole freneticamente la carne. Gli insetti le avevano lasciato innumerevoli segni gonfi sulle braccia e sul torso, e quando l’acido le aveva raggiunto le vene, Mackendra si era resa conto che i ragni erano velenosi. Era scioccata di essere viva. Non si aspettava di riprendersi dopo aver sentito gli organi liquefarsi. Non aveva idea che fosse possibile provare dolore al fegato e al diaframma. La ragazza non poteva fare a meno di chiedersi come avesse fatto a non morire.
Aprì gli occhi quando qualcosa le sfiorò un braccio. Si mise a sedere talmente velocemente da farle girare la testa. Sollevò le braccia e le osservò. Non solo non aveva più ragni addosso, ma erano spariti anche i segni dei morsi. Si accarezzò il seno e il ventre, ma anch’essi erano intonsi, ovviamente a eccezione delle cicatrici già presenti. Com’era possibile? Le venne la pelle d’oca. Aveva stranamente molta energia in corpo nonostante fosse stata in punto di morte poco tempo prima. Che cosa stava succedendo?
Nulla aveva avuto senso da quando si era risvegliata circondata dalle fiamme nella propria camera da letto. Molto probabilmente casa sua era andata distrutta, e si ritrovava in un luogo sinistro circondata da Dio solo sa che razza di creature; inoltre era appena sopravvissuta all’attacco di ragni velenosi. Senza contare che probabilmente in quel momento un vampiro le stava dando la caccia. Provò un brivido lungo la schiena come ad avvertirla.
“Era ora che ti svegliassi” udì pronunciare in forte accento scozzese dietro di sé. Balzò in piedi dallo spavento, e quando si voltò si trovò faccia a faccia con lui. Mackendra notò che l’uomo aveva contratto un muscolo della mascella quando si guardarono. Una brezza tiepida le accarezzò la pelle nuda, e si rese conto che stava fissando un vampiro senza maglietta. Lo stesso vampiro che aveva pugnalato al cuore. Provava disagio quando raccolse velocemente il proprio top da terra prima di indossarlo senza nemmeno preoccuparsi di pulirlo dalla sporcizia e dalle budella di ragno. Non le piaceva il modo in cui il vampiro la stava guardando come se fosse stato pronto a mangiarla viva. La parte peggiore di quella giornata incredibile era che non sapeva nemmeno se sarebbe stato qualcosa di positivo o di negativo.
Gli occhi di lui le ricordavano un cielo in tempesta. Non riusciva a non chiedersi che cosa l’essere avesse in serbo per lei. L’avrebbe uccisa per averlo pugnalato o l’avrebbe punita in altro modo? L’espressione sul volto di lui suggeriva che tutto fosse possibile.
“Sei abbastanza forte da camminare, bella. Dobbiamo andarcene subito” il suo tono imperativo non lasciava spazio a compromesso alcuno.
“Cosa?” Domandò, confusa dall’atteggiamento di lui. “Dove stiamo andando?”
“Devo trovare assolutamente un nascondiglio. Non posso espormi alla luce del sole” rispose gettandole lo zaino ai piedi.
“Se non mi porti a casa non ho intenzione di seguirti, succhia-sangue” sbottò lei con ritrovato coraggio, incapace di tenere la bocca chiusa. Per come la vedeva se avesse avuto intenzione di ucciderla l’avrebbe già fatto. Aveva perso i sensi, era ferita e completamente a sua disposizione, eppure non le aveva fatto del male. L’idea in sé andava contro tutto ciò che sapeva riguardo ai vampiri. Avrebbe dovuto succhiarle tutto il sangue e lasciarla morire.
“Preparati. Sono certo che qua fuori ci siano delle creature ben peggiori dei ragni”. Il suo tono spensierato era quasi credibile; il vampiro giocherellò distrattamente con il coltello di Mackendra prima di mettersi in marcia. La ragazza aveva però notato l’espressione irritata di lui prima che la mascherasse agli occhi di lei.
Lo osservò avanzare rivolgendole la schiena, e la ragazza guardò infuriata la lama. Aveva realizzato da sola quel pugnale e lo rivoleva. Dopo diversi tentativi con varie armi e alcuni infortuni, Mackendra si era resa conto che solamente le lame di titanio uccidevano i vampiri. O gli Skirm. Non sapeva ancora per certo se i vampiri e gli Skirm fossero due tipi diversi di creature. L’uomo non era diventato cenere, e il suo sangue era rosso e non nero. Inoltre c’era qualcosa di strano nel modo in cui gli brillavano gli occhi. Non assomigliavano affatto a quelli delle altre sue prede, attorno alle cui iridi si allargava un inquietante cerchio rosso.
Anni prima, quando aveva intrapreso l’attività di caccia ai vampiri, si era resa conto in fretta di dover trovare il modo di fabbricare delle armi. Era stato costoso perdere ripetutamente pugnali e pistole quando aveva esordito cacciando Skirm. Fortunatamente aveva imparato molto grazie al proprio mestiere di meccanico, quindi non le risultò complicato apprendere di come realizzare le armi forgiandole nel proprio braciere in giardino. Aveva scoperto per caso che il titanio uccideva gli Skirm. Aveva impiegato una porzione generosa dei propri risparmi per acquistare del titanio per le armi, una di cui era tra le mani di un vampiro. Si trattava della sua opera migliore, nonché la sua gioia e il suo orgoglio.
“Ehi, ridammelo subito” gli ordinò nel raccogliere lo zaino da terra prima di seguirlo. Era sorpresa di quanto lui si muovesse velocemente e in silenzio, mentre a Mackendra sembrava di avanzare pesantemente come un elefante.
“Perché, così puoi pugnalarmi ancora? Nah, me lo tengo”.
La ragazza prese quindi a correre e lo raggiunse, e dovette faticare il doppio per restare al passo di Kyran. Questi non si preoccupò nemmeno di rallentare per facilitarla, non comportandosi assolutamente da gentiluomo. Non che Mackendra volesse un uomo che la trattasse con estremo riguardo, ma non gli avrebbe fatto male rallentare. “Quel pugnale mi appartiene. L’ho realizzato io e lo rivoglio” ritentò.
Kyran si passò quindi la lama tra le mani per ispezionarla. Mack si ritrovò a trattenere il respiro, in attesa di apprendere l’opinione di lui. Sperava assurdamente che gli piacesse. Non aveva idea del perché il giudizio di Kyran avesse importanza, eppure era così. “Non male per un’umana. Te lo ridarò se ti comporterai bene. Confido nel fatto che tu abbia capito che non è facile uccidermi. Prima lezione, Mackendra. Si uccidono gli esseri soprannaturali solo decapitandoli”.
Il ghigno sul volto di lui mentre le porse il coltello le fece venir voglia di conficcarglielo dritto in mezzo agli occhi. Che arrogante. “Lo prendo come un complimento per il mio spiccato talento”.
“Come preferisci, bella”. Questa volta ridacchiò liberamente, e lei gli diede un pugno amichevole al braccio senza pensarci, come se fosse un suo amico. Kyran abbassò lo sguardo dove la ragazza l’aveva colpito, e le rivolse un ghigno misterioso. “Per quanto sia tentato dal proseguire questo scambio, dobbiamo trovare riparo” commentò.
Ignorò la risposta irriverente di lui, e si chiese come mai fosse talmente urgente ripararsi dal sole. “Mi sono sempre chiesta quanti miti sui vampiri siano veri. Veramente il sole ti riduce in cenere?”
“Eccome” rispose con nonchalance. Non era una persona molto incline alla conversazione, ma la cosa non la scoraggiò. Svolgeva ricerche sui vampiri da anni, ma non aveva mai trovato una fonte attendibile di informazioni. Davanti a sé aveva un vampiro vero, il quale sembrava disposto a condividere nozioni, e sicuramente avrebbe colto l’occasione per imparare tutto ciò che poteva. Dopo tutto, sapere è potere.
“Okay. Cos’altro è vero? I crocifissi ti fanno male? E l’aglio?” Domandò Mackendra nel sistemare due bastoncini a forma di croce.
Kyran scoppiò a ridere di gusto. “No” scosse il capo, e le sembrò che sul volto di lui fosse apparso brevemente un sorriso. Era sconcertante vederlo divertito. Non credeva che i vampiri fossero in grado di provare altre emozioni oltre l’ira. Inoltre era bellissimo quando sorrideva. A essere onesta tutto di quel vampiro era bellissimo...dai suoi tratti possenti e mascolini al suo corpo incredibilmente muscoloso.
Quando Mackendra alzò lo sguardo su Kyran si rese conto che era alto, almeno quindici centimetri di più del suo metro e settantacinque. Il respiro le accelerò quando notò il modo in cui le gambe di lui riempivano i pantaloni. Le spalle larghe di Kyran facevano sì che la maglietta gli risultasse aderente, e la vista le faceva battere forte il cuore. Si chiese se si trattasse del frutto di un duro allenamento o se facesse parte della sua natura di vampiro. Nonostante il corpo incredibile, ciò che attirava maggiormente Mackendra erano gli occhi grigio tempesta di lui che in quel momento la stavano fissando. Sembrava alquanto infastidito.
“Tipica umana” mormorò lui, ponendo fine alle occhiate di lei.
“Fottiti, sanguisuga”. Vero, era bello, ma voleva ancora ucciderlo.
Kyran la squadrò per bene dalla testa ai piedi, indugiando sul seno e su altre aree simili, mettendola a disagio. La stava fissando, e Mackendra non sapeva come reagire. Non avrebbe dovuto sorprendersi, dopo tutto era un maschio. La ragazza non credeva però che i vampiri provassero desiderio sessuale dato che erano non-morti, eppure il modo in cui la guardava non lasciava spazio ad altre interpretazioni. “Attenta a cosa desideri, bella”.
“Non...Non è quello che…” la ragazza si sentì arrossire dall’imbarazzo. “Sai cosa voglio dire” ribatté scioccamente. Mackendra si rese conto che le risultava relativamente semplice restargli al passo, a differenza di poco prima. Si sentiva molto bene e si chiese come avesse fatto a sopravvivere all’attacco dei ragni velenosi.
“Ehi, ti senti diverso, come se avessi più energia? Mi sento benissimo e non dovrei. In realtà dovrei essere morta. Credo sia l’effetto di questo posto”.
“Wow, per qualcuno talmente abile nella caccia agli Skirm non sai niente di esseri soprannaturali. Il motivo per cui ti senti così bene è perché ti ho dato il mio sangue”.
“Che cos’hai fatto?” Strillò lei fermandosi sui propri passi. “Mi hai trasformata in un fottuto succhia-sangue come te?” Strinse la presa sul coltello in mano, e per poco non lo pugnalò ancora.
Kyran non sembrava per niente turbato dall’affermazione di lei quando la guardò. “No, non ti trasformerai in un vampiro. Lezione numero due, non ci si trasforma in vampiri, vampiri si nasce. Ecco un altro mito sbagliato che conoscono gli umani. Il tuo corpo però sta cambiando”.
“In che senso il mio corpo sta cambiando? Se non sto diventando un vampiro, che cosa mi sta succedendo?” Mackendra stava impazzendo ed era infuriata con Kyran, il quale se ne stava immobile con espressione neutra in viso.
“Ti ho salvato la vita. Non c’è di che” disse lui prima di riprendere a camminare.
Mackendra lo guardò allontanarsi. Come diavolo faceva a comportarsi in modo talmente apatico e pensare che quello che le aveva detto fosse abbastanza? Non gli avrebbe permesso di cavarsela così facilmente, e si affrettò per recuperare terreno. “Forse non sono stata chiara. Esattamente che cosa intendi quando dici che il mio corpo sta cambiando? Voglio altri dettagli”.
Kyran sbuffò con fare esasperato e si voltò verso di lei senza smettere di camminare. “Il sangue dei vampiri guarisce le ferite umane. Normalmente è tutto ciò che fa. Ma tu sei diversa, Mackendra. Nel tuo caso il tuo DNA si sta modificando per renderti immortale. È il modo della Dea per assicurare ai Prescelti una vita della durata simile”.
La ragazza rimpianse di avergli posto quella domanda. Prescelti? Roba forte. Doveva tenere la bocca chiusa e allontanarsi da lui per trovare la strada di casa. Non voleva assolutamente saperne di più, nonostante la forse curiosità. “Di cosa stai parlando?” La ragazza si ammonì mentalmente quando le parole le sfuggirono di bocca. Era assurdo ma voleva coprirsi le orecchie come facevano i bambini, in modo da evitare di ascoltarlo.
Kyran non distolse lo sguardo da Mackendra per qualche secondo, facendole venire i brividi lungo la schiena. “Sto dicendo che tu sei la mia Prescelta, bella” rispose lui. Il suo tono era distaccato quando scagliò quella bomba sulla ragazza, la quale si ritrovò a chiedersi se per lui il fatto avesse importanza o no. Per lei si trattava di qualcosa che ti cambia la vita.
“Non è possibile che io sia la tua Prescelta, succhia-sangue” negò lei. Quel vampiro era pazzo. Forse quel luogo stava agendo sulla sua psiche.
Kyran afferrò immediatamente un lembo della propria maglietta e se la portò sopra la testa. “Questo marchio decreta che sono tuo” le disse indicandosi il petto, poi le portò un dito dietro l’orecchio sinistro. “Ed è uguale al marchio che hai tu qui. Adesso il tuo è visibile solamente agli esseri soprannaturali, ma una volta completato il nostro accoppiamento sarà come qualsiasi altro tatuaggio”.
Mackendra era sconvolta. Kyran era completamente pazzo, e la ragazza ne rimase sbalordita. Si ritrovò come attirata di forza al petto di lui, e gli toccò la croce celtica, ma consisteva in un rivolo rosso. Fu incapace di resistere al bisogno di toccargli la carne con il dito. Kyran si ritrovò a prendere un respiro in modo repentino, e le immobilizzò immediatamente la mano. “Ti fa male?” Domandò Mackendra. Sembrava che fosse stato marchiato a caldo da poco.
“Eccome se fa male, ma non è per questo che ti ho fermata. Il tuo tocco mi fa venir voglia di legarti a quell’albero e scoparti fino a farti perdere i sensi” ringhiò Kyran. Non aggiunse altro e si rimise la maglietta prima di riprendere a camminare.
Il suo commento osceno avrebbe dovuto disgustarla. Non aveva mai sopportato gli uomini volgari, e odiava i vampiri, quindi odiava lui. Quella sanguisuga era un tipo freddo e assolutamente menefreghista. Era il suo nemico, e la reazione di lei non fu eccitazione sessuale, era solamente disgustata. Si impose di mentirsi ripetutamente, non volendo credere di trovarlo attraente.
La raggiunsero una serie di emozioni che la fecero inciampare sui propri passi. Solitamente era in grado di comprendere i propri sentimenti e di gestirli, ma si trattava di una situazione troppo caotica e sconosciuta. No, non era completamente vero. Mackendra si rese conto che sotto sotto condivideva ciò che provava Kyran. Si trattava di qualcosa di assolutamente ingiusto e che minacciava i muri che la ragazza aveva costruito attorno al proprio cuore. Poteva sembrare distaccato, ma nel cervello di lei echeggiavano l’eccitazione, la frustrazione e l’impazienza di lui. Era un po’ snervante condividere un legame talmente intenso con qualcuno.
“Non mi accoppierò mai con te, sanguisuga” dichiarò lei nel tentativo disperato di distaccarsi dalla connessione. “Non avresti mai dovuto fare questa cosa senza il mio permesso. Hai scelto la ragazza sbagliata”. La sua protesta sarebbe stata più credibile se non l’avesse detto con voce ansimante.
“Non ti ho obbligata a fare niente, e puoi scommettere che non ti ho scelta. Forse non sono stato chiaro. La Dea ci ha resi Prescelti, non sono stato io. Ecco, trascorreremo la giornata in questa caverna”. Il suo cambio improvviso di argomento la confuse, e poi lo vide abbassarsi in un’apertura che la ragazza non aveva notato. Proprio in quel momento il sole fece capolino all’orizzonte.
Mackendra indugiò sulla soglia della caverna, lasciando che il sole le accarezzasse la pelle; per poco si aspettò di prendere fuoco, nonostante Kyran avesse detto che non si stava trasformando in un vampiro. Si concesse un istante per godere del calore dei raggi solari e per osservare la bellezza circostante. Apprezzò la normalità del cielo terso e soleggiato, che era apparso dopo una notte caratterizzata dalla luna violacea.
“Adesso sei convinta che non ti trasformerai in un cumulo di ceneri? Sono molte cose, Mackendra, ma non un bugiardo” esordì dal buio della caverna.
Le si gelò il sangue nelle vene quando le sovvenne un pensiero. “Mi leggi la mente?”
Kyran ridacchiò oscuramente, il che la disturbò ulteriormente. “I vampiri riescono a leggere la mente degli umani...ma dato che sei la mia Prescelta non sono in grado di leggere la tua. Sei semplicemente prevedibile, Mackendra”.
La ragazza entrò nella grotta e incespicò quando il cambio repentino di luce l’accecò momentaneamente. Sentì il calore della mano di Kyran sul braccio quando la aiutò ad addentrarsi nella caverna. Il calore della pelle di lui la spaventò. Mackendra si aspettava che l’uomo fosse ghiacciato, come si vedeva nei film. “Sei un non morto o qualcosa di simile?”
Il respiro di lui la spaventò quando lo percepì aleggiarle sul volto. “Non sono uno zombie, bella. Devi smettere di guardare così tanti film. Sono raramente corretti”.
“Esistono veramente gli zombie? Adoro la serie The Walking Dead” rispose lei ignorando la sensualità di lui. Era fin troppo attraente, il che aveva un effetto preponderante su di sé.
“Anche a me piace molto, mi fa ridere. Devo dire che gli attori fanno un ottimo lavoro nel fingere di combattere”. Aveva smesso di guidarla per il braccio, ma non aveva ancora tolto la mano.
“Non riesco a credere che un brutto succhia-sangue guardi una serie sugli zombie. È la tua versione di un reality show?”
“La realtà te la farebbe fare sotto. Per rispondere alla tua domanda, no, non esistono gli zombie come li conosci tu. Esistono i Wendigo. I miei fratelli hanno incontrato un branco molto tempo fa durante un viaggio a New Orleans, e in base a ciò che hanno descritto farebbero sfigurare i tuoi zombie”.
“Addirittura?” Mackendra scoppiò a ridere, staccandosi finalmente da Kyran. “Mettiamo temporaneamente da parte la discussione sui Wendigo. Vorrei che mi dicessi di più su questa cosa dell’accoppiamento. Hai detto che una Dea mi ha scelto. Voglio sapere tutto al riguardo, anche sulla Dea”.
“Taci mai?”
Mackendra portò indietro il piede e cercò di colpirlo alle palle, ma Kyran le fermò la gamba e la fece cadere di schiena. La ragazza si ritrovò a trascinare l’uomo con sé al suolo, e l’impatto la privò dell’ossigeno dal petto.
“È l’ora del pisolino per Dracula?” Domandò quando percepì il corpo muscoloso di lui addosso al proprio.
“Ti sembra l’ora del pisolino?” Domandò lui con voce roca all’orecchio di Mackendra, spingendo la propria erezione contro di lei. La ragazza trasalì, stupita dall’audacia di lui; allo stesso momento era innegabile il desiderio che la pervase. Era sia contenta che irritata dal fatto che i loro corpi fossero ostacolati dai vestiti. Non poteva permettere che la loro attrazione reciproca li spingesse oltre. Mackendra gli portò i palmi al petto e fece per spingerlo via, ma quando Kyran le sibilò all’orecchio la ragazza si ricordò del marchio di lui e della reazione che aveva avuto al proprio tocco.
Il lato sfrontato ed esuberante di Mackendra la spingeva a stuzzicare invano il vampiro per lasciarlo voglioso. Decise di abbassare le mani, ma rimase ferma quando Kyran torreggiò su di sé. Lo sentì prendere qualche respiro profondo, e la ragazza notò la luce nei suoi occhi. L’espressione determinata le aveva suggerito che l’avrebbe baciata. Mackendra aveva sentito le labbra formicolare quando aveva trattenuto il respiro. Kyran fece per annullare lentamente la distanza tra loro due, e Mackendra lo aiutò trovandolo a metà strada; l’uomo voltò però il viso all’ultimo minuto.
“Ora” disse in tono frustrato “volevi sapere di più sull’accoppiamento”. Mackendra annuì, aveva la gola talmente secca da non essere in grado di parlare. Aveva appena vissuto uno dei momenti più eccitanti della propria vita e Kyran non l’aveva nemmeno toccata. Doveva ricomporsi velocemente o sarebbe finita nel letto di quel vampiro.
Kyran si accomodò sui talloni senza distogliere lo sguardo dalla ragazza mentre questa si mise a sedere. Era chiaro che si stesse ancora adattando all’oscurità e non vedesse bene. Quando qualcosa le si arrampicò sul braccio di, urlò e se lo scrollò di dosso, scalciando e pugnalando a terra dove credeva che la creatura fosse finita.
“Stai cercando di accoltellare la terra o il ragno?” Era chiaro il sarcasmo nella voce di lui, e la ragazza ebbe il sospetto che si trattava di qualcosa che non esprimeva spesso.
“Il ragno, accidenti…” rispose distrattamente, e in quel momento Kyran le sottrasse il coltello dalla mano prima di scagliarlo qualche metro più in là.
“Ti prego dimmi che non mi hai trascinata nella loro tana”. Mackendra non sarebbe mai riuscita a dimenticarsi della sensazione dei ragni che le camminano sulla pelle, mordendola e lasciando delle ferite sul loro cammino.
“Non ne vedo più, ma non devi preoccuparti”.
“Ah, la sanguisuga è il mio cavaliere dall’armatura scintillante, e affronta gli insetti con coraggio al posto mio. Grazie”. Commento sarcastico a parte, Kyran era in grado di mantenere la calma in presenza dei demoni a otto zampe, quindi gli strisciò accanto e si sedette di fianco a lui. “Ora dimmi di questo accoppiamento”.
“Il mio compito è proteggerti, Mackendra”. Alla ragazza si accapponò la pelle. Era capace di prendersi cura di sé, ma Kyran proseguì prima che potesse rispondere. “La Dea Morrigan è la creatrice di molte specie di molti Reami. Ha creato il Reame Tehrex a cui appartiene la maggior parte degli esseri soprannaturali sulla terra. Ha creato la mia specie e noi l’adoriamo, quindi mi riferisco a lei quando parlo della mia Dea. Parte di ciò che ha fatto la Dea quando ha creato gli esseri soprannaturali è stato creare anche la loro metà. Ogni essere soprannaturale ha un Prescelto là fuori da qualche parte...qualcuno fatto apposta per loro”.
“Hai detto che questo marchio afferma che io sono tua. Come lo sai?”
“Normalmente scopriamo chi è la nostra Prescelta dopo aver fatto sesso con lei, ma nel nostro caso immagino che il marchio sia comparso perché ti ho donato il mio sangue, dato che è apparso subito dopo”.
“È assurdo. Non pensavo che i vampiri facessero sesso” mormorò Mack.
Kyran si avvicinò a lei. “I vampiri fanno sesso, Mackendra, molto, molto sesso” le sussurrò all’orecchio. L’accento scozzese di lui le fece venire i brividi lungo la schiena. “Smetti di dubitare di quello che ti dico e fidati del tuo istinto. In te c’è parte della mia anima, anche adesso che ti sto dicendo qualcosa che non vuoi sentire”.
“In me c’è parte della tua anima? E poi? Dobbiamo sposarci e vivere per sempre felici e contenti? Te lo dico, non mi piacciono i matrimoni combinati”.
“È divertente perché la parte di tua anima in me è completamente d’accordo sull’accoppiamento. Mi sta incitando a possedere il tuo corpo e il tuo sangue”. Le mostrò i canini, e nonostante la grotta fosse buia, Mackendra vide i denti affilati quando la fioca luce solare filtrò nella caverna.
“Lo avrai scambiato per il desiderio di staccarti la testa”. Kyran doveva per forza sbagliarsi, perché nessun Dio o Dea l’avrebbe convinta ad accoppiarsi con un dannato vampiro.
CAPITOLO QUATTRO
Kyran guardava la ragazza davanti a sé, di cui apprezzava la cautela. Sarebbe stato deluso se Mackendra avesse accettato la questione dell’accoppiamento. Era il suo peperino, e per quanto avesse desiderato il contrario, la cosa gli faceva ribollire il sangue dalla trepidazione. Farle provare il piacere dell’essere la sua sottomessa sarebbe stato il clou della sua lunghissima vita.
“Ah, tesoro, vorrei tanto spiegarti quanto ti sbagli, ma al momento abbiamo questioni più importanti di cui occuparci”.
“Ti fermo subito” disse Mackendra sollevando una mano e scuotendo il capo con foga. “Facciamo che ti tieni per te altre nozioni sconvolgenti e proviamo a dormire. Sarà tutto più bello quando ci saremo riposati”. Kyran voleva evitare di portare avanti la conversazione, ma non avevano tempo per fare in modo che Mackendra scendesse a patti con la situazione con i propri tempi.
“Hai dormito abbastanza quando stavi guarendo. E poi so che il mio sangue ti ha...rinvigorita”.
“Sono sporca e devo farmi un bagno. Esco a cercare un fiume o un lago o qualcosa del genere. Devo pulirmi” esordì mordicchiandosi il labbro inferiore. Non ingannava nessuno con il suo modo di fare sfacciato. Kyran sapeva che Mackendra era agitata, ma si stava godendo la recita. Se la ragazza si fosse morsa il labbro con più vigore si sarebbe lacerata la carne. Il pensiero del sangue di lei glielo fece venire ancora più duro, ma onestamente gli era venuto duro dal momento in cui aveva posato le labbra su quelle di lei.
Kyran allungò una mano e le toccò il labbro inferiore, tirandolo a sé. La tentazione era troppa per i suoi nervi logori. “Qui vicino c’è un corso d’acqua, l’ho sentito. Ma non ti lascio andare da sola. E poi credo che ti andrebbe di sentire il mio piano per farci tornare a casa”.
L’affermazione di Kyran attirò l’attenzione di Mackendra, proprio come sperava. “Okay, il mio bagno può aspettare. Come facciamo a tornare a casa?”
“Dopo che mi hai lasciato a morire” la voce di Kyran si fece più profonda quando gli tornò alla mente Mackendra che lo pugnala “tre maschi si sono avvicinati al portale. Hanno percepito l’odore del mio sangue e hanno seguito la traccia. Li ho ascoltati e ho capito che su questo pianeta è presente una società ben più ampia”.
“Okay, e come ci può aiutare questa cosa?” Domandò Mackendra issandosi sul gomito e appoggiando la testa al palmo della mano. Era molto più stanca di quanto pensasse.
“Dobbiamo trovarli, perché credo che ci possano aiutare. Quei tre maschi erano draghi muta-forma, ma hanno detto di voler trovare qualcuno di molto importante per loro. Guarda caso io credo che il mio maggiordomo sia chi stanno cercando”. Kyran pensava che i tre facessero parte del popolo di Angus e che li avrebbero aiutati in cambio di informazioni su Angus stesso.
“Sapevo di non volerne sapere niente adesso” disse Mackendra sbadigliando. “Quindi i draghi muta-forma sono in agguato fuori da questa caverna. Fantastico. C’è qualcosa a cui non dovrei credere? Sai, pensavo di essere una dalla mente aperta, essendo al corrente di tutti i pericoli che si nascondono con il favore delle tenebre, specialmente dopo aver visto quelle donne nelle gabbie, ma è chiaro che mi sbagliassi”. Kyran inclinò il capo di lato e si fece un appunto mentale di chiederle qualcosa al riguardo più tardi. In quel momento avevano una questione più urgente di cui occuparsi.
“Ci sono cose in questo mondo che vanno ben oltre i tuoi peggiori incubi, ed esistono innumerevoli Reami. Non pensavi veramente che il nostro mondo fosse l’unico, vero?”
“In realtà lo pensavo prima di vedere la luna viola” ribatté Mack nell’accasciarsi a terra. “Qual è il piano?” Domandò con voce impastata dal sonno.
“Al tramonto ci metteremo in cerca dei draghi e proporremo loro un’alleanza. Possiamo parlarne più tardi. Adesso riposati, abbiamo una lunga notte davanti” la incoraggiò. Poi la osservò addormentarsi, quindi si sistemò accanto a lei, trovando sorprendentemente conforto nella prossimità di lei.
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* * *
Mackendra si stiracchiò quando si svegliò, rendendosi conto di tutti i sassi e i rametti che le davano fastidio alla schiena. Non sapeva per quanto avesse dormito, e si chiese subito dove fosse Kyran. Non avrebbe mai pensato di essere in grado di abbassare la guardia in presenza di un vampiro. Si mise a sedere e si guardò attorno, notando che era notte, e vide il cielo violaceo al di fuori della grotta.
“Kyran?” Chiamò. Quando non ricevette alcuna risposta si chiese dove fosse potuto andare. Sicuramente non l’avrebbe lasciata lì da sola, quindi mise subito l’idea da parte. Era chiaro che il vampiro credesse totalmente nel proprio compito di proteggerla.
“Kyran, ci sei? Ascolta, volevo scusarmi per prima, spero che tu non sia ancora arrabbiato”. Poteva essere contrariato dal fatto che Mackendra aveva dubitato di lui? La ragazza era più sveglia delle altre, e non si sentiva pronta a credere a tutto ciò che le avrebbe detto.
Mackendra afferrò lo zaino e si alzò in piedi quando Kyran non le rispose. Quindi avanzò verso l’ingresso della caverna, inciampando e imprecando nell’uscire. Una volta all’esterno cercò di orientarsi. Kyran aveva detto che nel bosco erano presenti dei draghi muta-forma, quindi non osò chiamarlo a gran voce.
Quando cercò una bottiglietta d’acqua e una barretta proteica si rese conto che entrambe le bottigliette erano vuote. Le tornò in mente quando Kyran aveva detto che nei pressi era presente uno specchio d’acqua, ma non aveva specificato dove. Rimase in allerta in attesa di percepire un preciso rumore, quindi sentì lo scorrere di un fiume alla propria sinistra. Decise di fare un tentativo, quindi aprì una barretta proteica e la mangiò avanzando nella direzione stabilita.
Proseguì per cinque minuti, dopo aver cambiato direzione diverse volte, e raggiunse una radura dove trovò la cascata più invitante che avesse mai visto. La luna violacea le donava una sfumatura mistica, invitando Mackendra a goderne. Stava per togliersi i vestiti e tuffarsi quando notò qualcuno emergere dallo specchio d’acqua.
Kyran. L’uomo era una vista altrettanto magnifica. Rispecchiava la definizione di un Dio, se ne fosse esistita una. Era senza vestiti, quindi Mackendra poté apprezzare la possanza dei muscoli di lui, che le faceva venire l’acquolina in bocca. I capezzoli turgidi di lui attirarono l’attenzione della ragazza. Si dimenticò di tutti i motivi per cui non avrebbe dovuto bramarlo, e il corpo di Mackendra si fece sempre più voglioso. Indubbiamente Kyran tirava fuori il lato più selvaggio di lei.
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo. Mackendra si accorse che Kyran dilatò le narici, e gli occhi di lui presero a brillare in modo vivido. Come ipnotizzata, Mackendra raggiunse la battigia. Kyran non distolse lo sguardo dal corpo di lei nemmeno per un secondo, il che la eccitava. Si fermò sulla banchina e lasciò cadere lo zaino senza esitare, poi si tolse gli stivali. L’uomo sgranò gli occhi quando la ragazza si portò le dita al bottone dei jeans. Kyran sentì le spalle farsi tese quando la udì abbassarsi la zip. L’espressione sul volto di lui le fece aumentare improvvisamente l’autostima, e si tolse immediatamente i pantaloni prima di abbandonarli accanto agli stivali.
“Togliti tutto” l’ordine che le impartì non diede spazio all’esitazione.
Sorrise nel portarsi il top sopra la testa e si immerse nell'acqua con addosso il reggiseno e le mutandine prima di nuotare verso di lui.
“Ti ho detto di toglierti tutto” ringhiò Kyran.
“Nessuno mi dice cosa fare. Devo lavare questi vestiti” era sua intenzione tentare il vampiro, ma sapeva che non era il caso di denudarsi in sua presenza. Per quanto fosse sottile l’intimo che aveva addosso, le serviva la barriera che esso costituiva. Quando abbassò lo sguardo sull'acqua trasparente non si sorprese del fatto che Kyran fosse completamente nudo. Mackendra si rese conto che non erano solamente i muscoli di Kyran a essere possenti, anche il suo membro era lungo e molto duro.
“Su una cosa ti sbagli, Mackendra. Tu obbedirai ai miei ordini” la informò quando le girò attorno per slacciarle il reggiseno. La ragazza era scioccata dall’intraprendenza di lui, e voleva urlargli contro, eppure non fu in grado di pronunciare nemmeno una parola. Non oppose nemmeno resistenza fisica, il che gli diede modo di toglierle velocemente il reggiseno prima di lanciarlo sul bagnasciuga. Quando Kyran le tolse di colpo le mutandine, Mackendra perse l’equilibrio e finì sott’acqua. Il contatto con il liquido le servì per farle ottenere una reazione, infatti la ragazza si rimise subito in piedi, pronta ad affrontarlo.
Quando si spostò i capelli dal volto notò lo sguardo ardente di Kyran su di sé. “Come hai osato?” Le parole di lei avevano l’intenzione di ammonirlo, ma mancavano di astio. Per Mackendra risultò difficile comportarsi in maniera indignata quando le mani di Kyran erano sui suoi fianchi e le facevano provare scosse di eccitamento. Aveva sempre saputo come gestire le avance degli uomini senza mai cadere vittima della loro seduzione. Non aveva mai ritenuto un uomo irresistibile, nonostante avessero trascorso insieme dei momenti intimi. In quel momento si ritrovò a desiderare di non fermare Kyran. Odiava ciò che lui era, e desiderava ancora lo sterminio di tutti i vampiri, ma le sensazioni che le faceva provare erano troppo allettanti da ignorare. Desiderava ciò che stava per accadere; il resto avrebbe potuto attendere.
“Ho osato farlo perché sei mia, Mackendra” le ringhiò all’orecchio. Il respiro caldo di lui le si insinuò nelle ossa, facendole abbassare ulteriormente la guardia. La ragazza si arrese completamente alla tentazione, nonostante fosse una donna che non cedeva tanto facilmente. “Non puoi negare di volermi” commentò lui nello spostare lo sguardo dagli occhi al seno di lei, i cui capezzoli erano turgidi.
L’assalì improvvisamente l’agitazione. Aveva avuto tutta la sicurezza del mondo quando aveva affrontato la feccia dell’inferno, ma un uomo che la studiava così attentamente faceva riaffiorare tutte le sue insicurezze. Il suo promesso sposo l’aveva rifiutata a causa delle cicatrici, e non poteva non chiedersi che cosa pensasse Kyran al riguardo, e che opinione avesse sul suo corpo. Odiava il fatto che per un secondo netto pensò da tipica donna, preoccupandosi di essere brutta o grassa.
Gli portò una mano sul petto, indecisa se spingerlo via o se tirarlo a sé. Prima che potesse scegliere il da farsi, una mano di Kyran vincolò entrambi i polsi di Mackendra bloccandoli dietro la schiena di lei.
“Non sei mai stata con un vampiro” la sua non era una domanda, bensì un’affermazione, il che la colse di sorpresa. E ora che cos’avrebbe fatto, l’avrebbe fermato? “Sono il tuo padrone, Mackendra”.
La cosa fece diminuire un po’ il desiderio di lei. “Nessuno è il mio padrone, sanguisuga” protestò lei con fare adirato, spingendo il petto contro quello di lui nel tentativo di liberarsi le mani. I capezzoli di Mackendra gli accarezzarono la pelle, facendolo eccitare, ma fu il gemito di lui che seguì a immobilizzarla. Alzò lo sguardo e si rese conto che il rumore emesso da Kyran non era stato volontario, e la ragazza notò che stava sortendo un certo effetto su di lui, quasi di più di quanto lui avesse su di lei. Le tornò alla mente l’affermazione di Kyran secondo il quale il semplice tocco di Mackendra sul proprio marchio gli faceva desiderare di scoparla fino a farle perdere i sensi. Forse avrebbe potuto utilizzare tale nozione per prendersi una rivincita su di lui; non voleva assolutamente fermare ciò a cui avevano dato inizio.
Decise di testare la propria ipotesi, e passò la lingua sul marchio di accoppiamento di Kyran, godendosi l’imprecazione di lui che seguì. “Porca puttana” e sentì il membro di lui contrarsi contro di sé, ma prima che potesse fare qualcos’altro, Kyran la fece voltare su sé stessa e Mackendra si ritrovò con la schiena contro al petto di lui.
“Perderò il controllo se non la smetti con queste buffonate” le disse all’orecchio, leccandole il lobo e facendole venire i brividi.
“È quello il punto, vero? Mi rifiuto di essere la proprietà di qualcuno, ma la passione tra noi è innegabile” ammise lei.
“Non rifiuterai nulla di ciò che ti ordinerò” ribatté lui nel prenderla in braccio dirigendosi verso la cascata.
La ragazza esitò e non riuscì a rispondere quando Kyran la fece coricare su un enorme masso oscurato dalla schiuma. Si aspettava di percepire dei bitorzoli sotto di sé, ma la superficie era incredibilmente morbida e liscia. La raggiunse lo spruzzo generato dall’acqua, aumentando la sua eccitazione. Percepì in maniera sensuale il liquido freddo che le bagnò la pelle calda, e si ritrovò a inarcare la schiena.
Kyran restò a guardarla per così tanto a lungo da farle accrescere pericolosamente il desiderio. Mackendra cercò di provocarlo in modo da farlo agire, e lo fece toccandosi il seno. “Metti le mani sopra la testa e non muoverle”. Mackendra si rifiutò di obbedire al comando di lui; al contrario si pizzicò un capezzolo. Quando la ragazza gemette, fece lo stesso sull’altro capezzolo e si perse nella sensazione del calore delle proprie mani.
Mackendra iniziò ad accarezzarsi l’addome, ma Kyran le strinse immediatamente le mani in una morsa. Agì talmente rapidamente che la ragazza non se ne accorse, e i due si ritrovarono a guardarsi negli occhi. Quelli di lui brillavano del loro colore argenteo e promettevano di punirla per la disobbedienza. Mackendra non era certa di cosa aspettarsi dall’espressione negli occhi di lui, ma s’irrigidì percependo un po’ di tensione. Kyran le sollevò le braccia sopra la testa con forza ma con fare sorprendentemente delicato.
L’azione le fece sobbalzare il seno, il che catturò l’attenzione di lui. Kyran aprì la bocca per prendere un respiro, e in quel momento Mackendra notò i canini di lui che brillavano alla luce violacea della luna. Le si mozzò il respiro in gola quando si ricordò di chi e cos’era Kyran. L’apprensione di lei scemò completamente quando l’uomo le portò una mano tra le gambe. Una delle sue dita lunghe le accarezzò il sesso, facendole sollevare i fianchi nel desiderio di ulteriore contatto. L’aveva soggiogata con un solo tocco.
“Ti piace, vero?” Kyran scandì la domanda nel disegnare lentamente un cerchio sulla carne tremante di lei.
“Dimmelo tu” ribatté lei, desiderando che Kyran applicasse più pressione. I movimenti lenti la stavano facendo impazzire dalla voglia.
I polsi di Mackendra erano intrappolati da una mano di Kyran, il quale si abbassò su di lei e le leccò un capezzolo quando fece finalmente addentrare il dito. “Oddio, sì” gemette lei. Kyran alzò lo sguardo dal seno di Mackendra, e le rivolse un mezzo sorrisetto con fare sexy, gesto che per poco non le fece raggiungere il proprio apice. Il sorriso in sé era tutta un’altra cosa, ma la vista di lui che torreggiava su di lei era altamente erotica.
Kyran non distolse lo sguardo nel morderle un capezzolo con foga. Fu scioccante e più doloroso di quanto le sarebbe piaciuto. Era certa che i canini di lui le avessero perforato la carne, quindi Mackendra si divincolò nel tentativo di liberarsi dalla presa di lui. Le rivolse un’espressione complice, ma non allentò la stretta attorno alle mani di lei.
Mackendra fece per divincolarsi. La sua protesta diminuì però d’intensità nonostante il trattamento riservatole, e la ragazza iniziò a godersi il piacere e il dolore che provocavano i suoi morsi. Ogni morso di lui le provocava scosse di piacere dal seno al sesso che l’uomo non aveva ancora smesso di torturare. L’eccitazione fisica di lui le si contrasse contro la gamba. Mackendra mosse i fianchi e divaricò le gambe in cenno di invito.
Quando non fece alcun cenno di masturbarla, Mackendra sbuffò dall’impazienza. “Mi stai facendo impazzire. Ti voglio, Kyran”.
L’uomo ridacchiò. “Lo so, Mackendra” ribatté lui pizzicandole il clitoride prima di accarezzarle il sesso bagnato. L’acqua continuava a schizzarle sul corpo, contribuendo al momento erotico.
“Non fermarti, ti prego, ho bisogno di te” lo implorò Mack gemendo. Kyran non si mosse dalla posizione di predominanza, e le sue labbra erano vicine a quelle di lei, ma non la baciò mai. Le dita di lui le stuzzicarono la carne, e le lasciò andare una mano in modo che potesse contribuire al proprio piacere; nello stesso momento le infilò un altro dito dentro.
Mackendra mosse la gamba per accarezzargli il membro, il quale si contrasse in un grido silenzioso di bisogno, quindi la ragazza ripeté il gesto per fargli accrescere il desiderio. Le dita di Kyran si mossero con fare più energico sulla sensibile carne femminile di lei; la ragazza si rese conto che l’uomo era perso nel momento tanto quanto lo era lei. Mackendra stava per raggiungere l’apice, quindi prese a muovere il sesso contro alla mano di lui per ottenere ciò di cui aveva bisogno.
I muscoli dell’addome di lei si strinsero, e allo stesso modo fece il proprio sesso, che intrappolò il dito di lui prima di gemere dall’orgasmo. Mackendra aumentò quindi la spinta della gamba contro al membro di lui nell’abbandonarsi al piacere. Prima di rendersene conto la ragazza sentì Kyran irrigidirsi e grugnire quando il suo seme caldo gli schizzò dal pene.
L’uomo aveva sgranato gli occhi, e sembrava scioccato nel momento in cui l’orgasmo di lui raggiunse Mackendra sulla carne sensibile del ventre. La ragazza alzò la testa e guardò in basso. Si rese conto che l’orgasmo di Kyran si prolungava da qualche minuto, cosa che la portò a chiedersi se fosse una cosa da vampiro. Era chiaro che l’uomo stesse cercando di contrastare la propria reazione, infatti balzò indietro. Mackendra si alzò in piedi e lo raggiunse, ma lui la spinse via.
“Qual è il tuo problema?”
“Lasciami stare, Mackendra” la avvertì.
“Perché, che cos’hai intenzione di fare? So che non mi farai del male”. Avanzò verso di lui con ritrovato coraggio, quindi gli posò una mano sul marchio.
“Non hai idea di che cosa sono in grado di fare” rispose lui nell’allontanarsi dalla cascata, e Mackendra lo seguì.
“Sono abbastanza certa di saperlo” ribatté lei; si chiese se stesse esagerando.
“No, non lo sai” sbottò lui spingendola con così tanta forza da farla cadere sulla banchina erbosa. “Ho legato a una croce l’ultima femmina con cui sono stato, le ho messo con forza una gagball in bocca e poi l’ho picchiata con un bastone” esordì con disprezzo, in attesa della reazione di lei. “Poi l’ho fatta piegare su una panchina e l’ho picchiata a morte. Esatto, Mackendra. Sono un depravato” aggiunse. Si voltò su sé stesso prima di avanzare, ma alla ragazza non sfuggì l’espressione di rammarico e autocommiserazione negli occhi di lui.
Mackendra cercò di comprendere ciò che Kyran le aveva appena detto e ciò che aveva espresso inconsciamente. Le tremavano le gambe; in cosa diavolo si era cacciata?
CAPITOLO CINQUE
Kyran era scosso. Non aveva mai vissuto qualcosa del genere, il che lo stressava. Le sue esperienze sessuali non erano mai state molto sensuali; in realtà non aveva mai avuto un incontro erotico o carnale. Aveva venticinque anni ed era al culmine della propria trasformazione quando aveva assistito al brutale assassino della madre e del padre. Aveva raggiunto la maturità sessuale e aveva acquisito i propri poteri nelle peggiori condizioni possibili, il che l’aveva rovinato.
In seguito alla perdita dei genitori Kyran aveva trascorso diversi decenni a rafforzarsi e affinare le proprie abilità, ma non si era mai concesso a una femmina. Quando si era arreso ai propri bisogni fisici si era reso conto di provare soddisfazione solamente quando dominava la situazione, mettendo da parte le emozioni. Per raggiungere l’apice aveva sempre avuto bisogno di trovarsi in posizione dominante, il che per Kyran implicava manette e ballgag. Non aveva mentito a Mackendra quando le aveva detto di essere depravato.
Non era certo di come gestire la reazione che aveva avuto in presenza della propria Prescelta. L’attrazione che Kyran provava per Mackendra era stata palese dal momento in cui l’aveva vista per la prima volta, ma non era preparato all’eccitazione che aveva provato quando l’aveva vista sul bagnasciuga. Nessuna altra femmina spogliandosi l’aveva fatto eccitare in quel modo, ed era quasi impazzito quando gli aveva leccato il marchio.
Aveva fatto tutto il possibile per riavere la meglio durante il loro incontro, ma i propri sforzi erano stati vani. Forse le aveva dato l’illusione di avere il controllo sugli avvenimenti, ma era sempre stata lei a prevalere su di lui. L’aveva vincolata, facendo in modo di limitarle i movimenti, ma non aveva previsto l’intensità delle reazioni del proprio corpo alla sensazione della carne di lei, tantomeno dell’apice che tale eccitamento gli aveva fatto raggiungere.
Si era immediatamente arrabbiato. Ammoniva sé stesso per la propria debolezza, ed era scoppiato nei confronti di Mackendra. Aveva assolutamente sottovalutato l’effetto della propria Prescelta su di sé, e a posteriori si era reso conto che avrebbe dovuto sapere di non illudersi di farle provare piacere e farla entrare gradualmente nel proprio mondo. Sapeva che la maggior parte delle femmine provavano avversione nei confronti delle sue preferenze sessuali, quindi Kyran aveva intenzione di abbattere progressivamente i muri che la ragazza aveva eretto attorno a sé. Al contrario era stata lei a distruggere completamente e repentinamente tutte le difese di Kyran, mostrandogli per la prima volta la vera intimità.
Quando si voltò rapidamente verso Mackendra, si rese conto che la ragazza stava stringendo i pugni lungo i fianchi. Era come se nei suoi occhi bruciasse un fuoco, lo stesso che aveva notato un istante prima che lo pugnalasse. Kyran sapeva di aver fatto un errore ad alzare la voce con lei, ma non gli importava. Doveva ricomporsi, e l’unico modo in cui sapeva farlo era aggredendo. La sua Prescelta doveva vedere con che cosa aveva a che fare.
Se avesse proceduto con il proprio piano di renderla mansueta sarebbe stato lui ad essere addomesticato, ed era qualcosa che non poteva permettersi.
“Ti do due minuti per vestirti. Ce ne andiamo” le disse Kyran. Mackendra si irrigidì e accartocciò la maglietta tra le mani.
“Adesso aspetti. Prima mi lavo i vestiti” sbottò Mack nel dirigersi verso lo specchio d'acqua con i pantaloni e il top in mano. La provocazione di lei lo fece infuriare facendogli ribollire il sangue nelle vene.
“Non abbiamo tempo per queste cose. Ci siamo trattenuti già troppo a lungo. E non possiamo sapere che cosa sia sulle nostre tracce”.
“Poco fa non sembravi così turbato. Io mi lavo i vestiti. Se tu devi andare, vai. Mi so prendere cura di me stessa”. Mackendra non si preoccupò di coprirsi nel rannicchiarsi per lavarsi gli indumenti.
Kyran provò il desiderio di raggiungere e strangolare quel peperino, invece si mise a sedere e indossò gli stivali. “Sbrigati. La maglietta è pulita”. Mackendra proseguì le proprie azioni, apparentemente disinteressata dalla presenza o dall’assenza di lui. La verità era che Kyran non sarebbe andato da nessuna parte senza di lei. Solo la Dea sapeva in cosa si era cacciata Mackendra, e Kyran non avrebbe messo a rischio la propria Prescelta.
“Ma se è sporca di budella di ragno! La pulisco come meglio posso. Vattene” disse Mack liquidando Kyran e proseguendo a fare il bucato. La vista del sedere di lei alla luce violacea della luna era uno spettacolo tutto da mordere. Aveva la pelle semitrasparente, e l’uomo ne voleva un assaggio. Era quasi impossibile mettere a tacere il bisogno di godere del corpo di lei, e i suoi canini scesero immediatamente.
“Sai che c'è? Fa’ con calma, bellezza. La vista da qui è spettacolare” la stuzzicò nell’appoggiarsi le braccia alle ginocchia. “Mi sto immaginando certi modi in cui legarti e possederti” aggiunse, consapevole che tale provocazione avrebbe fatto in modo che accelerasse le operazioni.
“Goditi lo spettacolo fin che puoi. Resteranno solamente delle fantasie” ribatté Mack nel far strisciare verso di sé il coltello. Kyran non si era reso conto che gli aveva sottratto l’arma. Il pensiero di Mackendra che sentiva di doversi difendere da lui lo infastidiva più di quanto riuscisse ad ammettere.
La sua Prescelta non avrebbe mai dovuto temerlo. L’avrebbe legata e torturata sessualmente, ma non sarebbe mai stato in grado di farle seriamente del male. La forzatura dell’accoppiamento non era limitata al desiderio sessuale. La necessità di proteggerla era innegabile, e sarebbe sempre stato così.
Quando aveva perso il controllo, risultando nella morte di Charlotte, era successo perché era stato pervaso dal ricordo dello stupro e dell’omicidio della madre. In quel momento era stato preso dalla medesima ira che l’aveva consumato quando aveva distrutto il demone responsabile. Era un bastardo malato ma non era crudele, e sapeva che ciò che aveva fatto era riprovevole. Tutti i giorni pregava la Dea, chiedendole perdono, e faceva di tutto per ricevere l'espiazione, bensì consapevole che non avrebbe mai potuto ricevere perdono per l’innocente sangue versato di Charlotte. Kyran aveva fatto l’unica cosa che avrebbe potuto fare, assicurandosi che la ragazza ricevesse una degna sepoltura, ma non si sarebbe mai perdonato per ciò che aveva fatto.
Mise da parte il proprio demone personale e si concentrò sulla luce che splendeva nella sua vita. Forse non si meritava la bellezza di una Prescelta, ma non l’avrebbe data per scontata. Al contrario aveva intenzione di ospitarla completamente nel proprio mondo per godersi ogni centimetro di lei. “Oh, ma saranno molto di più di fantasie, Mackendra. Appena ti riporterò a Seattle ho intenzione di farti provare piacere in diversi modi. Non saremo in grado di negare questo accoppiamento”.
“Nei tuoi sogni, sanguisuga. Quando torno a Seattle ho intenzione di trovare un altro posto dove stare, molto lontano da te. In quell’incendio ho perso tutto, e adesso non m’importa di nient’altro se non di trovare un’altra casa. Beh, quello, e liberare le prigioniere”.
Era la seconda volta in cui Mackendra menzionava quelle donne. “Vivrai a Zeum insieme a me, non si discute. Ora dimmi di quelle donne. È la seconda volta che ne parli”.
Mackendra strizzò la maglietta con rabbia, quindi la posò accanto a sé prima di lavarsi i jeans sporchi nel lago. Una volta terminato, risciacquò il reggiseno e le mutandine prima di alzarsi in piedi. Era rimasta in silenzio talmente a lungo da far pensare a Kyran che non gli avrebbe più detto niente. Non era una persona loquace di natura, ma gli risultò difficile restare in silenzio in attesa del commento di lei. Mackendra ruppe il silenzio quando raggiunse il proprio zaino. “Sarò io a decidere dove vivere, fine della storia. Ma devo parlarti di quelle donne. Ne ho viste almeno una dozzina in quelle gabbie, e mi hanno detto di trovare il Re Vampiro e i Guerrieri Oscuri per portarle in salvo”.
“Che cosa?” Esordì lui balzando in piedi. Perché diamine questa femmina frustrante non ne aveva parlato prima? “Perché non l'hai detto a Elsie? A quest’ora sarebbero già libere”.
Mackendra estrasse con foga dei vestiti puliti dallo zaino prima di indossarli. Non importava se si stava vestendo o svestendo, per Kyran era comunque la donna più sexy di tutte. Di certo non aiutava il fatto che la ragazza avesse indossato la maglietta pulita senza reggiseno. Il suo seno abbondante allargava al massimo il cotone rosa della maglietta e i suoi capezzoli turgidi erano in bella mostra. Ovviamente, in pieno stile della propria Prescelta, anche quella maglietta era decorata da uno slogan sarcastico. Kyran sorrise quando lo lesse. Indubbiamente Mackendra era una 'Tipa Tosta'. Quello che indossava era il top preferito di Kyran.
Mackendra si piegò per indossare gli anfibi; era furiosa. “Non l'ho detto a Elsie, cretino, perché non sono sicura di chi fidarmi. Non avevo idea che fosse in contatto stretto con i vampiri, e non mi andava di coinvolgere la mia amica nel casino che ho trovato. Sono gli Skirm e qualcosa di peggiore a torturare queste donne”.
“Gli Skirm sono scagnozzi decerebrati e controllati dall’Arcidemone che li ha trasformati. Sai chi è stato il responsabile? Scommetto tutto quello che ho che è stato quel brutto figlio di puttana di Kadir. Hai visto che cosa ha fatto loro?” Domandò Kyran con ritrovata impellenza di fare ritorno a casa. Doveva salvare quelle donne.
“Non ho mai visto il responsabile, ma una di loro mi ha detto che stavano cercando di farle diventare assassine spietate. Non mi è piaciuto lasciarle lì, ma non sono potuta restare perché ho visto entrare nelle segrete la creatura più brutta e imponente che avessi mai visto, con al seguito un cane nero enorme”. Kyran era perplesso da ciò che aveva detto Mackendra. Era possibile che avesse trovato il covo di Kadir? Gli si gelò il sangue nelle vene al pensiero della ragazza nella tana del demone e di ciò che sarebbe potuto accaderle.
“Dove hai trovato quelle donne? E quanto tempo fa?” Si trattava della svolta di cui avevano bisogno per fare progressi nella guerra contro gli Arcidemoni.
“Alla metropolitana di Seattle a Pioneer Square. Ed è successo qualche giorno prima dell’incendio di casa mia. Le donne mi hanno detto di rivolgermi ai Guerrieri Oscuri, ma non sapevo come raggiungerli”.
“Non mi sorprende. Siamo gli unici in grado di salvarle. Andiamo. Dobbiamo trovare quei draghi e tornare a Seattle. È questa l’informazione che stavamo cercando, e se pianificheremo bene il tutto potremo annientare Kadir. Sono settecento anni che aspetto di vendicarmi di Lucifero. Kadir è il suo secondo in carica, e per Lucifero non sarà facile trovare un altro demone di cui fidarsi”.
“Mi stai dicendo di essere un Guerriero Oscuro?”
Kyran la afferrò per un braccio nel mettersi in marcia. “Esatto, sono un Guerriero Oscuro e il Principe Vampiro”.
“Quella donna ha lasciato intendere che i Guerrieri Oscuri sono una specie di protettori, non degli assassini. E tu sei il Principe Vampiro?” Il tono incredulo di lei attirò l’attenzione di Kyran.
L’uomo si fermò sui propri passi, trovandosi direttamente faccia a faccia con Mackendra. “Eccome se sono un assassino, Mackendra. E ti conviene ringraziare la Dea per questo, perché farò qualunque cosa per riportare il tuo bel sederino a casa. E se dovesse succedere qualcosa a mio fratello Zander sarò io il successore al trono dei Vampiri”.
Kyran le portò un dito sotto il mento, avvicinando a sé il viso di lei per un istante fugace prima di riprendere a camminare. Procedettero in silenzio, e l’uomo ebbe occasione di calmarsi. “Come hai fatto a scoprire il covo di Kadir? Nessuno dei Guerrieri Oscuri ha trovato degli indizi dopo mesi di ricerche. Mi sembra inimmaginabile che una femmina umana sia sopravvissuta a una tale impresa”.
“Si beh, questa piccola umana possiede abilità ineguagliabili, qualcosa di inarrivabile anche per voi succhia-sangue grandi e grossi. È stato facile. Mi è risultato veramente difficile non seguire lo Skirm senza ucciderlo”.
“Hai seguito uno Skirm? Ti rendi conto di che cosa hai rischiato? Non farlo mai più. Potevi restarci secca”.
“Sono abbastanza sicura che mi farò ammazzare con o senza di te. Onestamente non m’interessa se sono la Prescelta del diavolo in persona; ho promesso a quelle donne che sarei tornata per tirarle fuori da lì, ed è esattamente ciò che intendo fare”. Mackendra inclinò il capo con fare di sfida e serrò le labbra stringendo lo sguardo su Kyran. La vista della propria Prescelta, talmente ostinata e arrabbiata gli faceva venire voglia di annullare la distanza tra i loro volti e portare le labbra sulle sue.
Non ci rifletté quando si arrese al desiderio e accarezzò le labbra di lei con le proprie. Il gesto la fece immobilizzare istantaneamente. Kyran non si mosse per una frazione di secondo, e poi si rimise in marcia, ammonendosi tra sé e sé per aver compiuto una tale follia. La sua stava diventando un’abitudine, e di certo non aiutava il dimostrarle di essere tutto il contrario di ciò che era. Eppure la ragazza aveva un sapore afrodisiaco, e Kyran voleva leccarla in molte zone del suo corpo prima di gustarsi il suo sangue.
“Possiamo parlarne più tardi. Che altro ti hanno detto quelle donne? Mackendra?” Domandò nel voltarsi indietro, e quando non la udì rispondere, i canini del maschio furono subito in bella mostra. Una creatura malvagia stava stringendo la sua Prescelta.
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* * *
Gerrick riagganciò prima di aprire il relativo database. Digitò il report; era furioso che un’altra donna fosse sparita. Si trattava della terza segnalazione di quella settimana. Era aumentata la frequenza delle sparizioni dopo l’accoppiamento di Zander e Elsie di qualche mese prima. Per la millesima volta si chiese quale fosse il motivo.
“Che cos’hai lì, amico?” Domandò Orlando. Gerrick alzò lo sguardo sul collega Guerriero Oscuro.
“Un’altra donna scomparsa. È la terza di questa settimana. Sembra che la segnalazione che abbiamo fatto su TRex per avvisare la popolazione non sia servita a niente. Quello che non capisco è perché Kadir stia ancora facendo esperimenti sulle donne. Voglio dire, ti verrebbe da pensare che si sia arreso dopo il fallimento di Jessie” rispose ultimando il report e salvandolo sul dispositivo.
Il mese precedente, Cailyn, la Prescelta di Jace era stata coinvolta in un incidente stradale insieme alla sua migliore amica Jessie. L’Arcidemone Azazel, nei paraggi, aveva morso Jessie prima che le due donne potessero essere salvate. Era chiaro che lo scopo dei demoni fosse quello di controllare la mente di Jessie come facevano a quelle dei maschi che schiavizzavano, ma non aveva funzionato. In quanto femmina, Jessie era naturalmente immune al veleno, al contrario dei maschi.
“Accidenti. Anche io e Santi questa settimana abbiamo ricevuto quattro report di femmine umane scomparse. Con tutte queste sparizioni si è sparsa la voce tra la vecchia guardia che possa essere ritornato il killer di Green River” rispose Orlando scuotendo il capo con fare disgustato. Essere un poliziotto nel Reame umano era difficile tanto quanto essere un Guerriero Oscuro, e i due ricoprivano entrambi i ruoli.
“L’istinto mi dice che ci sta sfuggendo qualcosa. Kadir non continuerebbe a rapire le donne a meno che non sia riuscito nella propria impresa. Forse ha trovato un modo di farle trasformare, o forse sta tentando un altro approccio completamente diverso. Solo la Dea sa che cosa succederebbe se trovasse un modo di metterle incinta. Sappiamo che Jessie è ancora fertile, ed è probabile che Kadir voglia allevare un esercito nuovo di zecca. Gli Skirm non sono guerrieri portentosi, al contrario sono degli idioti che si fanno uccidere facilmente” suggerì Orlando.
Gerrick perse un battito. Se Kadir stava veramente allevando un esercito sarebbe stato un vero e proprio problema. Il Guerriero stentava però a credere che l’Arcidemone stesse effettivamente mettendo incinta le donne. Non gli dava l’impressione di essere il più paziente di tutti, e mettere incinta le donne per poi crescere i figli sembrava un processo molto laborioso.
“Dubito fortemente che le stia mettendo incinta. In quanto servitore di Lucifero, Kadir si concentra sulla ricerca dell’Amuleto di Triskele. Cosa dice Zander?” Gerrick doveva molto a Zander, e aveva giurato fedeltà al Re Vampiro che aveva ridato un senso alla sua vita dopo aver perso Evanna, la sua Prescelta, diversi secoli prima. Gerrick aveva aderito con entusiasmo alla battaglia per proteggere il Reame di Tehrex e gli umani dagli Arcidemoni e dai loro Skirm.
“È d’accordo con te. Non crede che Kadir perderebbe tempo a crescere dei figli, ma non esclude nulla. Adesso come adesso la sua preoccupazione principale è trovare Kyran” disse Orlando nell’accomodarsi al computer accanto a Gerrick.
“Ci sono novità?” Domandò Gerrick nel voltarsi quando si rese conto dell’arrivo di Zander e Elsie. Erano tutti preoccupati dalla scomparsa di Kyran e l’amica di Elsie, Mackendra. I due avevano attraversato un portale che si era richiuso immediatamente dietro di loro. Gerrick e Jace avevano impiegato tutte le loro risorse magiche ma non erano riusciti a riaprirlo.
“No, nessuna. Le Valchirie e i demoni di fuoco hanno segnalato che Kyran e la ragazza non si trovano in nessuno dei loro reami. Ho contattato tutti i reami che conosco, ma niente”. Zander portò il braccio attorno alla propria Prescelta e la strinse a sé. Lo spettacolo fece stringere il petto a Gerrick, il quale pativa ancora la propria perdita. Il ritorno dei Prescelti portò in lui sentimenti contrastanti. Era elettrizzato dalla presenza della coppia, ma gli ricordava che cosa aveva perso. Gerrick era il più determinato di tutti a fare in modo che nessuno soffrisse come aveva sofferto.
La voce di Zander lo distrasse dal proprio rimuginare. “Tu e Jace avete trovato qualcosa tracciando i portali?”
“No. Non abbiamo riconosciuto il potere magico, e non ne è rimasta più traccia”.
“Forse potrei essere d’aiuto, Sire” esordì Angus.
CAPITOLO SEI
Mack sentì degli artigli affilati alla gola. Mantenne lo sguardo fisso su Kyran nel tentativo di nascondere il panico. I predatori erano in grado di percepire la paura, il che alimentava le loro azioni, ma alla ragazza risultava molto difficile restare calma. L’ultima volta in cui aveva provato un tale terrore era stato anni prima, quando era stata attaccata. Proprio come quella notte la creatura malvagia l’aveva colta di sorpresa. Dal momento in cui Kyran aveva posato le labbra sulle proprie, Mackendra aveva fantasticato su di lui come una ragazzina innamorata; ora invece la pervadeva l’adrenalina. Era il momento di combattere o scappare, e non era una che si tirava indietro di fronte a una sfida.
Normalmente l’elfo di sessanta centimetri non le avrebbe fatto paura, ma la spaventavano i denti frastagliati e le dita affilate della creatura sulla propria giugulare. Oh, e il Redcap che gocciolava sangue sarebbe stato abbastanza per far urlare dallo spavento qualsiasi donna normale. Meno male che Mackendra non era una donna normale.
Kyran si voltò completamente senza mai distogliere lo sguardo da lei. Non l’aveva ancora visto entrare in modalità battaglia, ma i suoi occhi grigi erano freddi come la pietra e stretti sulla scena al proprio cospetto. Le accelerò repentinamente il battito cardiaco nel guardarlo incrociare le braccia al petto e portarsi le mani sotto le ascelle. Avrebbe impugnato le doppie lame che l’aveva visto sistemarsi sulla schiena. Improvvisamente fu molto grata del fatto che Kyran fosse un Guerriero, pronto a tutto. Mackendra si ricordò del proprio coltello che si era sistemata nello stivale sinistro. Prese in considerazione l’abbassarsi per impugnarlo, ma si fermò quando Kyran scosse appena il capo.
Mackendra sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo, indicandogli che aveva intenzione di utilizzare il proprio coltello. L’espressione che le rivolse era come a dirle che se solo l’avesse fatto si sarebbe presa una sculacciata. La ragazza rispose alla sua occhiata con un’altra che gli prometteva che gli avrebbe amputato le palle se solo ci avesse provato. Kyran non era affatto intimidito dalla rabbia di lei, mentre la leggera flessione delle labbra di lui la spaventava di più del piccolo essere sulla propria spalla, il quale le diceva che gli piaceva l’idea di lei alla propria mercé.
“Che cos’abbiamo qui?” Domandò una voce profonda e roca che ricordava quella di un anziano che fumava da cinquant’anni.
Mackendra non osò voltarsi indietro dalla paura di farsi tagliare la gola, ma poi udì i rametti che si spezzavano e il fruscio delle foglie dietro di sé. Altre creature li avevano circondati. Spostò lo sguardo a sinistra e a destra e su e giù, contandone almeno altri sei oltre a quello sulla propria spalla. Se fosse stata in grado di eliminare quest’ultimo avrebbero avuto buone possibilità di cavarsela. Mackendra sapeva combattere, e sicuramente anche Kyran era molto abile.
“Ascolta amico, noi non ti abbiamo dato fastidio. Lasciala andare e ce ne andremo per la nostra strada” disse Kyran.
“Non possiamo. Siete entrati nel nostro territorio, da cui nessuno esce vivo” ribatté la medesima creatura.
“Allora avete un problema” rispose Kyran. In un batter di ciglia i piccoli artigli della creatura vennero allontanati dalla gola di lei, e il Redcap venne scagliato a terra.
Mack non esitò nell’abbassarsi e impugnare il proprio coltello, tramite il quale pugnalò una delle creature dal cui stomaco zampillò del sangue verde. Un altro le saltò sulla schiena e le affondò i denti nella carne della spalla. Mackendra era furiosa, e urlò nel voltarsi per cercare di afferrare uno dei Redcap dalle gambe striminzite. Le creature si muovevano troppo velocemente, e le risultava impossibile star loro dietro. Non correvano però tanto velocemente quanto Kyran, ma erano molto più rapide degli Skirm. Kyran apparve improvvisamente dietro Mackendra e le strappò via di dosso il Redcap, decapitandolo con la facilità con la quale si svita il tappo di una bottiglia; quindi ritornò alla battaglia.
La ragazza sudava e aveva i nervi a pezzi, e la spalla le faceva un male da impazzire. Ignorò il dolore e si scagliò verso uno dei nani dai cappelli rossi, ma le scivolò tra le gambe. Mackendra provò improvvisamente una fitta di dolore al polpaccio, e quando abbassò lo sguardo sul Redcap si rese conto che le aveva affondato gli artigli nel muscolo. La reazione immediata di lei fu quella di agitare la gamba per farlo cadere, ma ottenne l’effetto contrario in quanto la creatura si aggrappò ulteriormente a Mackendra, facendo penetrare le unghie più in profondità.
“Brutto figlio di puttana!” Urlò nel sollevare l’altro piede e colpendolo alla testa. Si rese conto che gli artigli non avevano mollato la presa, ma la ragazza insistette fino a quando il terreno fu ricoperto solamente da una poltiglia verde da cui si sollevò una puzza di frutta marcia. Mackendra era soddisfatta dalla propria vittoria, quindi portò l’attenzione su Kyran, il quale aveva addosso tre di quelle creature. Inammissibile, pensò, quindi si affrettò al suo fianco.
La ragazza non poté fare a meno di ammirare la ferocia con cui Kyran si batteva. Il problema era che i piccoli elfi erano predatori efficienti. Colpivano velocemente e sparivano prima che Kyran potesse attaccarli. La vista dei Redcap che mordevano e graffiavano l’uomo le ricordava di come si nutrivano i piranha. Quando si trovò a un metro da Kyran, Mackendra venne colpita di lato.
Incespicò quando provò una fitta dolorosa al fianco. Le erano stati affondati dei denti o degli artigli nella carne, ma era presa dall’affrontare il Redcap che le era balzato sul petto. Lo afferrò per il cappello e tirò, ma non riuscì a rimuoverlo. Mackendra si rese conto che non era un vero e proprio cappello, bensì faceva parte del corpo dell’esserino; quindi lo colpì con il coltello, amputandone una parte. Tra gli alberi fece eco un fischio stridulo che fece interrompere le azioni di tutti. Quando Mackendra si toccò il fianco percepì la preoccupante quantità di sangue che le fuoriusciva dalla ferita, e la ragazza tentò di riprendere fiato e rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Un istante più tardi uno di loro saltò dalla schiena di Kyran all’albero più vicino ed esclamò “Dobbiamo dire a Akilam che c’è un Notturno”.
Mackendra si rese conto che Kyran impallidì alle parole del Redcap, e sapeva che non poteva essere un buon segno. “Non credo proprio” sbottò Kyran prima di svanire. La ragazza si guardò intorno in cerca dell’uomo, ma non lo vide da nessuna parte. Echeggiarono delle urla, e quando abbassò lo sguardo si rese conto che era stata lasciata da sola con quattro elfi arrabbiati.
Il panico le faceva battere il cuore all’impazzata, e il suono le riverberava nelle orecchie. Agì quindi d’istinto rannicchiandosi a terra e preparando il pugnale. I quattro si affrettarono contro di lei, e con un calcio ne scagliò uno contro un albero. Il tonfo fu musica per le sue orecchie. Ciò che seguì fu una raffica di denti e artigli. La ragazza perdeva sangue e si debilitava in fretta. Radunò comunque le energie per difendersi con tutta sé stessa.
La raffica di movimenti di lei s’interruppe quando uno dei piccoli demoni le affondò i denti nella coscia. Mackendra quindi urlò, e le cedette la gamba dal dolore. Si ritrovò a terra, ma sollevò comunque il pugnale per difendersi, e fu in quel momento che riapparve Kyran. La ragazza aveva la vista offuscata e le stavano venendo le vertigini, ma vide rotolare una testa rugosa di uno degli elfi che l’avevano attaccata.
Kyran afferrò due elfi dalla testa e li fece collidere tra di loro come fossero stati dei cembali. Li scosse nonostante le loro proteste; gli esseri si stavano dimenando nel tentativo di graffiarlo, ma l'uomo copriva gran parte delle loro teste con le sue grandi mani e li teneva a distanza dal proprio corpo allargando le braccia. Kyran faceva sembrare molto semplice l’avere la meglio sui Redcap nonostante Mackendra sapeva quanto fosse difficile in realtà. Quando lo guardò negli occhi si rese conto che erano neri come il carbone, ed era chiaro che fosse adirato. Nessuno sopravviveva alla sua violenza. Mackendra provò sollievo e terrore allo stesso tempo. Si era sciolta al tocco di lui, dimenticandosi di cos’era veramente, ma quel momento fu un modo intenso di ricordarglielo.
Zoppicò verso di lui come a dimostrargli di sapersi prendere cura di sé, oltre a tentare di aiutarlo. “Lascia” esordì lei, pugnalando un Redcap al collo prima che Kyran potesse rispondere. Non riuscì a recidere tutti i tendini nonostante il coltello fosse affilato, quindi la testa della creatura restò appesa al corpo solo per un filo sanguinante di carne, di conseguenza Mackendra infierì ulteriormente sul resto del corpo. La ragazza si rivolse quindi verso la seconda creatura nel momento in cui l’elfo che aveva attaccato cadde a terra.
Questa volta Kyran si mosse più speditamente, decapitando in un istante il Redcap che aveva vincolato nell’altra mano. Poi raggiunse l’elfo che si era rannicchiato ai piedi di un albero, pugnalandolo al collo e rimuovendogli la testa.
“Perché l'hai fatto? Era già morto” commentò Mackendra, incerta su come mai avesse compiuto una tale azione.
“Assomigliano ai Powries, quelli del mio paese di origine. Alcuni li chiamano Redcap, ma poco importa. Ciò che interessa è che sono creature del Fae Oscuro, e l’unico modo per ucciderli è decapitarli. Non ho intenzione di rischiare la tua sicurezza”. Il fatto che si preoccupasse della sua incolumità rinforzò le convinzioni di Mackendra circa i vampiri. Sotto sotto aveva un cuore.
“Okay aspetta, quindi i Fae sono reali e questi esseri fanno parte del lato oscuro. Vanno decapitati, capito. Vorrei solo capire come hai fatto a sparire. E dove sei andato?” La ragazza sanguinava da tutte le ferite, la peggiore era quella alla gamba. La scarica di adrenalina era esaurita, e la fatica si stava facendo sentire. Le vennero le vertigini quando si piegò per raccogliere lo zaino. Inciampò, ed era certa che sarebbe caduta, ma una mano calda la raggiunse al gomito, stabilizzandola. Mackendra alzò lo sguardo su Kyran, e si rese conto che l’uomo era preoccupato. L'aveva sentito dire di come il proprio dovere era quello di proteggerla, e per la prima volta gli credette.
“Grazie. Andiamocene. Questa puzza mi fa venire da vomitare” mormorò Mack zoppicando via dalla scena cruenta.
Kyran annuì, ma le restò accanto invece di lasciarla indietro come aveva fatto, restando allerta e guardandosi attorno. “È sempre consigliato decapitare i nemici che ti ritrovi ad affrontare, per sicurezza. Invece per rispondere alla tua domanda, ho seguito il Powrie che era scappato. Non so chi sia questo Akilam, ma non voglio che sappia della nostra presenza”.
“Chiamami Mack, tutti mi chiamano Mack. Non credo che a loro importasse di me perché loro volevano te, Notturno. Come hai fatto a sparire?”
“Lo so che ti chiamano così, Mackendra. E no, non sono sparito, ho fatto una specie di viaggio. Possiedo la super velocità”.
“Che cosa significa, che puoi spostarti dovunque?” Domandò la ragazza nel raccogliere da terra un bastone che testò per sincerarsi che potesse servirle da sostegno. Si rese però conto che era troppo corto per lei, quindi lo gettò via.
“In pratica sì; sono in grado di spostarmi da un luogo a un altro in un istante, fino a percorrere 50 metri alla volta. È risaputo che la Magia Oscura permetta a chi ne fruisce di spostarsi nel mondo anche solo con la forza di un pensiero. Ma nessuno che pratica la magia buona sa spostarsi più velocemente di me”.
“È perché sei un vampiro?”
“No, credo abbia a che fare con il fatto che sono di sangue reale” disse con tranquillità, senza ostentare superiorità. Kyran non si riteneva migliore degli altri a causa della propria provenienza, il che era una cosa positiva dato che Mackendra non tollerava comportamenti simili. Nulla la eccitava meno di qualcuno con la puzza sotto al naso.
“Tutti i vampiri possiedono la super velocità?”
“No. Tutti gli esseri soprannaturali possiedono una gran forza e velocità, ma solamente un gruppo in particolare è superdotato, in modi diversi”.
Lo stomaco di Mackendra decise di borbottare proprio in quel momento, e la ragazza si rese conto di quanto fosse affamata. “Dio, sto morendo di fame”.
“Anch’io. Ucciderei per uno di quei ghiaccioli al gelato. Uffa, avrei dovuto sapere che eri la mia Prescelta quando ho iniziato a essere ossessionato da quelle dannate barrette di gelato. Ho fatto due più due solo ultimamente, quando mi ha colpito la maledizione dell’accoppiamento. Santa Dea, che idiota che sono”.
Mackendra gli rivolse un’occhiataccia. Non sapeva un cazzo di vampiri. “In che senso, tu mangi? Pensavo che i vampiri bevessero solamente sangue”.
Mackendra si tamponò un taglio particolarmente doloroso con un lembo della sua maglietta rosa preferita. Kyran la fermò quando se ne accorse. “Bellezza, sei un disastro. Dobbiamo trovare un po’ d’acqua per pulirti”. Il fuoco negli occhi di lui quando menzionò l'acqua le feci venire i brividi lungo la schiena al ricordo di ciò che era accaduto.
“Non fa niente, proseguiamo. Quindi tu mangi?”
Kyran la prese tra le braccia, ma la ragazza oppose immediatamente resistenza contro al petto muscoloso di lui. “Smettila, Mackendra. Sanguini, e non possiamo lasciare una traccia di sangue che i nemici potrebbero seguire. E sì, mangiamo come tutti quanti” rispose frettolosamente. Mackendra smise di opporre resistenza e portò l’attenzione dietro di sé. Kyran aveva ragione, aveva lasciato una traccia accennata di sangue attraverso la giungla. E poi era stanca e pronta a riposare.
Appoggiò distrattamente la testa alla spalla di Kyran, e l’uomo la prese in braccio. Si rese conto di ciò che era successo solamente quando percepì la presa sicura del vampiro attorno a sé, ma non fece nessuno sforzo per cambiare la propria posizione. “Non credevo che i vampiri mangiassero del cibo vero. Qual è il tuo piatto preferito?”
“Intendi oltre ai ghiaccioli al gelato?” Domandò con voce roca; il respiro di Kyran le faceva muovere i capelli sulla parte superiore della testa. Le piaceva molto il suo accento scozzese e come tutto ciò che diceva risultava sexy.
“Esatto, il dessert non conta” rispose chiudendo gli occhi e rilassandosi.
“Ah, ma il dessert è la parte migliore” commentò Kyran a bassa voce, e la vibrazione delle parole le riverberarono nel petto. “A me piacciono i cibi piccanti, specialmente il cibo messicano”.
Il pensiero del cibo le fece brontolare nuovamente lo stomaco. Aveva terminato le due barrette proteiche che aveva trovato nello zaino e non aveva mangiato nient’altro in più di ventiquattro ore. Kyran la posò a terra nei pressi di un ruscello, e quando Mackendra aprì gli occhi si aspettò di trovare una cascata. Non sarebbe più riuscita a non eccitarsi in presenza di una cascata.
“Ti sanguina ancora la gamba. Fammi vedere” disse Kyran nell’allungare la mano verso il bottone dei jeans di lei. Mack mise però le mani sulla sua per fermarlo.
“Non è niente, davvero. Lascia stare. Mi pulisco un po’ e poi possiamo proseguire”. Era fuori discussione che si togliesse ancora i pantaloni in presenza di Kyran. Non indossava le mutandine, il che significava cercarsela. A quel punto sapeva che la propria forza di volontà era inesistente quando si trattava del vampiro.
“Devo controllare quanto è grave, Mackendra. Forse ti servirà del sangue per guarire. Se non la sistemiamo adesso allora tanto vale che ci disegniamo un bersaglio sulla schiena” disse Kyran incrociando le braccia al petto e guardandola come in attesa di un suo riscontro.
“D’accordo” sbuffò nell’abbassare la zip. Poi alzò lo sguardo su Kyran nel portarsi i jeans alle ginocchia.
L’uomo prese bruscamente un respiro, e i suoi occhi grigi presero a brillare di luce argentea, da cui Mack restò ipnotizzata. Balzò dalla sorpresa quando percepì la carne di Kyran sulla propria. Il vampiro raccolse il sangue che le gocciolava dalla ferita e si portò il dito alle labbra per leccarlo. Emise un grugnito gutturale, e Mackendra notò che aveva scoperto i canini nel respirare dalla bocca.
“Cazzo, hai lo stesso sapore di Annwyn. Posso provare a chiuderlo con la lingua, ma la ferita è profonda. È probabile che ti serva il mio sangue”. Aveva posato una mano sul fianco di lei, e la ragazza la sentì bruciare su di sé come un marchio.
“Dov’è che vuoi mettere la lingua?” Domandò Mack a stento. Sapeva dove voleva la lingua di Kyran, e non era la ferita.
“Sta’ ferma” disse prima di accovacciarsi davanti a lei.
I palmi di lui le vincolarono i fianchi per tenerla ferma, e Kyran la guardò fissa negli occhi come a sfidarla a fermarlo. Quando la lingua di lui le accarezzò la ferita, la ragazza inarcò la schiena spinta dal bisogno. La lingua di Kyran era calda e ruvida, e lo immaginò esplorare altre parti del proprio corpo; improvvisamente si trovò ad avere bisogno di lui. Kyran alzò lo sguardo su di lei. Il desiderio dell’uomo prese una svolta disperata, e la sua fervenza le fece sanguinare ulteriormente la ferita.
Si interruppe qualche secondo più tardi. Stava respirando pesantemente, e Mack notò che gli si era gonfiata una vena del collo. “Dovrò darti il mio sangue. Morirai dissanguata prima che quella ferita guarisca”.
“No, non voglio il tuo sangue” obiettò lei. Le si rivoltò lo stomaco al pensiero di farsi dare del sangue da qualcuno.
Kyran si alzò in piedi e le mise le mani sulle spalle. “Sei incredibile. Non puoi continuare a sanguinare” la ammonì.
“Sono molte cose, Kyran, principalmente sono stronza, ma mai incredibile”. L’uomo ridacchiò e si morse un polso, poi lo portò all’altezza della bocca di Mackendra che si limitò a guardarlo.
“Non dirmi che hai paura” la sfidò. Mackendra non si tirava mai indietro di fronte a una sfida. Quindi tirò verso di sé il polso sanguinante di Kyran, e le risalì la bile in gola. Si trovò costretta a deglutire diverse volte prima di poter procedere.
Una volta riacquistato il controllo dello stomaco in rivolta, Mackendra si avvinse al polso di lui e prese a succhiare con foga con l’intenzione di fargli male. Ottenne però l’effetto contrario. Sorprendentemente il sangue di Kyran aveva il sapore del miele; non era assolutamente repellente, e la riscaldò da dentro. Le presero a formicolare le vene, le vennero i brividi e le si strinse lo stomaco dall’eccitazione sessuale. Era l’ultima reazione che si aspettava di avere, ma non riusciva a negare la lussuria che provava.
Mackendra gemette a lungo e gli succhiò il polso con crescente trasporto, e sentì il corpo irrigidirsi. Si ritrovò ad allontanare la bocca dal braccio di lui per esprimere completamente l’orgasmo che la scosse. La ragazza respirava pesantemente nel terminare il proprio apice, e Kyran si allungò per strappare un pezzo di edera da un albero che si trovava nelle immediate vicinanze. Mack si rese conto delle intenzioni di lui, e non si sorprese quando le portò le mani sopra la testa. La ragazza si mise sulla difensiva quando l’uomo le portò attorno ai polsi un’estremità del rampicante. “Cosa diamine credi di fare?”
“Non parlare a meno che non te lo dico io. Non ti farò del male, voglio solo assaggiarti. Il tuo dolce aroma mi sta tormentando” ribatté Kyran nel sistemare anche l’altra estremità del rampicante attorno all’albero a cui era appoggiata. Quindi le tolse gli stivali e i pantaloni.
“Io…” esitò Mackendra quando sentì i denti di lui sulla coscia indenne. La punta dei canini le grattò la pelle senza ferirla. Poi la mordicchiò delicatamente, e la lingua di lui si avventurò nel sesso di lei. La ragazza era combattuta, incerta se ordinargli di fermarsi o implorarlo di darle di più. Era innegabile che volesse scoprire come sarebbe finita quella situazione, specialmente perché ciò che stava facendo era paradisiaco.
Kyran era un amante aggressivo, e Mackendra si aspettava che fosse un esperto di tutte le pratiche sessuali, quando in realtà sembrava incerto e con poca esperienza. L’uomo le passò la lingua nel sesso bagnato senza distogliere lo sguardo da lei. Si accorse che Kyran era corrucciato, come se stesse osservando le reazioni di lei per capire che cosa le piacesse. Quindi le sollevò i fianchi nel tentativo di applicare più pressione sul punto giusto. Non gli ci volle molto tempo per concentrare i propri sforzi sul clitoride di Mackendra. Quest’ultima si trovò sempre più vogliosa, quindi si dimenò muovendo i fianchi.
“Più forte” lo implorò.
Le grandi mani di lui la vincolarono tenendola ferma, e Kyran ringhiò contro la carne delle parti intime di lei. La sensazione che provò fu elettrizzante. La ragazza fece per allungarsi verso di lui, ma incontrò resistenza nel rampicante che le bloccò i polsi. Voleva toccarlo, ma doveva ammettere che la sensazione di essere alla sua mercé era molto più erotica di quanto credeva sarebbe stato.
“Non muoverti” ordinò.
“Allora dammi di più, Kyran. Mi piace quello che fai, ma devi usare anche le dita. Penetrami come hai fatto prima” protestò lei, quindi l’uomo obbedì con piacere.
Mackendra si accorse di quanto fosse difficile per Kyran. Era come se desiderasse farlo per sé. Era come se volesse farlo più di qualsiasi altra cosa, e allo stesso tempo non volesse. Stava per fermarlo, ma evitò quando si rese conto che l’uomo era sempre più a proprio agio con l’azione intima. La lingua di lui le danzò sulla carne e le succhiò il clitoride, applicando più pressione quando i muscoli di lei si strinsero attorno alle proprie dita.
Le accarezzò il fianco con la mano libera, fermandosi quando raggiunse le vicinanze del seno. Poi le tracciò il contorno del seno con un dito, stuzzicandola prima di afferrarlo completamente. I capezzoli di Mackendra, già turgidi a causa della brezza notturna, si indurirono ulteriormente dal piacere. Kyran ne strizzò la punta, facendole inarcare la schiena.
Il vampiro non riuscì a distogliere lo sguardo dalla ragazza mentre si faceva una scorpacciata delle sue membra. La voglia nei suoi occhi la spinse oltre al limite, facendole raggiungere l’apice. L’uomo però non si fermò, continuando a leccare e succhiare la carne sensibile di lei.
“Fermati Kyran, è un punto troppo delicato. Anche io voglio assaggiarti” gli disse lei senza fiato.
“No” negò lui agitando velocemente le dita, quindi strappò l’edera, alzandosi in piedi e raggiungendo il ruscello. Poi si accucciò e si risciacquò con forza il viso.
“In che senso, è un altro dei tuoi blocchi?” Domandò lei, incapace di nascondere la propria irritazione. Si svincolò le mani nel riflettere su ciò che era appena successo.
“Non ho nessun blocco, Mackendra. Dobbiamo andarcene. Siamo stati qui troppo a lungo” la voce di lui non lasciava spazio all’interpretazione, il che la confuse più che mai.
Aveva visto il lato vulnerabile e quasi umano di lui quando inizialmente aveva armeggiato nella propria esplorazione. Era chiaro che non l’avesse mai fatto prima, e per qualche strana ragione le piaceva essere la sua prima. Per un istante lo immaginò in grado di essere amorevole e premuroso, ammonendosi immediatamente per aver anche solo pensato a qualcosa del genere. Gli uomini della sua vita erano stati solamente una delusione, e non avrebbe permesso a sé stessa di pensare diversamente di quel vampiro.
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